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ECONOMIA VERONESE bimestrale n. 3 - Anno 9 - Luglio 2010 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, Via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR- D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art. , comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro
Maglificio Erika
Claudio Cioetto Serugeri
CM Coraini Zantedeschi Luca
ALMA Service
Maria Elena Benetti
Incontro con Luca Coletto

sommario
Anno 9 - Numero 3 - Luglio 2010
Rivista bimestrale promossa da
DIRETTORE RESPONSABILE
Cirillo Aldegheri
EDITORE
APISERVIZI S.r.l.
Via Albere 21/C - 37138 Verona
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Tosca Lucchini
Cinzia Trussardi
REDAZIONE
c/o APINDUSTRIA Verona
Via Albere, 21 - 37138 Verona
Tel. 045 8102001
Fax 045 8101988
economiaveronese@apiverona.net
GRAFICA E STAMPA
Centro Stampa Cerea - Verona
FOTOGRAFIE
Ennevi - Archivio Apindustria
Registrazione Tribunale di Vr
n. 1234 del 22 marzo 2000
Poste Italiane Spa
Spedizione in
abbonamento postale
D.L. 353/2003
(con. in L. 27/02/2004 n°46)
art. 1, comma 1, DCB Verona
Pubblicità raccolta in proprio
Editoriale
5
Nasce l’Oscar della lirica
44
Maglificio Erika
6
L’informatica a sostegno
dell’innovazione sociale
46
Claudio Cioetto
10
L’arte visiva di Mauro Fiorese
48
Serugeri
14
Misure di aiuto per gli investimenti
innovativi nelle imprese
52
CM Coraini
18
Manutenzione in sicurezza
54
Zantedeschi Luca
22
La manovra correttiva
56
A.L.M.A. Service
26
La privacy corre sul web
58
Luca Coletto
30
Ispezioni in materia di lavoro
60
Maria Elena Benetti
36
Risoluzione rapporto di agenzia
62
Temporary Manager
40
Il punto
65
Controllo e riduzione dei costi fissi
42
inserzionisti
Unicredit Group
Apiveneto FIDI
Samo
Autoteam Renault
Banco Popolare
Gruppo Bancario
Folli Sistemi
Areatech
Gruppo Argenta
Consorzio Zai
Verona Fiere
Santo Passaia
Albrigi Tecnologie
Banca IFIS
Banca di Verona
Cattolica Previdenza
Viani Assicurazioni
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3

editoriale
Lodevole l’iniziativa del Governo di “togliere i vincoli
alle piccole imprese”, riducendo loro le pastoie burocratiche
e lanciando una riforma per valorizzarle.
Secondo l’OCSE, l’Italia è ultima nella classifica della libertà
di impresa, misurata con diversi indici, uno dei quali, la
“facilità di avviare un’impresa”, ci vede fanalino di coda. Il
Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nell’ultima
relazione ha posto l’accento sulle regole eccessive o di cattiva
volontà che gravano sulle imprese già appesantite dall’elevato
carico fiscale. La sommatoria tra molteplici normative
(spesso farraginose e inique) e carico fiscale rappresenta un
laccio alla libertà e crescita delle aziende italiane, spingendo
(con il fortissimo alibi della “legittima difesa”) piccolissime
aziende, partite Iva e lavoratori autonomi a operare nel “sommerso” e “in nero”. La trappola del
“sommerso” porta a una spirale mortale sia per la creazione di una concorrenza sleale, che impedisce
alle imprese migliori di crescere, sia per le stesse aziende del “sommerso” che non possono
permettersi personale di qualità, investimenti in tecnologia, credito bancario a costi accettabili e
assicurazioni contro i rischi e che sono costrette alla fine a competere solo sulla base del prezzo.
Peraltro lo Stato cerca di recuperare le tasse evase rifacendosi su imprese e lavoratori in regola, i
cui salari netti sono mediamente più bassi che in altri Paesi. La vera riforma per liberare (libertà,
per inciso, che non vuol dire assenza di regole, ma regole giuste ed eque) l’economia italiana
consiste nell’eliminazione per le piccole e medie imprese degli innumerevoli vincoli, dei lacciuoli,
delle normative che si accavallano, dei tempi di mancate risposte da parte del Pubblico. Tale
riforma deve essere di seguito accompagnata da una durissima guerra all’evasione fiscale e al
“nero”. Se quest’ultima poi sarà efficace (aggiustando la spaventosa lentezza della nostra giustizia
civile nel perseguire chi le regole non le rispetta), la nostra economia potrà riprendersi dalla
crisi strutturale che la blocca da anni.
Ogni iniziativa presa per lo sviluppo e la competitività delle aziende, ogni segnale teso a rafforzare
la cultura del mercato e della concorrenza, cambiando, se necessario (la discussione in atto
sulla modifica dell’art.41 della Costituzione Italiana), i presupposti storico-giuridici che stanno
alla base dell’attività d’impresa, è da accogliere e incoraggiare. È tempo che l’imprenditore e
l’azienda siano considerati come un “bene comune” all’interno della società: l’impresa non è
un corpo avulso rispetto al territorio, rispetto alla vita e al benessere delle persone. La vicenda
della Fiat a Pomigliano d’Arco è emblematica. Senza entrare nel merito di colpe, diritti e doveri
mancati da parte degli uni e degli altri, l’elemento forte che è emerso è il legame impresa-lavorosviluppo:
il messaggio che ha sovrastato tutto e tutti è che senza impresa non c’è futuro.
Arturo Alberti
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5

profili
Le grandi fi rme della moda
qui sono di casa
Questa è una di quelle storie
imprenditoriali che contribuiscono
a spiegare la
vitalità e la qualità della PMI italiana,
la sua inimitabile duttilità
nell’affrontare le diverse congiunture,
la sua capacità di innovare
e di trovare nuovi mercati. Negli
ultimi cinquant’anni il nostro Paese
ha sviluppato una formidabile
attitudine a “produrre moda” lungo
tutta la filiera tessile-abbigliamento
con qualità pregevoli e il
Maglificio Erika S.r.l. di Maccacari
(in provincia di Verona) ne è un
esempio emblematico. Un’ azienda
che conta 100 dipendenti, con un
fatturato che nel 2009 ha raggiunto
i 9,5 milioni di euro segnando un
incremento del 5% rispetto a quello
del 2008, e che è diventata un
importante riferimento per i grandi
marchi dell’alta moda nel mondo.
Ma da dove inizia e quando nasce
questa storia? «Non certo per caso
– ci spiega Giorgio Roventini, Amministratore
Delegato dell’azienda
– e tanto meno improvvisamente.
Alle spalle c’è, infatti, il lungo percorso
professionale dei fondatori,
il sottoscritto, Matteo Descrovi e
Lauretta Bonfante, maturato nel
settore dell’abbigliamento e della
maglieria in quel dinamico distretto,
Carpi, alquanto importante nel
campo della moda. Mi accomunava
a Matteo e Lauretta il desiderio
di realizzare una impresa in grado
di operare nel settore della maglieria,
collocandola però in una fascia
altissima in termini di creatività e
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profili
qualità. Il desiderio divenne realtà
nel giugno del 1985 con la fondazione
di questa azienda». Il Maglificio
Erika, infatti, è oggi uno
dei più autorevoli interpreti nella
produzione di maglieria esterna,
principalmente nel segmento della
maglieria diminuita (già in fase
di tessitura dei modelli vengono
diminuiti i punti e rispettate le misure
delle varie taglie) e delle finesse
sottili e ultrasottili (ottenute
con apposite macchine). Dunque
una realtà nata per produrre eccellenze
qualitative e che ha fatto
dell’efficienza organizzativa uno
dei pilastri del proprio “customer
satisfacrion”. Due cardini che trovano
la controprova non solo nel
costante e crescente apprezzamento
da parte della clientela costituita
da alcune fra le più rinomate firme
dell’alta moda, quanto dall’aumento
del fatturato che solo per il
35% è dato dal mercato italiano.
Peculiarità che hanno consentito
al Maglificio Erika, nel breve arco
di cinque lustri, di raggiungere traguardi
importanti e di posizionarsi
a livelli superiori grazie alla propria
organizzazione a “ciclo completo”
e alla capacità di lavorare
filati pregiati e sottilissimi. Una
impiantistica d’avanguardia, alcune
macchine sono state realizzate
internamente per poter effettuare
lavorazioni alquanto particolari,
una razionale filiera organizzativa
(dall’ufficio programmazione tessitura,
al reparto tessitura, a quello
del confezionamento, alla finitura e
controllo capi, al lavaggio a secco
o in acqua, alla stireria, al controllo
e/o ripasso, imbusto e spedizione)
le consentono, infatti, di monitorare
ogni fase sia a livello di qualità
sia di controllo dei costi.
«La nostra attività produttiva si
sviluppa – sottolinea Roventini –
in tre turni di otto ore cadauno. Sostanzialmente
operiamo a ciclo
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7

profili
continuo e i nostri telai (32, tutti
a comando elettronico e computerizzati
tra cui due modernissimi),
sono programmati per produrre
finezze che oscillano da 3 a 42
punti. Caratteristica, questa, che ci
permette di lavorare oltre a filati di
lana fra i più sottili quali cashmere,
vicugna, alpaca o, secondo i dettami
della moda altri originali filati
come quelli di pelo di cammello e,
addirittura, di pelo di cervo. Il tutto
avviene seguendo una procedura
decisamente complessa che prende
le mosse dallo schizzo inviatoci
dal cliente con alcune indicazioni
di massima (ad esempio: tipo di filato,
finezza, misure di base, colore,
etc.). Su questi elementi realizziamo
il prototipo che viene inviato al
cliente e quindi restiamo in attesa
delle sue osservazioni e della sua
approvazione». «In caso di assenso
– prosegue Roventini – passiamo
alla realizzazione del cosiddetto
“capo campione” sulla base del
quale, dopo le ulteriori opportune
verifiche da parte della maison, si
potrà procedere all’esecuzione del
campionario completo del modello
prescelto e alla sua declinazione
nei disegni e nelle diverse colorazioni
e taglie. Dunque, un iter
complesso che si snoda nel tempo
e che ci impone una stretta collaborazione
con il cliente in ogni singola
fase. Collaborazione che prosegue
anche successivamente, fino
alla confezione dei capi ordinati. Il
tutto avviene sotto la nostra diretta
responsabilità e nei tempi dettati
dal committente». Una
crescita progressiva
e costante, quella di
questa impresa veronese che, di recente,
ha compiuto un importante
passo in avanti con l’ingresso nella
società di un autorevole socio, la
Gibò di Firenze, che ha acquisito il
70% del Maglificio Erika, lasciando
però ai fondatori la più ampia
autonomia operativa e amministrativa.
Si è trattato di un ulteriore salto
di qualità, di certo un valore aggiunto,
ottenuto anche grazie alla
reputazione che l’impresa ha saputo
conquistarsi nel tempo per serietà
e competenza. Gibò, infatti, è
attualmente una delle più importanti
realtà imprenditoriali nel
settore dell’alta moda; opera nel
campo dell’abbigliamento, in quello
degli accessori e delle calzature
con proprie unità produttive e collabora
con alcuni dei più affermati
marchi dell’eleganza uomo-donna.
«Per noi – spiega Roventini – si
è trattato di una radicazione ulteriore
nel mondo del fashion. Un
tempo il nostro volano di crescita
era in parte costituito dai nostri
stessi fornitori della materia prima
(Loro Piana, Botto Poala ecc.)
che apprezzavano l’elevato livello
con cui eseguivamo le diverse lavorazioni
di filati di pregio. Con
l’ingresso nell’orbita Gibò, pur
mantenendo larga libertà, la nostra
azienda è entrata fra i referenti di
alcune fra le più autorevoli etichette
internazionali, rafforzando la
nostra mission iniziale, ovvero realizzare
maglie sottili e fini di alto
livello qualitativo, per una clientela
vastissima che va dal Giappone,
alla Russia, alla Francia, alla Germania,
agli Stati Uniti e, naturalmente,
all’Italia». Oggi le realizzazioni
del Maglificio Erika possono
essere ammirate e acquistate
nelle più esclusive boutique dei
cinque continenti, oltre che nelle
catene delle firme di maggior successo
della moda di tendenza. Ma
nonostante il loro meritato successo,
questi imprenditori non hanno
dimenticato le loro origini e anzi
hanno saputo fare di una piccola
località (Maccacari è una frazione
del comune di Gazzo V.se) una sorta
di “ombelico” per le grandi
maison dell’alta moda che
richiedono capi di maglieria
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profili
realizzati a regola d’arte. «Per noi
– conclude Roventini – l’aggiornamento
della struttura produttiva
è fondamentale. Direi che rappresenta
uno dei pilastri su cui poggia
la possibilità dell’azienda di essere
competitiva su un mercato come
quello attuale nel quale la capacità
di innovazione è importantissima.
Questo ci stimola a investire, con
grande accortezza ma anche con
tempestività, nel parco macchine
del reparto tessitura e nell’aggiornamento
professionale delle
maestranze. Abbiamo già investito
su entrambi i fronti, e continueremo
a farlo con oculatezza e certo non in
modo casuale o emotivo anche perché
si parla di costi importanti per
l’equilibrio del patrimonio aziendale.
Un ulteriore obiettivo che abbiamo
raggiunto nel tempo è stato quello di
aver instaurato un aperto rapporto di
collaborazione con le diverse realtà
presenti sul territorio oltre che, naturalmente,
con le nostre risorse umane
che manifestano un profondo attaccamento
e un grande senso di appartenenza
all’azienda e, soprattutto,
al suo futuro». In sostanza, una
piccola-grande realtà imprenditoriale
che ha saputo guadagnare spazi
impensati e affermazioni prestigiose
grazie alla tempra e alla lungimiranza
di tre personaggi, Roventini, Descrovi
e Bonfante, e che sa guardare al
futuro anche con l’inserimento della
seconda generazione (Erika e Alessio
Descrovi seguono rispettivamente
il settore sviluppo campionari e
commerciale e quello delle consegne
e dei rapporti con la clientela)
già pronta a contribuire con nuove
idee e proposte.
Maglificio Erika S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA
Via Boschi 42/bis
37060 Maccacari di Gazzo V.se (Verona)
Tel. 0442 56666
Fax 0442 56660
PRODUZIONE
Produzione e confezionamento maglieria
diminuita, finezze sottili e ultrasottili
ANNO di FONDAZIONE
1985
TITOLARI
Matteo, Erika e Alessio Descrovi
AMMINISTRATORE DELEGATO
Giorgio Roventini
RESPONSABILE PRODUZIONE
Matteo Descrovi (tessitura)
Lauretta Bonfante (confezionamento)
Alessio Descrovi (consegne e gestione
clienti)
RESPONSABILE SVILUPPO CAMPIONARI
E UFF. COMMERCIALE
Erika Descrovi
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Francesco Manara
FATTURATO 2009
9,5 milioni di euro (+5% su 2008)
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 13.000 mq
Coperta: 3.000 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 90
Impiegati: 10
SITO INTERNET / E-MAIL
www. maglificioerika.com
mail@maglificioerika.com
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profili
Claudio
Cioetto
lavorazioni meccaniche
Flessibilità e qualità sono due
delle caratteristiche principali
di una piccola o media
impresa di successo. Se oltre
a queste aggiungiamo un’elevata
professionalità e una grande puntualità
otteniamo le eccellenze industriali
che hanno reso importante
il nordest. Queste stesse qualità le
ha sempre perseguite Claudio Cioetto,
titolare dell’omonima azienda
che si occupa di lavorazioni meccaniche
e che ha sede a Roveredo
di Guà, incastonata tra le province
di Verona e di Padova. La storia
dell’impresa parte nel 1982,
quando lo stesso Cioetto decise di
mettere a frutto le proprie capacità
e la propria esperienza in un piccolo
laboratorio artigianale. Da
allora la crescita è stata costante,
grazie a investimenti mirati in risorse
umane e tecnologiche fino ad
arrivare alla struttura attuale di 21
dipendenti, dei quali 18 operatori
CNC, 1 ingegnere e 2 impiegati,
dislocati in 3 capannoni per una
superficie coperta totale di 3.400
metri quadrati e scoperta di altri
3.400 metri quadrati: «Il nostro
progresso è andato di pari passo
con quello della nostra clientela,
per la quale siamo indispensabili
nella creazione di un prodotto che
deve avere nell’affidabilità e nelle
alte prestazioni le proprie caratteristiche
distintive – ha spiegato
Claudio Cioetto –. Oggi operiamo
negli ambiti più disparati, dalle
macchine per movimento terra, al
petrolchimico, dalla termotecnica
al settore della difesa, mantenendo
inalterate le nostre caratteristiche
di qualità». L’azienda di Roveredo
è specializzata in lavorazioni
meccaniche di tornitura, fresatura
e rettifica, effettuate con macchine
CNC e tradizionali ad alta
precisione ed è in grado di fornire
particolari completi di trattamento
termico e trattamento galvanico:
«Abbiamo sempre spinto verso
l’innovazione e l’inserimento nella
struttura di nuove macchine ad alta
tecnologia – ha proseguito il titolare
–. Da qualche anno, inoltre, anche
grazie all’ingresso in azienda
di mio figlio, laureato in ingegneria
e responsabile dell’ufficio tecnico,
abbiamo messo a disposizione del
cliente nuove competenze per lo
studio e l’ottimizzazione dei cicli
di lavorazione. Tutto questo, come
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luglio 2010

