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Bollettino 2009 - Comune di Pontedera

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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e nel Territorio della Valdera<br />

Anno <strong>2009</strong><br />

BOLLETTINO pubblicazione perio<strong>di</strong>ca delle attività del Centro<br />

a cura <strong>di</strong> Mario Lupi<br />

BOLLETTINO<br />

Redazione:<br />

Angela Loretta, Anna Vanni, Jonath Del Corso, Mario Lupi, Nancy Barsacchi, Valentina Reino<br />

Testi <strong>di</strong>:<br />

Africano Paffi, Alessandro Salvini, Andrea Lupi, Angela Loretta, Anna Ferretti, Anna Maria Braccini,<br />

Anna Vanni, Daniela Quirici, Enzo Gaiotto, Jonath Del Corso, Lara Parisotto, Luigi Nannetti,<br />

Mario Lupi, Mario Mannucci, Mario Piatti, Michele Gorini, Nancy Barsacchi,<br />

Sara Taglialagamba, Simone Stefanelli, Valentina Reino<br />

Fotografie <strong>di</strong>:<br />

Africano Paffi, Alessandro Salvini, Angela Loretta, Antonella Papiro,<br />

Enzo Gaiotto, Eric Perrone, Foto Fatticcioni, Foto Pagni, Marco Bruni, Mario Lupi, Mauro Binci,<br />

Norbert Nengebaner, Simone Salvini<br />

Si ringraziano per il contributo alle ricerche in campo musicale:<br />

Giancarlo Calamai, Michele Gorini, Sauro Lupi,<br />

Presentiamo il quarto numero del <strong>Bollettino</strong> del Centro<br />

Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong>. La sua pubblicazione<br />

avviene <strong>di</strong> solito a fine anno, mese più, mese<br />

meno, perché realizzata essenzialmente con il contributo<br />

volontario degli Autori che non percepiscono compenso.<br />

Sono infatti la passione e l’impegno civile e culturale che li<br />

spingono a occuparsi dei problemi artistici e a valorizzare<br />

le potenzialità e le personalità del territorio. È un impegno<br />

questo che il Centro Stu<strong>di</strong>, che opera nel campo della Ricerca<br />

e Documentazione, si è sempre preso fin dalla sua<br />

nascita. Un occhio <strong>di</strong> riguardo è sempre stato tenuto anche<br />

per la scuola producendo materiali per la <strong>di</strong>dattica dell’arte,<br />

intervenendo con personale qualificato in varie classi, tenendo<br />

lezioni sull’Arte e su Andrea da <strong>Pontedera</strong>. Il <strong>Bollettino</strong><br />

è il <strong>di</strong>ario delle nostre attività e delle nostre ricerche; è<br />

anche uno dei pochi canali <strong>di</strong> cui possiamo servirci per farci<br />

conoscere poiché possiamo contare solo sul contributo finanziario<br />

del <strong>Comune</strong> che non ci permette però <strong>di</strong> poter intraprendere<br />

iniziative importanti. Ci sono comunque molti<br />

citta<strong>di</strong>ni e alcune Istituzioni, sia nel territorio che all’Estero<br />

(Francia, Inghilterra, Russia, U.S.A…) che conoscono la<br />

nostra pubblicazione e ci stimolano a continuare nel nostro<br />

lavoro gravoso ma gratificante.<br />

Ringraziamo gli autori delle foto pubblicate che non siamo riusciti a contattare<br />

©Copyright <strong>2009</strong> Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong>


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

4<br />

5<br />

ANDREA PISANO<br />

E L’ASSIMILAZIONE<br />

DELLA LEZIONE DI<br />

GIOTTO E DELL’ANTICO<br />

<strong>di</strong> Sara Taglialagamba<br />

La rivoluzione giottesca apportata<br />

alle arti e declinata avrebbe<br />

segnato sia la pittura che la<br />

scultura. Infatti è il Ghiberti a scrivere<br />

che Giotto fu “<strong>di</strong>gnissimo in tutta<br />

l’arte, ancora nell’arte statuaria”.<br />

Giotto si misurò con l’arte statuaria<br />

quando nel 1334 fu nominato capomastro<br />

nella costruzione della torre<br />

campanaria <strong>di</strong> Santa Maria del Fiore.<br />

L’apporto giottesco è rintracciabile<br />

nel complesso programma iconografico<br />

che decora il campanile incentrato<br />

sul tema escatologico della salvezza<br />

dell’uomo grazie al lavoro attraverso<br />

le arti meccaniche, le virtù, le<br />

arti liberali, i pianeti e i sacramenti,<br />

che fu certamente ideato in ambito<br />

domenicano. La forte connotazione<br />

ideologica e teologica infatti richiamava<br />

l’enciclope<strong>di</strong>smo me<strong>di</strong>oevale<br />

<strong>di</strong> Isidoro da Siviglia, Vincenzo de<br />

Beauvis, Tommaso d’Aquino e Brunetto<br />

Latini. L’intero ciclo apriva una<br />

visione positiva, escludendo episo<strong>di</strong><br />

con una connotazione negativa come<br />

ad esempio la Cacciata dal Para<strong>di</strong>so<br />

Terrestre: l’uomo ha dunque la possibilità<br />

<strong>di</strong> riscattarsi grazie al lavoro e<br />

alla fatica, entrambi visti come strumenti<br />

<strong>di</strong> riscatto ed espiazione per<br />

grazia e misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina. La critica<br />

propone <strong>di</strong> assegnare l’elaborazione<br />

del progetto a Giotto e l’esecuzione<br />

dei lavori a un cantiere <strong>di</strong> scultori<br />

attivi a Firenze, tra cui il cosiddetto<br />

Maestro <strong>di</strong> Noè e il Maestro dell’Armatura,<br />

all’interno del quale Andrea<br />

Pisano godette <strong>di</strong> una posizione guida<br />

tanto da <strong>di</strong>ventare sovrintendente<br />

dei lavori al Campanile dopo la morte<br />

<strong>di</strong> Giotto nel 1337 fino al 1348, anno<br />

della partenza per Orvieto. Nei rilievi<br />

che Andrea eseguì per il basamento<br />

del Campanile è possibile rilevare<br />

una sempre più consistente influenza<br />

giottesca. Consideriamo le due formelle<br />

della Creazione <strong>di</strong> Eva e dell’Ercole<br />

vittorioso su Caco: il nuovo<br />

scarto stilistico seppe tradursi in un<br />

sempre più preciso ed articolato inserimento<br />

delle immagini nello spazio,<br />

in una più aggiornata sensibilità descrittiva<br />

<strong>di</strong> sapore quasi lenticolare,<br />

in una sintesi narrativa tagliente e <strong>di</strong>retta<br />

ed in una definizione anatomica<br />

che pienamente recepisce e mette in<br />

pratica la grande lezione dell’antico.<br />

Nella formella esagonale della Creazione<br />

<strong>di</strong> Eva, pendant della formella<br />

gemella con la Creazione <strong>di</strong> Adamo,<br />

la scena è scan<strong>di</strong>ta su due piani: in<br />

primo piano ve<strong>di</strong>amo i corpi sensuali<br />

dell’Adamo addormentato, <strong>di</strong><br />

cui sono apprezzabili i particolari<br />

realistici del braccio reclinato sotto<br />

la testa e della gamba piegata sotto<br />

a quella superiore salvo il rovesciamento<br />

a piatto del tallone, e <strong>di</strong> Eva<br />

nascente, il cui corpo tra<strong>di</strong>sce già<br />

nelle sue forme appena svelate quella<br />

esattezza anatomica e quel modellato<br />

vibrante delle forme presenti anche<br />

nell’Adamo. Il vero protagonista della<br />

formella è il Dio Bene<strong>di</strong>cente che<br />

dona la Vita, raffigurato in scorcio<br />

possente nell’atto <strong>di</strong> sorreggere la<br />

donna per l’avambraccio: è la presa<br />

del Dio a farsi quasi ricettacolo emotivo<br />

dell’evento e si noti con quanta<br />

maestria Andrea seppe risolvere il<br />

particolare del braccio in scorcio. La<br />

pesante veste <strong>di</strong> cui è ammantato il<br />

Dio, in contrasto con i corpi nu<strong>di</strong> dei<br />

Progenitori, <strong>di</strong>svela e si modella grazie<br />

al corpo sottostante cadendo in<br />

pieghe leggere. Il lembo della veste<br />

alzato ben inserisce per riequilibrare<br />

la figura reclinata impreziosita dai<br />

particolari lenticolari: l’ammantarsi<br />

della veste in prossimità della vita, il<br />

naturale scoprirsi del braccio bene<strong>di</strong>cente,<br />

i preziosi riccioli ondulati e<br />

la conformazione attenta della barba.<br />

Lo sfondo, in secondo piano, è occupato<br />

da un Eden rigoglioso parte<br />

integrante dell’Atto della Creazione:<br />

i tre alberelli sullo sfondo, carichi<br />

<strong>di</strong> fiori e frutta, sono descritti con<br />

un’ine<strong>di</strong>ta precisione lenticolare e<br />

con un’attenzione naturalistica <strong>di</strong> sapore<br />

catalogatorio. Dal punto <strong>di</strong> vista<br />

stilistico si rivela la vibrante intensità<br />

della scena, ricca <strong>di</strong> chiaroscuri e vicina<br />

alla formazione peculiare come<br />

orafo <strong>di</strong> Andrea <strong>di</strong> cui aveva dato un<br />

saggio magistrale nella Porta bronzea<br />

del Battistero <strong>di</strong> San Giovanni; i<br />

preziosismi cesellati dei particolari,<br />

che ben si amalgamo con il substrato<br />

della pittura fiorentina <strong>di</strong> tendenza<br />

miniaturistica che permette al nostro<br />

scrittore <strong>di</strong> indugiare nella compiaciuta<br />

descrizione dei fichi e dei fiori<br />

che dona la natura dell’Eden; infine<br />

l’assimilazione della grande lezione<br />

della scultura antica, tanto che è stata<br />

proposta una citazione per l’Adamo<br />

tratta da un sarcofago antico raffigurante<br />

scene bacchiche conservato al<br />

Camposanto Monumentale <strong>di</strong> Pisa e<br />

che dunque Andrea avrebbe potuto<br />

stu<strong>di</strong>are <strong>di</strong>rettamente.<br />

Passiamo all’Ercole vittorioso su<br />

Caco: l’eroe, atteggiato all’antica<br />

grazie alla calcolata ponderatio delle<br />

membra che evoca <strong>di</strong>rettamente antecedenti<br />

classici, è raffigurato al centro<br />

della composizione inquadrata<br />

entro la formella esagonale. Rispetto<br />

all’iconografia canonica che raffigura<br />

l’eroe in me<strong>di</strong>a res nell’atto della<br />

stretta marziale <strong>di</strong> Caco, l’evento si<br />

è appena concluso: Ercole, vestito<br />

della pelle <strong>di</strong> leone e appoggiato<br />

alla clava, è rappresentato in tutta la<br />

sua fierezza <strong>di</strong> eroe vincitore mentre<br />

Caco è esangue e sconfitto a terra.<br />

Più che come gigante ferino e spietato<br />

descritto da Virgilio, il corpo <strong>di</strong><br />

Caco quasi inghiottito dall’antro della<br />

grotta è il centauro apostrofato da<br />

Dante come colui che fece “cessar le<br />

sue opere biece sotto la mazza d’Ercule”<br />

come si legge nel Canto XXV<br />

dell’Inferno. Rispetto alla formella<br />

precedente quello che colpisce è la<br />

massima sintesi evocativa dell’evento:<br />

si aboliscono i dettagli accessori e<br />

il paesaggio è evocato solo dall’esile<br />

alberello e dalla montagna, strettamente<br />

funzionale alla scena visto che<br />

è l’antro in cui Caco aveva nascosto<br />

il bestiame rubato e quin<strong>di</strong> elemento<br />

narrativo essenziale. L’attenzione<br />

è focalizzata sui due corpi umani:<br />

quello atletico e bellissimo <strong>di</strong> Ercole<br />

basato sul fiero e potente ancheggiamento,<br />

potenziato dal delizioso gesto<br />

della mano nascosta e appoggiata sul<br />

fianco, dalla presa sicura della clava,<br />

dal ricadere soffice in pieghe inviluppate<br />

della veste <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> leone<br />

Giotto <strong>di</strong> Bandone,<br />

Cristo bene<strong>di</strong>cente fra<br />

San Giovanni Evangelista,<br />

la Vergine,<br />

San Giovanni Battista,<br />

San Francesco d’Assisi.<br />

North Carolina, Museum<br />

of Art, Kress Collection<br />

(Samuel H. Kress).<br />

Esposto alla mostra<br />

L’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Giotto presso<br />

gli Uffizi nel 2008


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

6<br />

7<br />

In questa pagina alcune<br />

delle formelle <strong>di</strong> Andrea<br />

da <strong>Pontedera</strong>:<br />

La creazione <strong>di</strong> Adamo,<br />

La creazione <strong>di</strong> Eva,<br />

Ettore vittorioso su Caco<br />

ed infine dal trattamento prezioso e<br />

cesellato della barba, oltre che dall’evidente<br />

consapevolezza anatomica;<br />

quello esangue e rilasciato <strong>di</strong><br />

Caco con la testa reclinata all’in<strong>di</strong>etro,<br />

il braccio rilasciato<br />

ormai privo <strong>di</strong> vita e<br />

<strong>di</strong> quella ferinità<br />

che possedeva<br />

in vita, il torso<br />

potente che si fa<br />

scandaglio spaziale<br />

suggerendo<br />

verosimilmente la<br />

profon<strong>di</strong>tà della<br />

grotta grazie alla<br />

sua posizione <strong>di</strong><br />

scorcio. In<br />

parti-<br />

cola-<br />

re la posizione<br />

isolata<br />

<strong>di</strong> Ercole potrebbe<br />

essere finalizzata<br />

ad esaltarne<br />

la con<strong>di</strong>zione<br />

presentandosi,<br />

forse per la prima<br />

volta, come<br />

exemplum fiorentino<br />

per eccellenza:<br />

è l’eroe<br />

che ha liberato la terra<br />

dai mostri e quin<strong>di</strong> che permette<br />

<strong>di</strong> ripristinare l’or<strong>di</strong>ne sociale<br />

necessario al progresso civile<br />

(non a caso la formella che segue è<br />

l’Agricoltura, simbolo della produttività<br />

dell’umanità). Dal punto <strong>di</strong> vi-<br />

sta stilistico si registra dunque una<br />

sterzata: il ductus si fa più lineare<br />

perché capace <strong>di</strong> sbalzare le forme in<br />

maniera più netta e precisa rispetto<br />

alla porta bronzea dove invece predominavano<br />

preziosità orafe e modellato<br />

pittorico, caratteristiche della<br />

prima fase fiorentina <strong>di</strong> Andrea.<br />

Rispetto alle altre formelle, grazie<br />

al progressivo contatto e all’influsso<br />

della pittura plastica e monumentale<br />

<strong>di</strong> Giotto, Andrea potenzia sempre <strong>di</strong><br />

più l’aspetto eroico, lo spazio compositivo,<br />

la resa plastica e l’effetto<br />

monumentale. Si provi a paragonare<br />

le due formelle e il Polittico Raleigh<br />

conservato nella Kress Collection<br />

del North Carolina Museum of Art:<br />

si può notare il perfetto inserimento<br />

dei corpi nello spazio, la descrizione<br />

psicologica <strong>di</strong> ogni personaggio e la<br />

casistica dei gesti naturali e realistici.<br />

Valga la pena <strong>di</strong> apprezzare la<br />

bellezza del gesto della Vergine che<br />

sembra pu<strong>di</strong>camente nascondere la<br />

mano nel prezioso velo ceruleo quasi<br />

a pendant della mano <strong>di</strong> Ercole<br />

che si intuisce celata <strong>di</strong>etro la pelle<br />

<strong>di</strong> leone e appoggiata sul fianco riecheggiando<br />

la stessa posa e la stessa<br />

naturalezza; il gesto bene<strong>di</strong>cente<br />

<strong>di</strong> Cristo che realisticamente vede<br />

incresparsi e cadere la veste all’altezza<br />

dell’avambraccio così come<br />

accade al braccio bene<strong>di</strong>cente del<br />

Dio della Creazione <strong>di</strong> Eva; infine<br />

la convincente e realistica presa del<br />

vangelo <strong>di</strong> San Giovanni Evangelista<br />

che potrebbe equivalere in quanto<br />

a realismo alla stretta del Dio all’avambraccio<br />

<strong>di</strong> Eva ma anche alla<br />

mano dell’Ercole che grava con tutto<br />

il suo peso sopra la mazza. È nei rilievi<br />

della torre campanaria <strong>di</strong> Santa<br />

Maria del Fiore, detta appunto anche<br />

Campanile <strong>di</strong> Giotto, che la lezione<br />

giottesca è perfettamente assimilata<br />

e realizzata grazie allo scultore<br />

Andrea Pisano, guadagnandosi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ritto quin<strong>di</strong> il suo posto in quella<br />

che il Ghiberti aveva definito “Arte<br />

statuaria”.<br />

ANDREA DA PONTEDERA<br />

E L’OREFICERIA PISANA<br />

DAL XIV SECOLO ALLA<br />

CONQUISTA FIORENTINA<br />

<strong>di</strong> Jonath Del Corso<br />

Sebbene sotto il nome <strong>di</strong> scultura<br />

si possa comprendere<br />

anche l’oreficeria è doveroso<br />

fare però una marcata <strong>di</strong>stinzione fra<br />

le due arti, visto che gli orafi hanno<br />

sempre formato una classe <strong>di</strong>stinta<br />

dal resto dei maestri <strong>di</strong> scultura in<br />

pietra e marmo, ed essendo totalmente<br />

<strong>di</strong>verso anche il meccanismo<br />

<strong>di</strong> lavoro e la materia utilizzata. Piuttosto<br />

potrà appartenerle in generale<br />

l’arte fusoria e <strong>di</strong> conseguenza tutti i<br />

lavori non solo d’argento e d’oro, ma<br />

in bronzo e in qualsiasi altro metallo.<br />

Senza dubbio l’oreficeria, come la<br />

scultura, ha una sua matrice unica in<br />

Costantinopoli da dove provenivano<br />

abili maestri. Si veda a tale proposito<br />

l’architrave e gli stipiti del portale<br />

maggiore del battistero pisano, i cui<br />

<strong>di</strong>segni furono poi migliorati dalla<br />

scuola <strong>di</strong> