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I sommersi e i salvati

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d’origine e con la famiglia: chi ha provato l’esilio, in una qualsiasi delle sue<br />

tante forme, sa quanto si soffra quando questo nervo viene reciso. Ne nasce<br />

una mortale impressione di abbandono, ed anche un ingiusto risentimento:<br />

perché non mi scrivono, perché non mi aiutano, loro che sono liberi?<br />

Abbiamo avuto modo di capire bene, allora, che del grande continente della<br />

libertà la libertà di comunicare è una provincia importante. Come avviene per<br />

la salute, solo chi la perde si accorge di quanto valga. Ma non se ne soffre solo<br />

a livello individuale: nei paesi e nelle epoche in cui la comunicazione è<br />

impedita, appassiscono presto tutte le altre libertà; muore per inedia la<br />

discussione, dilaga l’ignoranza delle opinioni altrui, trionfano le opinioni<br />

imposte; ne è un esempio noto la folle genetica predicata in Urss da Lissenko,<br />

che, in mancanza di discussio-ni (i suoi contraddittori vennero esiliati in<br />

Siberia), compromise i raccolti per vent’anni. L’intolleranza tende a censurare,<br />

e la censura accresce l’ignoranza della ragione altrui e quindi l’intolleranza<br />

stessa: è un circolo vizioso rigido, difficile da spezzare.<br />

L’ora settimanale in cui i nostri compagni «politici» ricevevano la posta da casa<br />

era per noi la più sconsolata, quella in cui sentivamo tutto il peso dell’essere<br />

altri, estraniati, tagliati fuori dal nostro paese, anzi, dal genere umano. Era l’ora<br />

in cui sentivamo il tatuaggio bruciare come una ferita, e ci invadeva come una<br />

frana di fango la certezza che nessuno di noi sarebbe tornato. Del resto, se<br />

anche ci fosse stato concesso di scrivere una lettera, a chi l’avremmo<br />

indirizzata? Le famiglie degli ebrei d’Europa erano sommerse o disperse o<br />

distrutte.<br />

A me (l’ho raccontato in Lilìt [Einaudi, Torino 1981] è toccata la rarissima<br />

fortuna di poter scambiare alcune lettere con la mia famiglia. Ne sono debitore<br />

a due persone fra loro molto diverse: un muratore anziano quasi analfabeta, e<br />

una giovane donna coraggiosa, Bianca Guidetti Serra, che adesso è un noto<br />

avvocato. So che è stato questo uno dei fattori che mi hanno concesso di<br />

sopravvivere; ma, come ho detto prima, ognuno di noi superstiti è per più versi<br />

un’eccezione; cosa che noi stessi, per esorcizzare il passato, tendiamo a<br />

dimenticare.<br />

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