profili
sempre, è mirato alla soddisfazione
piena del cliente e alla ricerca
della perfezione in ogni singolo
particolare lavorato, obiettivi che
in tutti questi anni abbiamo ricercato
e sempre perseguito». L’ultimo
investimento in ordine di tempo
è stato l’acquisto di una nuova
macchina fresatrice di grandi dimensioni,
alla quale è assegnato il
compito delle lavorazioni di materiali
particolarmente duri, come
l’Hardox, Weldox, Toolox, acciai
utilizzati in particolare nel settore
delle macchine per movimento terra
e del riciclaggio: «Questa decisione
è arrivata dalla necessità
di soddisfare specifiche esigenze
di alcuni nostri clienti, ai quali fornivamo
già componentistica meccanica
per i loro macchinari, ma
non riuscivamo a realizzare parti
strutturali a causa delle dimensioni
di certi pezzi e della difficoltà di
lavorazione dei materiali. Grazie
a questa nuova macchina punteremo
ad allargare i nostri orizzonti
commerciali anche a nuovi settori
applicativi», ha proseguito Cioetto.
L’ufficio tecnico si avvale di
avanzati sistemi informatici per la
progettazione 3D e per la programmazione
delle macchine utensili
a controllo numerico, con trasferimento
dei programmi mediante
rete con tecnologia wireless. Inoltre
lavora in sinergia con i clienti
partecipando attivamente alla fase
progettuale al fine di ottimizzare
le lavorazioni meccaniche necessarie
al prodotto finale da realizzare.
Tutte le fasi di produzione avvengono
all’interno della struttura
di viale Verona, creata nel 2002 e
raddoppiata nel 2007, un particolare
non trascurabile per arrivare
alla garanzia di un prodotto di qualità.
La forte sinergia con i propri
clienti ha permesso all’impresa di
galleggiare nel mare tempestoso
della crisi, modificando anche il
proprio metodo di lavoro: «Le richieste
rispetto a qualche tempo fa
hanno tempistiche più strette e l’attenzione
al cliente è notevolmente
aumentata. Grazie alla nostra flessibilità
ci siamo adattati facil-
luglio 2010
11

profili
mente a questi cambiamenti e
dopo un periodo di assestamento di
tutto il comparto, ora sembra che ci
siano segnali di ripresa importanti».
Il futuro della Claudio Cioetto
Lavorazioni Meccaniche passa
attraverso nuovi investimenti e il
conseguimento delle certificazioni
di qualità: «Questi passaggi ritengo
siano fondamentali per tutte le
piccole e medie imprese come la
nostra – ha concluso Cioetto –,
soprattutto per riuscire a rimanere
costantemente sul mercato e poter
offrire servizi che le grandi aziende
non possono dare. Da questo
punto di vista grossa importanza
riveste anche la professionalità dei
dipendenti addetti alla produzione.
Fino a qualche tempo fa era difficile
trovare delle soluzioni adeguate
alla qualità che offriamo, oggi, invece,
a causa della crisi economica
e della conseguente chiusura di
molte imprese il mercato del lavoro
offre profili importanti e molto
appetibili da parte di imprese come
la nostra».
Claudio Cioetto
SEDE AMMINISTRATIVA
Viale Verona, 4
37040 Roveredo di Guà (Verona)
Tel. 0442 469163
Fax 0442 468175
PRODUZIONE
Lavorazioni meccaniche in conto terzi
ANNO DI FONDAZIONE
1982
TITOLARE
Claudio Cioetto
RESPONSABILI PRODUZIONE
Claudio Cioetto - Ing. Diego Cioetto
RESPONSABILE UFF. TECNICO
Ing. Diego Cioetto
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Manola Pertile
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 6.800 mq
Coperta: 3.400 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 18
Impiegati: 3
SITO INTERNET / E-MAIL
www.officinecioetto.it
info@officinecioetto.it
claudio@officinecioetto.it
diego@officinecioetto.it
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luglio 2010

profili
LA QUALITÀ NASCE DALL’ORGANIZZAZIONE
era, infatti, “figlio d’arte”. Milanese,
abituato allo stile lombardo
del fare impresa decide, in accordo
con i fratelli, dopo un lungo
periodo di rodaggio nell’azienda
di famiglia, attiva nella vendita di
tale carenza impostando la struttura
operativa nel modo più razionale
possibile, non dimenticando
mai che al primo posto viene la capacità
di soddisfare le esigenze del
cliente. I prodotti richiesti, infatti,
vengono già da allora forniti con
quella tempestività che contraddistingue,
tutt’oggi, la Serugeri. La
clientela altamente fidelizzata, è
formata prevalentemente da industrie
del mobile e dell’arredamento,
da aziende di contract e
da imprese edili del comprensorio
lombardo-veneto-trentino, ovvero
Misurarsi ad alti livelli
con un mercato alquanto
competitivo qual è
quello della commercializzazione
di legnami è il diktat di Serugeri
S.r.l. obiettivo che questa azienda
raggiunge con una organizzazione
interna in grado di abbattere i
costi fissi con l’introduzione di
figure professionali nuove capaci
di condividerne la filosofia
aziendale e di integrarsi con
quelle già consolidate.
Ormai prossima a festeggiare i
suoi primi sessant’anni, la Serugeri
S.r.l. è una primaria realtà
del panorama imprenditoriale
veronese: un’azienda che ha fatto
dell’efficienza e della cura della
clientela uno dei baluardi della
propria missione. E non poteva
essere diversamente. Il suo fondatore,
il comm. Carmine Serugeri,
tranciati “su campione”, di percorrere
nuove strade. È nel 1952 che
Serugeri approda a Verona e apre,
in Via Filippini, la sede (un unico
locale di appena 200 mq) della sua
impresa. Uno spazio limitato, inadeguato
a contenere i tranciati che
commercializza. Supplisce però a
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luglio 2010

profili
di quei distretti dove è concentrata
la quota più consistente dell’impresa
mobiliera nazionale.
Se un magazziniere e un autista
erano la forza lavoro degli inizi,
nel 2010 la ditta conta ben 28 addetti.
La superficie impegnata nella
nuova sede veronese supera i 10
mila mq. e ospita una selezione di
6.000 mc. di pannelli e laminati,
molti di prestigiosi marchi nazionali
e internazionali (Thermopal,
Alpi, Voicetec, Formica, etc.), un
vasto assortimento di porte di vari
modelli, pavimenti in legno e laminato.
La scrupolosa organizzazione
interna essenziale, è gestita in
maniera sempre più professionale.
«Quello della Serugeri è un modello
d’impresa che parte da lontano e
con la certificazione UNI EN ISO
9001/2000 – sottolinea Vallani,
responsabile dell’area amministrazione
e finanza – abbiamo compiuto
un notevole passo in avanti nel
garantire l’elevata qualità dei servizi
offerti alla clientela. I radicali
cambiamenti avvenuti e che stanno
avvenendo nel nostro comparto e
la sempre più agguerrita competizione
cui la nostra attività
è soggetta, richiedono aggiustamenti
periodici. In questa direzione,
abbiamo attivato corsi di formazione
e aggiornamento per tutto
il personale; oggi stiamo riconsiderando
il ventaglio dell’offerta
con cui abbiamo affrontato il
mercato nell’ultimo decennio. La
decisione di creare al nostro interno il
settore “Promozione & Sviluppo”,
affidandolo al dinamismo e alle
competenze di Monica Magro, è
una prima e parziale risposta agli
odierni mutati scenari». Serugeri
non si fa cogliere impreparata, e
anzi esprime la ferma volontà di
non lasciare nulla di intentato per
ribadire un primato acquisito con
grande determinazione e che oggi
Renato Serugeri, capostipite della
seconda generazione, ha valorizzato
facendo raggiungere all’azienda
i 9,2 milioni di euro di fatturato
(2009). Non poco se si pensa che si
sta facendo riferimento a un anno
di grandi criticità per il sistema
produttivo nazionale e internazionale.
La politica del “passo dopo
luglio 2010
15

profili
passo” ha accompagnato le diverse
fasi evolutive della Serugeri sino a
quella determinante, che, nel lontano
1972, la vide insediarsi nella
sede di Via Barsanti ulteriormente
ampliata (1999) con un nuovo capannone
per il magazzinaggio dei
materiali. L’azienda guarda al
proprio futuro accrescendo la selezione
di semilavorati e affinando
il dialogo con la committenza che
sa di avere in Serugeri e nel suo
personale degli insostituibili consulenti
in grado di pilotarla nella
selezione dei prodotti più affidabili
e dal giusto rapporto qualità prezzo.
«Nel confronto con il cliente
– sottolinea Vallani – sappiamo
che quello che più conta è l’appagamento.
Per questo ci stiamo specializzando
in attività di consulenza
per accompagnarlo dalla scelta
mirata del materiale, alla sezionatura
su misura e computerizzata
dei pannelli, fino alla consegna a
domicilio nell’arco delle 48 ore.
In questo servizio ci avvaliamo anche
di minuziose ricerche di mercato
per avere riscontri sui nuovi
prodotti e ci affidiamo inoltre a
una rete commerciale esterna che
ci consente di adeguarci con tempestività
alle mutevoli condizioni
della domanda».
Serugeri S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA
Via E. Barsanti, 15
37139 Verona
Tel. 045 8510499
Fax 045 8510202
PRODUZIONE
Commercializzazione di legnami, pannelli
e prodotti speciali per l’arredamento
ANNO DI FONDAZIONE
1952
TITOLARE
Renato Serugeri
PRESIDENTE CONSIGLIO DI
AMMINISTRAZIONE
Serugeri Comm. Carmine
RESPONSABILE COMMERCIALE
Renato Serugeri
RESPONSABILE LOGISTICA E SPEDIZIONI
Enrico Zanetti
RESPONSABILE PROMOZIONE E
SVILUPPO
Monica Magro
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO E
FINANZIARIO
Giuliano Vallani
FATTURATO 2009
9 milioni e 300 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 10.000 mq
Coperta: 6.000 mq
RISORSE UMANE
Addetti alle vendite esterni: 7
Addetti a magazzino e trasporto: 10
Impiegati: 10
RESPONSABILE UFF. TECNICO
Christian Lucchini
SITO INTERNET / E-MAIL
www.serugeri.com
info@serugeri.com
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luglio 2010

profili
tistica meccanica. Un’azienda che, seppur anagraficamente
giovane, è sorta nel 1997, ha in sé tutto il
know how di quarant’anni di esperienza nel comparto,
grazie proprio al suo presidente, entrato nella struttura
organizzativa poco tempo fa per accompagnare i figli,
Matteo e Fabio, in questa impresa: «Siamo partiti in
un piccolo scantinato, con poche risorse e lavorando
esclusivamente per conto terzi – ha spiegato Rinaldo
Coraini –, poi, grazie all’impegno e alla qualità delle
nostre lavorazioni, siamo riusciti a crescere costantemente
e a investire in strutture lavorative sempre più
ampie, fino ad arrivare a oggi con 4 mila metri quadrati
coperti e un parco macchine di assoluto livello. Tutto
questo con lo scopo di offrire al cliente un servizio
a 360 gradi, dalla progettazione, alla produzione, passando
per lo sviluppo dei prototipi e il controllo qualità».
E proprio questo è uno dei punti di forza della
C.M. Coraini, alla quale si rivolgono sempre più spesso
grandi nomi dell’industria italiana e internazionale
per risolvere problemi legati al comparto: «Grazie alla
nostra esperienza offriamo una consulenza specifica
nei settori più disparati, dal trattamento dell’aria, alla
motoristica, ai trasporti, dal riscaldamento al condi-
Coraini s.r.l.
Costruzioni Meccaniche di qualità
«Soluzioni innovative e di qualità per problemi
particolari e complessi». Così ama definire il
proprio lavoro Rinaldo Coraini, presidente della
C.M. Coraini, l’impresa con sede a Bevilacqua che
si occupa di taglio, tranciatura, piegatura e saldatura
di parti metalliche per la realizzazione di componen-
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luglio 2010

profili
zionamento creando pezzi unici e
di serie medio alte», ha proseguito
Rinaldo Coraini. I materiali utilizzati
per le lavorazioni sono il ferro,
l’acciaio inox e le leghe di alluminio,
con i quali può essere realizzato
ogni tipo di particolare nel
settore metalmeccanico in genere.
Grazie all’impiego di tecnologie
avanzate e di personale qualificato,
la specializzazione negli ultimi
anni si è indirizzata verso la trasformazione
della lamiera sottile e
medio sottile quali carterature, carenature,
scatolati di ogni genere.
C.M. Coraini è in grado di offrire,
oltre alle tecnologie già citate, dei
servizi complementari quali puntatura,
lavorazioni metalliche e assemblaggio
per il completamento
del prodotto secondo le esigenze
specifiche del cliente, con l’ausilio,
a seconda delle necessità di linee
di montaggio o isole dedicate. Il
mercato si sviluppa in tutto il Nord
Italia e si è scelto di non allargarlo
proprio per poter mantenere quella
flessibilità e puntualità che è l’arma
in più delle piccole e medie imprese.Accanto
alle lavorazioni per
conto terzi è nato anche un nuovo
ramo aziendale, che si occupa di
creare pavimentazioni riscaldate
per esterni. Un prodotto quasi unico,
sviluppato direttamente da Rinaldo
Coraini e per il quale è previsto
anche un ampliamento aziendale:
«Si tratta di un prodotto assolutamente
innovativo, destinato ad
esercizi pubblici e a strutture produttive
di nuova concezione. Noi
forniamo, anche in questo caso, un
prodotto chiavi in mano composto
dalla superficie calpestabile e tutta
la tecnologia utile per renderla riscaldabile,
quindi caldaia, tubazioni
e altro. Questo comporta, oltre
che un servizio in più nei confronti
della clientela di esercizi pubblici
quali bar e ristoranti, anche un sistema
di ottimizzazione delle risorse
energetiche in un’impresa, visto
che si può decidere quale porzione
del pavimento può essere riscaldato,
con un indubbio risparmio sulle
spese per mantenere la temperatura
ottimale per il lavoro». Insomma,
grazie a questo strumento sarà possibile
avere nei locali pubblici un
plateatico “estivo” anche nei mesi
invernali, evitando le stufe radianti
a fungo, che, oltre ad avere una
bassissima resa, saranno ben presto
vietate grazie a una legge europea.
Sul fronte dei numeri, l’impresa
si è distinta per una sostanziale
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19

profili
tenuta del fatturato, nonostante la
crisi economica che ha colpito le
pmi italiane. Questo ha permesso
un ulteriore passo verso lo sviluppo
e l’innovazione, investendo
nell’acquisto di un nuovo robot
per la saldatura e nella prossima
assunzione di altre risorse umane
per poter ampliare la produzione:
«Uno degli aspetti positivi di una
crisi come questa, per noi imprenditori,
è la rinnovata disponibilità
di manodopera qualificata e con
esperienza – ha spiegato Matteo
Coraini responsabile di produzione
– a cui possiamo attingere per
sviluppare e incrementare il nostro
know how. La filosofia aziendale e
l’aria che si respira all’interno della
nostra impresa è quella di una
grande famiglia, in cui tutti devono
essere partecipi nella ricerca di soluzioni
ad eventuali problemi. Con
questo coinvolgimento così forte
anche i nostri collaboratori sono
stimolati a lavorare meglio e con
una mentalità problem solving».
La C.M. Coraini può garantire la
sua qualità grazie anche alla certificazione
ISO 9001:2000, acquisita
nel 2005, mentre è in corso di ottenimento
anche la ISO 14000 che
riguarda la gestione ambientale:
«L’impresa ha adattato tutti i reparti
agli standard richiesti per ottenere
questo riconoscimento – ha spiegato
Fabio Coraini responsabile commerciale
– minimizzando l’impatto
ambientale della nostra produzione.
Per ottenere questo standard tutte
le sezioni e i processi dell’impresa
sono stati esaminati e ulteriormente
ottimizzati. Tutto questo perché
fare impresa non è solo garantire
produttività, ma anche intervenire
in tematiche più ampie quali l’ambiente
e la società».
Coraini s.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA
Via E. Mattei, 689
37040 Bevilacqua (Verona)
Tel. 0442 648214
Fax 0442 647070
PRODUZIONE
Costruzioni meccaniche
ANNO DI FONDAZIONE
1997
TITOLARI
Rinaldo, Fabio, Matteo Coraini
RESPONSABILE COMMERCIALE
Fabio Coraini
RESPONSABILE PRODUZIONE
Matteo Coraini
RESPONSABILI UFF. TECNICO
Matteo Coraini, Manuel Franzini
CM Coraini S.r.l.
RESPONSABILE QUALITÀ
Fabio Coraini
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Samantha Contin
RESPONSABILE RAPPORTO CLIENTI E
LOGISTICA
Raffaella Lunardon
FATTURATO 2009
2 milioni e 650 mila euro
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 10.500 mq
Coperta: 4.000 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 17
Impiegati: 3
SITO INTERNET / E-MAIL
www.cmcoraini.it
info@cmcoraini.it
20
luglio 2010

profili
ZANTEDESCH|I LUCA
Nel cuore della zona di lavorazione
del marmo di
Verona, a pochi passi dal
casello autostradale di Affi, ha sede
la Zantedeschi Luca S.r.l., l’azienda
che da quasi 25 anni si occupa
di rivestire i pavimenti e le pareti
di migliaia di abitazioni, in Italia e
nel mondo. Dal 1987, infatti, anno
della sua fondazione, l’impresa
guidata dallo stesso Zantedeschi
si è specializzata nella produzione
di piastrelle in marmo, offrendo al
cliente, oltre a un prodotto di grande
qualità, una pregiata consulenza
sulle scelte del materiale e un servizio
efficiente e puntuale: «Queste
sono da sempre le nostre armi migliori
– ha spiegato Luca Zantedeschi
–. In un settore estremamente
competitivo, dove la concorrenza,
specialmente quella straniera, è
sempre stata particolarmente dura,
noi siamo riusciti a ritagliarci uno
spazio importante, puntando soprattutto
sulla soddisfazione del
cliente e sulla flessibilità di una
struttura produttiva molto preparata.
La conferma è l’assenza completa
di contestazioni sulle nostre
forniture da quando ho messo piede
per la prima volta in questa struttura.
E di anni ne sono passati un bel
po’…». La filosofia dell’azienda,
quindi, si può tradurre in una frase
che spesso è ripetuta dal titolare:
« Prima di vendere un prodotto
mi chiedo sempre se lo metterei
a casa mia». I materiali utilizzati
dalla Zantedeschi Luca S.r.l. provengono
da ogni parte del mondo e
vengono accuratamente selezionati
durante la loro escavazione prima
di essere lavorati, in modo da poter
offrire il meglio di quello può
dare un composto incredibile come
è il marmo: «Acquistiamo materia
prima da diversi paesi, proprio per
avere anche prodotti di estrema
particolarità e difficilmente reperibili
– ha proseguito il titolare –.
Questi sono costantemente supervisionati
dal nostro personale specializzato
durante tutto il processo
produttivo: dall’acquisto diretto
dei blocchi nelle cave di produzione,
alla segagione, alle successive
lavorazioni e fino alla fase finale
di selezione delle marmette per
categoria e tonalità». La “marmetta”
è questa particolare e pregiata
mattonella, dotata di eccellenti caratteristiche
tecniche, come la calibratura,
lo spessore, il materiale
di prima scelta e l’ottima brillantezza.
Queste vengono sistemate in
scatole di speciale cartone trattato,
con sistema automatizzato di im-
22
luglio 2010

profili
ballaggio, garantendone una confezione
perfettamente sicura, per
il trasporto. Altrettanto avviene
se vengono confezionate tradizionalmente
in scatole di polistirolo
espanso antiurto su pallet. Un vero
“DOC” della produzione marmifera,
dunque, un gioiello della tecnologia
moderna del settore.
Queste vengono utilizzate all’interno
di abitazioni, uffici e negozi,
ma anche in spazi di grande afflusso,
quali centri commerciali, hotel
e residence. Il mercato dell’impresa
è profondamente cambiato
negli anni, seguendo quello che è
stato l’andamento del comparto.
Ad un iniziale 95% di commercio
con l’estero, in particolare con la
Germania, oggi le percentuali si
sono stabilizzate sul 50% per l’Italia
e l’altra metà per altre nazioni,
quali il Canada, la Gran Bretagna
e l’Olanda: «Fortunatamente, a dispetto
di quanto accade in tutto il
comparto, la nostra nicchia di mercato
ci permette un certo assestamento,
lavorando particolarmente
con tutta l’area di Modena e di
Sassuolo dove si producono mosaici
e altre particolarità. Al di là
di questo, tuttavia, occorre iniziare
ad allargare ancora di più l’area
di azione, entrando anche in quei
mercati che probabilmente ci permetteranno
di avere futuro, come
il Medio Oriente o altre regioni in
forte espansione economica». L’attuale
superficie della Zantedeschi
Luca S.r.l. occupa circa 4500 mq
coperti, di cui 200 come sala mostra,
dove il cliente può scegliere
il prodotto finale, con proposte e
soluzioni studiate appositamente
da personale altamente qualifip
p p p q
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23

profili
ancora più completo sul prodotto
e fornendo al cliente, che può essere
sia un’impresa di costruzioni
che un privato cittadino, soluzioni
efficaci e dal sicuro impatto visivo:
«La posa delle marmette non è
una semplice posa di piastrelle. Le
venature del marmo, il suo colore
mai omogeneo e la sua struttura
complessa impongono anche una
certa preparazione da parte dei posatori.
Noi con la nostra esperienza possiamo
garantire la migliore resa
possibile da prodotto acquistato».
Un’ultima considerazione Luca
Zantedeschi la espone sul futuro
del comparto, impegnato in una
difficile congiuntura economica:
«Nel nostro particolare settore,
quello delle marmette, ci siamo
trovati a dover combattere con un
nuovo problema, quello dell’approvvigionamento
delle materie
prime. A Carrara, per esempio, è
sempre più difficile trovare il marmo
disponibile per poter espletare
le commesse perché esistono grossi
compratori, in particolare provenienti
dalla Cina, che comprano a
prezzo più alto di quello di mercato
tutte le forniture che trovano.
Tuttavia la lavorazione italiana rimane
ancora di livello superiore e
partendo da questo presupposto ci
sono tutte le premesse per una ripresa
del settore, puntando ancora
una volta su innovazione, qualità e
flessibilità, caratteristiche che solo
le nostre PMI riescono a dare».
cato. Nella struttura produttiva
un occhio di riguardo è stato dato
alla tecnologia, investendo
su attrezzature innovative che permettono
lavorazioni in grado di arrivare
a 0.6 cm di spessore senza
bisogno di supporto in altro materiale.
Tutte le marmette di prima
scelta possono essere lucide, opache,
levigate, sabbiate o patinate:
«Tutto il processo produttivo è stato
pensato per poter avere la massima
elasticità nella lavorazione –
ha spiegato Alessandro Zantedeschi,
responsabile del controllo produzione
–. Questa è una qualità indispensabile
che deve avere una piccola o
media impresa, perché chi si rivolge
a noi cerca, oltre che la qualità,
la precisione e la particolarità, oltre
che un forte orientamento problem
solving». In casi particolari, infatti,
sono gli stessi operatori della Zantedeschi
Luca Srl ad occuparsi della
posa del prodotto scelto, garantendo
in questo modo un controllo
Zantedeschi Luca S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA
Via Archimede, 2 Loc. Molle
37010 Affi (Verona)
Tel. 045 6269012
Fax 045 6269064
PRODUZIONE
Marmette
ANNO DI FONDAZIONE
1987
TITOLARE
Luca Zantedeschi
RESPONSABILE PRODUZIONE
Alessandro Zantedeschi
RESPONSABILE UFF. TECNICO
Luca Zantedeschi
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Anna Zantedeschi
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 9.000 mq
Coperta: 4.500 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 9
Impiegati: 3
SITO INTERNET / E-MAIL
www.zantedeschiluca.com
zntsrl@zantedeschiluca.com
24
luglio 2010

profili
Cosa può aver spinto, sette
anni fa, tre colleghi ben inseriti
in un’azienda locale
operante nel settore della commercializzazione
e manutenzione di
compressori e apparecchi di sollevamento
a intraprendere il difficile
percorso imprenditoriale? La passione!
E la passione è già palpabile
L’AZIENDA AL SERVIZIO DELL’AZIENDA
varcando la soglia dell’ A.L.M.A.
Service, non a caso “l’anima del
servizio”. Così i tre soci interpretano
il lavoro: ognuno di loro, nel
proprio ambito, non solo esprime
al meglio la competenza maturata,
ma opera, insieme ai propri collaboratori
in una missione aziendale
offrendo qualità e professionalità
ai clienti. Per Attilio Mantovani, la
vendita è da trent’ anni un modo di
esprimersi, per Arturo Castelletti
il mondo della meccanica è stata
una palestra di vita fin da ragazzino,
per Massimiliano Cristofaletti
il mondo dell’ “aria compressa e
vuoto” non ha alcun segreto.Queste
sono le basi vitali di un’attività
che nella nuova sede di Settimo di
Pescantina, realizza gru a bandiera,
manuali ed elettriche, impianti
sospesi, gru a ponte speciali, paranchi
a catena e a fune, accessori
sottogancio, ventose, compressori
a vite lubrificati e non, impianti di
distribuzione aria compressa/vuoto
e filtrazione dell’aria . Uno dei nostri
impegni principali – esordisce
Mantovani – consiste nel selezionare
sul mercato partner commerciali
di primo livello, in grado di
garantirci prodotti di eccellenza.
Negli anni abbiamo saputo poi
affinare il servizio di assistenza,
rendendolo sempre più efficiente e
professionale: personale altamente
qualificato, infatti, risponde 24 ore su
24 a ogni richiesta di intervento».
Nel settore delle gru Castelletti fa
valere l’enorme bagaglio professionale
acquisito e la straordinaria
passione nel tenersi costantemente
aggiornato. «Vede – sottolinea – la
competitività della nostra azienda,
oltre che nella qualità e tempestività
del servizio e delle consegne,
risiede nel patrimonio di competenze
personali di ciascuno di noi,
implementato in maniera continua
e costante. Ne sanno qualcosa anche
i nostri tecnici, periodicamente
26
luglio 2010

profili
o alta pressione), essiccatori a ciclo
frigorifero e ad assorbimento,
filtri di depurazione aria compressa,
separatori acqua/olio, impianti
di distribuzione aria compressa,
serbatoi e accessori, pompe a palette
lubrificate o a secco, soffianti,
impianti per il vuoto, serbatoi e
filtri. Un’offerta davvero ampia che
ha portato questa impresa a incrementare
in maniera soddisfacente
il suo fatturato con una proiezione
positiva anche per il 2010. «È molto
forte il legame – sottolinea Castelletti,
responsabile amministrativo
dell’azienda – che ci unisce alla
nostra clientela. Una fidelizzazione
che è stata determinata non
solo dalle riconosciute capacità
di ciascun componente del nostro
coinvolti in meeting di formazione».
La condivisione della missione
aziendale è il “collante” fra i tre
titolari di A.L.M.A. e tutte le decisioni,
piccole o importanti che
siano, sono sempre prese collegialmente.
Dall’altro lato però l’estrema
efficienza è raggiunta in virtù
di una sapiente divisione dei ruoli,
pur se i soci sono “interscambiabili”
fra loro in caso di necessità.
«Il profondo accordo tra noi, e tra
noi e le maestranze – sottolinea
Cristofaletti – è la vera forza della
nostra realtà. Lo è stata all’inizio di
questo percorso imprenditoriale, lo
è oggi nella selezione del team dei
progettisti e dei tecnici con cui collaboriamo.
E lo sarà in futuro: un
nucleo importante della seconda
generazione (Chiara in segreteria,
Damiano che si occupa del service)
è già all’opera e si apprestano a
fare il loro ingresso in azienda anche
Michele e Angelica». L’entusiasmo
e l’affiatamento rendono
piacevoli anche dodici ore al
giorno di lavoro: sono queste le solide
basi di A.L.M.A. Service S.r.l.
che fornisce anche compressori
(lubrificati e non lubrificati, a vite a
portata variabile, a pistoni a bassa
luglio 2010
27

profili
sul servizio post vendita piuttosto
che su altri fattori. «Il nostro fare
impresa – sottolineano i tre titolari
– trasmesso anche ai figli (concreto
futuro di un’azienda) ci ha consentito
di incrementare negli anni
il nostro potenziale e, grazie anche
a clienti e fornitori che credono in
questa squadra abbiamo trasformato
la passione in realtà».
gruppo e degli addetti che operano
all’interno di A.L.M.A., ma che è
stata costruita con l’efficacia delle
risposte (non si superano mai le 26
ore) che siamo in grado di dare alla
nostra committenza, per il 100%
italiana. L’accorta razionalità gestionale
del magazzino accessori e
la dotazione di ricambi ci permettono
infatti di rispondere tempestivamente
a qualsiasi tipo di manutenzione
richiesta». Un’azienda
giovane, dunque, che sa prevedere
e interpretare l’evoluzione del
mercato e che ha saputo cogliere
le radicali modificazioni di una
domanda che oggi punta molto
SEDE AMMINISTRATIVA
Via Meucci, 5
37026 Settimo di Pescantina (Verona)
Tel. 045 7701130
Fax 045 6839542
PRODUZIONE
Impianti di sollevamento, aria compressa e
per il vuoto
A.L.M.A. Service S.r.l.
RESPONSABILE SETTORE ARIA
COMPRESSA E VUOTO
Massimiliano Cristofaletti
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Arturo Castelletti
CAPITALE SOCIALE
100.000 euro interamente versati
ANNO DI FONDAZIONE
2003
TITOLARI
Arturo Castelletti, Massimiliano Cristofaletti,
Attilio Mantovani
RESPONSABILE COMMERCIALE
Attilio Mantovani
RESPONSABILE SETTORE SOLLEVAMENTO
Arturo Castelletti
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 1.400 mq
Coperta: 1.200 mq
RISORSE UMANE
Addetti alla produzione: 8
Impiegati: 3
SITO INTERNET / E-MAIL
www.almaverona.it
info@almaverona.it
28
luglio 2010

personaggio
Luca Coletto
Razionalizzazione ed Efficienza
nel Futuro della Sanità Veneta
Nel futuro della sanità veneta
c’è la possibilità di
una radicale razionalizzazione
e di un taglio, per il 2010,
di oltre 36 milioni. Una cura dimagrante
che si riverserà sulla
popolazione?
Assolutamente no. Se c’è un punto
fermo rispetto alle manovre di contenimento
della spesa che verranno
messe in atto, questo è che non dovranno
in alcun modo essere coinvolti
i servizi erogati ai cittadini.
Premesso che di questi 36 milioni
non abbiamo ancora ricevuto documentazione
ufficiale, non va dimenticato
che, per il 2010, il riparto
del Fondo Sanitario Nazionale
aveva assegnato al Veneto 248 milioni
in più rispetto al 2009. Anche
ci fosse questo “taglio” avremmo
pur sempre un aumento di 212 milioni
il che, abbinato alle azioni di
razionalizzazione e agli obiettivi di
rientro sui bilanci preventivi delle
Ulss già assegnati, potrebbe consentirci
di respirare un po’. L’obiettivo
complessivo che ci poniamo è
di attestare la spesa 2010 sui livelli
di quella 2009, non facile, ma nemmeno
impossibile.
Se non sarà così può spiegarci in
quali altri settori si intende fare
dei tagli non indilazionabili?
Parlare di “tagli” non è corretto:
il “taglio” è qualcosa che va a incidere
sui servizi alla gente, e non
sarà così. Si tratta di razionalizzare
alcuni aspetti della gestione. Per
esempio rafforzare il meccanismo
degli acquisti in Area Vasta che
sfrutta una delle più banali leggi
del commercio: se compri 1000 paghi
100, se compri 100.000 paghi
10. In 4 gare effettuate con questo
30
luglio 2010

personaggio
meccanismo negli ultimi due anni
abbiamo risparmiato 58 milioni di
euro… faccia lei! Poi c’è da fare
un ragionamento sull’appropriatezza
delle prescrizioni e dei ricoveri,
fronte sul quale può ancora
essere fatto molto, collegato al
rafforzamento della medicina sul
territorio. Ho fatto solo un paio di
esempi, ma le idee che abbiamo in
mente sono svariate.
Causa la finanziaria dei prossimi
due anni molti medici hanno
chiesto il prepensionamento. Si
dice siano alcuni fra i più preparati
per i quali non è possibile
una adeguata sostituzione.
Come pensa di arginare questa
“emorragia” di professionalità?
Questo è un problema reale che,
anche come coordinatore degli
assessori alla sanità delle Regioni
italiane, ho già posto. È una delle
situazioni che va maggiormente
approfondita nel confronto tra Governo
e Regioni. Di certo, nessun
sistema sanitario, nemmeno il
più efficiente, sarebbe in grado di
reggere una simile emorragia di
professionalità. Quindi questo è un
punto sul quale bisognerà intervenire,
magari con deroghe
ed esclusioni di particolari
figure professionali. Ma la situazione
è ancora in piena evoluzione
e il Governo sta lanciando segnali
incoraggianti.
Gli atenei veneti hanno fatto un
passo avanti coordinando le proprie
attività didattiche. Sarà così
anche per quanto riguarda la ricerca?
Dovrà essere così, in un’ottica di
sempre maggiore integrazione. Un
esempio calzante viene proprio
dalla sanità, e proprio da Verona,
con la nascita dell’Azienda
Ospedaliera Universitaria Integrata.
La razionalizzazione dell’attività
della sanità regionale si potrà
tradurre in una riduzione dei
tempi di attesa per gli esami
diagnostici per alcuni
dei quali, oggi, si rischia
di dover sopportare
LUCA COLETTO
Luca Coletto (Lega) è alla prima esperienza in seno alla Giunta regionale del Veneto.
Veronese, è nato il 27 maggio del 1961, ha conseguito la maturità tecnica. Ha iniziato la sua
attività politica nella Lega nel 1995. Nel 2002 è stato nominato responsabile Enti locali del suo
partito per la provincia di Verona. In seno all’Amministrazione provinciale di Verona, dal 2004
al 2009, ha ricoperto l’incarico di Assessore all’Ambiente e alle Politiche Faunistiche. Dal 2008
al 2009 è stato Consigliere comunale di Verona. Alle ultime elezioni provinciali è stato rieletto
con il 34,43% dei voti nel suo collegio (Cà di David, Buttapietra, Castel D’Azzano) ed è stato
nominato Vicepresidente della Provincia con deleghe all’Ambiente e alle Politiche Faunistiche.
Dal 2009 è componente del Consiglio Direttivo dell’Unione Province d’Italia. Dal maggio 2010 la Conferenza delle
Regioni lo ha designato come Coordinatore degli Assessori alla Sanità delle Regioni italiane.
luglio 2010
31

