Bollettino 2009 - Comune di Pontedera
Bollettino 2009 - Comune di Pontedera
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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e nel Territorio della Valdera<br />
Anno <strong>2009</strong><br />
BOLLETTINO pubblicazione perio<strong>di</strong>ca delle attività del Centro<br />
a cura <strong>di</strong> Mario Lupi<br />
BOLLETTINO<br />
Redazione:<br />
Angela Loretta, Anna Vanni, Jonath Del Corso, Mario Lupi, Nancy Barsacchi, Valentina Reino<br />
Testi <strong>di</strong>:<br />
Africano Paffi, Alessandro Salvini, Andrea Lupi, Angela Loretta, Anna Ferretti, Anna Maria Braccini,<br />
Anna Vanni, Daniela Quirici, Enzo Gaiotto, Jonath Del Corso, Lara Parisotto, Luigi Nannetti,<br />
Mario Lupi, Mario Mannucci, Mario Piatti, Michele Gorini, Nancy Barsacchi,<br />
Sara Taglialagamba, Simone Stefanelli, Valentina Reino<br />
Fotografie <strong>di</strong>:<br />
Africano Paffi, Alessandro Salvini, Angela Loretta, Antonella Papiro,<br />
Enzo Gaiotto, Eric Perrone, Foto Fatticcioni, Foto Pagni, Marco Bruni, Mario Lupi, Mauro Binci,<br />
Norbert Nengebaner, Simone Salvini<br />
Si ringraziano per il contributo alle ricerche in campo musicale:<br />
Giancarlo Calamai, Michele Gorini, Sauro Lupi,<br />
Presentiamo il quarto numero del <strong>Bollettino</strong> del Centro<br />
Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong>. La sua pubblicazione<br />
avviene <strong>di</strong> solito a fine anno, mese più, mese<br />
meno, perché realizzata essenzialmente con il contributo<br />
volontario degli Autori che non percepiscono compenso.<br />
Sono infatti la passione e l’impegno civile e culturale che li<br />
spingono a occuparsi dei problemi artistici e a valorizzare<br />
le potenzialità e le personalità del territorio. È un impegno<br />
questo che il Centro Stu<strong>di</strong>, che opera nel campo della Ricerca<br />
e Documentazione, si è sempre preso fin dalla sua<br />
nascita. Un occhio <strong>di</strong> riguardo è sempre stato tenuto anche<br />
per la scuola producendo materiali per la <strong>di</strong>dattica dell’arte,<br />
intervenendo con personale qualificato in varie classi, tenendo<br />
lezioni sull’Arte e su Andrea da <strong>Pontedera</strong>. Il <strong>Bollettino</strong><br />
è il <strong>di</strong>ario delle nostre attività e delle nostre ricerche; è<br />
anche uno dei pochi canali <strong>di</strong> cui possiamo servirci per farci<br />
conoscere poiché possiamo contare solo sul contributo finanziario<br />
del <strong>Comune</strong> che non ci permette però <strong>di</strong> poter intraprendere<br />
iniziative importanti. Ci sono comunque molti<br />
citta<strong>di</strong>ni e alcune Istituzioni, sia nel territorio che all’Estero<br />
(Francia, Inghilterra, Russia, U.S.A…) che conoscono la<br />
nostra pubblicazione e ci stimolano a continuare nel nostro<br />
lavoro gravoso ma gratificante.<br />
Ringraziamo gli autori delle foto pubblicate che non siamo riusciti a contattare<br />
©Copyright <strong>2009</strong> Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong>
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
4<br />
5<br />
ANDREA PISANO<br />
E L’ASSIMILAZIONE<br />
DELLA LEZIONE DI<br />
GIOTTO E DELL’ANTICO<br />
<strong>di</strong> Sara Taglialagamba<br />
La rivoluzione giottesca apportata<br />
alle arti e declinata avrebbe<br />
segnato sia la pittura che la<br />
scultura. Infatti è il Ghiberti a scrivere<br />
che Giotto fu “<strong>di</strong>gnissimo in tutta<br />
l’arte, ancora nell’arte statuaria”.<br />
Giotto si misurò con l’arte statuaria<br />
quando nel 1334 fu nominato capomastro<br />
nella costruzione della torre<br />
campanaria <strong>di</strong> Santa Maria del Fiore.<br />
L’apporto giottesco è rintracciabile<br />
nel complesso programma iconografico<br />
che decora il campanile incentrato<br />
sul tema escatologico della salvezza<br />
dell’uomo grazie al lavoro attraverso<br />
le arti meccaniche, le virtù, le<br />
arti liberali, i pianeti e i sacramenti,<br />
che fu certamente ideato in ambito<br />
domenicano. La forte connotazione<br />
ideologica e teologica infatti richiamava<br />
l’enciclope<strong>di</strong>smo me<strong>di</strong>oevale<br />
<strong>di</strong> Isidoro da Siviglia, Vincenzo de<br />
Beauvis, Tommaso d’Aquino e Brunetto<br />
Latini. L’intero ciclo apriva una<br />
visione positiva, escludendo episo<strong>di</strong><br />
con una connotazione negativa come<br />
ad esempio la Cacciata dal Para<strong>di</strong>so<br />
Terrestre: l’uomo ha dunque la possibilità<br />
<strong>di</strong> riscattarsi grazie al lavoro e<br />
alla fatica, entrambi visti come strumenti<br />
<strong>di</strong> riscatto ed espiazione per<br />
grazia e misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina. La critica<br />
propone <strong>di</strong> assegnare l’elaborazione<br />
del progetto a Giotto e l’esecuzione<br />
dei lavori a un cantiere <strong>di</strong> scultori<br />
attivi a Firenze, tra cui il cosiddetto<br />
Maestro <strong>di</strong> Noè e il Maestro dell’Armatura,<br />
all’interno del quale Andrea<br />
Pisano godette <strong>di</strong> una posizione guida<br />
tanto da <strong>di</strong>ventare sovrintendente<br />
dei lavori al Campanile dopo la morte<br />
<strong>di</strong> Giotto nel 1337 fino al 1348, anno<br />
della partenza per Orvieto. Nei rilievi<br />
che Andrea eseguì per il basamento<br />
del Campanile è possibile rilevare<br />
una sempre più consistente influenza<br />
giottesca. Consideriamo le due formelle<br />
della Creazione <strong>di</strong> Eva e dell’Ercole<br />
vittorioso su Caco: il nuovo<br />
scarto stilistico seppe tradursi in un<br />
sempre più preciso ed articolato inserimento<br />
delle immagini nello spazio,<br />
in una più aggiornata sensibilità descrittiva<br />
<strong>di</strong> sapore quasi lenticolare,<br />
in una sintesi narrativa tagliente e <strong>di</strong>retta<br />
ed in una definizione anatomica<br />
che pienamente recepisce e mette in<br />
pratica la grande lezione dell’antico.<br />
Nella formella esagonale della Creazione<br />
<strong>di</strong> Eva, pendant della formella<br />
gemella con la Creazione <strong>di</strong> Adamo,<br />
la scena è scan<strong>di</strong>ta su due piani: in<br />
primo piano ve<strong>di</strong>amo i corpi sensuali<br />
dell’Adamo addormentato, <strong>di</strong><br />
cui sono apprezzabili i particolari<br />
realistici del braccio reclinato sotto<br />
la testa e della gamba piegata sotto<br />
a quella superiore salvo il rovesciamento<br />
a piatto del tallone, e <strong>di</strong> Eva<br />
nascente, il cui corpo tra<strong>di</strong>sce già<br />
nelle sue forme appena svelate quella<br />
esattezza anatomica e quel modellato<br />
vibrante delle forme presenti anche<br />
nell’Adamo. Il vero protagonista della<br />
formella è il Dio Bene<strong>di</strong>cente che<br />
dona la Vita, raffigurato in scorcio<br />
possente nell’atto <strong>di</strong> sorreggere la<br />
donna per l’avambraccio: è la presa<br />
del Dio a farsi quasi ricettacolo emotivo<br />
dell’evento e si noti con quanta<br />
maestria Andrea seppe risolvere il<br />
particolare del braccio in scorcio. La<br />
pesante veste <strong>di</strong> cui è ammantato il<br />
Dio, in contrasto con i corpi nu<strong>di</strong> dei<br />
Progenitori, <strong>di</strong>svela e si modella grazie<br />
al corpo sottostante cadendo in<br />
pieghe leggere. Il lembo della veste<br />
alzato ben inserisce per riequilibrare<br />
la figura reclinata impreziosita dai<br />
particolari lenticolari: l’ammantarsi<br />
della veste in prossimità della vita, il<br />
naturale scoprirsi del braccio bene<strong>di</strong>cente,<br />
i preziosi riccioli ondulati e<br />
la conformazione attenta della barba.<br />
Lo sfondo, in secondo piano, è occupato<br />
da un Eden rigoglioso parte<br />
integrante dell’Atto della Creazione:<br />
i tre alberelli sullo sfondo, carichi<br />
<strong>di</strong> fiori e frutta, sono descritti con<br />
un’ine<strong>di</strong>ta precisione lenticolare e<br />
con un’attenzione naturalistica <strong>di</strong> sapore<br />
catalogatorio. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />
stilistico si rivela la vibrante intensità<br />
della scena, ricca <strong>di</strong> chiaroscuri e vicina<br />
alla formazione peculiare come<br />
orafo <strong>di</strong> Andrea <strong>di</strong> cui aveva dato un<br />
saggio magistrale nella Porta bronzea<br />
del Battistero <strong>di</strong> San Giovanni; i<br />
preziosismi cesellati dei particolari,<br />
che ben si amalgamo con il substrato<br />
della pittura fiorentina <strong>di</strong> tendenza<br />
miniaturistica che permette al nostro<br />
scrittore <strong>di</strong> indugiare nella compiaciuta<br />
descrizione dei fichi e dei fiori<br />
che dona la natura dell’Eden; infine<br />
l’assimilazione della grande lezione<br />
della scultura antica, tanto che è stata<br />
proposta una citazione per l’Adamo<br />
tratta da un sarcofago antico raffigurante<br />
scene bacchiche conservato al<br />
Camposanto Monumentale <strong>di</strong> Pisa e<br />
che dunque Andrea avrebbe potuto<br />
stu<strong>di</strong>are <strong>di</strong>rettamente.<br />
Passiamo all’Ercole vittorioso su<br />
Caco: l’eroe, atteggiato all’antica<br />
grazie alla calcolata ponderatio delle<br />
membra che evoca <strong>di</strong>rettamente antecedenti<br />
classici, è raffigurato al centro<br />
della composizione inquadrata<br />
entro la formella esagonale. Rispetto<br />
all’iconografia canonica che raffigura<br />
l’eroe in me<strong>di</strong>a res nell’atto della<br />
stretta marziale <strong>di</strong> Caco, l’evento si<br />
è appena concluso: Ercole, vestito<br />
della pelle <strong>di</strong> leone e appoggiato<br />
alla clava, è rappresentato in tutta la<br />
sua fierezza <strong>di</strong> eroe vincitore mentre<br />
Caco è esangue e sconfitto a terra.<br />
Più che come gigante ferino e spietato<br />
descritto da Virgilio, il corpo <strong>di</strong><br />
Caco quasi inghiottito dall’antro della<br />
grotta è il centauro apostrofato da<br />
Dante come colui che fece “cessar le<br />
sue opere biece sotto la mazza d’Ercule”<br />
come si legge nel Canto XXV<br />
dell’Inferno. Rispetto alla formella<br />
precedente quello che colpisce è la<br />
massima sintesi evocativa dell’evento:<br />
si aboliscono i dettagli accessori e<br />
il paesaggio è evocato solo dall’esile<br />
alberello e dalla montagna, strettamente<br />
funzionale alla scena visto che<br />
è l’antro in cui Caco aveva nascosto<br />
il bestiame rubato e quin<strong>di</strong> elemento<br />
narrativo essenziale. L’attenzione<br />
è focalizzata sui due corpi umani:<br />
quello atletico e bellissimo <strong>di</strong> Ercole<br />
basato sul fiero e potente ancheggiamento,<br />
potenziato dal delizioso gesto<br />
della mano nascosta e appoggiata sul<br />
fianco, dalla presa sicura della clava,<br />
dal ricadere soffice in pieghe inviluppate<br />
della veste <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> leone<br />
Giotto <strong>di</strong> Bandone,<br />
Cristo bene<strong>di</strong>cente fra<br />
San Giovanni Evangelista,<br />
la Vergine,<br />
San Giovanni Battista,<br />
San Francesco d’Assisi.<br />
North Carolina, Museum<br />
of Art, Kress Collection<br />
(Samuel H. Kress).<br />
Esposto alla mostra<br />
L’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Giotto presso<br />
gli Uffizi nel 2008
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
6<br />
7<br />
In questa pagina alcune<br />
delle formelle <strong>di</strong> Andrea<br />
da <strong>Pontedera</strong>:<br />
La creazione <strong>di</strong> Adamo,<br />
La creazione <strong>di</strong> Eva,<br />
Ettore vittorioso su Caco<br />
ed infine dal trattamento prezioso e<br />
cesellato della barba, oltre che dall’evidente<br />
consapevolezza anatomica;<br />
quello esangue e rilasciato <strong>di</strong><br />
Caco con la testa reclinata all’in<strong>di</strong>etro,<br />
il braccio rilasciato<br />
ormai privo <strong>di</strong> vita e<br />
<strong>di</strong> quella ferinità<br />
che possedeva<br />
in vita, il torso<br />
potente che si fa<br />
scandaglio spaziale<br />
suggerendo<br />
verosimilmente la<br />
profon<strong>di</strong>tà della<br />
grotta grazie alla<br />
sua posizione <strong>di</strong><br />
scorcio. In<br />
parti-<br />
cola-<br />
re la posizione<br />
isolata<br />
<strong>di</strong> Ercole potrebbe<br />
essere finalizzata<br />
ad esaltarne<br />
la con<strong>di</strong>zione<br />
presentandosi,<br />
forse per la prima<br />
volta, come<br />
exemplum fiorentino<br />
per eccellenza:<br />
è l’eroe<br />
che ha liberato la terra<br />
dai mostri e quin<strong>di</strong> che permette<br />
<strong>di</strong> ripristinare l’or<strong>di</strong>ne sociale<br />
necessario al progresso civile<br />
(non a caso la formella che segue è<br />
l’Agricoltura, simbolo della produttività<br />
dell’umanità). Dal punto <strong>di</strong> vi-<br />
sta stilistico si registra dunque una<br />
sterzata: il ductus si fa più lineare<br />
perché capace <strong>di</strong> sbalzare le forme in<br />
maniera più netta e precisa rispetto<br />
alla porta bronzea dove invece predominavano<br />
preziosità orafe e modellato<br />
pittorico, caratteristiche della<br />
prima fase fiorentina <strong>di</strong> Andrea.<br />
Rispetto alle altre formelle, grazie<br />
al progressivo contatto e all’influsso<br />
della pittura plastica e monumentale<br />
<strong>di</strong> Giotto, Andrea potenzia sempre <strong>di</strong><br />
più l’aspetto eroico, lo spazio compositivo,<br />
la resa plastica e l’effetto<br />
monumentale. Si provi a paragonare<br />
le due formelle e il Polittico Raleigh<br />
conservato nella Kress Collection<br />
del North Carolina Museum of Art:<br />
si può notare il perfetto inserimento<br />
dei corpi nello spazio, la descrizione<br />
psicologica <strong>di</strong> ogni personaggio e la<br />
casistica dei gesti naturali e realistici.<br />
Valga la pena <strong>di</strong> apprezzare la<br />
bellezza del gesto della Vergine che<br />
sembra pu<strong>di</strong>camente nascondere la<br />
mano nel prezioso velo ceruleo quasi<br />
a pendant della mano <strong>di</strong> Ercole<br />
che si intuisce celata <strong>di</strong>etro la pelle<br />
<strong>di</strong> leone e appoggiata sul fianco riecheggiando<br />
la stessa posa e la stessa<br />
naturalezza; il gesto bene<strong>di</strong>cente<br />
<strong>di</strong> Cristo che realisticamente vede<br />
incresparsi e cadere la veste all’altezza<br />
dell’avambraccio così come<br />
accade al braccio bene<strong>di</strong>cente del<br />
Dio della Creazione <strong>di</strong> Eva; infine<br />
la convincente e realistica presa del<br />
vangelo <strong>di</strong> San Giovanni Evangelista<br />
che potrebbe equivalere in quanto<br />
a realismo alla stretta del Dio all’avambraccio<br />
<strong>di</strong> Eva ma anche alla<br />
mano dell’Ercole che grava con tutto<br />
il suo peso sopra la mazza. È nei rilievi<br />
della torre campanaria <strong>di</strong> Santa<br />
Maria del Fiore, detta appunto anche<br />
Campanile <strong>di</strong> Giotto, che la lezione<br />
giottesca è perfettamente assimilata<br />
e realizzata grazie allo scultore<br />
Andrea Pisano, guadagnandosi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto quin<strong>di</strong> il suo posto in quella<br />
che il Ghiberti aveva definito “Arte<br />
statuaria”.<br />
ANDREA DA PONTEDERA<br />
E L’OREFICERIA PISANA<br />
DAL XIV SECOLO ALLA<br />
CONQUISTA FIORENTINA<br />
<strong>di</strong> Jonath Del Corso<br />
Sebbene sotto il nome <strong>di</strong> scultura<br />
si possa comprendere<br />
anche l’oreficeria è doveroso<br />
fare però una marcata <strong>di</strong>stinzione fra<br />
le due arti, visto che gli orafi hanno<br />
sempre formato una classe <strong>di</strong>stinta<br />
dal resto dei maestri <strong>di</strong> scultura in<br />
pietra e marmo, ed essendo totalmente<br />
<strong>di</strong>verso anche il meccanismo<br />
<strong>di</strong> lavoro e la materia utilizzata. Piuttosto<br />
potrà appartenerle in generale<br />
l’arte fusoria e <strong>di</strong> conseguenza tutti i<br />
lavori non solo d’argento e d’oro, ma<br />
in bronzo e in qualsiasi altro metallo.<br />
Senza dubbio l’oreficeria, come la<br />
scultura, ha una sua matrice unica in<br />
Costantinopoli da dove provenivano<br />
abili maestri. Si veda a tale proposito<br />
l’architrave e gli stipiti del portale<br />
maggiore del battistero pisano, i cui<br />
<strong>di</strong>segni furono poi migliorati dalla<br />
scuola <strong>di</strong> Nicola e Giovanni Pisano<br />
tra il XIII e il XIV secolo in cui prende<br />
avvio una delle più importanti<br />
scuole scultoree capeggiata appunto<br />
dal pugliese Nicola, i cui insegnamenti<br />
furono ripresi successivamente<br />
dal figlio Giovanni e dalla sua cerchia<br />
per poi essere rielaborati da una<br />
delle ultime botteghe pisane del XIV<br />
secolo, quella <strong>di</strong> Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />
la quale cominciò a produrre<br />
opere scultoree significative soltanto<br />
a partire dal 1342, quando Nino,<br />
insieme al padre, portò a termine il<br />
sepolcro dell’arcivescovo Simone<br />
Saltarelli per la chiesa <strong>di</strong> Santa Caterina.<br />
Ma Il nome <strong>di</strong> Andrea Pisano,<br />
figlio <strong>di</strong> Ugolino <strong>di</strong> Nino da Pisa, era<br />
già ben noto alle cronache artistiche<br />
prima del 1342, quando compare già<br />
nei documenti fiorentini attestanti la<br />
commissione della porta bronzea del<br />
battistero <strong>di</strong> Firenze realizzata negli<br />
anni ’30 del XIV secolo.<br />
Non è facile ricostruire le vicende<br />
che hanno portato a suddetta commissione<br />
vista la frammentarietà dei<br />
documenti, ma grazie anche all’aiuto<br />
del Vasari sappiamo che i fiorentini<br />
vollero delle porte <strong>di</strong> metallo massiccio<br />
come quelle della cattedrale <strong>di</strong><br />
Pisa <strong>di</strong> Bonanno, così l’Opera <strong>di</strong> San<br />
Giovanni vi inviò Piero <strong>di</strong> Jacopo e<br />
nel gennaio del 1330 Andrea è già all’opera<br />
come “maestro delle porte”.<br />
Questo testimonia che i fiorentini non<br />
commissionarono l’opera al primo<br />
capitato, ma sicuramente a chi a Pisa,<br />
dove lo trova Piero <strong>di</strong> Jacopo, aveva<br />
una bottega ben avviata all’interno<br />
della quale, prima del 1330 e dopo,<br />
non si lavorava soltanto marmo, ma<br />
anche oro e argento, come del resto<br />
testimoniano i documenti in base<br />
ai quali risulta che a Nino, insieme<br />
agli orafi Coscio <strong>di</strong> Gaddo da Cascina<br />
e Simone detto Boschiera, viene<br />
commissionata una tavola d’argento<br />
e successivamente viene pagato per<br />
un altro lavoro <strong>di</strong> oreficeria. I dati<br />
chiariscono pertanto un periodo <strong>di</strong><br />
attività precedente al 1330 quando<br />
dalla bottega <strong>di</strong> Andrea uscivano lavori<br />
in oro e argento che andavano a<br />
decorare gli altari, le cappelle e i tesori<br />
delle chiese, tra queste quello <strong>di</strong><br />
Santa Maria Maggiore. Gran parte <strong>di</strong><br />
questa produzione rimane però anonima,<br />
è solamente presente in lunghi<br />
inventari che tacciono sul nome<br />
dell’artista. Pertanto, l’attività orafa<br />
<strong>di</strong> Andrea, cui viene fatto riferimento<br />
anche per spiegare alcuni aspetti<br />
della sua produzione scultorea, che<br />
vede implicato anche il lavoro del<br />
figlio Tommaso, basti analizzare i<br />
rilievi, quasi incisi, delle predelle<br />
del dossale d’altare della chiesa <strong>di</strong><br />
San Francesco a Pisa, è solamente<br />
ipotizzabile attraverso documenti<br />
certi, tra i quali anche quello che lo<br />
vede autore <strong>di</strong> un marchio in ferro<br />
per bollare i panni francesi commissionato<br />
dall’Arte dei Bal<strong>di</strong>grai, nonché<br />
sulla notizia, forse fantasiosa,<br />
del Vasari secondo cui Andrea, tra-
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
8<br />
9<br />
Riproduzione del manto<br />
della Vergine del Duomo<br />
<strong>di</strong> Orvieto<br />
(da Cellini 1933)<br />
mente incise,<br />
la paternità<br />
è da<br />
a t t r i b u i r e<br />
ad Andrea<br />
Pisano, non<br />
solo perché<br />
il suo nome<br />
è al centro<br />
del <strong>di</strong>stico<br />
leonino,<br />
ma perché<br />
l ’ a f f i n i t à<br />
stilistica è<br />
vicina ai rilievi<br />
della<br />
porta bronzea<br />
ed in<br />
particolare<br />
la testa del<br />
Cristo del<br />
reliquiario<br />
non è lontana<br />
da quella del Cristo bene<strong>di</strong>cente<br />
<strong>di</strong> Firenze. Altre analogie, evidenziate<br />
dal Kreytenberg, come la stessa<br />
posizione della testa, la definizione<br />
dei particolari del volto, i folti capelli<br />
e la barba sono riscontrabili anche<br />
in una croce astile <strong>di</strong> Montopoli del<br />
XIV secolo nella pieve dei Santi Stefano<br />
e Giovanni Evangelista attribuita<br />
ad incerta manifattura toscana, a<br />
conferma del carattere complesso e<br />
composito dell’ambiente produttivo<br />
toscano nel quale lavoravano gli artisti,<br />
infatti, la croce sembra essere<br />
rappresentativa <strong>di</strong> una vasta koinè<br />
che, in tutto il XIV secolo fino alla<br />
metà del Quattrocento, interessò gli<br />
ambienti fiorentino, senese e lucchese-pisano,<br />
quest’ultimo legato anche<br />
da vicende politiche.<br />
Vista l’abile arte fusoria raggiunta<br />
da Andrea la letteratura artistica gli<br />
attribuisce anche una serie <strong>di</strong> campane.<br />
Il Da Morrona riporta una notizia<br />
tratta dall’archivio delle Riformagioni<br />
<strong>di</strong> Firenze, in cui si trova più<br />
volte la <strong>di</strong>citura Magister Andreas<br />
Campanarius identificato come uno<br />
dei citta<strong>di</strong>ni del quartiere <strong>di</strong> Chin-<br />
zica, quartiere dove si trovavano<br />
i beni <strong>di</strong> Andrea<br />
Pisano, e più precisamente<br />
nella cappella <strong>di</strong> San Cristoforo,<br />
già San Cristofano,<br />
inoltre ci riferisce anche<br />
<strong>di</strong> una scritta che egli<br />
aveva visto sulla campana<br />
grossa <strong>di</strong> San Martino la<br />
quale, datata 1333, riporta<br />
il nome Andreas come uno<br />
degli autori. Sempre il Da<br />
Morrona riporta la notizia<br />
<strong>di</strong> un’altra campana per il<br />
campanile <strong>di</strong> San Francesco<br />
a Perugia e infine, viene<br />
attribuita ad Andrea Pisano<br />
una campana per la chiesa<br />
<strong>di</strong> Iglesias in Sardegna datata<br />
1337, sulla quale sono<br />
presenti gli stemmi <strong>di</strong> Pisa<br />
e <strong>di</strong> Arborea e con la seguente<br />
iscrizione “A.D.<br />
MCCCXXXVII DUS PE-<br />
TRUS VICES COMES<br />
DE BASSO DEI IGRA<br />
IUDEX ARBOREE AN-<br />
DREAS PISANUS FE”.<br />
Nei suoi lavori Andrea veniva<br />
aiutato sia dal figlio Nino sia da<br />
altri collaboratori tra i quali spicca il<br />
nome <strong>di</strong> Giglio Pisano. Egli risulta<br />
un personaggio chiave per delineare<br />
i <strong>di</strong>fficili aspetti ed intrecci dell’arte<br />
pisana con quella pistoiese, perché<br />
proprio per Pistoia Giglio Pisano<br />
lavorò alla sua più celebre opera,<br />
la statua <strong>di</strong> San Jacopo che doveva<br />
stare nel mezzo della tavola pittorica<br />
sopra l’altare del duomo pistoiese<br />
alla quale vi si impegnò dal 1349 al<br />
1353 e che il Vasari attribuì erroneamente<br />
a Leonardo <strong>di</strong> ser Giovanni da<br />
Firenze. Una delle componenti <strong>di</strong>rette<br />
della cultura artistica <strong>di</strong> Andrea<br />
Pisano, probabile maestro dell’orafo<br />
Giglio, era stata in<strong>di</strong>viduata<br />
anche nello<br />
stile del pistoiese<br />
Andrea <strong>di</strong> Jacopo<br />
d’Ognabene, inoltre<br />
non è da escludere la<br />
mite Giotto, avrebbe inviato al Papa<br />
ad Avignone un crocifisso d’oro, o<br />
più concretamente attraverso una<br />
notizia del 1933 <strong>di</strong> Pico Cellini il<br />
quale afferma <strong>di</strong> aver visto ad Orvieto<br />
un frammento ancora supersite<br />
dell’arabesco d’oro che decorava il<br />
panno azzurro della Vergine sopra la<br />
porta principale del Duomo.<br />
Unica opera <strong>di</strong> oreficeria, e ormai<br />
concordata dai più autorevoli storici<br />
dell’arte, è il reliquiario della croce<br />
nel Duomo <strong>di</strong> Massa Marittima in<br />
lamina d’argento lavorato a cesello<br />
con smalti su entrambe le facce, una<br />
tipologia <strong>di</strong> crocifisso su doppia faccia<br />
riscontrabile anche in pittura. Il<br />
reliquiario presenta alla base, costituita<br />
da un insieme <strong>di</strong> sei spioventi<br />
curvilinei, un’iscrizione sulla quale<br />
compaiono tre nomi: HOC MEUS ET<br />
GADDUS CEUS ANDREASQUE<br />
MAGISTRI – PISIS FECERUNT<br />
ARGENTI AUIRQUE MINISTRI. A<br />
Meo, Gaddo e Ceo forse sono riconducibili<br />
gli smalti e i lavori a cesello,<br />
mentre per il Crocifisso a tutto rilievo,<br />
dal perizoma goticamente mosso<br />
e dal volto con le chiome finissimastessa<br />
presenza <strong>di</strong> Andrea a Pistoia<br />
in quanto gli viene attribuito il progetto<br />
architettonico del battistero. I<br />
rapporti e gli scambi che sicuramente<br />
vi furono non sono ancora oggi<br />
stati chiariti definitivamente, mancano<br />
ancora chiarimenti sulle aree<br />
<strong>di</strong> confine, tanto che anche verso la<br />
scultura senese Giglio sembra essere<br />
attratto, basti pensare all’arca <strong>di</strong> san<br />
Cerbone a Massa Marittima, scolpita<br />
con finezza e mentalità da Goro<br />
<strong>di</strong> Gregorio nel 1324, non a caso in<br />
quella Massa Marittima dove Andrea<br />
Pisano realizzò il crocifisso reliquiario<br />
precedentemente descritto.<br />
Tra le poche notizie dei documenti<br />
Sopra:<br />
recto della croce reliquiario<br />
<strong>di</strong> Massa Marittima<br />
In alto a destra:<br />
Parte superiore<br />
della Croce reliquiario<br />
Incisione sul braccio<br />
verticale attestante<br />
il peso della croce
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
10<br />
11<br />
Nella pagina successiva:<br />
Maestro dell’Universitas<br />
Aurificum,<br />
Madonna degli Orafi, Pisa<br />
Museo Nazionale<br />
<strong>di</strong> San Matteo<br />
Bibliografia:<br />
Alampi M. T., Le pergamene<br />
dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Pisa<br />
dal 1195 al 1198, tesi <strong>di</strong> laurea,<br />
1967-1968.<br />
Barsotti R., Gli antichi inventari<br />
della cattedrale <strong>di</strong><br />
Pisa, Pisa 1959.<br />
Becherucci L., La bottega<br />
pisana <strong>di</strong> Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />
in “Mitteilungen des<br />
Kunsthistorischen Institutes<br />
in Florenz”, XI, 1965.<br />
Bertolini L. – Bucci M., Catalogo<br />
della Mostra d’arte<br />
sacra dal secolo VI al secolo<br />
XIX, Lucca 1957.<br />
Bonaini F., Intorno alla vita e<br />
ai <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> Francesco Traini<br />
e altre opere <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno dei<br />
secoli XI, XIV e XV, Pisa<br />
1846.<br />
Bonaini F., Statuti ine<strong>di</strong>ti<br />
della città <strong>di</strong> Pisa dal XII al<br />
XIV secolo, I, II e III, Firenze<br />
1875.<br />
Bongi S., Inventario del R.<br />
Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Lucca,<br />
Lucca 1898.<br />
Brugaro A., L’artigianato<br />
pisano nel me<strong>di</strong>oevo (1000-<br />
1406), in “Stu<strong>di</strong> Storici”, vol.<br />
XVI e XX.<br />
Burresi M., Andrea, Nino<br />
e Tommaso scultori pisani,<br />
Milano 1983.<br />
Calderoni Masetti A. R., Il<br />
reliquiario della croce nel<br />
Duomo <strong>di</strong> Massa Marittima,<br />
in “Mitteilungen des Kunsthistorischen<br />
Institutes in<br />
Florenz”, XXII, 1978.<br />
Calderoni Masetti A. R.,<br />
Smalti trasluci<strong>di</strong> nella Toscana<br />
occidentale, in “Annali<br />
della Scuola Normale Superiore<br />
<strong>di</strong> Pisa, III, vol. XIV, 2,<br />
1984.<br />
Casini B., Inventario dell’Archivio<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
Pisa (secolo XI – 1509), Livorno<br />
1969.<br />
Carli E., Goro <strong>di</strong> Gregorio,<br />
Firenze 1946.<br />
Carli E., Il Museo <strong>di</strong> Pisa,<br />
Pisa 1974.<br />
Carli E., L’arte a Massa Marittima,<br />
Siena 1976.<br />
Carli E., La pittura a Pisa<br />
dalle origini alla bella maniera,<br />
Pisa 1994.<br />
ufficiali relative all’arte degli orafi<br />
pisani notevoli sono i passi contenuti<br />
rispettivamente nel capitolo XLV,<br />
libro II del Breve del <strong>Comune</strong> del<br />
1286 e l’altro nel Capitulum contra<br />
hospites del Breve della Curia<br />
Mercatorum del 1305, poiché oltre<br />
a rilevare l’esistenza dell’arte degli<br />
orefici e la sua <strong>di</strong>pendenza dalla<br />
curia dei mercanti, attenendoci alle<br />
parole del testo, <strong>di</strong>mostrano, fin da<br />
quel tempo, l’esistenza <strong>di</strong> uno statuto<br />
andato purtroppo smarrito. Non<br />
posse<strong>di</strong>amo alcuna notizia che illumini<br />
la graduale costituzione della<br />
corporativa degli orafi e lo stesso<br />
non possiamo affermare se prima<br />
fosse fusa con una delle affini corporazioni<br />
maggiori, quali quella dei<br />
fabbri, come farebbe pensare l’avere<br />
queste due corporazioni in comune<br />
il Santo patrono, Sant’Alò, storpiatura<br />
derivata dalla pronuncia francese<br />
<strong>di</strong> Sant’Eligio, apostolo del Belgio<br />
che in gioventù aveva esercitato<br />
l’arte dell’oreficeria. Infatti, anche a<br />
Firenze, fino al 1452, gli orafi erano<br />
accorpati ai fabbri, e lo stesso a Bologna<br />
dove l’arte degli orafi, anche<br />
se nata tar<strong>di</strong>, fece da principio parte<br />
della società dei fabbri.<br />
Una spinta verso la sua organizzazione<br />
dovette indubbiamente venire<br />
dall’alto, dai Consoli del <strong>Comune</strong> i<br />
quali avevano tutto l’interesse <strong>di</strong> avere<br />
<strong>di</strong> fronte un ente collettivamente<br />
responsabile per i singoli, ente che<br />
era assai più facile tenere soggetto<br />
anziché un numero grande <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />
esercitanti in<strong>di</strong>pendentemente gli<br />
uni dagli altri. Inducono a pensare<br />
ciò due eventi: il <strong>di</strong>vieto agli orafi <strong>di</strong><br />
lavorare alcuni oggetti <strong>di</strong> ornamento<br />
che alle donne della città e del contado<br />
era rigorosamente proibito indossare<br />
e la legislazione sancita contro<br />
i falsificatori <strong>di</strong> moneta. Il raffinarsi<br />
dei costumi, specialmente delle esigenze<br />
della moda femminile, insieme<br />
alla gara dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> qualunque<br />
grado o con<strong>di</strong>zione, nell’arricchire<br />
<strong>di</strong> preziosi oggetti <strong>di</strong> culto il patrimonio<br />
artistico delle chiese sono da<br />
annoverarsi fra i movimenti che favorirono<br />
questa attività artistica. Già<br />
nel lamento accorato <strong>di</strong> Cacciaguida<br />
troviamo un’alta testimonianza dell’eccessiva<br />
importanza che fin da<br />
quel tempo i monili preziosi avevano<br />
preso nell’abbigliamento muliebre,<br />
contro la quale la stessa autorità non<br />
tardò a porre dei freni. Gli stessi <strong>di</strong>vieti<br />
del breve del 1286 sono ripetuti<br />
nello statuto del 1313-1317, nel 1349<br />
quando era Podestà Francesco <strong>di</strong><br />
Ugolino da Gubbio e sotto la dominazione<br />
fiorentina quando le autorità<br />
tornarono sull’argomento inserendo,<br />
il 29 febbraio del 1455, negli Statuti<br />
un capitolo che regolava il lusso<br />
delle donne e dei citta<strong>di</strong>ni iscritti nel<br />
libro delle gravezze.<br />
La <strong>di</strong>fferenziazione fra Arti <strong>di</strong>verse si<br />
è compiuta a Pisa alla fine del XII secolo:<br />
industrie da una parte e mestieri<br />
dall’altra. La <strong>di</strong>pendenza dell’arte<br />
degli orefici dalla Curia dei Mercanti<br />
è chiaramente affermata nel breve del<br />
1321-1341, dove al capitolo III, tra le<br />
corporazioni <strong>di</strong>pendenti, sono specificatamente<br />
in<strong>di</strong>cati li homini dell’arte<br />
delli orafi, mentre nel 1369 l’arte degli<br />
orafi non è più <strong>di</strong>pendente dalla Curia<br />
dei Mercanti e <strong>di</strong>venta autonoma in<br />
un momento storicamente felice della<br />
città e <strong>di</strong> poco segue l’apogeo della<br />
storia artistica <strong>di</strong> Pisa, appartenendo<br />
a quest’arte lo stesso Giovanni Pisano<br />
che nell’iscrizione del pergamo<br />
del Duomo <strong>di</strong> Pisa si vanta sculpens<br />
in petra ligno et auro, l’iscrizione funebre<br />
<strong>di</strong> Andrea Pisano ricorda che ha<br />
saputo simulacra deum me<strong>di</strong>is imponere<br />
templis ex aere ex auro condenti<br />
et pulcro elephanto e probabilmente<br />
anche una donna come rende testimonianza<br />
un libro della nuova massa<br />
delle prestanze <strong>di</strong> Pisa del 1371 nel<br />
quale si trova inscritta per un fiorino e<br />
60 sol<strong>di</strong> domina Gemma aurifex della<br />
cappella <strong>di</strong> San Giorgio porta a Mare<br />
(se non fosse da dubitare che questa<br />
Gemma potesse avere soltanto una<br />
bottega <strong>di</strong> orefice).<br />
Gli orafi, come gli altri artigiani<br />
vengono in<strong>di</strong>cati nel Breve<br />
come artefici. Si tratta evidentemente<br />
<strong>di</strong> artefici nel senso<br />
me<strong>di</strong>evale della parola, cioè <strong>di</strong><br />
mercanti veri e propri e <strong>di</strong> artigiani<br />
produttori, così aurifex<br />
è tanto l’orefice quanto il trafficante<br />
<strong>di</strong> oreficeria visto che<br />
l’industria non si era ancora<br />
<strong>di</strong>fferenziata molto dal commercio<br />
e spesso una persona<br />
si de<strong>di</strong>cava all’uno e all’altro.<br />
Gli orafi sono un ceto speciale,<br />
non sono dei lavoranti come<br />
gli artisti addestrati a trattare<br />
metalli e le pietre preziose, in<br />
modo da trarne oggetti <strong>di</strong> squisita<br />
fattura. In generale sono<br />
coloro che, <strong>di</strong>ce uno Statuto<br />
fiorentino emunt, vendunt et<br />
operantur aurum et argentum<br />
et stagnum battutum, collam<br />
biancam, azzurrum, cinabrum<br />
et alios colores e materiali simili<br />
sono acquistati appunto<br />
da Andrea Pisano ad Orvieto<br />
; e qualche volta al nome generico<br />
<strong>di</strong> orafo aggiungono<br />
quello specifico del metallo<br />
da essi lavorato <strong>di</strong> preferenza.<br />
Alla lavorazione dei metalli si<br />
affiancava anche quella degli orologi,<br />
infatti, viene ricordato a Pisa l’orefice<br />
Guaspare <strong>di</strong> Bogiunta che ebbe l’incarico<br />
nel 1380 <strong>di</strong> fare due orologi<br />
per i quali veniva pagato 15 fiorini e<br />
sempre a Pisa il <strong>Comune</strong> pagava un<br />
orafo per governare gli orologi della<br />
comunità pisana. A Firenze i fabbricatori<br />
e i conciatori <strong>di</strong> orologi erano<br />
chiamati orivoli i quali si unirono nel<br />
1452 in società con gli orafi, <strong>di</strong>stinguendosi<br />
così i primi come i meccanici<br />
e i secon<strong>di</strong> come artisti.<br />
Il grande numero <strong>di</strong> orafi pisani e la<br />
loro grande vitalità produttiva mostra<br />
come nel XIV e XV secolo tale<br />
arte fosse molto seguita, iniziando<br />
ad assumere anche aspetti governativi<br />
della città e non <strong>di</strong>menticando<br />
anche la presenza nella stessa città<br />
<strong>di</strong> una Universitas Aurificum, cioè<br />
<strong>di</strong> una compagnia degli Orefici per<br />
la quale nell’ultimo venticinquennio<br />
del secolo un pittore anonimo, meglio<br />
conosciuto come Maestro dell’Universitas<br />
Aurificum, eseguiva<br />
due pale, una Madonna degli Orafi e<br />
un Polittico, conservate oggi al Museo<br />
Nazionale <strong>di</strong> San Matteo. Di tale<br />
università presso l’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />
<strong>di</strong> Firenze è conservato forse il primo<br />
statuto risalente al 1438 il quale<br />
mette in evidenza anche la zona<br />
scelta per aprire le botteghe <strong>di</strong> suddetta<br />
università, presso la cappella <strong>di</strong><br />
San Felice, zona detta “cantone degli<br />
orafi”. Dal punto <strong>di</strong> vista politico,<br />
dal 1287 al settembre del 1406 due<br />
sole volte incontriamo i pittori tra gli<br />
Anziani del Popolo, una delle magi-<br />
Cecchini G., Il Caleffo vecchio<br />
del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Siena,<br />
Siena 1931.<br />
Cellini P., Appunti orvietani<br />
per Andrea e Nino Pisano,<br />
in “Rivista d’arte”, XV,<br />
1933, pp. 1-20.<br />
Ciampi S., Notizie ine<strong>di</strong>te<br />
della Sagrestia Pistoiese dè<br />
belli arre<strong>di</strong>, del Camposanto<br />
pisano ecc.., Firenze 1810.<br />
Corsi D., Lo statuto degli<br />
orafi <strong>di</strong> Pisa del 1448, in<br />
“<strong>Bollettino</strong> Storico Pisano,<br />
XIX, anno 1950, pp. 149-<br />
167.<br />
Da Morrona A., Pisa illustrata<br />
nelle arti del <strong>di</strong>segno,<br />
II, Livorno 1812.<br />
Dalli Regoli G., Miniatura<br />
pisana del Trecento, Pisa<br />
1963.<br />
De Paolo M. P., Le pergamene<br />
dell’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />
<strong>di</strong> Pisa dal 1198 al 1201, tesi<br />
<strong>di</strong> laurea, 1966-1967.<br />
Dolo G. M., Le pergamene<br />
dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />
Pisa dal 1192 al 1196, tesi <strong>di</strong><br />
laurea 1967-1968.<br />
Doren, Entwiklung und Organisation<br />
der Horentiner<br />
Zunfte im 13 und 14 Jahrundert,<br />
Leipzig 1897.<br />
Frey K., Le vite <strong>di</strong> M. Giorgio<br />
Vasari, 1911.<br />
Gai L., Note per i rapporti<br />
commerciali e artistici <strong>di</strong><br />
Pistoia con la Provenza nella<br />
seconda metà del ‘300.<br />
Il braccio reliquiario <strong>di</strong> S.<br />
Zeno nella cattedrale <strong>di</strong> Pistoia,<br />
<strong>Bollettino</strong> Storico Pistoiese,<br />
VIII, 1973.<br />
Gai L., L’altare argenteo <strong>di</strong><br />
San Jacopo nel Duomo <strong>di</strong><br />
Pistoia, Torino 1984.<br />
Garzella G., Pisa com’era.<br />
Topografia e inse<strong>di</strong>amento,<br />
Napoli 1990.<br />
Gaudenzi, Storia del <strong>Comune</strong><br />
<strong>di</strong> Bologna nel secolo<br />
XIII, IN “Bullettino dell’Istituto<br />
Storico Italiano”, n. 19,<br />
1898.<br />
Kreytenberg G., Andrea<br />
Pisano und <strong>di</strong>e tuscanische<br />
skulptur des 14 jahrhunderts,<br />
Munchen 1984.<br />
La Sorsa, Gli statuti degli<br />
orefici e sellai fiorentini al<br />
principio del secolo XIV, Firenze<br />
1901.<br />
Lovitch Fanucci M., Artisti<br />
attivi a Pisa fra XIII e XVII<br />
secolo, Pisa 1995.<br />
Moskovitz, The sculpture<br />
of Andrea and Nino Pisano,<br />
Cambridge 1986.
