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Mensile di<br />
attualità e cultura<br />
Anno 2 N. 4<br />
<strong>Aprile</strong> <strong>2015</strong><br />
Villa Doria Pamphilj<br />
secoli di storia e di verde<br />
nel cuore di roma<br />
dove va la lirica italiana?<br />
Intervista al tenore Sabino Martemucci<br />
dalla rivista ouroboros<br />
Il Nazareno di Gamala<br />
tamara de lempicka<br />
In mostra a Torino, a Palazzo Chiablese,<br />
le opere dell’artista polacca.<br />
orizzonte food<br />
Patate riso e cozze<br />
la Tiella La alla focaccia barese di Recco con formaggio<br />
I grandi della fotografia: guy bourdin
2 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 3
IN PRIMO PIANO<br />
6 Villa Doria Pamphilj.<br />
Secoli di storia e di verde<br />
nel cuore di Roma.<br />
12 Dove va la lirica italiana?<br />
Intervista al tenore<br />
Sabino Martemucci<br />
cultura<br />
20 Tamara de Lempicka in mostra<br />
a Torino.<br />
26 Dalla rivista Ouroboros<br />
Il Nazareno di Gamala.<br />
40 I grandi della fotografia:<br />
Guy Bourdin.<br />
notizie e curiosità<br />
18 Nuovi Volti all’<strong>Orizzonte</strong><br />
Continuano le selezioni <strong>2015</strong><br />
36 Masseria Jesce<br />
In Puglia una masseria<br />
sospesa nel tempo<br />
rubriche<br />
43 Fotografando<br />
44 Gli antichi mestieri:<br />
l’arte del calzolaio.<br />
51 <strong>Orizzonte</strong> Food<br />
Patate, riso e cozze<br />
la Tiella alla barese.<br />
56 Villa Poma e le sue tre<br />
denominazioni d’origine.<br />
58 Lo sapevate che<br />
Il Castagno<br />
61 Oroscopo del mese.<br />
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna<br />
parte della pubblicazione può essere<br />
riprodotta, rielaborata o diffusa senza<br />
espressa autorizzazione. della Direzione.<br />
Le opinioni espresse negli articoli<br />
impegnano solo gli autori e non coinvolgono<br />
né rappresentano il pensiero<br />
della Direzione.<br />
EDITORIALE<br />
Quando Gaetano Salvemini diceva che la cultura<br />
è ciò che rimane dopo aver dimenticato quello che si<br />
è imparato a scuola, affermava una grande verità; la<br />
cultura, infatti, non è ciò che si impara in seguito ad un<br />
insegnamento cattedratico, ma ciò che abbiamo fatto<br />
nostro a seguito di approfondite riflessioni e studi a<br />
carattere prettamente personale, è ciò che ha catturato<br />
il nostro interesse e che abbiamo avuto il piacere<br />
di approfondire, visitando luoghi, osservando opere<br />
d’arte, ascoltando musica.<br />
Sotto questo aspetto in Italia siamo fortunati; il nostro<br />
è il paese col maggior numero di siti archeologici<br />
e di opere d’arte al mondo, è la patria del melodramma,<br />
è il luogo in cui artisti di tutte le epoche hanno<br />
lasciato la maggior parte delle loro opere. Noi dovremmo<br />
vivere di cultura, la cultura dovrebbe essere<br />
per noi ciò che il petrolio è per i paesi arabi, eppure<br />
l’investimento pubblico in cultura è il più basso d’Europa,<br />
si lascia che i siti archeologici deperiscano, quando<br />
non li si nasconde interrandoli, le opere d’arte si rinchiudono<br />
nei depositi, in attesa di restauro, teatro e<br />
musica sopravvivono a stento in mancanza di politiche<br />
in grado di vivificarli.<br />
Da parte nostra siamo convinti che la cultura sia<br />
non solo l’indice di civiltà di un popolo, ma anche una<br />
fonte di ricchezza; per questo cerchiamo di sollecitare<br />
in questo senso l’attenzione dei nostri lettori. In<br />
questo numero iniziamo ad esplorare il mondo della<br />
musica “colta”, cercando di capire in che direzione si<br />
muove e cosa andrebbe fatto per vivificarlo, per farne<br />
una risorsa e non una voce di spesa.<br />
Franco Ardito<br />
Gli articoli sulle Aspiranti Modelle<br />
continuano su<br />
di prossima pubblicazione.<br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
Mensile di attualità e cultura<br />
Anno 2 n. 4 - <strong>Aprile</strong> <strong>2015</strong><br />
Reg. trib. di Bari <strong>n°</strong> 19/2014<br />
Franco Ardito<br />
Direttore Responsabile<br />
Angelo Ferri<br />
Direttore Editoriale<br />
Redazione<br />
via dei Mille, 50/A - 70126 Bari (BA)<br />
tel.: 080 9697552<br />
e-mail: direzione@orizzontemagazine.it<br />
www.orizzontemagazine.it<br />
La collaborazione avviene su invito.<br />
Articoli e materiali non si restituiscono.<br />
La Direzione si riserva di adattare<br />
testi, illustrazioni e fotografie alle<br />
esigenze della pubblicazione.<br />
Articoli e immagini vanno inviati per<br />
e-mail a:articoli@orizzontemagazine.<br />
it Gli articoli dovranno pervenire in<br />
formato doc o docx e le immagini in<br />
formato jpeg, con una risoluzione<br />
non inferiore a 300 ppi.<br />
4 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 5
Villa Doria Pamphilj<br />
secoli di storia e di verde<br />
nel cuore di Roma<br />
di Sabrina Rosa<br />
di Maurizio Chionno<br />
“V<br />
illa Doria<br />
Pamphilj<br />
è, per<br />
estensione,<br />
la prima villa storica di<br />
Roma.<br />
Con un parco di 184 ettari,<br />
all’interno del quale vivono<br />
specie animali e vegetali anche<br />
rare, rappresenta una<br />
delle aree conservate nel<br />
miglior modo da quando è<br />
nata. Scarna di manomissioni<br />
o di contaminazioni<br />
umane, fatta eccezione per<br />
la presenza della Via Leone<br />
XIII, che è stata costruita in occasione<br />
delle Olimpiadi del 1960<br />
(per questo motivo alla gran<br />
parte della cittadinanza meglio<br />
nota come Via Olimpica) e che,<br />
ancora oggi, divide in due zone la<br />
villa, solo dal 1939 questa ha cominciato<br />
a diventare patrimonio<br />
del Comune di Roma.<br />
Infatti, con il tempo, l’Amministrazione<br />
capitolina ha espropriato<br />
parti sempre maggiori di<br />
Villa Pamphilj, aprendo alla cittadinanza<br />
prima l’area occidentale<br />
del parco nel 1965 e, successiva-<br />
6 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 7
mente, quella orientale nel 1971.<br />
Solamente il Giardino Segreto e<br />
il Casino del Bel Respiro sono<br />
oggi indipendenti dalla gestione<br />
di Roma Capitale, perché sono<br />
stati acquisiti da parte del Demanio<br />
dello Stato nel 1967 e, attualmente,<br />
ospitano la sede di Rappresentanza<br />
della Presidenza del<br />
Consiglio.<br />
Alla famiglia Pamphilj è rimasta<br />
la cappella funeraria costruita da<br />
Odoardo Collamarini.<br />
Un po’ di storia<br />
Bisogna tornare al 1630 per poter<br />
rinvenire il primo documento che<br />
prova il possesso da parte della<br />
famiglia Doria Pamphilj, una nobile<br />
casata romana, di una specifica<br />
zona, che all’epoca era una vera<br />
e propria tenuta di campagna. E’,<br />
però, sono nel 1644 che il parco<br />
comincia a prendere il suo<br />
attuale aspetto architettonico, in<br />
occasione della nomina a Papa di<br />
Giovanni Battista Pamphilj, noto<br />
come Papa Innocenzo X.<br />
Iniziano, infatti, sotto il suo pontificato<br />
i lavori, che portano all’edificazione<br />
del Casino del Bel<br />
Respiro, pensato quale spazio di<br />
esposizione delle numerose scultore<br />
appartenenti alla famiglia, e<br />
proseguono, poi, nel secolo successivo<br />
con l’aggiunta di fontane<br />
e di archi, contemporaneamente<br />
all’annessione di nuovi territori.<br />
Nel Risorgimento la Villa subisce<br />
numerosi danni, soprattutto<br />
in conseguenza degli scontri tra<br />
Garibaldini e milizie francesi, che<br />
portano alla distruzione di Villa<br />
dei Quattro Venti e delle zone limitrofe.<br />
Così nella seconda metà<br />
dell’Ottocento, la famiglia Pamphilj<br />
decide di restaurare questa<br />
parte del Parco, edificando un arco<br />
– noto come Arco dei Quattro<br />
Venti -, che oggi rappresenta<br />
l’entrata monumentale della Villa.<br />
Il patrimonio faunistico<br />
e botanico della Villa<br />
Da sempre Villa Pamphilj ha ospitato<br />
numerose specie animali,<br />
spesso anche rare e abbastanza<br />
inusuali in città. Per molti anni il<br />
laghetto è stato, infatti, la casa<br />
privilegiata di decine di nutrie, che<br />
erano ormai abituate alla presenza<br />
umana e che rappresentavano<br />
una delle attrazioni del posto.<br />
Al momento, invece, le nutrie<br />
non ci sono più, ma il laghetto è<br />
comunque la dimora di tanti altri<br />
animali. A partire dalle tartarughe<br />
d’acqua, si arriva poi alle carpe giganti,<br />
alle oche ed ai cigni, nonché<br />
ai numerosi pappagalli, che hanno<br />
trovato sugli alberi del Parco un<br />
antico ricordo della loro dimora<br />
originaria.<br />
Inoltre, all’interno della Villa esiste<br />
un’area cani, che consente<br />
agli amanti dei nostri piccoli amici<br />
a 4 zampe di poter trascorrere<br />
insieme ore in totale relax, senza<br />
neanche doversi allontanare<br />
troppo dalla propria abitazione.<br />
Accanto alla fauna, anche la flora<br />
di quest’area merita una menzione<br />
speciale. Infatti, sono presenti<br />
numerose specie vegetali rare, localizzate<br />
per lo più nei due centri<br />
botanici della Villa. Così, per gli<br />
amanti del verde, è qui possibile<br />
ammirare l’Araucaria bidwillii, una<br />
conifera originaria dell’Australia<br />
orientale, la Cycas revoluta, proveniente<br />
dall’Asia orientale, la Beaucarnea<br />
longifolia, che in genere<br />
si trova solo in Messico, la Sequoia<br />
sempervirens, una conifera<br />
originaria della California, l’Acer<br />
palmatum, proveniente dalla Corea<br />
o, ancora, la Brugmansia, una<br />
solanacea originaria dell’Ecuador<br />
e il Salix matsudana della Cina e<br />
molte altre ancora.<br />
Percorsi guidati nella Villa<br />
E’ possibile visitare, oggi, Villa<br />
8 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 9
chia e il suo Giardino, il Casale,<br />
il Giardino dei Cedrati, le Serre,<br />
il Monumento ai Caduti Francesi,<br />
le diverse fontane della Villa<br />
(quella della Lumaca, quella del<br />
Giglio, quella del Tevere e quella<br />
della Palomba), il Canale del Lago<br />
con le sue cascate, il Lago, la<br />
Pineta, la Lecceta, il Casino del<br />
Bel Respiro, dal quale è possibile<br />
vedere il Giardino Segreto.<br />
Il terzo ed ultimo itinerario<br />
prende avvio da Via Aurelia 327,<br />
giunge fino al Casale di Giovio<br />
e termina nello stesso punto di<br />
ingresso. Nel corso della passeggiata<br />
è possibile ammirare la<br />
Collezione botanica, il Laghetto,<br />
il Casale di Giovio e il Fosso di<br />
fondovalle.<br />
Informazioni<br />
Per qualsiasi informazione o per<br />
prenotare la visita è possibile<br />
contattare il numero 06.5817727,<br />
Pamphilj seguendo tre diversi<br />
percorsi, ciascuno dei quali ha<br />
una durata media di 4 ore e può<br />
essere effettuato da scolaresche,<br />
gruppi o anche singoli cittadini. Le<br />
visite sono tutte gratuite, mentre<br />
è obbligatoria la prenotazione; si<br />
effettuano tutto l’anno, tranne<br />
che nel mese di agosto.<br />
Il primo percorso prende avvio<br />
da Porta San Pancrazio e termina<br />
al Giardino del Teatro. Lungo<br />
quest’itinerario si incontrano<br />
lo Chalet Svizzero, l’Arco dei<br />
Quattro Venti, il Villino Corsini,<br />
la Legnara, la Valle dei Daini, il<br />
Giardino del Teatro, il Casino del<br />
Bel Respiro, dal quale è possibile<br />
vedere il Giardino Segreto.<br />
Il secondo percorso ha inizio<br />
da Via Aurelia Antica 183, arriva<br />
al Lago del Giglio e si ritorna<br />
alla stessa entrata. In questo<br />
caso, nel corso della passeggiata<br />
si possono visitare la Villa Vecdal<br />
lunedì al venerdì dalle 9.00 alle<br />
13.00, in più il giovedì e venerdì<br />
anche dalle 14.30 alle 16.30.<br />
Un patrimonio così ricco e vario,<br />
che spazia tra natura, cultura<br />
e arte non è facile da trovare.<br />
A Roma è possibile visitare Villa<br />
Pamphilj per tutto l’anno, imparare<br />
a conoscerla, davvero, è una<br />
risorsa preziosa, alla quale poter<br />
attingere, per chi ama il verde, il<br />
canto degli uccelli, pur vivendo in<br />
città.<br />
10 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 11
dove va<br />
la lirica<br />
italiana?<br />
intervista<br />
al tenore<br />
sabino<br />
martemucci<br />
di Franco Ardito<br />
C<br />
he l’Italia sia il paese col più<br />
ricco patrimonio artistico del<br />
mondo è universalmente riconosciuto,<br />
eppure l’investimento<br />
del pubblico nella cultura è il più<br />
basso dell’Unione Europea (lo 0,6 del Pil<br />
contro l’1-1,5% degli altri paesi europei),<br />
e non si riesce trovare una linea politica<br />
strategica capace di valorizzarlo in maniera<br />
adeguata.<br />
Il discorso diventa più pesante se si prende<br />
in considerazione la musica. La lirica è<br />
un bene nazionale, e tuttavia proprio nel<br />
