Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
difficile: fino all’estremo, fino alle incursioni dei dervisci nazisti (e fascisti) di<br />
casa in casa, si trovò modo di disconoscere i segnali, di ignorare il pericolo, di<br />
confezionare quelle verità di comodo di cui ho parlato nelle prime pagine di<br />
questo libro.<br />
Questo avvenne in misura maggiore in Germania che non in Italia. Gli ebrei<br />
tedeschi erano quasi tutti borghesi ed erano tedeschi: come i loro quasicompatrioti<br />
«ariani» amavano la legge e l’ordine, e non solo non prevedevano,<br />
ma erano organicamente incapaci di concepire un terrorismo di stato, anche<br />
quando già lo avevano intorno a loro. C’è un famoso e densissimo verso di<br />
Christian Morgenstern, bizzarro poeta bavarese (non ebreo, nonostante il<br />
cognome), che cade qui in acconcio, anche se è stato scritto nel 1910, nella<br />
Germania pulita proba e legalitaria descritta da J. K. Jerome in Tre uomini a<br />
zonzo. Un verso talmente tedesco e talmente pregnante che è passato in<br />
proverbio, e che non può essere tradotto in italiano se non attraverso una<br />
goffa perifrasi:<br />
Nicht sein kann, was nicht sein darf.<br />
È il sigillo di una poesiola emblematica: Palmström, un cittadino tedesco ligio<br />
ad oltranza, viene investito da un’auto in una strada dove la circolazione è<br />
vietata. Si rialza malconcio, e ci pensa su: se la circolazione è vietata, i veicoli<br />
non possono circolare, cioè non circolano. Ergo, l’investimento non può essere<br />
avvenuto: è una «realtà impossibile», una Unmög1iche Tatsache (è questo il titolo<br />
della poesia). Lui deve averlo soltanto sognato, perché, appunto, «non possono<br />
esistere le cose di cui non è moralmente lecita l’esistenza».<br />
Bisogna guardarsi dal senno del poi e dagli stereotipi. Più in generale, bisogna<br />
guardarsi dall’errore che consiste nel giudicare epoche e luoghi lontani col<br />
metro che prevale nel qui e nell’oggi: errore tanto più difficile da evitare quanto<br />
più è grande la distanza nello spazio e nel tempo. É questo il motivo per cui, a<br />
noi non specia-listi, è così ardua la comprensione dei testi biblici ed omerici, o<br />
anche dei classici greci e latini. Molti europei di allora, e non solo europei, e<br />
non solo di allora, si comportarono e si comportano come Palmström,<br />
negando l’esistenza delle cose che non dovrebbero esistere. Secondo il senso<br />
comune, che Manzoni accortamente distingueva dal «buon senso», l’uomo<br />
minacciato provvede, resiste o fugge; ma molte minacce di allora, che oggi ci<br />
sembrano evidenti, a quel tempo erano velate dall’incredulità voluta, dalla<br />
rimozione, dalle verità consolato-ne generosamente scambiate ed<br />
autocatalitiche.<br />
Qui sorge la domanda d’obbligo: una controdomanda. Quanto sicuri viviamo<br />
noi, uomini della fine del secolo e del millennio? e, più in particolare, noi<br />
europei? Ci è stato detto, e non c’è motivo di dubitarne, che per ogni essere<br />
umano del pianeta è accantonata una quantità di esplosivo nucleare pari a tre o<br />
quattro tonnellate di tritolo; se se ne usasse anche solo l’uno per cento, si<br />
101