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
12<br />
13<br />
Mori, La dominazione fiorentina<br />
in Pisa dal 1451 al<br />
1469, Pisa 1936.<br />
Petrocchi L., Massa Marittima<br />
– Arte e storia, Grosseto<br />
1900.<br />
Pellegrini B., Le pergamene<br />
dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Pisa<br />
dal 1179 al 1184, tesi <strong>di</strong> laurea<br />
anno 1965-1966.<br />
Ranieri S., Cronaca <strong>di</strong> Pisa,<br />
in Archivio Storico Italiano,<br />
tomo VI, parte II, p. 124.<br />
Raggianti L., Arte a Lucca,<br />
spicilegio, in “Critica d’Arte”,<br />
VII, gennaio-febbraio<br />
1960.<br />
Repetti E., Dizionario geografico<br />
fisico storico della<br />
Toscana, IV, Firenze 1841.<br />
Salmi M., Glorie artistiche <strong>di</strong><br />
Pisa, in “Annuario della R.<br />
Università <strong>di</strong> Pisa per l’anno<br />
accademico 1928-1929, Pisa<br />
1929.<br />
Sforza G., Castruccio Castracani<br />
degli Antelminelli<br />
e gli altri lucchesi <strong>di</strong> parte<br />
bianca in esilio (1300-1314),<br />
Torino 1891.<br />
Scano D., Scoperte artistiche<br />
in Oristano, in “L’arte, VI,<br />
1903.<br />
Supino I., Arte Pisana, Firenze<br />
1904.<br />
Tanfani Centofanti L., Notizie<br />
<strong>di</strong> artisti tratte dai documenti<br />
pisani, Pisa 1897.<br />
Toesca I., Andrea e Nino Pisani,<br />
Milano 1950.<br />
Tongiorgi E. – Virgili E., Le<br />
chiese del piviere <strong>di</strong> Arena, in<br />
“Antichità Pisane”, II 1975.<br />
Violante C., Economia Società<br />
Istituzioni a Pisa nel<br />
Me<strong>di</strong>oevo, Bari 1980.<br />
Volpe G., Stu<strong>di</strong> sulle istituzioni<br />
comunali a Pisa, Firenze<br />
1970.<br />
Wundram M., Stu<strong>di</strong>en zur<br />
Kunsterischen Herkunft Andrea<br />
Pisanos, in “Mitteilungen<br />
des Kunsthistorischen<br />
Institutes in Florenz, VIII,<br />
1959.<br />
Abbreviazioni:<br />
ASP: Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />
Pisa<br />
ASF: Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />
Firenze<br />
ACP: Archivio Capitolare<br />
<strong>di</strong> Pisa<br />
AODO: Archivio dell’Opera<br />
del Duomo <strong>di</strong> Orvieto<br />
strature più importanti del <strong>Comune</strong> e<br />
composta da do<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>vidui, tre per<br />
ogni quartiere, mentre gli orafi furono<br />
ammessi per ben trentadue volte.<br />
In tale documento, pubblicato dal<br />
Bonaini, oltre all’elenco con i nomi<br />
e alla data in cui ricoprono la loro carica,<br />
troviamo anche l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
provenienza dei loro quartieri, Ponte,<br />
Mezzo, Fuor <strong>di</strong> Porta e Chinzica,<br />
così da delineare le aree lavorative<br />
<strong>di</strong> questi maestri. Dal documento,<br />
nel quale è presente anche Coscio <strong>di</strong><br />
Gaddo da Cascina collaboratore <strong>di</strong><br />
Nino Pisano nella realizzazione della<br />
tavola d’argento per l’altare maggiore<br />
del Duomo, si evince che provengono<br />
dal quartiere <strong>di</strong> Mezzo 15 orafi,<br />
da quello Fuori <strong>di</strong> Porta 9, da quello<br />
<strong>di</strong> Chinzica 7 e da quello <strong>di</strong> Ponte 1.<br />
Dal documento risulta come l’attività<br />
orafa era ben ra<strong>di</strong>cata, sia nel XIII<br />
e XIV secolo sia nel XII, in tutta la<br />
città. Orefici, in base ad altri documenti,<br />
si potevano rintracciare presso<br />
San Michele in Borgo, quartiere <strong>di</strong><br />
Fuori Porta, Santa Cecilia, quartiere<br />
<strong>di</strong> mezzo, S. Cristoforo e San Lorenzo,<br />
entrambe del quartiere <strong>di</strong> Chinzica<br />
in cui la presenza degli orafi viene<br />
confermata anche da una Descrizione<br />
<strong>di</strong> Pisa che riflette perfettamente<br />
la situazione della città all’apice del<br />
suo sviluppo urbano : […] et più si<br />
v’è apresso tucti i banchi dè merchatanti<br />
et fondachi e molti artigiani,<br />
vaiai, speziali, orafi […].<br />
Se il primo statuto degli orafi è andato<br />
perso, quello del 1448 appartiene<br />
al periodo della dominazione<br />
fiorentina. Venne redatto dai tre consoli<br />
<strong>di</strong> quell’anno, Niccolaio d’Antone,<br />
Simone d’Antone <strong>di</strong> Neruccio,<br />
Simone <strong>di</strong> Giovanni (o Nanni) <strong>di</strong><br />
Bergo, i quali avevano ottenuto pieni<br />
poteri dall’Assemblea degli Orafi<br />
il 18 giugno 1448 e il 9 agosto dello<br />
stesso anno lo statuto venne approvato.<br />
Lo statuto mostra l’arresto <strong>di</strong><br />
ogni attività, tra le quali quella politica,<br />
la sua nuova fisionomia viene<br />
impressa adesso dalle contingenze<br />
dell’epoca in cui fu redatto (sotto<br />
la dominazione fiorentina), pertanto<br />
tale attività venne vigilata con intenti<br />
che non erano più quelli ai quali<br />
si ispirava un tempo il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
Pisa. La decadenza e la miseria del<br />
<strong>Comune</strong> aveva d’altra parte il suo<br />
riflesso nelle tristi con<strong>di</strong>zioni delle<br />
Corporazioni artigiane. Riguardo a<br />
queste, Pisa fu trattata come già Firenze<br />
trattava Prato e come verranno<br />
trattate Arezzo e Cortona. Furono<br />
conservate le corporazioni quali erano<br />
al momento della conquista fiorentina,<br />
ma dovevano pagare quelle<br />
tasse che avevano imposto le corporazioni<br />
fiorentine. La corporazione<br />
fiorentina dava norma alla corrispondente<br />
pisana, la quale doveva<br />
assumere come santo protettore il<br />
santo della fiorentina; pagare quelle<br />
tasse che i consoli dell’arte fiorentina<br />
avevano imposto e i consoli<br />
fiorentini potevano procedere contro<br />
i morosi; mandare ogni anno, il giorno<br />
del santo protettore, un tributo in<br />
segno <strong>di</strong> omaggio ai capi dell’arte<br />
fiorentina. Una certa in<strong>di</strong>pendenza<br />
venne lasciata per ciò che riguardava<br />
le occorrenze interne dell’arte, e<br />
si concedeva anche la facoltà <strong>di</strong> far<br />
leggi quando i bisogni locali lo richiedessero,<br />
pretendendo però una<br />
parte delle entrate e stabilendo che<br />
in tutte le cause i contendenti potessero<br />
appellarsi a Firenze.<br />
Un secondo statuto venne redatto<br />
successivamente tra il 1518 e il 1519<br />
non presentando però sostanziali<br />
<strong>di</strong>fferenze da quello precedente.<br />
Anche nel rapido evolversi dei brevi,<br />
si è giunti ormai ad un punto <strong>di</strong><br />
stabilità e <strong>di</strong> cristallizzazione, segno<br />
della decadenza nella quale l’arte,<br />
così attiva nei secoli precedenti, era<br />
precipitata. Lo stesso numero degli<br />
iscritti ne è una conferma. Mentre ad<br />
approvare lo Statuto del 1448, esclusi<br />
i tre Consoli, figurano due consiglieri<br />
e <strong>di</strong>eci maestri, ad approvare<br />
quello del 1518-1519, figurano solo<br />
due Consoli e sette maestri.<br />
BENI CULTURALI:<br />
QUALITÀ, VALORE E<br />
SVILUPPO ECONOMICO<br />
PER IL RILANCIO<br />
DEL PAESE<br />
<strong>di</strong> Angela Loretta<br />
All’interno del nostro <strong>Bollettino</strong>,<br />
attento all’informazione<br />
artistica ed impegnato nella<br />
sensibilizzazione dei citta<strong>di</strong>ni riguardo<br />
all’importanza dei beni culturali,<br />
non poteva mancare una riflessione<br />
su Lu.Be.C., Lucca Beni Culturali,<br />
il Convegno nazionale sulla valorizzazione<br />
del patrimonio culturale e<br />
l’innovazione tecnologica. Nel suggestivo<br />
centro storico <strong>di</strong> Lucca, all’interno<br />
dell’abbraccio rassicurante<br />
delle mura, il Real Collegio, splen<strong>di</strong>da<br />
“isola” ristrutturata da tempo,<br />
ma soltanto da poco fruibile, si configura,<br />
già per il quarto anno consecutivo,<br />
come la cornice ideale per<br />
questo appuntamento importante; la<br />
collocazione prestigiosa consente <strong>di</strong><br />
immergersi nella brulicante atmosfera<br />
del Convegno, che quest’anno<br />
ha avuto luogo il 23 e 24 ottobre, ed<br />
ha previsto il tema: “Beni culturali:<br />
qualità, valore e sviluppo economico<br />
per il rilancio del Paese”. Tra i soggetti<br />
promotori spiccano la “Promo<br />
P.A.” e “Confcultura”: “come affrontare<br />
la concorrenza <strong>di</strong> Paesi incomparabilmente<br />
meno dotati del nostro<br />
dal punto <strong>di</strong> vista dei beni culturali<br />
e paesaggistici, ma che riescono a<br />
valorizzare maggiormente i propri<br />
luoghi e ad intercettare flussi turistici<br />
sempre più importanti?”. Questi<br />
i temi e le domande che, nel corso<br />
<strong>di</strong> Lu.Be.C. 2008, hanno guidato le<br />
sessioni plenarie delle mattine del 23<br />
– 24 ed i Convegni pomeri<strong>di</strong>ani del<br />
23, offrendo ai partecipanti concreti<br />
strumenti <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong><br />
esperienze. La contestuale rassegna<br />
“Lu.Be.C. Digital Technology” (la<br />
prima rassegna delle soluzione ICT<br />
per la promozione del territorio e del<br />
marketing turistico – territoriale) ha<br />
presentato, in tale quadro, le novità<br />
relative allo sviluppo concreto <strong>di</strong> tutta<br />
la “filiera” beni culturali – turismo<br />
– tecnologia. L’organizzazione <strong>di</strong><br />
eventi come il Lu.Be.C è un segno<br />
della volontà <strong>di</strong> proporre una cultura<br />
<strong>di</strong> qualità ad una domanda culturale<br />
in crescita continua, ed un passaggio<br />
importante consiste nella capacità <strong>di</strong><br />
rendere il bene culturale interessante<br />
innanzitutto per la sua comunità <strong>di</strong><br />
appartenenza: le scuole ed i giovani<br />
devono quin<strong>di</strong> configurarsi come<br />
il target principale cui rivolgersi per<br />
attivare un processo <strong>di</strong> educazione<br />
al patrimonio. L’idea <strong>di</strong> incar<strong>di</strong>nare<br />
a Lucca una riflessione perio<strong>di</strong>ca sul<br />
tema della valorizzazione dei beni<br />
culturali si va consolidando con una<br />
forte stabilità <strong>di</strong> percorso che ruota<br />
intorno ad alcuni punti come la comunicazione<br />
culturale, le esperienze<br />
<strong>di</strong> cooperazione per fare sistema, le<br />
problematiche legate alla saturazione<br />
dei flussi turistici, l’uso delle<br />
tecnologie per valorizzare i beni culturali<br />
e promuovere lo sviluppo dei<br />
territori. Dal 2005 al 2008 il Convegno<br />
ha conosciuto una forte crescita<br />
partecipativa ed anche quest’anno<br />
si è registrata una forte affluenza: la<br />
prima sessione plenaria, dal titolo<br />
“Lo scenario: criticità, prospettive,<br />
testimonianze” ha avuto luogo nella<br />
mattinata del 23; gli interventi hanno<br />
avuto un ritmo serrato, assicurato<br />
anche dalla verve del presidente e<br />
moderatore della sessione, Ferruccio<br />
ANGELA LORETTA<br />
Angela Loretta si è laureata<br />
in Scienze dei beni culturali<br />
presso l’Università <strong>di</strong> Pisa<br />
con una tesi sulla chiesa<br />
del Santo Sepolcro <strong>di</strong> Pisa,<br />
nell’ambito del settore <strong>di</strong><br />
storia dell’architettura. Ha<br />
poi conseguito il titolo <strong>di</strong> un<br />
Master in Progettazione e<br />
comunicazione dei beni culturali,<br />
presso l’Università <strong>di</strong><br />
Firenze, facoltà <strong>di</strong> scienze<br />
politiche. Dopo una esperienza<br />
<strong>di</strong> stage presso l’Opera<br />
della Primaziale pisana,<br />
per la quale ha redatto alcuni<br />
contenuti del sito web,<br />
lavora attualmente presso il<br />
Sistema Museale del <strong>Comune</strong><br />
<strong>di</strong> S. Miniato nei servizi<br />
al pubblico circa le attività<br />
<strong>di</strong> accoglienza, biglietteria<br />
e visite guidate. Sta inoltre<br />
svolgendo un tirocinio formativo<br />
presso il Centro Stu<strong>di</strong><br />
e Documentazione “Andrea<br />
da <strong>Pontedera</strong>” e presso<br />
il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Consegna del premio<br />
Lubec 2008<br />
a Ferruccio De Bortoli
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
14<br />
15<br />
Convegno:<br />
sessione plenaria<br />
De Bortoli, <strong>di</strong>rettore de “Il Sole 24<br />
Ore”, assegnatario inoltre del premio<br />
Lu.Be.C. 2008. L’apertura dei<br />
lavori è stata affidata a Salvatore<br />
Settis, presidente del Consiglio superiore<br />
per i beni culturali che, nella<br />
sua comunicazione appassionata, ha<br />
proposto <strong>di</strong> “ripartire”, per attuare<br />
una efficace valorizzazione del Paese,<br />
dal paesaggio e dal suo recupero.<br />
Si riportano alcuni passaggi del suo<br />
intervento: “L’Italia soffre <strong>di</strong> alcuni<br />
elementi <strong>di</strong> contrasto come lo scollamento<br />
tra l’estensione territoriale<br />
limitata ed il più alto tasso <strong>di</strong> suo uso<br />
e sfruttamento; detiene le più antiche<br />
ed organiche leggi <strong>di</strong> tutela, ma<br />
non le applica in modo coerente; la<br />
scuola, “termometro della cultura”<br />
del Paese, rimane muta <strong>di</strong> fronte a<br />
queste tematiche ed il paesaggio è<br />
vissuto come qualcosa <strong>di</strong> estraneo:<br />
lo stesso processo linguistico della<br />
denominazione del Ministero e<br />
delle leggi <strong>di</strong> tutela ha progressivamente<br />
messo in ombra il concetto <strong>di</strong><br />
paesaggio. Esso godeva però <strong>di</strong> una<br />
attenzione particolare già nel 1309,<br />
quando il “Costituto del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
Siena”, redatto in lingua volgare,<br />
affermava che il primo dovere per<br />
chi guida una città è quello <strong>di</strong> conservare<br />
la bellezza della città stessa<br />
per la felicità dei citta<strong>di</strong>ni e per la<br />
loro gloria. Il paesaggio altro non è<br />
che la rappresentazione visibile dei<br />
nostri valori, giunta a noi attraverso<br />
la lente dei secoli e l’articolo 9 della<br />
nostra Costituzione deve essere la<br />
nostra stella polare. Per capire l’importanza<br />
del paesaggio basta guardarsi<br />
intorno, esso ci dà orgoglio,<br />
crea la coscienza della nostra storia<br />
e ci comunica il senso <strong>di</strong> appartenenza.<br />
Un bel paesaggio, una volta <strong>di</strong>strutto,<br />
non torna più”. Settis lancia<br />
il suo “grido <strong>di</strong> dolore” per l’avanzata<br />
del cemento che sta <strong>di</strong>struggendo<br />
l’ere<strong>di</strong>tà dei nostri padri e conclude<br />
<strong>di</strong>cendo: “la nostra identità sta per<br />
implodere”. L’analisi del turismo<br />
culturale e dell’importanza del “fare<br />
sistema” hanno caratterizzato gli interventi<br />
successivi: un territorio non<br />
si promuove con l’invenzione <strong>di</strong> un<br />
logo, e ad attirare sono non gli slogan<br />
ma la storia, i luoghi, gli stili <strong>di</strong><br />
vita, le comunità e le emozioni, che<br />
permettono <strong>di</strong> cogliere l’anima <strong>di</strong><br />
un luogo. La Commissione europea<br />
ha compilato una “Agenda europea<br />
della cultura”, che prevede alcuni<br />
punti fondamentali quali la promozione<br />
della ricchezza, della <strong>di</strong>versità<br />
culturale e del <strong>di</strong>alogo interculturale;<br />
la cultura come catalizzatore dell’economia<br />
e come elemento essenziale<br />
delle relazioni internazionali.<br />
La sessione pomeri<strong>di</strong>ana ha visto<br />
lo svolgimento <strong>di</strong> quattro Convegni<br />
paralleli: “Dal territotio al museo e<br />
dal museo al territorio interpretando<br />
le esigenze <strong>di</strong> una utenza che cambia”;<br />
“Turismo e cultura <strong>di</strong>gitale: la<br />
domanda emergente”; “Partenariato<br />
e promozione del territorio: linee<br />
d’azione e casi <strong>di</strong> successo”; “Integrazione<br />
dei percorsi tra beni culturali<br />
e luoghi della fede: esperienze,<br />
modelli e professionalità”; “Musica<br />
e management: modelli <strong>di</strong> sviluppo<br />
del turismo musicale e sostenibilità<br />
economica tra pubblico e privato”.<br />
La sessione plenaria della mattina<br />
del 24 ha conosciuto un momento<br />
<strong>di</strong> forte impatto durante l’intervento<br />
<strong>di</strong> Oliviero Toscani, comunicatore e<br />
fotografo <strong>di</strong> grande fama, del quale<br />
si riportano i passaggi più significativi:<br />
“La creatività e la bellezza<br />
italiana stanno affrontando una battaglia<br />
con l’estetica del brutto, ed il<br />
nostro paesaggio rigurgita cemento.<br />
La creatività deve essere sovversiva<br />
ed eccentrica, e deve porsi al <strong>di</strong> fuori<br />
degli schemi precostituiti; essa non<br />
ha certezze e presuppone uno stato <strong>di</strong><br />
“non – controllo”, <strong>di</strong> coraggio totale<br />
contrapposto al conformismo. Oggi,<br />
la ricerca ossessiva del consenso genera<br />
inevitabilmente un appiattimento<br />
ed una me<strong>di</strong>ocrità <strong>di</strong>lagante, ed<br />
ogni città <strong>di</strong>venta l’immagine turistica<br />
<strong>di</strong> se stessa. La creatività, surplus<br />
<strong>di</strong> intelligenza, possibilità tra cuore e<br />
cervello, va insegnata e trasmessa”.<br />
Anche l’e<strong>di</strong>zione 2008 del Lu.Be.C.<br />
è certamente stimolo per una riflessione<br />
sui valori che devono caratterizzare<br />
le azioni: è possibile realizzare<br />
l’obiettivo <strong>di</strong> un rilancio del Paese<br />
a partire da una valorizzazione integrata<br />
del patrimonio culturale, confidando<br />
sulle capacità delle pubbliche<br />
amministrazioni, Fondazioni, categorie<br />
economiche ed associazioni<br />
culturali, <strong>di</strong> fare sistema, nel rispetto<br />
della tutela, della conservazione, del<br />
recupero dei nostri straor<strong>di</strong>nari beni<br />
culturali; è arrivato il momento <strong>di</strong><br />
creare davvero quel valore aggiunto<br />
capace <strong>di</strong> sviluppare una maggiore<br />
consapevolezza civile ed un senso<br />
<strong>di</strong> appartenenza del patrimonio culturale<br />
quale bene universale, <strong>di</strong> tutti<br />
e per tutti.<br />
Convegno:<br />
sessione plenaria
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
DARIO<br />
VIVALDI<br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Figure sul <strong>di</strong>vano<br />
<strong>di</strong> Mario Lupi<br />
DARIO VIVALDI<br />
Nasce nel 1938 a <strong>Pontedera</strong>,<br />
dove tuttora risiede e lavora.<br />
É titolare della cattedra <strong>di</strong><br />
Anatomia dell’Accademia<br />
delle Belle Arti <strong>di</strong> Firenze.<br />
Sopra: Autoritratto<br />
A destra: Venere<br />
Dario è un amico, un collega,<br />
prima come pittore poi come<br />
insegnante. È una vita che lo<br />
conosco ed è proprio per questo che<br />
ho aspettato tanto tempo a scrivere<br />
<strong>di</strong> lui sul <strong>Bollettino</strong>; c’è un meccanismo<br />
<strong>di</strong> rispetto, verso chi si stima che<br />
scatta per considerare, con il dovuto<br />
rispetto i sentimenti dell’altro. È affetto.<br />
Ricordo Dario da ragazzo attaccato al<br />
braccio dell’Armenia, la bidella della<br />
scuola, in giro con la sua timidezza, o<br />
quando con il Piccolo Teatro cercava<br />
<strong>di</strong> inserirsi nel mondo della comunicazione<br />
artistica.<br />
Dario ha poi fatto il suo percorso scolastico,<br />
dalla biologia alla anatomia artistica,<br />
conciliando un vecchio sogno:<br />
dalla scienza all’arte. Se l’arte è anche<br />
conoscenza non è poi un sogno.<br />
Dario ha sempre conciliato la sua ricerca<br />
artistica con la sua vicenda nel<br />
mondo familiare, con le cose care<br />
alla sua sensibilità, ai suoi affetti<br />
(ricordo un bel ritratto della moglie<br />
Raffaella), Questo atteggiamento si<br />
evidenzia anche nei ritratti <strong>di</strong> amici,<br />
modelle, allievi. Dell’ultima mostra,<br />
tutta <strong>di</strong> grafica, ricordo gli autoritratti<br />
<strong>di</strong> impianto classico, ma impietosi<br />
come una commemorazione ante litteram<br />
che ci ricorda come sia intenso<br />
<strong>di</strong> pensiero il suo rapporto con la sua<br />
vicenda d’arte.<br />
Il segno languidamente concavo sui<br />
gessi, più duro sugli umani, come è<br />
giusto che sia, ci propone una connotazione<br />
<strong>di</strong>versa del linguaggio del<br />
<strong>di</strong>segno. Oggi è tuttavia un momento<br />
per fare attenzione ai futuri progetti<br />
perché in ogni artista convivono due<br />
aspetti mutevoli e intensi: il primo è<br />
il proprio percorso personale che gratifica<br />
chi lo compie, se ne resta appa-<br />
gato, l’altro è il rapporto con la Storia<br />
dell’Arte <strong>di</strong> chi si deve confrontare<br />
per un <strong>di</strong>scorso serio che non ripercorra<br />
il déjà vu oggi tanto <strong>di</strong> moda.<br />
Ultimamente Dario ripercorre pittoricamente<br />
un momento della memoria<br />
familiare a lui tanto cara, è un ritrovarsi<br />
tra le cose care, gli affetti <strong>di</strong> cui<br />
sente il bisogno. E l’arte che cos’è se<br />
non una visione appassionata della<br />
nostra vita?<br />
A destra: Composizione<br />
16<br />
17<br />
A destra: Teatrino<br />
Lo stu<strong>di</strong>o dell’artista<br />
Ritratto <strong>di</strong> Raffaella
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
18<br />
19<br />
OPERE<br />
A CASCIANA TERME:<br />
1977 – San Rocco, affresco, lunetta<br />
portale d’ingresso chiesa<br />
<strong>di</strong> San Rocco, Parlascio, Casciana<br />
Terme;<br />
1982 – Resurrezione, pittura<br />
murale, cappella privata, famiglia<br />
Bonicoli, Solcini, Casciana<br />
Terme;<br />
1988 – Adorazione ai pie<strong>di</strong><br />
della croce, affreschi, Oratorio<br />
Madonna dei sette dolori, Casciana<br />
Terme;<br />
1989 – M° Giacinto Citi, bassorilievo<br />
bronzo, cm. 20 x 25,<br />
famiglia Citi, Casciana Terme;<br />
1990 – Visione <strong>di</strong> San Antonio,<br />
cappella privata famiglie Ricci,<br />
Del Picchia, Casciana Terme;<br />
1997 – Ritratto <strong>di</strong> Monsignore<br />
Don Aurelio Veracini, olio su<br />
tavola, archivio parrocchiale<br />
arcipretura <strong>di</strong> Casciana Terme;<br />
1999 – Vittorio Emanuele II°,<br />
restauro busto in gesso, Castello<br />
<strong>di</strong> Lari;<br />
2000 – Ritratto dell’Arciprete<br />
Don Ernesto Testi, olio su tela,<br />
archivio parrocchiale, arcipretura<br />
Casciana Terme;<br />
AFRICANO PAFFI<br />
a cura della Redazione del Centro<br />
Nato a Pisa, ha frequentato l’Istituto<br />
d’Arte ed il Magistero d’Arte<br />
applicata <strong>di</strong> Firenze.<br />
Già docente <strong>di</strong> Linguaggi Visivi e Storia<br />
dell’Arte nelle scuole me<strong>di</strong>e superiori, è<br />
residente a Casciana Terme (Pi), con stu<strong>di</strong>o<br />
in Piazza Martiri della Libertà.<br />
Dal 1960 ha operato in più settori delle<br />
arti figurative come pittore e scultore.<br />
Attualmente collabora come grafico ed<br />
illustratore con alcune riviste.<br />
Nel suo curriculum personale sono presenti<br />
numerosi e importanti riconoscimenti,<br />
tra questi la medaglia d’oro della<br />
seconda rassegna nazionale d’arte sacra<br />
a Firenze nel giugno 1978. Le sue opere<br />
si trovano presso collezioni pubbliche e<br />
private in Italia e all’estero.<br />
Ha realizzato <strong>di</strong>verse pubblicazioni e saggi<br />
inerenti le arti visive. Nel 1974 è stato<br />
uno dei fondatori del “Premio Via dell’Arco”<br />
<strong>di</strong> Casciana Terme, nel 1985 dell’A.P.A.P.“<br />
Associazione Artisti Pisani”.<br />
Dal 1998 collabora, con pubblicazioni e<br />
stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> storia e arte locale, con la rubrica<br />
“Fatti d’Arte” per il perio<strong>di</strong>co “Nuova<br />
Casciana”, e<strong>di</strong>to dalla Bottega della<br />
Stampa – La Capannina <strong>di</strong> Lari (Pi). Ha<br />
fatto parte <strong>di</strong> svariate giurie e premi, recentemente<br />
è stato presente al premio nazionale<br />
città <strong>di</strong> Livorno <strong>di</strong> pittura e scultura<br />
“Rotonda 2003 e 2007”. Ha curato<br />
come critico d’arte la stampa per mostre,<br />
rassegne e convegni (1989 - 2008). È<br />
Presidente dell’Associazione Culturale<br />
Orizzonti Toscani della Valdera e della<br />
Università del Tempo Libero <strong>di</strong> Casciana<br />
Terme.<br />
Il percorso espositivo <strong>di</strong> Paffi inizia<br />
tra gli anni’60 / ’70. È presente alla<br />
6° rassegna pisana <strong>di</strong> arti figurative<br />
del 1966 a cura dell’Amministrazione<br />
Provinciale <strong>di</strong> Pisa, successivamente a<br />
mostre e concorsi regionali e nazionali<br />
<strong>di</strong> grafica e <strong>di</strong> pittura. È allievo dello<br />
scultore Prof. Silvano Pulcinelli con<br />
il quale approfon<strong>di</strong>sce le conoscenze<br />
artistiche cominciando la sua attività<br />
plastico- scultorea.<br />
Il critico Mario Tozzi nell’Annuario bio<br />
- bibliografico del 1978 a cura <strong>di</strong> Elio<br />
Marcianò – Magalini Ed. Brescia, definisce<br />
così la sua ricerca espressiva:<br />
“Una pittura personalissima, dove i rossi<br />
vivi <strong>di</strong> fondo creano con i blu, i ver<strong>di</strong><br />
e i gialli, un equilibrio poetico e dove<br />
forme e colori si integrano a vicenda<br />
dando luogo ad una tela ricca nella sua<br />
semplicità… la natura viene caricata <strong>di</strong><br />
metafisica astrazione, per una ricerca<br />
sempre più ampia <strong>di</strong> possibilità espressive.<br />
Pittura quin<strong>di</strong> in <strong>di</strong>venire questa<br />
<strong>di</strong> Paffi, che si delinea in senso <strong>di</strong> impegno<br />
e <strong>di</strong> definizione della posizione<br />
dell’artista rispetto alla realtà”.<br />
Il critico Mario Meozzi sul mensile “La<br />
Zattera”del 1977 così scrive della sua<br />
pittura: “Paffi ha trovato quell’equilibrio<br />
fra soggettivismo e realtà che<br />
porta alla sintesi vera degli elementi<br />
in<strong>di</strong>spensabili a fare dell’arte contenuto<br />
e forma.” In occasione della mostra<br />
personale al “Ritrovo del Forestiero” <strong>di</strong><br />
Casciana nell’ottobre del 1979 il critico<br />
d’arte Nicola Micieli conclude la sua<br />
presentazione sul catalogo della mostra<br />
<strong>di</strong> Paffi, scrivendo: “ Per ora conta<br />
l’aver constatato, alla base <strong>di</strong> questa vicenda,<br />
un problema <strong>di</strong> definizione della<br />
posizione dell’artista rispetto alla realtà,<br />
cui si guarda con spirito sensibilmente<br />
incline alla me<strong>di</strong>tazione e alla trasfigurazione.<br />
È un dato che da solo avvalora<br />
l’impegno <strong>di</strong> un artista e ne nobilita<br />
l’ispirazione.” Il suo percorso artistico,<br />
iniziato dalla grafica e dalla pittura, in<br />
seguito confluisce nella plastica e scultura,<br />
con un ulteriore affinamento del<br />
linguaggio espressivo, ispirato al figurativismo<br />
moderno.<br />
Il critico d’arte Salvatore Amodei nel<br />
catalogo pisano d’arte contemporanea<br />
del 1987 scrive: “Disegnatore sensibile<br />
ed accurato, scultore e medaglista<br />
raffinato e pittore <strong>di</strong> indubbie capacità<br />
espressive, Africano Paffi è uno dei<br />
pochi artisti pisani in grado <strong>di</strong> vantare<br />
un bilancio più che lusinghiero della<br />
propria attività.”<br />
Nelle recenti opere pittoriche sono<br />
presenti messaggi e percorsi <strong>di</strong> ricerca,<br />
ispirati all’uomo, alla natura, filtrati attraverso<br />
un “modus crean<strong>di</strong>” ricco <strong>di</strong><br />
suggestione.<br />
Africano Paffi ha realizzato <strong>di</strong>pinti,<br />
sculture, medaglie, ritratti, opere <strong>di</strong><br />
soggetto religioso che si trovano in <strong>di</strong>verse<br />
collezioni pubbliche e private.<br />
Nella pagina precedente:<br />
Africano Paffi nello stu<strong>di</strong>o<br />
Mostra personale<br />
a Ponsacco nel giugno 2002,<br />
presentata dal Sindaco<br />
Silvano Granchi e dal critico<br />
d’arte Riccardo Ferrucci<br />
1977 - San Rocco,<br />
affresco, cm. 1,65 x 87,<br />
lunetta portale ingresso<br />
chiesa <strong>di</strong> San Rocco,<br />
Parlascio, Casciana Terme<br />
2004 - Omaggio a Dino<br />
Campana, cm. 50 x 70, proprietà<br />
privata,<br />
famiglia Bonicoli<br />
In questa pagina, in alto:<br />
1989 - Giacinto Citi,<br />
bassorilievo bronzo,<br />
cm. 20 x 25, famiglia Citi,<br />
Casciana Terme<br />
Medaglie Celebrative<br />
coniate nelle officine<br />
dei Fratelli Staccioli:<br />
1985 - Medaglia argento<br />
Terme <strong>di</strong> Casciana - D/<br />
2006 - Medaglia argento<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Casciana Terme<br />
- D/
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
ALBERIGO<br />
E CARLO NOVELLI:<br />
L’ARTE<br />
DAL PADRE AL FIGLIO<br />
<strong>di</strong> Africano Paffi<br />
Autorevoli critici hanno spesso<br />
<strong>di</strong>chiarato la “morte” dell’arte<br />
e dell’artista <strong>di</strong> derivazione romantica.<br />
Personalmente ritengo che nell’arte<br />
in generale e in quella figurativa in<br />
particolare, la promozione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> formazione con l’artigianato<br />
siano alla base dell’appren<strong>di</strong>mento artistico,<br />
per la stimolazione delle potenzialità<br />
creative dell’in<strong>di</strong>viduo, basi queste esten<strong>di</strong>bili<br />
ai molteplici linguaggi espressivi.<br />
Credo che il pittore, lo scultore siano legati<br />
strettamente alla manualità con i propri<br />
strumenti, colori, pennelli o scalpelli,<br />
nonchè all’utilizzo <strong>di</strong> nuove e adeguate<br />
tecnologie operative. La premessa è utile<br />
in particolare per poter parlare in modo<br />
opportuno <strong>di</strong> due artisti ponsacchini: Alberigo<br />
e Carlo Novelli, padre e figlio.<br />
Alberigo Novelli, intagliatore e artista auto<strong>di</strong>datta, dal talento naturale, riesce con la sua innata sensibilità, a cogliere gli aspetti essenziali<br />
della realtà. La sua passione per l’arte figurativa e per la musica lo pre<strong>di</strong>spongono verso il mondo circostante, ma soprattutto<br />
verso la figura umana.<br />
In questo artista non troviamo imitazioni stilistiche, l’immagine <strong>di</strong>segnata, per quanto figurativa, rappresentativa <strong>di</strong> un volto, <strong>di</strong><br />
una figura, <strong>di</strong> un oggetto, ci appare astratta (e spesso portata al limite dell’astrazione), sicché il figurativo e l’astratto si toccano, si<br />
confondono o meglio si ritrovano l’uno nell’altro, nell’interpretazione dell’opera. Nei bozzetti ritrovati, dove l’idea viene fissata per<br />
poi essere tradotta in scultura o in pittura, appare il suo spirito libero ed anarcoide che rende con imme<strong>di</strong>atezza ed efficacia le sue<br />
inquietu<strong>di</strong>ni, i suoi pensieri, i ritmi della sua personale ricerca espressiva.<br />
Osservando con attenzione l’insieme della sua produzione, si riesce a capire il suo mondo umano e artistico, le sue idealità, l’attenzione<br />
e la pre<strong>di</strong>lezione per le classi sociali più deboli, e infine la prorompente vitalità e unitarietà <strong>di</strong> stile.<br />
Questa piccola mostra retrospettiva <strong>di</strong> Alberigo Novelli è doverosa affinché non si perdano le tracce <strong>di</strong> un artista del Novecento<br />
scarsamente citato e documentato, soprattutto sul piano locale che ha contribuito con la sua operatività, il suo personale linguaggio<br />
espressivo, a tracciare un percorso ascendente, dagli anni ’50 – ’60 del Novecento ad oggi, contribuendo insieme alle molteplici e<br />
numerose aziende artigiane e all’impren<strong>di</strong>toria locale a far nascere e crescere sul piano produttivo, Ponsacco come “Città del Mobile”,<br />
oggi sicuramente importante e nota a livello europeo.<br />
ALBERIGO NOVELLI<br />
Alberigo Novelli – (Marsiglia 1906 – Ponsacco 1990). Nel 1916 la sua famiglia rientra a Ponsacco, presso i parenti materni. Dopo<br />
qualche tempo Alberigo inizia il suo lavoro come intagliatore a Cascina nella avviata bottega <strong>di</strong> Grigò. Il suo appren<strong>di</strong>stato artigianale<br />
è agevolato dall’inclinazione naturale per il <strong>di</strong>segno, infatti le iniziali <strong>di</strong>fficoltà operative vengono facilmente risolte, le esercitazioni<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>segno unitamente alle copie <strong>di</strong> opere d’arte <strong>di</strong>vengono una consuetu<strong>di</strong>ne non solo nella bottega cascinese, ma anche al<br />
<strong>di</strong> fuori del lavoro.<br />
All’epoca Cascina era considerata una realtà produttiva in costante ascesa, soprattutto per la produzione <strong>di</strong> un artigianato <strong>di</strong> stile<br />
neo-rinascimentale richiesto su scala nazionale. Dopo aver acquisito il mestiere e le in<strong>di</strong>spensabili conoscenze tecnico – operative,<br />
Ulderigo, nel primo dopoguerra comincia in proprio la sua attività <strong>di</strong> intagliatore nella citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Ponsacco, che in quel periodo<br />
vedeva nascere numerose botteghe artigiane in<strong>di</strong>rizzate sulla costruzione del mobile, ed è proprio nel 1950 che si costituisce l’Ente<br />
Mostra del Mobilio. Novelli, oltre all’intaglio decorativo, realizza sculture <strong>di</strong> soggetti sacri, in bassorilievo e in tuttotondo con immagini<br />
<strong>di</strong> Cristo e della Madonna..<br />
In questo periodo la produzione grafica viene affinata, sono significativi i molteplici schizzi e <strong>di</strong>segni realizzati a carboncino, spesso<br />
riferiti a modelli classici del primo e secondo Rinascimento fiorentino, sempre interpretati in modo virtuoso.<br />
Negli anni ’60 iniziano le frequentazioni dei <strong>di</strong>versi ambienti espositivi attraverso le mostre collettive e personali che gli permettono<br />
<strong>di</strong> conoscere alcuni noti personaggi, come l’eclettico pittore Cristoforo Mercati, detto Krimer, fondatore della famosa “Bottega dei<br />
Vageri” a Viareggio, il livornese Giovanni March, e molti altri pittori labronici; questi rapporti e scambi risultano stimolanti per lo<br />
stu<strong>di</strong>o dell’arte del Novecento, delle avanguar<strong>di</strong>e storiche e per l’affinamento artistico. Negli anni successivi la sua attività espositiva<br />
si intensifica, iniziano le mostre su scala regionale e nazionale a Firenze, a Milano alla “Galleria Montenapoleone”, a Napoli alla “<br />
Galleria Yosé ”, con molteplici riconoscimenti <strong>di</strong> pubblico e critica. Molte opere degli anni ‘60/’70 sono presenti anche in <strong>di</strong>verse<br />
collezioni private e pubbliche della Valdera e naturalmente a Ponsacco.<br />
Nella pagina precedente:<br />
Il catalogo della mostra<br />
pisana alla “Vecchia<br />
Soffitta”, 1962<br />
Alberigo Novelli<br />
e Carlo Carrà alla Galleria<br />
Monteleone, Milano, 1964<br />
A fianco:<br />
Figura <strong>di</strong> donna,<br />
<strong>di</strong>segno, 1961<br />
Bestiari, <strong>di</strong>segno, 1961<br />
Mobile, <strong>di</strong>segno<br />
del Maestro d’Arte Grigò,<br />
intagli <strong>di</strong> Alberigo Novelli<br />
in collaborazione con altri<br />
artigiani <strong>di</strong> Ponsacco, 1956<br />
20<br />
21
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
CARLO NOVELLI<br />
A fianco:<br />
Carlo Novelli alla mostra<br />
personale nella “Sala Valli”,<br />
Ponsacco, 2008<br />
Sopra:<br />
Figura seduta,<br />
ceramica, 1988<br />
Cavallo e cavaliere,<br />
olio, 1996<br />
Sotto:<br />
Carlo Novelli<br />
nel suo stu<strong>di</strong>o, 1988<br />
Cavallo in bronzo,<br />
Esterno e<strong>di</strong>ficio<br />
commerciale e <strong>di</strong>rezionale<br />
del palazzo degli affari<br />
<strong>di</strong> Ponsacco, 1990<br />
A fianco:<br />
Mostra permanente<br />
<strong>di</strong> Carlo Novelli<br />
in viale 1° Maggio<br />
a Ponsacco<br />
Carlo Novelli è figlio d’arte: inizialmente è stato formato e <strong>di</strong>retto dal padre Alberigo, dal quale ha appreso la tecnica dell’intaglio,<br />
poi perfezionata con lo stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>segno, della scultura e delle tecniche pittoriche all’Istituto d’Arte <strong>di</strong> Cascina e all’Accademia<br />
<strong>di</strong> Firenze.<br />
Il suo percorso espressivo si è arricchito <strong>di</strong> riferimenti e richiami formali, a contatto <strong>di</strong>retto con il padre, soprattutto per quelli<br />
relativi allo stu<strong>di</strong>o della figura umana, orientata verso una classicità espressiva pienamente reinterpretata; successivamente è stato<br />
ampliato e perfezionato dagli insegnamenti degli scultori Silvano Puccinelli e Quinto Martini.<br />
Le partiture spaziali <strong>di</strong> Novelli, dai primi semplici elaborati al bassorilievo, al tutto tondo, vengono risolte con volumetrie figurative<br />
e astrazioni, riprese sempre dalla quoti<strong>di</strong>anità, anche se sviluppate con forme plastiche e richiami cubo – futuristi che denotano<br />
l’approdo verso nuove potenzialità espressive. Di questo periodo giovanile tra gli anni ’60 – ’70, il Cristo ligneo nella chiesetta del<br />
Cottolengo a Fornacette, e quello in piombo, oggi a Milano, realizzato all’epoca per l’attrice Marta Abba.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o della Storia dell’Arte del XX° sec. e dei linguaggi plastici da Brancusi, a Manzù, a Greco, a Moore, a Giacometti, a Picasso,<br />
a Guttuso, a Marino Marini, ha costituito una maturazione espressiva e stilistica soprattutto nella scultura, con sperimentazioni<br />
e passaggi dalle superfici chiuse a quelle aperte.<br />
Negli anni ’70 e ’80 è presente in mostre personali e collettive, talvolta insieme al padre Alberigo. Di questo periodo è la Via Crucis<br />
in terracotta nella chiesa dei Boschi <strong>di</strong> Lari dove troviamo una variante della sua ricerca con volumi plasmati e profondamente<br />
espressivi che denotano la grande capacità interpretativa della nostra tra<strong>di</strong>zione evangelica.<br />
Anche nella grafica e nella pittura, con <strong>di</strong>versificazioni rispondenti al linguaggio utilizzato, sono evidenti soluzioni espressive molto<br />
originali, nelle quali troviamo stilemi compositivi risolti verticalmente con forme schematiche incastrate in giuochi <strong>di</strong> piani, che<br />
risentono delle esperienze cubiste. In sostanza, in tutto il linguaggio espressivo, Novelli compie una mo<strong>di</strong>ficazione dei tra<strong>di</strong>zionali<br />
postulati <strong>di</strong> base, spesso sperimentando nuove stilizzazioni.<br />
Un soggetto affrontato e risolto in modo originale è il tema del cavallo, <strong>di</strong> origine mitica, come osservazione della natura, che ricerca<br />
<strong>di</strong>speratamente con la sua energia vitale l’antico equilibrio. I suoi cavalli riflettono e affrontano l’o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong>sagio esistenziale<br />
attraverso una molteplicità <strong>di</strong> schemi, con soluzioni plastiche <strong>di</strong>verse, alcune realizzate con volumetrie compatte e scabre, come<br />
l’opera collocata nel 1990 a Ponsacco a corredo dell’e<strong>di</strong>ficio Commerciale e Direzionale del Palazzo degli Affari.<br />
Il richiamo al cavallo rievoca per certi versi l’opera <strong>di</strong> Marino Marini, del Cavallo con cavaliere, verso il quale Novelli mostra una<br />
naturale simpatia soprattutto per le soluzioni scavate e mosse con rientranze <strong>di</strong>namiche altamente drammatiche.<br />
L’ultima produzione creativa è caratterizzata da tipiche forme espressive, risolte con masse essenziali, graffiate, dove la luce cade<br />
sui piani inclinati, che esprimono una tragica instabilità tipica della nostra epoca. I <strong>di</strong>pinti e i <strong>di</strong>segni, soprattutto quelli segnati da<br />
forti contrasti cromatici, pongono la composizione entro limiti spaziali, accentuando l’effetto tri<strong>di</strong>mensionale, svincolato dagli<br />
schemi usuali.<br />
Il messaggio trasmesso dalle opere plastiche o pittoriche <strong>di</strong> Carlo Novelli è tratto dalla costante e progressiva penetrazione della<br />
quoti<strong>di</strong>anità, che egli cerca <strong>di</strong> affrontare, con il suo originale stile, cogliendo le molteplici inquietu<strong>di</strong>ni esistenziali e drammatiche<br />
del nostro tempo.