nostro paese la musica colta viene tenuta<br />
in minima considerazione. La concezione<br />
corrente è che la lirica non possa sopravvivere<br />
senza contributi statali, sia per il<br />
costo delle produzioni, sia per i costi elevati<br />
dei cachét artistici, sia per l’aumento<br />
di quelli del personale dipendente. I finanziamenti<br />
statali agli Enti Lirici si sono<br />
ridotti con la crisi economica e bastano<br />
a mala pena per pagare gli stipendi del<br />
12 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 13
Le foto che corredano l’articolo<br />
si riferiscono ad alcune delle<br />
opere interpretate dal tenore<br />
Sabino Martemucci.<br />
personale. Per rendere più facile<br />
l’acquisizione di risorse private gli<br />
Enti Lirici nazionali sono stati trasformati<br />
in Fondazioni di diritto<br />
privato, tuttavia la normativa italiana<br />
sulle incentivazioni fiscali alla<br />
cultura è talmente timida, complicata<br />
e sparagnina da demotivare i<br />
privati a investire in cultura. D’altra<br />
parte la crisi ha causato anche<br />
un consistente calo di pubblico.<br />
Il risultato di tutta questa situazione<br />
è che ci sono sempre meno<br />
produzioni, e che fra tutti coloro<br />
tante lirico, infatti, Martemucci è<br />
docente di Canto presso il Conservatorio<br />
“P. I. Tchaikovsky” di Nocera<br />
Terinese (CZ), presso i Campus<br />
Afam organizzati dal medesimo<br />
Conservatorio e presso i Corsi Internazionali<br />
di musica di Chiusi della<br />
Verna (Arezzo); è ospite come<br />
docente di Canto e Musica Occidentale<br />
presso la prestigiosa Università<br />
della Musica di Gaziantep<br />
(Turchia); infine è Direttore Artistico<br />
dell’Associazione “Camerata<br />
Mozartiana” di Gravina (BA), che<br />
lo indiscutibile dell’identità nazionale<br />
che lo Stato dovrebbe difendere.<br />
Purtroppo lo Stato è sempre meno<br />
impegnato sulla cultura, almeno rispetto<br />
ad altre situazioni che vengono<br />
considerate più importanti.<br />
- Il concetto di Made in Italy rappresenta<br />
il successo della produzione<br />
italiana nel mondo, ma come<br />
mai quando si tratta di lirica<br />
questo non accade?<br />
- Negli ultimi anni i nuovi paesi<br />
emergenti, abituati a copiare le nostre<br />
idee e a realizzarle meglio, ci<br />
ampio bagaglio di conoscenze, trovando<br />
subito l’opportunità di lavorare,<br />
di fare pratica. I musicisti che<br />
escono dai nostri Conservatori, invece,<br />
non hanno possibilità di esercitarsi<br />
in teatro, di perfezionarsi, di<br />
farsi conoscere.<br />
- Qual è lo stato delle nostre<br />
strutture d’insegnamento?<br />
Le nostre strutture funzionano ma<br />
non come potrebbero; se lo Stato,<br />
ma anche i privati, sovvenzionassero<br />
i Conservatori per realizzare<br />
produzioni ad hoc si potrebbe<br />
per dare agli studenti la possibilità<br />
di presentarsi al pubblico.<br />
- In genere i costi delle produzioni<br />
liriche sono molto elevati;<br />
non sarebbe possibile realizzare<br />
anche produzioni low cost, rendendole<br />
economicamente attive?<br />
Ed anche per le produzioni di ampio<br />
respiro internazionale, cosa si<br />
può fare per ottenere un ritorno<br />
economico?<br />
- Il teatro è cambiato: prima ci si poteva<br />
permettere di realizzare nuovi<br />
allestimenti senza badare a spese<br />
Certo i grossi nomi attirano pubblico,<br />
ma bisogna anche rendersi conto<br />
che non sempre ce li possiamo<br />
permettere; ci sono tanti giovanissimi<br />
cantanti e direttori d’orchestra che,<br />
con cachet molto più bassi, sono in<br />
grado di fare ottime cose. Il Direttore<br />
musicale dell’Opera di Ankara, per<br />
esempio, ha la mia età ed è di Sora,<br />
vicino a Frosinone; mi diceva che,<br />
prima di assumere questo incarico,<br />
dirigeva piccole orchestre facendo<br />
concerti nelle chiese, eppure il precedente<br />
Direttore, che era stato il<br />
che escono dai Conservatori italiani<br />
solo il 4,5 per mille riesce a<br />
trovare lavoro.<br />
Abbiamo sentito su questo argomento<br />
il tenore Sabino Martemucci,<br />
36 anni, che vive questa situazione<br />
in prima persona anche perché<br />
opera a tutto tondo nell’area della<br />
musica colta. Oltre ad essere can-<br />
realizza periodicamente la Stagione<br />
Concertistica Mozartiana e il Festival<br />
delle Culture Mediterranee.<br />
- Prof. Martemucci, come vede la<br />
situazione della lirica in Italia?<br />
- Piuttosto confusa. Il melodramma<br />
è nato in Italia e rappresenta l’Italia<br />
nel mondo, è il nostro ambasciatore<br />
culturale più accreditato, un simbo-<br />
stanno superando; Giappone, Cina,<br />
Sud America stanno realizzando<br />
produzioni molto importanti, investono<br />
e quindi realizzano ottimi<br />
lavori. Al contrario di noi, investono<br />
anche nei giovani: assegnano borse<br />
di studio per mandarli a studiare in<br />
Italia e, una volta diplomati, questi<br />
giovani tornano in patria con un<br />
mettere in moto un meccanismo,<br />
anche con risvolti economici, in grado<br />
di svolgere attività per gli studenti,<br />
consentendo loro di suonare<br />
e impratichirsi. In merito a questo<br />
il Conservatorio “P. I. Tchaikovsky”<br />
di Nocera Terinese, dove insegno,<br />
realizza con molti sforzi e sacrifici<br />
un’autonoma produzione musicale,<br />
ma adesso, con la spending revue,<br />
questo non è più possibile. E’ necessario<br />
che le Fondazioni collaborino<br />
fra loro per sfruttare insieme scenografie<br />
e costumi ma, cosa più importante,<br />
bisogna cercare e valorizzare<br />
professionalità giovani, che costano<br />
molto meno rispetto ai grandi personaggi<br />
di caratura internazionale.<br />
suo maestro e ne conosceva il valore,<br />
prima di andare in pensione lo ha<br />
segnalato per quell’incarico, senza<br />
badare al fatto che non era un artista<br />
di fama internazionale. Di fatto<br />
il suo talento è stato riconosciuto<br />
all’estero, in Italia era riuscito solo a<br />
dirigere concerti “parrocchiali”.<br />
- Ne dobbiamo dedurre che i no-<br />
14 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 15
stri Conservatori funzionano…<br />
- Funzionano ma non al 100%, a causa<br />
di una classe docente non sempre<br />
all’altezza del suo ruolo. Ci sono stati<br />
anni in cui la meritocrazia è stata<br />
messa da parte, consentendo talvolta<br />
l’accesso all’insegnamento a chi<br />
disponeva più di rapporti interpersonali<br />
che di effettive capacità. Questo<br />
non toglie che nei nostri Conservatori<br />
ci siano molte eccellenze, purtroppo<br />
questo non accade ovunque.<br />
- All’estero invece come si procede?<br />
- All’estero le istituzioni statali e<br />
quelle private collaborano strettamente,<br />
focalizzando l’attenzione<br />
sugli studenti poiché è da loro che<br />
emergeranno le eccellenze di domani.<br />
E’ significativo che la Toyota o la<br />
Hyundai stanzino borse di studio per<br />
mandare giovani a studiare in Italia;<br />
quando torneranno a casa, con un<br />
titolo italiano in tasca, troveranno<br />
immediatamente da lavorare. Noi<br />
siamo produttori di professionalità<br />
ma non ne approfittiamo, lasciamo<br />
che siano gli altri a sfruttarle. In questi<br />
paesi i giovani di talento sono sostenuti<br />
con borse di studio e facilitati<br />
in tutto, devono solo pensare a studiare.<br />
In Italia purtroppo questo non<br />
avviene, i nostri studenti studiano fra<br />
molte difficoltà, anche economiche,<br />
e perciò non riescono ad emergere.<br />
- Investire sui giovani, quindi,<br />
sarebbe per noi doppiamente<br />
conveniente: da un lato costano<br />
meno e dall’altro rappresentano<br />
il vivaio da cui nasceranno le eccellenze<br />
di domani…<br />
- Indubbiamente è così. Un esempio<br />
di quello che si può fare in questa<br />
direzione sono i corsi musicali che<br />
associazioni e istituzioni organizzano<br />
con cadenza annuale, allo scopo<br />
di perfezionare gli studenti e fornire<br />
loro una preparazione più completa.<br />
Li conosco bene, dato che sono invitato<br />
a tenere workshop e master<br />
class nell’ambito di questi corsi, sia in<br />
Italia che all’estero; in Italia partecipo<br />
al Corso di Alto Perfezionamento<br />
di Chusi della Verna (AR), al Naxos<br />
Winter Camp, al Valtidone Summer<br />
Camp, al Campus AFAM a Santa Severina<br />
(CS). Si tratta di attività importanti,<br />
nel corso delle quali ogni giorno<br />
ci sono eventi musicali che consentono<br />
agli studenti di esibirsi di fronte al<br />
pubblico, anche con i docenti. In queste<br />
occasioni, inoltre, si organizzano<br />
concorsi che permettono di selezionare<br />
gli allievi più talentuosi, con premi<br />
consistenti in concerti, dove i vincitori<br />
potranno esibirsi e farsi conoscere.<br />
Nelle commissioni giudicatrici ci sono<br />
anche altri musicisti, Direttori Artistici,<br />
che spesso invitano gli elementi migliori<br />
ai propri festival.<br />
Purtroppo non tutti gli allievi meritevoli<br />
hanno la possibilità di seguire<br />
questi corsi; qualche borsa di studio<br />
che si riesce ad ottenere è sempre<br />
poca cosa rispetto a quanto sarebbe<br />
necessario.<br />
- Prof. Martemucci, a conclusione<br />
della nostra chiacchierata ci<br />
può dire quali sono i suoi impegni<br />
nell’immediato futuro?<br />
- Oltre alle master class di cui abbiamo<br />
appena detto, che rappresentano<br />
un impegno costante e ricorrente,<br />
durante l’estate terrò una<br />
serie di concerti in Italia. Per l’autunno<br />
e l’inverno sono invece previste<br />
tournée a Dubai, negli Stati Uniti, in<br />
Messico e in Sud America.<br />
Sabino Martemucci nei giovani ci<br />
crede, tanto da essersi fatto promotore<br />
e coordinatore del progetto<br />
“Turkitaly” fra le istituzioni<br />
musicali italiane e turche, insieme<br />
ai proff. Adil Cete ed Emin<br />
Beyazcicek. Il progetto, patrocinato<br />
dal Direttore del Conservatorio<br />
“P.Y. Tchaikovsky” di Nocera<br />
Terinese, prof. Filippo Arlia, e dal<br />
Rettore della facoltà di Musica<br />
dell’Università di Gaziantep (Turchia),<br />
prof. Hakan Tatyuz, è coordinato<br />
dalle Associazioni “Camerata<br />
Mozartiana” e “Ruhnevaz”.<br />
Certamente investire sui giovani<br />
non rappresenta la soluzione di tutti<br />
i mali della musica lirica italiana ma<br />
potrebbe essere l’inizio di una svolta<br />
in una situazione viziata da troppi<br />
interessi. “Anche i grandi maestri dovrebbero<br />
lasciare spazio ai giovani - dice<br />
Martemucci - non ha senso che<br />
un grande tenore continui a cantare a<br />
ottant’anni, quando la sua voce è ormai<br />
scesa su toni da baritono, ma se<br />
smettesse la sua casa discografica non<br />
venderebbe i suoi dischi…”<br />
Curriculum di Sabino Martemucci<br />
Nasce a Bari nel 1979. Consegue la laurea di secondo livello in Canto conseguita<br />
con 110 e e lode presso il Conservatorio “E. R. Duni” di Matera, compie ulteriori<br />
studi musicali presso la Scuola di Musica di Fiesole e L’accademia Santa Cecilia<br />
di Roma. Debutta in pubblico nel 2001 con l’orchestra ICO della Magna Grecia<br />
e da allora svolge un’intensa attività concertistica ed operistica. E’ stato ospite,<br />
come interprete solista, di diversi Enti lirici Italiani, fra i quali il Teatro Massimo di<br />
Palermo, il Teatro alla Scala, il Teatro Petruzzelli di Bari, il Politeama di Lecce, il<br />
Comunale di Ferrara, Bologna, Firenze, Pisa, il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro<br />
Marrucino di Chieti, l’Olimpico di Vicenza, il Teatro Verdi di Sassari ed altri teatri<br />
di tradizione. All’estero si è esibito in Spagna, Francia, Germania, Turchia, Grecia,<br />
Inghilterra, Svizzera ,Norvegia, Polonia, Austria e America del nord e sud. E’<br />
stato ospite di festival, associazioni e orchestre nazionali ed internazionali, anche<br />
con tournèe mondiali.<br />
Nel campo operistico ha interpretato solo ruoli principali in “Le Nozze di Figaro”,<br />
”Così fan tutte”, “Don Giovanni”, “L’italiana in Algeri”, “La Traviata”, “Falstaff”, ”Madama<br />
Butterfly”, ”Catone in Utica”, “La Boheme”, ”La fille du régiment”, “Il Matrimonio<br />
segreto”, ”Il Cavaliere Errante”, “Il Barbiere di Siviglia”, ”Lo Speziale”, “L’elisir<br />
d’amore”, “Rigoletto”, “Cavalleria Rusticana”, “Tosca”, ”Un Ballo in Maschera”, ”Il<br />
Trovatore”, ”Fedora”, ”Carmen”, ”Pagliacci” e altre opere del melodramma italiano<br />
anche in prima esecuzione. Ha collaborando con diversi direttori d’orchestra:<br />
C. Abbado, C. Desderi, B. Bartoletti, N. Paszkowski, J. Caeyers, F. Arlia, G. Bonolis,<br />
L. Acocella, C. Donadio, F. Maestri, G. Soleman, V. Pelleggi, M.Zanini, P. Romano,<br />
O. Balan, M. Lo Martire, B. Aprea, V. Clemente, G. Pelliccia, ecc ecc. Ha collaborato<br />