personaggio
tempi di attesa prossimi all’anno
solare ?
Sicuramente i tempi d’attesa sono
un settore sul quale dobbiamo intervenire
ulteriormente, perché tocca
da vicino la gente e una persona
malata e preoccupata deve trovare
risposte nei tempi giusti. Ho alcune
idee sulle quali sto lavorando ma,
essendo uno abituato prima a fare
e poi a parlare, per ora non vorrei
fare anticipazioni. Chiedo peraltro
anche la collaborazione dei nostri
cittadini: oggi circa 3 prestazioni
su 10 vengono prenotate e poi non
usufruite dal richiedente senza darne
comunicazione al centro prenotazioni.
Una semplice telefonata di
disdetta consentirebbe di riempire
quei posti con altre persone in attesa.
Donazione di organi. Un tema
delicato che non sembra aver
fatto molti proseliti tranne, come
da Lei affermato in occasione
della Giornata Nazionale delle
Donazioni, che in Veneto. Un patrimonio
di sensibilità culturale
che comunque dovrà essere incrementato.
Con quali azioni?
Il Veneto fa davvero scuola, sia
per il grandissimo impegno del
volontariato e delle Associazioni
dei donatori, sia per la qualità
tecnico-scientifica delle sue equipes
trapiantistiche e degli esperti
che lavorano al Centro Regionale
Trapianti. Con oltre 430 trapianti
effettuati nel 2009 abbiamo battuto
tutti i record, ma abbiamo
anche registrato un aumento dei
dinieghi alla donazione. Ciò non
significa assolutamente che i veneti
abbiamo perso un po’ della loro
proverbiale generosità, ma indica
la necessità di rafforzare le azioni
di informazione sulle modalità che
portano alla possibilità di donare
un organo, di spiegare alla gente
che la dichiarazione di morte di un
possibile donatore è una procedura
rigidissima e basata su attentissimi
criteri scientifici. Di affermare in
generale la “cultura dell’amore”,
perché donare un organo equivale
sempre a salvare una vita.
Di recente Lei ha assunto il
ruolo di coordinatore della
Commissione Salute della
Conferenza delle Regioni. Un
importante riconoscimento per
un sistema sanitario regionale la
cui organizzazione e professionalità
fanno agio a livello nazionale
e non solo. Un mezzo per poter
affermare anche i principi del
possibile federalismo?
Una grossa soddisfazione ma anche
un grande impegno. Come
tutti sanno, l’Italia è un Paese dove
l’assistenza sanitaria non è omogenea
e dove esistono ancora molti
sprechi. Basti pensare che sole 5-6
Regioni del centro-sud producono
circa l’80% del disavanzo sanitario
nazionale. Il Coordinamento è il
punto d’incontro di realtà come il
Veneto o la Lombardia con i conti in
attivo e servizi di qualità, e come il
Lazio o la Campania con disavanzi
impressionanti e un’organizzazione
sanitaria spesso sul banco degli
imputati per inefficienze o sprechi.
Il mio obiettivo è di lavorare con
il massimo impegno e la massima
apertura mentale e politica per contribuire
ad avvicinare queste realtà
così diverse. Per quanto riguarda il
Veneto, siamo ad esempio pronti
a trasferire a chiunque ce lo chiederà
tutte le nostre best practices.
Di sicuro il federalismo avrà forti
ricadute in sanità, ma sarà positivo
per tutti, perché spingerà a una
maggiore responsabilizzazione dei
centri periferici di spesa ed eliminerà
definitivamente l’iniquo criterio
della ripartizione dei fondi sulla
base della spesa storica (cioè chi
più ha speso più riceverà) per introdurre
quello dei costi standard,
cioè della definizione del giusto
costo delle varie prestazioni attraverso
una media ponderata dei costi
applicati nelle Regioni virtuose,
e la sua conseguente applicazione
in tutta Italia.
Molte delle strutture ospedaliere
regionali ospitano degenti provenienti
da altre regioni. Posti che
spesso non consentono di ospitare
adeguatamente e tempestivamente
i residenti e che aggravano
ulteriormente le spese della sanità
veneta. Lei pensa sia possibile
ovviare a questo problema ? Se
si, come ?
Questo onestamente non è un problema:
la mobilità extraregionale è
una cartina di tornasole della qualità
dei nostri servizi sanitari, ed
è ovviamente gestita in modo da
potersi conciliare con l’assistenza
ai residenti. Quanto alla spesa, è
ovvio che a pagare non è il Veneto,
ma la Regione di provenienza del
paziente, il che avviene sempre,
magari con tempi che potrebbero
essere più efficaci.
32
luglio 2010

impresa donna
Il mobile classico declinato al femminile
L’eccellenza di uno stile è la quintessenza della
storia di un Paese. Non si inventa tutti i giorni
e non può essere soltanto il risultato di una
strategia commerciale. Il Made in Italy è una storia di
talenti, di tradizioni, di gusto, di cultura dell’eleganza,
di maestria artigianale, di prontezza innovativa e di
cura del dettaglio, creatività e intelligenza tecnica. Nel
mondo si dice che un abito su misura è “bello e ben
fatto” quando si parla di prodotto italiano. L’eccellenza
sta qui: nel modulare sapientemente la tradizione,
unendo alla qualità estetica la qualità dell’innovazione.
A tutto questo
si sono certamente
ispirate
Maria Elena e Valentina Benetti, due sorelle veronesi
che hanno fatto una singolare scelta imprenditoriale:
quella di proporre il mobile classico “studiato e
realizzato su misura”. Lo hanno fatto con l’intenzione
di stupire e di dimostrare che ci sono anche loro, giovani
donne, nell’agone delle piccole e medie imprese
che rendono il nostro Paese un inimitabile esempio di
dinamicità e di capacità di conquistare posizioni importanti
sui mercati internazionali. Si scopre così che
la loro storia parte da lontano, le radici di questa realtà
imprenditoriale risalgono al 1957. Maria Elena e Valentina
rappresentano, infatti, la quarta generazione di
quegli imprenditori che hanno dato origine al distretto
della bassa veronese dove la produzione di mobili è
un’arte innata che sopravvive alle mode con determinazione
e che riesce a rinnovarsi e trovare sempre
nuovi spazi. «Il mio ingresso in azienda – racconta
Maria Elena – è avvenuto in un momento abbastanza
difficile. Era il 2001 e avevo in tasca il mio diploma
conseguito all’Istituto Europeo di Design, una scuola
frequentata da giovani provenienti da tutto il mondo.
La scomparsa di mio padre, avvenuta due anni prima,
aveva privato il settore tecnico della Benetti di quelle
competenze e conoscenze indispensabili per continuare
a “navigare” nel nostro settore. Sono stati anni
impegnativi che hanno però contribuito a fortificare il
mio carattere e la mia volontà di proseguire nella strada
tracciata dalla famiglia: fare impresa. Un periodo che
mi ha permesso di orientarmi sicura verso le scelte future».
Una sfida da vincere con nuove idee, ma anche
con una nuova e più snella organizzazione e soprattutto
con un bagaglio di conoscenze (design d’interni)
36
luglio 2010

impresa donna
arricchito anche dalla preparazione
della sorella Valentina, maestra
d’arte con specializzazione in
tessuti e decoro.
Dalla loro intesa, incoraggiate
anche dal dinamismo della madre
Nadia, provetta disegnatrice e
dalle fedeli collaboratrici Sonia e
Franca, nasce la mariaelenabenetti
S.r.l. L’odierna realtà aziendale
può essere definita una rivoluzione
nel solco della continuità: le
due giovani titolari hanno saputo
affermarsi, in breve tempo, per
l’originalità e la funzionalità delle
soluzioni, per l’equilibrio estetico
e l’unicità degli arredamenti
proposti, per il pregio dei materiali
impiegati e degli intarsi eleganti e
per i complementi d’arredo, vere
e proprie opere d’arte. «Fare
arredamenti classici su misura
avendo come riferimento prevalentemente
il mobile in stile inglese
– ci spiega Maria Elena –, ci
consente di soddisfare le esigenze
del cliente e esaltare gli spazi in cui
le nostre soluzioni d’arredo saranno
inserite. Partiamo dall’analisi
degli interni e dalle indicazioni di
massima che il cliente ci trasmette.
Sulla base di questi elementi,
procediamo alla realizzazione del
progetto, scegliendo tra le tante
essenze pregiate le più idonee da
utilizzare e studiando le decorazioni
e i diversi complementi.
Uno screening completo che
viene corredato del preventivo
di massima con le sue possibili varianti.
Ricevuta l’approvazione dal
committente, il passo successivo è
l’esecuzione dei mobili che prendono
forma dalle mani di esperti
artigiani. Si prosegue, da parte nostra,
al controllo di conformità del
materiale consegnato. Il successivo
stadio, è quello della laccatura
e della decorazione che fanno di
ogni oggetto un pezzo unico. Ogni
elemento é, quindi, imballato e
spedito al cliente con le istruzioni
e con quanto è indispensabile al
montaggio». Il lavorare con serietà
ha consentito all’azienda, in
appena due anni dalla sua costituzione,
d’essere presente con propri
prodotti in punti vendita qualificati
in molte regioni italiane. Prodotti
della mariaelenabenetti S.r.l. sono
esportati in Russia, Ucraina, Libia,
Lettonia, Lituania (circa il 50% del
fatturato, infatti, è frutto di commesse
da questi Paesi). Degne di
nota tra le realizzazioni più importanti
un noto albergo in Sicilia, e
all’estero, una villa di oltre 1000
mq affacciata sul Mar Nero. «Siamo
abbastanza soddisfatte – sottolinea
la nostra interlocutrice – del
percorso compiuto nonostante un
periodo congiunturale non troppo
favorevole per investimenti in beni
semidurevoli come l’arredamento.
Fondamentale anche in questo periodo
la coesione del nostro gruppo
che significa anche intersostituibilità
e interdipendenza nei vari ruoli.
Lavorare in team con persone
di cui mi fido incondizionatamente,
mi consente
di seguire
con
luglio 2010
37

impresa donna
serenità la mia famiglia, mia figlia
Alice in primis, e mi permette di
ritagliarmi degli spazi anche per
leggere, soprattutto narrativa
moderna, cimentarmi in ricette
di cucina etnica (cous cous e pollo
al curry sono fra le mie preferite),
perfezionare il “pollice verde”
nella floricultura e nella cura del
mio orto». Maria Elena Benetti
una giovane dalla idee chiare che
sapendo pianificare abilmente tutte
le sue innumerevoli attività è proprio
una donna e una imprenditrice
a tutto tondo.
mariaelenabenetti S.r.l.
SEDE AMMINISTRATIVA
Via Villafontana, 269/B
37050 Oppeano (Verona)
Tel. 045 6989017
Fax 045 6989037
PRODUZIONE
Arredamento classico su misura
ANNO DI FONDAZIONE
2008
TITOLARI
Maria Elena e Valentina Benetti
RESPONSABILE COMMERCIALE
Nadia Veronese
RESPONSABILE RAPPORTI CON I
CLIENTI E LOGISTICA
Sonia Mantovanelli
RESPONSABILE PRODUZIONE E QULITÀ
Valentina Benetti
RESPONSABILE UFF.TECNICO
Maria Elena Benetti
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO
Franca Rossignoli
SUPERFICIE AZIENDALE
Totale: 1.100 mq
RISORSE UMANE
Addetti: 7
SITO INTERNET / E-MAIL
www.mariaelenabenetti.it
info@mariaelenabenetti.it.
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luglio 2010

attualità
Temporary Manager
In questi anni PMI europee devono affrontare sfide
molto impegnative:
• la globalizzazione;
• la delocalizzazione dell’industria
manifatturiera;
• la realizzazione di una economia basata sul
risparmio energetico.
Sono all’ordine del giorno: il cambiamento, le
riorganizzazioni e l’innovazione.
Probabilmente le PMI dovranno avere:
• un nucleo permanente multiruolo;
• una pluralità di risorse esterne, attivabili con
breve preavviso e immediatamente operative.
Per incrementare la competitività i costi dovranno essere
contenuti e le competenze manageriali dovranno essere:
• particolarmente qualificate e sempre
aggiornate,
• dotate di capacità problem solving,
• caratterizzate da un approccio interdisciplinare.
Una delle risorse a disposizione dell’impresa competitiva
è costituita dal Temporary Manager.
Il Temporary Manager:
• vive l’impresa e agisce nella impresa come un
dipendente;
• è una microimpresa che, per avere successo sul
mercato, deve portare risultati ai propri Clienti.
Il Temporary Manager opera all’interno di una impresa
per:
• un periodo di tempo limitato;
• gestire un progetto di cambiamento;
• portare all’azienda i risultati concordati;
• organizzare l’azienda affinchè si sviluppi anche
dopo l’intervento.
Il Temporary Manger può essere utilizzato nelle seguenti
aree aziendali:
• Amministrazione e finanza
• Produzione
• Export
• Commerciale
• Marketing
• Acquisti
• Ict
• Personale
Può svolgere diversi ruoli:
Change Manager
Quando una organizzazione deve portare un cambiamento
strutturale nell’azienda e nella cultura aziendale.
Turnaround Manager
Quando una azienda si trova in situazione di discontinuità
e di crisi aziendale.
Vuoto Manageriale
Quando è necessario ricoprire una posizione aziendale
con estrema rapidità.
Coaching Manager
Quando deve essere svolto un ruolo di consigliere
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operativo e di “addestramento” all’interno di una
azienda.
Per meglio far comprendere il ruolo del Temporary
Manager riportiamo l’opinione di un ipotetico
imprenditore.
“Non riuscivo più a portare avanti il marketing come
avevo sempre fatto, l’azienda ed il mercato erano
diventati troppo complessi. Avevo bisogno di un
Direttore Marketing che mi desse una mano: i miei amici
mi dicevano “lo sai quanto costa? ti ricordi che fai 5
milioni di fatturato?”
Sono ricorso a un temporary marketing manager.
Abbiamo passato i primi giorni a progettare la
riorganizzazione le attività (molte attività erano state
assegnate ai servizi più diversi), poi si è mosso da solo.
Ha svolto una mole di lavoro enorme: ha parlato con
tutti i responsabili per introdurre un approccio marketing
oriented, ha spostato alcune attività, ha portato cose
nuove e nuovi strumenti.
Tutto questo solo con 15 minuti di coordinamento alla
settimana: ad un manager così bastano poche parole.
Non esistevano le schede del margine di contribuzione,
non esisteva una raccolta sistematica di dati. Gli archivi
erano così così. Buttavamo via una montagna di soldi.
Con i risparmi dei primi 3 mesi mi sono pagato tutto
l’intervento.
Dopo due mesi il marketing ha cominciato a funzionare
molto bene e a tutti, in azienda, sono venute idee nuove.
Dopo quattro mesi abbiamo selezionato un giovane
Responsabile Marketing (3/4 anni di esperienza)
Per altri 9 mesi il Temporary Manager ha svolto la
funzione di Direttore Marketing, aumentando di giorno
in giorno le responsabilità e l’autonomia del Giovane
Responsabile Marketing.
Dopo questo intervento il Marketing è diventato un
fattore competitivo importantissimo per lo sviluppo
aziendale.
Riflessioni
L’imprenditore impiegava il suo tempo in aree nelle quali
è poco specializzato, sottraendolo a ciò che sa far bene.
Inoltre senza un’adeguata strategia di marketing è come
giocare alla lotteria!
Solitamente l’imprenditore assume un neolaureato o un
marketing manager con 2/3 anni di esperienza (investe in
proporzione a quello che fattura).
In questo modo però corre il rischio che, a causa della
poca esperienza:
le soluzioni di marketing proposte non siano ottimali
(più costose);
il giovane responsabile non imposti il marketing in modo
chiaro e definito.
Il Temporary costa di più ma tutta l’azienda trae
beneficio dalla presenza di un professionista di buon
livello. (Succede lo stesso anche nello sport, i buoni
professionisti fanno crescere anche il resto della squadra.
) La presenza all’interno di una azienda significa: lavorare
fianco a fianco con i dipendenti per risolvere contrasti
luglio 2010