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
24<br />
25<br />
In alto una tabella<br />
con i dati relativi<br />
alle varie gallerie presenti<br />
sul territorio <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Oltre alle Gallerie sono<br />
stati censiti 3 Ateliers<br />
<strong>di</strong> artisti locali:<br />
Atelier <strong>di</strong> Lorenzo Terreni,<br />
Atelier <strong>di</strong> Luigi Lo Scalzo,<br />
Atelier <strong>di</strong> Grazia Puccini.<br />
Tre <strong>di</strong> questi Ateliers<br />
(Lorenzo Terreni, Luigi Lo<br />
Scalzo, Stu<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />
sono tutt’oggi attivi<br />
GALLERIE D’ARTE<br />
IN CITTÀ:<br />
PRIMO CENSIMENTO<br />
RAGIONATO<br />
a cura della Redazione del Centro<br />
Elenco Gallerie:<br />
- Galleria Andrea<br />
- Galleria Il Ponte<br />
- Galleria Bizacuma<br />
- Saletta A5<br />
- Galleria Centro Arti Visive<br />
- Galleria La Tavolozza<br />
Nella città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> ci sono<br />
attualmente <strong>di</strong>verse gallerie<br />
d’arte che svolgono un’attività<br />
<strong>di</strong> mostre <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> artisti con<br />
- Galleria Era<br />
- Galleria Liba<br />
- Galleria Autoscatto<br />
- Galleria Il Germoglio<br />
- Galleria 18<br />
- Galleria In Folio<br />
- Museo Piaggio<br />
- Centro per l’Arte Otello Cirri<br />
- Galleria Carrozzeria Rizieri<br />
Elenco Ateliers:<br />
- Lorenzo Terreni (stato: aperto)<br />
- Luigi Lo Scalzo (stato: aperto)<br />
- Grazia Puccini (stato: chiuso)<br />
- Stu<strong>di</strong>o Quadrelli Arte (stato: aperto)<br />
una frequenza <strong>di</strong>scontinua come <strong>di</strong> solito<br />
avviene nelle attività <strong>di</strong> chi opera<br />
in Provincia. È importante chiederci<br />
qual’è la funzione <strong>di</strong> queste gallerie<br />
che operano in città e quale è la loro<br />
incidenza culturale, oltre a quella economica<br />
che riuguarda per lo più vari<br />
impresari.<br />
La nostra città è sprovvista del tutto <strong>di</strong><br />
una collezione d’arte permanente organizzata,<br />
<strong>di</strong> una raccolta d’arte, <strong>di</strong> un<br />
museo, per una fruibilità da parte del<br />
citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> quelle opere (poche in verità)<br />
<strong>di</strong>sperse nei meandri <strong>di</strong> vari uffici<br />
comunali. Una catalogazione fu tentata<br />
nel 1997 con la pubblicazione <strong>di</strong> un<br />
catalogo ragionato.<br />
Anche per quanto riguarda il nostro<br />
illustre passato (Andrea da <strong>Pontedera</strong>)<br />
non si è riusciti a riunire in un luogo<br />
adatto la traccia della sua Opera il cui<br />
valore è universalmente riconosciuto.<br />
Sopra da sinistra:<br />
una pubblicazione<br />
del Centro Arti Visive,<br />
una pubblicazione<br />
della Galleria Bizacuma,<br />
la pubblicazione<br />
Immagini da un inventario<br />
A fianco: una locan<strong>di</strong>na<br />
della Galleria Bizacuma<br />
Sotto da sinistra:<br />
due locan<strong>di</strong>ne<br />
della Saletta A5,<br />
l’invito ad una mostra<br />
presso la Galleria 18<br />
A sinistra: una<br />
pubblicazione della<br />
Galleria Andrea<br />
A fianco: una locan<strong>di</strong>na<br />
della Galleria Bizacuma
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
26<br />
27<br />
Interno della Saletta<br />
d’Arte A5, da sinistra:<br />
Dino Carlesi,<br />
Brunero Tognoni<br />
e Otello Cirri<br />
Interno della Saletta A5:<br />
alcune visitatrici<br />
<strong>di</strong> una mostra<br />
In questa realtà un po’ deprimente quale<br />
può essere la funzione delle gallerie<br />
d’Arte nel tessuto culturale citta<strong>di</strong>no?<br />
Intanto quello <strong>di</strong> mostrare a un pubblico<br />
vasto quello che offre il territorio<br />
nel campo dell’Arte e poi <strong>di</strong> avvicinare<br />
il citta<strong>di</strong>no al fatto creativo per<br />
coinvolgerlo, non solo per questioni<br />
economiche, ma emotivamente.<br />
Certo, entro certi limiti non dobbiamo<br />
aspettarci che queste gallerie, escluse<br />
alcune, ci propongano, in rari casi, ar-<br />
Passiamo ora in rassegna le gallerie<br />
d’Arte che hanno operato e che tutt’ora<br />
operano in città:<br />
Una delle Gallerie più note in città, ma<br />
che ha chiuso i battenti, è stata la galleria<br />
Bizacuma il cui nome era composto<br />
dai nomi dei 4 fratelli Falorni:<br />
Bireno, Zanetto, Cupido, Mandricardo<br />
che il padre aveva anagrammato.<br />
Era stata <strong>di</strong>retta da Zanetto, coa<strong>di</strong>uvato<br />
dal nostro critico e poeta Dino<br />
Carlesi e aveva mostrato alla<br />
città i più importanti artisti<br />
del 900 e i contemporanei<br />
<strong>di</strong> buon livello come Bussotti,<br />
Viviani, Cirri, Krimer,<br />
Trafeli, Schinasi, Pellegrini,<br />
Strazzullo e critici come<br />
Carlesi e Miceli. Operando<br />
anche un’intelligente attività<br />
commerciale avevano favorito<br />
il formarsi <strong>di</strong> intelligenti<br />
collezionisti che scoprivano<br />
tisti <strong>di</strong> chiara fama, tuttavia, spesso le<br />
opere che espongono hanno un livello<br />
<strong>di</strong>gnitoso. Forse un aspetto positivo è<br />
la funzione che possono svolgere offrendo<br />
un palcoscenico a giovani artisti<br />
che non potrebbero aspirare a avere<br />
uno spazio in gallerie più importanti.<br />
In sostanza, pur con vari <strong>di</strong>stinguo, si<br />
può affermare che in città le gallerie<br />
d’Arte svolgano una funzione positiva,<br />
anche dal punto <strong>di</strong> vista dell’informazione.<br />
il valore dell’Opera d’Arte.<br />
La Saletta A5, gestita da Vival<strong>di</strong> Francesco<br />
e Mori Wla<strong>di</strong>mirro e <strong>di</strong>retta da<br />
un gruppo <strong>di</strong> amici tra i quali Sergio<br />
Vival<strong>di</strong> e Dino Carlesi, Sergio Castellani,<br />
portò a più riprese artisti <strong>di</strong><br />
ottimo livello, tra i quali Paolucci,<br />
Tamburi, Guttuso, Lotti, Possenti,<br />
Masoni, Maffei, Liberatore, Viviani,<br />
Grazzini, Morena, Vaccarone e pittori<br />
locali quali Dal Canto, Vival<strong>di</strong>, Pucci-<br />
nelli, Gorini, ecc. ma dopo alcuni anni<br />
il tentativo <strong>di</strong> fare opera culturale in<br />
città non ebbe esiti positivi.<br />
La Galleria Il Putto gestita dall’ing. Roberto<br />
Rinal<strong>di</strong> si è <strong>di</strong>stinta per esposizione<br />
<strong>di</strong> artisti a livello nazionale.<br />
La Galleria Tico Tico Arte ha svolto<br />
la sua attività per un breve periodo dal<br />
1979 al 1986 durante il quale ha orga-<br />
nizzato anche <strong>di</strong>battiti, letture <strong>di</strong> poesie e<br />
vari incontri culturali. Due stanze comunicanti<br />
tra loro in un’ambientazione <strong>di</strong><br />
gusto esponevano artisti <strong>di</strong> buon livello.<br />
Una delle gallerie che tra varie <strong>di</strong>fficoltà<br />
è ancora attiva è<br />
La Tavolozza, gestita<br />
dal <strong>di</strong>namico Mario<br />
Meozzi che dal 1995<br />
ha il merito <strong>di</strong> proporre<br />
oltre ad artisti <strong>di</strong> livello<br />
nazionale anche<br />
ciò che produce il territorio<br />
facendo opera<br />
<strong>di</strong> promozione delle<br />
attività artistiche della<br />
Valdera. La Tavolozza<br />
svolge un’attività culturale variegata,<br />
promuovendo un gruppo artistico<br />
e culturale e organizzando rassegne e<br />
concorsi d’arte a livello nazionale come<br />
Sopra: Prima Rassegna<br />
<strong>di</strong> Arti Visive,<br />
Mostra <strong>di</strong> San Luca, 2003<br />
presso la galleria<br />
La Tavolozza <strong>di</strong>retta da<br />
Mario Meozzi<br />
A sinistra: Interno della<br />
Galleria Immaginarte<br />
<strong>di</strong> Filippo Lotti, durante<br />
una mostra dell’artista<br />
Fabio Calvetti<br />
1997. I soci fondatori<br />
della Galleria Liba:<br />
da sinistra Roberto<br />
Badulato, Birgit<br />
Schneider, Alessandro<br />
Gamba, Pina Gusella,<br />
Simonetta Boldrini,<br />
Fabrizio Puccioni, Alfonso<br />
Guiggi. In basso da<br />
sinistra: Bruno Biasci,<br />
Antonio Catarsi<br />
L’interno della<br />
Galleria Liba durante<br />
l’esposizione delle opere<br />
<strong>di</strong> Arturo Carmassi
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
28<br />
29<br />
Alcune immagini<br />
<strong>di</strong> opere esposte<br />
alla Galleria In Folio<br />
Sopra: il logo<br />
della Galleria Il Germoglio<br />
Sopra: l’esterno<br />
della Carrozzeria Rizieri<br />
A destra: locan<strong>di</strong>na<br />
<strong>di</strong> una mostra svoltasi<br />
presso la Carrozzeria<br />
Rizieri<br />
Sotto: l’esterno<br />
della Carrozzeria Rizieri<br />
il “Premio Gronchi” e incontri <strong>di</strong> poesia.<br />
Il Meozzi è impegnato, come membro,<br />
anche nel Comitato del Centro per l’Arte<br />
“Otello Cirri”. L’attività della galleria<br />
prosegue con un programma per il <strong>2009</strong>.<br />
La Galleria Immaginarte <strong>di</strong> Filippo Lotti<br />
ha esposto artisti locali e nazionali. La<br />
sua attività dal 1996 si è protratta fino al<br />
2005 quando il titolare si è trasferito.<br />
La galleria Autoscatto ha avuto un’attività<br />
<strong>di</strong> pochi anni, 1994 – 99, rivolta<br />
soprattutto all’immagine fotografica. La<br />
galleria era <strong>di</strong>retta da Antonio Lo Bartolo<br />
coa<strong>di</strong>uvato dal critico Mario Lupi.<br />
La galleria L’Autoscatto ha cercato <strong>di</strong><br />
dare visibilità alla attività fotografica dei<br />
fotoamatori del territorio ma non sono<br />
mancati gran<strong>di</strong> nomi a livello nazionale<br />
e internazionale come Graziano Villa,<br />
Holger Stumpf, Alessandro Squilloni,<br />
Maniscalchi, Calvani, ecc., presenti con<br />
immagini <strong>di</strong> foto d’arte.<br />
Il Germoglio, galleria gestita da Manrico<br />
Mosti opera da <strong>di</strong>versi anni ed è<br />
ancora attiva con esposizioni <strong>di</strong> buon<br />
livello, organizzando incontri culturali<br />
per gli amatori della poesia e della musica.<br />
Ancora attiva, propone mostre <strong>di</strong><br />
buon livello con artisti <strong>di</strong> fama nazionale<br />
a cominciare da Rosai, Possenti, Grigò,<br />
ecc.. Il titolare collabora con Enti<br />
Pubblici in campo Regionale.<br />
La galleria Liba è una galleria che offre<br />
esperienze <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a. Anch’essa<br />
opera da <strong>di</strong>versi anni e propone<br />
avvenimenti culturali con incontri tra<br />
critici e citta<strong>di</strong>nanza. Il suo titolare Alessandro<br />
Gamba è un esponente <strong>di</strong> una<br />
corrente informale alla quale aderisce un<br />
gruppo <strong>di</strong> artisti come gruppo culturale.<br />
Le mostre proposte sono prevalentemente<br />
<strong>di</strong> pittura e scultura con qualche<br />
inserimento <strong>di</strong> fotografi <strong>di</strong> tendenza.<br />
La Galleria 18 <strong>di</strong> Carla Burgalassi ha<br />
operato per pochi anni proponendo all’attenzione<br />
del pubblico citta<strong>di</strong>no per lo<br />
più autori locali. La titolare opera nel laboratorio<br />
<strong>di</strong> ceramica attiguo alla galleria<br />
che momentaneamente non è attiva.<br />
Il Centro per l’Arte Otello Cirri è una<br />
struttura comunale grande e articolata in<br />
<strong>di</strong>versi ambienti che offre una superficie<br />
espositiva <strong>di</strong> circa 400 mq e una segreteria<br />
che opera per la gestione della galleria<br />
con personale addetto. Vi sono state presentate<br />
mostre <strong>di</strong> rilievo nazionale sia <strong>di</strong><br />
pittura e scultura che <strong>di</strong> fotografia; vi si<br />
svolgono a rotazione convegni, seminari,<br />
conferenze. È gestita da un Comitato<br />
<strong>di</strong> cui fanno parte artisti, critici e politici,<br />
<strong>di</strong>retto da Dino Carlesi e presieduto dall’Assessore<br />
alla P.I. Il centro si propone<br />
come una delle poche strutture che vogliono<br />
avere una funzione culturale sul<br />
territorio e con mostre e avvenimenti <strong>di</strong><br />
rilievo nazionale, esplica annualmente<br />
un’intensa attività propositiva.<br />
Il Museo Piaggio è una struttura ampia<br />
e organizzata che offre una grande<br />
superficie espositiva ed è organizzata<br />
con criteri <strong>di</strong> professionalità sia negli<br />
allestimenti che nelle attività propositive.<br />
Organizza avvenimenti a livello<br />
nazionale e internazionale.<br />
Da notare il fatto che in <strong>Pontedera</strong> negli<br />
anni ’50 e ’60 sono state aperte delle<br />
gallerie <strong>di</strong> cui abbiamo perso la traccia<br />
perché non avendo avuto un archivio<br />
e non essendoci più i titolari, si hanno<br />
notizie solo in via orale da qualche loro<br />
conoscente. Alcuni esempi: la galleria Il<br />
Ponte, <strong>di</strong>retta da Otello Cirri, pittore e<br />
sindaco della città e la Galleria Andrea<br />
che aveva la sede in Piazzetta del Teatro<br />
il cui titolare Tamberi porta a <strong>Pontedera</strong><br />
l’artista Padre Ugolino da Bolzano.<br />
Da notare che ci sono anche alcuni ateliers<br />
che espongono in permanenza opere<br />
dei pittori proprietari.<br />
Vi sono poi degli avvenimenti<br />
spora<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Enti e<br />
privati: (Università della<br />
terza età, Biblioteca Comunale,<br />
Cooperativa, Cineplex,<br />
Atrio <strong>Comune</strong>,<br />
ecc.) che concludono questa<br />
panoramica, che non<br />
vuol essere esaustiva, ma<br />
un primo momento <strong>di</strong> un<br />
censimento ragionato.<br />
Il laboratorio adattato a<br />
galleria che opera dentro la<br />
carrozzeria Rizieri, gestita<br />
da L. Zucconi, fa un tentativo<br />
culturali mostrando<br />
opere d’arte e performances<br />
in ambienti <strong>di</strong> lavoro<br />
per nobilitarli ambedue. La<br />
sua attività si svolge due<br />
volte all’anno con performances<br />
che durano pochi<br />
giorni ma richiamano una<br />
miriade <strong>di</strong> “artisti” che con<br />
i loro interventi, de<strong>di</strong>cati<br />
soprattutto a un pubblico<br />
<strong>di</strong> giovani, creano un happening<br />
nazionale.<br />
Interno del Centro per<br />
l’Arte Otello Cirri durante<br />
l’inugurazione della mostra<br />
antologica de<strong>di</strong>cata<br />
a Otello Cirri, artista<br />
e sindaco <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Al centro il <strong>di</strong>rettore artistico<br />
Dino Carlesi,<br />
alla sua destra l’Assessore<br />
alla Cultura Daniela<br />
Pampaloni e alla sua<br />
sinistra Silvia Gui<strong>di</strong>,<br />
coor<strong>di</strong>natrice del Centro.<br />
Sulla sinistra:<br />
interno del Centro Arti Visive<br />
durante l’inugurazione<br />
<strong>di</strong> una mostra.<br />
Sotto: l’interno del Museo<br />
Piaggio durante la mostra<br />
de<strong>di</strong>cata a Pietro Cascella
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
ARTE, BAMBINI,<br />
SCUOLA DELL’INFANZIA<br />
<strong>di</strong> Anna Maria Braccini<br />
30<br />
31<br />
ANNA MARIA<br />
BRACCINI<br />
È nata e risiede a <strong>Pontedera</strong>.<br />
Insegnante nella scuola<br />
primaria in località Romito,<br />
ha dato il suo contributo ai<br />
gruppi <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> Idana<br />
Pescaioli, formatrice per<br />
l’IRSAE, ha fatto varie<br />
esperienze <strong>di</strong> educazione<br />
per gli adulti, per conto dei<br />
Comuni, delle Provincie, <strong>di</strong><br />
varie Associazioni.<br />
Ha fatto <strong>di</strong>verse pubblicazioni<br />
per la promozione <strong>di</strong><br />
una cultura per l’infanzia<br />
in <strong>di</strong>rezione nonviolenta.<br />
È laureata in pedagogia ed<br />
ha conseguito tre specializzazioni.<br />
Esercitazioni <strong>di</strong> laboratorio<br />
con la tecnica della carta<br />
Questo breve contributo si<br />
sofferma sull’importanza del<br />
percorso logico creativo che<br />
interessa i bambini da tre a sei anni<br />
e in particolare i bambini che frequentano<br />
la scuola per l’infanzia “Il<br />
Romito”, da anni impegnata in una<br />
ricerca che tende al superamento <strong>di</strong><br />
eventuali stereotipie nelle rappresentazioni<br />
grafiche e pittoriche infantili,<br />
in rapporto con il Gusias1.<br />
Ed è proprio nel Gruppo <strong>di</strong> Ricerca,<br />
frequentato da alcune insegnanti, che<br />
si è con<strong>di</strong>visa l’idea <strong>di</strong> una nuova e<br />
<strong>di</strong>versa concezione <strong>di</strong> “cultura per<br />
l’infanzia”, che inten<strong>di</strong>amo nutrita<br />
<strong>di</strong> Arte e Scienza, per vincere eventuali<br />
con<strong>di</strong>zionamenti e stereotipie,<br />
che contrad<strong>di</strong>ttoriamente potrebbero<br />
essere subite da adulti e bambini,<br />
nell modello <strong>di</strong> società in cui tutti ci<br />
troviamo a vivere.<br />
Uno dei progetti Gusias, sostiene<br />
l’idea che i bambini, prima <strong>di</strong> passare<br />
all’uso del computer, abbiano bisogno<br />
<strong>di</strong> imparare a <strong>di</strong>re fare pensare<br />
accanto agli altri e <strong>di</strong> fruire <strong>di</strong> stimoli<br />
<strong>di</strong> qualità, per poter affermare la propria<br />
originale creatività.<br />
È importante quin<strong>di</strong> che il percorso<br />
artistico che i bambini vivono nella<br />
scuola per l’infanzia, sia, ritenuto<br />
fondamentale e basilare anche per la<br />
costruzione dei <strong>di</strong>versi complessi appren<strong>di</strong>menti<br />
futuri.<br />
È da questa prima esperienza formativa<br />
e dalla impostazione delle attività<br />
<strong>di</strong> gioco e lavoro e <strong>di</strong> ricerca, che<br />
si pongono le premesse <strong>di</strong> una nuova<br />
cultura, portatrice <strong>di</strong> valori per<br />
l’infanzia; che li veda attivi e protagonisti<br />
nel tempo in cui lo sviluppo<br />
umano consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiegare al massimo<br />
le potenzialità in<strong>di</strong>viduali. Ciò<br />
è possibile se i bambini sono posti<br />
nelle più adatte con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sviluppo<br />
e appren<strong>di</strong>mento, se si alimenta la<br />
motivazione alla partecipazione attiva,<br />
promozionale e non giu<strong>di</strong>cante, in<br />
<strong>di</strong>rezione logica, originale e creativa.<br />
Per lo sviluppo progettuale, nel rispetto<br />
dell’impostazione rigorosa<br />
della ricerca è <strong>di</strong> particolare rilevanza<br />
il ruolo dell’adulto che, in prima<br />
istanza, è chiamato a ripensare se<br />
stesso per e nel rinnovamento della<br />
<strong>di</strong>dattica; per non forzare i tempi e<br />
non anticipare risposte, assumendo<br />
che i bambini abbiano bisogno <strong>di</strong><br />
elaborare e realizzare in prima persona<br />
“atti e fatti” intelligenti, impegnativi<br />
e creativi, attraverso il “saper<br />
vedere” gli oggetti della realtà, nei<br />
suoi aspetti costitutivi <strong>di</strong> “natura e<br />
cultura”; <strong>di</strong> vivere i processi esplorativi<br />
secondo una congeniale sequenza<br />
che passa attraverso il corpo,<br />
le mani, il segno. Un ruolo, quello<br />
dell’adulto, che si esplica in scelte<br />
<strong>di</strong> stimoli <strong>di</strong> qualità, che attingono al<br />
patrimonio delle Arti e delle Scienze,<br />
con<strong>di</strong>vise nella storia dal cammino<br />
dell’umanità.<br />
Pertanto i bambini sono accompagnati<br />
a “saper vedere”, osservare,<br />
esprimere, progettare; ad elaborare<br />
immagini con utilizzo <strong>di</strong> più linguaggi<br />
e più tecniche <strong>di</strong> significazione;<br />
ad esprimere parole ed azioni, che si<br />
addentrano nella letteratura e nella<br />
poesia con produzioni in<strong>di</strong>viduali e<br />
<strong>di</strong> piccolo gruppo, all’interno dei laboratori.<br />
Il percorso pedagogico, ma si potreb-<br />
Esercitazione<br />
per l’identificazione<br />
delle forme
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Processi esplorativi<br />
attraverso il gioco<br />
con il corpo in una<br />
sequenza che passa<br />
attraverso il corpo,<br />
le mani, il segno<br />
be <strong>di</strong>re anche il rapporto tra bambino<br />
e Arte, si configura come una serie <strong>di</strong><br />
azioni che nella quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong>dattica,<br />
coinvolgono bambini e adulti a partire<br />
da “letture” <strong>di</strong> immagini, fiabe, filastrocche,<br />
poesie, guidate da “domande<br />
stimolo”, pedagogicamente fondate e<br />
scientificamente provate, per facilitare<br />
un’osservazione sistematica, che si<br />
arricchisce nel vivace confronto del<br />
piccolo gruppo <strong>di</strong> bambini.<br />
Nelle scuole sono attivi <strong>di</strong>versi laboratori,<br />
spesso frequentati anche dai<br />
genitori in cui, per il sostegno dell’Ente<br />
Locale, sono presenti figure<br />
<strong>di</strong> artisti, per offrire a tutti stimoli <strong>di</strong><br />
qualità, attraverso esperienze <strong>di</strong>rette;<br />
scopo prioritario è quello <strong>di</strong> avvicinare<br />
all’Arte, ai suoi alfabeti, alle<br />
sue forme espressive e rappresentative,<br />
il maggior numero <strong>di</strong> persone,<br />
per una migliore fruizione possibile,<br />
nell’ottica del Diritto allo Stu<strong>di</strong>o. I<br />
laboratori sono sempre integrati nel<br />
percorso educativo e formativo delle<br />
singole scuole e tra esperti ed insegnanti<br />
sono con<strong>di</strong>visi scopi, contenuti<br />
e meto<strong>di</strong>, per la ricerca <strong>di</strong> produzioni<br />
<strong>di</strong> qualità.<br />
Dalla elaborazione degli stimoli <strong>di</strong><br />
partenza, dalla osservazione elaborazione<br />
dei significati che emergono<br />
dalla lettura dei particolari più riposti<br />
nell’immagine o nelle parole,si<br />
impostano sequenze, attività <strong>di</strong> gioco<br />
e lavoro, non aliene dal contesto<br />
<strong>di</strong> vita, vissuto tra scuola e famiglia<br />
e dalle percezioni, emozioni <strong>di</strong> ogni<br />
singolo bambino.Attraverso le verbalizzazioni<br />
essi comunicano sentimenti<br />
e pensieri che offrono spunti per<br />
attività logiche e creative, da vivere<br />
con il movimento e con il gioco, con<br />
i gesti, nel mimo e nel gioco-dram-<br />
98<br />
99<br />
ma, con i canti e con le danze. Solo<br />
in seguito si passa a rappresentare i<br />
significati che emergono (dal singolo<br />
e dal gruppo), con elaborazioni ben<br />
organizzate, in forme originali che<br />
testimoniano l’importanza dell’esperienza<br />
artistica vissuta.<br />
Per quanto esposto, sembra opportuno<br />
sottolineare che nel Gruppo <strong>di</strong><br />
ricerca e nei laboratori espressivi, è<br />
forte l’idea che il percorso creativo<br />
in<strong>di</strong>viduale sia per buona parte compreso<br />
nel proprio vissuto socio culturale<br />
<strong>di</strong> provenienza, sempre molto<br />
complesso e legato a <strong>di</strong>versi fattori:<br />
che sono insieme biologici ed ambientali,<br />
oggettivi e soggettivi, con<br />
influenza sulle intelligenze e sui caratteri,<br />
su affettività e socialità, come<br />
sulla costruzione <strong>di</strong> atteggiamenti,<br />
comportamenti e conoscenze.Di fatto<br />
influenti sulle modalità espressive<br />
<strong>di</strong> ognuno e <strong>di</strong> tutti.<br />
La scuola dell’infanzia, che agisce<br />
su un’età dei bambini particolarmente<br />
interessante dal punto <strong>di</strong> vista dei<br />
processi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, lo abbiamo<br />
già ricordato, assume, per il<br />
rapporto bambino-Arte e non solo,<br />
un ruolo <strong>di</strong> basilare importanza, poichè<br />
può stimolare tutta una serie <strong>di</strong><br />
potenzialità che non possono essere<br />
rimandate a tempi o ad esperienze<br />
successive.<br />
Le produzioni artistiche dei bambini<br />
impegnati nella ricerca Gusias, come<br />
nei laboratori promossi dall’Ente locale,<br />
segnalano, con le forme reali o<br />
magiche rappresentate, con i tratti più<br />
o meno forti, con gli accor<strong>di</strong> cromatici,<br />
con la composizione degli spazi,<br />
con la rappresentazione dei movimenti,<br />
quali siano state le situazioni<br />
fruitive <strong>di</strong> stimoli in cui sono vissuti<br />
Esercitazioni<br />
<strong>di</strong> laboratorio: ricerca<br />
degli accor<strong>di</strong> cromatici
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
RIFLESSIONI SULL’ARTE<br />
DEL “CONTEMPORANEO”<br />
<strong>di</strong> Mario Lupi<br />
...nella marea referenziale,<br />
una voce critica…<br />
34<br />
35<br />
Esercitazioni <strong>di</strong> laboratorio:<br />
composizione degli spazi<br />
In queste pagine abbiamo<br />
riportato alcune immagini<br />
dei bambini della scuola<br />
dell’infanzia<br />
“Il Romito” a lavoro<br />
e in cui sono stati immersi. Queste<br />
produzioni sono da leggere tenendo<br />
conto della più evidente presenza <strong>di</strong><br />
“originalità” e o <strong>di</strong> “stereotipie”, che<br />
possono essere riconducibili al “clima”<br />
più o meno promozionale, che<br />
essi possono aver vissuto. Perchè il<br />
“clima” educativo e formativo sia<br />
davvero promozionale, con forti valenze<br />
pedagogiche, è necessario che<br />
la presenza degli adulti sia davvero<br />
rigorosa nel non essere impositiva;<br />
nel fare in modo <strong>di</strong> liberare nel bambino<br />
le proprie autentiche potenzialità<br />
in progressiva autonomia.<br />
Gli stimoli in cui immergere i bambini,<br />
dovranno irrinunciabilmente<br />
essere <strong>di</strong> qualità e nello stesso tempo<br />
essere il frutto <strong>di</strong> una consapevole<br />
e approfon<strong>di</strong>ta ricerca da parte dell’adulto,<br />
rispetto al mondo delle Arti<br />
e delle Scienze, così come testimoniano<br />
il passato e il presente, con un<br />
futuro tutto da costruire. Stimoli capaci<br />
<strong>di</strong> aiutare l’infanzia a capire e<br />
capirsi, evitando impostazioni adultiste,<br />
anticipatorie o peggio ancora<br />
suggerire modelli da seguire, che potrebbero<br />
non favorire nei bambini la<br />
motivazione ad esprimersi.<br />
L’adulto ricercatore, sostiene Idana<br />
Pescioli, “della propria unicità<br />
creativa è invitato a rivedere continuamente<br />
i propri atteggiamenti e<br />
comportamenti, in modo da essere<br />
in ogni caso portatore e promotore<br />
consapevole <strong>di</strong> stimoli alla originalità,<br />
anzichè portatore inconsapevole<br />
<strong>di</strong> stereotipie”, facilmente leggibili<br />
nell’utilizzo <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> materiale graficamente<br />
strutturato, che non facilita<br />
la costruzione delle singole intelligenze<br />
nei bambini da tre a sei anni,<br />
nella prima scuola.<br />
La produzione artistica, negli<br />
anni 2000, è in gran parte una<br />
pseudo produzione d’Arte;<br />
non che tutto sia negativo ma il <strong>di</strong>sorientamento<br />
è totale specialmente<br />
in Italia dove le idee, spesso fagocitate<br />
dal <strong>di</strong>o denaro, confliggono con<br />
la cultura e si allineano con le leggi<br />
<strong>di</strong> mercato ormai in modo sempre<br />
più scoperto. La situazione è ricca<br />
<strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong>versi, dai gruppi associativi<br />
“dei Molti” che producono<br />
“contaminazioni” (assemblaggi<br />
<strong>di</strong> pittura, scultura, foto, ecc, ecc.)<br />
in ritardo rispetto alla controcultura<br />
americana degli anni ’60 della West<br />
Coast, agli isolati che vivono narcisisticamente<br />
la loro “performance”<br />
quoti<strong>di</strong>ana.<br />
P. Daverio ha affermato che in Italia<br />
non si <strong>di</strong>pinge più dagli anni ’70, significando<br />
che le nuove generazioni,<br />
sfornate dalle scuole d’Arte, non<br />
hanno avuto più legami con le avanguar<strong>di</strong>e<br />
storiche della metà del secolo<br />
scorso ma hanno acquisito una<br />
sorta <strong>di</strong> imbarbarimento biologico<br />
culturale (la pittura è sempre più<br />
marginalizzata nelle mostre e musei<br />
cult e anche nella Biennale <strong>di</strong> Venezia.<br />
È da considerare che da tempo la<br />
pittura non ci fornisce prove nuove,<br />
convincenti e autonome per i percorsi<br />
<strong>di</strong> Storia dell’Arte).<br />
Si teorizza l’ambiguità dell’arte contemporanea<br />
che non può essere un<br />
fatto a sé stante, è il prodotto <strong>di</strong> correnti<br />
<strong>di</strong> pensiero, esperienze, creatività<br />
che si è andata sviluppando su<br />
movimenti che hanno le loro ra<strong>di</strong>ci<br />
nel pensiero dei secoli precedenti.<br />
Si inventano nuove parole, nuove<br />
definizioni o accezioni <strong>di</strong> definizioni<br />
ripescate e riproposte come nuove<br />
per affermare che (“anch’io <strong>di</strong>co<br />
qualcosa”) sono spesso in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un<br />
Ginger e Fred, Praga<br />
Museo d’Arte<br />
Contemporanea, Bilbao
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
36<br />
37<br />
Cupola del Reichstang,<br />
Berlino<br />
Ross L., Capsula alpina<br />
vuoto ideologico.<br />
Si è affermato che l’artista deve<br />
“confliggere con la realtà perché<br />
può agevolare un’azione <strong>di</strong> rottura<br />
con l’attuale stato delle cose”,<br />
“L’atto <strong>di</strong> creazione è per sua natura<br />
dunque libero, agisce sui processi <strong>di</strong><br />
oggettivazione svincolandoli dall’io<br />
dogmatico” (T. Villani). Definire il<br />
nuovo spazio dell’arte senza ideologie<br />
per chiarificare il territorio<br />
su cui si muovono gli autori della<br />
produzione contemporanea, è caos.<br />
Attenzione, non c’è più, ad esempio,<br />
l’arte <strong>di</strong> protesta alla guerra del<br />
Vietnam che definiva un terreno <strong>di</strong><br />
intervento degli artisti, non perché<br />
non ci siano più guerre, ma perché,<br />
caduta l’utopia socialista, completata<br />
l’egemonia del liberismo, le<br />
pratiche artistiche non hanno più un<br />
luogo deputato cui riconoscersi collettivamente,<br />
o se c’è, è compresso<br />
dalle leggi <strong>di</strong> mercato.<br />
Improvvisazioni, fantasia, spontaneismo,<br />
definizioni che si utilizzarono<br />
anche per definire le performance<br />
dei musicisti Jazz, ma nella loro<br />
espressione d’arte vi era il contenuto<br />
della loro storia, non nasceva dal<br />
vuoto ideologico.<br />
Il concetto <strong>di</strong> Opera d’Arte, nella<br />
contemporaneità, è un concetto erroneo.<br />
La parola Arte, con l’A maiuscola,<br />
si riferisce ad un concetto che<br />
ha dei contenuti specifici, un modo<br />
<strong>di</strong> lettura acquisito, un modo <strong>di</strong> relazionarsi<br />
con la Storia. Il concetto<br />
che questa parola ha nel mondo contemporaneo<br />
quasi sempre non corrisponde<br />
a queste definizioni, quin<strong>di</strong> è<br />
un’accezione erronea. Per questa ragione<br />
la produzione <strong>di</strong> opere, in gran<br />
parte potrebbe essere definita con le<br />
locuzioni: oggetti frutto <strong>di</strong> gioco,<br />
casualità, fantasia, populismo, produzione,<br />
spontaneismo. Questi possono<br />
essere i concetti dell’arte con<br />
cui si richiama al “contemporaneo”,<br />
gran parte degli autori italiani attuali.<br />
Il “contemporaneo” si manifesta<br />
come produzione senza libertà <strong>di</strong><br />
ricerca autonoma che sia svincolata<br />
dalla tra<strong>di</strong>zione, dal <strong>di</strong>venire storico<br />
e spesso senza concetti e idee ma<br />
solo come il “ripetitivo” <strong>di</strong> esperienze<br />
fatte nel secolo scorso.<br />
Alcune tendenze mostrano che dei<br />
percorsi d’arte sono andati, via, via<br />
adattandosi ai nuovi <strong>di</strong>svalori in gran<br />
parte prodotti dal liberismo esasperato,<br />
e da un egocentrismo egoistico<br />
che non valuta il concetto <strong>di</strong> solidarietà,<br />
<strong>di</strong>sponibilità, legalità, eticità.<br />
Quasi sempre la ricerca verte sull’evoluzione<br />
formale personale ma<br />
basata su concetti <strong>di</strong> un secolo scorso,<br />
per cui è un ripercorrere antichi<br />
sentieri ormai già indagati e obsoleti.<br />
L’unica forma d’Arte del Contemporaneo<br />
che sembra non aver perso<br />
(o almeno ha ancora quel barlume<br />
<strong>di</strong> coscienza) l’A maiuscola è certamente<br />
in parte l’Architettura che<br />
per ragioni contingenti e pratiche<br />
è legata alla funzione per cui forma<br />
e contenuto hanno un richiamo<br />
alla “contemporaneità”. Es: il nuovo<br />
museo <strong>di</strong> Bilbao in Spagna, il ponte<br />
<strong>di</strong> Calatrava a Venezia, ecc…, dove<br />
il <strong>di</strong>venire della Storia favorisce una<br />
funzione estetica leggibile, legata<br />
alla funzione strutturale. Deludente<br />
invece la Biennale <strong>di</strong> Venezia del<br />
2008 sull’architettura dove, sembra<br />
prendere piede l’effetto Cinque<br />
Terre: telai in verticale, case torri<br />
e minispazi da molti euro al metro<br />
quadro.<br />
Il fatto che oggi si sperimentino<br />
nuove forme espressive <strong>di</strong> comunicazione<br />
è un arricchimento, ma<br />
siamo ancora ai primor<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuove<br />
forme che dovranno maturare nel<br />
<strong>di</strong>venire. Si è parlato in un primo<br />
tempo, tanto per giustificare, <strong>di</strong> “impronte”,<br />
“testimonianze”, poi della<br />
bellezza delle “Contaminazioni”.<br />
È, a parer mio, necessario fare delle<br />
precisazioni altrimenti si rischia <strong>di</strong><br />
finire in un ibrido <strong>di</strong> scarso valore<br />
e non otteniamo opere pregevoli:<br />
un quadro pregevole e una scultura<br />
ugualmente pregevole, se concepiti,<br />
assemblati come opera unica,<br />
daranno un’opera <strong>di</strong> scarso valore.<br />
Al contrario si è visto che, una cosa<br />
Ponte <strong>di</strong> Calatrava,<br />
Venezia<br />
Centro Paul Klee, Berna
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
38<br />
39<br />
Museo d’Arte<br />
Contemporanea<br />
(vista dal lago), Bilbao<br />
Interno della stazione<br />
ferroviaria, Lisbona<br />
nuova come le immagini in movimento<br />
e il sonoro, abbiano prodotto<br />
nuovi linguaggi e capolavori cinematografici.<br />
Significa che la “contaminazione”<br />
deve nascere da nuove<br />
forme/tecniche espressive <strong>di</strong>verse<br />
da quelle tra<strong>di</strong>zionali altrimenti si<br />
cade in un “déjà vu” della Storia.<br />
Sono stati inventati questi nuovi/<br />
vecchi neologismi: “Arte del Contemporaneo”<br />
“Testimonianze”, “Inquietu<strong>di</strong>ni”,<br />
“Avventura <strong>di</strong> viaggio”,<br />
“Installazioni” e “Contaminazione”.<br />
Sotto queste <strong>di</strong>citure si inquadrano<br />
tutte le manifestazioni della fantasia<br />
contemporanea, a parer mio, non necessariamente<br />
Opere d’Arte. Si sta<br />
ingenerando nuovamente tra molti<br />
“artisti” contemporanei il concetto<br />
romantico <strong>di</strong> un artista scapestrato,<br />
insofferente delle regole, privo <strong>di</strong><br />
cognizione della Storia dell’Arte,<br />
con un pizzico <strong>di</strong> vertigine e un po’<br />
<strong>di</strong> pazzia necessarie per la creatività.<br />
Sarà lo sconcerto dei tempi che<br />
viviamo che permea tutti in<strong>di</strong>stintamente.È<br />
certo che molti giovani che<br />
sono usciti con i <strong>di</strong>plomi dalle Scuole<br />
d’Arte e dalle Accademie <strong>di</strong>mostrano<br />
una bassa conoscenza culturale e<br />
una forte impronta che esaltano solo<br />
la <strong>di</strong>mensione interiore e l’emotività<br />
più che una linea legata a un’idea.<br />
Oggi è il “tempo delle inquietu<strong>di</strong>ni”<br />
e ognuno è depositario <strong>di</strong> un concetto<br />
<strong>di</strong> Arte, ma è bene pensare che<br />
ogni “Artista” percorre due strade:<br />
la prima è il suo percorso personale<br />
che, se lo appaga e lo gratifica, è positivo.<br />
La seconda, è quando espone<br />
pubblicamente i suoi lavori e deve<br />
fare i conti con la Storia dell’Arte.<br />
Oggi ampi spazi sono riempiti <strong>di</strong><br />
“Artisti” senza motivazioni o ideali.<br />
È necessario che un’Arte abbia un<br />
senso. Lascerà una traccia solo chi<br />
saprà inserirsi nelle problematiche<br />
del nostro tempo.<br />
L’ARTE<br />
CONTEMPORANEA<br />
NELLA SCUOLA:<br />
PERCHÈ E COME<br />
città e alle scuole, questa grande opportunità:<br />
La connessione con i luoghi<br />
deputati delle opere o del patrimonio<br />
artistico <strong>di</strong>ffuso sul territorio<br />
che permette <strong>di</strong> attivare innumerevoli<br />
approfon<strong>di</strong>menti e percorsi attraverso<br />
approcci e meto<strong>di</strong> che le stesse opere<br />
d’arte sono in grado <strong>di</strong> suscitare.<br />
Quando si è a scuola nel ruolo <strong>di</strong> docente,<br />
da dove si parte per proporre un’attività<br />
<strong>di</strong>dattica riferita all’arte contemporanea?<br />
Come si fa a realizzarla?<br />
Per quanto mi riguarda ho sempre<br />
pensato e sostenuto che certe esperienze<br />
nella scuola si devono proprio<br />
fare, e due sono stati gli “avvii” e, all’inizio,<br />
estranei alla scuola. Il primo,<br />
una serie <strong>di</strong> importanti eventi culturali<br />
offerti a <strong>Pontedera</strong> tra il 2004 e il<br />
2006: il tessuto urbanistico della città<br />
si stava facendo “museo all’aperto”<br />
con installazioni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> sculture<br />
permanenti<br />
come quelle<br />
poste sulle “rotonde”<br />
o in luoghi<br />
<strong>di</strong>versi della<br />
città come le<br />
Panchine d’Autore<br />
e il Muro<br />
<strong>di</strong> Baj lungo<br />
la ferrovia, ma<br />
anche con installazioni<br />
effimere<br />
<strong>di</strong> grande<br />
suggestione. Ho<br />
partecipato con<br />
grande impatto<br />
emotivo a questi<br />
eventi, prima<br />
<strong>di</strong> tutto come<br />
persona interessata<br />
all’arte<br />
contemporanea.<br />
Il secondo “avvio”<br />
mi ha portato<br />
a stu<strong>di</strong>are<br />
e approfon<strong>di</strong>re<br />
questi percorsi<br />
contemporanei<br />
dell’arte quando<br />
decisi <strong>di</strong> propor<strong>di</strong><br />
Anna Ferretti / Foto Marco Bruni<br />
“Non è possibile capire l’arte del passato<br />
se non si capisce l’arte del proprio tempo”<br />
G .C. Argan<br />
Mettere come obiettivo <strong>di</strong>dattico<br />
la possibile educazione<br />
attraverso l’arte è un<br />
compito istituzionale importante che<br />
avvia un processo in cui è necessario<br />
stringere delle alleanze formative<br />
con enti presenti sul territorio. La<br />
città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> grazie alla sensibilità<br />
del sindaco Paolo Marconcini e<br />
dell’Assessore alla Cultura Daniela<br />
Pampaloni, da anni sta offrendo alla<br />
ANNA FERRETTI<br />
È nata a Pisa il 06 gennaio<br />
1960 e vive a Capannoli.<br />
Insegna dal 1987 materie<br />
artistiche nella provincia <strong>di</strong><br />
Pisa e dal 2001è docente <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segno e storia dell’arte all’Istituto<br />
Superiore “XXV<br />
Aprile” liceo scientifico<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>. Si è sempre<br />
interessata all’arte e ha<br />
partecipato a varie mostre<br />
collettive e personali, come<br />
scultrice su metallo. Da<br />
<strong>di</strong>versi anni si de<strong>di</strong>ca allo<br />
stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> progetti contro la<br />
<strong>di</strong>spersione scolastica, favorendo<br />
l’inserimento dell’arte<br />
contemporanea nelle<br />
scuole superiori, realizzando<br />
laboratori multime<strong>di</strong>ali<br />
con artisti <strong>di</strong> chiara fama.<br />
Nel 2002 è stata referente<br />
<strong>di</strong> rete e coor<strong>di</strong>natrice<br />
del progetto per l’obbligo<br />
formativo “Costellazioni”<br />
Provincia <strong>di</strong> Pisa, Ministero<br />
del lavoro. Nel 2003<br />
è stata referente <strong>di</strong> Rete e<br />
coor<strong>di</strong>natrice del progetto<br />
Costell@zioni <strong>di</strong>dattica e<br />
nuove tecnologie Regione<br />
Toscana e insegnante referente<br />
<strong>di</strong> “Storie <strong>di</strong> minori<br />
a rischio”, progetto pilota<br />
d’informazione sui nuovi<br />
bisogni giovanili proposto<br />
dalla Fondazione Sipario<br />
Toscana <strong>di</strong> Cascina.<br />
Nel 2004 è stata referente<br />
<strong>di</strong> Rete e coor<strong>di</strong>natrice<br />
del progetto per l’obbligo<br />
formativo “Costellazioni”<br />
anno II. Provincia <strong>di</strong> Pisa,<br />
Ministero del Lavoro.<br />
(continua)<br />
FiloTape, 2005<br />
Laboratorio<br />
con Lorenzo Pezzatini
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
40<br />
41<br />
Nel 2005-2006-2007-2008,<br />
in particolare, ha collaborato<br />
insieme all’Assessore<br />
alla cultura e pubblica istruzione,<br />
Daniela Pampaloni,<br />
progettando e coor<strong>di</strong>nando<br />
i “laboratori <strong>di</strong> Espressione<br />
Creativa”: Arte contemporanea<br />
nelle Scuole Superiori<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> - Progetto<br />
integrato <strong>di</strong> area della<br />
Valdera- Provincia <strong>di</strong> Pisa,<br />
Regione Toscana-, che ha<br />
visto la realizzazione <strong>di</strong><br />
percorsi culturali <strong>di</strong> qualità<br />
con la partecipazione<br />
<strong>di</strong> artisti come: Lorenzo<br />
Pezzatini, Stefano Tonelli,<br />
Paolo Grigò, e Nado Canuti.<br />
Esperienze documentate<br />
e pubblicate nella collana<br />
“<strong>di</strong>ritto all’arte” e<strong>di</strong>zione<br />
Morgana Firenze.<br />
Presi per mano, 2006<br />
Laboratorio<br />
con Stefano Tonelli<br />
ha nell’educazione. Non si tratta solo<br />
<strong>di</strong> un contenuto da apprendere, ma <strong>di</strong><br />
una proposta <strong>di</strong> esperienza da elaborare<br />
ed interiorizzare. La trasmissione<br />
culturale, per essere veramente tale,<br />
esige che se ne possa fare realmente<br />
esperienza. Fare per capire.<br />