con registi di fama mondiale come J. C. Plaza, M. Cappelletti, U. Gregoretti,<br />
M. Mirabella, M. Carniti. ecc. Come repertorio sacro ha interpretato “La Messa<br />
in sol Maggiore” di F. Schubert, “Litania” di F. Durante, “Petite Messe Solenelle” e<br />
“Stabat Mater” di G. Rossini, “Stabat Mater” di F.J Haydn, “Requiem” di Mozart ,<br />
“Requiem” di G. Verdi e altre opere in prima esecuzione assoluta.<br />
Ha vinto il 1° Premio assoluto nel concorso Lirico “Premio Emma Sorace”, tenutosi<br />
presso il Conservatorio S. Pietro a Majella in Napoli nel 2006, il Concorso<br />
Internazionale “Maria Caniglia” di Sulmona nel 2007, il Concorso Internazionale<br />
“Città dei Sassi” in Matera nel 2008. Ha vinto la XV Edizione del Concorso<br />
“Francesco Albanese” tenutosi a Ercolano e il Concorso Internazionale “T. Traetta”<br />
nel 2009. Si è perfezionato con C. Desderi, A. Felle e continua a farlo con<br />
i maggiori esponenti del panorama lirico internazionale. Attualmente studia col<br />
tenore Nicola Martinucci.<br />
Ha registrato per la casa discografica “Bongiovanni”, Edizioni Antiga, e ha cantato<br />
in diretta mondiale sui canali satellitari RAI.<br />
Attualmente è docente di Canto presso il Conservatorio “P. I. Tchaikovsky” di Nocera<br />
Terinese (CZ) e presso i Campus AFAM organizzati dal medesimo Conservatorio;<br />
è docente di Canto presso i Corsi Internazionali di Musica di Chiusi della<br />
Verna (Arezzo); è ospite come docente di Canto e Musica Occidentale presso la<br />
prestigiosa Università della Musica di Gaziantep (Turchia) e Direttore Artistico<br />
dell’Associazione “Camerata Mozartiana” di Gravina, che realizza periodicamente<br />
la Stagione Concertistica Mozartiana e il Festival delle Culture Mediterranee - musica<br />
ma non solo musica, etnica, tradizionale, contaminazioni, per l’unità dei popoli.<br />
16 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 17
nuovi volti all’orizzonte<br />
continuano LE SELEZIONI <strong>2015</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> Fashion, struttura professionale<br />
rivolta al mondo della<br />
moda, riparte con le selezioni<br />
per arricchire il proprio catalogo<br />
professionale e coprire le diverse<br />
esigenze del settore.<br />
Dopo l’ottimo risultato riscontrato<br />
lo scorso anno, promuove<br />
nuovamente il suo progetto<br />
NUOVI VOLTI ALL’O-<br />
RIZZONTE, nato<br />
nei primi mesi<br />
del 2014 e rivolto<br />
a ragazze e ragazzi<br />
che vogliono affacciarsi<br />
al mondo della<br />
moda come indossatrici,<br />
fotomodelle/i,<br />
ragazze/i immagine per<br />
pubblicità, cataloghi e<br />
progetti fotografici.<br />
Nella prima edizione<br />
del 2014 sono stati<br />
selezionati otto<br />
nuovi volti, (Erika<br />
da Silva, Miriana<br />
Giustolisi,<br />
Hugo Ferreira,<br />
Valentina Mecca,<br />
Eleonora<br />
Marziello, Lorenzo<br />
Laraspata,<br />
Maria Colucci e<br />
Gema Bercelò)<br />
che, prima<br />
di essere proposti ad aziende e<br />
case di moda, parteciperanno<br />
gratuitamente a un Corso di Portamento<br />
da noi organizzato presso<br />
la nostra sede.<br />
Il Corso, che per i non selezionati<br />
o per altri partecipanti è a pagamento,<br />
ha lo scopo di completare<br />
la formazione dei partecipanti<br />
per metterli in grado di presentarsi<br />
alle aziende col massimo<br />
della qualità e professionalità.<br />
La seconda edizione di NUOVI<br />
VOLTI ALL’ORIZZONTE seguirà<br />
le stesse procedure del precedente:<br />
tutti coloro che vorranno<br />
partecipare alle selezioni dovranno<br />
registrarsi sul sito www.orizzontemagazine.it/partecipa,<br />
compilando tutti i campi<br />
obbligatori. Verranno<br />
quindi contattati per<br />
un incontro conoscitivo<br />
e per gli<br />
scatti di prova<br />
in sede o in<br />
esterna.<br />
18 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 19
Tamara de Lempicka<br />
in mostra a Torino<br />
di Fabrizio Capra<br />
I<br />
naugurata lo scorso 19<br />
marzo a Torino, a Palazzo<br />
Chiablese, nel complesso<br />
del Polo Reale, la mostra<br />
dedicata a Tamara de Lempicka,<br />
una delle massime esponenti<br />
dell’Art Déco, rimarrà aperta al<br />
pubblico fino al prossimo 30 agosto<br />
per poi trasferirsi all’Hungarian<br />
National Gallery di Budapest.<br />
Questa mostra propone oltre ottanta<br />
opere dell’artista, distribuite<br />
in un percorso tematico in sette<br />
sezioni, che permette al pubblico<br />
di apprezzare le opere più iconiche<br />
e note dell’artista polacca e allo<br />
stesso tempo di conoscere nuovi<br />
aspetti della vita e del percorso artistico<br />
della Lempicka.<br />
Il benvenuto ai visitatori viene dato<br />
da quello che si può considerare il<br />
simbolo di questa esposizione, “Ragazza<br />
in verde”, eccezionalmente<br />
concesso dal Centro Pompidou di<br />
Parigi.<br />
Il percorso si apre con la sezione “I<br />
mondi di Tamara de Lempicka”: un’esplorazione<br />
attraverso tutte le case<br />
in cui ha vissuto tra il 1916 e il 1980,<br />
tra l’anno del suo matrimonio a San<br />
Pietroburgo e l’anno della morte a<br />
Cuernavaca. I luoghi sono messi in<br />
relazione con la sua evoluzione artistica.<br />
La seconda sezione, “Madame<br />
la Baroness, Modern medievalist”,<br />
prende il titolo da un articolo uscito<br />
negli Stati Uniti nei primi anni<br />
quaranta, che parlava del suo virtuosismo<br />
tecnico espresso soprattutto<br />
nelle nature morte, primo genere<br />
in cui l’artista si è cimentata fin<br />
dall’età adolescenziale e nel quale<br />
Nella pagina a sinistra:<br />
Jeune fille en vert (Jeune fille<br />
aux gants)<br />
1927/1930<br />
Olio su compensato, 61,50 x<br />
45,50 cm<br />
Paris, Centre Pompidou - Musée<br />
national d’art moderne / Centre<br />
de création Industrielle<br />
© Centre Pompidou MNAM-<br />
CCI, Dist. RMN-Grand Palais /<br />
Droit réservés<br />
© Tamara Art Heritage. Licensed<br />
by MMI NYC / ADAGP<br />
Paris / SIAE Roma <strong>2015</strong><br />
In questa pagina, dall’alto:<br />
La musicienne<br />
1933<br />
Acquatinta, 63,00 x 41,00 cm<br />
Collection Henry Leal, Paris ©<br />
Tamara Art Heritage. Licensed<br />
by MMI NYC / ADAGP Paris /<br />
SIAE Roma <strong>2015</strong><br />
Nu adossé I<br />
1925<br />
Olio su tela, 81,00 x 54,3 cm<br />
Private European collection<br />
© Tamara Art Heritage. Licensed<br />
by MMI NYC / ADAGP<br />
Paris / SIAE<br />
20 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 21
aggiunse livelli eccelsi proprio negli<br />
anni quaranta. Tra le opere esposte<br />
‘La conchiglia’, uno straordinario<br />
trompe-l’oeil del 1941.<br />
La terzasezione, “The Artist’s Daughter”,<br />
presenta quei dipinti dedicati<br />
alla figlia Kizette che le portarono<br />
i maggiori riconoscimenti: tra le<br />
opere esposte, ‘Kizette al balcone’<br />
e ‘La comunicanda’.<br />
Donna dalla natura ambivalente, a<br />
una condotta trasgressiva associava<br />
un’insospettabile attenzione per<br />
la pittura devozionale: Madonne e<br />
santi sono i dipinti riuniti nella quarta<br />
sezione intitolata “Sacre visioni”:<br />
dalla ‘Vergine col Bambino’ (1931)<br />
alla ‘Vergine blu’ (1934).<br />
La quinta sezione, “Dandy déco”,<br />
racconta invece il costante rapporto<br />
della Lempicka con il mondo<br />
della moda. Qui si trovano molte<br />
delle più note tele della Lempicka,<br />
da ‘Le confidenze’ del 1928, alla<br />
‘Sciarpa blu’ del 1930, allo straordinario<br />
‘Ritratto di Madame Perrot<br />
con calle’ del 1931-1932.<br />
Nella sesta, “Scandalosa Tamara”,<br />
si affronta il tema della coppia: da<br />
quella eterosessuale ripresa dal<br />
Bacio di Hayez, qui esposto in una<br />
versione ad acquerello prestata<br />
dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana<br />
di Milano, messa a confronto<br />
con un d’après della Lempicka,<br />
alle coppie lesbiche messe<br />
in relazione con alcuni documenti<br />
fotografici di Brassaï e Harlingue<br />
sui locali per sole donne dell’epoca.<br />
Campeggia in questa sezione il<br />
dipinto ‘La prospettiva’ del 1923,<br />
prestito del Petit Palais di Ginevra,<br />
primo quadro apprezzato e citato<br />
dalla critica del tempo.<br />
Infine la settima sezione, “Le visioni<br />
amorose”, racconta attraverso eccezionali<br />
nudi la delicata attenzione<br />
riservata a uomini e donne da<br />
lei amati: in mostra, l’unico nudo<br />
maschile da lei dipinto, e poi tutte<br />
le donne desiderate, con capolavori<br />
come ‘La sottoveste rosa’, ‘La<br />
bella Rafaëla’, ‘Nudo con edifici’,<br />
‘Nudo con vele’. Per la prima volta<br />
si espone anche la principale fonte<br />
pittorica dei suoi nudi: il dipinto<br />
‘Venere e Amore’ di Pontormo,<br />
in una versione cinquecentesca di<br />
manierista fiorentino.<br />
Dalla ripresa dell’antico la Lempicka<br />
approda allo studio della moderna<br />
fotografia di nudo: gli scatti di Laure<br />
Albin Guillot e Brassaï rendono<br />
evidente la sua ricerca sulle pose<br />
e sull’illuminazione da studio fotografico.<br />
Non tutti sanno, infatti, che<br />
la Lempicka è stata anche un’indossatrice<br />
immortalata<br />
dai massimi fotografi di<br />
moda, da d’Ora a Joffé,<br />
a Maywald.<br />
Un viaggio articolato,<br />
approfondito, affascinante,<br />
suggestivo, dunque,<br />
nell’universo di<br />
un’artista che è stata<br />
simbolo di eleganza,<br />
trasgressione, indipendenza<br />
e modernità.<br />
La vita<br />
Esponente di spicco<br />
dell’Art Dèco, Tamara<br />
Rosalia Gurwik-Gorska<br />
nasce a Varsavia (nuove<br />
fonti parlano invece di<br />
Mosca) il 16 maggio 1898 e muore<br />
a Cuernavaca il 18 marzo 1980.<br />
Dopo la prematura scomparsa<br />
di suo padre, l’agiato ebreo russo<br />
Boris Gurwik-Górski, (dovuta al<br />
divorzio secondo le dichiarazioni<br />
dell’artista, o a un suicidio secondo<br />
altre ipotesi) la famiglia viene<br />
sostenuta economicamente dalla<br />
famiglia della madre, Malvina Decler,<br />
una polacca di origini francesi.<br />
Tamara è la prediletta della nonna<br />
Clementine, che la vezzeggia<br />
e insieme alla quale compie il suo<br />
primo viaggio in Italia nel 1907.<br />
Qui visita Firenze, Venezia e Roma<br />
per poi spostarsi a Mentone,<br />
in Francia, dove impara alcuni rudimenti<br />
di pittura da un giovane<br />
artista francese.<br />
Sposa nel 1916 l’avvocato Tadeusz<br />
Łempicki, che due anni dopo<br />
viene arrestato dai bolscevichi e<br />
quindi liberato grazie alle conoscenze<br />
della giovane moglie.<br />
Nel 1918 i due si trasferiscono a<br />
Parigi, dove Tamara inizia a studiare<br />
pittura alla Académie de la<br />
Grande Chaumiere e alla Académie<br />
Ranson con Maurice Denis e<br />
quindi con André Lhote, che riconoscerà<br />
sempre come suo maestro.<br />
Qui affina il suo stile personale,<br />
fortemente influenzato dalle<br />
istanze artistiche dell’Art Déco,<br />
ma al contempo assai originale.<br />
Nel 1922 realizza la sua prima<br />
mostra al Salon d’Automne e in<br />
breve tempo diviene famosa come<br />
ritrattista col nome di Tamara<br />
de Lempicka.<br />
Viaggia per l’Europa. Ospite di<br />
Gabriele D’Annunzio al Vittoriale,<br />
ne rifiuta i continui tentativi di<br />
seduzione quindi, all’inizio della<br />
seconda guerra mondiale, si trasferisce<br />
a Beverly Hills, in California,<br />
con il secondo marito, il ba-<br />
rone Raoul Kuffner de Diószegh.<br />
Nel 1943 i coniugi Kuffner si spostano<br />
a New York, dove la pittrice<br />
continua la sua attività artistica.<br />
Nel 1961, alla morte del barone<br />
Kuffner, Tamara va a vivere<br />
a Houston in Texas; qui cambia<br />
tecnica, realizzando a spatola una<br />
serie di dipinti astratti che vengono<br />
accolti freddamente dalla<br />
critica, tanto che la pittrice giura<br />
di non esporre più i suoi lavori in<br />
pubblico.<br />
Nel 1978 si trasferisce a Cuernavaca<br />
in Messico, dove muore nel sonno<br />
il 18 marzo 1980. Come da sua<br />
volontà, il suo corpo è stato cremato<br />
e le ceneri sparse sul vulcano<br />
Popocatepetl.<br />
La biografia completa di Tamara<br />
De Lempicka a cura di Gioia Mori,<br />
curatrice della mostra, al link:<br />
http://www.delempicka.org/tamaras-life/biografia-italiano.html<br />
Nelle foto, da sinistra:<br />
Portrait de Louisianne Kuffner<br />
1939<br />
Olio su tela, 28,00 x 23,00 cm<br />
Collection Anne and Richard Paddy,<br />
U.S.A. © Tamara Art Heritage.<br />
Licensed by MMI NYC / ADAGP<br />
Paris / SIAE Roma <strong>2015</strong><br />
Deux amies<br />
1924 ca.<br />
Acquerello su carta, 10,50x9,80 cm<br />
Collection privée © Tamara Art<br />
Heritage.<br />
Licensed by MMI NYC / ADAGP<br />
Paris / SIAE Roma <strong>2015</strong><br />
La Vierge bleue 1934<br />