attualità
e problemi, definire nuovi scenari
aziendali all’interno dei quali inserire
cambiamenti significativi di ruoli o
impostazioni, insegnare nuovi modi
di comunicare trasmettendo sempre
e comunque la cultura d’impresa.
Le PMI solitamente non hanno la
struttura per seguire persone non
addestrate.
Un Temporary Manager che operi
nelle PMI sa dove mettere le mani
per procurarsi i dati e per portare
avanti i lavori, una risorsa con poca
esperienza ha bisogno di molte
informazioni prima di agire.
Possiamo citare molti casi
esemplificativi che riguardano l’
export, la creazione di rete vendita,
il miglioramento della produzione,
la messa a punto del controllo di
gestione. Ad esempio nelle vendite:
Azienda settore abbigliamento.
Bisogno di ripensare completamente
il proprio posizionamento strategico
e tradurlo in un progetto Retail.
Soluzione: un team composto da un
chief merchandiser di grandissima
esperienza e con competenze di alto
livello coadiuvato da un operative
merchandiser più giovane ma con
buone esperienze.
Azienda settore ICT, con giro
d’affari inferiore ai 2 milioni di
euro, altissimo livello tecnologico.
Necessità di svilupparsi velocemente
sulle catene di grande dimensione.
Soluzione Temporary manager con
relazioni molto strette con i gruppi
più importanti della distribuzione.
Il temporary Manager può anche
essere utilizzato per fatti straordinari,
ad esempio:
imprenditore, in età avanzata e di
salute cagionevole, non ha una
successione disponibile.
Soluzione Un Direttore Generale
per due anni con l’obiettivo di
identificare e selezionare tra i
potenziali successori il futuro capo
azienda e quindi di condurlo per
mano all’acquisizione della nuova
responsabilità
Oppure può essere utilizzato un
team di temporary manager come
nell’esempio seguente:
Fatturato in forte crescita comincia
ad avere risultati economici negativi
e le sue perdite aumentano con il
crescere del fatturato a causa di
marginalità decrescenti, perdite su
crediti, eccesso di complessità.
Soluzione Team di Temporary
Manager, uno di questi ricopre il
ruolo di direzione generale, che
opera su più piani: eliminazione
dei clienti e dei prodotti a margine
troppo basso o troppo a rischio,
diminuzione del numero di item e
quindi della complessità gestionale,
diminuzione del fatturato, piano di
investimenti produttivi per riduzione
dei costi.
I Vantaggi per l’impresa possono
essere così riassunti:
Costi certi su obiettivi chiari, definiti
e risultati vicini nel tempo
Manager anche di livello e valore
molto superiori a quelli impiegati
stabilmente.
Come si affida l’incarico ad un
Temporary Manager?
Il processo di selezione di un
Temporary Manager avviene sostanzialmente
attraverso tre fasi.
1. Nella prima fase l’azienda
effettua dei colloqui conoscitivi dei
Temporary Manager ( solitamente
non più di tre). A differenza dei
colloqui di selezione del personale
questi incontri sono dei business
meeting in cui l’imprenditore espone
il problema aziendale (esplicitando
i limiti, le risorse disponibili e gli
aspetti negativi) ed il temporary
manager deve valutare la sua capacità
di risolvere il problema.
2. Nella seconda fase il Temporary
Manager selezionato sviluppa il
progetto d’avvio (richiede almeno
2 giorni di permanenza all’interno
dell’impresa), coinvolgendo i
principali interlocutori.
La realizzazione del documento
richiede la collaborazione
dell’imprenditore (o del manager)
e permette una rivisitazione delle
procedure e delle attività in atto
(operazione che nelle aziende si con
poca frequenza).
3. Nella terza fase l’Imprenditore
approva il progetto d’avvio, concorda
le modalità contrattuali (che possono
essere partita iva, cocopro, tempo
determinato) e definisce le eventuali
deleghe.
Piccola Storia
Nei paesi europei il temporary
manager viene chiamato Interim
manager.
La professione di Temporary
Manager nasce nei Paesi Bassi negli
anni 70, in occasione della prima
crisi petrolifera.
La ristrutturazione industriale colpì
tutti i settori creando una grossa
offerta di manager, che a sua volta
creò la domanda da parte delle
aziende.
Le imprese, infatti, dovevano ridurre
i costi ma al tempo stesso avevano
bisogno di manager di esperienza
per condurre il business.
La stessa situazione si generò nei
primi anni 80 in Gran Bretagna
attivando un mercato che tutt’ora è
in crescita e qualche anno più tardi
lo stesso andamento si manifestò in
Germania e in Francia.
I Temporary Manager sono molto
apprezzati nei paesi Europei, in
cui si stima siano attivi i seguenti
professionisti:
Francia 8.000
Italia 1.000
Gran Bretagna 10.000
Germania 10.000
Olanda 15.000
Svizzera 3.000
Belgio 15.000
Temporary Manager
è una community costituita da
manager che intendono contribuire
alla conoscenza del temporary
management in Italia.
www.temporary-manager-community.com
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attualità
CONTROLLO
E RIDUZIONE
DEI COSTI FISSI
Nulla è veramente
migliorabile se
non è misurabile
Sala convegni gremita nella
sede di Apindustria per
l’incontro organizzato da
Unionmeccanica Verona, e rivolto
a tutti gli associati, dedicato
all’approfondimento di questa
tematica “calda”, la diminuzione
dei costi fissi, appunto, che si è
rivelata, specie nell’ambito della
sfavorevole congiuntura economica
dell’ultimo periodo, una valida
opportunità di mantenimento
e crescita per molte imprese.
Presentato dal Presidente del
settore metalmeccanici Massimo
Busato, il relatore, Leonardo
di Noi, consulente di direzione
aziendale e docente della Facoltà
di Ingegneria dell’Università di
Padova, ha sottolineato, a introduzione
dell’esposizione, il valore
aggiunto del suo “fare formazione”,
nato come conseguenza
delle numerose esperienze “sul
campo” in diverse realtà aziendali
venete e trentine. Gli elemeniti
chiave sono i concetti economici
di base: il salto di qualità verso
una gestione più manageriale
dell’impresa a cui sono indirizzati
gli imprenditori più accorti
comporta, però, un cambiamento
di prospettiva. Dalla massimizzazione
dell’utile (= ricavi – costi
totali), si deve passare alla
massimizzazione del margine di
contribuzione
(= ricavi – costi
variabili, ovvero
= costi fissi
+ utile). Stante
che il prezzo di
vendita è dettato
dal mercato e
che sui costi variabili
non sempre
si può agire
(es. energia di trasformazione)
o si è operato su di essi già da
tempo (es. prezzi di vendita, costi
d’acquisto dei materiali, cicli
della mano d’opera), perché non
prendere concretamente in considerazione
l’idea di controllare
in maniera sistematica anche
i costi fissi? I costi fissi sono la
mano d’opera indiretta, i costi
commerciali, tecnici, generali e
gli oneri finanziari. Al variare
dei costi fissi corrisponde una
variazione dei ricavi di pareggio
(= costi fissi /1 - % c. v.) e,
di conseguenza, dell’utile netto:
al diminuire dei costi fissi diminuisce
il BEP (Break Even Point)
e aumenta invece l’utile netto.
Rendere i costi fissi più bassi richiede
un effettivo mutamento
di mentalità e un aggiornamento
nel metodo di lavoro che portano
alla riorganizzazione dell’impresa:
questa diventa così più competitiva,
eliminando gli sprechi
e potendo affrontare il mercato
con “una marcia in più”. Come
mettere tutto ciò in pratica? Per
42
luglio 2010

attualità
quanto riguarda la mano d’opera
indiretta il primo passo consiste
nel mantenere interno all’azienda
solo ciò che dà valore aggiunto e
nell’affidare all’esterno tutta una
serie di servizi terziarizzabili
(pulizie, assistenza rete, mense,
pubblicità, paghe, disegno tecnico,
etc.). Vanno poi approvate
e controllate le ore straordinarie
e si deve procedere, più in generale,
nella direzione di un incremento
dell’efficienza: nel processo
di fatturazione (con una definizione
chiara dei listini e della
scontistica, dei pagamenti e delle
condizioni contrattuali…), nel
processo ordine cliente-spedizione
(maggior celerità nelle consegne),
nella progettazione (utilizzo
di materiali più standard), nella
vendita (diminuzione dei magazzini).
Nel ridimensionamento dei
costi commerciali, invece, ruolo
fondamentale gioca un più rigoroso
controllo delle attività volte
a far conoscere l’azienda: viaggi,
partecipazioni a fiere, pubblicità
di vario tipo devono essere giustificati
e deve essere verificato
il risultato raggiunto in raffronto
agli obiettivi che ci si era
posti. Da ricordare anche che va
fatturata qualsiasi prestazione al
di fuori dell’ordine e che la vendita
termina con la scadenza della
garanzia.
Nei costi generali è di capitale
importanza il minuzioso controllo
di tutte quelle spese indicate
come “varie” (quanti sprechi si
nascondono dietro questa voce di
bilancio!). Ulteriore suggerimento
pratico indicato da Di Noi è il
ricorso al full leasing (leasing in
cui anche le spese di manutenzione
sono a carico della azienda che
fornisce il servizio) per le automobili
aziendali o altre apparecchiature.
Innumerevoli, dunque,
gli specifici ambiti d’intervento,
ma unico il principio che deve
guidare l’imprenditore in questa
operazione di rinnovamento
totale, principio che il relatore
affida all’uditorio sottoforma di
slogan: “nulla è veramente migliorabile
se non è misurabile”. I
diversi tagli ai costi fissi mirano,
devono mirare, cioè, a un miglioramento
effettivo. Per entrare ancor
più nello specifico e passare
ai fatti, Di Noi mostra il metodo
applicato nella pratica da una realtà
aziendale vicentina nel settore
dell’elettronica di potenza:
l’esempio ha stimolato l’interesse
dei presenti e ha dato il la a una
serie di quesiti, animando la “lezione
frontale” che si è così trasformata
in un proficuo scambio.
«Certo – conclude Di Noi – la
riduzione dei costi fissi è ciò che
concretamente si deve realizzare.
Tuttavia ribadisco che il cambiamento
di partenza deve avvenire
nel modus operandi di chi gestisce
l’impresa. Sono necessarie
tenacia, costanza, determinazione
e convinzione. La meta deve
essere ben chiara e la fretta, si sa,
eccetto laddove sia indispensabile,
è cattiva consigliera. Bisogna
inoltre condividere gli obiettivi
con chi lavora con noi, creare
gli alfieri del cambiamento, discutere
tutte le attività con i capi
responsabili. E, ricordando il nostro
slogan, aggiornare in maniera
continua e costante l’informazione
sui risultati».
luglio 2010
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attualità
Il 31 agosto serata internazionale
nell’anfiteatro areniano
Nasce l’Oscar della Lirica, primo riconoscimento
al mondo per i grandi protagonisti
dell’Opera, un premio di rilevanza internazionale
che verrà presentato in anteprima assoluta durante
una serata celebrativa in programma martedì 31 agosto
nell’anfiteatro areniano. L’evento è promosso dalla Fondazione
Verona per l’Arena e vedrà la partecipazione di
Katia Ricciarelli in qualità di madrina, nonché di numerosi
artisti come Giovanni Allevi o i ballerini Eleonora
Abbagnato e Benjamin Pech. Il premio avrà cadenza
annuale: ogni anno, infatti, saranno presentate all’Arena
di Verona le terne per l’assegnazione degli Oscar della
Lirica agli artisti che riceveranno quale riconoscimento
una statuetta in oro, ispirata alla Nike di Samotracia simbolo
della vittoria, realizzata dallo scultore orafo Alberto
Zucchetta. Oltre alle categorie di tenore, soprano, basso,
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luglio 2010

attualità
contralto, mezzosoprano, baritono, saranno premiati registi, scenografi,
costumisti, direttori d’orchestra, orchestre e corpi di ballo. Di tutto rilievo
è la lista degli artisti nazionali e internazionali, che parteciperanno
alla serata e che si susseguiranno in varie esibizioni: dai tenori Francesco
Hong, Francesco Demuro, Celso Albelo, Saimir Pirgu, ai soprani Hui He,
Kristine Lewis, Maria Laura Martorana, Elena Mosuc, Désirée Rancatore,
al mezzosoprano Marianne Cornetti, al baritono George Petean, al basso
Marco Vinco. Oltre agli storici protagonisti del panorama della lirica internazionale
come Carlo Bergonzi e Mirella Freni che faranno rivivere
alcuni momenti indimenticabili del loro passato e cui verrà consegnato il
Premio alla Carriera, anche gli artisti emergenti avranno il loro spazio per
esibirsi: ai giovani talenti Maria Alejandres e Ziyah Atfeh verrà assegnato
il “Premio Speciale Giovanni Zenatello”. Nel corso della serata si esibirà
l’orchestra de “I Virtuosi Italiani”, diretta dal Maestro Corrado Rovaris,
direttore del Teatro dell’Opera di Philadelphia. L’evento sarà trasmesso
attraverso i circuiti televisivi EBU (European Broadcasting Union) e ABU
(Asia-Pacific Broadcasting Union) che ne confermano la promozione a
livello internazionale. «La creazione di questo riconoscimento ideato dal
Segretario Generale Alfredo Troisi – sottolinea il Presidente della Fondazione
Verona per l’Arena Giordano Veronesi – primo nel suo genere,
nasce dall’intento di premiare i più importanti protagonisti dell’opera a
livello mondiale. L’Opera, non solo ha profonde radici nella storia italiana
ed europea, ma guarda al futuro grazie alle infinite possibilità interpretative
che offre, alla nascita di nuovi talenti e di nuove voci. La Fondazione
Verona per l’Arena vuole dunque offrire un giusto tributo a questo mondo
che costituisce una parte così rilevante nella cultura mondiale».
luglio l 2010
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attualità
Il Distretto
Veneto
dell’Informatica
a sostegno
dell’Innovazione
Sociale
Dalla Sicurezza Integrata alla Teleassistenza,
dal supporto alla mobilità per anziani e diversamente
abili alla Telemedicina, alla formazione
continua per le imprese, sono solo alcune delle
tematiche contemplate nel concetto di “Innovazione
Sociale”, promosse dal Distretto Veneto dell’Informatica
nel corso di un convegno che si è svolto all’Istituto
Salesiano “San Zeno” di Verona. L’accordo tra il
Distretto VITA (Veneto dell’Informatica e del Tecnologico
Avanzato), che conta 154 aziende in rappresentanza
di 5.664 addetti, dislocate in tutte le province del
Veneto, e l’Istituto Salesiano “San Zeno” di Verona è
stato presentato durante il convegno dal tema “Nuove
opportunità di sviluppo per le aziende informatiche del
Veneto” al quale hanno partecipato una settantina di
imprenditori, che si occupano di tecnologie avanzate e
di tutti gli aspetti riconducibili alla “sicurezza” (anche
intesa come “protezione”, “gestione delle emergenze”
e “assistenza continua”). L’incontro si è articolato in
un fitto programma di relazioni che hanno riguardato
tematiche importanti quali: la sicurezza integrata;
la teleassistenza; il supporto alla mobilità per anziani
e diversamente abili; la telemedicina; la formazione
continua per le imprese. L’accordo prevede la collaborazione
continua tra l’Istituto “San Zeno” e le aziende
aderenti al Patto di Sviluppo del Distretto VITA,
per la realizzazione di progetti di comune interesse,
la messa a disposizione del Distretto di un servizio
di segreteria, un ufficio operativo, la promozione dei
progetti del Distretto, e la diffusione dei risultati fra le
aziende aderenti e le istituzioni, nonché la possibilità
di allestire spazi showroom in funzione dei progetti.
Il “San Zeno” fornirà inoltre anche i propri servizi di
mappatura dei bisogni formativi, formazione e consulenza
a condizioni particolarmente favorevoli. In concreto,
all’insegna della parola d’ordine “Innovazione
Sociale” in collaborazione con PerInnovare S.p.A.,
sono stati presentati gli attuali risultati dei progetti
di Distretto “Sicurezza Integrata”, e “Safe Home”
(quest’ultimo in collaborazione con “Lo Spirito di
Stella O.n.l.u.s.”) volti a rispondere alle più urgenti
domande socio-ambientali, secondo una filosofia, non
più basata unicamente su competitività e business, ma
che tiene conto anche del ritorno sociale, tematica che
46
luglio 2010