L’ arte contemporanea secondo il mio<br />
punto <strong>di</strong> vista, è espressione integrale<br />
<strong>di</strong> pensiero, ambito <strong>di</strong> riflessione<br />
su quanto avviene nella sfera sociale<br />
e nel contesto in cui l’artista si trova<br />
ad operare: gli artisti con le loro<br />
opere parlano della società, esprimono<br />
questioni, preoccupazioni, istanze<br />
dell’attualità, quelle stesse <strong>di</strong> cui parliamo<br />
noi, <strong>di</strong> cui scrivono i giornali.<br />
L’arte quin<strong>di</strong> non è legate alla decorazione,<br />
al lusso,né va considerata<br />
come un <strong>di</strong>vertimento per il tempo<br />
libero, ma è qualcosa <strong>di</strong> sostanziale,<br />
è legata a una ricerca <strong>di</strong> senso, a percorsi<br />
mentali nuovi, soprattutto a una<br />
lettura del presente.<br />
Trovandomi spesso ad interpellare i<br />
ragazzi <strong>di</strong> varia età, paradossalmente,<br />
malgrado la scarsissima o nulla<br />
conoscenza dell’arte contemporanea,<br />
molti <strong>di</strong> essi risultano già impregnati<br />
<strong>di</strong> preconcetti negativi. Per esempio<br />
si esprimono attraverso osservazioni<br />
come “ ma questa non è arte”, o<br />
“ma è <strong>di</strong>pinto male”, o “ ma quanre<br />
una visita guidata ai miei allievi<br />
della classe <strong>di</strong> maturità della V A del<br />
liceo scientifico. Pensavo che la visita<br />
per la città mi avrebbe permesso<br />
<strong>di</strong> introdurre una nuova esercitazione<br />
sul campo che affiancasse il tra<strong>di</strong>zionale<br />
programma <strong>di</strong> storia dell’arte per<br />
far comprendere la funzione perturbatrice<br />
dell’arte contemporanea che<br />
non è soltanto ricerca dell’armonia e<br />
conciliazione degli opposti.<br />
Tuttavia, nella scuola sono necessarie<br />
con<strong>di</strong>zioni favorevoli perché le cose<br />
avvengano e si verifichino. Per questo,<br />
in collaborazione con l’Assessore<br />
alla Cultura, l’e<strong>di</strong>tore Alessandra<br />
Borsetti Venier e la sottoscritta abbiamo<br />
costruito questi nuovi “percorsi”<br />
istituzionalizzati, documentati, e<br />
successivamente pubblicati.<br />
Il patrimonio artistico è un’ere<strong>di</strong>tà<br />
viva che permette <strong>di</strong> mettere in<br />
contatto le generazioni, acquistando<br />
continuamente nuovi significati.<br />
Per questo occorre conoscerlo e<br />
comprenderlo, ma ciò non avviene<br />
solamente attraverso lo stu<strong>di</strong>o delle<br />
<strong>di</strong>verse metodologie <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong><br />
analisi, né solo attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />
della storia dell’arte. Il <strong>di</strong>scorso che<br />
mi ripropongo <strong>di</strong> fare, quin<strong>di</strong>, non<br />
riguarda in prima istanza la <strong>di</strong>dattica<br />
dell’arte, ma la funzione che l’arte<br />
ve e ognuno è in cammino. A scuola,<br />
invece, si seguono percorsi stabiliti,<br />
e co<strong>di</strong>ficati in programmi con<strong>di</strong>visi<br />
con i colleghi della materia o del<br />
consiglio <strong>di</strong> classe. Questa meticolosità<br />
dei programmi spesso si “scontra”<br />
con la casualità quoti<strong>di</strong>ana degli<br />
eventi che la città offre: un articolo <strong>di</strong><br />
giornale, uno spettacolo teatrale, un<br />
film, una mostra, possono spostare<br />
impreve<strong>di</strong>bilmente l’attenzione, rendendo<br />
la <strong>di</strong>dattica e le lezioni talvolta<br />
molto più stimolanti e vivaci. E sta a<br />
noi docenti saper cogliere queste intuizioni<br />
lasciandoci anche trasportare<br />
dalla curiosità e dalle reazioni degli<br />
studenti.<br />
Per queste ragioni ho ritenuto e ritengo<br />
fondamentale favorire un accesso<br />
più <strong>di</strong>retto e concreto possibile all’arte<br />
contemporanea; l’incontro <strong>di</strong>retto<br />
con l’artista, l’esperienza dell’opera,<br />
la visita alla mostra, possono essere<br />
strumenti <strong>di</strong>dattici efficacissimi.<br />
Queste esperienze nelle scuole superiori,<br />
con gli adolescenti, sono state<br />
veramente degli strumenti <strong>di</strong>dattici<br />
efficaci che hanno combattuto la <strong>di</strong>spersione<br />
scolastica offrendo stimoli<br />
culturali <strong>di</strong> qualità. Iniziate nel 2005<br />
con“ Forse Immagini L’Oggetto” laboratorio<br />
progettato insieme all’artista<br />
Lorenzo Pezzatini che ha cointo<br />
costa” o ancora “non è bello non<br />
vorrei averlo a casa mia…” Queste<br />
osservazioni sono frutto <strong>di</strong> una serie<br />
<strong>di</strong> stereotipi recepiti dall’esterno. Chi<br />
si chiederebbe <strong>di</strong> fronte ad un opera<br />
d’arte antica, se è “fatto bene”,<br />
e chi si chiede veramente davanti<br />
ad un’opera antica “cosa significa”.<br />
Questi preconcetti negativi secondo<br />
me si possono smontare imme<strong>di</strong>atamente<br />
nel momento in cui ci ren<strong>di</strong>amo<br />
conto che l’arte, come la cultura<br />
in generale, è legata, non tanto alla<br />
piacevolezza <strong>di</strong> una forma, né ad un<br />
aspetto decorativo, ma soprattutto ad<br />
una interrogazione su cosa sia la nostra<br />
realtà. Ed ecco allora che per i<br />
giovani <strong>di</strong>venta facile avvicinarvisi.<br />
Basta non mettere filtri tra i ragazzi e<br />
il fare artistico, perché l’arte contemporanea<br />
è il nostro presente ed è un<br />
linguaggio comprensibile; e se i ragazzi<br />
si avvicinano all’arte in modo<br />
<strong>di</strong>retto, spontaneo, non influenzato<br />
da luoghi comuni, come è successo<br />
in questi laboratori, l’approccio sarà<br />
senza dubbio positivo.<br />
L’arte contemporanea infine, offre un<br />
ambiente ideale per imparare. Pone<br />
l’insegnante e lo studente sullo stesso<br />
piano perché entrambi sentono la necessità<br />
<strong>di</strong> imparare insieme, dato che<br />
nell’arte non ci sono risposte definiti-<br />
Officina Canuti, 2007.<br />
Il Maestro Nado Canuti<br />
con i ragazzi
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
42<br />
43<br />
Officina Canuti, 2007<br />
volta in<strong>di</strong>viduato il luogo - l’ex acciaieria<br />
in via Turati - subito è stato<br />
trasformato in una suggestiva officina<br />
dove quaranta studenti del Liceo<br />
Scientifico, tutti i lunedì pomeriggio,<br />
coor<strong>di</strong>nati dalla sottoscritta, si sono<br />
“animati” insieme all’artista Canuti<br />
e a Stefano Stacchini, dando il via a<br />
qualcosa <strong>di</strong> veramente unico e sorprendente!<br />
Mentre la mattina circa<br />
200 studenti delle scuole me<strong>di</strong>e frequentavano<br />
il laboratorio.<br />
Il progetto del 2008 “Racconti d’argilla,…segni…orme…impronte…<strong>di</strong><br />
percorsi <strong>di</strong> pace”, ha visto impegnati<br />
quaranta studenti del liceo e dell’istituto<br />
commerciale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Progetto proposto dalla sottoscritta,<br />
sviluppato in sinergia con la prof.ssa<br />
Roberta Giglioli, <strong>di</strong>retto dall’artista<br />
Paolo Grigò, si è sviluppato partendo<br />
dai segni comunicativi dei ragazzi,<br />
giungendo alla realizzazione <strong>di</strong><br />
opere in argilla suggerite dall’analisi<br />
<strong>di</strong> questi segni che sono il loro linguaggio,<br />
il loro modo <strong>di</strong> comunicare,<br />
le loro emozioni, il loro “<strong>di</strong>ario”,<br />
attraversati dal tema della Pace. Per<br />
questo anno scolastico abbiamo in<br />
progetto una nuova esperienza <strong>di</strong>retta<br />
dall’artista Ugo Nespolo che si chiamerà<br />
“Laboratorio senza segreti”<br />
Il mio sogno-bisogno è quello <strong>di</strong> imvolto<br />
una classe dell’ultimo anno del<br />
liceo scientifico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>; con<br />
“Presi per mano”, laboratorio realizzato<br />
insieme a Stefano Tonelli, artista<br />
che non ha portato un progetto, ma<br />
stimoli dettati dalla passione per l’arte,<br />
per il lavoro, e per le nuove generazioni.<br />
Insieme a quaranta ragazzi<br />
del liceo e dell’istituto professionale<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, due situazioni completamente<br />
<strong>di</strong>verse, abbiamo trovato una<br />
occasione culturale per incontrarsi e<br />
<strong>di</strong>alogare. L’esperienza del 2007 ci<br />
ha visto coinvolti nel grande progetto<br />
“Officina Canuti” con l’artista Nado<br />
Canuti. Questo evento non poteva<br />
passare inosservato! L’artista Nado<br />
Canuti stava “contaminando” con<br />
le sue opere i luoghi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>,<br />
Ponsacco, Palaia, e Lajatico, dando<br />
nuova luce alle piazze, agli e<strong>di</strong>fici, e<br />
a buona parte del tessuto urbano del<br />
territorio. Questo evento non poteva<br />
rimanere fuori dalla Scuola ma essere<br />
utilizzato nella pratica <strong>di</strong>dattica in<br />
modo costruttivo.<br />
Così è nata la proposta <strong>di</strong> coinvolgere<br />
l’artista Canuti in un percorso che<br />
prevedesse - come era stato già fatto<br />
nelle due esperienze precedenti - la<br />
realizzazione <strong>di</strong> un laboratorio dove<br />
l’artista agisse, nel processo creativo<br />
<strong>di</strong> un’opera, insieme ai ragazzi. Una<br />
mettere nella scuola tutto questo, con<br />
pari considerazione rispetto agli altri<br />
insegnamenti del curricolo scolastico.<br />
La scuola, un’officina dei saperi e<br />
laboratorio del futuro per eccellenza,<br />
grazie anche a docenti “sognatori”,<br />
nella città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e nei Comuni<br />
della Valdera, ha finalmente dato<br />
via ad un grande progetto innovativo<br />
che non considera l’arte <strong>di</strong> un tempo<br />
e quella <strong>di</strong> oggi solamente un esercizio<br />
formale, ma piuttosto una viva<br />
e mobile espressione del contesto,<br />
capace <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarsi in ragione dei<br />
cambiamenti del mondo, accogliendo<br />
e ascoltando le nuove generazioni che<br />
proprio con il loro continuo <strong>di</strong>venire<br />
ci insegnano crescendo, quanto nella<br />
vita tutto scorre e si rinnova, mo<strong>di</strong>ficando<br />
il senso delle idee e la forma<br />
delle cose. Ora mi rivolgo soprattutto<br />
ai genitori <strong>di</strong> questi ragazzi, ai citta<strong>di</strong>ni<br />
della Valdera e ai loro figli che<br />
frequentano queste scuole e voglio<br />
sottolineare il valore <strong>di</strong> questa grande<br />
opportunità, perché in modo intelligente,<br />
<strong>di</strong>vertente ha dato il via ad una<br />
scuola d’utopia. Anche io mi sono ricordata<br />
che ancora credo nell’utopia e<br />
non per nostalgie romantiche, ma perché<br />
l’utopia è un bisogno fisiologico<br />
dell’uomo, una necessità corporea e<br />
tangibile in ognuno <strong>di</strong> noi. E mi chie-<br />
do: ma davvero vogliamo consegnare<br />
a questi ragazzi un mondo fatto <strong>di</strong> bar,<br />
aperitivi alcol, droga, violenza, isolamento,<br />
televisione spazzatura? Qui a<br />
<strong>Pontedera</strong>, grazie alla sensibilità dell’Assessore<br />
alla Cultura, abbiamo fatto<br />
una scommessa : una scuola <strong>di</strong> utopia,<br />
che non significa nessun luogo, ma - e<br />
sopratutto -, un luogo altro, un luogo<br />
che insegna a nutrire un sogno <strong>di</strong> un<br />
futuro nuovo, praticabile percorribile<br />
e realizzabile, un luogo in cui il cambiamento<br />
sia possibile, dove ognuno,<br />
praticamente concretamente, a partire<br />
dai bambini, possa credere che è possibile<br />
cambiare, che è possibile inseguire<br />
la speranza, realizzare se stessi,<br />
crescere,vivere nel pieno senso della<br />
parola. Insieme a loro, alla tribù degli<br />
annoiati, come io li chiamo,degli inquieti,<br />
degli smaniosi, dei “mutanti”.<br />
E <strong>di</strong>rei che ci siamo riusciti vedendo<br />
tutto questo.<br />
Questi ragazzi che sono venuti e che<br />
sono ritornati, hanno saputo raccontarci<br />
che non tutto è perduto che si<br />
può ancora sognare, e ce lo hanno<br />
detto creando questa occasione <strong>di</strong><br />
scambio dove si sono veramente<br />
rivelati, creando vicinanze inaspettate.<br />
Insieme abbiamo riconosciuto<br />
utile la cosa più inutile del mondo:<br />
l’ARTE.<br />
Laboratorio <strong>di</strong> ceramica<br />
con Paolo Grigò, 2008
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
44<br />
45<br />
MARIO MANNUCCI<br />
Mario Mannucci si è laureato<br />
in lettere e dopo brevi esperienze<br />
da insegnante decise<br />
<strong>di</strong> tentare la grande avventura<br />
nel giornalismo locale <strong>di</strong>ventando<br />
alla fine degli anni ‘70<br />
il primo giornalista professionista<br />
in attività a <strong>Pontedera</strong>.<br />
Al lavoro quoti<strong>di</strong>ano nel<br />
campo della cronaca politica,<br />
sportiva, sociale e purtroppo<br />
“nera”, Mario Mannucci ha<br />
sempre unito un interesse per<br />
la storia, sia quella “classica”<br />
sia quella locale. E poiché<br />
i fiumi sono per <strong>Pontedera</strong><br />
l’elemento essenziale <strong>di</strong> una<br />
storia millenaria, ecco recentemente<br />
l’idea che riportare<br />
la gente sull’Arno sarebbe<br />
stato un grosso contributo<br />
alla riscoperta della vera prima<br />
identità citta<strong>di</strong>na. Da qui<br />
nasce l’esperienza del battello<br />
subito sposata dal sindaco<br />
Paolo Marconcini e corredata<br />
da un successo popolare in<br />
proporzioni superiori alle<br />
aspettative.<br />
IL BATTELLO FLUVIALE<br />
ANDREA DA PONTEDERA<br />
<strong>di</strong> Mario Mannucci / Foto M. L.<br />
Chi sa quante volte il nostro<br />
Andrea si sarà specchiato e<br />
bagnato in Arno, che sicuramente<br />
avrà solcato su barche e navicelli...<br />
La storia non ce ne tramanda<br />
notizie, ma vederlo imbarcare o sbarcare<br />
al porto fluviale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> è<br />
quantomeno immaginabile. Dunque<br />
verosimile. Ebbene, Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />
il grande nostro artista che ci<br />
guarda dal centro della piazza a lui<br />
vigazione fluviale<br />
nel più<br />
grande, ma <strong>di</strong>menticato,<br />
fiume<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Provocando<br />
una reazione<br />
così positiva<br />
da parte della<br />
p o p o l a z i o n e<br />
che furono necessari<br />
i vigili<br />
urbani e i biglietti<br />
a numeri<br />
progressivi,<br />
come alla Usl<br />
o al supermercato,<br />
per regolare<br />
in qualche<br />
modo le file ai<br />
due attracchi.<br />
Realizzati in<br />
fretta e furia al<br />
porto fluviale<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
e al neonato<br />
parco fluviale<br />
della Rotta.<br />
85 le escusioni<br />
nell’arco <strong>di</strong><br />
una settimana,<br />
per un totale<br />
<strong>di</strong> 5000 escursionisti<br />
saliti<br />
a bordo, ma<br />
con altre migliaia<br />
<strong>di</strong> persode<strong>di</strong>cata<br />
(che però conserva anche<br />
un secondo nome) solcherà l’Arno<br />
col suo battello a motore. Sarà infatti<br />
intitolato ad Andrea il natante a vocazione<br />
turistica che dopo il grande<br />
successo nella settimana sperimentale<br />
del settembre scorso tornerà la<br />
primavera prossima a <strong>Pontedera</strong>, per<br />
restarci assai più a lungo rispetto alla<br />
prima esperienza, e forse per prendervi<br />
la residenza definitiva. L’intitolazione<br />
ad Andrea è un’idea del<br />
sindaco Paolo Marconcini, che insieme<br />
ad altri (fra cui l’autore dei queste<br />
note, poi guida turistica a bordo)<br />
ebbe la prima idea <strong>di</strong> riportare la na-
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
ne rimaste escluse perchè non se la<br />
sentivano <strong>di</strong> far file lunghe due ore.<br />
Un successo per cui la parola travolgente<br />
non è esagerata, mentre i suoi<br />
motivi sono al tempo stesso semplici<br />
e complessi. Il perchè <strong>di</strong> un interesse<br />
così massiccio per una escursione<br />
da cui, per fare un esempio, si scorgeva<br />
soltanto una villa <strong>di</strong> campagna<br />
(sulla bella collina del Bufalo, verso<br />
ponte alla Navetta) mentre i palazzi<br />
pontederesi in vista alla partenza o all’arrivo<br />
non sono certo da classificare<br />
come attrazioni artistiche o <strong>di</strong> storia<br />
altolocata, è da ricercare prima <strong>di</strong> tutto<br />
nella riscoperta <strong>di</strong> un fiume, che fu<br />
padre e che poi era <strong>di</strong>ventato patrigno.<br />
Di un luogo, che da una trentina d’anni<br />
era stato cancellato dalla memoria<br />
dei pontederesi perchè l’inquinamento<br />
che lo aveva ucciso ne veva ucciso<br />
anche la memoria. Ma è bastato mostrare<br />
ai primi escursionisti un Arno<br />
tornato bello, maestoso e ricco <strong>di</strong> vita,<br />
per innescare il classico passaparola<br />
— per fortuna, resiste anche in tempi<br />
<strong>di</strong> internet — da cui è derivato l’assalto<br />
quoti<strong>di</strong>ano al battello. Si cominciò<br />
con un’escursione riservata alle autorità,<br />
ma centinaia <strong>di</strong> persone erano<br />
già ad attendere il battello alla Rotta<br />
per applau<strong>di</strong>rlo e per «pretendere»<br />
l’aumento delle corse e dei giorni in<br />
modo da sod<strong>di</strong>sfare tutti. In questo<br />
meccanismo hanno giocato anche i<br />
tempi della storia. I famosi corsi e<br />
ricorsi, arrivati al momento in cui<br />
tutti si sono ricordati dei racconti<br />
<strong>di</strong> nonni, babbi e mamme. sui bagni<br />
d’Arno che hanno resistito fino agli<br />
anni Sessanta. Sentendosi travolgere<br />
dalla nostalgia <strong>di</strong> un tempo per qualcuno<br />
perduto e per altri mai vissuto<br />
ma acquisito nell’anima attraverso<br />
la voce <strong>di</strong> persone care. Un mix<br />
<strong>di</strong> successo che viene da lontano e<br />
dall’anima. L’anno prossimo sarà il<br />
momento della verifica. Ma ci sono<br />
già idee per arricchire, migliorare e<br />
allargare le escursioni. E l’idea <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care<br />
al battello d’Arno ad Andrea da<br />
<strong>Pontedera</strong> è già un ottimo inizio.<br />
46<br />
47
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Alessandro Salvini<br />
SALVINI<br />
FOTOGRAFO IN VALDERA<br />
<strong>di</strong> Alessandro Salvini<br />
Sono nato nel 1961 a Santo Pietro<br />
Belvedere un paese della<br />
Vald’Era in provincia <strong>di</strong> Pisa<br />
dove tutt’ora risiedo. Ho iniziato a<br />
fotografare nel 1986, acquistando una<br />
Yashica manuale e de<strong>di</strong>candmi a tutto<br />
quello che poteva essere la fotografia.<br />
Sono sempre stato affascinato dalla<br />
natura, e così dal 90 mi de<strong>di</strong>co esclusivamente<br />
a questo tipo <strong>di</strong> foto. Sempre<br />
nel 90 con alcuni amici e l’appoggio<br />
dell’asociazione AVIS <strong>di</strong> S. Pietro<br />
abbiamo dato vita a un concorso fotografico<br />
esclusivamente <strong>di</strong> natura. Il<br />
concorso “FOTONATURA”è durato 5<br />
anni, risquotendo un grande successo<br />
a livello nazionale. Finita l’esperianza<br />
del concorso sono <strong>di</strong>ventato socio<br />
del 3C Silvio Barsotti <strong>di</strong> Cascina e mi<br />
sono iscritto alla FIAF. Intanto dopo<br />
i primi ritratti agli animali, mi sono<br />
sempre più de<strong>di</strong>cato per cercare <strong>di</strong><br />
conoscerne anche il comportamento,<br />
e quin<strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> fermarne con un<br />
clik le gesta e i rituali tipiche <strong>di</strong> quella<br />
specie. Le mie foto sono il frutto <strong>di</strong><br />
molta osservazione e <strong>di</strong> lunghe attese,<br />
e tutto questo sempre in luoghi vicino<br />
a dove abito. Oggi scatto esclusivamente<br />
in <strong>di</strong>gitale.<br />
Per i numerosi successi in campo internazionale<br />
sono stato insignito dell’onoreficenza<br />
AFIAP. Ho fatto parte<br />
della selezione nazionale che ha partecipato<br />
alla coppa del mondo natura<br />
fiap del 2006 dove ci siamo laureati<br />
campioni del mondo e, quest’anno abbiamo<br />
replicato il successo. Quest’anno<br />
mi sono laureato anche Campione<br />
Italiano <strong>di</strong> fotografia naturalistica.<br />
Dicono <strong>di</strong> me... Grande amante della<br />
natura e vero Fotonaturalista ci ha<br />
abituato ad immagini perfette e scatti<br />
irripetibili, mai scontati o banali, i suoi<br />
soggetti non sono gli animali della savana<br />
Africana o delle montagne Americane,<br />
ma molto più semplicemente<br />
quelli delle “sua “ Toscana, che riesce<br />
sempre a ritrarre, esaltandone ogni pur<br />
piccolo particolare.<br />
48<br />
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Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
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Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Il “Logo” del 40° Truciolo<br />
Sotto da sinistra:<br />
1° Truciolo 1969: Luciano<br />
Monticelli “L’Uomo dei<br />
dolori”<br />
9° Truciolo 1977: Bruno<br />
Dalle Carbonare “La casa”<br />
I PRIMI 40 ANNI DEL<br />
“TRUCIOLO D’ORO”<br />
<strong>di</strong> Enzo Gaiotto (BFI-AFI)<br />
Quaranta anni pensandoci bene<br />
sono parecchi, specialmente<br />
se vissuti da una manifestazione<br />
nata in sor<strong>di</strong>na per il volenteroso<br />
impegno <strong>di</strong> alcune persone residenti a<br />
Cascina affette dal “mal <strong>di</strong> fotografia”.<br />
Il lavoro <strong>di</strong> quei caparbi appassionati<br />
è passato nel futuro come il testimone<br />
<strong>di</strong> una staffetta che ha inanellato, senza<br />
mai fermarsi, ben quaranta giri nella pista<br />
accidentata del tempo.<br />
Ciò che sorprende, a proposito <strong>di</strong> un<br />
concorso come il “Truciolo d’Oro”, è<br />
la sua vitalità continuamente rafforzata,<br />
malgrado abbia ormai raggiunto la mezz’età<br />
con gli inevitabili acciacchi fisiologici<br />
dovuti al passare delle stagioni.<br />
Alla sua nascita il Concorso venne battezzato<br />
“Truciolo d’Oro” in omaggio<br />
allo scarto del legno piallato, essendo<br />
Cascina la patria del mobile <strong>di</strong> qualità.<br />
Di sicuro non poteva chiamarsi <strong>di</strong>versamente,<br />
questo trofeo fatto dalle mani <strong>di</strong><br />
un orafo arricciolando una duttile lamina<br />
<strong>di</strong> oro zecchino.<br />
La storia del “Truciolo” ebbe inizio<br />
nel ’69, due anni dopo la fondazione<br />
del “3C”, avvenuta nel ’67. L’interesse<br />
delle prime due e<strong>di</strong>zioni del Concorso<br />
venne focalizzato sulle stampe in bianco<br />
e nero de<strong>di</strong>cate a raccontare il legno<br />
e i suoi artigiani. Nell’occasione fu istituito<br />
anche il tema libero per stampe<br />
monocromatiche al fine <strong>di</strong> permettere<br />
la partecipazione dei fotografi che non<br />
frequentavano temi obbligati. Il primo<br />
“Truciolo” se lo portò a casa il cascinese<br />
Luciano Monticelli, che fotografò il<br />
viso <strong>di</strong> Gesù scolpito in un blocco <strong>di</strong> legno<br />
abbandonato in un buio scantinato.<br />
L’anno successivo il trofeo fu appannaggio<br />
<strong>di</strong> Enzo Conti, altro autore <strong>di</strong> casa,<br />
che presentò una sequenza <strong>di</strong> quattro<br />
stampe che sorprendevano un artigiano<br />
impegnato a modellare un angelo da un<br />
cilindro <strong>di</strong> legno.<br />
Proprio alla fine <strong>di</strong> quelli anni ’60 un<br />
nuovo fermento animava la società: in<br />
giro si respirava desiderio <strong>di</strong> cultura, voglia<br />
<strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> creare. Le comunicazioni<br />
raggiungevano ogni angolo <strong>di</strong> mondo e<br />
le notizie appartenevano subito a tutti.<br />
Anche la fotografia amatoriale italiana<br />
avvertiva l’onda lunga del cambiamen-<br />
corso i soci del “3C” presero ad affermarsi<br />
sempre più nel vasto panorama<br />
della fotografia nazionale. Le loro immagini<br />
conquistavano apprezzamenti<br />
rivelando sorprendenti e innovative<br />
capacità realizzative. Il Circolo seppe<br />
autodotarsi <strong>di</strong> una scuola severa e coerente,<br />
ma anche appagante, alla luce dei<br />
successi raggiunti.<br />
Il “Truciolo d’Oro” intanto proseguiva<br />
il proprio cammino calamitando i fotoamatori<br />
italiani, rassicurati dalla serietà<br />
e l’efficienza del “3C”. Tutti i nomi più<br />
referenziati hanno detto la loro al Concorso<br />
cascinese, insieme ai tanti debuttanti<br />
nella fotografia che si sono affidati<br />
con fiducia alle giurie del Concorso. Il<br />
“Truciolo” ha contribuito a scoprire e<br />
valorizzare talenti sconosciuti che proprio<br />
da Cascina hanno preso il via verso<br />
traguar<strong>di</strong> ritenuti impensabili.<br />
In così tanti anni hanno vinto il “Truciolo<br />
d’Oro” Giorgio Tani, Nando Casellati,<br />
Franco Salgarelli, Italo Di Fabio,<br />
Bruno Dalle Carbonare, Umberto Nave,<br />
il Gruppo Quattro <strong>di</strong> Torino, Mario Marsilia,<br />
Giancarlo Bal<strong>di</strong>, Paolo Fontani,<br />
Sergio Pampana, Giulio Veggi, Mario<br />
Stellatelli, Giorgio Rigon, Angelo Palto:<br />
le fiamme <strong>di</strong> Jan Palach, le esplosioni<br />
e le stragi italiane, i concerti <strong>di</strong> Woodstock<br />
e dei Rolling Stones, le guerre,<br />
gli ecci<strong>di</strong>, il terrorismo. Avvenimenti <strong>di</strong><br />
natura <strong>di</strong>versa che segnavano mutamenti<br />
ra<strong>di</strong>cali che avrebbero impresso un<br />
corso <strong>di</strong>verso alla storia dell’umanità.<br />
In questo clima <strong>di</strong> mutamenti il “Truciolo<br />
d’Oro” spiccava il volo. Nel ’70<br />
il Concorso si apriva anche alle stampe<br />
a colori e nel ’74 alle <strong>di</strong>apositive,<br />
spalancando le porte ai fotografi che si<br />
esprimevano usando materiali sensibili<br />
<strong>di</strong>versi. Nel ’74 il “Truciolo” dette l’ad<strong>di</strong>o<br />
al tema del legno e dell’artigianato.<br />
Parecchi anni dopo, nel ’96, si aggiunse<br />
al “Truciolo” la sezione “Reportage,<br />
Racconto, Sequenza, Portfolio” per<br />
accogliere espressioni fotografiche <strong>di</strong><br />
ampio respiro creativo. Il fotografo, in<br />
questo caso, si trasformava in sceneggiatore,<br />
operatore e regista del proprio<br />
progetto narrativo.<br />
Il merito <strong>di</strong> questi e altri cambiamenti<br />
fu in gran parte <strong>di</strong> Silvio Barsotti, eletto<br />
nel ’72 presidente del “3C”, una persona<br />
dalle gran<strong>di</strong> doti organizzative e artistiche.<br />
Parallelamente al crescere del loro Con-<br />
In basso:<br />
15° Truciolo 1983: Paolo<br />
Fontani “Pensieri Lontani”<br />
Il Truciolo d’oro<br />
52<br />
53
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
La premiazione,<br />
dal parte del Sindaco<br />
<strong>di</strong> Cascina Moreno<br />
Franceschini,<br />
<strong>di</strong> Andrea Onofri,<br />
38° Truciolo d’Oro<br />
25° Truciolo 1993: Paolo<br />
Mancinelli “ La sorpresa”<br />
Sotto da sinistra:<br />
39° Truciolo 2007: Mario<br />
Spalla “Still Life in Light<br />
Painting”<br />
23° Truciolo 1991: Clau<strong>di</strong>o<br />
Calvani “Il salto”<br />
mesi, Andrea Grande, Enrico Patacca,<br />
Clau<strong>di</strong>o Calvani, Giovanni Brighente,<br />
Ivo Demi, Roberto Rossi, Giorgio Bertoncello,<br />
Gianni Mantovani, Fabio Gherarducci,<br />
Roberto Alderighi, Fabrizio<br />
Tempesti, Diego Speri, Andrea Onofri,<br />
Spalla Mario e Valerio Perini. Autori <strong>di</strong><br />
ogni parte d’Italia, appartenenti a circoli<br />
dalle <strong>di</strong>verse culture e formazioni.<br />
Aprendosi alle positive tendenze innovative,<br />
il Concorso cascinese è anche<br />
rimasto fedele alle regole formali <strong>di</strong> cui<br />
la fotografia ha bisogno per esprimersi<br />
al meglio, riuscendo, in certi casi, ad<br />
annullare la separazione che contrad<strong>di</strong>stingue<br />
il documentarismo dalla composizione<br />
artistica delle immagini.<br />
Il cambiamento epocale del “Truciolo”<br />
avvenne nel ’99, quando Silvio Barsotti<br />
e alcuni soci <strong>di</strong> ampie vedute proposero<br />
<strong>di</strong> far nascere, da una costola del Concorso<br />
tra<strong>di</strong>zionale, il “Pixel d’Oro”, manifestazione<br />
riservata ad immagini <strong>di</strong>gitali.<br />
In Italia un paio <strong>di</strong> associazioni del<br />
nord Italia, affiliate alla FIAF, emettevano<br />
i primi vagiti in questo senso, visto il<br />
<strong>di</strong>lagare dei sistemi informatici applicati<br />
alla fotografia. Le immagini non si imprigionavano<br />
più sullo strato sensibile<br />
della pellicola, ma nella memoria <strong>di</strong> un<br />
sensore <strong>di</strong>gitale. La tecnologia permetteva<br />
<strong>di</strong> poter trattare e conservare con<br />
una certa facilità le foto scattate.<br />
È singolare constatare che il 40° anniversario<br />
del “Truciolo” si sovrappone<br />
con il 10° anno <strong>di</strong> vita del “Pixel”, Concorso<br />
frequentato da fotografi che possono<br />
partecipare inviando a Cascina le<br />
proprie immagini tramite Internet, oppure<br />
su CD-Rom.<br />
Per il “Truciolo d’Oro” il passare<br />
degli anni si è <strong>di</strong>mostrato una buona<br />
me<strong>di</strong>cina: nel succedersi delle e<strong>di</strong>zioni<br />
qualcosa si è sempre mo<strong>di</strong>ficato in<br />
meglio. Le prime mostre furono allestite<br />
nel salone della “Mostra Permanente<br />
del Mobilio”, successivamente<br />
nel foyer del “Teatro Nuovo” per poi<br />
usufruire delle sale multime<strong>di</strong>ali del<br />
“Teatro Politeama”. Ogni esposizione<br />
è sempre stata supportata da adeguato<br />
allestimento per presentare nel migliore<br />
dei mo<strong>di</strong> le<br />
immagini ammesse<br />
e premiate dalle<br />
giurie. Le proiezioni<br />
su grande<br />
schermo, prima<br />
delle <strong>di</strong>apositive e<br />
poi dei files <strong>di</strong>gitali,<br />
sono state corredate<br />
da originali<br />
colonne sonore<br />
stereofoniche.<br />
Ogni “Truciolo”<br />
ha riscosso successo<br />
e il Concorso<br />
<strong>di</strong> Cascina<br />
è <strong>di</strong>venuto sinonimo<br />
<strong>di</strong> incontro<br />
e partecipazione a<br />
cui non mancare.<br />
Questo grazie anche<br />
all’interesse<br />
mostrato dall’Amministrazione<br />
Comunale<br />
che sin<br />
dalla prima e<strong>di</strong>zione<br />
contribuisce<br />
a finanziare l’iniziativa,<br />
seguendo<br />
con interesse costante<br />
il lavoro del<br />
“3C”.<br />
Nel 2004 il Presidente<br />
Silvio Barsotti<br />
fu costretto<br />
dal destino ad abbandonare<br />
il cammino<br />
del “Trucio-<br />
lo d’Oro” non senza aver prima dettato<br />
ai suoi “ragazzi” le coor<strong>di</strong>nate per<br />
proseguire il viaggio intrapreso tanto<br />
tempo prima. Nell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quell’anno,<br />
la 36ª, Barsotti, degente in clinica,<br />
parlò in collegamento telefonico<br />
con la sala gremita in occasione della<br />
premiazione. La sua voce, sempre sicura<br />
e profonda, quel pomeriggio tradì<br />
commozione e rammarico per non<br />
essere presente.<br />
Per i molti fotografi, le personalità e<br />
gli appassionati quello fu il suo ultimo<br />
saluto.<br />
L’allestimento, al Teatro<br />
Politeama, <strong>di</strong> una sala<br />
del “Truciolo”<br />
Sotto:<br />
40° Truciolo 2008: Valerio<br />
Perini “Anta”
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
SIMONE STEFANELLI<br />
Simone Stefanelli è nato a<br />
Lucca, classe 1973, Vive da<br />
sempre a Ponsacco.<br />
Fotografo professionista dal<br />
2004 collabora con l’agenzia<br />
Emblema <strong>di</strong> Milano..<br />
Ho realizzato servizi in Darfur<br />
(Sudan), Haiti, Nicaragua,<br />
Senegal, Mali, Estonia,<br />
Lettonnia e Lituania, Bielorussia,<br />
Burkina Faso, Kenia,<br />
Israele, Palestina e Striscia <strong>di</strong><br />
Gaza oltre a coprire eventi a<br />
livello Nazionale.<br />
Le mie foto sono state stampate<br />
su numerosi settimanali<br />
quali Panorama, Oggi, Gente,<br />
Specchio, Diario, Nigrizia,<br />
Carta, Vita, 30Giorni Popoli e<br />
quoti<strong>di</strong>ani a livello Nazionale<br />
come La Stampa, Quoti<strong>di</strong>ano<br />
Nazionale, Il Giornale etc..<br />
Nel 2005 alla Sorbona <strong>di</strong><br />
Parigi sono stati esposti alcuni<br />
scatti tratti dal reportage<br />
realizzato in Darfur, in una<br />
collettiva, insieme a quelli <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> fotoreporter <strong>di</strong> guerra.<br />
Le immagini realizzate<br />
nella Striscia <strong>di</strong> Gaza e in<br />
Israele, per conto della cattedra<br />
Unesco per la Pace<br />
dell’Università <strong>di</strong> Firenze<br />
saranno utilizzate per illustrare<br />
una serie <strong>di</strong> volumi<br />
sulla cultura della Pace.<br />
www.simonestefanelli.com<br />
SIMONE STEFANELLI<br />
FUNERALE A GAZA<br />
<strong>di</strong> Simone Stefanelli<br />
Le immagini, sono una breve<br />
selezione <strong>di</strong> un ampio lavoro<br />
realizzato tra Marzo e Aprile<br />
<strong>di</strong> questo anno per la Cattedra UNE-<br />
SCO in Sviluppo Umano e Cultura <strong>di</strong><br />
Pace dell’Università <strong>di</strong> Firenze <strong>di</strong>retta<br />
dal Prof. Paolo Orefice che mi ha<br />
incaricato <strong>di</strong> svolgere una ricerca dei<br />
saperi locali, tangibili e intangibili,<br />
delle <strong>di</strong>fferenti culture Isareliana e<br />
Palestinese coinvolte nel decennale<br />
conflitto. Ho passato quasi due mesi<br />
in giro tra i due “ Paesi “, cercando<br />
<strong>di</strong> cogliere nascoste somiglianze e<br />
evidenti <strong>di</strong>fferenze. Quando sono<br />
riuscito ad entrare nella Striscia <strong>di</strong><br />
Gaza ho avuto la sensazione <strong>di</strong> trovarmi<br />
in un’irrealtà dei nostri giorni<br />
e non ho potuto che concentrarmi su<br />
quel che succedeva. Un quoti<strong>di</strong>ano<br />
fatto <strong>di</strong> manifestazioni più o meno<br />
spontanee, violenze, rassegnazione e<br />
speranza il tutto ripetuto giorno dopo<br />
giorno dove l’unica strada che si crede<br />
percorribile sia quella armata.<br />
A circa un anno e mezzo dall’ascesa<br />
al potere <strong>di</strong> Hamas e all’avvicinarsi<br />
dello scadere dei sei mesi <strong>di</strong> tregua<br />
firmata tra il partito islamico e il<br />
governo israeliano, un viaggio tra i<br />
detenuti della più grande prigione a<br />
cielo aperto del mondo.<br />
Quoto<strong>di</strong>anamente Gaza<br />
La striscia <strong>di</strong> Gaza è poco più <strong>di</strong> un<br />
fazzoletto <strong>di</strong> terra, quarantacinque chilometri<br />
per nove. Un milione e quattrocentomila<br />
persone stipate all’inverosimile.<br />
Gli Israeliani non possono<br />
entrare. I palestinesi non possono uscire,<br />
fatte rarissime eccezioni. Entrano<br />
solo stranieri con un permesso speciale<br />
del governo <strong>di</strong> Tel Aviv, rilasciato<br />
con non poche <strong>di</strong>fficoltà a giornalisti<br />
e operatori delle agenzie umanitarie.<br />
Si accede alla striscia solo dal valico<br />
<strong>di</strong> Erez, un tunnel blindato lungo un<br />
paio <strong>di</strong> chilometri dove le voci degli<br />
altoparlanti ti guidano svogliate verso<br />
quello che loro chiamano inferno. Una<br />
striscia <strong>di</strong> terra circondata su tutti i lati,<br />
da una parte il mare, dall’altra muri e<br />
filo spinato segnano il confine. Uno<br />
dei luoghi più densamente popolato<br />
del mondo.<br />
Un’enorme prigione a cielo aperto.<br />
Le strade sono piene <strong>di</strong> bambini che<br />
con la loro innocente immaginazione<br />
scambiano le azioni <strong>di</strong> guerriglia in<br />
un gioco collettivo, una sorta <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e<br />
e ladri dove non si vince niente,<br />
56<br />
57<br />
Un ringraziamento speciale<br />
a Massimo Adduci che ha<br />
curato la stampa delle fotografie<br />
e la realizzazione del<br />
video. Post produzione <strong>di</strong><br />
Clau<strong>di</strong>o Carbonetta<br />
Nella pagina seguente:<br />
Invocando Halla,<br />
Il valore <strong>di</strong> un simbolo<br />
Contro tutti
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
il premio più ambito è tornare a casa.<br />
Una vita rinchiusi in un grande parco<br />
dove non ci sono giar<strong>di</strong>ni per giocare<br />
ma strade tappezzate <strong>di</strong> cartelloni,<br />
murales e fotografie dove gli AK 47 e<br />
RPG fanno da scettro per i martiri in<br />
posa. Va da se che durante gli scontri,<br />
i più gran<strong>di</strong> se ne stiano in prima<br />
fila a guardarsi lo spettacolo dei<br />
carri armati Israeliani che si avvicinano<br />
mentre i più piccoli stanno <strong>di</strong>etro,<br />
defilati a far finta <strong>di</strong> essere parte<br />
della guerra stessa. Simulano azioni,<br />
strisciano per terra facendo il passo<br />
del giaguaro, si alzano, si voltano sospettosi<br />
come se il nemico arrivasse<br />
da tutte le parti, impugnano armi giocatolo,<br />
sparano e iniziano a ridere.<br />
Scenette simpatiche e <strong>di</strong>vertenti solo<br />
in altri contesti, qui sono <strong>di</strong>fficili da<br />
accettare. Domani sicuramente non<br />
sarà più un gioco e le armi che impugneranno<br />
saranno vere.<br />
La generazione dei ventenni <strong>di</strong> oggi,<br />
nati tra la fine degli anni ottanta e l’inizio<br />
dei novanta è cresciuta con la guerra<br />
negli occhi, in pochi hanno avuto la<br />
possibilità <strong>di</strong> uscire anche solo per una<br />
volta. Allo scoppio della seconda In-<br />
tifada non erano ancora adolescenti.<br />
Molti <strong>di</strong> loro hanno perso qualcuno <strong>di</strong><br />
caro per colpa <strong>di</strong> questo eterno conflitto:<br />
familiari, amici o semplici conoscenti.<br />
Si impara prima a riconoscere<br />
le armi che a leggere. Se i bambini<br />
prendono gli scontri come un <strong>di</strong>versivo<br />
alla monotonia, i ragazzi più gran<strong>di</strong><br />
sentono il dovere <strong>di</strong> fare qualcosa, non<br />
ci stanno. Si sentono oppressi e non<br />
hanno intenzione <strong>di</strong> stare a guardare.<br />
Nel pieno delle loro forze e con l’incoscienza<br />
che caratterizza quell’età,<br />
non si tirano in<strong>di</strong>etro alle richieste dei<br />
gruppi armati, pronti a far valere le<br />
proprie motivazioni.<br />
Tutti questi fattori, con<strong>di</strong>ti con un po’<br />
<strong>di</strong> integralismo religioso, ne fanno<br />
lo scenario ideale dove convertire la<br />
propria vita alla lotta armata e <strong>di</strong> liberazione.<br />
Secondo le statistiche, l’età me<strong>di</strong>a dei<br />
miliziani morti non supera i 25 anni,<br />
molti <strong>di</strong> loro muoiono alla prima<br />
vera missione. Le celebrazioni fatte<br />
in onore <strong>di</strong> chi ha omaggiato la Jihad<br />
con la propria vita, <strong>di</strong>ventano solo un<br />
mezzo per riaffermare gli ideali per<br />
cui si muore e si continuerà a morire.<br />
Il pianto della madre<br />
Nella pagina precedente:<br />
In Moschea,<br />
Verso il cimitero
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
60<br />
61<br />
L’ultima visita a casa<br />
Nella pagina seguente:<br />
L’ultimo saluto,<br />
Quello che resta<br />
Nella striscia <strong>di</strong> Gaza è più facile assistere<br />
ad un funerale che a qualsiasi<br />
altro evento.<br />
Si parte dall’ospedale dove affannate<br />
ambulanze portano i cadaveri.<br />
Amici e parenti vengono a onorare il<br />
defunto che viene tenuto nell’obitorio<br />
fino a che non scocca l’ora <strong>di</strong> partire.<br />
Il corpo avvolto nella ban<strong>di</strong>era<br />
del gruppo miliziano <strong>di</strong> appartenenza,<br />
viene caricato su <strong>di</strong> una barella e<br />
portato in spalla. Fuori dall’ospedale<br />
centinaia <strong>di</strong> persone attendono <strong>di</strong><br />
partire per la processione. In testa al<br />
corteo c’è sempre un furgone, dove<br />
alte ban<strong>di</strong>ere sventolano. Un grosso<br />
altoparlante al centro del cassone fa<br />
da eco alla voce <strong>di</strong> uno speaker che<br />
inneggia contro Israele, contro il sionismo,<br />
contro tutti quelli che o<strong>di</strong>ano<br />
e promette vendetta in nome del morto<br />
ma sopratutto in nome della Jihad<br />
e della gente <strong>di</strong> Gaza.<br />
La prima sosta è nella casa natale,<br />
dove la madre sostenuta moralmente e<br />
fisicamente dalle donne della famiglia<br />
aspetta <strong>di</strong> vedere per l’ultima volta il<br />
figlio. Le scene strazianti e <strong>di</strong> dolore si<br />
susseguono, resteranno indelebili per<br />
chi sa quanto tempo. Pochi minuti e si<br />
riparte per la moschea, il corpo viene<br />
portato dentro e l’Himam si prepara a<br />
recitare la preghiera in onore del nuovo<br />
martire. Finito il momento <strong>di</strong> raccoglimento<br />
religioso, si segue il corpo<br />
fino al cimitero dove è già stato preparato<br />
il posto per la sepoltura.<br />
Più che a un vero e proprio funerale,<br />
sembra <strong>di</strong> assistere ad una marcia<br />
funebre al suono <strong>di</strong> Kalashnikov. Miliziani<br />
armati incappucciati e no, si<br />
muovono dentro al corteo, dall’inizio<br />
alla fine sparano a turno raffiche <strong>di</strong><br />
mitra in aria per onorare il compagno<br />
caduto. I bambini si affannano a raccogliere<br />
i bossoli esplosi. Il <strong>di</strong>to in<strong>di</strong>ce<br />
è sempre alzato a in<strong>di</strong>care il cielo<br />
e Dio ad ogni grido <strong>di</strong> incitamento<br />
dello speaker. Si arriva al cimitero<br />
dove il corpo viene deposto nella<br />
nuda terra e coperto con alcuni blocchi<br />
<strong>di</strong> cemento a loro volta ricoperti<br />
<strong>di</strong> sabbia. Una breve preghiera. Le<br />
urla <strong>di</strong>sperate dei padri e dei fratelli<br />
fanno da finale. A loro non resterà<br />
che una foto incorniciata da appendere<br />
a qualche parete.<br />
Si torna tutti a casa.<br />
Domani ce ne sarà un altro.