Olio su tavola, 20,00x13,50 cm<br />
Collezione privata © Tamara Art<br />
Heritage. Licensed by MMI NYC /<br />
ADAGP Paris / SIAE Roma <strong>2015</strong><br />
22 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 23
Nature morte aux mandarines<br />
1925 ca.<br />
Olio su cartone, 45,50 x 38,00 cm<br />
Collection Yves et Françoise Plantin<br />
© Tamara Art Heritage. Licensed by<br />
MMI NYC/ ADAGP Paris / SIAE<br />
informazioni<br />
L’esposizione è curata da Gioia Mori.<br />
Promossa dal Comune di Torino –<br />
Assessorato alla Cultura, dalla Direzione<br />
Regionale per i Beni Culturali e<br />
Paesaggistici del Piemonte e dal Polo<br />
Reale di Torino<br />
Prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo<br />
24 Ore e Arthemisia Group.<br />
Infoline e Prevendita:<br />
tel. 0110240113 (attiva dal lunedì al<br />
venerdì dalle 10.00 alle 17.00)<br />
www.ticket.it/tamara<br />
http://www.mostratamara.it/<br />
Orari di apertura:<br />
lunedì 14.30 - 19.30 - martedìmercoledì-venerdì-sabato-domenica<br />
9.30-19.30 - giovedì 9.30 - 22.30 - Il<br />
servizio di biglietteria termina un’ora<br />
prima della chiusura<br />
Le visite guidate sono condotte da guide turistiche abilitate, in collaborazione con Federagit - Confesercenti Piemonte.<br />
Possono essere effettuate - oltre che in lingua italiana - in Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Portoghese, previa<br />
prenotazione con anticipo di almeno 72 ore.<br />
VISITE GUIDATE PER SCUOLE - PERCORSO GENERALE: “La mia vita è stata il lavoro” Una visita guidata a una<br />
mostra di respiro internazionale che racconta la vita di un’icona del ’900 attraverso una meditata scelta di dipinti, disegni<br />
e fotografie. Il percorso consentirà di scoprire il mondo di un’artista cosmopolita, eccentrica e mai banale: arte,<br />
glamour e moda che sedurranno il visitatore.<br />
VISITE GUIDATE PER SCUOLE - PERCORSO TEMATICO: ricreando la bellezza. Influenze nell’arte di Tamara “Quanto<br />
più le linee e le forme sono semplici tanto più c’è bellezza e forza” Un percorso alla scoperta delle origini dello stile<br />
di Tamara, dallo studio dei grandi maestri del passato al confronto con gli artisti suoi contemporanei per arrivare ad<br />
un’unicità inconfondibile di segno e forme.<br />
VISITE GUIDATE PER GRUPPI: “La mia vita è stata il lavoro”. Una visita guidata a una mostra di respiro internazionale<br />
che racconta la vita di un’icona del ’900 attraverso una meditata scelta di dipinti, disegni e fotografie. Il percorso consentirà<br />
di scoprire il mondo di un’artista cosmopolita, eccentrica e mai banale: arte, glamour e moda che sedurranno<br />
il visitatore.<br />
VISITE GUIDATE PER SINGOLI: ogni giovedì alle ore 20,30; sabato e domenica alle ore 15,00 e 17,00. “Ricreando la<br />
bellezza. Influenze nell’arte di Tamara”. Un percorso alla scoperta delle origini dello stile di Tamara, dallo studio dei grandi<br />
maestri del passato al confronto con gli artisti suoi contemporanei per arrivare ad un’unicità inconfondibile di segno e<br />
forme. Diva del lusso. La moda ai tempi di Tamara “Io le mode le faccio, non le seguo”: abiti, accessori e gioielli. Il percorso<br />
illustra la moda e il costume di una società che vede nascere il gusto per il lusso e per la fotografia di moda. Tra sacro e<br />
profano. Sensualità e misticismo nell’opera di Tamara “Non ci sono miracoli, c’è solo quello che fai”. Un mix di sacro e di<br />
profano, di passione e di malinconia: ecco l’essenza della vita di Tamara. Con questa visita guidata si scopriranno gli angoli<br />
remoti e opposti che hanno caratterizzato il percorso artistico di una pittrice tanto talentuosa con i nudi erotici, quanto<br />
con i quadri devozionali. Fuori dagli schemi. La vita di Tamara De Lempicka “Vivo la mia vita ai margini della società e le<br />
regole della normale società non si applicano a quelli che vivono sul margine”. Tamara raccontata attraverso gli eccessi e<br />
l’anticonformismo che hanno caratterizzato la vita di una delle artiste più rappresentative della prima metà Novecento:<br />
amori, luoghi e personaggi che hanno segnato il suo percorso biografico e artistico.<br />
PRENOTAZIONI per gruppi e scuole (obbligatoria): Infoline 0112043110 (attiva dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle<br />
17.00); Ufficiogruppi@ticket.it<br />
Studio Vangi<br />
commercialisti in Modugno<br />
via S. Teresa, 14 - 70026 Modugno (BA)<br />
www.studiovangi.it<br />
24 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 25
articolo tratto<br />
dalla rivista “ouroboros”<br />
Il nazareno di gamala<br />
di Rino Guadagnino<br />
“F<br />
u Matteo il primo a<br />
diffondere l’equivoco<br />
secondo cui il titolo<br />
Gesù il Nazareno<br />
avrebbe qualche riferimento con<br />
la città di Nazareth...” In pratica<br />
il prof. Eisenman, nel suo lavoro<br />
“James, the brother of Jesus” (Penguin<br />
Books, USA 1998) afferma<br />
a chiare lettere che il termine<br />
Nazareno [Nazoraios nel testo<br />
originale greco] non significa affatto<br />
“della città di Nazareth”, ma<br />
si riferisce a ben altra cosa, che<br />
l’evangelista intendeva censurare...<br />
e così continua nel suo voluminoso<br />
saggio: “...nella Cristianità,<br />
il tema «essere un Nazareno»,<br />
così come lo rappresentano Marco<br />
e Luca, è basato su un giochetto<br />
di traslitterazione dall’aramaico al<br />
greco [ar. Nazorai - gr. Nazoraios<br />
- ebr. Nozri, N.d.T.], attraverso il<br />
quale si è tentato di associare il titolo<br />
stesso con la città di Nazareth<br />
in Galilea (la cui esistenza, in quel<br />
periodo, è del tutto dubbia). In conseguenza<br />
di ciò la città viene identificata<br />
come il luogo di residenza<br />
del Messia che deve venire...”<br />
Il prof. Gershenson, ha scritto:<br />
“Io penso veramente che i cristiani<br />
non possano affermare che<br />
l’espressione «Gesù Nazareno»<br />
significhi «Gesù cittadino di Nazareth»<br />
nello stesso modo in cui l’espressione<br />
Leonardo da Vinci significa<br />
«Leonardo cittadino di Vinci»...<br />
La forma ebraica per Nazareth<br />
è NZRT, che è tarda ed è stata<br />
indicata come Nazrat o Nazeret,<br />
invece la forma greca «Ιησους ο<br />
Ναζωραιος» deriva dall’aramaico<br />
Nazorai” ...che è un nome di<br />
setta, aggiungo io, e che non ha<br />
niente a che fare con Nazareth. Il<br />
prof. Szekely aveva scritto parole<br />
come queste nel suo lavoro “The<br />
essene origins of Christianity”, IBS,<br />
USA 1980: “Le forme Nazoraios,<br />
Nazarenos, Nazaraenus, provano<br />
tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano<br />
l’origine della parola e<br />
sapevano benissimo che non era<br />
derivata da Nazareth... il nome<br />
storico e la posizione geografica<br />
della città natale di Cristo è Gamala...<br />
questa è la patria del Nazoreo...<br />
la montagna di Gamala è<br />
la montagna dell’evangelista Luca,<br />
la montagna di tutti i Vangeli, che<br />
ne parlano continuamente, senza<br />
però mai nominarla...” Quasi nessuno<br />
è al corrente dell’esistenza<br />
di un grosso problema storico<br />
relativo alla città di Nazareth,<br />
basato sostanzialmente su due<br />
punti fondamentali:<br />
a - il fatto che la celebre espressione<br />
evangelica “Gesù il Nazareno”,<br />
che noi trasformiamo del<br />
tutto arbitrariamente in “Gesù<br />
di Nazareth”, deriva dal greco<br />
IhsouV o NazoraioV (Iesous<br />
o Nazoraios), cioè dall’aramaico<br />
Nazorai e dall’ebraico Nozri, e<br />
che nessuna di queste espressioni<br />
ha relazione alcuna con una città<br />
di nome Nazareth, ma è un titolo<br />
religioso o settario,<br />
b - il fatto che l’analisi archeologica,<br />
storica, letteraria e geografica,<br />
dà adito a seri dubbi sulla esistenza<br />
della città di Nazareth al tempo<br />
di Gesù.<br />
Si osservi come si sono espresse<br />
A sinistra:<br />
Lavinia Fontana: “Cristo e<br />
la Cananea”.<br />
Foto sotto:<br />
H. Bloch:<br />
“Incredulità di Tommaso”<br />
26 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 27
Foto sotto:<br />
Gamala, rovine della sinagoga.<br />
Foto a destra:<br />
Caravaggio: “Cena ad Emmaus”<br />
in proposito numerose voci autorevoli:<br />
1 “Gli apostoli che sono stati prima<br />
di noi l’hanno chiamato così:<br />
Gesù Nazareno Cristo... «Nazara»<br />
è la «Verità» perciò «Nazareno» è<br />
«Quello della verità»...” (Vangelo di<br />
Filippo, capoverso 47 - testo gnostico<br />
del II secolo dopo Cristo);<br />
2 “Neppure è improbabile che i primi<br />
cristiani siano stati detti Nazareni<br />
nel senso di Nazirei, piuttosto<br />
che in quello di originari della città<br />
di Nazareth, etimologia davvero<br />
poco credibile e che probabilmente<br />
ha sostituito la prima solo quando<br />
l’antica origine dall’essenato cominciava<br />
ad essere dimenticata” (Elia<br />
Benamozegh [Italia, 1823/1900, filosofo<br />
ebreo membro del collegio<br />
rabbinico di Livorno], Gli Esseni e<br />
la Cabbala, 1979);<br />
3 “La stessa tradizione ha fissato<br />
il domicilio della famiglia di Gesù<br />
a Nazareth allo scopo di spiegare<br />
così il soprannome di Nazoreo,<br />
originariamente unito al nome di<br />
Gesù e che rimase il nome dei cristiani<br />
nella letteratura rabbinica e<br />
nei paesi d’oriente. Nazoreo è certamente<br />
un nome di setta, senza<br />
rapporto con la città di Nazareth...”<br />
Interno (Alfred museo Loisy [Francia, della fisarmonica 1857/1940,<br />
sacerdote cattolico, professore di<br />
ebraico e di sacra scrittura dell’Istituto<br />
Cattolico di Parigi, successivamente<br />
rimosso dall’incarico],<br />
La Naissance du Christianisme);<br />
4 “- Nome?<br />
- Jeshua - rispose rapido l’accusato<br />
- Hai un soprannome?<br />
- Hanozri<br />
- Di dove sei?<br />
- Della città di Gamala - rispose<br />
l’arrestato indicando con un movimento<br />
della testa che laggiù, lontano,<br />
alla sua destra, verso nord, esisteva<br />
una città chiamata Gamala.<br />
- Di che sangue sei?<br />
- Non lo so di preciso - rispose pronto<br />
l’arrestato, - non ricordo i miei<br />
genitori. Mi dicevano che mio padre<br />
era siriano...”<br />
(Michail Bulgakov, [1891-1940,<br />
scrittore russo] Il Maestro e Margherita,<br />
Einaudi, 1967);<br />
5 “La piccola città che porta questo<br />
nome [Nazareth], dove ingenui<br />
pellegrini possono visitare l’officina<br />
di Giuseppe, fu identificata come<br />
la città di Cristo solamente nel medio<br />
evo...” (Charles Guignebert<br />
[Francia, 1867/1939, professore<br />
di Storia del Cristianesimo presso<br />
l’Università Sorbona di Parigi],<br />
Manuel d’Histoire Ancienne du<br />
Christianisme);<br />
6 “In realtà, per quel che riguarda<br />
Nazareth, gli storici non hanno potuto<br />
trovar traccia di una città di<br />
quel nome sino al IV secolo d. C.;<br />
secondo le fonti ebraiche, bisogna<br />
scendere addirittura sino al secolo<br />
IX. Nei vangeli non troviamo mai<br />
l’espressione Gesù di Nazareth ma<br />
soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta<br />
scritto anche Nazoreno o Nazareno...<br />
ora, nessuno di questi appellativi,<br />
per quanto si sia cercato di<br />
forzarne l’etimologia, può farsi risalire<br />
ad un nome come Nazareth...<br />
è da questi termini che è derivato<br />
il nome della città di Nazareth, e<br />
non viceversa” (Ambrogio Donini<br />
[accademico, specializzatosi in<br />
ebraico e siriaco presso la Harvard<br />
University, USA, è stato docente<br />
universitario in Italia], Breve<br />
Storia delle religioni, 1959);<br />
7 “El-Nasirah è un villaggio della<br />
Galilea, posto a circa quattrocento<br />
metri di altezza, nel quale la tradizione<br />
cristiana riconosce l’antica Nazareth,<br />
patria di Gesù. Secondo vari<br />
studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio<br />
Natzrath o Notzereth - non è mai<br />
esistita e l’appellativo Nazareno che<br />
accompagna il nome di Gesù negli<br />
scritti neotestamentari non indica<br />
affatto il suo paese di origine...” (M.<br />
Craveri, [autore di numerosi saggi<br />
sulla storia delle cristianesimo, tradotti<br />
in molte lingue e pubblicati in<br />
Italia e all’estero, e curatore di una<br />
raccolta di scritti apocrifi] La Vita<br />
di Gesù, 1974);<br />
8 “Le forme Nazoraios, Nazarenos,<br />
Nazaraeus, Nazarene, provano<br />
tutte che gli scribi ecclesiastici<br />
conoscevano l’origine della parola<br />
ed erano ben consapevoli che non<br />
era derivata da Nazareth... Il nome<br />
storico e la posizione geografica<br />
della città natale di Cristo è Gamala...<br />
questa è la patria del Nazoreo...<br />
la montagna di Gamala è<br />
28 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 29
Foto sopra:<br />
Pieter van Aertsen, “La parabola<br />
del buon samaritano”<br />
Foto a destra:<br />