attualità
il Distretto VITA intende perseguire
strategicamente nei prossimi
anni.
Anche il Centro Ricerche Fiat di
Trento, ha apportato il suo contributo
illustrando il progetto europeo
“Oasis” per la mobilità assistita e
il controllo dell’ambiente indoor e
outdoor, ovvero una “Mobilità per
Tutti” che consentirà alle persone
parzialmente inabili, di svolgere
la propria attività autonomamente
e in sicurezza grazie al controllo
assistito di attività fisica, alimentazione,
spostamenti, attività lavorativa
ecc... Tali progetti intendono
migliorare la qualità della vita per
tutti e consentire una maggiore autonomia
ai soggetti cosiddetti “deboli”
attraverso lo sviluppo di nuove
soluzioni tecnologiche, che permetteranno
di ridurre i rischi negli
ambienti domestici, di aumentare
la sicurezza nei quartieri, che ridaranno
ai disabili la fruibilità della
loro abitazione e che permetteranno
di svolgere varie attività anche
al di fuori delle abitazioni. Per le
persone malate o anziane saranno
inoltre disponibili efficienti servizi
di teleassistenza e telemedicina,
che attraverso il telemonitoraggio
domiciliare, ridurranno lo stato
di solitudine che spesso favorisce
l’ansietà. Si potrà così evitare, in
alcuni casi, l’ospedalizzazione o se
ne ridurrà la durata. Tale processo
migliorerà il servizio ai cittadini riducendo
nel contempo i costi per
la collettività.
Non vi è dubbio che quelle del
Distretto VITA siano scelte premianti
per le imprese del settore:
dal giugno 2004 con 22 progetti
presentati, tutti approvati dalla Regione
Veneto, sono stati ottenuti
4.040.053 di euro di finanziamento
a fondo perduto, e, nell’ultimo
biennio, è stata registrata una
controtendenza rispetto alla crisi
attuale, per cui le ATI costituite
all’interno del Distretto hanno
assunto 14 nuovi addetti. Al convegno
è intervenuto anche il Dirigente
della “Direzione Sviluppo
Economico Ricerca e Innovazione”
della Regione del Veneto, Italo
Candoni, che ha apprezzato in
particolare l’atteggiamento interdisciplinare
del Distretto VITA, e
incoraggiato un sempre maggiore
scambio del know-how di volta
in volta raggiunto, tra i sistemi di
ricerca costituiti dai vari distretti
produttivi. Tra i relatori, anche
l’avvocato Luca Giacopuzzi, il
quale ha richiamato l’attenzione
sul tema della privacy, notando che
approcci prettamente burocratici
da parte delle aziende comportano
adempimenti superflui o ripetuti
inutilmente, quando una corretta
osservanza dei precetti può
consentire invece la semplificazione
delle prassi, incrementare la
fiducia da parte degli interessati, e
proteggere meglio le imprese dal
rischio di incorrere in sanzioni. A
conclusione dei lavori Domenico
Galia – Rappresentante del
Distretto – ha evidenziato come il
Distretto VITA con i due progetti
“Sicurezza Integrata” e “Safe
Home” abbia intrapreso un percorso
obbligato verso l’innovazione
Sociale e si è infine congratulato
con Markas Service S.r.l. che ha
per l’occasione preparato il “buffet
della salute” con un menù studiato
ad hoc con i Prof.ri Daniele Degli
Innocenti e Andrea Sbarbati della
Facoltà di Medicina, quest’ultimo,
esperto accademico del gusto
di fama internazionale, il quale ha
recentemente scoperto l’esistenza
nel corpo umano del Sistema chemio
sensoriale distribuito.
Gli atti del convegno sono a
disposizione nella newsletter
del Distretto:
www.distrettovita.it
luglio 2010
47

terza pagina
FOTOGRAFARE QUINDI SOGNARE:
l’Arte visiva di
l’Arte visiva di Mauro Fiorese
“Nemo profeta in patria” era la frase che suo padre
Luciano gli ripeteva sempre e che un giorno
fece scattare nel giovane Mauro Fiorese, allora
venticinquenne, la voglia di esplorare il modo e di
trasferirsi oltre oceano. E così fece, l’eclettico artista
fotografo nel 1995 si trasferì a New York con un permesso
quinquennale a lavorare come fotografo per le
riviste Ottagono e Abitare e a completare il proprio
iter di studi con un Master in Comunicazione e Marketing
alla New York University. Mauro Fiorese nasce
a Verona nel 1970. In verità dalla sua città di origine
parte nel 1989, prima per gli studi e poi per lavoro, per
tornaci a distanza di quasi vent’anni, nel 2008, dopo
aver vissuto a Venezia, a Milano, a Parigi e a New
York. Le sue fotografie fanno oggi parte di note collezioni
private e pubbliche come quelle del Museum
of Fine Art di Houston, della Bibliothèque Nationale
de France, della William Hunt collection di New York
e del Museo di Fotografia Contemporanea di Milano.
«Quando mi trasferii negli Stati Uniti» ci racconta
Fiorese «realizzavo molti lavori commerciali per riviste
di design e per aziende a cui creavo immagini per
i loro Annual Reports. Era un lavoro che permetteva
di fornire loro un valore aggiunto di tipo creativo ma
mi rendevo conto di conoscere poco il loro mondo e
il loro linguaggio. Spesso, infatti, mondo economico
e mondo creativo viaggiano distanti o, al massimo,
paralleli. A volte guardandosi a distanza e con circospezione
senza che mai nessuno faccia il primo passo.
Entrambi vorrebbero incontrarsi ma hanno paura della
reciproca ignoranza nei confronti di un settore che non
conoscono ma da cui sono attratti, a volte anche solo
per necessità. Questo è l’errore in cui spesso entrambi
incappano: se si sceglie un fotografo, specie quando si
tratta di un autore, per dare un incremento alle proprie
esigenze di comunicazione, è bene farlo con molta ra-
48
luglio 2010

terza pagina
zionalità. Non è detto che un artista
o un fotografo commerciale anche
molto noti possano andar bene per
qualsiasi azienda e non tutte le
aziende hanno budget sufficienti
per ricorrere ad agenzie di pubblicità:
un buon risultato può avvenire
solo attraverso il dialogo e l’ascolto».
Con queste parole Mauro Fiorese
inizia a raccontarci il cammino
di una carriera che lo ha portato
oggi, a quasi quarant’anni, ad aver
lavorato ed esposto per clienti e
gallerie di tutto il mondo. Dopo diversi
anni in ambito commerciale,
durante i quali continuò a svolgere
ricerca artistica con lo stesso mezzo
con cui realizzava i lavori per
i propri clienti, arrivò per Fiorese
un momento importante: proprio
durante gli anni del suo soggiorno
newyorkese, nel 1997, venne inserito
nella Top Hundred World Photographers
List, cioè la lista dei
cento top Fotografi al mondo di un
importante premio, il Golden Light
Award, in memoria del grande fotografo
della Magnum Ernst Haas.
«Questo premio mi diede grande
energia» commenta Fiorese «e da
allora il mio tempo venne sempre
più dedicato alla ricerca artistica
fino a quando, anno dopo anno, il
mondo dell’Arte diventò la mia ragione
di vita e la mia fonte di guadagno».
Tornato in Italia nel 1998,
Fiorese fonda assieme al fotografo
Edward Rozzo una società con
sede a Milano, ZigZag Visual, specializzata
nel fornire consulenza
visiva e con cui continua a realizzazione
progetti visivi per aziende
anche della sua città natale, tra cui
la Banca Popolare di Verona. Proprio
con questo istituto nel 2002
vincerà il Premio Internazionale
EMMA Award 2002 in Canada per
il miglior progetto multimediale
di comunicazione interna. Parallelamente
a questa attività Fiorese
continua a svolge-re il lavoro di
ricerca artistica che dà l’humus a
tutta la sua creatività e che lo porta
anche a vincere il concorso per
la docenza all’Accademia di Belle
Arti di Verona. «Durante gli anni
di stu-dio alla Facoltà di Architettura
di Venezia» continua Fiorese
«ebbi la fortuna di frequentare il
luglio 2010
49

terza pagina
ricerca scientifica, anche la ricerca artistica ha bisogno
di tempo, dedizione e, non ultimi, fondi con cui poter
continuare a produrre altri lavori: opere capaci di farci
vedere il mondo da sempre nuovi e ispiranti punti
di vista. In quasi 20 anni di attività, di soddisfazioni
professionali Mauro Fiorese ne ha raggiunte parecchie:
dalle numerose mostre personali e collettive alle
acquisizioni da parte di Musei e di noti collezionisti
internazionali, dalla partecipazione ad aste importanti,
come quella di Sotheby’s del 2001, ai numerosi riconoscimenti
ottenuti in diversi Paesi fino alla pubblicazione
di tre libri personali oltre alle innumerevoli
pubblicazioni. «In fondo ogni artista racconta tante
storie nell’arco della propria carriera» aggiunge Fiorese
«che contengono sempre qualcosa di autobiogra-
corso di Storia e tecnica della Fotografia con un uomo
di grande cultura come Italo Zannier. Da allora capii
quanto mancasse in Italia una formazione specifica nel
settore della Fotografia e delle discipline visive – carenza
oggi solo parzialmente colmata – e dedicai una
buona parte della mia carriera all’insegnamento di
questa disciplina sia all’Istituto Europeo di Design di
Milano che alll’Accademia di Belle Arti, che all’Università
di Verona e all’Università dell’Illinois. Oltre a
numerosi workshop in Italia e negli Stati Uniti anche
insieme a noti colleghi artisti. I giovani che studiano
Arte sanno molto bene che l’ispirazione può arrivare
quando meno te lo aspetti ma la si deve favorire»,
ci spiega Fiorese, «e non ci si può improvvisare. Per
essere artisti professionisti bisogna conoscere molto
bene la storia del proprio mezzo espressivo e continuare
a nutrirsi di informazioni specialistiche su mostre
pubbliche, su lavori di colleghi più o meno noti al
grande pubblico, sulle aste e sulle mostre nelle gallerie
private così come sulle nuove tecnologie e possibilità
che questo preciso momento storico ci sta offrendo».
Mauro Fiorese ci spiega che l’artista, in ogni nuovo
lavoro che affronta, ha bisogno di attingere a fonti di
conoscenza sempre nuove e, un po’ come fa lo scrittore
quando inizia a scrivere un nuovo romanzo, deve
fare ricerca sia teorica che sul campo. Così come la
50
luglio 2010

terza pagina
fico. Tuttavia, diver-samente da
un libro scritto o da un film dove
siamo condotti da un inizio, uno
svolgimento e una fine, le singole
storie racchiuse e concentrate
nelle opere degli artisti, senza differenza
alcuna tra pittura, scultura
o fotografia, si “consumano” in un
istante, quello della fruizione con
lo spettatore. Il resto (il momento
specifico, la propria storia e la propria
sensibilità o semplicemente il
destino) farà sì che quell’esperienza
rimanga con noi per sempre o
si esaurisca in quell’istante». Di
lavori e di collaborazioni che bollono
in pentola questo artista ne ha
sempre molte: a breve parteciperà
al Festival Internazionale di Ravello
con una propria performance
fotografica sul tema della Follia
realizzata con Daniela Rosi, nota
esperta di Outsider Art. Parallelamente
sta collaborando, insieme al
collega Stefano Buro, anche con
Palo Valerio per la realizzazione
delle scenografie visive del Bugiardo
di Goldoni che sarà rappesentato
al Teatro Romano dal 28 al
31 luglio. Infine un lavoro decisamente
unico e incentrato su una
tematica molto attuale come quella
degli UFO: un libro in collaborazione
con il Gruppo SIZ di Verona e una
mostra itinerante dal titolo U.Pho.S. –
Unidentified Photographic Subjects,
già presentata alle Fiere d’Arte
Moderna e Contemporanea di
Verona e di Bolzano, che viaggerà
negli Stati Uniti e in Europa a
partire dalla fine del 2010 e alla cui
produzione l’artista sta lavorando
proprio in questi giorni.
Studio Mauro Fiorese
Via S. Maria in Chiavica, 3
37121 Verona
045.8069244
mail@maurofiorese.com
www.maurofiorese.com
www.uphos.it
luglio 2010
51

apivenetofidi
POR 2007-2013
REGIONE DEL VENETO
LE MISURE DI AIUTO
PER GLI INVESTIMENTI
INNOVATIVI NELLE IMPRESE
DELLE GARANZIE PER IN-
VESTIMENTI NELL’INNOVAZIONE E
1.SISTEMA
PER L’IMPRENDITORIALITA’
(Azione 1.2.1)
La Regione Veneto sostiene lo sviluppo e la crescita
delle piccole e medie imprese regionali mediante la
concessione di garanzie emesse dalla rete dei Confidi
regionali, a valere su finanziamenti concessi dal sistema
bancario e finanziario alle PMI del Veneto per la
promozione di investimenti innovativi e allo sviluppo
dell’imprenditorialità.In particolare, le tipologie
di intervento oggetto della garanzia (finanziamenti a
medio lungo termine, prestiti partecipativi e locazioni
finanziarie) devono essere diretti alla copertura di
investimenti strettamente connessi e funzionali a un
progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale,
innovazione di processo, innovazione organizzativa e
trasferimento tecnologico. Nello specifico sono finanziabili
le seguenti voci di spesa:
- acquisizione o costruzione di immobili destinati
all’attività produttiva in misura non superiore al 35%
del totale del progetto (di cui il 10% può essere destinato
all’acquisto del terreno su cui sorge l’immobile
produttivo); rinnovo, ampliamento e adeguamento di
immobili esistenti;
- acquisto di impianti, macchinari e attrezzature di
nuova fabbricazione;
- acquisizione di diritti di brevetto, licenze, know-how
e conoscenze tecniche non brevettate;
spese per studi, progettazione e consulenze purché affidati
all’esterno e connessi con il programma di investimento.
La documentazione per la richiesta della
garanzia e la scheda tecnica del prodotto, sono reperibili
presso gli sportelli di APIveneto FIDI e reperibili
al sito internet www.apivenetofidi.it
52
POR 2007-2013 REGIONE DEL VENETO
CONVENZIONE TRA APIVENETO FIDI E BANCA
POPOLARE DI VICENZA A VALERE SULL’AZIONE 1.2.1
“SISTEMA DELLE GARANZIE PER INVESTIMENTI
INNOVATIVI E PER L’IMPRENDITORIALITÀ”
È operativo un accordo di convenzione fra APIveneto
FIDI e BANCA POPOLARE DI VICENZA riservato alle
imprese associate per la concessione di finanziamenti a tassi
agevolati finalizzati alle seguenti operazioni:
• progetti di innovazione di processo e/o organizzativa
(ricerca, formazione del personale, acquisizione o
sviluppo di sistemi di qualità, brevetti, marchi ecc.);
• operazioni di acquisto e/o ristrutturazione immobiliare
aziendale, acquisto di attrezzature in genere e mezzi
di trasporto strumentali all’attività di neo imprese
(costituite da non oltre due anni)
La condizioni applicate alle operazioni di finanziamento
possono essere richieste agli Sportelli di APIveneto FIDI
o sono reperibili sul sito internet all’indirizzo www.
apivenetofidi.it alla sezione Tassi e Condizioni.
2. FONDO DI ROTAZIONE PER IL FINANZIA-
MENTO AGEVOLATO DEGLI INVESTIMENTI
INNOVATIVI DELLE PMI (Azione 1.2.3)
È operativo un nuovo Fondo di Rotazione istituito dal
POR (Piano Operativo Regionale) Veneto per il periodo
2007–2013 che promuove, mediante abbattimento
del costo finanziario delle operazioni di finanziamento,
la realizzazione di investimenti innovativi da parte
delle PMI venete. I progetti di investimento sono
ammessi all’agevolazione solo se strettamente
connessi e funzionali a innovazione di prodotto
o di processo; innovazione organizzativa; ricerca industriale
e sviluppo sperimentale; trasferimento tecno-
luglio 2010

apivenetofidi
logico. Le spese ammesse all’agevolazione
sono:
- acquisizione o costruzione di
immobili destinati all’attività produttiva
in misura non superiore al
35% del totale del progetto finanziato
(di cui il10% può essere destinato
all’acquisto del terreno su
cui sorge l’immobile produttivo);
rinnovo, ampliamento e adeguamento
di immobili esistenti;
- acquisto di impianti tecnologici
e spese di allacciamento alle reti;
impianti produttivi, macchinari ed
attrezzature di nuova fabbricazione,
hardware;
- acquisizione di diritti di brevetto,
di licenze, di know-how e di conoscenze
tecniche non brevettate;
- spese per studi, progettazione
e consulenze purché affidati
all’esterno e connessi con il programma
di investimento. L’agevolazione
consiste nell’abbattimento del costo
finanziario di un finanziamento bancario
o leasing di importo pari al 100% della
spesa ammessa, che viene erogato utilizzando
due quote di provvista; una di origine
pubblica a tasso zero e una di origine
privata, remunerata a tasso di mercato
maggiorato di uno spread fisso.
Per le piccole imprese (fino a 49
dipendenti), le quote di provvista
del finanziamento agevolato dal
Fondo sono così suddivise:
- 50% del finanziamento viene erogato
con provvista di origine pubblica
a tasso zero;
- 50% del finanziamento viene erogato
con provvista privata remunerata
ad un tasso massimo pari
a Euribor 6mmp + spread 1,80%.
Per le medie imprese (da 50 a 249
dipendenti), le quote di provvista
del finanziamento agevolato dal
Fondo sono così suddivise:
- 40% del finanziamento viene erogato
con provvista di origine pubblica
a tasso zero;
- 60% del finanziamento viene erogato
con provvista privata remunerata
ad un tasso massimo pari a
Euribor 6mmp + spread 1,80%. La
scheda tecnica del Fondo di Rotazione
è reperibile tramite il sito della
Divisione Finanza di APIveneto
FIDI all’indirizzo www.nordestfinanza.net
alla sezione Bandi aperti,
oppure può essere richiesta agli
Sportelli territoriali di Vicenza, Verona
e Rovigo. La Divisione Finanza
è a disposizione per la preventiva
consulenza e la presentazione
delle domande di agevolazione (tel.
0444/232240-24;
e-mail: vicenza@apivenetofidi.it).