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
MARCO BRUNI<br />
Nato a Venezia nel 1943,<br />
vive a <strong>Pontedera</strong> dal 1948.<br />
Dopo aver conseguito il <strong>di</strong>ploma<br />
<strong>di</strong> ragioniere presso<br />
l’istituto E.Fermi, nella sua<br />
città d’adozione, ha iniziato<br />
subito a lavorare presso la<br />
locale Biblioteca Comunale.<br />
Oltre che a occuparsi <strong>di</strong> biblioteconomia<br />
ha seguito e<br />
collaborato all’organizzazione<br />
<strong>di</strong> molte importanti manifestazioni<br />
culturali programmate<br />
dall’Assessorato alla<br />
Cultura del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Grazie all’esperienza<br />
acquisita documentando vari<br />
eventi (cataloghi per mostre,<br />
spettacoli teatrali, convegni,<br />
ecc.) ha acquisito notevole<br />
<strong>di</strong>mestichezza nell’uso della<br />
macchina fotografica riuscendo<br />
così a perfezionare la<br />
costruzione dell’immagine,<br />
dando a queste un particolare<br />
senso estetico.<br />
Ha effettuato reportage per i<br />
Festival più importanti organizzati<br />
dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>:<br />
Sete Sois Sete Luas;<br />
Musicastrada Festival, Qui<br />
rido io, Utopia del Buongusto,<br />
Orme Gialle.<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
MARCO BRUNI<br />
La storia della fotografia non<br />
appartiene solo ai gran<strong>di</strong> artisti<br />
che hanno dato la <strong>di</strong>gnità<br />
d’Arte alla fotografia. La cosiddetta<br />
“Quinta Arte” è nata e si è sviluppata<br />
attraverso una miriade <strong>di</strong> appassionati<br />
che l’hanno curata, vezzeggiata,<br />
circondandola <strong>di</strong> esperienze<br />
personali e collettive.<br />
Chi ha fatto l’esperienza della camera<br />
oscura non può <strong>di</strong>menticare questo<br />
percorso, dalle prime evanescenti immagini<br />
raccolte con trepidazione alle<br />
belle stampe “Fine Art”<strong>di</strong> un risultato<br />
finale, gratificante, ma sofferto.<br />
Il passaggio attuale alla fotografia <strong>di</strong>gitale<br />
ha portato tra i fotografi qualche<br />
perplessità e <strong>di</strong>fficoltà sia per la tecnologia<br />
sia per il risultato iconografico perché<br />
ci ha costretto tutti a ripensare anche<br />
le forme espressive attraverso una tecnologia<br />
<strong>di</strong>versa dalla precedente.<br />
Marco Bruni, fotoamatore da sempre,<br />
ha attraversato tutte queste vicende<br />
fotografiche. Ricordo le prime<br />
immagini <strong>di</strong> Marco realizzate alle<br />
performances del Piccolo Teatro, poi<br />
le immagini delle squadre <strong>di</strong> basket<br />
per documentare l’attività sportiva<br />
dei figli, infine gli avvenimenti citta<strong>di</strong>ni.<br />
Le immagini sono <strong>di</strong>dascaliche,<br />
descrittive, con una attenzione<br />
alla luce nei ritratti cercando quelle<br />
atmosfere <strong>di</strong> intima partecipazione e<br />
<strong>di</strong> contenuto lirismo.<br />
“Tutto cominciò con una piccola<br />
macchina fotografica e da un mio regalo,<br />
un ingran<strong>di</strong>tore.<br />
La “camera oscura” era in cantina,<br />
dove Marco sviluppò le prime foto e<br />
soprattutto le prime nostre foto e i tanti<br />
miei ritratti. Foto private e foto pubbliche<br />
perché ogni avvenimento della città,<br />
ogni spettacolo lo vedevano presente per<br />
documentare. E così nel nostro archivio<br />
ritroviamo foto <strong>di</strong> Giorgio Gaber, <strong>di</strong><br />
Maria Carta, <strong>di</strong> spettacoli, <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti,<br />
rassegne cinematografiche, avvenimenti<br />
della città, come la costruzione del nuovo<br />
palazzetto dello sport o una piena dell’Arno,<br />
ed è come rivivere 40 anni della<br />
nostra storia. E Marco sensibile, curioso<br />
e soprattutto attento a quanto gli avveniva<br />
intorno riprendeva con taglio originale<br />
e con l’attenzione per il momento,<br />
per i particolari e con le angolazioni che<br />
rendevano uniche le immagini, che lasciavano<br />
trasparire una <strong>di</strong>mensione culturale<br />
e personale che non banalizzava<br />
neanche la ripresa più scontata.<br />
Gli stessi risultati oggi li cerca con il <strong>di</strong>gitale,<br />
ma con un pizzico <strong>di</strong> nostalgia per<br />
quel bianco e nero che emergeva piano<br />
piano dalle vasche dello sviluppo.<br />
Queste immagini ci raccontano la<br />
nostra vita: il nostro stare sempre insieme,<br />
le ni<strong>di</strong>ate dei bambini, le feste<br />
<strong>di</strong> compleanno, i viaggi, le partite <strong>di</strong><br />
basket, gli amici, gli avvenimenti pubblici<br />
e la nostra città sempre presente,<br />
e per questo siamo davvero grati con<br />
grande amore a Marco.”<br />
Daniela
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
64<br />
65<br />
A destra: Giovanni Pascoli<br />
fotografato da Michele<br />
Bertagna, inventore<br />
del sistema <strong>di</strong> riprese a<br />
colori utilizzato anche in<br />
questa occasione (Foto M.<br />
Bertagna)<br />
La Eastman Kodak, la<br />
pellicola mai impressionata<br />
e il libretto <strong>di</strong> istruzioni<br />
(Foto E. Gaiotto)<br />
GIOVANNI PASCOLI<br />
IL POETA - FOTOGRAFO<br />
<strong>di</strong> Enzo Gaiotto (BFI-AFI)<br />
La passione per la fotografia assalì<br />
Giovanni Pascoli nel 1899, quando<br />
Angelo Orvieto, fondatore e<br />
<strong>di</strong>rettore della rivista letteraria Il Marzocco,<br />
per sdebitarsi <strong>di</strong> una collaborazione,<br />
gli regalò la prima macchina a soffietto <strong>di</strong><br />
piccolo formato prodotta dalla Eastman<br />
Kodak e acquistata a Parigi. La febbre<br />
per l’istantanea fu talmente alta che il<br />
Pascoli decise <strong>di</strong> trattare personalmente<br />
i negativi impressionati nel suo ru<strong>di</strong>mentale<br />
ma funzionale, laboratorio.<br />
La fotocamera è oggi conservata in un<br />
cassetto del canterale nella camera da<br />
letto del poeta a Caprona, in Garfagnana.<br />
Intatta c’è anche una confezione <strong>di</strong><br />
pellicola Eastman da sei pose formato<br />
6X9 con l’in<strong>di</strong>cazione: “Develop before<br />
April 1919” e un minuscolo “Manuel<br />
du pocket Kodak pliant - Appareil de<br />
luxe”, e<strong>di</strong>to da Eastman Kodak, Place<br />
Vendòme 4, Paris. In alto a destra del libretto<br />
c’è scritto “Pascoli”, a matita per<br />
evidenziarne la proprietà.<br />
La casa <strong>di</strong> Caprona, a Castelvecchio,<br />
dove il poeta abitava con la sorella Mariù,<br />
era sprovvista <strong>di</strong> energia elettrica<br />
e acqua corrente, per cui il trattamento<br />
delle pellicole e delle carte fotografiche<br />
avveniva in maniera assai artigianale.<br />
Una volta sviluppata nel buio la pellicola<br />
impressionata, immergendola e facendola<br />
scorrere in un catino <strong>di</strong> coccio<br />
contenente un bagno rivelatore a base<br />
<strong>di</strong> fenolo bivalente, Pascoli si de<strong>di</strong>cava<br />
alla successiva fase <strong>di</strong> camera oscura. Le<br />
stampine che realizzava erano ottenute<br />
per contatto usando un telaietto con una<br />
doppia cornice <strong>di</strong> legno combaciante e<br />
cernierata, che racchiudeva un vetro sul<br />
lato anteriore. Al contrario, l’altro lato<br />
era sigillato come il retro <strong>di</strong> un quadro.<br />
Sopra il vetro scorreva, per mezzo <strong>di</strong><br />
una scanalatura, una sottile anta <strong>di</strong> legno<br />
a prova <strong>di</strong> luce. Lavorando in completa<br />
oscurità Pascoli metteva nel telaietto la<br />
carta fotografica da impressionare con<br />
l’emulsione verso l’alto; dalla parte del<br />
vetro posizionava sulla carta i negativi<br />
6X9. Sigillato il telaietto con il fermaglio<br />
<strong>di</strong> sicurezza, proteggeva la carta fotosensibile<br />
tenendo l’anta chiusa, quin<strong>di</strong><br />
usciva alla luce. In giar<strong>di</strong>no cercava un<br />
punto ben illuminato, che conosceva<br />
alla perfezione, quin<strong>di</strong> esponeva alla<br />
luce solare la carta fotografica per il<br />
tempo stabilito dalla pratica, sollevando<br />
l’anta <strong>di</strong> protezione. Al termine dell’esposizione<br />
richiudeva l’anta e poi, <strong>di</strong><br />
nuovo al buio, sviluppava in un bagno<br />
rivelatore la carta impressionata.<br />
Le fotografie, fissate a lungo nell’aspro<br />
aceto <strong>di</strong> Zi’ Meo, una volta lavate e asciugate<br />
venivano incollate su dei cartoncini<br />
sui quali aveva fatto stampare il motto<br />
“Opus Aetherii solis et Iani Nemorini”<br />
(Opera dell’etereo sole e <strong>di</strong> Giovanni,<br />
amante della vita agreste).<br />
Giovanni Pascoli, abituato a raggiungere<br />
livelli altissimi in letteratura, non era del<br />
tutto sod<strong>di</strong>sfatto delle proprie realizzazioni<br />
fotografiche e umilmente chiedeva<br />
consigli agli amici più esperti. Nella vicina<br />
Barga aveva conosciuto un professore<br />
<strong>di</strong> fisica, Michele Bertagna, che stava<br />
facendo interessanti ricerche in campo<br />
fotografico. Bertagna mise in contatto<br />
Pascoli con il francese Gabriel Lippman,<br />
premio Nobel per la fisica e inventore<br />
<strong>di</strong> un sistema per fotografare a colori.<br />
Lippman, che si trovava in vacanza estiva<br />
proprio a Barga, non fu certamente<br />
avaro <strong>di</strong> consigli al poeta: passeggiando<br />
insieme <strong>di</strong>scutevano <strong>di</strong> composizione,<br />
inquadrature e luce, oltre che <strong>di</strong> chimica<br />
e tecnica. Anche Bertagna, qualche anno<br />
più tar<strong>di</strong>, seguendo i suggerimenti <strong>di</strong> Lippman,<br />
mise a punto un proprio metodo<br />
per realizzare fotografie a colori.<br />
Da Messina, dove insegnava all’Università,<br />
nel 1900, Giovanni Pascoli scriveva<br />
in continuazione a Bertagna chiedendo<br />
aiuto per migliorare le sue foto: “Prestissimo<br />
istruzioni semplici… per stampare<br />
così come stampa lei, che pajono vere e<br />
proprie incisioni...”<br />
Le numerose immagini che Pascoli ci ha<br />
lasciato nella sua casa <strong>di</strong> Castelvecchio<br />
raccontano gli anni <strong>di</strong> insegnamento a<br />
Messina, ma soprattutto i lunghi perio<strong>di</strong><br />
trascorsi nel “nido” <strong>di</strong> Caprona. Nei<br />
piccoli rettangoli ingialliti si affacciano<br />
impacciati i personaggi dei Canti <strong>di</strong><br />
Castelvecchio: la sorella Mariù, il fido<br />
cane Gulì, Valentino vestito <strong>di</strong> nuovo,<br />
Zi’ Meo il saggio conta<strong>di</strong>no, Chiara la<br />
cantatrice e tanti altri.<br />
L’obiettivo della Kodak <strong>di</strong> Pascoli si apre<br />
anche sulla vita del borgo, propone i lavori<br />
agricoli, le cerimonie religiose, gli<br />
attimi <strong>di</strong> festa, il mutare del paesaggio<br />
nel corso delle stagioni e, sullo sfondo,<br />
spesso inquadra le Alpi Apuane che separano<br />
la Garfagnana dalla Versilia. Un<br />
mosaico <strong>di</strong> immagini sottratte all’usura<br />
del tempo, allo svanire della memoria,<br />
<strong>di</strong> grande valore documentario e storico,<br />
In alto a sinistra: Il Tiro<br />
della forma a Castelvecchio<br />
(Foto G. Pascoli)<br />
In alto a destra: La<br />
“cantatrice” <strong>di</strong> Caprona,<br />
Chiara Mazzari, con il figlio<br />
Valentino (Foto G. Pascoli)<br />
Sotto a sinistra: Mariù, Zi’<br />
Meo e Gulì durante la fienagione<br />
(Foto G. Pascoli)<br />
Sotto a destra: Mariù e le sue<br />
caprette nel giar<strong>di</strong>no della<br />
casa. L’immagine è incollata<br />
sul cartoncino con i fregi e il<br />
motto pascoliano (Foto G.<br />
Pascoli)
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
66<br />
67<br />
In alto a sinistra:<br />
Tempo <strong>di</strong> trebbiatura a<br />
mano (Foto G. Pascoli)<br />
In alto a destra:<br />
Valentino Arrighi,<br />
“Valentino vestito <strong>di</strong><br />
nuovo, come le brocche<br />
dei biancospini…” (Foto<br />
G. Pascoli)<br />
L’ingresso <strong>di</strong> casa Pascoli a<br />
Caprona (Foto E. Gaiotto)<br />
oltre che personale e sentimentale. Le<br />
foto sono state scattate da uno stu<strong>di</strong>oso<br />
e letterato incantato dalla possibilità<br />
della tecnica <strong>di</strong> catturare l’essenza dei<br />
momenti più belli e <strong>di</strong>latarli oltre i limiti<br />
dell’attimo perduto.<br />
Nella cappellina <strong>di</strong> lato all’ingresso della<br />
casa a Caprona, Giovanni e Mariù Pascoli<br />
dormono il loro giusto sonno nel<br />
profumo intenso dell’erba cedrina, che<br />
ancora oggi cresce e fiorisce in folti ciuffi<br />
nel giar<strong>di</strong>no del “nido”.<br />
Intorno tutto è pace; proprio come avrebbe<br />
voluto lui, il grande poeta-fotografo.<br />
Il “Nido” <strong>di</strong> Giovanni e Mariù Pascoli con<br />
gli anni è <strong>di</strong>venuto un delizioso museo<br />
che vale la pena <strong>di</strong> visitare. Chi proviene<br />
da Lucca deve risalire, per giungere a<br />
Caprona, la Statale 445 della Garfagnana<br />
e valicare il Serchio al Km 41, in località<br />
Ponte <strong>di</strong> Campia, <strong>di</strong>rigendosi poi verso<br />
Castelvecchio Pascoli, la nostra meta. Chi<br />
invece si trova in Versilia deve attraversare<br />
le Alpi Apuane imboccando a Forte<br />
dei Marmi l’antica Via d’Arni, in <strong>di</strong>rezione<br />
<strong>di</strong> Castelnuovo Garfagnana, per poi<br />
raggiungere il vicino Castelvecchio Pascoli.<br />
Quest’ultimo itinerario è <strong>di</strong> grande<br />
spettacolarità fotografica: transitando<br />
attraverso le imponenti cave <strong>di</strong> marmo<br />
pregiato, para<strong>di</strong>so <strong>di</strong> Michelangelo, è<br />
impossibile non fermarsi nelle apposite<br />
piazzole per effettuare qualche scatto <strong>di</strong><br />
particolare effetto paesaggistico.<br />
La casa dove i Pascoli vissero dal 1895<br />
al 1912 mantiene la struttura, gli arre<strong>di</strong>,<br />
la <strong>di</strong>sposizione degli spazi che aveva alla<br />
scomparsa del poeta e ne conserva i libri,<br />
i <strong>di</strong>plomi e i manoscritti. Nel vasto<br />
giar<strong>di</strong>no crescono numerosi alberi messi<br />
a <strong>di</strong>mora dal Pascoli stesso.<br />
INTRODUZIONE ALLA MUSICA<br />
In questo numero, una buona parte dello spazio è de<strong>di</strong>cata<br />
alla musica nel territorio della Valdera e della nostra città.<br />
Una consistente tra<strong>di</strong>zione è quella della musica lirica che<br />
ha avuto esecutori e stimatori tanto che il primo teatro a<br />
<strong>Pontedera</strong>, il teatro dei “Ravvivati”, operava già nel 1850.<br />
Nel 1885, dopo una ristrutturazione e restauro da parte dell’architetto<br />
Bellincioni, prese il nome <strong>di</strong> “Andrea da <strong>Pontedera</strong>”.<br />
Un teatro però esisteva anche nella frazione <strong>di</strong> La<br />
Rotta dove la Società Filarmonica nel 1872 aveva incaricato<br />
l’architetto Bellincioni della costruzione <strong>di</strong> un teatro. Questa<br />
tra<strong>di</strong>zione musicale ha creato quel tessuto culturale che<br />
ha dato vita a numerosi artisti: come non ricordare Davide<br />
Calamai, violino <strong>di</strong> prima fila a La Scala <strong>di</strong> Milano, Brenno<br />
Ristori tenore <strong>di</strong> buona levatura, Maria Cioppi soprano <strong>di</strong><br />
ottime capacità vocali. Per restare nel campo della musica<br />
classica si deve ricordare l’attività del CRAL-Piaggio con i<br />
concerti della Gioventù Musicale Italiana. Alcuni concerti<br />
sono stati fatti anche nelle nostre chiese citta<strong>di</strong>ne. Anche<br />
la musica contemporanea ha avuto e ha una notevole parte<br />
nelle attività culturali giovanili nella nostra città e nella Valdera.<br />
Decine <strong>di</strong> gruppi musicali si esibiscono ancora nelle<br />
piazze e nei locali della città. Alcuni gruppi musicali hanno<br />
varcato anche l’ambito della provincia per esibirsi in tutta<br />
Italia e all’estero. Un’altra importante Istituzione è la Filarmonica<br />
“Volere è Potere” che vanta una tra<strong>di</strong>zione importante<br />
<strong>di</strong> successi anche all’estero con la vittoria a Bruxelles<br />
del 1° premio dei complessi ban<strong>di</strong>stici internazionali. Anche<br />
il nuovo teatro Era inaugurato recentemente, si innesta<br />
in questa tra<strong>di</strong>zione culturale <strong>di</strong> cui la città si vanta.
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
68<br />
69<br />
MARIO PIATTI<br />
Docente <strong>di</strong> Pedagogia musicale<br />
nel Conservatorio <strong>di</strong> musica<br />
della Spezia e presso la<br />
Scuola <strong>di</strong> animazione musicale<br />
a orientamento pedagogico<br />
e sociale del Centro Stu<strong>di</strong> Musicali<br />
e Sociali “M. Di Benedetto”<br />
<strong>di</strong> Lecco, collabora con<br />
Enti pubblici e Associazioni,<br />
per l’aggiornamento e la formazione<br />
<strong>di</strong> insegnanti della<br />
scuola <strong>di</strong> base.<br />
Con le e<strong>di</strong>zioni PCC <strong>di</strong> Assisi<br />
ha pubblicato, in collaborazione<br />
con altri musicisti, alcune<br />
raccolte <strong>di</strong> canzoni per uso<br />
<strong>di</strong>dattico, su testi propri e <strong>di</strong><br />
Gianni Rodari.<br />
Oltre a numerosi articoli su<br />
riviste del settore <strong>di</strong>datticomusicale,<br />
ha pubblicato: Filastroccantando,<br />
Nicola Milano,<br />
Bologna 1989; Musica e<br />
scuola dell’infanzia, Juvenilia,<br />
Bergamo 1992; Con la musica<br />
si può, Valore Scuola, Roma<br />
1993; Progettare l’educazione<br />
musicale, Cappelli, Bologna<br />
1993; Gianni Rodari e la<br />
In queste pagine: interno<br />
del cortile della scuola<br />
Curtatone e Montanara<br />
FARE MUSICA A SCUOLA:<br />
IL PIACERE DEL FARE<br />
espressive, e che quin<strong>di</strong> vanno considerati<br />
una componente fondamentale per<br />
una equilibrata e completa formazione<br />
<strong>di</strong> tutti, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> chi crede che sia<br />
fondamentale solo il leggere, scrivere e<br />
fare conti economici. Il fare, nei saperi<br />
artistici, mette in gioco la creatività.<br />
I problemi che si pongono quando a<br />
scuola si vuole sviluppare la creatività<br />
dei bambini e delle bambine anche con,<br />
attraverso, dentro le esperienze musicali<br />
sono, a mio avviso, attinenti a due aspetti:<br />
quello relativo al prodotto finale <strong>di</strong><br />
una attività musicale e quello <strong>di</strong> metodo,<br />
cioè relativo al percorso operativo. Cantare<br />
una filastrocca o una canzone, <strong>di</strong> per<br />
sé, non è una attività creativa, ma tutt’al<br />
più ripetitiva (teniamo conto comunque<br />
che anche nella ripetizione ci può essere<br />
piacere); battere un ritmo su un tamburo<br />
può rivelarsi un semplice esercizio<br />
tecnico, che però sod<strong>di</strong>sfa il piacere<br />
sensomotorio; ascoltare un brano musicale<br />
può essere funzionale a creare un<br />
ambiente rassicurante e piacevole, senza<br />
per questo dover attivare immaginazione<br />
e creatività. Il momento finale, il<br />
prodotto conclusivo dell’attività musicale<br />
può risultare, all’occhio e all’orecchio<br />
dell’adulto, poco significativo dal punto<br />
<strong>di</strong> vista della originalità e della novità:<br />
ma ciò che conta, in questo caso, è quanto<br />
è stato ricco <strong>di</strong> stimoli creativi il per<strong>di</strong><br />
Mario Piatti (foto <strong>di</strong> Marco Bruni)<br />
Non ho ancora trovato, nelle mie<br />
continue peregrinazioni nelle<br />
scuole, un bambino o una<br />
bambina, un ragazzo o una ragazza che<br />
alla domanda: “Ti piace la musica?” mi<br />
risponda <strong>di</strong> no. Segno evidente che la<br />
musica (cioè tutto quello che i bambini<br />
e i ragazzi mettono sotto questo termine<br />
ombrello) è qualcosa che viene piacevolmente<br />
accolto e ricordato nel vissuto<br />
dei ragazzi: è il piacere <strong>di</strong> ascoltare, <strong>di</strong><br />
cantare, <strong>di</strong> suonare, <strong>di</strong> elaborare pensieri<br />
e parole sulla musica, o meglio, sulle<br />
nostre esperienze musicali, semplici<br />
o complesse che siano, brevi momenti<br />
quoti<strong>di</strong>ani o immersione saltuaria, ma<br />
intensa, in eventi straor<strong>di</strong>nari.<br />
Perché piace la musica? Perché fondamentalmente<br />
mette in gioco le emozioni,<br />
i sentimenti, le sensazioni che il suono,<br />
il ritmo, le parole dei canti, la melo<strong>di</strong>a<br />
attivano in noi, sia a livello <strong>di</strong> sensazioni<br />
corporee, sia nella nostra mente. È quello<br />
che capita con tutti quesi ‘saperi’ che<br />
possiamo definire ‘artistici’, che hanno<br />
come caratteristica fondamentale quella<br />
<strong>di</strong> coniugare in modo strettissimo il fare<br />
con il pensare nel campo delle attività<br />
corso fatto, il lavoro <strong>di</strong> esplorazione e <strong>di</strong><br />
invenzione a partire dal testo <strong>di</strong> una filastrocca<br />
o <strong>di</strong> una canzone, l’elaborazione<br />
e la ricerca delle molteplici potenzialità<br />
dei ritmi e dei timbri da ottenere sul tamburo<br />
prima <strong>di</strong> scegliere e <strong>di</strong> organizzare<br />
quelli adeguati ai propri scopi, il confronto<br />
e la comparazione tra brani musicali<br />
contrastanti prima <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
quello più significativo e più funzionale<br />
ai nostri bisogni. Attività sensomotorie,<br />
elaborazione <strong>di</strong> regole, immaginazione<br />
simbolica: tre elementi che, come ben<br />
sappiamo, sono costantemente presenti<br />
nell’agire e nel pensare dei bambini e<br />
dei ragazzi, anche nell’agire e nel pensare<br />
musicale.<br />
Se a scuola la musica viene ridotta a una<br />
‘materia’ da imparare, e quin<strong>di</strong> il ‘piacere’<br />
viene ridotto a ‘dovere’, la creatività<br />
si spegne.<br />
La musica è un gioco da bambini<br />
François Delalande, stu<strong>di</strong>oso e ricercatore<br />
francese, ha usato questa frase come<br />
titolo <strong>di</strong> un suo libro in cui descrive le<br />
ricerche sulle condotte infantili relative<br />
sia alle pratiche d’uso degli oggetti e degli<br />
strumenti musicali, sia all’ascolto, sia<br />
alla capacità <strong>di</strong> invenzione e <strong>di</strong> composizione<br />
<strong>di</strong> eventi musicali, evidenziando<br />
come esistano profonde analogie tra le<br />
condotte musicali dei bambini e quelle<br />
dei musicisti e dei compositori. Le condotte<br />
musicali spontanee dei bambini<br />
hanno però bisogno <strong>di</strong> essere “educate”,<br />
debbono cioè trovare con<strong>di</strong>zioni favorevoli<br />
per potersi sviluppare. Diventa allora<br />
fondamentale il ruolo dell’insegnante,<br />
ma anche del genitore, che pre<strong>di</strong>spone<br />
situazioni stimolanti, che aiuta i bambini<br />
a trovare i <strong>di</strong>spositivi giusti per progre<strong>di</strong>re<br />
nelle conoscenze e nello sviluppo <strong>di</strong><br />
abilità tecniche, che valorizza gli aspetti<br />
<strong>di</strong> originalità dei prodotti. Delalande usa<br />
anche per le attività musicali la tripartizione,<br />
elaborata da Jean Piaget, <strong>di</strong> gioco<br />
sensomotorio, <strong>di</strong> regole e simbolico, evidenziando<br />
come nelle condotte infantili<br />
siano comunemente presenti aspetti <strong>di</strong><br />
creatività che si connotano come: curiosità<br />
esplorativa sul materiale sonoro, sia<br />
vocale che strumentale; gusto del mettersi<br />
alla prova nell’inventare <strong>di</strong>spositivi<br />
che permettono <strong>di</strong> ottenere risultati<br />
sod<strong>di</strong>sfacenti sul piano della produzione<br />
musicale; gioia nel vedere valorizzato il<br />
proprio prodotto sonoro, che acquista sapore<br />
musicale nel momento in cui si dà<br />
valore estetico a tale produzione: e qui si<br />
aprirebbe un capitolo ampio e profondo<br />
sul rapporto tra creatività e <strong>di</strong>mensione<br />
estetica dell’esperienza.<br />
Personalmente ho trovato e trovo funzionali<br />
per lo sviluppo della creatività<br />
- anche nella <strong>di</strong>dattica musicale - alcune<br />
musica. Appunti pedagogici e<br />
proposte <strong>di</strong>dattiche, E<strong>di</strong>zioni<br />
del Cerro, Tirrenia (PI) 2001;<br />
con M. Disoteo, Specchi sonori.<br />
Identità e autobiografie<br />
musicali, Franco Angeli, Milano<br />
2002, e con Enrico Strobino,<br />
Anghingò. Viaggi tra<br />
giochi <strong>di</strong> parole e musica, E<strong>di</strong>zioni<br />
ETS, Pisa 2003. Infine<br />
ha curato i volumi <strong>di</strong> AA.VV.,<br />
Pedagogia della musica: un<br />
panorama, CLUEB, Bologna<br />
1994; AA.VV, Un secchiello<br />
e il mare. Gianni Rodari, i saperi,<br />
la nuova scuola, E<strong>di</strong>zioni<br />
del Cerro, Tirrenia (PI) 2001;<br />
G. Rodari, Il mio teatro. Dal<br />
teatro del ‘Pioniere’ a ‘La storia<br />
<strong>di</strong> tutte le storie’, a cura <strong>di</strong><br />
Andrea Mancini e mario Piatti,<br />
Titivillus, Corazzano (PI)<br />
2006; AA.VV., Saperi artistici<br />
e mutamenti sociali: attualità<br />
<strong>di</strong> Gianni Rodari, E<strong>di</strong>zioni del<br />
Cerro, Tirrenia (PI) 2008.<br />
E’ <strong>di</strong>rettore della collana<br />
Musica&Didattica delle e<strong>di</strong>zioni<br />
ETS e della rivista on<br />
line www.musicheria.net del<br />
CSMDB <strong>di</strong> Lecco.
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
70<br />
71<br />
tecniche (o regole del gioco) che Rodari<br />
ha esemplificato nel suo libro Grammatica<br />
della fantasia : il binomio e l’ipotesi<br />
fantastica, il ricalco, l’inversione, l’errore<br />
creativo, ecc. ecc. Al <strong>di</strong> là (e forse prima)<br />
delle tecniche, ciò che conta, fondamentalmente,<br />
è avere una mente aperta,<br />
<strong>di</strong>sponibile all’imprevisto, al <strong>di</strong>verso, ad<br />
accettare anche l’imperfezione, comunque<br />
a mettersi in gioco: “Ci sono persone<br />
– <strong>di</strong>ce Rodari - a cui è permesso,<br />
socialmente, <strong>di</strong> continuare a giocare per<br />
tutta la vita. Sono poeti, artisti, scienziati,<br />
inventori. Persone che possono continuare<br />
a cercare più in là <strong>di</strong> quello che<br />
già si vede, ed analizzare e sperimentare<br />
nuove possibili combinazioni <strong>di</strong> parole,<br />
<strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> concetti. (…) Queste persone<br />
per tutta la loro vita compiono un lavoro<br />
che per loro è un grande gioco. Che<br />
comporta la mobilitazione, dentro <strong>di</strong><br />
loro, non solo della creatività scientifica,<br />
ma anche della creatività lu<strong>di</strong>ca. Ci sono<br />
oggi molti che stu<strong>di</strong>ano anche le omologie<br />
tra il processo <strong>di</strong> creatività scientifica<br />
e quello <strong>di</strong> creatività artistica”.<br />
Un elemento per le nostre regole è l’oggetto<br />
stimolo (il rodariano “sasso nello<br />
stagno”) per attivare curiosità e interesse,<br />
per motivare alla esplorazione <strong>di</strong><br />
materiali, repertori, oggetti musicali,<br />
comportamenti motori funzionali alla<br />
produzione <strong>di</strong> suoni e ritmi, ecc. Quale<br />
miglior oggetto stimolo <strong>di</strong> uno strumento<br />
musicale, soprattutto se non ancora<br />
conosciuto dai bambini e dalle bambine<br />
della nostra scuola? Strumenti dell’altro<br />
mondo, ma anche della nostra tra<strong>di</strong>zione<br />
popolare, che ci permettono progetti<br />
inter<strong>di</strong>sciplinari e interculturali dove<br />
fantasia e creatività trovano sicuramente<br />
terreno fertile, come sono tutti gli itinerari<br />
che possiamo percorrere con spirito<br />
nomade.<br />
Anche le filastrocche sono sicuramente<br />
un buon oggetto stimolo che permette<br />
<strong>di</strong> correlare alle attività musicali anche<br />
l’educazione linguistica, le attività motorie,<br />
le competenze grafiche .<br />
Infine, alcune storie possono senz’altro<br />
essere considerate sasso nello stagno che<br />
può favorire al massimo grado la creatività<br />
dei bambini, non solo sul piano linguistico,<br />
ma anche per quanto riguarda<br />
la competenza musicale (e Rodari ha<br />
alcuni testi particolarmente significativi<br />
a questo proposito, come Il concerto<br />
dei gatti, in: Fiabe lunghe un sorriso, Ed.<br />
Riuniti, o La canzone del cancello, in: Il<br />
gioco dei quattro cantoni, Einau<strong>di</strong> .<br />
Perché la musica <strong>di</strong>venti culla <strong>di</strong> creatività,<br />
per aiutare gli altri a <strong>di</strong>ventare sempre<br />
più creativi, dobbiamo innanzitutto<br />
imparare a creare contesti e situazioni<br />
educative dove si possa scegliere tra le<br />
infinite forme del possibile e dell’impossibile,<br />
dove non ci si debba modellare<br />
unicamente su standard predefiniti da<br />
esperti poco inclini al sapere creativo,<br />
dove si abbia il coraggio <strong>di</strong> mettere in<br />
<strong>di</strong>scussione antiche certezze e <strong>di</strong> andare<br />
alla ricerca <strong>di</strong> variazioni fantastiche.<br />
La musica, o meglio, le musiche dei<br />
vari popoli e delle <strong>di</strong>verse culture, nella<br />
loro molteplicità <strong>di</strong> funzioni, <strong>di</strong> stili, <strong>di</strong><br />
generi, <strong>di</strong> usi, <strong>di</strong> pratiche sono già oggi<br />
segno e testimonianza <strong>di</strong> una creatività<br />
<strong>di</strong>ffusa, che non si lascia imprigionare in<br />
tra<strong>di</strong>zionali schemi <strong>di</strong>sciplinaristici. Per<br />
favorire la creatività dei bambini occorre<br />
innanzitutto fare personalmente esercizi<br />
<strong>di</strong> creatività. Porre attenzione a tutti gli<br />
eventi musicali, ascoltare con curiosità<br />
tutto ciò che risuona nel mondo, provare<br />
a inventare qualcosa, con la voce e con<br />
gli strumenti musicali, valorizzando conoscenze<br />
e competenze anche minime<br />
che già posse<strong>di</strong>amo, può essere un buon<br />
inizio per <strong>di</strong>ventare più creativi: lasciamoci<br />
contaminare dalla curiosità e dalla<br />
passione <strong>di</strong> bambini e bambine. Il piacere<br />
della musica trasformerà il mondo.<br />
Un laboratorio musicale<br />
Le belle idee hanno però bisogno <strong>di</strong> gambe<br />
organizzative e finanziarie per essere<br />
realizzate. Un buon esempio ci sembra<br />
essere quello messo in atto dai tre Istituti<br />
Comprensivi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> che, in<br />
collaborazione con l’Amministrazione<br />
comunale, hanno dato vita al progetto<br />
“Musicascuola – Laboratorio musicale<br />
<strong>di</strong> rete”.<br />
Il progetto è articolato in una serie <strong>di</strong><br />
iniziative mirate da un lato a dare la<br />
possibilità a tutti i bambini delle scuole<br />
dell’infanzia e ai ragazzi della scuola<br />
dell’obbligo <strong>di</strong> poter fare esperienze<br />
musicali significative, dall’altro ad offrire<br />
alle insegnanti occasioni <strong>di</strong> formazione<br />
in servizio per migliorare la<br />
propria competenza nel settore della<br />
<strong>di</strong>dattica della musica, sulla base anche<br />
delle nuove In<strong>di</strong>cazioni per il curricolo<br />
per la scuola dell’infanzia e per il primno<br />
ciclo <strong>di</strong> istruzione (settembre 2007).<br />
Al progetto collaborano le Associazioni<br />
musicali che operano sul territorio, e in<br />
particolare l’Accademia della Chitarra<br />
– Musica & C., L’Accademia musicale<br />
Glenn Gould, l’Accademia Musicale<br />
Toscana, l’Associazione culturale Musicastrada,<br />
l’Associazione La Girandola,<br />
la Filarmonica Volere è Potere.<br />
Il Laboratorio ha preso avvio nell’a.s.<br />
2007-2008, sviluppando e potenziando<br />
quanto già fatto anche in anni precedenti,<br />
con l’intervento <strong>di</strong> alcuni esperti in <strong>di</strong>dattica<br />
musicale che hanno coa<strong>di</strong>uvato gli<br />
insegnanti delle otto scuole dell’infanzia<br />
e <strong>di</strong> una trentina <strong>di</strong> classi della scuola primaria.<br />
Inoltre si è dato vita all’esperienza<br />
del cantare in coro, con la costituzione<br />
<strong>di</strong> un coro in ogni scuola, ciascuno composto<br />
me<strong>di</strong>amente da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />
ragazzi. I cori si sono esibiti in occasione<br />
del “Festival dei bambini” <strong>di</strong> Montecastello<br />
nel mese <strong>di</strong> maggio 2008.<br />
A integrazione degli interventi nelle<br />
scuole, il Laboratorio musicale <strong>di</strong> rete ha
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
organizzato, con la collaborazione delle<br />
associazioni musicali, ben 26 incontriconcerto<br />
rivolti alle scuole dell’infanzia,<br />
elementari e me<strong>di</strong>e, con l’esecuzione <strong>di</strong><br />
fiabe musicali, repertori <strong>di</strong> vari generi<br />
musicali, presentazione <strong>di</strong> strumenti,<br />
<strong>di</strong>alogo con i musicisti sulla professione<br />
musicale. Tra febbraio e maggio 2008<br />
hanno partecipato agli incontri-concerto<br />
una ottantina <strong>di</strong> classi con, complessivamente,<br />
circa 400 bambini delle scuole<br />
dell’infanzia, circa 1000 ragazzi delle<br />
scuole elementari e circa 190 ragazzi<br />
delle scuole me<strong>di</strong>e. Le iniziative dell’a.<br />
s. 2007-2008 si sono concluse con la<br />
manifestazione La città in musica che ha<br />
visto la realizzazione <strong>di</strong> performance e<br />
mini-concerti durante tutta la domenica<br />
25 maggio, nel cortile della scuola ‘Curtatone<br />
e Montanara’.<br />
La gestione <strong>di</strong> “Musicascuola – Laboratorio<br />
musicale <strong>di</strong> rete” è affidata ad una<br />
Giunta esecutiva, composta dai Dirigenti<br />
Scolastici e dell’Assessore alla Pubblica<br />
Istruzione, e a un Gruppo <strong>di</strong> Progetto,<br />
composto da venti insegnanti, referenti<br />
per la musica nei vari plessi scolastici,<br />
coor<strong>di</strong>nati da un esperto in pedagogia<br />
e <strong>di</strong>dattica della musica. I finanziamenti<br />
sono costituiti da un contributo delle<br />
singole scuole e da un consistente apporto<br />
dell’Amministrazione Comunale,<br />
in collaborazione con il CRED, presso il<br />
quale ha sede anche Musicascuola (Via<br />
Manzoni 22).<br />
Analoghe iniziative verranno realizzate<br />
nel corso dell’a.s. 2008-<strong>2009</strong>, con<br />
riferimento a due temi particolarmente<br />
interessanti: le fiabe e le filastrocche<br />
per fare musica con i più piccoli, il<br />
‘Paesaggio sonoro’ per i ragazzi più<br />
gran<strong>di</strong>, un paesaggio da osservare (o<br />
meglio: da ascoltare), da descrivere e,<br />
perché no, da reinventare componendo<br />
‘sculturÈ sonore, itinerari musicali,<br />
considerando la città come una grande<br />
orchestra capace <strong>di</strong> ‘armonizzarÈ<br />
i vari ‘strumentisti’ nella produzione<br />
<strong>di</strong> una piacevole sinfonia. Suonare la<br />
città <strong>di</strong>venta allora un obiettivo artistico<br />
ed espressivo che ha l’ambizione <strong>di</strong><br />
rendere piacevole, anche acusticamente<br />
parlando, i propri spazi vitali.<br />
Le iniziative <strong>di</strong> Musicascuola saranno<br />
sviluppate con il supporto determinante<br />
dell’Amministrazione Comunale <strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong>, particolarmente attenta non<br />
solo al sostegno dell’arte visiva, ma<br />
anche <strong>di</strong> quell’arte sonora che, a <strong>di</strong>fferenza<br />
della pittura, della scultura, dell’architettura,<br />
vive solo nell’istante in<br />
cui la si produce e la si ascolta. Un’arte<br />
‘fragilÈ, ma che proprio per questo<br />
esige da parte <strong>di</strong> tutti maggior rispetto,<br />
attenzione, cura, nel tentativo <strong>di</strong> rendere<br />
meno caotico il nostro vissuto sonoro<br />
quoti<strong>di</strong>ano, così spesso pieno <strong>di</strong><br />
cacofonie deturpanti e inquinanti, non<br />
solo per le nostre orecchie, ma anche e<br />
soprattutto per le nostre intelligenze.<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
DINO CAVALLINI<br />
LIUTAIO<br />
La prima volta che ho sentito<br />
parlare <strong>di</strong> Dino Cavallini è<br />
stata nella “bottega” <strong>di</strong> Loris<br />
Lanini in piazza Garibal<strong>di</strong>. Si parlava<br />
<strong>di</strong> un artigiano dalle notevoli capacità<br />
tecniche e dotato <strong>di</strong> una grande<br />
sensibilità nello scegliere i materiali<br />
per i suoi violini. Scoprii dopo, che<br />
questo sensibile artigiano liutaio altro<br />
non era che il mio barbiere. Sì proprio<br />
lui, taciturno, schivo, che mai si<br />
vantava dei suoi successi e delle sue<br />
capacità come liutaio. Il suo mestiere<br />
era il “barbiere”, il “liutaio” era un<br />
hobby, È sconcertante vedere come<br />
questi <strong>di</strong>lettanti raggiungano livelli<br />
<strong>di</strong> eccellenza, siano apprezzati dai<br />
professionisti e stimati per la qualità<br />
delle loro opere.<br />
Mi hanno raccontato che un musicista<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, trovandosi a Cremona,<br />
patria dei liutai, per portare a<br />
un liutaio il suo contrabbasso a cui<br />
doveva cambiare il ponticello, il liutaio<br />
quando seppe che era <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
gli <strong>di</strong>sse: “ Ma voi a <strong>Pontedera</strong><br />
avete il Cavallini!…”.<br />
Segue a pagina 76<br />
Dino Cavallini nella sua<br />
bottega <strong>di</strong> barbiere<br />
72<br />
73<br />
Dino Cavallini<br />
con un amico<br />
per un controllo a due
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Il controllo dello spessore<br />
è determinante per la<br />
riuscita del violino<br />
Dino con la moglie<br />
Azzaleria. Si <strong>di</strong>scute sul<br />
manico dello strumento<br />
Dino che controlla le fasce<br />
A sinistra: dopo la<br />
verniciatura gli strumenti<br />
sono stati appesi per la<br />
stagionatura<br />
Dino prova il violino per<br />
saggiare il suono<br />
Alcuni strumenti della<br />
produzione <strong>di</strong> Dino<br />
74<br />
75
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
76<br />
77<br />
Produzione <strong>di</strong>fferenziata<br />
con viola e violino<br />
La nipote<br />
<strong>di</strong> Dino Cavallini con un<br />
esempio <strong>di</strong> violino<br />
Dino Cavallini nato a <strong>Pontedera</strong> il<br />
9/11/1907, morì il 18/7/1995. Era sposato<br />
con Gui<strong>di</strong> Azzaleria e non avevano<br />
figli. Aveva messo assieme, riunendo<br />
vari componenti, uno dei più bei laboratori<br />
<strong>di</strong> liuteria situato in una mansarda<br />
<strong>di</strong> via Gotti e con un or<strong>di</strong>ne preciso<br />
aveva <strong>di</strong>sposto tutti gli utensili.<br />
Altruista e amante della buona tavola,<br />
soggiornava talvolta a Montenero<br />
dove, una volta con la pittrice Bianca<br />
Bagnoli, partecipò ad una esposizione<br />
mettendo in mostra i suoi violini<br />
e viole.<br />
Si <strong>di</strong>ce, che ogni liutaio avesse nella<br />
verniciatura un segreto, decisivo per la<br />
qualità del suono dello strumento. Forse<br />
è un aneddoto, ricordo, però, che in<br />
un’occasione, io ero presente mentre<br />
il Cavallini <strong>di</strong>scuteva con il Lanini sul<br />
tono del colore, sulla <strong>di</strong>luizione della<br />
vernice o sulla qualità dell’abete per<br />
il piano e dell’acero per il fondo della<br />
cassa e sulla struttura delle fasce.<br />
Tutti questi artigiani <strong>di</strong> valore, e ce ne<br />
sono ancora, penso creino quell’humus<br />
necessario a creare un ambiente ricco<br />
e culturalmente avanzato.<br />
L’ACUSTICA A TEATRO<br />
<strong>di</strong> Valentina Reino<br />
Quando le leggi dell’acustica<br />
fisica vengono applicate a<br />
delle strutture e<strong>di</strong>lizie, possiamo<br />
parlare <strong>di</strong> acustica architettonica.<br />
L’acustica architettonica stu<strong>di</strong>a<br />
le caratteristiche volumetriche degli<br />
ambienti e le proprietà dei materiali<br />
utilizzati. Sappiamo che il suono è sia<br />
un fatto oggettivo, sia una sensazione<br />
fortemente soggettiva, infatti l’ascolto<br />
è con<strong>di</strong>zionato da situazioni psicofisiche<br />
momentanee, in base alle quali il<br />
soggetto varia il proprio giu<strong>di</strong>zio. A<br />
tale proposito la psicoacustica stu<strong>di</strong>a i<br />
meccanismi <strong>di</strong> elaborazione del suono<br />
da parte del cervello.<br />
I primi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> acustica risalgono al VI<br />
secolo a.C. con il filosofo greco Pitagora<br />
e i pitagorici, che giunsero a stabilire<br />
le relazioni fra la lunghezza delle<br />
corde vibranti e l’altezza dei suoni, oltre<br />
ad introdurre una delle prime scale<br />
musicali. La possibilità che il suono si<br />
propaghi attraverso onde <strong>di</strong> pressione<br />
fu evidenziata da Aristotele e dal suo<br />
allievo Aristosseno, le cui teorie sono<br />
state alla base della costruzione dei teatri<br />
greci all’aperto del tipo a ventaglio e<br />
degli anfiteatri romani.<br />
Per secoli i progettisti hanno cercato<br />
<strong>di</strong> ricreare in altri luoghi l’acustica<br />
perfetta dei teatri greci, anche usando<br />
espe<strong>di</strong>enti a volte dettati solo da <strong>di</strong>scutibili<br />
convinzioni.<br />
Naturalmente gli antichi trattati greci<br />
e romani, come i testi <strong>di</strong> Vitruvio e<br />
la meccanica <strong>di</strong> Erone <strong>di</strong> Alessandria,<br />
vennero ripresi nel corso del Rinasci-<br />
mento e furono d’ispirazione a progettisti<br />
e mecenati, tra cui la famiglia<br />
de’Me<strong>di</strong>ci, che volle meraviglie simili<br />
nei propri palazzi.<br />
Progressi sostanziali avvennero solo<br />
a partire dal XVI secolo. Al filosofo<br />
naturale inglese Francis Bacon<br />
(1561-1626), che per la prima volta<br />
usò il termine “arte acustica”, dobbiamo<br />
il primo esperimento sulle<br />
misurazioni acustiche.<br />
Durante tutto il ‘600 possiamo annoverare<br />
un vasto repertorio strumentale<br />
all’interno della fisica sperimentale, tra<br />
cui il monocordo, i piatti <strong>di</strong> Chladni e<br />
una ruota dentata in bronzo inventata<br />
da Robert Hooke.<br />
Fino al XVIII secolo la composizione<br />
musicale veniva influenzata dalle<br />
con<strong>di</strong>zioni del luogo in cui sarebbe<br />
stata eseguita. Il compositore Henry<br />
Purcell (1659-1695) crea impasti<br />
orchestrali e tessiture ritmiche <strong>di</strong>fferenti,<br />
quando compone per l’Abbazia<br />
<strong>di</strong> Westminster, in cui l’acustica è<br />
determinata dalla presenza <strong>di</strong> marmi,<br />
pietre dure e vetrate, rispetto a quando<br />
compone per la Cappella Reale <strong>di</strong><br />
Carlo II d’Inghilterra, dove il suono<br />
viene assorbito da tappeti e arazzi. Fu<br />
durante il tardo barocco che si invertì<br />
questo rapporto, la scienza dell’acustica<br />
cominciò a influenzare l’architettura,<br />
la quale doveva essere idonea<br />
alla tipologia <strong>di</strong> musica eseguita.<br />
Il fisico tedesco G.S. Ohm (1787-<br />
1854), durante le sue ricerche, scoprì<br />
che l’orecchio si comporta come<br />
un analizzatore acustico, in grado <strong>di</strong><br />
scomporre un suono complesso nelle<br />
<strong>di</strong>verse componenti armoniche.<br />
Bayreut, Festpielhaus<br />
Grossesschauspielhaus,<br />
Berlino
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Roma, Au<strong>di</strong>torium<br />
Teatro <strong>di</strong> Epidauro<br />
Il più antico e famoso teatro semicircolare è quello <strong>di</strong> Epidauro (360 a.C.) <strong>di</strong><br />
Polykleitos. Il proscenio sopraelevato a causa della maggiore altezza della cavea<br />
e la presenza <strong>di</strong> un logheion sopra il proscenio, riservato al coro, formavano una<br />
alta struttura a telaio, tamponata con riquadri <strong>di</strong> legno che riflettevano il suono in<br />
<strong>di</strong>rezione del pubblico. Ancora oggi le voci possono essere ascoltate chiaramente<br />
dalle file più lontane, <strong>di</strong>stanti circa 60 metri. Le gra<strong>di</strong>nate in quanto superfici<br />
perio<strong>di</strong>che contribuiscono alla <strong>di</strong>ffusione delle onde sonore e agiscono come un<br />
filtro acustico che sopprime i rumori <strong>di</strong> fondo, mentre lascia passare le frequenze<br />
alte degli esecutori.<br />
Il principio del riverbero delle onde sonore varia in base ai materiali adoperati, ci<br />
sono <strong>di</strong>fferenze a seconda del tipo <strong>di</strong> pietra e dell’angolazione rispetto alla sorgente<br />
sonora. Ad esempio in Sicilia e in Campania si ricorreva spesso alla pietra<br />
lavica come nel teatro greco-romano <strong>di</strong> Taormina (III secolo) e nell’anfiteatro <strong>di</strong><br />
Pompei.<br />
78<br />
79<br />
Fu il professor W.C. Sabine che, fra<br />
il 1895 e il 1915, gettò le fondamenta<br />
<strong>di</strong> una nuova scienza: l’acustica<br />
architettonica.<br />
Sabine fu il primo a definire il tempo<br />
<strong>di</strong> riverberazione, ovvero il tempo<br />
impiegato da un suono, dopo il suo<br />
spegnimento, per decrescere <strong>di</strong> 60 dB<br />
(decibel) <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> intensità. Inoltre<br />
progettò la Symphony Hall <strong>di</strong> Boston,<br />
costruita nel 1900 e ancora oggi tra le<br />
migliori sale da concerto.<br />
Dobbiamo tener presente, soprattutto<br />
negli ultimi decenni, dell’impegno <strong>di</strong><br />
architetti e progettisti per generalizzare<br />
la fruizione delle sale da concerto.<br />
Teatro Olimpico<br />
Il Teatro Olimpico a Vicenza progettato da Andrea Palla<strong>di</strong>o e realizzato dal figlio<br />
Silla e da Vincenzo Scamozzi nel 1585, è il primo teatro stabile fatto costruire<br />
dopo l’epoca classica, alla quale si ispira. In esso si hanno due innovazioni fondamentali:<br />
la sala coperta e la prospettiva nella scena. Quest’ultima rappresentò<br />
una rivoluzione per l’aspetto visivo e per quello acustico: i passaggi ristretti e la<br />
pendenza ascensionale data dal retroscena concedono allo spettatore la sensazione<br />
<strong>di</strong> essere immerso nel dedalo delle sette strade <strong>di</strong> Tebe.<br />
Questo teatro rappresenta l’anello <strong>di</strong> congiunzione tra l’antico e il moderno:<br />
non è più aperto e semicircolare bensì semiellittico e chiuso da un soffitto<br />
piano, con ripida gra<strong>di</strong>nata. Il suono è brillante e c’è una significativa <strong>di</strong>ffusione dovuta alla presenza<br />
delle sculture e delle ricche decorazioni.<br />
Il Teatro Italiano<br />
Con il teatro <strong>di</strong> S. Cassiano e dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia (1637- 38), in<br />
cui le file delle gra<strong>di</strong>nate vennero sostituite con <strong>di</strong>versi or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> palchi riservati<br />
all’aristocrazia, si compì un passo decisivo nella definizione del modello <strong>di</strong> teatro<br />
italiano. Il tempo <strong>di</strong> riverberazione era breve e ridotto al minimo l’eco, grazie al<br />
potere assorbente dei palchi e del pubblico in platea.<br />
La ricostruzione del Teatro <strong>di</strong> Tor<strong>di</strong>nona a Roma (1696) ad opera <strong>di</strong> Carlo Fontana,<br />
fu un modello e dette luogo ad alcune varianti, denominate pianta a ferro <strong>di</strong> cavallo<br />
e pianta a campana. Su <strong>di</strong> esso sorse a Milano il Teatro alla Scala (1778) dove l’originale interprete del neoclassicismo,<br />
Giuseppe Piermarini, ricreò un’acustica perfetta, grazie al giusto rapporto fra masse e spazi vuoti.<br />
A Palermo, nel 1897, l’architetto Basile termina la costruzione del Teatro Massimo. La sala a ferro <strong>di</strong> cavallo, con<br />
una superficie pari a quella dei teatri <strong>di</strong> Vienna e Parigi, fu concepita secondo il modello del teatro all’italiana, con<br />
file <strong>di</strong> logge sud<strong>di</strong>vise in palchi in<strong>di</strong>pendenti e <strong>di</strong>sposti secondo precisi calcoli <strong>di</strong> acustica e visibilità. La forma della<br />
sala consente al pubblico <strong>di</strong> avvicinarsi maggiormente alla scena, in virtù <strong>di</strong> una maggiore intensità del suono <strong>di</strong>retto;<br />
è la migliore risposta alle esigenze dell’opera all’italiana. L’opera lirica impone requisiti acustici molto <strong>di</strong>versi dalla<br />
musica sinfonica o da camera. Per mantenere intelligibile il libretto, non così <strong>di</strong>verso dal parlato, la riverberazione<br />
deve essere breve, affinchè le successive sillabe non siano mascherate dalla riverberazione <strong>di</strong> quelle imme<strong>di</strong>atamente<br />
precedenti.<br />
Sydney, Australia,<br />
Open House<br />
Opera House<br />
L’Opera House <strong>di</strong> Sidney (1973) <strong>di</strong>chiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è<br />
stata considerata un capolavoro del linguaggio architettonico moderno. La struttura<br />
avrebbe dovuto suggerire il comportamento sonoro delle conchiglie, ma l’architetto<br />
Jorn Utzon e l’ingegnere Ove Arup, non riuscirono a renderla acusticamente all’altezza<br />
delle aspettative, forse per certi volumi inadeguati e per le scelte legate alla<br />
standar<strong>di</strong>zzazione degli elementi costruttivi.