“Cristo in maestà” Miniatura da<br />
un messale del XII secolo, fatto<br />
per l’Abbazia benedettina di Melk,<br />
nella Bassa Austria.<br />
la montagna dell’evangelista Luca,<br />
la «montagna» di tutti i Vangeli,<br />
che ne parlano incessantemente,<br />
senza nemmeno nominarla...”<br />
(E.B.Szekely [teologo ungherese<br />
che ha frequentato gli studi presso<br />
il Vaticano], The Essene Origins<br />
of Christianity, USA, 1980);<br />
9 “Gesù non era di Nazareth. Un’infinità<br />
di prove stanno ad indicare<br />
che Nazareth non esisteva ai tempi<br />
biblici. E’ improbabile che la città sia<br />
sorta prima del III secolo. ‘Gesù di<br />
Nazareth’, come molti studiosi della<br />
Bibbia sarebbero oggi pronti a confermare,<br />
è una cattiva traduzione<br />
dell’originale greco Gesù il Nazareno...”<br />
(Baigent, Leigh, Lincoln [autori<br />
di alcuni libri sul cristianesimo<br />
antico e sui manoscritti del Mar<br />
Morto, fra cui il best seller internazionale<br />
“The Dead Sea Scrolls<br />
Deception”], L’Eredità Messianica,<br />
Tropea, Milano, 1996);<br />
10 “É stato Matteo per primo a<br />
generare l’equivoco secondo cui<br />
l’espressione ‘Gesù il Nazoreo’ dovesse<br />
avere qualche relazione con<br />
Nazareth, citando la profezia «sarà<br />
chiamato Nazareno (Nazoraios)»<br />
che, a conclusione del suo racconto<br />
sulla natività, egli associa col passo<br />
«ritirandosi in Galilea e andando a<br />
vivere in una città chiamata Nazareth».<br />
Questa non può essere la derivazione<br />
del termine, poiché anche<br />
in greco le ortografie di Nazareth e<br />
nazoreo differiscono sostanzialmente”<br />
(R.H.Eisenman [professore di<br />
religioni medio orientali e di archeologia,<br />
nonché direttore dell’Istituto<br />
per lo studio delle origini<br />
giudeo-cristiane alla University of<br />
California - Los Angeles] James<br />
the Brother of Jesus, Penguin Books,<br />
1997);<br />
11 “Io penso veramente che i cristiani<br />
non possano affermare che<br />
l’espressione «Gesù Nazareno»<br />
significhi «Gesù cittadino di Nazareth»,<br />
nello stesso modo in cui<br />
l’espressione «Leonardo da Vinci»<br />
significa «Leonardo cittadino di Vinci».<br />
La forma ebraica per Nazareth<br />
è NZRT, che è tarda ed è stata<br />
indicata come Nazrat o Nazeret,<br />
invece la forma greca «Ιησους<br />
ο Ναζωραιος» mi pare, deriva<br />
dall’aramaico Nazorai... la<br />
radice NZR (senza T) capita<br />
nella traduzione aramaica di<br />
Isaia 26:2, nella quale la parola<br />
«emunim» (fede) deriva<br />
dalla radice «emeth» (verità),<br />
in questo modo risulta chiaro<br />
perché nel Vangelo di Filippo<br />
si poté dire che «Nazareno»<br />
significa «della verità»...” (Daniel<br />
E. Gershenson [archeologo,<br />
docente e ricercatore<br />
presso il Dipartimento di<br />
Studi Classici della Università<br />
di Tel-Aviv] e-mail del<br />
12/05/1998 indirizzata a David<br />
Donnini).<br />
Come abbiamo potuto vedere,<br />
alcuni dei più autorevoli<br />
accademici di tutto il<br />
mondo sono pienamente<br />
d’accordo su un fatto: l’espressione<br />
«Gesù Nazareno»,<br />
che traduce il greco<br />
Ιησους ο Ναζωραιος,<br />
non ha alcuna relazione con<br />
una città di nome Nazareth, ma<br />
indica un titolo religioso o settario.<br />
Persino un Vangelo apocrifo<br />
del II secolo, che abbiamo visto<br />
nella seconda citazione, attribuisce<br />
a quel termine tutt’altro<br />
significato. E’ senz’altro una constatazione<br />
clamorosa, capace da<br />
sola di scardinare tutta l’interpretazione<br />
comune del Nuovo<br />
Testamento.<br />
Dove si trova Nazareth? La città<br />
che milioni di pellegrini visitano<br />
oggi è situata nell’alta Palestina,<br />
in Galilea, a circa una trentina di<br />
chilometri dal lago Kinnereth, più<br />
noto nella tradizione evangelica<br />
come lago di Tiberiade, o lago<br />
Genezaret.<br />
Come possiamo approfondire<br />
meglio la questione? E perché lo<br />
scrittore russo Bulgakov si è fatto<br />
venire in mente che Gesù potesse<br />
essere di Gamala, nel Golan? E<br />
perché la stessa tesi è sostenuta<br />
anche dal teologo E.B.Szekely? Per<br />
giungere ad una risposta dobbiamo<br />
raccontare la storia della scoperta<br />
di Gamala.<br />
In occasione della guerra dei sei<br />
giorni (1967), lo stato di Israele si<br />
mosse improvvisamente contro<br />
alcuni stati arabi confinanti e, oltre<br />
ad occupare il Sinai, la striscia di<br />
Gaza e la Cisgiordania, invase<br />
ed occupò buona parte<br />
della regione chiamata Golan,<br />
fino a quel momento<br />
appartenente alla Siria. Nel<br />
corso delle operazioni militari<br />
sulle alture del Golan,<br />
qualcuno notò la presenza<br />
delle rovine di una vecchio<br />
insediamento umano su un<br />
colle circondato da scarpate<br />
ripidissime, situato a breve<br />
distanza dalla riva nordorientale<br />
del lago Kinneret<br />
(“Lago Genezaret” o “Mare<br />
di Tiberiade” nel linguaggio<br />
evangelico).<br />
Immediatamente al termine<br />
dello stato di guerra, le<br />
autorità di Israele inviarono<br />
alcuni archeologi ad indagare<br />
nella zona segnalata, per<br />
chiarire la natura dei resti.<br />
Il governo Israeliano, per<br />
quanto assillato dai problemi<br />
politici e non certo in rosee<br />
condizioni economiche, aveva<br />
una forte necessità, di fronte agli<br />
occhi del suo popolo e del mondo<br />
intero, di giustificare l’occupazione<br />
del Golan come un atto legittimo<br />
di riappropriazione di un territorio<br />
che apparteneva agli ebrei per<br />
un diritto naturale e storico. Fu<br />
30 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 31
Nella foto:<br />
Rovine di Gamala: una vasca per il<br />
bagno rituale<br />
proprio per questo motivo che,<br />
sin dal 1968, la zona fu esaminata<br />
da un certo Itzhaki Gal, il quale fu<br />
il primo a supporre che la località<br />
segnalata potesse essere quel villaggio<br />
chiamato Gamla, o Gamala,<br />
di cui si erano completamente<br />
perse le tracce e che Giuseppe<br />
Flavio aveva descritto con abbondanza<br />
di particolari, narrando la<br />
storia di una tragica sconfitta subita<br />
dagli ebrei per mano di Vespasiano<br />
durante la guerra che insanguinò<br />
la Palestina negli anni dal 66<br />
al 70 d.C.<br />
Nel 1976, sotto la guida dell’archeologo<br />
Shmarya Gutman, iniziarono<br />
gli scavi sistematici che condussero<br />
a sensazionali scoperte,<br />
la prima delle quali fu, senz’altro, il<br />
riconoscimento del fatto che quei<br />
resti nascondevano proprio la città<br />
di Gamla. Ecco il modo in cui<br />
Giuseppe Flavio, circa 19 secoli<br />
fa, descrisse l’aspetto del villaggio<br />
nella sua opera Guerra Giudaica:<br />
“Da un’alta montagna si protende<br />
infatti uno sperone dirupato il<br />
quale nel mezzo s’innalza in una<br />
gobba che dalla sommità declina<br />
con uguale pendio sia davanti sia<br />
di dietro, tanto da rassomigliare al<br />
profilo di un cammello; da questo<br />
trae il nome, anche se i paesani<br />
non rispettano l’esatta pronuncia<br />
del nome. Sui fianchi e di fronte termina<br />
in burroni impraticabili mentre<br />
è un po’ accessibile di dietro, dove è<br />
come appesa alla montagna...”<br />
Non è possibile non spendere due<br />
parole per descrivere la bellezza<br />
delle alture del Golan, e del sito di<br />
Gamla in particolare, dove i deserti<br />
delle regioni circostanti, dalla zona<br />
del Mar Morto alla Giordania e<br />
alla Siria, lasciano il posto a colline<br />
splendenti di fiori rosa, macchie di<br />
bosco, torrenti e cascate rumorose,<br />
sotto i voli a spirale di grandi<br />
avvoltoi che si tuffano in picchiata<br />
nelle valli, per poi risalire ad ali<br />
spiegate sulla spinta delle correnti<br />
ascensionali.<br />
Come si può arrivare mai a sospettare<br />
che Gamla, e non Nazareth,<br />
sia la città dove<br />
Cristo visse, e persino<br />
nacque?<br />
Nazareth, che molti pellegrini<br />
cristiani conoscono<br />
bene, è situata nell’avvallamento<br />
fra alcuni<br />
dolci colli di Galilea. Il<br />
paese, che oggi si è esteso<br />
a macchia d’olio fino<br />
a raggiungere la sommità<br />
delle alture, era anticamente<br />
situato in basso,<br />
sulla fiancata di una collina,<br />
ed era circondato da<br />
tutti i lati dalle morbide<br />
ondulazioni dei rilievi.<br />
Tutta la Galilea è costituita<br />
da pianure o da<br />
colline stondate, senza<br />
picchi svettanti né ripide<br />
scarpate. La tradizione<br />
cristiana ha localizzato il<br />
villaggio di Giuseppe e<br />
Maria, e quindi di Gesù Cristo,<br />
nella parte bassa di uno di questi<br />
colli, esattamente nella posizione<br />
in cui oggi sorge la cosiddetta Basilica<br />
della Annunciazione.<br />
Ma una quantità incredibile di<br />
obiezioni sembra opporsi a questa<br />
localizzazione, turbando quella<br />
convinzione abituale la cui serenità,<br />
più che sulla attendibilità<br />
delle prove storiche, appoggia le<br />
sue basi sulla forza della consuetudine<br />
ed anche sul fatto che gli<br />
argomenti che presento in questo<br />
studio sono sempre stati sistematicamente<br />
disertati.<br />
In effetti, visitando Nazareth, colpisce<br />
il fatto che non esista assolutamente<br />
qualcosa che possa<br />
essere considerata una testimonianza<br />
originale del paese in cui<br />
sarebbe cresciuto Gesù. E questo<br />
in una terra come Israele, tanto<br />
esuberantemente ricca di ruderi<br />
che basta tirare una pedata ad un<br />
sasso per fare una scoperta archeologica.<br />
L’archeologia nazaretana è<br />
pressoché tutta posteriore all’epoca<br />
di Cristo e, a differenza di tanti<br />
altri siti galilei (Cafarnao, Corazin,<br />
Sefforis, Iotapata), in cui c’è almeno<br />
una costruzione, un muro, uno<br />
scavo, una sinagoga, che abbia riportato<br />
alla luce testimonianze dei<br />
tempi di Cristo, qui la presenza di<br />
Gesù e della sua famiglia è raccontata<br />
solo dai nomi degli alberghi,<br />
dei ristoranti, delle chiese, e dalle<br />
parole della narrazione evangelica.<br />
Non c’è traccia della sinagoga di<br />
cui parla il Vangelo di Luca, nemmeno<br />
una casa, un brandello di<br />
muretto, tracce di strade, monete,<br />
cocci di vasellame... insomma,<br />
di tutte quelle cose normali che<br />
si trovano nei pressi di antichi insediamenti<br />
e che potrebbero testimoniare<br />
del villaggio di duemila<br />
anni fa. I pellegrini che vengono<br />
frequentano Chiese moderne,<br />
tutt’al più qualche resto bizantino<br />
che può risalire all’inizio del quinto<br />
secolo, forse alla fine del quarto.<br />
“...ci sono pochissimi resti giudei che<br />
risalgono al periodo del secondo<br />
tempio a Nazareth, soltanto qualche<br />
cripta [cavità tombale] scavata<br />
nella roccia, sebbene<br />
noi non possiamo sapere<br />
quale fosse il nome del sito<br />
a quel tempo...” (Danny<br />
Syon, Israel Antiquities<br />
Authority; da un<br />
e-mail indirizzato a David<br />
Donnini, 19 gennaio<br />
1998).<br />
Ma dov’è finito il paesetto<br />
di Giuseppe e Maria, con<br />
le vie, la sinagoga e le case?<br />
Possibile che il tempo<br />
abbia potuto cancellare<br />
ogni benché minimo segno<br />
di una così autorevole<br />
presenza? Eppure esistono<br />
i resti di altri villaggi<br />
in cui Gesù è passato e<br />
ha compiuto alcune delle<br />
sue opere: a Cafarnao si<br />
vedono benissimo case,<br />
strade e sinagoga, e poi<br />
ci sono anche Korazim e<br />
Bet Zayda, a nord, sul lago di Tiberiade;<br />
Samaria, nel centro del paese;<br />
Betania, Betlemme e Gerico, in<br />
Giudea, solo per fare alcuni esempi.<br />
Come sarebbe stato possibile<br />
far sparire ogni traccia del paese<br />
di Nazareth? Quello che è più sorprendente<br />
non è solo la completa<br />
assenza archeologica di una “Nazareth<br />
di Gesù” ma, ancor di più, la<br />
sua completa e totale assenza nelle<br />
testimonianze scritte degli storici.<br />
Con questo intendo riferirmi al fatto<br />
che nessuno storico del tempo<br />
ha mai nominato il villaggio e, al di<br />
fuori del racconto evangelico, esso<br />
compare solo negli scritti cristiani<br />
risalenti ad alcuni secoli dopo.<br />
Le due grandi fonti storiche che<br />
testimoniano della Palestina dei<br />
tempi di Gesù sono gli scritti di<br />
Giuseppe Flavio e di Filone Alessandrino.<br />
Specialmente il primo,<br />
che fu comandante delle truppe<br />
ebraiche proprio in Galilea, nelle<br />
sue grandi opere “La Guerra Giudaica”<br />
e “Antichità Giudaiche”, ha<br />
minuziosamente descritto tutto il<br />
paese, nominando ogni più piccolo<br />
centro abitato. Ma di Nazareth non<br />
ha fatto cenno alcuno, sebbene a<br />
pochi passi dal villaggio sorgessero<br />