ambiente e salute
MANUTENZIONE IN SICUREZZA
Una manutenzione regolare
è essenziale per mantenere
attrezzature, macchinari e
ambiente di lavoro sicuri e affidabili.
L’assenza di manutenzione o una
manutenzione inadeguata possono
essere causa di situazioni pericolose,
incidenti e problemi di salute.
La manutenzione è un’attività ad
alto rischio infortunistico, nella
quale alcuni dei pericoli derivano
dalla natura stessa del lavoro. Essa
viene eseguita in tutti i settori e in
tutti i luoghi di lavoro. Di conseguenza,
gli addetti alla manutenzione
hanno più probabilità di altri
dipendenti di essere esposti a diversi
pericoli.
Secondo la norma europea EN
13306, la manutenzione è la “combinazione
di tutte le azioni tecniche,
amministrative e gestionali,
eseguite durante il ciclo di vita di
un elemento destinate a preservarlo
o a riportarlo in uno stato in cui
possa eseguire la funzione richiesta”.
Manutenzione è un termine
generico che si riferisce a una serie
di compiti svolti in settori molto
diversi fra loro e in tutti i tipi
di ambienti di lavoro. Le attività
di manutenzione comprendono:
ispezione, collaudo, misurazione,
regolazione, rilevazione guasti, sostituzione
di pezzi, messa a punto,
lubrificazione e pulizia. La manutenzione
è fondamentale per garantire
la continuità della produzione,
per fabbricare prodotti di alta qualità
e mantenere costante il livello di
competitività di un’azienda. Essa,
però, incide anche sulla sicurezza
e la salute sul lavoro. Innanzitutto,
una buona manutenzione è essenziale
per mantenere macchinari
e ambiente di lavoro sicuri
e affidabili. Secondariamente, la
manutenzione stessa è un’attività
ad alto rischio e deve essere eseguita
in sicurezza, da personale
adeguatamente formato e adottando
un’adeguata protezione per gli
addetti alla manutenzione e per
le altre persone presenti sul luogo
di lavoro. Gli incidenti si verificano
a causa di impianti elettrici
difettosi (cavi, spine, apparecchiature),
perché le apparecchiature
di sollevamento non sono sottoposte
regolarmente a ispezioni
e manutenzione, in conseguenza
dell’assenza di manutenzione di
superfici di lavoro, piani di calpestio
e piste di transito.
La polvere rappresenta un rischio
potenziale per la salute per coloro
che lavorano nell’industria del legno
e nelle cave.
La manutenzione delle attrezzature
per il controllo della polvere è
fondamentale in tutti i processi che
generano polvere al fine di evitare
l’esposizione dei lavoratori alla
polvere: i condotti di ventilazione
devono essere sgombri da possibili
ostruzioni e devono essere riparati
se danneggiati e i filtri devono
essere sottoposti a manutenzione
regolarmente seguendo le raccomandazioni
del fabbricante.
Sul sito dell’EU-OSHA è presente
una pagina web dal titolo “Regole
di base per non sbagliare”. In
particolare vengono presentati alcuni
concetti che possono tornare
utili alle aziende che vogliono migliorare
la sicurezza dei propri addetti
alla manutenzione. Per prima
cosa vengono indicati i principi
comuni che devono ispirare qualunque
attività di manutenzione:
- “integrazione della gestione della SSL
nella gestione della manutenzione;
- approccio strutturato basato
sulla valutazione del rischio;
- ruoli e responsabilità definiti;
- sistemi di lavoro sicuri e
chiari orientamenti da seguire;
- formazione e competenza adeguate;
54
luglio 2010

ambiente e salute
- coinvolgimento dei lavoratori nel
processo di valutazione del rischio
e gestione della manutenzione;
- comunicazione efficace”.
Successivamente vengono presentate
le cinque regole di base
per una manutenzione sicura:
1. pianificazione; 2. messa in sicurezza
dell’area di lavoro; 3. uso
di attrezzature adeguate; 4. lavoro
svolto secondo quanto pianificato;
5. verifica finale.
Sappiamo che i lavoratori che
svolgono compiti di manutenzione
“devono disporre degli strumenti
e delle attrezzature adeguati, che
possono essere diversi dagli strumenti
che utilizzano normalmente”.
Inoltre che, potendo trovarsi
a lavorare “in aree non predisposte
per la presenza di persone” o esposti
a diversi pericoli, “devono essere
anche muniti di adeguate attrezzature
di protezione individuale”.
In relazione all’attrezzatura e gli
strumenti da usare, i datori di
lavoro devono garantire che:
- “sia disponibile il giusto strumento
e la giusta attrezzatura per il lavoro
da svolgere (insieme alle istruzioni
per usarli, ove necessario);
- tale strumento sia in condizioni
adeguate;
- sia adatto all’ambiente di lavoro
(ad. es., non si deve usare nessuno
strumento che provochi scintille
in atmosfere infiammabili);
- abbia un design ergonomico”.
Inoltre tutte le attrezzature di
protezione individuale devono:
- “essere adeguate ai rischi
i d e n t i f i c a t i , s e n z a a g g r a v a r e d i
per sé nessun altro rischio
- essere commisurate alle condizioni
esistenti sul luogo di lavoro
- tener conto dei requisiti
ergonomici e dello stato
di salute del lavoratore
- calzare correttamente a chi le
indossa dopo le eventuali regolazioni”.
Un esempio: gli “addetti alla pulizia
o alla sostituzione dei filtri
della ventilazione ad aspirazione
possono essere esposti a concentrazioni
di polvere molto più elevate
del normale per un determinato
luogo di lavoro.
L’accesso a questi filtri, situato
spesso nella zona del soffitto, deve
essere messo anch’esso in sicurezza”.
Riguardo alla quarta regola (svolgere
l’attività secondo quanto
pianificato) va sottolineato che le
“procedure di lavoro sicure devono
essere comunicate, comprese
dai lavoratori e dai supervisori e
applicate correttamente”.
Inoltre il lavoro deve essere “monitorato
in modo tale che vengano
rispettati la sicurezza concordata
dei sistemi di lavoro e le norme degli
impianti”.
Se ci sono casi in cui la manutenzione
è sotto pressione – ad esempio
“quando un’avaria ha provocato
l’arresto del funzionamento” - occorre
comunque seguire pro-cedure
sicure: “eventuali scorciatoie
potrebbero costare molto care se
causano incidenti, lesioni o danni
alla proprietà”.
Inoltre è bene disporre di procedure
per eventi inattesi.
Nella gestione della sicurezza
aziendale è necessario prevedere
l’arresto del lavoro “quando ci si
trova di fronte ad un problema imprevisto
o ad un problema che va
oltre le proprie competenze”.
Oltrepassare i limiti delle proprie
abilità e competenze può provocare
gravi incidenti.
Infine alcune indicazioni relative
all’ultima regola: i controlli finali.
Ogni processo di manutenzione
“deve terminare con le verifiche
necessarie a garantire che
il compito sia stato completato,
che l’elemento sottoposto a manutenzione
sia in condizioni sicure
(ripristino dei sistemi di sicurezza)
e che tutto il materiale di scarto
generato durante il processo di
manutenzione sia stato rimosso”.
Una volta che tutto sia stato controllato
e dichiarato sicuro, “si può
chiudere il compito e informare i
supervisori ed altri lavoratori”.
È buona norma che la fase finale
preveda la “compilazione di un
resoconto che descrive il lavoro
eseguito aggiungendo eventuali
osservazioni sulle difficoltà incontrate,
nonché raccomandazioni
per ulteriori migliorie”.
Plinio Menegalli
Medico Competente
luglio 2010
55

fiscale
LA MANOVRA CORRETTIVA 2010
Con il decreto legge di recente
pubblicazione il Governo
ha dato attua-zione
a una serie di misure urgenti in materia
di stabilizzazione finanziaria
e di competitività eco-nomica oltre
che a una più incisiva volontà
di combattere l’evasione fiscale e
l’evasione da riscossione. Tra le
numerose norme fiscali ricordiamo
le più significative. È previsto che
alcune disposizioni vadano a modificare
le procedure di riscossione
inserendole direttamente negli atti
dell’Agenzia delle Entrate, senza la
mediazione di Equitalia. Gli avvisi
di accertamento emessi dall’Agenzia
dal 1 luglio 2011 diverranno
titoli esecutivi all’atto della notifica
con l’intimazione ad adem-
piere entro il termine
di proposizione
del ricorso.
Allo
stes-
so modo
altri interven-
ti
cercano
di contrastare l’evasione fiscale e
contributiva prevedendo una maggiore
partecipazione dei comuni
all’attività di accertamento con la
possibilità da parte di questi di segnalare
elementi utili a integrare i
dati delle dichiarazioni dei redditi.
Sarà inoltre attuata l’Anagrafe Immobiliare
Integrata per aggiornare
le banche dati catastali con i dati
dei pubblici registri immobiliari.
Così per gli atti pubblici da trascrivere
su fabbricati già esistenti, per
le unità immobiliari urbane il notaio
dovrà verificare preventivamente
gli intestatari catastali e la loro
conformità con le risultanze dei
registri immobiliari, oltre al riferimento
alle planimetrie depositate
in Catasto. Per ridurre l’eccessivo
uso del contante verrà abbassata
la soglia da €. 12.500 a €. 5.000
come massima somma movimentabile
in contante per singola operazione
e per operazioni artificiosamente
frazionate, mentre per ricostruire
i volumi d’affari e creare
una banca dati delle spese ai fini
56
luglio 2010

fiscale
dell’individuazione della capacità
reddituale, verrò ripristinato, con
provvedimenti specifici, l’obbligo
di comunicazione telematica delle
operazioni rilevanti ai fini iva di
importo pari o superiore a €. 3.000.
Sempre per contrastare l’evasione
verrà riscritta e rafforzata la norma
sull’accertamento sintetico e il
redditometro che diverranno, nelle
intenzioni del Legislatore, i punti
forti della lotta all’evasione e verranno
poste sotto una particolare
azione di vigilanze le imprese che
aprono e chiudono l’attività entra
l’anno oltre a quelle che dichiarano
sistematicamente perdite fiscali.Per
fronteggiare l’evasione in
campo edilizio, in presenza di un
pagamento con bonifico bancario
o postale da parte di soggetti che
per la spesa sostenuta beneficiano
di una deduzione o una detrazione
d’imposta (si pensi, ad esempio,
alle spese relative a interventi con
detrazione del 36% o 55%), la banca
o la Posta è tenuta a operare una
ritenuta del 10% a titolo di acconto
all’atto dell’accreditamento al
beneficiario. Si ricorda infine che
qualora siano notificate cartelle di
pagamento per imposte il cui termine
di pagamento sia scaduto,
il contribuente non potrà porre in
essere alcun tipo di compensazione
di imposte. Si segnale da ultimo
che è prevista la possibilità di predisposizione
di una documentazione
standardizzata che consenta il
riscontro della conformità al valore
normale dei prezzi di trasferimento
(Transfer pricing) praticati dalle
imprese. Il meccanismo consentirà
di fruire di un regime di esonero
dalle sanzioni per infedeltà delle
dichiarazioni fiscali connesse a rettifiche
da transfer pricing e, in capo
all’Amministrazione, di disporre
della documentazione necessaria
a riscontrare la corrispondenza dei
prezzi determinati tra imprese associate
multinazionali con quelli
praticati in regime di libera concorrenza.
Una grossa fetta del decreto
interessa poi il comparto previdenziale.
È previsto il differimento
della decorrenza delle pensioni di
vecchiaia ordinarie e anticipate,
per i soggetti che maturano i requisiti
a decorrere dal 2011. Vengono
introdotte disposizioni di deroga
nel limite di 10.000 beneficiari, interessati
da percezione di indennità
di mobilità, mobilità lunga o prestazioni
straordinarie a carico dei
fondi di solidarietà di particolari
settori ed è previsto un meccanismo
di pagamento dilazionato del
trattamento di fine servizio per i
dipendenti del settore pubblico,
ove le somme spettanti superino i
90.000 euro. È stata poi inserita una
interpretazione autentica in merito
all’obbligo di iscrizione nella Gestione
separata dell’Inps contraddicendo
la recente posizione assunta
dalla Cassazione a Sezioni Unite:
secondo tale interpreazione il criterio
della prevalenza dell’attività, ai
fini dell’obbligo di iscrizione alle
gestioni di copertura pensionistica,
si applica solo per artigiani, commercianti
e coltivatori diretti. Tale
criterio non sarebbe pertinente per
le Srl commerciali con un socio
lavoratore, che percepisca anche
compensi come amministratore il
quale dovrà essere iscritto sia alla
gestione separata che a quella dei
commercianti.
luglio 2010
57

legale
LA PRIVACY CORRE SUL WEB
Il concetto di privacy sembrerebbe
essere ormai privato del
suo significato nell’era del web
2.0, dove la parola d’ordine non è
“custodire” gelosamente qualcosa,
in questo caso i propri dati ad
esempio, quanto invece l’esatto
contrario, ovvero “condividere”.
Ormai gli utenti condividono senza
apparenti problemi qualunque
informazione personale on line.
Tuttavia è bene ricordare che è in
vigore già dal 31 ottobre 2003 una
Direttiva dell’Unione Europea che
tenta di porre un limite all’uso e
soprattutto all’abuso dell’utilizzo
dei dati personali sulla rete Internet.
Impresa da considerarsi titanica
in considerazione del proliferare
di ogni tipologia di attività che si
svolge “in rete”. Sembra, infatti,
che ogni cosa, dalle vacanze allo
shopping, dalle amicizie all’ascolto
di musica, dalla visione di film agli
investimenti finanziari, corra sul
filo del web, con le conseguenze
facilmente immaginabili in tema di
protezione dei dati conferiti spesso
del tutto inconsapevolmente.
La Direttiva sulla privacy e sulle
comunicazioni digitali fu emessa
nel luglio 2002 dal Parlamento
Europeo e rappresentò il primo documento
per la regolamentazione
58
dell’uso dei dati personali nelle comunicazioni
elettroniche e digitali,
dai telefoni cellulari ai siti web.
IL nuovo Codice, in vigore dal 1
gennaio 2004, ha ulteriormente
inasprito le sanzioni per chi non è
in regola con la Direttiva sopra citata,
arrivando sino a 10.000 euro
di multa . La legge europea, in armonia
con le direttive del Garante
della Privacy, rende obbligatoria
l’indicazione e il consenso dei dati
in tutti quei casi in cui ci sia scambio
delle seguenti informazioni tra
utenti di apparecchiature elettroniche
/o l’azienda (o lo studio o l’associazione)
:
• Specifico passaggio di dati sensibili
e cioè dati idonei a rivelare
l’origine razziale ed etnica, le convinzioni
religiose o filosofiche o di
altro genere, le opinioni politiche,
l’adesione a partiti o sindacati, asluglio
2010

legale
sociazioni o organizzazioni di altro
genere, a carattere religioso, filosofico,
politico o sindacale, nonché
i dati idonei a rivelare lo stato di
salute o la vita sessuale.
• Comunicazioni pubblicitarie /o
promozionali di ogni genere (anche
per lo spam, cioè per invio di
messaggi indesiderati messo in
atto attraverso media diversi).
• Cookies, ovvero informazioni in
codice trasmesse dal sito web visitato
e memorizzate sul sito dell’utente,
che vengono re-inviate a quello stesso
sito nel momento delle visite successive.
• Tracciamento degli utenti che
utilizzano sistemi cellulari.
Questo perché si ritiene che il diritto
a decidere dei propri dati personali
sia un diritto fondamentale
dell’individuo e perché si ritiene
necessario preservare i rischi di
trattamento spregiudicato della
privacy degli utenti per favorire un
mercato ed uno sviluppo sano. La
Direttiva Ue citata è diretta non
solo a chi tratta i dati personali ma
anche e soprattutto agli utenti che
di quei dati sono possessori. Gli
utenti devono infatti conoscere e
saper fare applicare i propri diritti;
devono inoltre essere consapevoli
che il consenso al trattamento delle
proprie informazioni, compresi i
propri indirizzi e-mail, è necessario
per il loro trattamento. Ecco perché
l’utente deve essere sempre avvertito,
in maniera chiara e diretta,
dal proprietario di un sito web che
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modalità di utilizzo dei dati stessi,
della loro conservazione e permetterne
sempre il pieno controllo da
parte dell’utente. Quanto sopra in
considerazione del fatto che , soprattutto
con la proliferazione dei
cosiddetti social network, le nostre
vite sono sempre più immesse nella
rete e chiunque, in qualunque
momento, può utilizzare i motori
di ricerca per rintracciare le nostre
informazioni personali. Queste
ultime infatti restano “sparse” nel
web e sono sempre accessibili .

previdenza
LE NUOVE NORME
RIGUARDANTI LE ISPEZIONI
IN MATERIA DI LAVORO
Il nuovo corso in materia di
ispezioni concernenti i rapporti
di lavoro è iniziato con
il Decreto Legislativo n. 124 del
2004, intitolato: “Razionalizzazione
delle funzioni ispettive in
materia di previdenza sociale e di
lavoro, a norma dell’art. 8 della
Legge 14 febbraio 2003, n. 30”
(La ben nota “Legge Biagi”). Il
Decreto suindicato ha disciplinato
ex novo l’attività di vigilanza
in materia di rapporti di lavoro
e dei livelli essenziali delle prestazioni
concernenti i diritti civili
e sociali (art. 1); ha poi previsto
l’istituzione, presso il Ministero
del Lavoro, di una Direzione generale
con compiti di coordinamento
dell’attività ispettiva (art.
2), e una Commissione centrale
con analoghe funzioni (art. 3); ha
demandato ancora alle Direzioni
regionali e provinciali del lavoro
tali compiti su base territoriale.
Lo stesso Decreto ha regolamentato
inoltre nei dettagli l’attività
e i poteri degli Ispettori del lavoro,
e altresì i ricorsi contro le
ordinanze-ingiunzioni emesse in
questa materia dalle Direzioni
provinciali del lavoro. A queste
disposizioni legislative hanno fatto
poi seguito nel settembre 2008
un’ampia Direttiva del Ministro
del Lavoro Sacconi e nell’aprile
2009 una dettagliata circolare
della già citata Direzione generale
per l’attività ispettiva. Il primo
di tali documenti precisa anzitutto
che l’attività ispettiva deve
essere effettuata in una logica di
servizio, e non di mero esercizio
del potere, secondo parametri di
correttezza, trasparenza e uniformità
sull’intero territorio nazionale.
Premesso ciò, la Direttiva
prosegue evidenziando che è necessaria
in primo luogo una adeguata
programmazione dell’attività
ispettiva che deve essere
concentrata su obiettivi concreti
e sostanziali di previsione e repressione
delle violazioni che si
possono verificare nel settore del
lavoro e della previdenza sociale.
Pertanto, le Direzioni territoriali
del lavoro dovranno esercitare
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luglio 2010

previdenza
la loro attività equilibrando le
esigenze di competitività delle
imprese con le imprescindibili
istanze di tutela delle persone che
lavorano. È necessario inoltre –
secondo la Direttiva richiamata
– porre in essere un equilibrato
bilanciamento tra le ispezioni
promosse d’ufficio e quelle su
richiesta (escluse quelle anonime
che verranno cestinate), per
consentire agli uffici periferici di
avviare cicli di ispezioni mirate
su singoli ambiti territoriali o sui
diversi settori merceologici, allo
scopo di favorire l’emersione del
lavoro sommerso. Nel verbale
del primo accesso di un ispettore
presso un’impresa dovranno essere
esattamente indicate le circostanze
di fatto oggetto dell’indagine,
con particolare riguardo alle persone
che lavorano, ai luoghi di
lavoro e alle varie situazioni che
possono verificarsi in presenza
degli ispettori, il riferimento dovrà
essere fatto pertanto all’esatta
identificazione dei lavoratori,
ai loro cartellini identificativi,
all’abbigliamento da lavoro, e
alle attrezzature e macchine utilizzate.La
Direttiva in esame, si
sofferma ancora sull’organizzazione
degli orari di lavoro, sulle
verifiche riguardanti gli appalti
illeciti, sulla vigilanza concernente
le categorie svantaggiate,
su quella in materia di tutela e sicurezza
sul lavoro, nonché sulle
attività lavorative per le quali è
prevista l’attribuzione di sussidi
o interventi pubblici. Nell’altra
circolare dell’aprile 2009 viene,
tra l’altro, disciplinata invece la
“conciliazione monocratica” che
può avvenire tra la Direzione
provinciale del lavoro e il rappresentante
dell’impresa in cui,
a seguito di un’ispezione, siano
emerse delle irregolarità contributive
o previdenziali; a tale conciliazione,
dopo il recente “Collegato
lavoro”, può essere attribuita
efficacia esecutiva da parte
del Giudice.
Gianluigi Girardi

previdenza
RISOLUZIONE DEL RAPPORTO DI AGENZIA
PER INIZIATIVA DELLA MANDANTE
L’attuale crisi economica ha
costretto molte imprese a
procedere a ristrutturazioni
e riorganizzazioni aziendali, al
fine di poter rimanere competitive
sui mercati: in particolare, per la
rete commerciale, si è evidenziato
il problema della risoluzione del
rapporto di eventuali agenti che
non rispondono più alle esigenze/
necessità della casa mandante o
perché occupano “zona” senza di
fatto generare fatturato o perché, a
seguito della chiusura di attività di
altre case mandanti concorrenti, vi
possono essere sul mercato nuove
figure agenziali estremamente interessanti.
Il contratto di agenzia,
come noto, può essere risolto, da
entrambe le parti, sia con sia senza
preavviso. Affronteremo qui solo
la tematica della risoluzione del
contratto di agenzia ad iniziativa
dell’azienda. Per quanto attiene al
recesso unilaterale posto in essere
dalla mandante, in quanto atto
recettizio, produce i suoi effetti
nel momento in cui l’altra parte
(l’agente) ne viene a conoscenza,
ed il rapporto si estinguerà:
• immediatamente se il recesso
è previsto senza effettuazione
del periodo di preavviso;
• alla scadenza dell’eventuale periodo
di preavviso contrattuale.
La durata del preavviso è diversa
in relazione al fatto che l’agente sia
plurimandatario ovvero monomandatario,
prevedendo, nel primo caso
un termine di (art. 9 lett. A - AEC
Confapi 20 marzo 2002):
- 3 mesi per i contratti di durata
da 0 a 3 anni
- 4 mesi per i contratti di durata
da 3 a 4 anni iniziati
- 5 mesi per i contratti di durata
da 4 a 5 anni iniziati
- 6 mesi per i contratti di durata
superiore a 6 anni.
Nel caso in cui l’agente operi in
forma di monomandatario, i termini
sono (art. 9 lett B - AEC Confapi
20 marzo 2002):
- 5 mesi per i contratti di durata
da 0 a 5 anni iniziati
- 6 mesi per i contratti di durata
compresa fra 6 e 8 anni iniziati
- 8 mesi per i contratti di durata
superiore a 8 anni.
Il recesso dal contratto di agenzia
deve essere quindi accompagnato,
salvo diversa pattuizione, dal riconoscimento
di un periodo di preavviso
commisurato alla durata e alla
tipologia del mandato, durante il
quale il rapporto decorre regolarmente,
con tutti i diritti e gli obblighi
a esso connessi.Nell’ipotesi in
cui la casa mandante non desideri
che l’agente svolga il preavviso di
preavviso sopra specificato, si configura
la possibilità di dover riconoscere
all’agente il pagamento della
corrispondente indennità sostitutiva
(e questo indipendentemente
dal consenso o meno dell’agente),
pari a tanti dodicesimi delle provvigioni
di competenza dell’anno
solare (1 gennaio – 31 dicembre)
precedente quanti sono i mesi di
preavviso dovuti, ovvero in caso
di esonero parziale del preavviso,
pari a tanti dodicesimi delle provvigioni
di competenza dell’anno
solare precedente (1 gennaio – 31
dicembre) quanti sono i mesi di
preavviso non effettuati, così come
stabilito dallo stesso art. 9.Si ritiene
opportuna la precisazione, secondo
la quale il comma 5 dell’art.
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luglio 2010

previdenza
1750 c.c. statuisce a riguardo del
conteggio della durata del preavviso,
che “Salvo diverso accordo tra
le parti, la scadenza del termine
di preavviso deve coincidere con
l’ultimo giorno del mese del calendario”,
in particolare, la contrattazione
collettiva (comma 4 dell’art.
9 A.E.C.) ha previsto per le parti
che “[…] la scadenza del periodo
di preavviso possa coincidere con
uno qualsiasi dei giorni del calendario,
in rapporto alla data
di effettiva ricezione della comunicazione
di recesso […]”.
L’articolata disciplina prevista
dall’A.E.C. del 2002 consente
all’agente di rinunciare
parzialmente o totalmente al
preavviso, senza alcun obbligo
di corrispondere l’indennità
sostitutiva, purché ciò avvenga
nei trenta giorni successivi
al ricevimento dell’avviso.
La chiusura del rapporto di
agenzia da parte dell’impresa
può avvenire senza preavviso
qualora la motivazione di detta
risoluzione (risoluzione per giusta
causa) sia imputabile a una
inadempienza dell’agente; in tale
ipotesi, il contratto si risolverà immediatamente
senza preavviso ed
ovviamente senza riconoscimento
della relativa indennità sostituiva
– secondo una disciplina corrispondente
a quella dettata dall’art.
2119 c.c. per il lavoro subordinato.
Nel merito, a titolo esemplificativo
ma non esaustivo, indichiamo le
ipotesi più frequenti di risoluzione
per inadempimento del contratto di
agenzia, in capo all’agente, rinvenibili
nella Giurisprudenza:
1. appropriazione indebita di
somme incassate per conto
del preponente, attraverso il
2.
3.
4.
ritardo nella loro rimessa alla
mandante ;
mancato raggiungimento del
volume d’affari minimo pattuito
con il preponente;
violazione dell’esclusiva per
svolgimento di attività per
ditte concorrenti;
mancato svolgimento dell’incarico
con la diligenza necessaria;
5. violazione dell’obbligo di informazione
ex art. 1746 c.c.
Particolare attenzione va riservata
alle cd. “clausole risolutive espresse”
(art. 1456 c.c.). In molti contratti
di agenzia vengono inserite delle
clausole che regolano la risoluzione
del rapporto stesso: le parti firmatarie,
in questo modo, predeterminano
consensualmente le ipotesi
di inadempimento, legittimando di
conseguenza il recesso dallo stesso
contratto con effetto immediato,
cioè senza l’obbligo del rispetto
del preavviso. Appare immediatamente
chiaro il potere dirompente,
ai fini della risoluzione del rapporto
d’agenzia, di questa consensuale
individuazione di clausole risolutive
espresse. Qualora una delle
inadempienze indicate si ponga in
essere, la risoluzione del rapporto
è giustificata. In buona sostanza le
parti, a monte del rapporto, compiono
una valutazione della gravità
di quegli inadempimenti, dai quali
può discendere la risoluzione del
contratto senza preavviso. Si precisa
altresì che il giudice non può
compiere alcuna indagine sull’entità
dell’inadempimento stesso, ma
semmai solo constatare che la
clausola richiamata si sia effettivamente
verificata e accertare
se essa sia imputabile all’agente.
Generalmente la risoluzione
del contratto per operatività
della clausola risolutiva espressa
così come per la giusta causa
si ritiene faccia venir meno
il diritto al preavviso nonché
alle indennità di fine rapporto.
Però non manca una diversa
interpretazione secondo la quale
la risoluzione del rapporto
d’agenzia per richiamo della
clausola risolutiva espressa possa
determinare comunque il diritto
al preavviso non già ovviamente
alle indennità di fine rapporto. Ciò
chiaramente a nostro avviso non è
condivisibile in quanto si ritiene
che nemmeno il preavviso possa
essere dovuto a fronte di grave inadempimento
dell’agente, a maggior
ragione se preventivamente
valutato. Per evitare possibili interpretazioni
non conformi agli orientamenti
più favorevoli alle imprese,
sarebbe consigliabile prevedere
che clausole risolutive espresse,
oltre a determinare la risoluzione
del rapporto, determinano anche il
venir meno del diritto di preavviso
e delle indennità di fine rapporto.
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il punto
CONTRO LA CRISI, TORNARE AL LAVORO
Dicono che, per l’economia,
all’orizzonte si intraveda
qualche piccolo lumicino di
speranza. Lo salutiamo tutti
con piacere, come farebbe
un indiano al primo sorgere
del sole sul Gange. In fondo
si tratta di una promessa di
vita capace di portare nuova
speranza, senza la quale
non c’è posto per progettare
il futuro. Ma, a dispetto di
questi bagliori di fi ducia, sul
fi nanziarie che hanno letteralmente
divorato la borsa, mangiandosi
i piccoli risparmi di
tantissima gente, a quelle immobiliari,
con un mercato che
sembrava non avere limiti al
rialzo, alla perdita del lavoro
di tanti dipendenti con i casi
clamorosi di datori di lavoro
arrivati al suicidio, per non
aver saputo gestire psicologicamente
il dramma dei licenziamenti.
Penso alle nuove
mettendo in fi la Francia e Inghilterra,
si sono trasformati
in una icona del momento no
che ci sta davanti. Mi sono
chiesto tante volte da cosa sia
partita questa situazione. Le
cause sono sicuramente molte
e lascio agli esperti il compito
di indagarle. Da cittadino mi
fermo sulla soglia e azzardo
una semplificazione. Penso che
tutto sia cominciato quando
il lavoro è diventato meno
campo rimangono le ferite di
un passato prossimo, le cui
cause vanno rimosse il prima
possibile. La cosa più stupida
sarebbe quella di cadere
in un fatalismo irresponsabile,
come se le cose dovessero
accadere per motivi estranei
alle decisioni che invece vanno
prese con lungimiranza e
responsabilità. Quello che è
accaduto è sotto gli occhi di
tutti. Penso alle speculazioni
generazioni e alla loro ricerca
di una occupazione, alla
fatica di trovarne una nuova
per gli over 50 che l’hanno
perduta e alle donne… Il lamento
potrebbe continuare,
ma vorrei stemperarne
la seriosità ricordando che
neppure la nazionale di calcio
ci ha aiutato a darci un
sussulto di orgoglio, per riprendere
fi ato. Anche Lippi
e la sua armata Brancaleone,
importante del capitale. Era
ormai da anni che il lavoro,
soprattutto quello dipendente
e manuale, sembrava un
modello quasi superato. Pian
piano si faceva strada l’idea
che per certi lavori c’era solo
la manovalanza degli extracomunitari.
Boia se sentivi
una famiglia proporre al fi -
glio un futuro da idraulico,
elettricista, carpentiere…Peraltro
lavori nobili, utilissimi
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il punto
e ben rimunerati. Il problema
era diventato culturale. A Parigi
si faceva strada il luogo
comune per cui l’elettricista
andava cercato tra i polacchi,
l’imbianchino tra i rumeni,
l’idraulico in un’altra etnia
e via discorrendo. Stava entrando
l’idea che l’Occidente
doveva ispirarsi ad un altro
modello per conquistarsi da
vivere, basato sulle rendite
fi nanziarie, immobiliari, speculative,
con il conseguente affermarsi
di uno stato sociale
caratterizzato da alti redditi,
per alti consumi. Tradotto:
schiene dritte e grossi risultati.
Almeno per troppa gente.
La crisi è qui a ricordarci che
scopo della fi nanza non è la
fi nanza, del mercato non è il
mercato, del lavoro non è il
lavoro, del pallone non è il
pallone… Scopo dell’agire
umano deve essere la persona,
presa nella sua individualità e
nella sua dimensione collettiva,
attraverso una nuova scala
di valori cui dare priorità
e l’affermazione di un nuovo
sistema sociale che, superando
la fi nanza speculativa, trovi il
suo fondamento su economia
e lavoro reali. È un progetto
che interpella tutti, a cominciare
dai rapporti tra gli Stati,
ma soprattutto attraverso un
recupero di politica autentica
interessata a governare
questi mondi, senza prestarsi
alle loro logiche per lucrarne
qualche vantaggio o per alimentare
la propria voracità.
Penso anche al ruolo del sindacato,
anch’esso chiamato
oggi a mettere al centro il servizio
alla persona, superando
due tentazioni che talvolta si
notano al suo interno. Quella
di una vecchia concezione
marxiana, per cui il padrone
è sempre un ladro cui far la
guerra e la tentazione ideologica
che fa da supporto al
gioco dei partiti Bisognerebbe
recuperare il protagonismo di
un sindacato legato al territorio,
perché è solo il territorio
che sottrae al pericolo delle
strumentalizzazioni ideologiche
che, col lavoro hanno ben
poco a vedere.
È sul posto che si capisce se
una causa è buona, oppure se
è solo un piede di porco per
dar man forte alla politica.
Rimettere al centro il lavoro
domanda, da una parte,
di ripristinare la cultura del
rimboccarsi le maniche. Tutti
e tutti con uguale dignità,
dal mungitore di vacche al
capotreno, dal giardiniere al
dirigente di banca. Tornare
a pesare e stimare le persone
non per la barca che hanno in
rimessa o la fi rma delle braghe
che indossano, ma per il
contributo virtuoso che ognuno
apporta al bene comune.
E soprattutto spingere la politica
perché agevoli l’entrata
in campo di tutte le energie,
anche quelle più umili, che
attendono solo d’essere sdoganate
dai lacci di una vischiosa
burocrazia e messe
in circolazione per farle rendere
al meglio. Far venire la
voglia alla gente di misurarsi
con la propria creatività è,
oltretutto, l’unico modo per
valorizzare il genio di quella
italianità, che tutti ci hanno
sempre riconosciuto, anche
nei momenti più diffi cili.
Tse Tse Tse Tse
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