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81<br />
Festpielhaus <strong>di</strong> Bayreuth<br />
La Festspielhaus <strong>di</strong> Bayreuth, costruita nel 1876, come risposta al teatro aristocratico<br />
proponeva un nuovo tipo <strong>di</strong> spazialità atto a mo<strong>di</strong>ficare il rapporto<br />
tra pubblico e scena, basandosi sulle teorie drammatico - musicali <strong>di</strong> Richard<br />
Wagner. Le caratteristiche acustiche della sala sono determinate dalla pianta<br />
“a ventaglio”, dalle gran<strong>di</strong> quinte sporgenti all’interno della sala e degradanti<br />
verso il boccascena con valore <strong>di</strong> riflessione, e dai palchi e dalle gallerie con<br />
funzione assorbente. Uno degli elementi innovativi è il “golfo mistico”: fossa<br />
orchestrale articolata su sei <strong>di</strong>fferenti piani, posti sotto il livello della platea e rivestita da stucco duro, altamente<br />
riflettente. Applicando un riparo curvo <strong>di</strong>etro l’orchestra Wagner tentò <strong>di</strong> ottenere uno schermo che invii i suoni<br />
verso l’u<strong>di</strong>torio, questo ufficio era compiuto, nell’antico teatro romano, dalla parete <strong>di</strong> fondo.<br />
Il teatro wagneriano mirava alla creazione <strong>di</strong> un ambiente in cui il pubblico venisse raccolto in un’unica comunità.<br />
Con analoghe intenzioni nacque nel 1919 a Berlino la Grosses Schauspielhaus <strong>di</strong> Hans Poelzig. Un ottimo esempio<br />
<strong>di</strong> architettura espressionista, con provve<strong>di</strong>menti costruttivi e decorativi che eliminano i riflessi del soffitto troppo<br />
alto e della cupola che fu sud<strong>di</strong>visa da originali anelli, ciascuno formato ed irrigi<strong>di</strong>to da una serie <strong>di</strong> archetti.<br />
Hollywood Bowl<br />
Un tipico esempio <strong>di</strong> teatro moderno che si trova all’aperto è l’Hollywood<br />
Bowl, costruito nel 1922-1929 da Allied Architects e Frank Lloyd Wright jr.<br />
La struttura opera come un riflettore acustico che <strong>di</strong>rige il suono verso la platea,<br />
inoltre è stato ricavato, come nella tra<strong>di</strong>zione greca, in una grande cavità<br />
naturale. L’anfiteatro è stato ristrutturato da Frank O. Gehry con un intervento<br />
in 6 fasi, <strong>di</strong> cui nel 1980 la sistemazione acustica permanente della copertura<br />
dell’orchestra con sfere <strong>di</strong> fiberglass.<br />
Philarmonie <strong>di</strong> Berlino<br />
In Germania Hans Scharoun, esponente <strong>di</strong> spicco dell’architettura organica,<br />
progettò la Philarmonie <strong>di</strong> Berlino (1956-63) una sala da concerto che<br />
potrebbe sembrare il risultato dell’espressione in<strong>di</strong>viduale dell’architetto<br />
per la novità del linguaggio formale. In realtà la <strong>di</strong>sposizione dei se<strong>di</strong>li in<br />
terrazzamenti ascendenti che circondano i suonatori, costituisce una soluzione<br />
razionale ai problemi acustici e risponde all’ obiettivo <strong>di</strong> generare un<br />
rapporto tra pubblico e orchestra. La struttura dalla forma pentagonale visibile<br />
all’esterno viene mantenuta anche all’interno, l’orchestra occupa la sezione centrale della sala mentre<br />
attorno si trovano le gallerie per il pubblico e la copertura esterna è in alluminio dorato.<br />
Villaggio della Musica<br />
Renzo Piano ha progettato il Villaggio della Musica (2002) <strong>di</strong> Roma. Attraverso<br />
un’attenta analisi acustica, ogni sala è la cassa armonica più idonea<br />
al tipo <strong>di</strong> musica che vi verrà suonata. Viste dall’esterno le tre sale sembrano<br />
rocce che affiorano tra la ricca vegetazione.<br />
La sala Santa Cecilia, è stata stu<strong>di</strong>ata per i gran<strong>di</strong> concerti sinfonici, ha una<br />
scena centrale <strong>di</strong> configurazione modulabile e le sedute <strong>di</strong>sposte a terrazzamenti.<br />
La sala Sinopoli, è la più flessibile delle tre, grazie alla possibilità<br />
<strong>di</strong> adattare le <strong>di</strong>mensioni della scena e la <strong>di</strong>sposizione delle sedute secondo<br />
il tipo <strong>di</strong> spettacolo, può ospitare sia concerti <strong>di</strong> musica contemporanea che balletti.<br />
La sala più piccola, ha una configurazione simile a quella dei teatri storici, con la fossa per gli orchestrali<br />
e la struttura scenica <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale anche se movibile, è in grado <strong>di</strong> ospitare opere liriche, concerti <strong>di</strong><br />
musica da camera o barocca e spettacoli teatrali. All’interno, le tre sale sono rivestite <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> ciliegio,<br />
adatto ad accogliere e restituire in modo affidabile le onde sonore.<br />
MARIA CIOPPI<br />
CANTANTE LIRICA<br />
<strong>di</strong> Anna Vanni<br />
Ho incontrato casualmente Maria<br />
Cioppi sul “PIAZZONE”<br />
verso la fine dell’estate 2008<br />
. Si è <strong>di</strong>retta verso <strong>di</strong> me col suo bel<br />
sorriso cavalcando una bicicletta stracarica<br />
<strong>di</strong> borse della spesa e agitando<br />
una mano in segno <strong>di</strong> saluto.<br />
Immagine davvero inusuale <strong>di</strong> una<br />
cantante abituata a calcare importanti<br />
palcoscenici <strong>di</strong> teatri esteri e italiani.<br />
Immagine inusuale però per chi non<br />
conosce la sua schiettezza e la sua semplicità<br />
e non per le persone che hanno<br />
la possibilità <strong>di</strong> poterla frequentare nel<br />
privato. Ci fermiamo un po’ a parlare;<br />
le chiedo dei suoi successi, dei suoi<br />
impegni futuri ma la reciproca fretta<br />
e il pranzo che aspetta non mi danno,<br />
come vorrei, la possibilità <strong>di</strong> iniziare<br />
un <strong>di</strong>scorso che metta bene in luce la<br />
sua professionalità.<br />
Domando se possiamo incontrarci <strong>di</strong><br />
nuovo e Maria propone <strong>di</strong> vederci a<br />
casa sua.<br />
Il giorno seguente, sedute sul <strong>di</strong>vano<br />
del salotto, ripren<strong>di</strong>amo il <strong>di</strong>scorso<br />
interrotto in un ambiente caldo, fantasioso,<br />
perfettamente aderente alla<br />
sua personalità.<br />
Le chiedo quando ha deciso <strong>di</strong> intraprendere<br />
una carriera interessante<br />
ma <strong>di</strong>fficile.<br />
Mi risponde che la voglia <strong>di</strong> esprimersi<br />
con ilcanto non è nata con lei. Voleva<br />
fare altre cose, non pensava assolutamente<br />
<strong>di</strong> poter <strong>di</strong>ventare una cantante<br />
lirica. Le persone a lei vicine però, familiari,<br />
parenti, amici, <strong>di</strong>cendole che<br />
aveva una bella voce, l’hanno consigliata<br />
a valorizzare questa sua qualità.<br />
Ha cominciato allora a cantare nel<br />
Coro Parrocchiale del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>,<br />
<strong>di</strong>stinguendosi subito, fra i coristi,<br />
per il volume e l’armonia della<br />
voce, elementi questi che l’hanno spinta<br />
successivamente a intraprendere lo<br />
stu<strong>di</strong>o del canto, uno stu<strong>di</strong>o però non<br />
finalizzato nelle, sue intenzioni, a una<br />
possibile carriera <strong>di</strong> cantante. Pensava<br />
che la conquista <strong>di</strong> un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
o un <strong>di</strong>ploma, le avrebbero permesso<br />
eventualmente <strong>di</strong> insegnare.<br />
I casi della vita però l’hanno portata a<br />
percorrere strade <strong>di</strong>verse da quelle immaginate.<br />
Determinante è stata per lei la conoscenza<br />
<strong>di</strong> persone operanti nel campo<br />
musicale che l’hanno convinta a stu<strong>di</strong>are<br />
per seguire la strada del canto.<br />
Negli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, passando da un insegnante<br />
a un altro, veniva in<strong>di</strong>rizzata<br />
da alcuni in un senso, da altri in un altro.<br />
Poiché Maria aveva cominciato gli stu<strong>di</strong><br />
quando era una adolescente e aveva<br />
una voce chiara e squillante, i maestri<br />
ritennero che il suo timbro vocale fosse<br />
quello <strong>di</strong> un soprano leggero. Successivamente,<br />
entrando a stu<strong>di</strong>are nel Conservatorio<br />
<strong>di</strong> Lucca, Maria cominciò<br />
“... ad aprire gli occhi”. Sulle sue corde<br />
vocali si erano formati dei noduli che<br />
non le permettevano più <strong>di</strong> emettere i<br />
toni acuti da soprano leggero. Pensò<br />
allora <strong>di</strong> abbandonare gli stu<strong>di</strong>. La madre<br />
<strong>di</strong> Maria, però, avendo visto in una<br />
trasmissione televisiva il famoso tenore<br />
Carlo Bergonzi che teneva con passione<br />
e <strong>di</strong>sponibilità dei Master in una<br />
Accademia Musicale, decise <strong>di</strong> contattarlo<br />
per chiedergli un’au<strong>di</strong>zione per la<br />
figlia. La richiesta fu accolta dal tenore<br />
che, in seguito all’au<strong>di</strong>zione si espresse<br />
in termini positivi <strong>di</strong>cendo che “quella<br />
voce” meritava assolutamente <strong>di</strong> essere<br />
valorizzata.<br />
Incoraggiata da questa valutazione<br />
Maria continuò il suo percorso artistico<br />
riuscendo a prendere una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
e a fare un’Accademia <strong>di</strong> quaranta<br />
giorni a Busseto.<br />
Queste esperienze la incoraggiarono a<br />
pensare che, forse, “ ce la poteva fare”a<br />
proseguire nel suo cammino.<br />
Ricominciò cantando “L’ELISIR<br />
D’AMORE” <strong>di</strong> DONIZZETTI e “LE<br />
NOZZE DI FIGARO” <strong>di</strong> MOZART<br />
però non era ancora ben definito ben<br />
definito quale sarebbe stato in futuro il<br />
percorso artistico.<br />
MARIA CIOPPI<br />
È nata e risiede a <strong>Pontedera</strong>.<br />
Ha iniziato cantando nel<br />
Coro parrocchiale del Duomo<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />
Ha stu<strong>di</strong>ato con vari insegnanti<br />
e, successivamente,<br />
iscrivendosi al Conservatorio<br />
“Boccherini” <strong>di</strong> Lucca.<br />
Avendo vinto una borsa<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ha continuato<br />
ha continuato il suo “iter“<br />
presso l’Accademia Musicale<br />
<strong>di</strong> Busseto. Stu<strong>di</strong>ando<br />
ancora da privatista, ha<br />
conseguito il Diploma <strong>di</strong><br />
Conservatorio presso<br />
il Conservatorio “Niccolò<br />
Paganini” <strong>di</strong> Genova.<br />
Ha mosso i suoi primi passi<br />
nell’ambiente musicale<br />
molto giovane cantando<br />
brani Da “L’Elisir d’Amore“<br />
e da “Le Nozze <strong>di</strong> Figaro“<br />
<strong>di</strong> Mozart.<br />
Nel 1989, a Torre del Lago,<br />
ha cantato nell’opera “ Suor<br />
Angelica” <strong>di</strong> Puccini e, negli<br />
anni seguenti, in molti<br />
importanti teatri.<br />
Attualmente, con il maestro<br />
e collega Luca Casarin, stu<strong>di</strong>a<br />
per affrontare ruoli congeniali<br />
alla sua sensibilità.<br />
Collaborando con Mario<br />
Dra<strong>di</strong>, importante agente<br />
a livello internazionale,<br />
ha interpretato il ruolo <strong>di</strong><br />
Colombina nell’opera “Le<br />
Donne Curiose“ <strong>di</strong> Wolf<br />
Ferrari, ottenendo anche<br />
importanti ruoli <strong>di</strong> comprimariato<br />
in opere rappresentate<br />
all’Arena <strong>di</strong> Verona e al<br />
San Carlo <strong>di</strong> Napoli.<br />
A Verbania, sul Lago Maggiore,<br />
ha cantato nell’opera<br />
“Aida” <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, <strong>di</strong>retta da<br />
Lorin Mazel e, come interprete<br />
principale, in un’opera<br />
<strong>di</strong> Menotti intitolata “Il<br />
telefono“.<br />
Nel Dicembre 2008, si è<br />
esibita durante una tournèe
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
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<strong>di</strong> concerti pucciniani a Las<br />
Palmas, nelle isole Canarie<br />
e nei concerti <strong>di</strong> Natale a<br />
Ragusa e Augusta.<br />
Arena <strong>di</strong> Verona,<br />
Rigoletto <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong><br />
Messina,<br />
Il Falstaff <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong><br />
Gli insegnanti del Conservatorio non<br />
avevano ben capito le caratteristiche<br />
del suo timbro vocale e le avevano imposto<br />
un repertorio non adatto.<br />
Successivamente, continuando a stu<strong>di</strong>are<br />
e frequentando anche altri insegnanti,<br />
capì che la sua voce avrebbe<br />
potuto affrontare esperienze da soprano<br />
lirico.<br />
In seguito a una visita effettuata da una<br />
celebre foniatra, venne poi a sapere<br />
che la sua laringe aveva una conformazione<br />
particolare che le permetteva <strong>di</strong><br />
emettere toni da soprano leggero ma<br />
che aveva sostanzialmente un apparato<br />
da soprano lirico puro.<br />
Questo fatto la spinse successivamente<br />
ad aspirare a ruoli prevalentemente<br />
drammatici, passionali come<br />
la “TOSCA “<strong>di</strong> PUCCINI o DONNA<br />
ELVIRA nel “DON GIOVANNI” <strong>di</strong><br />
MOZART.<br />
Attualmente, in sintonia con la sua<br />
scelta, sta facendo un “grande lavoro”<br />
con il maestro e collega LUCA<br />
CASARIN.<br />
Stu<strong>di</strong>ando con lui ha scoperto nella<br />
sua voce delle qualità che non aveva<br />
mai sfruttato e che possono realmente<br />
offrirle l‘occasione <strong>di</strong> affrontare<br />
ruoli più congeniali alla sua sensibilità<br />
<strong>di</strong> artista.<br />
Secondo Maria però, “... un tempo i<br />
cantanti erano …i cantanti! Per loro<br />
era importante come vivevano un<br />
personaggio”. Pensa invece che oggi<br />
<strong>di</strong>rettori d’orchestra e registi spesso<br />
impongano le loro idee a cantanti e<br />
registi per i quali, pur restando aderenti<br />
al testo, è determinante come<br />
“scolpire” un personaggio.<br />
Ritiene comunque che ci siano alcuni<br />
registi, ZEFFIRELLI, UGO GUER-<br />
RA, ABBADO e altri che non stravolgono<br />
i testi e rispettano il ruolo degli<br />
interpreti. Alla domanda se lei pensa<br />
<strong>di</strong> essere stata capita e valorizzata adeguatamente,<br />
secondo la sua professionalità,<br />
risponde: “Non in pieno”.<br />
Chiarisce il concetto <strong>di</strong>cendo che se un<br />
artista non ha un’agenzia con la quale<br />
avere rapporti <strong>di</strong> collaborazione, le<br />
possibilità <strong>di</strong> lavorare sono poche.<br />
Ha cominciato a cantare molto giovane,<br />
nel 1989 a TORRE DEL LAGO<br />
interpretando un piccolo ruolo nella<br />
“SUOR ANGELICA” <strong>di</strong> PUCCINI.<br />
Successivamente, per 15, 16 anni, le<br />
sono stati offerti ruoli meno importanti<br />
perché “…gran parte <strong>di</strong> quello<br />
che ho fatto, l’ho fatto da sola, senza<br />
alcun aiuto”.<br />
Scriveva ai <strong>di</strong>rettori dei teatri, andava<br />
a fare au<strong>di</strong>zioni ma otteneva solo “ le<br />
briciole“ perché non aveva alle spalle<br />
un’agenzia che la proponeva.<br />
È stato molto <strong>di</strong>fficile per lei continuare<br />
nel suo cammino artistico. Ha perseverato<br />
spinta dalla passione e dalla sua<br />
forza <strong>di</strong> volontà finchè ha incontrato<br />
MARIO DRADI, uno dei più importanti<br />
agenti, a livello mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
artisti quali PLACIDO DOMINGO,<br />
CARRERAS, RAIMONDI, la GULE-<br />
GHINA, BRUSON…<br />
L’incontro con Mario Dra<strong>di</strong> col quale<br />
sta collaborando da qualche anno, è<br />
stato per lei determinante perché le ha<br />
permesso <strong>di</strong> rinunziare a ruoli minori<br />
per affrontarne più importanti come<br />
quello <strong>di</strong> COLOMBINA nell’opera<br />
“LE DONNE CURIOSE” <strong>di</strong> WOLF<br />
FERRARI che è stata rappresentata al<br />
Teatro Filarmonico <strong>di</strong> VERONA.<br />
Attualmente, sempre in collaborazio-
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
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Concerto a <strong>Pontedera</strong><br />
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Verona, Le donne curiose<br />
<strong>di</strong> Wolf Ferrari<br />
ne con l’Agenzia <strong>di</strong> M. Dra<strong>di</strong>, alterna<br />
a questi ruoli altri <strong>di</strong> “comprimariato”<br />
in opere quali il “RIGOLETTO”<br />
<strong>di</strong> VERDI, cantando in gran<strong>di</strong> teatri<br />
come l’ ARENA <strong>di</strong> VERONA e il SAN<br />
CARLO <strong>di</strong> NAPOLI e facendo anche<br />
importanti registrazioni in DVD. In<br />
occasione del cinquantenario dalla<br />
morte <strong>di</strong> TOSCANINI, a Verbania sul<br />
Lago Maggiore, ha anche cantato nell’<br />
AIDA <strong>di</strong>retta da LORIN MAZEL col<br />
quale ha fatto poi una tournée<br />
in Brasile.<br />
Nel prossimo mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />
(2008), sempre collaborando<br />
con l’Agenzia <strong>di</strong><br />
Mario Dra<strong>di</strong>, il cui impegno<br />
è finalizzato anche alla realizzazione<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi<br />
a carattere internazionale,<br />
andrà a Las Palmas, nelle<br />
Gran Canarie, dove avrà<br />
luogo una serie <strong>di</strong> concerti<br />
pucciniani.<br />
Quando ho chiesto a Maria<br />
la sua opinione sui musicisti<br />
contemporanei come LUIGI<br />
NONO, mi ha risposto che<br />
non ha, a tale riguardo, una<br />
conoscenza approfon<strong>di</strong>ta.<br />
Ha cantato però in un’opera<br />
<strong>di</strong> MENOTTI intitolata “IL<br />
TELEFONO” nella quale<br />
gli interpreti sono soltanto<br />
due: un soprano, LUCY, interpretato<br />
da Maria e BEN,<br />
interpretato da un baritono.<br />
In pratica l’interpretazione <strong>di</strong> questa<br />
Lucy si svolge al telefono nella paradossale<br />
situazione, decisa dal regista,<br />
<strong>di</strong> un trasloco per cui la protagonista,<br />
affaccendata a riempire scatoloni e<br />
contemporaneamente a rispondere alle<br />
telefonate, riesce a malapena a scambiare<br />
qualche parola col povero fidanzato<br />
Ben che vuole chiederle <strong>di</strong> sposarlo<br />
ma che per parlarle è costretto<br />
anche lui a telefonarle dall’esterno.<br />
Maria <strong>di</strong>ce che questo è un tipo <strong>di</strong><br />
scrittura musicale molto <strong>di</strong>verso da<br />
quello con cui si è formata musicalmente<br />
però, in qualche modo vicino<br />
al suo “animus” per il “suo aspetto<br />
<strong>di</strong>vertente e comico”.<br />
Afferma anche <strong>di</strong> essere una “pucciniana<br />
sfegatata” perché Puccini tocca le<br />
corde del suo animo e perché, da toscana,<br />
ritiene che in opere come BOHE-<br />
ME o BUTTERFLY, emergano “palpiti<br />
e fremiti della toscanità dell’autore”.<br />
Prima <strong>di</strong> concludere la nostra lunga<br />
conversazione, le chiedo se può parlarmi<br />
<strong>di</strong> alcune cantanti liriche da lei<br />
particolarmente apprezzate . Mi risponde<br />
facendo i nomi <strong>di</strong> : MIREL-<br />
LA FRENI, RENATA TEBALDI,<br />
MARIA CALLAS.<br />
“... la Callas aveva una voce che le<br />
permetteva <strong>di</strong> fare ciò che voleva, nonostante<br />
il colore <strong>di</strong> quella voce fosse<br />
metallico. La Callas era talmente<br />
padrona del suo strumento - voce che<br />
non lasciava niente al caso, stu<strong>di</strong>ava<br />
qualsiasi parola, qualsiasi inflessione,<br />
<strong>di</strong>ventando sul palcoscenico il personaggio<br />
che interpretava e portando sul<br />
palcoscenico una ventata <strong>di</strong> novità”.<br />
A questo punto della nostra amichevole<br />
conversazione, ritenendo <strong>di</strong> avere un<br />
pò “abusato” della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> Maria,<br />
la ringrazio per la sua gentilezza.<br />
Le auguro <strong>di</strong> proseguire nel suo cammino<br />
<strong>di</strong> artista raccogliendo i successi<br />
che merita ma restando la bella<br />
persona che è.<br />
Messina,<br />
Le nozze <strong>di</strong> Figaro<br />
<strong>di</strong> Mozart<br />
Verona, Carmen <strong>di</strong> Bizet
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
IL TEATRO ERA<br />
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Retro della struttura<br />
a cura della Redazione del Centro<br />
Entrata del Teatro Era<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
Il 21 ottobre dopo circa 15 anni dall’inizio<br />
dei lavori è stato inaugurato<br />
il teatro Era, un teatro con soluzioni<br />
e innovazioni tecnologiche d’avanguar<strong>di</strong>a<br />
che lo pongono ai primi posti<br />
nella scala dei valori tecnologici.<br />
È un teatro che è cresciuto con la voglia<br />
dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> avere una struttura<br />
degna <strong>di</strong> questo nome: ricordo una<br />
manifestazione pubblica, a sostegno<br />
del teatro, per la ripresa dei lavori interrotti<br />
a cui parteciparono anche Gerzy<br />
Grotowski, gli attori dell’O<strong>di</strong>n Teatret<br />
e una gran folla: cose mai viste per<br />
un avvenimento culturale. Quin<strong>di</strong>, se il<br />
teatro c’è è merito dei citta<strong>di</strong>ni e delle<br />
autorità. Si deve riconoscere anche un<br />
gran merito agli addetti ai lavori che<br />
hanno saputo trasformare un sogno in<br />
una realtà, che ha dato a questa città,<br />
un luogo <strong>di</strong> incontro culturale per il<br />
teatro e per una scuola <strong>di</strong> attori.<br />
Un Festival <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> questo teatro<br />
si è svolto nei due mesi <strong>di</strong> ottobre e<br />
novembre e ha coinvolto tutta la città<br />
per la varietà degli interventi. L’impegno<br />
proseguirà con i vari laboratori<br />
messi in programma per un lavoro che<br />
si annuncia lungo e gratificante per le<br />
nuove generazioni.<br />
La struttura avrà altre funzioni perché<br />
sarà anche la sede il Consiglio <strong>di</strong><br />
Quartiere, della filarmonica “Volere<br />
è Potere” e della Fondazione <strong>Pontedera</strong><br />
Teatro.<br />
Interno<br />
Il Teatro Greco<br />
72<br />
73
Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Immagini dell’interno<br />
del Teatro Era<br />
BRENNO RISTORI<br />
<strong>di</strong> Michelangelo Gorini<br />
88<br />
89<br />
Ci raccontano i vecchi pontederesi<br />
la storia <strong>di</strong> un tenore dalla voce<br />
chiara e squillante che ebbe i suoi<br />
natali in questa città nel 1912; Brenno Ristori<br />
che ebbe anche la fortuna <strong>di</strong> cantare<br />
ed essere apprezzato dai maggiori artisti<br />
lirici del suo tempo. Iniziò a stu<strong>di</strong>are canto<br />
nella scuola del maestro Raul Frazzi <strong>di</strong><br />
Firenze, una scuola ritenuta importante<br />
e dalla quale era uscito il baritono Gino<br />
Bechi, un grande della lirica. Brenno Ristori<br />
vincitore al concorso “voci nuove”<br />
indetto dal Teatro Comunale <strong>di</strong> Firenze,<br />
come tenore, insieme a Rolando Panerai<br />
vincitore come baritono, ebbe una carriera<br />
artistica ricca <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni per<br />
aver interpretato ruoli <strong>di</strong> rilievo e aver<br />
BRENNO RISTORI<br />
Appunti cronologici<br />
1947 - Pisa/ Concerto vocale.<br />
1948 - Pisa/ Teatro Italia “Lucia<br />
<strong>di</strong> Lammermoor”.<br />
1948 - <strong>Pontedera</strong>/ Teatro Italia<br />
“Lucia <strong>di</strong> Lammermoor”.<br />
1948 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“Chovanjcina”, “Lombar<strong>di</strong><br />
alla prima crociata”,<br />
“Salomè”, “Aida”.<br />
1950 - Lucca/ Teatro del Giglio<br />
“I Pagliacci”.<br />
1950 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“Rigoletto”, “Boris<br />
Godounov”.<br />
1951 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“I vespri siciliani”,<br />
“Traviata”, “Ballo in maschera”,<br />
“Aida”.<br />
1953 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“Dama <strong>di</strong> picche”,<br />
“Guerra e pace”.<br />
1954 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“La fanciulla del<br />
West”, “Il contrabbasso”,<br />
“Nabucco”.<br />
1955 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“Don Sebastiano”,<br />
“Werther”, “La fiera <strong>di</strong> Sorocinsky”.<br />
1957 - Firenze/ Teatro Comunale<br />
“Ballo in maschera”.<br />
“Nei “Pagliacci” si sono <strong>di</strong>stinti<br />
soprattutto la soprano<br />
Rinetta Romboli (Nedda)<br />
e il giovanissimo baritono<br />
Raoul Di Fiorino (Tonio),<br />
una sicura promessa del<br />
teatro lirico. Bene anche il<br />
tenore Brenno Ristori (Canio),<br />
il baritono Alfredo Fineschi<br />
(Silvio) ed il tenore<br />
Mo<strong>di</strong>gliano Sernissi (Arlecchino)”.<br />
(da “Al Teatro del<br />
Giglio”, 14 febbraio 1950)<br />
In alto: Brenno Ristori in<br />
La Fanciulla del West<br />
Sotto: Prove<br />
per La Traviata<br />
A fianco: Brenno Ristori<br />
è il primo a sinistra<br />
seduto con il clarino
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
cantato con i più gran<strong>di</strong> artisti della lirica<br />
della sua epoca. Nel 1948, dopo “Lucia<br />
<strong>di</strong> Lammermoor” a Pisa e a <strong>Pontedera</strong>,<br />
nel ruolo <strong>di</strong> “Edgardo” accanto al celebre<br />
soprano Lina Pagliughi, lasciò nei vecchi<br />
pontederesi un ricordo indelebile; nello<br />
stesso anno fece il suo debutto al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Firenze in “Chovanscina”<br />
<strong>di</strong> Mussorgsky <strong>di</strong>retta da Vittorio Guì e<br />
con artisti del calibro <strong>di</strong> Nicola Rossi -<br />
Lemeni e Boris Christoff.<br />
Nel febbraio del 1950 cantò “ I Pagliacci”<br />
al Teatro del Giglio <strong>di</strong> Lucca nel ruolo <strong>di</strong><br />
“Canio” ottenendo un ottimo successo.<br />
Nel 1954 prese parte alla memorabile<br />
“Fanciulla del West” <strong>di</strong> G. Puccini, <strong>di</strong>retta<br />
dal grande Dimitri Mitropoulos con<br />
la regia <strong>di</strong> Curzio Malaparte accanto al<br />
tenore Mario del Monaco al soprano<br />
Eleonor Steber e al baritono Gian Giacomo<br />
Guelfi nei ruoli principali. Brenno<br />
Ristori è rimasto attivo al Teatro Comunale<br />
<strong>di</strong> Firenze dove ha svolto la maggiore<br />
attività artistica nei ruoli <strong>di</strong> comprimario<br />
fino al 1957 partecipando sia<br />
alle stagioni invernali, sia a quelle del<br />
Maggio Musicale, sia a tutte le gran<strong>di</strong><br />
produzioni, insieme ai gran<strong>di</strong> della musica<br />
che in quel periodo calcarono quel<br />
palcoscenico. Morì nel 1997.<br />
In alto a sinistra:<br />
il programma <strong>di</strong> sala<br />
<strong>di</strong> Kovanscina, l’opera<br />
fu rappresentata a Firenze<br />
nel <strong>di</strong>cembre del 1948<br />
Locan<strong>di</strong>na de<br />
“La fanciulla del West”<br />
90<br />
91<br />
In alto a destra:<br />
Brenno Ristori,<br />
“Il contrabbasso”<br />
Sotto:<br />
Brenno Ristori<br />
è l’ultimo a destra<br />
A fianco:<br />
“Werther”, Brenno Ristori<br />
è il primo a destra<br />
La fanciulla del West
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
92<br />
93<br />
RICCARDO MORETTI<br />
Riccardo Moretti si è <strong>di</strong>plomato<br />
in flauto presso il<br />
conservatorio “Boccherini”<br />
<strong>di</strong> Lucca. Ha stu<strong>di</strong>ato composizione<br />
con il M° Gaetano<br />
Giani Leporini. Ha seguito<br />
corsi superiori <strong>di</strong> flauto con il<br />
M° Severino Gazzelloni e <strong>di</strong>rezione<br />
d’orchestra con il M°<br />
Franco Ferrara presso l’Accademia<br />
<strong>di</strong> S. Cecilia in Roma.<br />
Ha collaborato per molti anni<br />
con il M° Carlo Maria Giulini<br />
e, per la musica da film<br />
con il M° Nino Rota. È stato<br />
invitato a <strong>di</strong>rigere l’orchestra<br />
sinfonica della televisione<br />
belga. È stato <strong>di</strong>rettore stabile<br />
dell’Orchestra Giovanile Toscana<br />
e dell’Ensemble Music<br />
Brass formato da solisti della<br />
New York Sinfony e della<br />
Philadelphia Orchestra. Dal<br />
1992 è Guest Director dell’orchestra<br />
del teatro Bolshoj<br />
<strong>di</strong> Mosca, dell’orchestra Gostelera<strong>di</strong>o<br />
e della Moskow<br />
Synfony. Ha composto colonne<br />
sonore per film e documentari<br />
e musica <strong>di</strong> scena per<br />
teatro tra cui “Un po’ per non<br />
morire”,sulla vita <strong>di</strong> Puccini<br />
presentato a Torre del Lago<br />
e al festival <strong>di</strong> Tel Aviv. A<br />
Mosca gli è stato attribuito<br />
il “Premio Nino Rota” dall’Unione<br />
dei Compositori<br />
Russi. Ha curato per la RAI:<br />
“ La musica nel cinema italiano”<br />
e”Il 50° Anniversario<br />
del Maggio Musicale Fiorentino.<br />
Ha presentato al Teatro<br />
Regio <strong>di</strong> Parma il suo lavoro<br />
ebraico “Ebraica” con il ballerino<br />
Tierry Parmentier. Insegna<br />
presso il conservatorio<br />
“A. Boito” <strong>di</strong> Parma dove ha<br />
la cattedra <strong>di</strong> flauto e composizione<br />
per Musica da Film.<br />
Nel 2008 ha interpretato il<br />
ruolo <strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />
nel film <strong>di</strong> Paolo Benvenuti<br />
“Puccini e la fanciulla”.<br />
RICCARDO MORETTI<br />
<strong>di</strong> Anna Vanni<br />
A<br />
<strong>Pontedera</strong> il ricordo <strong>di</strong> Riccardo<br />
Moretti è rimasto nel<br />
tempo molto vivo. Suo padre,<br />
Furio Moretti, conosciuto in<br />
città perché portiere dell’ospedale<br />
“Lotti”, aveva trasmesso al figlio, fin<br />
dalla sua prima infanzia, la sua passione<br />
per la musica. Frequentando la<br />
scuola elementare, Riccardo ha avuto<br />
ulteriori stimoli. Negli anni 1960<br />
infatti, a <strong>Pontedera</strong>, nell’ambito della<br />
scuola primaria, venivano fatte interessanti<br />
esperienze <strong>di</strong> educazione<br />
<strong>di</strong>dattica a carattere teatrale e musicale.<br />
Venivano organizzati spettacoli<br />
sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> musica<br />
quali la Sig.Vaber e il Maestro<br />
Bonsignori, con la collaborazione <strong>di</strong><br />
due giovani insegnanti, Pazzi Maria<br />
Novella e la sottoscritta, desiderose<br />
<strong>di</strong> affrontare nuove esperienze a<br />
carattere <strong>di</strong>dattico. In uno <strong>di</strong> questi<br />
spettacoli intitolato “Il giro del mondo”,<br />
gli alunni, accompagnati da una<br />
piccola orchestra composta da com-<br />
pagni <strong>di</strong> scuola e <strong>di</strong>retta dal Maestro<br />
Bonsignori, erano impegnati in<br />
danze russe, olandesi, cancan, valzer<br />
viennesi… È proprio in quest’ultimo<br />
ballo che ve<strong>di</strong>amo il nostro piccolo<br />
Riccardo,con i suoi riccioli neri e il<br />
suo bel frac che tiene al braccio la<br />
compagna Enrica Ercoli, nel… vortice<br />
della danza.<br />
Negli anni ’70 ve<strong>di</strong>amo Riccardo<br />
Moretti ancora impegnato nella<br />
scuola, questa volta però nel ruolo<br />
<strong>di</strong> flautista. I professori delle materie<br />
artistiche della scuola me<strong>di</strong>a<br />
“Curtatone e Montanara” avevano<br />
organizzato dei concerti per gli studenti<br />
con l’intento <strong>di</strong> proporre ai<br />
ragazzi la conoscenza <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong><br />
musica,quella classica,che <strong>di</strong>fficil-<br />
mente avrebbero ascoltato se non<br />
guidati. Naturalmente,per coinvolgere<br />
i ragazzi, era importante rivolgersi<br />
a musicisti giovani che proponessero<br />
brani adeguati. Pensarono<br />
allora <strong>di</strong> invitare a scuola,per fare<br />
alcuni concerti,un giovane flautista,<br />
Riccardo Moretti, che conoscevano<br />
bene perché aveva stu<strong>di</strong>ato nella<br />
loro scuola e si era successivamente<br />
<strong>di</strong>plomato in flauto presso il<br />
“Conservatorio “Luigi Boccherini”<br />
<strong>di</strong> Lucca. Riccardo accettò volentieri<br />
e fece brevi concerti per varie<br />
classi suonando brani con il flauto e<br />
lasciando negli alunni il ricordo <strong>di</strong><br />
un’esperienza gratificante. A <strong>Pontedera</strong><br />
ha <strong>di</strong>retto anche per <strong>di</strong>versi anni<br />
la filarmonica “Volere è Potere”,<br />
poi,prendendo il volo verso altri più<br />
importanti li<strong>di</strong>, ha raggiunto prestigiosi<br />
traguar<strong>di</strong>,ultimo dei quali nel<br />
2008 quando ha interpretato il ruolo<br />
<strong>di</strong> Giacomo Puccini nel film del regista<br />
Paolo Benvenuti “Puccini e la<br />
Fanciulla”che lo vede protagonista a<br />
livello internazionale.<br />
Queste sue affermazioni,insieme a<br />
molte altre, possono essere <strong>di</strong> stimolo<br />
alla citta<strong>di</strong>nanza per conoscere<br />
meglio il valore <strong>di</strong> questo nostro<br />
“pontaderese”.<br />
A sinistra: ritratto<br />
<strong>di</strong> Riccardo Moretti<br />
A destra: ritratto<br />
<strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />
(straor<strong>di</strong>naria somiglianza)<br />
Riccardo Moretti all’interno<br />
del cortile del conservatorio<br />
A. Boito <strong>di</strong> Parma<br />
Moretti a Mosca mentre<br />
<strong>di</strong>rige l’orchestra Bolshoi
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Foto riprese prima<br />
della partenza<br />
per Bruxelles.<br />
Qui a fianco la parte<br />
riquadrata in basso<br />
ingran<strong>di</strong>ta<br />
DAVID CALAMAI<br />
a cura della Redazione del Centro<br />
Gli episo<strong>di</strong> che riguardano persone<br />
“note” nella vita <strong>di</strong> una<br />
Comunità, passando <strong>di</strong> bocca<br />
in bocca, si alterano fino a <strong>di</strong>ventare<br />
“miti”, la tra<strong>di</strong>zione orale poi fa si che<br />
gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventino patrimonio consolidato<br />
della Comunità. Vi è anche il<br />
rovescio della medaglia: avviene che<br />
questi episo<strong>di</strong> si <strong>di</strong>mentichino e gli<br />
episo<strong>di</strong> cadano nell’oblio.<br />
È il caso <strong>di</strong> David Calamai, violinista <strong>di</strong><br />
prima fila, per 44 anni alla scala <strong>di</strong> Milano.<br />
Noi della Redazione e alcuni ricercatori,<br />
abbiamo iniziato a interessarci <strong>di</strong><br />
lui da molto tempo perché volevamo de<strong>di</strong>care<br />
il numero del <strong>Bollettino</strong> 2008 alla<br />
musica nella Valdera. Come si fa <strong>di</strong> solito<br />
in questi casi si incomincia a consultare i<br />
parenti stretti per poi allargare la ricerca.<br />
Per quanto si sia ricercato tra i parenti,<br />
nessuno aveva una fotografia o una notizia<br />
da darci! Sembrava quasi che non<br />
fosse mai esistito; eppure io mi ricordavo<br />
che mio padre mi aveva parlato <strong>di</strong> questo<br />
ragazzo pro<strong>di</strong>gio che a 8 anni aveva<br />
tenuto un concerto per violino al Teatro<br />
Comunale <strong>di</strong> Firenze, che il maestro Arturo<br />
Toscanini lo aveva ascoltato mentre<br />
suonava in un locale in Galleria a Milano<br />
e lo aveva voluto nella sua orchestra<br />
come “Primo violino”. Lo aveva poi portato<br />
con sé in una tourné in America. Altri<br />
94<br />
95<br />
mi avevano confermato le stesse notizie,<br />
ma non si trovava traccia <strong>di</strong> questo pro<strong>di</strong>gio.<br />
Una prima conferma venne da Sauro<br />
Lupi, esperto musicofilo, che negli archivi<br />
della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> aveva trovato<br />
l’atto <strong>di</strong> nascita del Calamai che informava<br />
della nascita il 2 <strong>di</strong>cembre 1899,<br />
altre notizie in<strong>di</strong>cavano che si era sposato<br />
a Milano e qui era morto il 28 febbraio<br />
1983. Nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, all’Ufficio<br />
anagrafe, è stato ritrovato l’atto <strong>di</strong><br />
nascita. Quin<strong>di</strong> l’esistenza era certa ora<br />
mancava il vissuto artistico. L’archivio<br />
del Museo della Scala <strong>di</strong> Milano ci ha<br />
fornito alcune notizie: Calamai David<br />
è stato <strong>di</strong>pendente del Teatro alla Scala<br />
per 44 anni come violino <strong>di</strong> prima fila<br />
ma non <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una sua fotogra-<br />
fia. Michele Gorini, esperto e appassionato<br />
<strong>di</strong> musica ha condotto una ricerca<br />
attraverso molte pubblicazioni librarie<br />
sull’attività della Scala <strong>di</strong> Milano, ricercando<br />
tra le varie immagini pubblicate<br />
una possibile immagine <strong>di</strong> Calamai.<br />
Ingran<strong>di</strong>te e riprodotte una decina <strong>di</strong><br />
immagini con il maestro Toscanini e gli<br />
orchestrali le abbiamo sottoposte ai conoscenti<br />
del Calamai per in<strong>di</strong>viduarne il<br />
maestro: esito negativo. Michele Gorini<br />
ha infine ritrovato su una pubblicazione<br />
del Teatro alla Scala del 1958, inerente<br />
la tournée dell’orchestra in occasione<br />
dell’Expò a Bruxelles dello stesso anno<br />
le foto dell’orchestra al completo, nell’ingran<strong>di</strong>mento<br />
riconosciamo David<br />
Calamai con il suo violino.<br />
I componenti<br />
dell’orchestra della Scala
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Una delle prime<br />
esibizioni pubbliche<br />
della “Volere è Potere”<br />
Un’esibizione pubblica<br />
<strong>di</strong>retta dal maestro Granchi<br />
LA “VOLERE è POTERE”<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
Una delle Istituzioni musicali più<br />
longeve, tra alti e bassi, della città<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> è senza dubbio<br />
la Filarmonica “Volere è Potere” fondata<br />
nel 1835. La data è stata tramandata dai<br />
cronisti dell’epoca, non esistendo documentazione<br />
a tal proposito. La fondazione<br />
avvenne ad opera <strong>di</strong> un sacerdote,<br />
don Angelo Magnani che la <strong>di</strong>resse come<br />
Maestro fino al 1865. Via, via poi tanti<br />
altri maestri, musicisti <strong>di</strong> grande valore e<br />
competenza, portarono questa Filarmonica<br />
a raggiungere<br />
livelli <strong>di</strong> eccellenza a<br />
livello internazionale<br />
come le varie vittorie<br />
riportate in concorsi<br />
a Cannes, Marsiglia<br />
(Francia), Differdange<br />
(Lussemburgo)<br />
e ad avere successi<br />
in tutta Italia come a<br />
Torino al Concorso<br />
Internazionale dove<br />
il “Conte <strong>di</strong> Torino”<br />
fece dono <strong>di</strong> una spil-<br />
la in oro e brillanti al Maestro G. Falorni.<br />
In 174 anni <strong>di</strong> attività la banda ha collezionato<br />
vittorie e successi, ma ha avuto<br />
anche <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficili per mancanza <strong>di</strong><br />
mezzi finanziari. Le manifestazioni della<br />
vita citta<strong>di</strong>na hano sempre visto in prima<br />
fila la partecipazione della “Banda” <strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong>. Una “Banda”, la Filarmonica<br />
“Volere è Potere” sostenuta in gran parte<br />
dall’entusiasmo dei musicisti del suo organico<br />
che partecipano con sacrifici personali<br />
non sempre ricompensati.<br />
L’Istituzione musicale della “Banda”ha<br />
sempre avuto un’attenzione particolare<br />
alla scuola musicale de<strong>di</strong>cata ai giovani<br />
allievi per avere un serbatoio <strong>di</strong> utenza<br />
da cui attingere i futuri musicisti; l’attività<br />
<strong>di</strong>dattica oltre ai docenti qualificati è<br />
sempre stata seguita dai vecchi musicisti<br />
che hanno tramandato l’amore per la musica<br />
alle nuove generazioni.<br />
Oggi, dopo tante <strong>di</strong>fficoltà, la “Volere<br />
è Potere” ha trovato una sede definitiva<br />
nei locali del nuovo teatro Era che ha destinato<br />
alla Filarmonica parte delle sue<br />
strutture architettoniche.<br />
Filarmonica<br />
Volere è potere<br />
“Nonostante la mia<br />
estrema riservatezza,<br />
sono ben lieto <strong>di</strong> stendere<br />
queste poche righe della<br />
mia breve esperienza in<br />
qualità <strong>di</strong> ex segretario<br />
della banda “Volere è<br />
Potere”, un’istituzione<br />
che tanto onore ha dato<br />
a <strong>Pontedera</strong>, e che ha<br />
contribuito ad avvicinarmi<br />
ulteriormente al<br />
mondo della musica. Il<br />
ricordo a cui sono sicuramente<br />
più legato<br />
è la partecipazione al<br />
concorso internazionale<br />
<strong>di</strong> Differdange in Lussemburgo<br />
del giugno<br />
1959; dal 1904 la banda<br />
“Volere è Potere” non<br />
partecipava a concorsi<br />
<strong>di</strong> carattere internazionale,<br />
pertanto l’evento del 1959, in<br />
cui la nostra banda risultò l’assoluta<br />
vincitrice <strong>di</strong> tale manifestazione conquistando<br />
il trofeo Granduca Adolfo,<br />
nonostante l’estrema bravura degli<br />
altri complessi musicali, rappresenta<br />