altri centri, come Sefforis e Iotapata,<br />
di cui lo storico ha parlato e di<br />
cui oggi si possono ammirare i resti.<br />
Insomma, la Nazareth dei tempi di<br />
Gesù è assolutamente latitante sia<br />
nel senso delle testimonianze archeologiche<br />
che di quelle letterarie.<br />
In pratica non c’è. I fatti sono due:<br />
o Nazareth era solo un minuscolo<br />
borgo di due o tre case che meritava<br />
il totale oblio da parte di Giuseppe<br />
Flavio (ma così non appare<br />
nella descrizione evangelica, perché<br />
i Vangeli ci dicono che a Nazareth<br />
c’erano abitanti e abitazioni, botteghe<br />
artigiane, come quella del carpentiere<br />
Giuseppe, c’era almeno<br />
una sinagoga; non poteva trattarsi<br />
32 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 33
di una semplice fattoria sperduta<br />
nella aperta campagna), oppure<br />
Nazareth, al tempo di Gesù, non<br />
esisteva affatto e sarebbe stata creata<br />
successivamente, con lo sviluppo<br />
della dottrina cristiana.<br />
In verità gli stessi Vangeli, quando<br />
parlano della città di Gesù, preferiscono<br />
usare espressioni differite<br />
come “la sua patria” e ne citano il<br />
nome in pochissime occasioni:<br />
1 - nel Vangelo di Marco (il più<br />
antico fra i quattro vangeli canonici,<br />
che è stato sicuramente<br />
usato come fonte per gli autori<br />
degli altri testi) il nome della città<br />
compare una volta sola, all’apertura,<br />
con le parole: “In quei giorni<br />
Gesù venne da Nàzaret di Galilea e<br />
fu battezzato nel Giordano da Giovanni...”<br />
(Mc I, 9), dopo di ché il<br />
nome della città è completamente<br />
dimenticato; niente ci vieta di<br />
pensare che, come in molti altri<br />
casi, si sia trattata di una semplice<br />
interpolazione degli scribi, eseguita<br />
posteriormente;<br />
2 - anche il Vangelo di Giovanni<br />
nomina la città in un’unica occasione,<br />
sempre all’inizio; un’altra<br />
interpolazione?<br />
Non si lascino ingannare i lettori<br />
da una semplice apparenza: a<br />
volte il nome Nazareth compare<br />
nei Vangeli, ma solo nei titoli<br />
dei paragrafi in cui sono suddivisi<br />
i racconti evangelici. In realtà,<br />
i testi originali non hanno alcuna<br />
suddivisione in paragrafi, e non<br />
esistono i titoli che oggi possiamo<br />
leggere come se facessero parte<br />
integrante del libro. Il fatto è che<br />
i Vangeli non hanno mai usato<br />
l’espressione Gesù di Nazareth,<br />
essi parlano sempre e solamente<br />
di Gesù il Nazareno, e usano<br />
per questo l’espressione greca<br />
Iησους ο Ναζωραιος (Iesous<br />
o Nazoraios). Ora, noi abbiamo<br />
visto che l’aggettivo Nazoreo, come<br />
è sostenuto a gran voce da<br />
una schiera di accademici di tutto<br />
il mondo, non può significare Nazaretano,<br />
ovverosia abitante di<br />
Nazareth. Non possiamo fare a<br />
meno di notare che esiste anche<br />
un antico testo evangelico, che la<br />
chiesa definisce apocrifo, che fu<br />
composto in lingua semitica da<br />
una setta giudeo-cristiana, contemporanea<br />
di Gesù, il cui nome<br />
è, appunto, Vangelo dei Nazareni<br />
(o Nazorei). Non significa certo<br />
Vangelo dei cittadini di Nazareth!<br />
Possiamo avere il piacere di consultare<br />
questo testo? Purtroppo<br />
no. Lo conosciamo solamente attraverso<br />
le citazioni effettuate da<br />
alcuni Padri della Chiesa, che lo criticano<br />
aspramente. Dalle parole di<br />
Epifanio e di Teodoreto sappiamo<br />
solamente che i Nazareni possedevano<br />
il “Vangelo secondo Matteo,<br />
assolutamente integrale, in ebraico...<br />
come fu originariamente scritto”, che<br />
essi rifiutano gli insegnamenti di San<br />
Paolo, che “sono Giudei che onorano<br />
il Cristo come uomo giusto...”.<br />
Credere che i Nazareni fossero gli<br />
abitanti di Nazareth sarebbe esattamente<br />
come credere che i Domenicani<br />
siano gli abitanti di una<br />
città chiamata Domenica! Infatti i<br />
Nazareni erano i componenti di<br />
una setta religiosa il cui nome originale<br />
è Nozrim in ebraico e Nazorai<br />
in aramaico, forse, ma non sicuramente,<br />
con un possibile riferimento<br />
all’espressione ebraica NZR,<br />
indicante uno stato di purezza e di<br />
santità, che ritroviamo nell’Antico<br />
Testamento a proposito del voto<br />
di nazireato (i nazirei sono coloro<br />
che lasciano i capelli intonsi e<br />
accettano alcuni voti di purezza).<br />
Forse, se avessimo potuto consultare<br />
il Vangelo dei Nazareni, non<br />
avremmo trovato alcun cenno ad<br />
una città chiamata Nazareth.<br />
Nella foto:<br />
Mosaico bizantino del<br />
Cristo Pantocratore realizzato<br />
dall’iconografo-mosaicista<br />
arbëreshë, Josif Dobroniku,<br />
Chiesa di San Nicola Vescovo a<br />
Ginestra (PZ).<br />
34 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 35
Masseria Jesce<br />
in Puglia una masseria<br />
sospesa nel tempo<br />
volta, di notte, una processione<br />
di monaci si snoderebbe per la<br />
masseria uscendo dalla cripta posta<br />
sotto la costruzione.<br />
Incuriositi, già 3 anni fa ci eravamo<br />
recati sul posto col nostro grupdi<br />
Donato Raspatelli<br />
E<br />
siste un luogo nella nostra<br />
splendida Puglia<br />
sospeso nel tempo, un<br />
posto dove è possibile<br />
respirare un’atmosfera particolare,<br />
ricca di pace ma carica di<br />
energia. Quando la produzione di<br />
Masserie Misteriose (programma<br />
tv) ci chiese quali posti sarebbero<br />
stati idonei per svolgere un’indagine<br />
paranormale, il nostro pensiero<br />
andò subito a Jesce.<br />
Una masseria fortificata del ‘500<br />
ma con un passato molto più antico,<br />
nelle campagne di Altamura.<br />
Insediamento neolitico, grazie alla<br />
numerosa presenza di grotte e<br />
ipogei, divenne scalo commerciale<br />
durante il periodo romano,<br />
trovandosi a ridosso della via Appia,<br />
e residenza prima di un ordine<br />
monastico benedettino e poi<br />
della nobile famiglia De’ Mari.<br />
Secondo una antica leggenda, tal-<br />
36 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 37
po di ricerca sui fenomeni paranormali,<br />
per svolgere un’indagine.<br />
Le rilevazioni furono degne di<br />
nota: nella cripta, all’ora della<br />
funzione sacra, il k2 segnalava ai<br />
lati dell’altare forti campi elettromagnetici,<br />
e la segnalazione<br />
proseguiva nei posti che i monaci<br />
usavano per sedersi durante le<br />
celebrazioni; durante le altre ore<br />
del giorno, invece, questi picchi<br />
elettromagnetici non si manife-<br />
stavano. Inoltre nelle registrazioni<br />
audio compariva chiaramente<br />
una voce di donna.<br />
Questa volta ci siamo andati accompagnati<br />
da una troupe televisiva;<br />
l’idea era che all’interno<br />
della cripta avremmo avuto a che<br />
fare con entità residuali, sospese<br />
nel tempo, e intente a ripetere<br />
le stesse azioni svolte in vita, una<br />
sorta di “residuo energetico”, da<br />
dove appunto il nome.<br />
Decidiamo quindi di<br />
fare i nostri rilievi nella<br />
cripta ad un’ora precisa,<br />
al vespro, l’ora<br />
dell’ultima funzione.<br />
Entriamo nell’ambiente,<br />
meravigliosamente<br />
affrescato e cominciamo<br />
le misurazioni; come<br />
previsto, nei sedili<br />
utilizzati dai monaci<br />
durante le funzioni<br />
religiose il k2 inizia a<br />
segnalare campi elettromagnetici<br />
anomali.<br />
La sensazione di non<br />
essere soli in quel posto<br />
dimenticato dagli<br />
uomini è forte, ma la<br />
soddisfazione circa la nostra intuizione<br />
è più forte ancora; ci confermiamo<br />
nell’dea che si tratti di<br />
residuali, entità sospese o intrappolate<br />
in un loop energetico, manifestatesi<br />
per ripetere quello che<br />
solitamente svolgevano in vita, e<br />
cioè celebrare messa.<br />
La sensazione di pace è profonda,<br />
la cripta non solo sembra sospesa<br />
nel tempo, ma anche nello spazio,<br />
come un luogo dove confluiscono<br />
energie positive, dove ritrovarsi e<br />
ritrovare le proprie origini con la<br />
terra.<br />
La nostra esperienza è stata forte,<br />
carica di sensazioni che ci hanno<br />
lasciato, forte, l’impressione<br />
che ombre incappucciate abitino<br />
quel luogo.<br />
Immersa nei campi di grano, la<br />
masseria Jesce ad Altamura, così<br />
fortemente radicata alla terra, circondata<br />
da ipogei che fanno parte<br />
stessa delle sue fondamenta<br />
e che creano un vero e proprio<br />
mondo sotterraneo, composto<br />
da una fitta rete di grotte e cunicoli,<br />
è un luogo da visitare e da<br />
percepire. E’ forse un luogo legato<br />
più ai nostri antenati che a noi,<br />
ma è comunque vicino alle nostre<br />
origini, a ciò che siamo e che abbiamo<br />
dimenticato di essere.<br />
38 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 39
i grandi<br />
della fotografia<br />
Guy Bourdin<br />
di Angelo Ferri<br />
G<br />
uy Bourdin è stato<br />
uno dei fotografi di<br />
moda e pubblicità<br />
più noti della seconda<br />
metà del 20° secolo, noto per le<br />
sue immagini fuori dal comune e<br />
per il suo stile provocatorio.<br />
La sua concezione della fotografia<br />
fu assolutamente personale e innovativa,<br />
tanto da essere richiesto<br />
dalle più famose testate giornalistiche.<br />
Realizzò servizi fotografici per<br />
noti stilisti, lavorando per Vogue e<br />
Harper Bazar, e campagne pubblicitarie<br />
per Chanel, Lessey Miyake,<br />
Emanuele Ungaro, Gianni Versace,<br />
Loewe, Pentax e Bloomingdale’s.<br />
Guy Bourdin nasce il 2 Dicembre<br />
del 1928 a Parigi come Guy Louis<br />
Banarès; abbandonato dalla madre<br />
all’età di un anno, viene adottato<br />
da Maurice Désiré Bourdin.<br />
All’età di diciotto anni gli viene la<br />
passione per la bicicletta e proprio<br />
in occasion di un viaggio in bicicletta<br />
in Provenza conosce il mercate<br />
40 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 41
d’arte Lucien Henry, che fa nascere<br />
in lui la passione per il disegno e<br />
la pittura che porta avanti fino al<br />
giorno del suo arruolamento nella<br />
French Air Force, dove viene inserito<br />
come fotografo. Questo lo<br />
costringe ad imparare i primi rudimenti<br />
della fotografia.<br />
Dopo il servizio militare torna a<br />
Parigi dove svolge diversi lavori<br />
umili, tra cui il venditore di lenti per<br />
fotocamere; nello stesso tempo<br />
continua a dipingere e ad approfondire<br />
il settore della fotografia.<br />
Nel 1950 torna a Parigi, dove conosce<br />
Man Ray e ne diventa amico<br />
e protetto. In quell’anno organizza<br />
una mostra di disegni e dipinti<br />
presso la Galerie, in Rue de Bourgogne,<br />
mentre la sua prima mostra<br />
fotografica è del 1953; Bourdin<br />
espone sotto lo pseudonimo di<br />
Edwin Hallan.<br />
Nel 1955 esce sul numero di Febbraio<br />
di Vogue Paris il suo primo<br />
servizio di moda. Un editore di Vogue<br />
gli presenta lo stilista di calzature<br />
Charles Jourdan, col quale nasce<br />
una profonda amicizia e per il quale,<br />
tra il 1967 e il 1981, cura tutte<br />
le campagne pubblicitarie. Nasce<br />
così il suo stile inconfondibile, basato<br />
su composizioni antropomorfe,,<br />
immagini ambigue e surreali, dove<br />
la modella è protagonista e diventa<br />
preminente anche rispetto al prodotto.<br />
Bourdin è il primo fotografo<br />
a trasformare la fotografia in narrazione<br />
complessa; le sue fotogra-<br />
fie sono profondamente sensuali,<br />
spesso provocatorie e shoccanti,<br />
talvolta oniriche.<br />
Le sue opere hanno avuto un notevole<br />
impatto sulla cultura di massa;<br />
molto apprezzate dalle nuove<br />
generazioni di fotografi di moda,<br />
fino ai giorni nostri, hanno portato<br />
a definire Bourdin come uno dei<br />
più grandi fotografi di alta moda di<br />
tutti i tempi.<br />
Guy Bourdin muore a Parigi il 29<br />
Marzo 1991; durante la sua vita<br />
ha sempre ricusato premi e riconoscimenti,<br />
rifiutandosi perfino di<br />
esporre o pubblicare le sue fotografie.<br />
Foto di Nicola Quaranta<br />
1 a Classificata Marzo <strong>2015</strong><br />
Ogni mese la Redazione selezionerà una serie di immagini che saranno pubblicate su<br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong>, sul sito web e sulla pagina Facebook della rivista.<br />
Le foto dovranno essere in formato jpeg e senza watermark o scritte;<br />
vanno inviate alla casella e-mail: orizzontemagazineit@gmail.com<br />
corredate di nome e cognome dell’autore e di una breve didascalia.<br />
42 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 43
gli antichi mestieri:<br />
l’arte del calzolaio<br />
di Filippo Latella<br />
A<br />
partire da questo numero<br />
vi racconterò,<br />
attraverso reportage<br />
fotografici, i miei viaggi<br />
verso le botteghe di artigiani in via<br />
di estinzione e che appartengono<br />
alla categoria degli antichi mestieri.<br />
Una serie di appuntamenti per<br />
farvi riscoprire tutti quei lavori<br />
che da secoli si tramandano di padre<br />
in figlio e che adesso è sempre<br />
più difficile ritrovare.<br />
La tecnologia e la grande distribuzione<br />
hanno fatto sì che queste<br />
arti divenissero una tradizione riservata<br />
a pochi artigiani.<br />
Alcuni di questi mestieri sono ormai<br />
appannaggio del franchising.<br />
É il caso del calzolaio o di servizi<br />
come la duplicazione di chiavi, ormai<br />
in mano ad aziende nazionali.<br />
E proprio sul mestiere del calzolaio<br />
è concentrata la mia prima<br />
puntata.<br />
Tutto grazie al signor Pasquale<br />
Dorini che mi ha dato la possibilità<br />
di immortalare le diverse fasi<br />
44 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 45
del suo lavoro. E così ho realizzato<br />
una serie di scatti, rigorosamente<br />
in bianco e nero come i ricordi,<br />
dal sapore antico, di questa<br />
umile e preziosissima arte.<br />
Da oltre 30 anni, il signor Dorini<br />
porta avanti questo mestiere, appreso<br />
dal padre che aveva la bottega<br />
in un vecchio locale, dove con<br />
il suo “maestro” ha intrapreso la<br />
sua carriera tramandandola a suo<br />
figlio. Da poco ha lasciato il vecchio<br />
locale, trasferendo nella sua<br />
“nuova” bottega tutte le attrezzature<br />
antiche, ancora oggi in uso,<br />
alcune delle quali modificate dal<br />
padre per migliorarne l’efficacia.<br />
Nel negozio di Pasquale il tempo<br />
pare essersi fermato: l’arte è<br />
ancora quella del padre, come<br />
molte delle attrezzature, e sulle<br />
scarpe dei clienti a lavorare sono<br />
ancora il vecchio e fidato martello<br />
e quella mola, colorata d ruggine<br />
e dal sapore di poesia.<br />
Et voilà, il lavoro è<br />
fatto. Ancora una<br />
volta le sapienti<br />
mani di Pasquale<br />
Dorini restituiscono<br />
a vecchie e<br />
consunte calzature<br />
l’antico splendore.”<br />
46 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 47
Domenico Lucchese<br />
1°<br />
antonello diana<br />
2°<br />
monica volpi<br />
3°<br />
michele bagnolo<br />
5°<br />
6°<br />
davide bellaggi<br />
4°<br />
elisabetta mattioli<br />
8°<br />
Gabriele Astuto<br />
7°<br />
Lorenzo Merico<br />
9°<br />
filippo latella<br />
10°<br />
48 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 49
50 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
OUROBOROS<br />
Rassegna trimestrale di Studi Tradizionali<br />
E’ possibile abbonarsi gratuitamente all’indirizzo:<br />
www.orizzontemagazine.it/ouroboros1<br />
patate, riso e cozze<br />
la tiella alla barese<br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 51
patate, riso e cozze<br />
la tiella alla barese<br />
di Ornella Mirelli<br />
L<br />
a Tiella alla barese è un<br />
piatto povero della cucina<br />
popolare, a mezza<br />
strada fra terra e mare.<br />
Quando si parla di Tiella alla barese<br />
non c’è stagionalità dei frutti<br />
di mare che tenga; la storia dei<br />
mesi con la erre, come gli unici<br />
in cui dovrebbero consumarsi i<br />
frutti di mare, i baresi la lasciano<br />
ai francesi. A Bari le cozze non<br />
hanno stagione ma solo modi di<br />
prepararle, e a questo riguardo i<br />
pugliesi sono campioni. La stagionalità<br />
riguarda piuttosto zucchine<br />
e pomodori, cioè il valore aggiunto<br />
che deriva a questa ricetta dal<br />
fatto di trovarli coltivati in campo<br />
aperto piuttosto che in serra.<br />
Patate, riso e cozze<br />
La tiella alla barese<br />
Ingredienti<br />
(per una teglia di 24<br />
cm di diametro e<br />
per 4-6 persone)<br />
380-400 g di patate a pasta gialla<br />
300-320 g di riso (varietà Roma o<br />
Arborio)<br />
300 g di cozze nere con il mezzo<br />
guscio e già aperte a crudo (più o<br />
meno è la quantità che se ne ricava<br />
da circa 700-800 grammi di prodotto<br />
da pulire)<br />
olio extravergine q.b.<br />
mezza cipolla circa (bianca o dorata)<br />
1-2 spicchi di aglio<br />
foglioline di 2-3 gambi di prezzemolo<br />
pecorino grattugiato q.b.<br />
sale e pepe q.b.<br />
5-6 pomodorini (a grappolo oppure,<br />
d’inverno, usare quelli detti “al filo”)<br />
½ zucchina piccola (solo se di stagione)<br />
Va innanzi tutto specificato che<br />
i tempi di cottura previsti nella<br />
ricetta si riferiscono alla teglia di<br />
alluminio.<br />
Pulire le cozze, privandole del bisso<br />
e strofinandone bene i gusci<br />
con una paglietta d’acciaio. Aprirle<br />
a crudo, raccogliendo il loro liquido<br />
e lasciando il frutto con la<br />
valva a cui è attaccato, scarnedolo<br />
un poco senza staccarlo.<br />
Mettere il riso a bagno in acqua<br />
tiepida con tre pizzichi di sale fino<br />
e condirlo con un giro d’olio appena<br />
avrà assorbito l’acqua.<br />
Sbucciare e affettare sottilmen-<br />
Continua la collaborazione<br />
di <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> con<br />
Ammodomio, uno fra i più seguiti<br />
blog di cucina del web.<br />
Ammodomio è all’indirizzo<br />
www.ammodomio.blogspot.it<br />
52 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 53
te le patate, la cipolla e la mezza<br />
zucchina; tritare l’aglio e il prezzemolo,<br />
quindi comporre la Tiella.<br />
Ungere bene il fondo del tegame<br />
cospargendolo con poche fettine<br />
di cipolla, spremendo e spezzettandovi<br />
con le mani uno o due<br />
pomodorini.<br />
Coprire completamente il fondo<br />
della teglia con le fette di patate,<br />
a seguire qualche rondella sottile<br />
di zucchina; salare, pepare e spolverare<br />
con aglio, prezzemolo, pecorino,<br />
e un generoso giro di olio,<br />
quindi disporvi ordinatamente in<br />
un unico strato le cozze (con il<br />
mezzo guscio verso il basso e il<br />
frutto in alto).<br />
A questo punto, dopo aver ancora<br />
spolverato di pepe, aglio e prezzemolo,<br />
con le mani, come se si<br />
stesse seminando, spargere il riso<br />
dentro le cozze. Sullo strato di riso,<br />
condire con un po’ di cipolla,<br />
pomodorini spezzettati, pepe, pecorino,<br />
prezzemolo, sale e olio.<br />
Infine completare con un ultimo<br />
strato di patate (possibilmente un<br />
po’ più sottili di quelle che vanno<br />
sul fondo) sale, pepe, pochissimo<br />
pomodoro; prezzemolo,<br />
e aglio.<br />
Dal bordo del tegame<br />
versare il liquido delle<br />
cozze che avevamo<br />
tenuto da parte dopo<br />
averlo filtrato dalle impurità<br />
con un colino a<br />
maglie strette, aggiungendo<br />
altra acqua se<br />
occorre (di solito serve),<br />
sino a lambire lo strato<br />
superiore di patate.<br />
Fare un ultimo generoso<br />
giro d’olio e un’abbondante<br />
spolverata di<br />
pecorino prima di procedere<br />
alla cottura.<br />
Porre il tegame coperto<br />
(carta forno+alluminio)<br />
sul fornello a fiamma<br />
medio-bassa finché il liquido<br />
prende il bollore.<br />
A questo punto infornare<br />
in forno già caldo<br />
a 250°. Dopo circa una<br />
ventina di minuti togliere<br />
la copertura, abbassare<br />
a 200° e continuare la cottura<br />
a tegame scoperto. Lasciar<br />
gratinare eventualmente con altri<br />
5 minuti di funzione grill.<br />
Coprire il tegame con un canovaccio<br />
e lasciar intiepidire, prima<br />
di servire.<br />
Nata nel 2013 da un gruppo di cinque amici amanti di questo piatto importante della tradizione culinaria<br />
barese, oggi conta più di 300 associati. il Presidente Massimo Dell’Erba è affiancato dai suoi più stretti<br />
amici con i quali condivide questa esperienza tra i quali si annoverano i nomi di Nicola Pintucci, Gianvito<br />
Spizzico, Mimmo Magistro, Mimmo Trizio, Ettore Bucciero, Vincenzo Izzo, Bartolo Centrone, Nicola Di<br />
Candia, Angelo Michele Nardelli, Carlo Sinisi, Mimmo Mallardi, Vito Insalata, Rino Desiante, Oscar Clemente,<br />
Vito Maffei, Eligio Mayer, Leonardo Cisaria, Nino Frezza, Roberto Cantarone, ai quali ultimamente<br />
si sono aggiunti anche Nicola Lerario, Alberto Melica e altri.<br />
L’Accademia dell’Assassina non ha una sede propria; è itinerante attraverso i ristoranti di bari e provincia<br />
ed ha come scopo unico la degustazione degli spaghetti all’assassina che nella tradizione della cucina barese<br />
era solita prepararsi il lunedì usando il ragù avanzato la domenica precedente, sempre accompagnato da vino<br />
prodotto da cantine pugliesi quali Polvanera, Agricole Vallone, Cantine Due Palme, Taurino e altre.<br />
Le vicende dell’Accademia dell’Assassina possono essere seguite entrando a far parte dell’omonimo<br />
gruppo facebook e....buoni spaghetti a tutti!!!!!<br />
54 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 55
SULLE STRADE DELLE<br />
DE.CO. MANTOVANE<br />
VILLA POMA<br />
E LE SUE tre DENOMINAZIONI d’origine<br />
di Fabrizio Capra<br />
N<br />
uovo appuntamento<br />
con le De.Co. mantovane:<br />
in questo numero<br />
facciamo tappa<br />
a Villa Poma per scoprire le sue<br />
denominazioni d’origine.<br />
TORTELLI di ZUCCA MAN-<br />
TOVANI al BURRO e SALVIA<br />
con CROSTINI di PARMIGIA-<br />
NO REGGIANO<br />
Il tortello è un cibo rituale consumato<br />
alla vigilia di Natale e poi<br />
giunto alla tavola dei Gonzaga con<br />
un accentuato contrasto dolcesalato.<br />
Quello di Villa Poma, identico<br />
al tortello tradizionale negli<br />
ingredienti, fu perfezionato con<br />
l’aggiunta della mostarda mantovana<br />
di mele campanine e assume<br />
la denominazione per essere<br />
guarnito con il crostino di Parmigiano<br />
Reggiano, dorato al burro<br />
fuso, e per l’insolita aggiunta nella<br />
pasta di un filo di olio di oliva.<br />
Ingredienti:<br />
Per la pasta: farina doppio zero, uova,<br />
una presa di sale marino iodato,<br />
un filo di olio extravergine di oliva.<br />
Per il ripieno: zucca mantovana,<br />
mostarda di mele, amaretti, parmigiano<br />
reggiano, a piacere un pizzico<br />
di buccia di limone e un pizzico di<br />
noce moscata.<br />
Preparazione:<br />
Prendere la zucca, togliere la buccia<br />
ed i semi e cuocerla a vapore.<br />
Lavorarne la polpa con una<br />
forchetta sino a ridurla ad una<br />
crema uniforme. Aggiungere gli<br />
amaretti sbriciolati e la mostarda<br />
mantovana finemente tagliata<br />
a coltello, la scorza grattugiata di<br />
mezzo limone e la noce moscata.<br />
Preparare la sfoglia con uova<br />
e farina. Cuocere in abbondante<br />
acqua salata. Servire i tortelli caldi,<br />
conditi a strati con burro fuso<br />
e formaggio grattugiato. Guarnire<br />
con crostini di parmigiano dorano<br />
dorati al burro.<br />
SALAME MANTOVANO GEN-<br />
TILE di VILLA POMA<br />
Frutto dell’arte della norcineria, è<br />
il simbolo di ricchezza e benessere<br />
di queste terre. La carne<br />
secondo rituale è tritata a grana<br />
grossa da abili mani e in punta di<br />
coltello. Non deve contenere un<br />
grasso superiore al 35%. Comune<br />
a tutte le tipologie è la pre-<br />
senza di aglio fresco e l’aggiunta<br />
di pepe nero in grani spezzati. La<br />
carne di maiale viene insaccata in<br />
budello di suino naturale e legato<br />
a mano. La stagionatura è variabile:<br />
dai sei agli otto mesi a seconda<br />
della pezzatura. Il salame da<br />
sempre è simbolo di accoglienza<br />
e convivialità.<br />
I suini utilizzati devono essere<br />
allevati sul territorio del comune,<br />
appartenere alla razza Large<br />
White italiana; devono avere dai<br />
10 ai 12 mesi e devono avere un<br />
peso non inferiore a 200 chilogrammi.<br />
PASTINE alle MANDORLE<br />
Si tratta di un prodotto dolciario<br />
del territorio realizzato in modo<br />
artigianale e nel rispetto della tradizione<br />
tramandata. La preparazione<br />
è effettuata esclusivamente<br />
a mano. La denominazione spetta<br />
esclusivamente se le Pastine sono<br />
prodotte all’interno dei confini<br />
comunali. Sono costituite da una<br />
sfoglia sottile, ricoperta di meringa<br />
di albumi, mandorle e zucchero<br />
e tagliata in piccoli rettangoli<br />
prima della cottura in forno. Hanno<br />
forma irregolare, sono di colore<br />
rosato e sono molto friabili.<br />
Ingredienti:<br />
farina di grano tenero tipo “0”, zucchero,<br />
margarina vegetale, uova,<br />
mandorle.<br />
Preparazione:<br />
Gli ingredienti devono essere<br />
amalgamati ed impastati; l’impasto<br />
così ottenuto va steso in una<br />
sfoglia sottile e ricoperta da una<br />
meringa di albumi, mandorle e<br />
zucchero. La sfoglia viene successivamente<br />
suddivisa in piccoli rettangoli<br />
che vengono poi deposti<br />
in teglie da forno per la cottura.<br />
Le “Pastine”, dopo la cottura,<br />
devono raffreddare per almeno<br />
un’ora e successivamente sono<br />
poste sul vassoio per il confezionamento.<br />
56 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 57
famiglia delle Fagaceae<br />
Nome SCENTIFICO:<br />
CASTANEA SATIVA<br />
pianta TIPICAMENTE CALCIFUGA<br />
nelle zone boschive E umide<br />
di Angelo Ferri<br />
lo<br />
sapevate<br />
che<br />
il CASTAGNO<br />
(Castanea sativa)<br />
Il castagno è un albero di grande<br />
1.<br />
sviluppo che forma dei boschi<br />
spontanei abbastanza estesi in tutta<br />
l’Europa meridionale; inoltre<br />
viene anche coltivato come pianta<br />
fruttifera. In Italia i castagneti selvatici si estendono<br />
sulle Prealpi e sugli Appennini, unicamente su terreni<br />
profondi, freschi e acidi (infatti è una pianta tipicamente<br />
calcifuga), ad altitudini comprese tra i 300 e i<br />
900 m, cioè in zone a clima temperato-freddo ma in<br />
posizioni ben soleggiate e calde. Il castagno selvatico,<br />
nato da seme, forma dei boschi fitti, se lasciato crescere<br />
liberamente o se allevato per lo sfruttamento<br />
del legname; invece nei castagneti da frutto le piante<br />
vengono opportunamente diradate e allevate in forma<br />
arborea. Nei castagneti specializzati, sfruttati per<br />
la produzione dei frutti, si coltivano di preferenza<br />
i marroni, una varietà a frutti più grossi e dolci.La<br />
pianta isolata presenta un tronco corto e la chioma<br />
raggiunge dimensioni notevoli.<br />
Albero vigoroso, tronco eretto,<br />
molto ramificato con corona<br />
2.<br />
espansa. La corteccia nei rami<br />
giovani è liscia, con lenticelle trasversali<br />
evidenti, bruno - rossastre;<br />
da adulta, rugosa, screpolata con andamento<br />
spirale. Il legno del castagno è compatto, elastico,<br />
semiduro e poco pesante, presenta un alburno poco<br />
sviluppato di colore bianco, giallastro o grigiastro.<br />
Può raggiungere i 30 m. I fiori possono essere di 10-<br />
20 cm per 3-8 cm. Sono picciuolate, di forma allungata<br />
- lanceolata. Quelli maschili sono lunghi, riuniti<br />
in amenti lunghi e gialli. Il calice è diviso in 5-6 parti.<br />
I fiori femminili riuniti in gruppi di 1-4, sono ricoperti<br />
da squame. Il frutto dalla forma Copula di 5-8 cm di<br />
diametro, spinosa, che si apre a maturità e contiene<br />
da 1 a 4 castagne.<br />
E’ un albero caducifoglio. La riproduzione<br />
avviene o per seme<br />
3.<br />
o per innesto. Il castagno inizia la<br />
fioritura a Maggio o a Giugno e<br />
fruttifica, in modo regolare intorno<br />
ai 30- 40 anni, ad Ottobre. I nemici più temibili<br />
per questo albero sono il cosiddetto mal dell’inchiostro<br />
e il cancro della corteccia. Il castagno è<br />
un specie eliofila. Preferisce generalmente i luoghi<br />
umidi mal drenati e i suoli calcarei. In Sardegna trova<br />
migliori condizioni di vita nelle zone montane. E’<br />
diffuso nell’Europa meridionale, Asia Minore, Caucaso<br />
e in limitate zone dell’Algeria. L’ampia diffusione<br />
del castagno ad opera dell’uomo, fin dall’antichità,<br />
testimonia la sua importanza sia per il legname sia<br />
per i suoi frutti. Nei paesi del centro della Sardegna<br />
esso ha costituito una fonte di reddito importantissima.<br />
Le foglie, raccolte prima della fioritura,<br />
in infuso caldo, si usano contro la pertosse e nelle<br />
irritazioni bronchiali. Il legname pregiato è usato per<br />
infissi, mobili, pali telegrafici, botti, ebanisteria e oggetti<br />
artigianali. La corteccia, per il forte contenuto<br />
tannico, ed il legname di scarto vengono utilizzati<br />
per la concia delle pelli.<br />
Di Castagno vengono considerati<br />
4 gruppi varietali ben di-<br />
4.<br />
stinti: Marroni, Castagne, Ibridi<br />
Eurogiapponesi, Giapponesi.<br />
Quelle più diffuse e consigliate<br />
sono le seguenti: Marrone Fiorentino, Marrone di<br />
Caprese Michelangelo, Marrone di Viterbo, Marrone<br />
di Marradi, Marrone di Castel del Rio, Marrone<br />
di Susa, Marrone di S. Mauro di Saline, Marrone di<br />
Chiusa Pesio, Marroncino di Borgovelino, Marrone<br />
Comballe (Francia), Marrone Bouche Rouge (Francia),<br />
Marrone Goujounac (Francia), Marrone Belle<br />
Epine (Francia). La maturazione dei frutti di questo<br />
gruppo varietale si può considerare medio-tardivo<br />
ed inizia verso la fine di settembre. Sono considerati<br />
buoni impollinatori dei Marroni: fra le europee “Castagna<br />
della Madonna” o “di Canale d’Alba”, “Marrone<br />
Belle Epine”, “Marrone Goujounac”. Ottimi impollinatori<br />
sono considerati gli ibridi eurogiapponesi<br />
“Precoce Migoule”, “Marsol”, “Bournette”, “Bouche<br />
de Betizac”.<br />
Budino di castagne<br />
5.<br />
500 g di castagne sbucciate, 200 g<br />
di panna da<br />
montare, 100 g di zucchero, cannella<br />
in polvere,<br />
sale, 4 uova intere, mezzo litro di latte<br />
Sbucciare le castagne e porle in una casseruola<br />
con il latte e un pizzico di sale e farle cuocere<br />
almeno per 45 minuti (per sbucciarle<br />
rapidamente utilissimo inciderle e cuocerle per<br />
pochi minuti nel forno a microonde). Il latte verrà<br />
assorbito quasi completamente e a cottura<br />
ultimata mettere le castagne in un frullatore<br />
aggiungendo la panna e riducendole in purea;<br />
unire le uova intere, un pizzico di cannella e lo<br />
zucchero e frullare il tutto per qualche minuto. Si<br />
ottiene una purea abbastanza morbida da<br />
trasferire in uno stampo per budino<br />
preventivamente imburrato e infarinato. Mettere<br />
lo stampo a cuocere a bagno maria in forno a<br />
220° per almeno 40 minuti. Raffreddare e servire<br />
con una salsa al caramello.<br />
58 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 59
OROSCOPO<br />
APRILE <strong>2015</strong><br />
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60 • <strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong><br />
<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 61
ARIETE TORO GEMELLI BILANCIA SCORPIONE SAGITTARIO<br />
Sarai molto preso dai pensieri<br />
d’amore, dalla voglia di sistemare<br />
la tua relazione o di innamorarti,<br />
dal desiderio di chiudere con<br />
una storia deludente e girare pagina,<br />
o di sposarti!<br />
Momenti vivaci per la vita sociale<br />
da metà mese in poi, quando<br />
sarai preso dal vortice degli impegni,<br />
degli inviti, dalle gite e dai<br />
week end brevi che tu stesso<br />
organizzerai per spassartela tra<br />
una settimana lavorativa e l’altra.<br />
In famiglia? sempre un po’ nervosi:<br />
ma vedrai che a fine mese<br />
perfino i più agitati si daranno<br />
una calmata!<br />
Inizi il mese a tutto sprint. Energico,<br />
grintoso, deciso a farti valere<br />
in ogni ambito e colmo di<br />
fiducia in te stesso. Sei in piena<br />
espansione anche se qualcuno di<br />
voi potrebbe non sapere esattamente<br />
quale sia la direzione che<br />
vuole prendere.<br />
Anche <strong>Aprile</strong> si annuncia un<br />
mese colmo di vantaggi di tutti i<br />
tipi. La buona sorte ti accompagna<br />
costantemente e dovrai solo<br />
essere fiducioso per far funzionare<br />
meglio quelle situazioni che<br />
adesso non ti soddisfano.<br />
Venere sta per entrare nel tuo<br />
segno e ci rimarrà tanto, molto<br />
a lungo. Il cielo si prepara a farti<br />
trovare una sorpresa speciale<br />
nella tua vita.Può riguardare l’amore,<br />
il lavoro, un’aspirazione<br />
che coltivi nel tuo cuore da lungo<br />
tempo. In ogni caso, ti aspettano<br />
momenti davvero piacevoli.<br />
Se perderai il treno di aprile,<br />
non preoccuparti, perché fino a<br />
quest’estate ce ne sarà uno che<br />
passerà ogni mese! Voglia di socialità<br />
in aumento nelle seconda<br />
parte di aprile. Tensioni familiari:<br />
qui, perfino Venere si arrende!<br />
Dovrai pazientare ancora.<br />
Avrai una gran voglia di dimenticare<br />
i problemi, di lasciarti alle<br />
spalle le tensioni per occuparti<br />
soltanto di te stesso, dei tuoi bisogni<br />
e della tua voglia di eventi<br />
piacevoli.<br />
Nonostante tutto, qualche fastidio<br />
familiare dovrai pure metterlo<br />
in conto. Purtroppo anche le<br />
tensioni non mancheranno ma<br />
saprai giostrarti con abilità per<br />
tutto il mese. Coraggio: molte<br />
situazioni presto miglioreranno,<br />
porta ancora un po’di pazienza.<br />
Molte situazioni che ti avevano lasciato<br />
con il fiato sospeso nel periodo<br />
precedente iniziano a risolversi,<br />
ad andare meglio. E si nota<br />
anche dal tuo umore: allegro, sereno,<br />
più disponibile nei confronti di<br />
chi ti circonda.<br />
La prima parte del mese sarà frizzantissima.<br />
Inviti, gite, tavolate familiari<br />
o happy hour con gli amici.<br />
Non sarai mai sazio di divertimento<br />
e di nuove conoscenze. Sempre<br />
problemi in famiglia? Ancora per<br />
poco, vedrai.<br />
Le stelle hanno deciso proprio di<br />
farti irritare: ma, a ben vedere, più<br />
che le stelle sono i tuoi familiari, gli<br />
amici ipocriti, persone che devono<br />
intromettersi in questioni che non<br />
le riguardano.<br />
Per farla breve, anche ad aprile sarai<br />
teso e nervoso e dovrai affrontare<br />
la solita sequela fastidiosa di rimproveri,<br />
mezze verità e bugie.<br />
Cerca di prenderla con maggiore<br />
distacco: in fin dei conti, certa gente<br />
non cambia mai, quindi è inutile che<br />
tu faccia sangue amaro.<br />
CANCRO LEONE VERGINE CAPRICORNO ACQUARIO PESCI<br />
Con il passare dei giorni aprile diventa<br />
sempre più faticoso. Eppure<br />
inizi il mese colmo di entusiasmo,<br />
di progetti da realizzare, di situazioni<br />
da organizzare. Soprattutto<br />
a partire dal 16, aumenteranno le<br />
tensioni con chi ti circonda.<br />
Le relazioni familiari a rischio<br />
sono quelle già colme di tensioni,<br />
ovviamente, ma anche se in casa<br />
va tutto bene, sembra che tu troverai<br />
il modo per sentirti offeso<br />
dagli atteggiamenti di qualcuno.<br />
Sei un po’ permaloso: rispondi,<br />
piccato, che non è vero? Ecco, appunto!<br />
Scaccia il malumore che ti annebbia<br />
a inizio mese e preparati<br />
a vivere un aprile simpatico, vivace<br />
e movimentato. Avrai voglia<br />
di uscire più spesso, complice la<br />
bella stagione che sta arrivando,<br />
e non mancheranno le occasioni<br />
per divertirti come preferisci.<br />
Amici e conoscenti non ti riservano<br />
particolari problemi, diversamente<br />
dalla famiglia. Cosa<br />
succede? Problemi di soldi, o<br />
qualche lingua biforcuta che semina<br />
zizzania tra la parentela.<br />
Niente di nuovo, insomma!<br />
Mese a due velocità e a due<br />
marce, in ogni settore. Adesso<br />
funziona, ora no. Adesso sei nervoso,<br />
ora calmo e serafico. Più<br />
che dagli eventi, però, potrebbe<br />
dipendere dalle contraddizioni<br />
insite nei tuoi atteggiamenti, nelle<br />
tue emozioni.<br />
Con gli amici e in famiglia ci saranno<br />
contrasti, la voglia di affrontarli<br />
e risolverli, ma più spesso<br />
l’incapacità di capire che cosa<br />
davvero bolle in pentola: ma nella<br />
tua pentola, amico. Non preoccuparti;<br />
lo scoprirai vivendo!<br />
Mese positivo per tante situazioni.<br />
Frizzante, vivace e pieno di<br />
voglia di divertirti, ti godrai una<br />
Pasqua serena, circondato dai<br />
tuoi affetti più cari.<br />
Dovrai però in seguito tenere a<br />
bada un pizzico di impulsività di<br />
troppo, a partire dal 16 aprile in<br />
poi. In famiglia, con gli amici o i<br />
colleghi, tenderai ad essere piuttosto<br />
drastico.<br />
Occhio a quello che dici: rischi di<br />
pentirti di aver offeso una persona<br />
a te cara. Diplomazia: sarà<br />
la tua parola d‘ordine.<br />
Vivacità, buon umore, la voglia di<br />
goderti le festività di Pasqua, i week<br />
end lunghi, la primavera e le prime<br />
passeggiate al sole sulla spiaggia.<br />
C’è un buon profumo di viaggi, di<br />
mondanità, di party e di divertimento<br />
questo mese. Nonostante i soliti<br />
impedimenti familiari, trascorrerai<br />
un mese tutto sommato piacevole.<br />
Ma anche in casa, molti problemi<br />
stanno per essere risolti. Quindi,<br />
cerca solo di avere ancora un altro<br />
po’ di pazienza: le difficoltà sono<br />
agli sgoccioli.<br />
Non ti aspetta un mese scorrevole.<br />
Le emozioni saranno nervose,<br />
agitate, e tu stesso tenderai<br />
a complicare le situazioni che già<br />
non sono agevoli.<br />
Ad aprile sembrerà che tu lavori<br />
nell’ufficio complicazioni affari<br />
semplici. Calma: in casa, in famiglia,<br />
con gli amici o il partner cerca<br />
di recuperare la serenità.<br />
Vedrai che per ogni problema<br />
troverai una soluzione: Giove<br />
è sempre il tuo portafortuna.<br />
Niente passi falsi nei riguardi di<br />
parenti lontani: potresti pentirtene.<br />
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<strong>Orizzonte</strong> <strong>Magazine</strong> • 63
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