senza ombra <strong>di</strong> dubbio un rilancio<br />
della “Volere è Potere” e, con essa,<br />
della città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>. La preparazione<br />
al concorso fu lunga e laboriosa,<br />
ma il successo <strong>di</strong> quei giorni<br />
Sotto: alcune esibizioni<br />
pubbliche della banda<br />
96<br />
97<br />
Una recente esibizione<br />
per l’inaugurazione della<br />
nuova piazza della stazione
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
98<br />
99<br />
La nuova sede<br />
della “Volere è Potere”<br />
presso il Teatro Era<br />
Una recente esibizione<br />
a Differdange ci ripagò <strong>di</strong> tutte le<br />
energie profuse. Il nostro soggiorno<br />
in terra lussemburghese fu un susseguirsi<br />
<strong>di</strong> successi ed emozioni, e <strong>di</strong><br />
giorno in giorno fu crescente la partecipazione<br />
del pubblico. La stessa<br />
critica trovò le nostre esecuzioni impeccabili,<br />
ricche <strong>di</strong> calore e lirismo,<br />
caratteristiche che probabilmente<br />
mancavano negli altri complessi<br />
ban<strong>di</strong>stici, i quali, pur essendo stati<br />
dotati <strong>di</strong> ottima preparazione e grande<br />
esperienza, risultarono esecutori<br />
più fred<strong>di</strong>. Grande merito del trionfo<br />
della nostra banda è da attribuire<br />
al Maestro Libero Granchi, il quale,<br />
con estrema professionalità, seppe<br />
raggiungere un successo che ancora<br />
oggi rappresenta motivo <strong>di</strong> vanto per<br />
<strong>Pontedera</strong>. Per quanto mi riguarda,<br />
ricordo ancora con nostalgia quei<br />
giorni così intensi e ricchi <strong>di</strong> avvenimenti<br />
e successi, così come non<br />
potrò mai <strong>di</strong>menticare le magnifiche<br />
emozioni provate allora. Vorrei concludere<br />
con un augurio alla nostra<br />
amata “Volere è Potere”, che un<br />
giorno possa ritrovare e rivivere i<br />
fasti <strong>di</strong> quei lontani giorni.<br />
(Michelangelo Gorini)<br />
SIGNIFICATO<br />
DELL’INSEGNAMENTO.<br />
LA CREATIVITÀ<br />
EDUCABILE<br />
<strong>di</strong> Luigi Nannetti<br />
Tra le finalità che nel 2003, al momento<br />
della sua nascita, l’Accademia<br />
della Chitarra – Musica<br />
& C. si è posta <strong>di</strong> perseguire attraverso<br />
la propria attività vi è quella della pratica<br />
e <strong>di</strong>ffusione della cultura musicale<br />
in ogni sua forma, con particolare attenzione<br />
al mondo della contemporaneità.<br />
Parlare, ascoltare, ma soprattutto<br />
promuovere attività che abbiano a che<br />
fare con la musica contemporanea in<br />
Italia, e ancor più nel contesto in cui<br />
si muove l’associazione, ovvero <strong>Pontedera</strong>,<br />
la Valdera e i territori limitrofi,<br />
è evidentemente assai <strong>di</strong>fficile. Pochi<br />
sono i frequentatori <strong>di</strong> questo genere,<br />
quasi del tutto assenti i luoghi ove esso<br />
abbia trovato una <strong>di</strong>mora stabile nelle<br />
programmazioni concertistiche, moltissime,<br />
invece, le iniziative che tendono<br />
in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>ametralmente opposta,<br />
perpetrando una tipologia <strong>di</strong> offerta<br />
musicale ancorata alla mera riproposizione<br />
<strong>di</strong> capolavori del passato che, dati<br />
in pasto senza un’adeguata modalità e<br />
spesso percepiti in opposizione con la<br />
prassi musicale <strong>di</strong>vulgata dai me<strong>di</strong>a, da<br />
tempo hanno smesso <strong>di</strong> rappresentare<br />
l’humus musicale entro cui le nuove<br />
generazioni maturano il proprio gusto<br />
musicale. Del resto è incontrovertibile<br />
quanto il problema della fruibilità<br />
posto dalla musica contemporanea<br />
– come del resto accade anche per altri<br />
campi artistici – sia avvertito tanto nel<br />
mondo accademico quanto dall’offerta<br />
musicale presente nei gran<strong>di</strong> centri citta<strong>di</strong>ni<br />
italiani, e d’altronde risulta innegabile<br />
quanto esista un vero e proprio<br />
doppio canale a livello <strong>di</strong> produzione:<br />
da un lato il percorso che la musica<br />
classica e popular colta hanno intrapreso<br />
nel secolo appena conclusosi, dall’altro,<br />
parallelamente, il florilegio <strong>di</strong><br />
produzione musicale, spesso semplicisticamente<br />
definita “commerciale”, la<br />
quale ri-propone un linguaggio musicale<br />
che – escludendo l’aspetto innovativo<br />
legato allo sviluppo delle nuove<br />
tecnologie applicate agli strumenti e<br />
alla spettacolarizzazione del momento<br />
esecutivo – dal punto vista tecnico<br />
(armonico/melo<strong>di</strong>co) risale più o meno<br />
alla prima metà dell’Ottocento. Del resto,<br />
se il gap presente tra i due percorsi<br />
ha trovato tanto spora<strong>di</strong>ci quanto proficui<br />
punti d’incontro a livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />
e prassi accademica, per quanto<br />
riguarda un ambito, <strong>di</strong>remmo, più po-<br />
LUIGI NANNETTI<br />
Ha conseguito il Diploma in<br />
Flauto nel 2001 presso l’Istituto<br />
Musicale Pareggiato<br />
“L. Boccherini” <strong>di</strong> Lucca e<br />
si è Laureato in Storia della<br />
Musica presso la facoltà <strong>di</strong><br />
Lettere dell’Università <strong>di</strong><br />
Pisa nel 2004, con una tesi<br />
dal titolo: La Formazione <strong>di</strong><br />
Giacomo Puccini dall’Istituto<br />
Musicale “G. Pacini” al<br />
Conservatorio <strong>di</strong> Milano. Nei<br />
due anni successivi al <strong>di</strong>ploma<br />
in flauto ha frequentato<br />
il Corso <strong>di</strong> Perfezionamento<br />
presso l’Istituto Musicale “P.<br />
Mascagni” <strong>di</strong> Livorno tenuto<br />
da Stefano Agostini, mentre<br />
nell’anno 2003/2004 ha frequentato<br />
il Corso Annuale<br />
<strong>di</strong> Perfezionamento presso<br />
l’Accademia “San Felice”<br />
<strong>di</strong> Firenze sotto la guida <strong>di</strong><br />
Michele Marasco (1° flauto<br />
dell’ORT). Ha partecipato<br />
ai Corsi Estivi <strong>di</strong> Perfezionamento<br />
a Campiglia<br />
Marittima nell’anno 1999,<br />
e al Corso Estivo presso l’<br />
“Associazione Stravinskij”<br />
a S. Martino Val Cau<strong>di</strong>na<br />
nel 2002 entrambi tenuti da<br />
Conrad Klemm. Nel 2003<br />
frequenta il Corso Perfezionamento<br />
presso l’ Accademia<br />
Chigiana <strong>di</strong> Siena tenuto da<br />
Patrick Gallois, mentre nel<br />
2004 ha frequentato i corsi <strong>di</strong><br />
perfezionamento nell’ambito<br />
del Festival “S. Gazzelloni”<br />
a Roccasecca con Maxence<br />
Larrieu, Carlo Macalli, Mario<br />
Caroli e Michele Marasco.<br />
Ha al suo attivo numerosi<br />
concerti effettuati come<br />
solista e/o come membro <strong>di</strong><br />
vari ensemble cameristici e<br />
orchestrali (Vanhal, Nuova<br />
Orchestra Labronica (NOL),<br />
Youth Arts & Sounds Orchestra<br />
(YASO) <strong>di</strong> La Spezia)<br />
e, in qualità <strong>di</strong> musicista,<br />
<strong>di</strong> varie compagnie teatrali<br />
(Teatro del Té, Lusia<strong>di</strong>). Ha<br />
pubblicato articoli <strong>di</strong> interesse<br />
musicologico su Giacomo
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
100<br />
101<br />
Puccini e programmi <strong>di</strong> sala<br />
per importanti rassegne concertistiche<br />
(Associazione<br />
Musicale Lucchese, Festival<br />
“Clau<strong>di</strong>o Montever<strong>di</strong>” <strong>di</strong><br />
Cremona). Da alcuni anni<br />
ha iniziato un percorso <strong>di</strong><br />
specializzazione nell’ambito<br />
della <strong>di</strong>dattica musicale,<br />
ottenendo il Diploma <strong>di</strong><br />
Specializzazione, abilitante<br />
per l’insegnamento delle<br />
<strong>di</strong>scipline musicali, presso<br />
la Facoltà <strong>di</strong> Musicologia<br />
<strong>di</strong> Cremona (SILSIS), e<br />
frequentando vari corsi <strong>di</strong><br />
perfezionamento sotto il patrocinio<br />
della SIEM (Società<br />
Italiana per l’Educazione<br />
Musicale) e GMI (Gioventù<br />
Musicale Italiana),<br />
nonché pubblicando alcuni<br />
progetti rivolti alla <strong>di</strong>dattica<br />
dell’ascolto musicale (Lol<br />
Production, 2006). Nel 2006<br />
ha vinto la selezione nazionale<br />
per la partecipazione al<br />
Corso Superiore <strong>di</strong> Ricerca<br />
nel campo dell’Educazione<br />
Musicale, in collaborazione<br />
con la SIEM, la Facoltà <strong>di</strong><br />
Scienze della Formazione<br />
dell’Università <strong>di</strong> Bologna<br />
e l’Accademia Filarmonica<br />
<strong>di</strong> Bologna, finalizzato alla<br />
realizzazione <strong>di</strong> un progetto<br />
<strong>di</strong> ricerca riguardante l’uso<br />
delle nuove tecnologie nella<br />
<strong>di</strong>dattica flautistica, in collaborazione<br />
con il M° Stefano<br />
Agostini, Docente e Direttore<br />
dell’Istituto Musicale<br />
“P. Mascagni” <strong>di</strong> Livorno,<br />
presentato alla 28th International<br />
Society for Music<br />
Education World Conference<br />
<strong>di</strong> Bologna nel Luglio<br />
2008 e pubblicato nel relativo<br />
volume degli abstract.<br />
Stu<strong>di</strong>a Composizione con il<br />
M° Fabio De Sanctis De Bene<strong>di</strong>ctis<br />
presso l’Accademia<br />
della Chitarra – Musica &<br />
C. <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> (PI), <strong>di</strong> cui<br />
è Direttore dall’A.A. 2008-<br />
<strong>2009</strong> e docente <strong>di</strong> Flauto,<br />
Storia della Musica, Teoria<br />
e Solfeggio, oltre che coor<strong>di</strong>natore<br />
delle attività <strong>di</strong>dattiche<br />
rivolte alle scuole citta<strong>di</strong>ne<br />
in collaborazione con il<br />
Laboratorio Musicascuola. È<br />
docente <strong>di</strong> Musica presso le<br />
Scuole Secondarie <strong>di</strong> Primo<br />
Grado.<br />
polare, la mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione e<br />
<strong>di</strong> educazione legata alla storia della<br />
musica, nonché alla pratica esecutiva<br />
nelle scuole pubbliche, nutre ancora<br />
oggi una concezione dell’espressione<br />
musicale risalente più o meno allo<br />
stesso periodo <strong>di</strong> cui sopra. Trovandoci<br />
seduti in platea, ad esempio, prima<br />
dell’inizio <strong>di</strong> un concerto <strong>di</strong> musica<br />
classica, <strong>di</strong> uno spettacolo musicale<br />
fatto per o dai bambini, in occasioni<br />
<strong>di</strong> ricorrenze pubbliche per le quali sia<br />
previsto un intervento musicale, ancora<br />
oggi è tutt’altro che infrequente<br />
sentire insistere colui che ha il compito<br />
<strong>di</strong> introdurre l’evento sull’importanza<br />
del fare e/o ascoltare la musica poiché<br />
nessun altra <strong>di</strong>sciplina artistica, più <strong>di</strong><br />
questa, possiede il privilegio <strong>di</strong> essere<br />
considerata il “linguaggio universale”<br />
per eccellenza. Del resto chi, ad un<br />
primo momento, potrebbe dargli torto<br />
dal momento che l’Inno alla Gioia <strong>di</strong><br />
L. van Beethoven, Imagine <strong>di</strong> J. Lennon,<br />
Fra Martino sono solo tre esempi<br />
<strong>di</strong> melo<strong>di</strong>e che nessuno esiterebbe a<br />
definire “universali”? Volendo ben vedere,<br />
però, sebbene tale questione sia<br />
stata oggetto <strong>di</strong> una copiosa letteratura<br />
scientifica, il doppio errore compiuto<br />
dal nostro oratore sembra ancora oggi<br />
venire ignorato dai più. Volendo semplificare<br />
al massimo la questione, infatti,<br />
al fine <strong>di</strong> poter definire la musica<br />
un linguaggio bisognerebbe prima trovare<br />
il modo <strong>di</strong> fissare almeno la maggior<br />
parte dei materiali musicali in un<br />
immaginario “vocabolario sonoro”, in<br />
modo da potervi andare a rintracciare<br />
i significati – fissati una volta per tutte<br />
– da dare a qualsiasi aggregato sonoro<br />
ascoltato, produrre delle grammatiche,<br />
dei manuali che <strong>di</strong>sciplinino non tanto<br />
le note (significanti) e/o la loro corretta<br />
organizzazione all’interno del sistema<br />
musicale (sintassi), quanto piuttosto la<br />
relazione tra esse e le reazioni scaturite<br />
negli ascoltatori che ne fruiscono<br />
(pragmatica): ma c’è <strong>di</strong> più! Anche<br />
se, per assurdo, vi riuscissimo, prima<br />
<strong>di</strong> poterlo definire universale dovremmo<br />
metterci tutti quanti d’accordo, e<br />
riconoscere che Beethoven è sicuramente<br />
uno dei maggiori compositori<br />
mai esistiti al mondo, salvo ignorare<br />
certi bislacchi esperimenti compiuti<br />
nella prima metà del novecento da famosi<br />
musicologi i quali, girovagando<br />
per le tribù del centro Africa con una<br />
incisione della Quinta Sinfonia, si sentirono<br />
<strong>di</strong>sconoscere perfino il suo status<br />
<strong>di</strong> “musica” da alcuni autoctoni,<br />
peraltro unanimemente riconosciuti<br />
eccellenti musicisti dai loro conterranei.<br />
Se il lettore, nonostante l’immeritata<br />
stringatezza che qui occorre per<br />
ragioni <strong>di</strong> spazio, vorrà accettare una<br />
tale evidenza, potrebbe sentire sorgere<br />
una domanda agghiacciante: ma se<br />
la musica non è propriamente un linguaggio,<br />
e nemmeno può darsi una sua<br />
“traduzione” per coloro i quali siano al<br />
<strong>di</strong> fuori del contesto musicale nel quale<br />
essa è stata concepita (come invece<br />
può avvenire per qualsiasi testo scritto),<br />
come concepire, alla luce <strong>di</strong> tutto<br />
questo, un’offerta musicale concertistica<br />
il meno possibile restrittiva e, ancor<br />
<strong>di</strong> più, una <strong>di</strong>dattica della musica che<br />
vada al <strong>di</strong> là della mera trasmissione <strong>di</strong><br />
nozioni teoriche e tecnico-strumentali?<br />
Non potrebbe essere, forse, che la suggestiva<br />
metafora usata dal nostro presentatore,<br />
attraverso cui la musica si<br />
traveste da linguaggio universale, non<br />
nasconda invece la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> parlare<br />
della musica e/o del suo senso senza<br />
termini musicali? “Il senso della musica<br />
può apparire solo nella descrizione<br />
della musica stessa. Il significato viene<br />
musica contemporanea.<br />
L’emergere <strong>di</strong> un’abitu<strong>di</strong>ne inconsapevole<br />
nel considerare “musica” solo<br />
una parte assai ristretta dei repertori<br />
attualmente esistenti (o esistiti) ad essa<br />
realmente afferenti, come peraltro solo<br />
alcune delle sua forme e possibilità /<br />
modalità espressive, pone ad un’associazione<br />
come l’Accademia della Chitarra<br />
il problema <strong>di</strong> concepire un’offerta<br />
musicale fatta <strong>di</strong> concerti, proposte<br />
<strong>di</strong>dattiche (corsi, concerti per studenti,<br />
<strong>di</strong>mostrazioni), simposi e occasioni <strong>di</strong><br />
incontro in cui innovazione e tra<strong>di</strong>zione,<br />
nuovo e già sentito, sperimentazione<br />
e classicità possano trovare un<br />
equilibrio funzionale, una terra <strong>di</strong> confine<br />
dove le persone possano sentirsi<br />
circondate da musica che appartiene<br />
al proprio vissuto, ma al tempo stesso<br />
siano chiamate ad affacciarsi per guardare<br />
(sentire) ciò che succede fuori,<br />
pena l’angosciosa scelta se tramutarsi<br />
in una copia <strong>di</strong> tante associazioni già<br />
esistenti o in una realtà produttrice <strong>di</strong><br />
eventi incomprensibili per la maggior<br />
parte del proprio bacino d’utenza. È in<br />
questa <strong>di</strong>rezione, quin<strong>di</strong>, che gli eventi<br />
promossi dall’Accademia della Chitarra<br />
hanno preso vita: prima fra tutte la<br />
Mostra <strong>di</strong> Liuteria, nella quale hanno<br />
trovato posto sia l’incontro tra i maggiori<br />
esperti del settore (Paulino Bernabè,<br />
Antonio Scandurra, Paolo Codato,<br />
in musica, nella descrizione del<br />
significante” asserisce Ruwet, e con<br />
lui tantissimi altri filosofi, pensatori,<br />
musicisti consegnano alla natura più<br />
profonda della musica una virtù per<br />
noi sì intelligibile ma al tempo stesso<br />
il più delle volte intraducibile: “il suo<br />
privilegio consiste nel saper <strong>di</strong>re quello<br />
che non può esser detto in nessun altro<br />
modo” (C. Lévi-Strauss). La matassa<br />
sembra <strong>di</strong>ssiparsi, ma solo apparentemente:<br />
può bastare, quin<strong>di</strong>, dotare i ragazzi<br />
<strong>di</strong> un vocabolario <strong>di</strong> termini musicali<br />
(<strong>di</strong> questo tipo sì, ne esistono!) in<br />
modo tale che sia possibile formare un<br />
adulto capace <strong>di</strong> comprendere “il senso<br />
della musica”? Molto probabilmente se<br />
ciò fosse vero la considerazione che la<br />
musica gode in Italia non sarebbe quella<br />
a noi tristemente nota. Al <strong>di</strong> là delle<br />
comprensibili richieste <strong>di</strong> ampliare lo<br />
spazio consegnato a questa <strong>di</strong>sciplina<br />
nelle scuole, infatti, tale problema è<br />
ancora più sentito a livello <strong>di</strong> Accademie<br />
e Scuole <strong>di</strong> Musica, le quali vivono<br />
la contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> avere le classi<br />
piene <strong>di</strong> ragazzi e adulti che seguono<br />
le lezioni ma al tempo stesso assistono<br />
ad un continuo <strong>di</strong>magrimento degli<br />
spettatori nelle stagioni <strong>di</strong> concerto <strong>di</strong><br />
musica classica, <strong>di</strong>rettamente proporzionale<br />
tanto all’invecchiamento della<br />
popolazione, quanto alla percentuale<br />
dei programmi incentrati su brani <strong>di</strong>
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
102<br />
103<br />
riani, Andrea Tacchi, Rinaldo Vacca e<br />
Franco Barsali) che semplici curiosi <strong>di</strong><br />
un mondo in cui l’esperienza italiana è<br />
stata per secoli ed è all’avanguar<strong>di</strong>a nel<br />
mondo. Tale appuntamento, oggi biennale,<br />
è stato d’altronde occasione per<br />
ascoltare musica eseguita dai maggiori<br />
interpreti internazionali, i quali hanno<br />
offerto appuntamenti più sperimentali,<br />
come i concerti <strong>di</strong> Ganesh del Vescovo,<br />
Marco Gammanossi, Nuccio D’Angelo,<br />
assieme a percorsi <strong>di</strong> ricerca sul<br />
timbro degli strumenti originali <strong>di</strong> Lorenzo<br />
Micheli, ed a serate incentrate<br />
su programmi più classici come quelle<br />
<strong>di</strong> Piero Bonaguri e Antigoni Goni.<br />
La stessa filosofia struttura i percorsi<br />
<strong>di</strong>dattici proposti dall’Accademia: da<br />
decenni, ormai, moltissime metodologie<br />
riconosciute a livello internazionale<br />
(Orff, Dalcroze, Gordon, etc.), sui<br />
quali molti docenti dell’associazione<br />
hanno intrapreso percorsi <strong>di</strong> perfezionamento,<br />
fondano le proprie attività su<br />
modelli e procedure compositive affini<br />
alla musica contemporanea, specie per<br />
quanto concerne gli esercizi che tendono<br />
ad attivare i bambini sotto l’aspetto<br />
creativo e non solo come ascoltatori,<br />
in contrapposizione ad una <strong>di</strong>dattica<br />
fondata sulla sterile ripetizione <strong>di</strong> modelli<br />
non assimilabili che dopo anni <strong>di</strong><br />
specializzazione professionale, e che<br />
del resto eviti il più possibile quello<br />
spontaneismo <strong>di</strong> bassa lega che àncora<br />
spesso l’educazione musicale a pratiche<br />
ove tutto e il contrario <strong>di</strong> tutto è<br />
possibile, dove non esiste verifica degli<br />
appren<strong>di</strong>menti, dove ciò che si raggiunge<br />
è nel migliore dei casi uno spettacolino<br />
buono a sod<strong>di</strong>sfare genitori e<br />
maestre nella festa finale. Dunque, anche<br />
nella <strong>di</strong>dattica, l’affiancamento, o<br />
per meglio <strong>di</strong>re, l’intersezione <strong>di</strong> percorsi<br />
tra<strong>di</strong>zionali e sperimentali risulta<br />
l’arma vincente anche per quanto<br />
concerne i corsi perfezionamento, le<br />
conferenze, i seminari attivati durante<br />
i primi cinque anni <strong>di</strong> attività, come<br />
testimoniano quelli svolti da docenti<br />
operanti nel panorama contemporaneo,<br />
come Alvaro Company (Presidente<br />
Onorario), Fabio De Sanctis<br />
De Bene<strong>di</strong>ctis, Salvo Marcuccio, ad<br />
altri che hanno avuto come oggetto i<br />
repertori più frequentati della musica<br />
classica e popular, sempre promossi<br />
da docenti <strong>di</strong> livello internazionale.<br />
(Per maggiori informazioni: www.accademiachitarra.it)<br />
RICCARDO FOGLI<br />
<strong>di</strong> Anna Vanni<br />
Fra gli abitanti della centrale via<br />
Roma, a <strong>Pontedera</strong>, c’è ancora chi<br />
ricorda un ragazzino sorridente<br />
che passava in bicicletta tenendo a spalla<br />
la sua chitarra. Il ragazzino sorridente<br />
era Riccardo Fogli che, pedalando, pedalando<br />
andava a Montecalvoli a prendere<br />
lezioni <strong>di</strong> canto e basso elettrico dal<br />
maestro Santarnecchi. Lavorando alla<br />
Piaggio, conobbe, nell’ambiente musicale<br />
dell’Enal Piaggio, dei musicisti con<br />
i quali iniziò a cantare nelle sale da ballo<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e <strong>di</strong>ntorni, fecendosi conoscere<br />
interpretando le canzoni <strong>di</strong> moda<br />
in quel periodo. Nel 1963 interpretando<br />
la canzone lanciata da Gianni Moran<strong>di</strong><br />
(“Fatti mandare dalla mamma a prendere<br />
il latte”) vinse il primo premio al Festival<br />
<strong>di</strong> Cascine <strong>di</strong> Buti.<br />
Quando la sua famiglia si trasferì a<br />
Piombino, dove Riccardo aveva trovato<br />
un lavoro Riccardo conobbe gli “Slenders”,<br />
una formazione beat semiprofessionista<br />
<strong>di</strong> Piombino che si esibiva nei<br />
locali della Versilia. Collaborando con il<br />
gruppo come cantante e bassista la sua<br />
passione per la musica si accentuò fino<br />
a <strong>di</strong>ventare una scelta <strong>di</strong> vita. Sarebbe<br />
lungo a questo punto parlare delle fasi<br />
successive della sua carriera, l’incontro<br />
e la collaborazione con i “Pooh”, l’uscita<br />
sofferta dal gruppo, la sua partecipazione<br />
nel 1983 all’Eurofestival <strong>di</strong> Monaco<br />
<strong>di</strong> Baviera a rappresentare l’Italia,<br />
le varie partecipazioni al Festival <strong>di</strong> San<br />
Remo, in particolare quella al festival<br />
del 1982 in cui ebbe un grande successo<br />
con la canzone “Storie <strong>di</strong> tutti i giorni”.<br />
Bisogna ricordare anche i successi<br />
da lui ottenuti lanciando canzoni che<br />
ha reso famose quali: “Piccola Katy”,<br />
“Pensiero”, “Noi due nel mondo e nell’anima”<br />
affermazioni che non hanno<br />
alterato la spontaneità del suo carattere.<br />
Molti pontederesi ricordano quando<br />
negli anni novanta ritornò a <strong>Pontedera</strong><br />
per fare,una sera, un concerto in Piazza<br />
Cavour,davanti al Palazzo Comunale.<br />
Mentre cantava davanti a un pubblico<br />
folto e partecipe, riuscendo a in<strong>di</strong>viduare<br />
fra il pubblico un suo vecchio<br />
amico,interruppe il concerto mettendosi<br />
a chiamare: Mintrone! Mintrone!<br />
Dimostrò così che i ricor<strong>di</strong> legati alla città<br />
della sua infanzia e adolescenza erano<br />
per lui ancora vivi.<br />
RICCARDO FOGLI<br />
È nato il 21 Ottobre 1947 a<br />
<strong>Pontedera</strong> dove ha trascorso<br />
la sua infanzia e dove<br />
ha avuto i primi contatti<br />
con l’ambiente musicale,<br />
a Montecalvoli,prendendo<br />
lezioni <strong>di</strong> canto e basso dal<br />
maestro Santarnecchi.<br />
Ancora adolescente ha fatto<br />
parte, come cantante e<br />
bassista,del gruppo “The<br />
Slenders”, formazione semiprofessionista<br />
originaria<br />
<strong>di</strong> Piombino. La svolta<br />
decisiva della sua carriera<br />
è avvenuta nel 1966 quando<br />
è entrato a far parte dei<br />
“POOK” con i quali ha<br />
con<strong>di</strong>viso molti successi .<br />
Nel 1973 si è separato dai<br />
“POOH” non tanto a causa<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne artistico<br />
ma per problemi <strong>di</strong><br />
carattere personale.<br />
Negli anni seguenti la sua<br />
carriera è stata contrassegnata<br />
da molti successi.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo fra i tanti la sua<br />
partecipazione nel 1982 al<br />
Festival <strong>di</strong> San Remo con<br />
la canzone “Storie <strong>di</strong> tutti i<br />
giorni “ e la partecipazione<br />
nel 1983 al Festival <strong>di</strong> Monaco<br />
<strong>di</strong> Baviera dove rappresentò<br />
l’Italia.<br />
La carriera <strong>di</strong> Riccardo<br />
Fogli ha avuto anche negli<br />
anni novanta e nei primi<br />
anni del duemila ulteriori<br />
successi.
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
104<br />
105<br />
ANDREA “LUPO” LUPI<br />
Nato a <strong>Pontedera</strong>, padre <strong>di</strong><br />
Jaco, convive con Liviana<br />
da 18 anni. Nella sua vita ha<br />
viaggiato molto ed esercitato<br />
lungamente molte professioni<br />
legate al mondo dello<br />
spettacolo (dal facchino, al<br />
macchinista teatrale, al fonico,<br />
scenografo, fino all’attore<br />
e al programmatore culturale<br />
e soprattutto ha cambiato le<br />
lettere dei titoli dei film sul<br />
tetto dell’ormai scomparso<br />
Cinema Massimo). Da sempre<br />
il suo veicolo espressivo<br />
preferito è la Musica che lo<br />
ha portato a bistrattare i suoi<br />
strumenti in varie nazioni tra<br />
cui Italia, Svizzera, Francia,<br />
Belgio, Germania, Olanda,<br />
Danimarca, Inghilterra, Portogallo,<br />
Malta e vari stati dell’America<br />
del Nord suonando<br />
con tanti veri musicisti. Per<br />
errore, nel 2002 è stato considerato<br />
tra i migliori 4 bassisti<br />
italiani in ambito blues.<br />
Umanamente continua a non<br />
credere nelle Autorità ma<br />
semmai nell’Autorevolezza<br />
delle persone e nel rispetto<br />
che ad ognuno si deve.<br />
Crede inoltre <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>ritto<br />
<strong>di</strong> bere due bicchieri <strong>di</strong> vino<br />
pasteggiando senza incorrere<br />
in sanzioni e spera <strong>di</strong> non essere<br />
travolto da un figlio <strong>di</strong><br />
papà che viaggia a tutta birra<br />
con il Suv, mentre lui è fermo<br />
al posto <strong>di</strong> blocco.<br />
il suo curriculum vitae si trova<br />
su www.hotellasalle.it<br />
In alto: Andrea Lupi,<br />
Villa Piccolo Capo<br />
D’Orlando,<br />
Messina<br />
(foto Antonella Papiro)<br />
<strong>di</strong> Andrea Lupi<br />
RIFLESSIONI<br />
Quando mi è stato chiesto <strong>di</strong> scrivere<br />
un articolo per questa rivista,<br />
mi sono trovato francamente<br />
spiazzato, si certo onorato dal fatto che mi<br />
sia stato chiesto da una persona che stimo<br />
molto (e che tra l’altro è mio padre), ma<br />
per uno come me che alterna momenti<br />
<strong>di</strong> convinzione nei propri mezzi e nelle<br />
proprie idee e motivazioni a più spesso<br />
momenti <strong>di</strong> autocritica sul proprio operato<br />
e sulle proprie reali capacità, non è<br />
stato facile; in parole povere, un <strong>di</strong>ploma<br />
<strong>di</strong> liceo classico (conseguito in 7 anni!)<br />
non ti rende “un Pavese”, un “Calvino”<br />
o “un Terzani” e una carriera, che chiamerei<br />
piuttosto esperienza, musicale, pur<br />
già abbastanza lunga, non ti fa comunque<br />
essere “un Mingus”, “un Hendrix” o “un<br />
Ughi” qualsiasi, anche se ho avuto la fortuna<br />
<strong>di</strong> suonare molto e in molte nazioni<br />
(una dozzina) e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre esperienze<br />
e incisioni con musicisti <strong>di</strong> altre parti<br />
del mondo, dall’America al Nepal…<br />
Come spesso abbiamo detto con un musicista<br />
con cui collaboro da tanto tempo,<br />
Suonare è un continuo cercare <strong>di</strong> sfiorare<br />
un cielo che si chiama Musica, alzandosi<br />
sulle punte dei pie<strong>di</strong> con grande sforzo e<br />
tensione emotiva, ma, al cospetto <strong>di</strong> essa,<br />
i nostri arti sono molli.<br />
E allora si ricade giù e si riprova con<br />
patetica e cronica ostinazione, cercando<br />
<strong>di</strong> assaporare nuovamente quei<br />
pochi attimi <strong>di</strong> Arte che ti sei illuso <strong>di</strong><br />
creare, <strong>di</strong> vivere.<br />
Piuttosto, come si fa a scrivere qualcosa<br />
che sia così intenso, totalizzante<br />
e al tempo stesso etereo, passeggero…<br />
come la Musica…no, non me la sento,<br />
…del resto anche Frank Zappa <strong>di</strong>ceva<br />
che “scrivere <strong>di</strong> Musica è come danzare<br />
<strong>di</strong> Architettura” palesando l’inadeguatezza<br />
<strong>di</strong> qualsiasi critica, saggio o semplicemente<br />
articolo...<br />
Ecco, perché ho aspettato fino a pochi<br />
minuti prima <strong>di</strong> andare in stampa a<br />
consegnare questo scritto, mal scritto<br />
e forse un po’ banale<br />
Marguerite Duras scrive in un suo raro<br />
saggio: “La liberazione è quando si fa<br />
buio. Quando fuori cessa il lavoro. Rimane<br />
il nostro lusso <strong>di</strong> poter scrivere nel<br />
buio. Possiamo scrivere a qualunque ora.<br />
Non siamo penalizzati da or<strong>di</strong>ni, da orari,<br />
da capi, da armi, da multe, da insulti, da<br />
poliziotti, da capi e ancora da capi. E da<br />
chi sta covando i fascismi <strong>di</strong> domani.”<br />
Amo sillaba per sillaba <strong>di</strong> questa frase<br />
e vi riconosco in essa anche quella che<br />
per me è l’essenza del fare musica, che è<br />
stata e continua ad essere un’ esperienza<br />
catartica, anarchica, liberatoria, e anche<br />
<strong>di</strong> vicinanza al prossimo senza bisogno<br />
<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> “sban<strong>di</strong>eramenti” politici o filosofici<br />
spesso pretestuosi, arrivisti, sterili;<br />
( non sono un fan dei 99 Posse, ci siamo<br />
capiti? ma semmai <strong>di</strong> Leo Ferré per<br />
il quale ho avuto la fortuna <strong>di</strong> lavorare<br />
come assistente <strong>di</strong> palco per pochi in<strong>di</strong>menticabili<br />
giorni, molti anni fa…)<br />
E allora proviamo a scrivere queste quattro<br />
righe….e poi pensandoci bene, visto<br />
che a un noto architetto si permette <strong>di</strong><br />
stravolgere l’aspetto dell’intera Val d’Era<br />
con interventi spesso <strong>di</strong> dubbio se non<br />
pessimo gusto, mi sento automaticamente<br />
autorizzato a cimentarmi a scrivere<br />
(usanza che non ho propriamente in uso)<br />
<strong>di</strong> qualcosa che bene o male, mal o bendestramente<br />
è la mia vita e non solo un<br />
ambizioso pavoneggiarsi.<br />
Mi è stato chiesto genericamente <strong>di</strong> fare<br />
un excursus su quella che è la “situazione<br />
musicale” sul nostro territorio,<br />
ma meno che mai sono un ricercatore,<br />
uno statista o un giornalista….si certo le<br />
mie attività <strong>di</strong> musicista, insegnante e <strong>di</strong><br />
ideatore e co-<strong>di</strong>rettore del festival Musicastrada<br />
mi pongono in una posizione<br />
<strong>di</strong> protagonista e anche <strong>di</strong> osservatore<br />
privilegiato…..ma comunque parziale<br />
e soggettivo; però, certo qualche idea a<br />
riguardo ce l’ho, è innegabile.<br />
Io penso che per lungo tempo sia stata<br />
sottovalutata l’enorme potenzialità della<br />
musica nel nostro territorio, che le persone<br />
coinvolte o anche inconsapevolmente<br />
vicine a questa <strong>di</strong>sciplina artistica<br />
siano state storicamente <strong>di</strong>eci, cento volte<br />
<strong>di</strong> più <strong>di</strong> quelle attratte da altre forme<br />
espressive e che tuttora sia così….e ciò<br />
non è mai stato capito davvero profondamente,<br />
benché da qualche anno si registri<br />
una ritrovata sensibilità all’argomento da<br />
parte del Pubblico e del Privato.<br />
Godere della musica (e <strong>di</strong> tutte le Arti)<br />
cambia le persone e le società, riduce il<br />
<strong>di</strong>sagio sociale, l’alienazione, la criminalità<br />
e le spese che si sostengono per<br />
arginare questi fenomeni….Un concetto<br />
talmente ovvio che alle volte non lo si<br />
capisce….e fortunatamente dalle nostre<br />
parti lo si capisce più che altrove...<br />
Ma lasciatemi provare a partire da un<br />
po’ <strong>di</strong> tempo fa: ricordo con piacere e<br />
nostalgia, mio nonno paterno, uomo<br />
<strong>di</strong> una forza morale alla Nuto Revelli,<br />
alla Pertini per intenderci….lo ricordo<br />
imbracciare una vecchia<br />
chitarra alle feste <strong>di</strong> famiglia<br />
e trasformarsi, magia<br />
della Musica, in dolce,<br />
ironico, romantico…e<br />
poi raccontarmi <strong>di</strong> come<br />
una lite in osteria riguardo<br />
alle Filarmoniche <strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong> e Ponsacco<br />
finì con una pistolettata<br />
(del bisnonno?) al malcapitato<br />
oppositore...<br />
Dico io, potrebbe mai succedere per la<br />
rotonda delle “Pirami<strong>di</strong> Ecologiche”<br />
? (e cosa avranno mai <strong>di</strong> ecologico poliuretano<br />
espanso e truciolare, qualcuno<br />
per favore me lo spieghi….) magari per<br />
il Fiore <strong>di</strong> Carmassi, o per il Teatro Era<br />
avrebbe paradossalmente un senso, ma<br />
nessuno se lo augura...<br />
In questo aneddoto <strong>di</strong> tipo “ban<strong>di</strong>stico”,<br />
peraltro, sta uno dei problemi<br />
atavici della musica e dei musicisti:<br />
competizione, in<strong>di</strong>vidualismo, e in seconda<br />
battuta paura del confronto, rinuncia<br />
alla comunicazione...<br />
Altresì è vero che la Musica è sempre<br />
stata una forma espressiva estremamente<br />
popolare, <strong>di</strong> conseguenza<br />
<strong>di</strong>fficilmente ha goduto dei favori del<br />
Potere, eccetto che nelle sue forme più<br />
Andrea Lupi on lapsteel<br />
(foto Eric Perrone)<br />
Andrea Lupi e Oscar Bauer,<br />
San Severino Blues 2007<br />
(foto Mauro Binci)
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
106<br />
107<br />
Hotel La Salle,<br />
Schmolzer Blues Tage 2005,<br />
Schmoelz, Germania<br />
(foto <strong>di</strong> Norbert<br />
Nengebaner)<br />
edulcorate e classiche.<br />
Da questo dualismo tra con<strong>di</strong>visione e<br />
isolamento spesso il musicista fatica a<br />
uscirne in modo costruttivo.<br />
La storia <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e della Valdera in<br />
generale è piena <strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong> spessore<br />
musicale: liutai, maestri d’orchestra,<br />
primi violini alla Scala, musicisti<br />
dalle alterne fortune, cantanti lirici, star<br />
della musica leggera, competenti appassionati,<br />
collezionisti <strong>di</strong> supporti fonici o<br />
<strong>di</strong> strumenti musicali... una miriade <strong>di</strong><br />
storie e <strong>di</strong> esperienze tra cui molte notevoli<br />
e molte <strong>di</strong> queste sconosciute ai più.<br />
Credo che in questo numero del <strong>Bollettino</strong><br />
ci sarà chi scriverà meglio <strong>di</strong> me<br />
riguardo ad alcuni dei molti personaggi<br />
che musicalmente hanno dato davvero<br />
lustro al territorio.<br />
Suppongo che ciò giocherà a favore della<br />
mia affermazione <strong>di</strong> poc’anzi. E allora è<br />
facile capire <strong>di</strong> come la Musica dal dopoguerra<br />
in poi sia stata ancor più parte<br />
importante della vita <strong>di</strong> molte persone.<br />
<strong>Pontedera</strong>, al pari <strong>di</strong> molte gran<strong>di</strong> città,<br />
e la Valdera in generale, hanno visto <strong>di</strong>ffondersi<br />
ampiamente tra le proprie giovani<br />
generazioni tempeste socio-culturali<br />
quali il “beat”, il “rock”, il “punk”, “new<br />
wave”, “afro-reggae”,“pop”… e riflessi,<br />
riflussi vari….eventi che ho conosciuto<br />
dapprima marginalmente o per sentito<br />
<strong>di</strong>re, poi, crescendo, in maniera <strong>di</strong>retta e<br />
mano a mano consapevole...<br />
Ragazzino andavo ad ascoltare i<br />
gruppi provare in camere da letto<br />
trasformate in pseudo-cantine,<br />
gioia <strong>di</strong> genitori e vicinato…e<br />
poi le decine <strong>di</strong> sala-prove più o<br />
meno attrezzate in cascinali scalcinati,<br />
in e<strong>di</strong>fici malconci <strong>di</strong> umide<br />
zone industriali immerse nella<br />
nebbia, in case occupate (via<br />
Valtriani, p.za Belfiore…); tante<br />
storie <strong>di</strong>sorganizzate ma che testimoniavano<br />
un fermento pazzesco….partire<br />
il fine settimana<br />
per andare a sentire il concerto<br />
del gruppo <strong>di</strong> amici, così come<br />
quello <strong>di</strong> Santana con Wayne<br />
Shorter, era un pensiero costante...<br />
per me come per tanti altri.<br />
Poi nei primi anni ’80, in concomitanza<br />
con l’incedere dei miei primi incerti<br />
e maldestri passi nel mondo della musica<br />
suonata, il sentire la necessità <strong>di</strong> fare<br />
qualcosa <strong>di</strong> più; ed ecco che organizzammo<br />
al Palazzetto dello sport tre e<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> un partecipatissimo Live-Aid dÈ<br />
noartri (Rockline I, II e III); e poi dalle<br />
ceneri <strong>di</strong> questa esperienza ne nacque<br />
un’altra che fu un importante tentativo <strong>di</strong><br />
mettere insieme le forze: il CMP (Coor<strong>di</strong>namento<br />
Musicale Pontederese), nato<br />
in contemporanea con associazioni gemelle<br />
<strong>di</strong> Roma, Torino, Bologna proiettò<br />
<strong>Pontedera</strong> alla ribalta tra quelle città in<br />
Italia che cercavano <strong>di</strong> dare una sorta <strong>di</strong><br />
struttura al mondo dei gruppi emergenti;<br />
arrivammo a coinvolgere una settantina<br />
<strong>di</strong> gruppi dalla Valdera, dal pisano<br />
e dall’empolese... in seguito, per palese<br />
inesperienza, per alcuni nostri errori e per<br />
alcune promesse non mantenute da chi ci<br />
aiutò ma non fino in fondo (ve<strong>di</strong>: mancata<br />
costruzione bagni e impianto riscaldamento<br />
alla scuola <strong>di</strong> musica, <strong>di</strong>venuta<br />
in seguito, giustamente, Centro Sociale<br />
Okkupato Ex-Enel, zona Oltrera), la cosa<br />
apparentemente si spense.<br />
Durante quegli anni proposi ripetutamente<br />
a chi <strong>di</strong> dovere la costruzione <strong>di</strong> un au<strong>di</strong>torium….poi<br />
forse perché le idee circolano,<br />
e dato che le necessità, appunto, “<br />
necessitano”... si è costruito, dopo molte<br />
tribolazioni, un bel Teatro (ben venga!!!),<br />
una ricchezza per una città che cresce.<br />
Anche in quella esperienza (CMP) ritrovo<br />
in embrione molte cose che oggi si<br />
sono avverate; ad esempio attualmente<br />
<strong>Pontedera</strong> vanta ben tre scuole <strong>di</strong> Musica<br />
<strong>di</strong> buon livello (Accademia della<br />
Chitarra, Accademia Musicale Toscana,<br />
Accademia Glen Gould), che hanno<br />
raccolto i semi <strong>di</strong> quell’esperienza e <strong>di</strong><br />
altre (la Scuola della Filarmonica Volere<br />
e Potere, e quella che era sita in piazzetta<br />
delle erbe e che mi par <strong>di</strong> ricordare era<br />
intitolata a F.Busoni...); ed altre scuole<br />
private si trovano a Ponsacco, Terricciola,<br />
Peccioli, Montopoli...<br />
Giusto ricordare brevemente che recentemente<br />
si stanno facendo dei tentativi<br />
per far convivere tutte queste entità (ve<strong>di</strong><br />
progetto Musicascuola, che coinvolge le<br />
già citate Accademie, Musicastrada, vari<br />
plessi scolastici, il <strong>Comune</strong>, ..etc) e nel<br />
rispetto delle rispettive specializzazioni,<br />
cari colleghi, ricor<strong>di</strong>amoci pure che collaborare<br />
è meglio che competere e porta<br />
“ricchezze” <strong>di</strong> vario tipo ad ognuno.<br />
Stessa cosa per l’annoso problema delle<br />
sala-prove; adesso sul territorio ne esistono<br />
varie e <strong>di</strong> belle (Music Park <strong>di</strong> Bientina,<br />
Music Street <strong>di</strong> Lugnano,….) con numerose<br />
sale bene attrezzate e buoni stu<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> registrazione interni…<br />
Si certo, anche gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> registrazione<br />
a partire dagli storici Sam a Lari e<br />
Westlink a Cascina, sono cresciuti<br />
<strong>di</strong> numero, anche grazie l’avvento<br />
delle tecniche <strong>di</strong>gitali e delle strumentazioni<br />
sempre più compatte e<br />
compatibili con la stessa <strong>di</strong>mensione<br />
homestu<strong>di</strong>o...<br />
Ma allora cosa manca?<br />
Al <strong>di</strong> là delle facili lamentele, superando<br />
l’inevitabile banalità dell’affermazione<br />
stessa, ciò che manca<br />
sono le occasioni.<br />
Provo a spiegarmi meglio: Demetrio<br />
Stratos rispondendo ad una<br />
domanda <strong>di</strong> uno zelante critico<br />
musicale su cosa fosse l’Avanguar<strong>di</strong>a<br />
rispose laconicamente<br />
“l’avanguar<strong>di</strong>a è nelle emozioni”.<br />
Cosa è uno spartito o una tablatura<br />
se non la si esegue, cosa è una canzone<br />
se non la si suona, la si canta o la si compone,<br />
cosa è uno strumento se non lo si<br />
percuote, lo si accarezza, lo si tende,<br />
cosa è una Musica se non la si ascolta<br />
se non si ha possibilità <strong>di</strong> goderne, profondamente,<br />
visceralmente, <strong>di</strong> emozionarsi,<br />
in solitu<strong>di</strong>ne o in moltitu<strong>di</strong>ne? A<br />
Voi la risposta.<br />
Alcuni festival stanno cercando <strong>di</strong> rispondere<br />
con qualità a questa richiesta<br />
<strong>di</strong> occasioni: 7 Sois 7 Luas, Collinarea,<br />
il <strong>di</strong>scusso (e non a torto) Metarock, MusicaViva,…<br />
e particolarmente il Musicastrada<br />
Festival che tra mille <strong>di</strong>fficoltà<br />
ha creato la rete musicale più grande a<br />
livello italiano con ben 23 Comuni ed<br />
ironicamente non riceve supporto dalla<br />
Regione che, da quest’anno, lo considera<br />
una “rassegna” (?!); ma, se non ricordo<br />
male, fino all’anno precedente un Festival<br />
non lo si giu<strong>di</strong>cava dalla sua capacità<br />
<strong>di</strong> coinvolgere il territorio e <strong>di</strong> farlo conoscere,<br />
dalla sua multime<strong>di</strong>alità (fotografia,<br />
video, installazioni a tema, scenografie),<br />
dall’impatto economico (tutte le figure<br />
professionali risiedono in Provincia<br />
e i vantaggi ottenuti dagli esercenti sono<br />
comprovati da ampia documentazione),<br />
dal suo grado <strong>di</strong> co-finanziamento (oltre<br />
un terzo del budget è trovato dagli organizzatori<br />
e non dal settore Pubblico)?<br />
Andrea Lupi<br />
al Museo Piaggio<br />
(foto Pagni)
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
108<br />
109<br />
Hotel La Salle,<br />
Patersdreef Blues Festival,<br />
Belgio 2006,<br />
Andrea, Oscar e alla<br />
batteria “Capello”<br />
Che rabbia!, e non solo perché sono,<br />
come si sa, coinvolto in prima persona<br />
ma soprattutto perché questo festival è<br />
atteso in gloria dalle Comunità, dai musicisti<br />
locali che a turno possono godere<br />
<strong>di</strong> una importante occasione, da uno<br />
stuolo <strong>di</strong> scenografi-macchinisti, fotografi,<br />
cameramen, fonici…cresciuti professionalmente<br />
e in armonia all’interno<br />
<strong>di</strong> questa esperienza, e non ultimo gli appassionati<br />
che vengono numerosi e consapevoli<br />
che sia una occasione per emozionarsi<br />
e che hanno capito che il mondo<br />
è pieno <strong>di</strong> musicisti semi-sconosciuti <strong>di</strong><br />
incre<strong>di</strong>bile livello.<br />
Sulla ripartizione del finanziamento<br />
pubblico destinato a Cultura e Spettacolo,<br />
specie a certi livelli politici, potrei<br />
andare avanti a <strong>di</strong>ssertare, ma mi fermo<br />
qui e non per buonismo alla Veltroni,<br />
ma solo perché voglio bene a quel che<br />
resta del mio fegato.<br />
Qualche parola è invece opportuno spenderla<br />
anche sui luoghi del fare musica,<br />
non solo quelli estivi che bene o male<br />
presentano <strong>di</strong>verse soluzioni, ma in particolar<br />
modo quelli indoor, invernali.<br />
Ripetendomi, l’arrivo <strong>di</strong> un Teatro tanto<br />
auspicato quanto tribolato è da salutarsi<br />
come un importante passo avanti al <strong>di</strong> là<br />
<strong>di</strong> un certo <strong>di</strong>ffuso scetticismo su quella<br />
che sarà la gestione; io sono fiducioso.<br />
Un Teatro, pur non essendo un vero e<br />
proprio au<strong>di</strong>torium può facilmente rispondere<br />
ad alcuni importanti dettami<br />
tecnici ed acustici e a quel che mi risulta<br />
e da quel che ho potuto vedere da modellini<br />
e progetti più volte esposti, credo<br />
che così sarà. (purtroppo ad oggi non<br />
sono ancora riuscito ad andare a vedere<br />
gli interni nonostante sia stato invitato,<br />
colpa mia!). Le varie soluzioni <strong>di</strong> capienza<br />
sono una questione aperta.<br />
Ma il problema luoghi resta: una sala da<br />
200 posti per concerti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o piccola<br />
<strong>di</strong>mensione (spesso la <strong>di</strong>mensione più<br />
bella, affascinante e qualitativamente<br />
alta) adeguatamente attrezzata e adeguatamente<br />
gestita tecnicamente e artisticamente<br />
(magari da un comitato che<br />
riunisca le associazioni) manca e certo<br />
non andrebbe ad inficiare l’attività del<br />
teatro che richiama anche altre categorie<br />
<strong>di</strong> pubblico e che probabilmente necessiterà<br />
della struttura in modo continuativo<br />
anche se non totale.<br />
A questo punto, parlando <strong>di</strong> luoghi e <strong>di</strong><br />
musica dal vivo, non si può esimersi dallo<br />
spendere qualche parola sui live-club;<br />
da 40 anni a questa parte è stato un susseguirsi<br />
<strong>di</strong> tentativi più o meno riusciti<br />
da parte del privato <strong>di</strong> fare una programmazione<br />
<strong>di</strong> musica dal vivo: qualcuno<br />
si ricorderà lo Shys Club, ovvero Il Bar<br />
Olimpico alla Bellaria (fine anni ’60),<br />
oppure il Why Not? nel quartiere Villaggio<br />
(anni ’80), e in seguito il Si o No<br />
ad Oltrera, i vari tentativi recenti <strong>di</strong> bar<br />
Messicano, Bulldog Pub, Civetta….etc.<br />
Qualche considerazione d’obbligo:<br />
alcuni uffici SIAE dovrebbero evitare<br />
stupi<strong>di</strong> atteggiamenti vessatori ma<br />
cercare <strong>di</strong> facilitare il proliferare delle<br />
iniziative (la Siae spesso si comporta<br />
come la GdF a cui semmai spetterebbe<br />
il compito <strong>di</strong> arginare palesi illeciti,<br />
specialmente nel mondo delle <strong>di</strong>scoteche)<br />
e ricordarsi che se esistono è solo<br />
perché esistono musicisti, scrittori, attori<br />
da tutelare e non da raggirare; ma per<br />
fortuna c’è anche tra loro chi ha capito<br />
che l’artista è come l’orso polare: una<br />
specie da salvare.<br />
La seconda annotazione è più complicata:<br />
possibile che in Valdera non esista<br />
un privato che abbia voglia <strong>di</strong> investire<br />
su un vero club dove ascoltare musica,<br />
affidandosi a una <strong>di</strong>rezione artistica e<br />
tecnica seria e competente, e non sul solito<br />
banale e pretenzioso <strong>di</strong>sco-bar che<br />
si ricicla a live-club occasionale solo<br />
per pura convenienza?<br />
Mi pare che sia un caso <strong>di</strong> “miopia”<br />
<strong>di</strong> notevole portata se solo si pensa a<br />
quante generazioni siano trasversalmente<br />
coinvolte dalla passione per la<br />
musica suonata.<br />
Forse la soluzione sta in una commistione<br />
tra Pubblico e Privato? Perché no?!<br />
Un’altra considerazione è conseguente<br />
a queste ultime su Pubblico e Privato:<br />
spesso si crede che il moltiplicarsi degli<br />
eventi possa essere una ragione del fallimento<br />
<strong>di</strong> alcuni degli stessi; mai valutazione<br />
fu più errata!<br />
Il punto sta nel come si progettano gli<br />
eventi culturali, con quanta passione e<br />
professionalità (mezzi adeguati permettendo);<br />
non si deve aver premura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />
il proprio piccolo orto, anzi la<br />
ricchezza <strong>di</strong> manifestazioni e iniziative<br />
su un territorio è in<strong>di</strong>scutibilmente motivo<br />
<strong>di</strong> attrazione per un “turismo culturale”<br />
variegato e composito, certo a patto<br />
che gli eventi rispondano accettabilmente<br />
a quei criteri <strong>di</strong> qualità e accuratezza<br />
che altrimenti porterebbero il territorio a<br />
<strong>di</strong>ventare un outlet del <strong>di</strong>vertimento.<br />
Oltre a ciò, come da un po’ <strong>di</strong> tempo avviene<br />
qui da noi, coor<strong>di</strong>nare gli eventi più<br />
significativi rispetto al calendario è importante<br />
e non va ad escludere comunque<br />
il verificarsi <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> minor portata<br />
spontanei e improvvisi che<br />
sono altrettanto importanti:<br />
ovvero non si può chiedere<br />
a un quin<strong>di</strong>cenne <strong>di</strong><br />
perdersi tra mille scartoffie<br />
e permessi <strong>di</strong> ogni genere.<br />
Adesso, che mi sono stancato<br />
(e vi avrò stancato)<br />
cercando <strong>di</strong> mettere or<strong>di</strong>ne<br />
nei miei pensieri e subito<br />
scriverli, voglio provare a<br />
de<strong>di</strong>care qualche altra riga<br />
a me, al mio rapporto con<br />
la Musica….non penso<br />
che dopo questa avrò/vorrò<br />
molte altre occasioni per esprimere<br />
così a ruota libera le mie dabbenaggini.<br />
A volte mi chiedo quanto sia stata importante<br />
la mia de<strong>di</strong>zione, curiosità e<br />
passione per la musica, e se sia stata più<br />
determinante dell’ambiente culturale e<br />
familiare in cui sono cresciuto. No, per<br />
carità, non voglio riferirmi a presunti<br />
risultati conseguiti, che son sempre arbitrari<br />
e passeggeri, semmai mi rivolgo<br />
a quanto la Musica ha con<strong>di</strong>zionato e<br />
riempie la mia vita, a quante persone<br />
mi ha fatto conoscere ed apprezzare,<br />
alla ricchezza <strong>di</strong> esperienze che mi<br />
ha immeritatamente concesso. A volte<br />
guardo i miei allievi, ai quali cerco<br />
maldestramente <strong>di</strong> comunicare qualcosa,<br />
e spesso vedo in loro quella stessa<br />
passione che ancora mi spinge a far<br />
chilometri su chilometri, a non dormire<br />
la notte; non li incoraggio, non ne hanno<br />
bisogno, però mi fanno pensare che<br />
tanto tempo fa ho fatto la scelta giusta<br />
e che la Musica continua ad accompagnarmi,<br />
ad aiutarmi, ad elevarmi, me e<br />
chi mi sta vicino.<br />
Per il resto penso a una de<strong>di</strong>ca che Leo<br />
Ferrè, alla fine <strong>di</strong> quel poco tempo insieme,<br />
mi scrisse, su un foglio che ancora<br />
conservo, usando una frase <strong>di</strong> una<br />
sua celebre canzone: André, anche tu<br />
farai del tuo peggio!<br />
Je ferai de mon pire! (da “Ni Dieu,<br />
Ni Maitre”)<br />
Libbiano, fine Settembre 2008<br />
Jam Session con John<br />
Beach, Willie Murphy e<br />
vari horn players, al Viking<br />
Bar <strong>di</strong> Minneapolis<br />
(Foto Fatticcioni)
Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Collaboratori<br />
Nelle immagini: Samuele<br />
Borsò durante alcune delle<br />
sue performance<br />
SAMUELE BORSÒ<br />
<strong>di</strong> Mario Lupi<br />
“Sette sere in musica” è una performance<br />
<strong>di</strong> Samuele Borsò con<br />
la sua chitarra e la sua voce in un<br />
repertorio senza tempo, nel mese <strong>di</strong><br />
agosto in città, davanti ad un bar.<br />
Un’altra performance <strong>di</strong> Borsò ha avuto<br />
luogo, nel mese <strong>di</strong> ottobre, davanti a<br />
un pub per la festa dei commercianti.<br />
Spulciando su internet troviamo una<br />
infinita serie <strong>di</strong> impegni <strong>di</strong> questo musicista<br />
e cantante citta<strong>di</strong>no. Chi è questo<br />
“ragazzo” venuto alla ribalta? Intanto<br />
sappiamo che proviene da una famiglia<br />
<strong>di</strong> musicisti <strong>di</strong> cui fa parte anche il<br />
tenore Umberto Borsò, un grande della<br />
lirica a cui, nel 2006, è stato assegnato<br />
il premio Caruso come ambasciatore<br />
del canto italiano nel mondo.<br />
Samuele Borsò si esibisce a un pubblico<br />
<strong>di</strong> giovani, ma, e questo convince<br />
anche un pubblico eterogeneo, il repertorio<br />
che propone va dai cantautori<br />
contemporanei ai classici <strong>di</strong> ogni tempo.<br />
Suona e canta, la sua voce è calda<br />
e non uniforme e crea atmosfere <strong>di</strong><br />
piacevole go<strong>di</strong>mento.<br />
Un giovane, quin<strong>di</strong>, che insieme con<br />
altri connota una koinè musicale che<br />
prospera in questa città della Valdera.<br />
UNO DEI PIU’ GRANDI<br />
VIAGGIATORI ITALIANI<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
Uno dei più gran<strong>di</strong> viaggiatori<br />
italiani è nato in questa città:<br />
il dott. Alberto Pacchiani<br />
neurologo. La tra<strong>di</strong>zione definisce<br />
gli italiani poeti e navigatori e anche<br />
con Alberto Pacchiani, detto Pack,<br />
la tra<strong>di</strong>zione non si smentisce. Poeta<br />
satirico fin dagli anni del liceo ha<br />
sempre coltivato questa sua abilità,<br />
ma la cosa che stupisce <strong>di</strong> più è la<br />
sua avventura per le vie del mondo;<br />
e non è un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: ha visitato<br />
in 42 anni ben 161 paesi del globo,<br />
anche siti negli angoli più sperduti.<br />
In 42 anni <strong>di</strong> viaggi ha sperimentato<br />
i climi più <strong>di</strong>versi dal Polo Nord nel<br />
1998 alle zone equatoriali, all’Antartide<br />
accumulando avventure ed<br />
esperienze le più <strong>di</strong>verse possibili.<br />
Conoscitore <strong>di</strong> 6 lingue straniere (oltre<br />
al latino e al greco classico), vero<br />
poliglotta ha sempre comunicato con<br />
i relativi autoctoni nella lingua locale<br />
fIno ad essere scambiato per uno<br />
<strong>di</strong> loro. Conoscitore come pochi del-<br />
le realtà geografiche del pianeta, ha<br />
riportato nei suoi <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> viaggio,<br />
scritti in “maccheronico”, notizie tecniche<br />
e alcune impressioni sulle terre<br />
visitate. La sua collezione <strong>di</strong> immagini<br />
è consistente: circa 9200 cartoline,<br />
moltissime mappe e 184 quaderni<br />
sempre scritti in “maccheronico” che<br />
rappresentano i <strong>di</strong>ari dei viaggi.<br />
L’ ”Uomo Nero”, chiamato così dagli<br />
amici per il suo eccentrico vestimento,<br />
è un uomo pieno <strong>di</strong> risorse e curiosità,<br />
sempre pronto a nuove avventure<br />
come un moderno Livingstone alla ricerca<br />
delle sorgenti dell’Umanità.<br />
Nell’ambito dei viaggi più salienti si<br />
possono menzionare:<br />
Ferrovia Transiberiana Moskwa –<br />
Vla<strong>di</strong>vostok.<br />
Giro del mondo in 36 giorni, in senso<br />
antiorario, in aereo, a tappe.<br />
1 volo in Concorde New York – Londra.<br />
2 volte in Antartide.<br />
Raggiungimento dell’altezza <strong>di</strong> 5220<br />
m/sm. Nel Tibet, in autobus.<br />
Traversata atlantica sulla rotta del<br />
Titanic.<br />
ALBERTO PACCHIANI<br />
Nato a <strong>Pontedera</strong> nel 1936.<br />
Laureato a Pisa nella facoltà<br />
<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia.<br />
Specializzazione in Malattie<br />
Nervose e Mentali.<br />
Ha abitato per 25 anni a <strong>Pontedera</strong>,<br />
10 a Pisa, 30 a Volterra,<br />
7 a <strong>Pontedera</strong> dove attualmente<br />
risiede.<br />
Dal 1996 in pensione.<br />
110<br />
111
Collaboratori<br />
Contributo dei lettori<br />
L’UOMO MASCHERATO PARTE PER L’ANTARTIDE<br />
MAMMA MIA!<br />
RESTERÀ LAGGIÙ?<br />
VENGO ANCH‛IO?<br />
AUTORITRATTO<br />
Quando col freddo intenso, a meno trenta,<br />
batton i denti i teschi al cimitero,<br />
ratto, nell’infuriar della tormenta,<br />
s’aggira per Volterra L’”Omo Nero”.<br />
Di notte, chi lo vede si spaventa,<br />
perché l’attornia un’ombra <strong>di</strong> mistero:<br />
transita, infatti, in una sciarpa avvolto,<br />
che fin sugli occhi gli ricopre il volto.<br />
Spesso, mentr’ei procede a gran<strong>di</strong> passi,<br />
gli urlan taluni a tergo a più non posso:<br />
“Tappati bene: è freddo!! Passan bassi !?!...”;<br />
Ehi!!, bada, batti... Attento, lì c’è un fosso!...”;<br />
e ridon come tanti satanassi,<br />
provando gusto a dargli sempre addosso.<br />
Ma lui per la sua strada a correr seguita,<br />
in barba a chi lo sfotte e lo perseguita.<br />
- Che sia forse un fantasma da leggende,<br />
l’uomo invisibil, che stragi minaccia?!?...-;<br />
chi poi d’elettrotecnica s’intende<br />
pensa che porti un radar sulla faccia.<br />
Lui, che i commenti altrui non vilipende,<br />
par che del proprio arcano si compiaccia;<br />
e con cappel, cappotto, sciarpa e guanti,<br />
fra vento, neve e gelo tira avanti.<br />
Autore: l’Omo Nero (Packjanow)<br />
ANDIAMO PAK!<br />
ASSOCIAZIONE<br />
MICOLOGICA<br />
BRESADOLA<br />
GRUPPO A. VICHI<br />
<strong>di</strong> Alessandro Pinori<br />
Il Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
nasce nel 1973 dall’unione <strong>di</strong> alcuni<br />
amici appassionati <strong>di</strong> funghi, fra<br />
cui il dott. Raimondo Gonfiantini (farmacista),<br />
il dott. Giorgio Caputo (ufficiale<br />
sanitario) e il sig. Franco Antonelli<br />
(vigile sanitario), costituendosi poi<br />
ufficialmente il 1 aprile 1975.<br />
Il Gruppo viene quasi subito intitolato<br />
alla memoria <strong>di</strong> Arterio Vichi, socio<br />
fondatore prematuramente scomparso.<br />
Già dalla sua costituzione, le finalità<br />
statutarie sono state quelle <strong>di</strong> promuovere:<br />
la cultura ecologica, intesa come<br />
conoscenza degli ecosistemi naturali e<br />
dei comportamenti relativi, lo stu<strong>di</strong>o<br />
dei funghi e dei problemi connessi alla<br />
micologia, l’educazione sanitaria relativa<br />
alla micologia, la collaborazione<br />
con promozione <strong>di</strong> iniziative comuni<br />
con altri Enti, Istituti e Associazioni<br />
con finalità analoghe, la raccolta<br />
<strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>dattico, bibliografico<br />
e scientifico relativo alla micologia e<br />
alle scienze affini con la relativa fruizione<br />
per i soci; quin<strong>di</strong> un orizzonte <strong>di</strong><br />
interessi culturali ben più ampio del<br />
semplicistico “saper riconoscere i funghi<br />
buoni da mangiare”.<br />
Il Gruppo Micologico si <strong>di</strong>mostra subito<br />
una fresca novità nella Valdera,<br />
aggregando un cospicuo numero <strong>di</strong><br />
associati, sia pontederesi sia <strong>di</strong> altre<br />
località anche abbastanza <strong>di</strong>stanti, tipo<br />
Santa Croce sull’Arno, Volterra e Pisa,<br />
riuscendo da subito ad organizzare le<br />
mostre micologiche, inizialmente solo<br />
autunnali.<br />
La mostra micologica viene organizzata<br />
in occasione della ricorrenza della<br />
“fiera” <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, per convenzione<br />
il primo giove<strong>di</strong> dopo San Luca, solitamente<br />
nella terza decade <strong>di</strong> ottobre,<br />
della durata inizialmente <strong>di</strong> quattro<br />
giorni poi ridotti a due; è il momento<br />
culminante per il sodalizio, i soci partecipano<br />
portando cassette piene <strong>di</strong> funghi<br />
<strong>di</strong> ogni tipo, per la classificazione<br />
delle specie fungine dal gruppo centrale<br />
<strong>di</strong> Trento interviene <strong>di</strong>rettamente il cav.<br />
Mauro Angarano e talvolta anche l’ing.<br />
Bruno Cetto.<br />
Passano gli anni, il livello <strong>di</strong> conoscenza<br />
dei componenti del Comitato<br />
Scientifico <strong>di</strong>venta notevole, quin<strong>di</strong><br />
viene “tagliato” il cordone ombelicale<br />
e il Gruppo <strong>di</strong>venta autonomo a<br />
tutti gli effetti.<br />
Comunque l’appartenenza al Bresadola<br />
consente l’accesso <strong>di</strong> due delegati <strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong> al Comitato Scientifico Nazionale<br />
AMB, due sessioni, una primaverile<br />
e l’altra autunnale, tenute sempre<br />
in località <strong>di</strong>verse e in ogni regione<br />
d’Italia.<br />
Questa palestra continua forgia gli<br />
esperti <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e consente <strong>di</strong> crescere<br />
a tutti i soci, che <strong>di</strong>spongono poi<br />
delle conoscenze acquisite.<br />
Per alcuni anni sarà proposta anche una<br />
mostra dei funghi primaverili, ma la <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> reperire il materiale fungino<br />
occorrente per la limitatezza del periodo<br />
favorevole e per la scarsità <strong>di</strong> miceti<br />
presenti, sconsiglierà <strong>di</strong> continuare con<br />
questa esperienza e il progetto verrà abbandonato.<br />
È con grande sod<strong>di</strong>sfazione possibile<br />
affermare che il Gruppo Micologico <strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong> ha contribuito fattivamente<br />
alla riduzione degli avvelenamenti fungini<br />
nella nostra zona:<br />
- intervenendo talora presso la struttura<br />
Le specie nuove per la scienza<br />
con la data <strong>di</strong> pubblicazione:<br />
Cortinarius ianuarius<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2006<br />
Inocybe juniperina<br />
M. Marchetti,<br />
Franchi & Bizio<br />
2003<br />
Inocybe fusipes<br />
Bizio, Franchi & M. Marchetti<br />
2006<br />
Inocybe subdecipiens<br />
Bres. ex Bellù, Bizio & M.<br />
Marchetti in Bizio & Marchetti<br />
1998<br />
Psathyrella wavereniana M.<br />
Marchetti<br />
1993<br />
Ramaria dolomitica<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2000<br />
Ramaria me<strong>di</strong>terranea Schild<br />
& Franchi in Schild<br />
1998<br />
Ramaria subbotrytis f. flavipes<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria thalliovirescens<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2000<br />
Le ricombinazioni operate<br />
con la data <strong>di</strong> pubblicazione:<br />
Clavulina coralloides<br />
f. bicolor (Donk)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2000<br />
Clavulina coralloides f. cristata<br />
(Holmsk. Fr.)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2000<br />
Clavulina coralloides f. mutans<br />
(Burt)<br />
Franchi & M. Marchetti in<br />
Franchi, Giovannetti, Gorreri,<br />
Marchetti & Monti<br />
2006<br />
Una delle mostre<br />
micologiche allestita<br />
nell’atrio del Palazzo<br />
Comunale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>
Contributo dei lettori<br />
Recensioni<br />
114<br />
115<br />
Boletus Lupinus<br />
Clavulina coralloides f. subcinerea<br />
(Donk)<br />
Franchi & M. Marchetti in<br />
Franchi,Giovannetti, Gorreri,<br />
Marchetti & Monti<br />
2006<br />
Clavulina coralloides f. subrugosa<br />
(Corner) Franchi & M.<br />
Marchetti<br />
2000<br />
Helvella corium var. macrosperma<br />
(Favre) Bizio, Franchi<br />
& M. Marchetti<br />
1998<br />
Helvella leporina (Batsch :<br />
Fries) Franchi, Lami & M.<br />
Marchetti<br />
1999<br />
Inocybe rimosa var. umbrinella<br />
(Bres.) Bizio & M. Marchetti<br />
1998<br />
La riorganizzazione del genere<br />
Ramaria a livello europeo,<br />
con le sezioni pubblicate:<br />
Ramaria sect. Apiculatae<br />
(Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Avellaneae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Botrytes<br />
(Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Dimiticae<br />
(Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Flavae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Formosae<br />
(Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Gran<strong>di</strong>sporae<br />
(Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Gypseae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Luteae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Neoformosae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Niveae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Pseudobotrytes<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Spinulosae<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
Ramaria sect. Strictae (Corner)<br />
Franchi & M. Marchetti<br />
2001<br />
ospedaliera per classificazioni <strong>di</strong> reperti<br />
fungini non identificabili altrimenti e<br />
causa <strong>di</strong> intossicazioni da curare;<br />
- avvalendosi della collaborazione <strong>di</strong><br />
quoti<strong>di</strong>ani locali per lanciare ai lettori<br />
un monito sul rischio <strong>di</strong> intossicazioni<br />
per la nascita troppo abbondante<br />
<strong>di</strong> una specie velenosa nei boschi<br />
<strong>di</strong> querce e lecci, il Boletus lupinus,<br />
sosia perfetto dello squisito Boletus<br />
regius, al contrario decisamente poco<br />
comune, come si è reso necessario<br />
nell’autunno del 2005;<br />
- fornendo consulenze e consigli <strong>di</strong>sinteressati<br />
ai fruitori delle mostre micologiche<br />
e accogliendo presso la sede sociale<br />
tutti quei simpatizzanti desiderosi<br />
<strong>di</strong> farsi classificare i funghi raccolti.<br />
Attualmente e senza fini <strong>di</strong> lucro, il<br />
Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> svolge<br />
le sue attività particolarmente nei<br />
territori della Valdera e del Valdarno inferiore<br />
dove, durante la stagione autunnale<br />
è consueto curare l’allestimento <strong>di</strong><br />
mostre micologiche e delle erbe commestibili<br />
in occasione <strong>di</strong> manifestazioni<br />
<strong>di</strong> vario genere che si svolgono nei comuni<br />
limitrofi, si ricordano oltre a quella<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, anche quelle <strong>di</strong> Ponsacco,<br />
Santa Croce sull’Arno e Uliveto Terme,<br />
più altre saltuarie e occasionali.<br />
Il Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />
è pure inserito nella federazione dei<br />
Gruppi Micologici Toscani, denominata<br />
AGMT, associazione che vede le sue<br />
origini nel <strong>di</strong>cembre del 1993.<br />
L’associazione attualmente è costituita<br />
da 24 gruppi micologici <strong>di</strong>stribuiti su<br />
tutto il territorio toscano, è referente<br />
con l’ARSIA a livello regionale e ha<br />
svolto <strong>di</strong>versi progetti, fra cui la map-<br />
patura dei funghi in Toscana, a cui ha<br />
partecipato fattivamente anche il Gruppo<br />
Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, culminato<br />
poi nella pubblicazione <strong>di</strong> un libro, che<br />
ha consentito alla regione Toscana <strong>di</strong><br />
qualificarsi come una delle prime regioni<br />
italiane in grado <strong>di</strong> svolgere progetti<br />
<strong>di</strong> censimento così articolati e durevoli<br />
nel tempo (periodo <strong>di</strong> osservazione <strong>di</strong><br />
4 anni) e la pubblicazione <strong>di</strong> un libro<br />
a carattere educativo e <strong>di</strong>vulgativo, “Io<br />
sto con i funghi”, <strong>di</strong>stribuito <strong>di</strong>rettamente<br />
dai gruppi.<br />
Grazie alla sensibilità dell’amministrazione<br />
comunale che qui si ringrazia, la<br />
sede sociale è in Via Saffi n. 45 a <strong>Pontedera</strong>,<br />
ed è aperta a soci e simpatizzanti<br />
ogni marte<strong>di</strong> dalle ore 21:30 alle ore<br />
23:30 circa (escluso i festivi), mentre la<br />
collocazione della mostra micologica<br />
e delle erbe commestibili è situata nell’ampio<br />
salone d’ingresso <strong>di</strong> Palazzo<br />
Stefanelli, sede del municipio.<br />
A chiusura <strong>di</strong> questo resoconto, forniamo<br />
due dati importanti: la mostra micologica<br />
<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> quest’anno è stata<br />
la 34esima, mentre quella delle erbe<br />
commestibili la 6ª e<strong>di</strong>zione; poche sono<br />
in toscana altre Associazioni che possono<br />
vantare simili traguar<strong>di</strong>.<br />
È motivo <strong>di</strong> orgoglio e <strong>di</strong> prestigio il<br />
livello <strong>di</strong> conoscenza raggiunto dai<br />
componenti del Comitato Scientifico<br />
del nostro Gruppo, alcuni <strong>di</strong> essi infatti<br />
sono <strong>di</strong>ventati autori <strong>di</strong> numerose pubblicazioni<br />
scientifiche e lavori organici<br />
su ambienti particolari, come i funghi<br />
del bruciato e i funghi dei litorali sabbiosi,<br />
oppure vere monografie come lo<br />
stu<strong>di</strong>o del genere Ramaria in Europa,<br />
da soli o in sinergia con valenti esponenti<br />
dell’Università <strong>di</strong> Pisa e del Parco<br />
Naturale Migliarino, San Rossore,<br />
Massaciuccoli.<br />
A lato in queste pagine sono trascritte le<br />
specie “nuove per la scienza” descritte<br />
dai nostri soci, <strong>di</strong>stribuite su generi<br />
<strong>di</strong>versi a <strong>di</strong>mostrazione delle notevoli<br />
competenze, unitamente alle ricombinazioni<br />
tassonomiche che si sono rese<br />
necessarie per allineare la materia agli<br />
stu<strong>di</strong> contemporanei.<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
TRANSHUMANZ<br />
Mauro Gambicorti, alla “Prima<br />
Rassegna <strong>di</strong> Fotografi Pisani”<br />
tenuta nel 1994 presso il Centro<br />
<strong>di</strong> Arti Visive <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, presentò<br />
13 fotografie dal titolo “Terre <strong>di</strong> Toscana”<br />
dove i paesaggi fortemente antropizzati<br />
erano proposti con linee colori e<br />
forme amorevolmente plasmati dall’Autore<br />
per ritrovare un legame con le origini<br />
della sua infanzia. Oggi con questo<br />
libro <strong>di</strong> viaggi, Transhumanz, <strong>di</strong> uomini<br />
e animali che ripercorrono vie antiche<br />
nella storia dell’uomo, ritroviamo quell’amore<br />
che Mauro ha sempre avuto per<br />
gli odori, <strong>di</strong> sapori della terra e il lavoro<br />
dell’uomo dove il sudore e la fatica sono<br />
i valori proposti.<br />
In “Transhumanz”, e<strong>di</strong>to da Bandecchi &<br />
Vival<strong>di</strong> ( con la solita maestria nella stampa<br />
delle immagini) scopriamo immagini<br />
<strong>di</strong> grande poesia, segnata dal <strong>di</strong>venire<br />
delle stagioni e dal paesaggio attraverso<br />
i nostri monti, <strong>di</strong> uomini e animali in un<br />
antico rito che oggi, nell’era tecnologica,<br />
ci sorprende esista ancora.<br />
Cominciando a sfogliare il libro, piano,<br />
piano si resta coinvolti nell’osservare la<br />
bellezza delle immagini, ma soprattutto<br />
dal sentimento con cui questa immagini<br />
sono state raccolte e dalla commovente<br />
partecipazione <strong>di</strong> Mauro.<br />
Immagini tratte<br />
dalla pubblicazione<br />
<strong>di</strong> Mauro Gambicorti
Collaboratori<br />
Collaboratori<br />
116<br />
117<br />
LUCA LUPI<br />
LUCA,<br />
FOTOGRAFO D’ARTE<br />
<strong>di</strong> M. L.<br />
La mostra all’Accademia<br />
degli Euteleti a San Miniato<br />
Quando in altri tempi si doveva<br />
imparare un mestiere, si metteva<br />
il ragazzo “a bottega” dall’artigiano<br />
che era <strong>di</strong>sposto a insegnargli.<br />
Molti fotografi famosi hanno incominciato<br />
la loro attività in questo modo.<br />
Nei nostri tempi non è più così ma, chi<br />
ha imparato il mestiere con intelligenza<br />
e caparbietà, oggi è in grado <strong>di</strong> inserirsi<br />
nel mondo della comunicazione iconica<br />
avendo tutte le carte in regola per esprimersi<br />
nella maniera migliore.<br />
Ricordo, con piacere, un ragazzino timido<br />
con gli occhi neri che faceva tesoro<br />
degli insegnamenti che gli davo, e<br />
che presto fu in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere<br />
con me le soluzioni ai problemi<br />
che il lavoro richiedeva. Quel ragazzino,<br />
oggi, è un fotografo con<br />
una solida preparazione tecnica <strong>di</strong><br />
base, e, dato che ama il suo lavoro,<br />
ha raggiunto una capacità espressiva<br />
notevole riuscendo a portare<br />
nelle sue immagini una carica<br />
emotiva che coinvolge lo spettatore.<br />
La capacità <strong>di</strong> esprimersi è<br />
un momento complesso che coinvolge<br />
l’emotività, la capacità tecnica, la cultura<br />
del fotografo e, nel mare magnum <strong>di</strong><br />
immagini che invadono la nostra contemporaneità,<br />
gli unici che produrranno<br />
cose valide saranno coloro che con passione<br />
e amore sapranno guardare ciò<br />
che è importante per l’uomo.<br />
Le foto che propone Luca sono il frutto <strong>di</strong><br />
una ricerca portata avanti con anni <strong>di</strong> lavoro<br />
fatta <strong>di</strong> scelte, ripensamenti, rinunce,<br />
selezioni e coraggio per operare, quelle<br />
scelte significative che rispecchiassero il<br />
suo modo <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong> percepire la fotografia<br />
in una visione “moderna” dell’immagine.<br />
Luca è sempre stato attento a<br />
quello che veniva pubblicato nel mondo<br />
della fotografia perché la conoscenza <strong>di</strong><br />
ciò che i fotografi producono ha maturato<br />
il suo modo <strong>di</strong> vedere e ha guidato la<br />
sua attenzione a percepire gli umori dei<br />
tempi e a tradurli in immagini.<br />
Luca ha lavorato per molti anni nelle<br />
Soprintendenze ai Beni Artistici ed ha<br />
documentato migliaia <strong>di</strong> opere: è qui<br />
che ha <strong>di</strong>mostrato il suo valore perché<br />
non è stato il freddo esecutore <strong>di</strong> una<br />
documentazione asettica per l’archiviazione,<br />
ma il “curatore”, per amore, <strong>di</strong><br />
opere che devono essere riprese “al meglio”,<br />
e con sensibilità.<br />
In fotografia, quando si parla <strong>di</strong> “linguaggio<br />
fotografico”, sarebbe più appropriato<br />
parlare <strong>di</strong> “linguaggi” in quanto, non esistendo<br />
una grammatica strutturata e una<br />
sintassi, forse nemmeno un co<strong>di</strong>ce unificato,<br />
ogni fotografo struttura il suo. Che<br />
questo sia un bene o un male, uomini,<br />
semiologi, artisti <strong>di</strong>battono da sempre la<br />
questione; il fatto è che quando un artista<br />
riesce a muovere delle emozioni, dei<br />
pensieri, delle idee fa sì che la comunicazione<br />
che passa chiarisca ciò che non<br />
è co<strong>di</strong>ficato o strutturato.<br />
Le immagini che presenta Luca, perfette<br />
tecnicamente, corrette dal punto <strong>di</strong> vista<br />
formale, hanno il fascino inconsueto<br />
delle immagini <strong>di</strong> colui che le ha prodotte<br />
vivendole emotivamente, seguendone<br />
il percorso che con fasi successive<br />
concorre al risultato finale. La ripresa,<br />
prima, prefigura il risultato, partendo<br />
da un’emozione o da un’intuizione; il<br />
lavoro da artigiano mette in evidenza la<br />
sua padronanza della tecnica; l’immagine<br />
finale rivela la sua sensibilità e la<br />
cultura visiva dell’autore.<br />
Le immagini “fine art” che presenta<br />
possono essere “lette” come percorsi a<br />
tema ma anche come singole creazioni,<br />
la loro forza sta nell’impatto emotivo<br />
che coinvolge l’osservatore in atmosfere<br />
incantate <strong>di</strong> sapore metafisico. Ci sono<br />
elementi naturali che hanno sempre<br />
coinvolto Luca: l’acqua, la vegetazione,<br />
il cielo, il paesaggio, per cui i tagli che<br />
opera, le scelte tra le immagini, i toni<br />
dei grigi così ricchi<br />
e espressivi ne fanno<br />
un raffinato percorso.<br />
Ciò prelude a maggiori<br />
traguar<strong>di</strong>.<br />
Luca Lupi nato a <strong>Pontedera</strong><br />
in provincia <strong>di</strong> Pisa nel<br />
1970, attualmente vive e lavora<br />
a Fucecchio, Firenze.<br />
Dopo aver conseguito il<br />
<strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> maturità nella<br />
sua città, entra nel mondo<br />
del lavoro ma contemporaneamente,<br />
frequenta con<br />
interesse lo stu<strong>di</strong>o fotografico<br />
<strong>di</strong> Mario Lupi, dove<br />
apprende le prime nozioni<br />
della fotografia, sua vera<br />
precoce passione. Si iscrive<br />
a Firenze a corsi <strong>di</strong> fotografia<br />
e successivamente lavora<br />
come assistente presso<br />
uno stu<strong>di</strong>o fotografico.<br />
Nel 1995 consegue un attestato<br />
per la professione<br />
<strong>di</strong> fotografo presso l’istuto<br />
statale d’arte F. Russoli <strong>di</strong><br />
Pisa. Abbandona del tutto<br />
il precedente lavoro per<br />
de<strong>di</strong>carsi completamente<br />
alla fotografia aprendo uno<br />
stu<strong>di</strong>o, che nel tempo si<br />
specializza nella documentazione<br />
<strong>di</strong> opere d’arte grazie<br />
alla collaborazione con<br />
le Soprintendenze <strong>di</strong> Pisa,<br />
<strong>di</strong> Firenze e <strong>di</strong> Lucca, con<br />
l’Opificio delle Pietre Dure<br />
<strong>di</strong> Firenze ed altri enti e stu<strong>di</strong><br />
privati. L’attività dello<br />
stu<strong>di</strong>o si incentra su campagne<br />
fotografiche per mostre<br />
e pubblicazioni d’arte, documentazioni<br />
per i restauri<br />
e <strong>di</strong>agnostica artistica.<br />
Parallelamente all’attività<br />
professionale sviluppa,<br />
proprio attraverso la frequentazione<br />
e l’approfon<strong>di</strong>mento<br />
dell’opera d’arte,<br />
una particolare sensibilità<br />
alla visione che lo porta<br />
a de<strong>di</strong>care parte della sua<br />
attività anche a progetti <strong>di</strong><br />
ricerca personali.<br />
Nel 1998 partecipa al concorso<br />
“The International<br />
Photo Contest” indetto da<br />
Hasselblad, dove ottiene un<br />
riconoscimento per l’eccellente<br />
creatività.<br />
Nel 2005 attreverso la partecipazione<br />
al concorso fotografico<br />
“Paesaggi immaginari”<br />
viene selezionata<br />
una sua immagine per essere<br />
pubblicata in un volume<br />
della rivista “Progresso Fotografico”.<br />
Nel 2006, 2007, 2008 una<br />
sua opera viene scelta per<br />
la realizzazione della copertina<br />
del volume dell’Accademia<br />
degli Euteleti della<br />
città <strong>di</strong> San Miniato.<br />
Esposizioni principali<br />
2007 personale “Intuizione<br />
e forma”, Palazzo Migliorati,<br />
Accademia degli Euteleti,<br />
San Miniato (Pi)<br />
2007 collettiva “Percorsi<br />
paralleli”, Galleria del<br />
Baluardo <strong>di</strong> San Regolo,<br />
Lucca<br />
2007 donazione “Un immagine<br />
per la libertà” opera<br />
donata al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Lucca<br />
2008 personale “Immagini<br />
da un cantiere”, Croce <strong>di</strong><br />
Lucca, Napoli<br />
Hanno scritto <strong>di</strong> lui<br />
Antonia d’Aniello, Mario<br />
Lupi, Saverio Mecca, Mauro<br />
Favilla, Filippo Lotti.
INDICE<br />
Introduzione<br />
Andrea Pisano e l’assimilazione della lezione <strong>di</strong> Giotto e dell’antico<br />
Di Sara Taglialagamba<br />
Andrea da <strong>Pontedera</strong> e l’oreficeria pisana dal XIV secolo alla conquista fiorentina<br />
Di Jonath Del Corso<br />
Beni Culturali: qualità, valore e sviluppo economico per il rilancio del Paese<br />
Di Angela Loretta<br />
Dario Vival<strong>di</strong><br />
Di Mario Lupi<br />
Africano Paffi<br />
A cura della redazione del Centro<br />
Alberigo e Carlo Novelli: l’Arte dal padre al figlio<br />
Di Africano Paffi<br />
Gallerie d’Arte in città: primo censimento ragionato<br />
A cura della redazione del Centro<br />
Arte, bambini, scuola dell’infanzia<br />
Di Anna Maria Braccini<br />
Riflessioni sull’Arte del “Contemporaneo”<br />
Di Mario Lupi<br />
L’Arte Contemporanea nella scuola: perchè e come<br />
Di Anna Ferretti<br />
Il battello fluviale Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />
Di Mario Mannucci<br />
Salvini fotografo in Valdera<br />
Di Alessandro Salvini<br />
I primi 40 anni del “Truciolo d’Oro”<br />
Di Enzo Gaiotto<br />
Simone Stefanelli, funerale a Gaza<br />
Di Simone Stefanelli<br />
Marco Bruni<br />
Di M. L.<br />
Giovanni Pascoli, il poeta-fotografo<br />
Di Enzo Gaiotto<br />
Introduzione alla Musica<br />
Di Mario Lupi<br />
pag. 3<br />
pag. 4<br />
pag. 7<br />
pag. 13<br />
pag. 16<br />
pag. 18<br />
pag. 20<br />
pag. 24<br />
pag. 30<br />
pag. 35<br />
pag. 39<br />
pag. 44<br />
pag. 48<br />
pag. 52<br />
pag. 56<br />
pag. 62<br />
pag. 64<br />
pag. 67<br />
Fare musica a scuola: il piacere del fare<br />
Di Mario Piatti<br />
Dino Cavallini liutaio<br />
Di M. L.<br />
L’acustica a teatro<br />
Di Valentina Reino<br />
Maria Cioppi, cantante lirica<br />
Di Anna Vanni<br />
Il Teatro Era<br />
A cura della redazione del Centro<br />
Brenno Ristori<br />
Di Michelangelo Gorini<br />
Riccardo Moretti<br />
Di Anna Vanni<br />
David Calamai<br />
A cura della redazione del Centro<br />
La “Volere è Potere”<br />
Di M. L.<br />
Significato dell’insegnamento. La creatività educabile<br />
Di Luigi Nannetti<br />
Riccardo Fogli<br />
Di Anna Vanni<br />
Riflessioni<br />
Di Andrea Lupi<br />
Samuele Borsò<br />
Di Mario Lupi<br />
Uno dei più gran<strong>di</strong> viaggiatori italiani<br />
Di M. L.<br />
Associazione Micologica Bresadola Gruppo A. Vichi<br />
Di Alessandro Pinori<br />
Transhumanz<br />
Di M. L.<br />
Luca, fotografo d’Arte<br />
Di M. L.<br />
pag. 68<br />
pag. 73<br />
pag. 77<br />
pag. 81<br />
pag. 86<br />
pag. 89<br />
pag. 92<br />
pag. 94<br />
pag. 96<br />
pag. 99<br />
pag. 103<br />
pag. 104<br />
pag. 110<br />
pag. 111<br />
pag. 113<br />
pag. 115<br />
pag. 116
Finito <strong>di</strong> stampare<br />
nella Tipografia<br />
Bandecchi & Vival<strong>di</strong><br />
<strong>Pontedera</strong><br />
LOGO<br />
Marzo <strong>2009</strong>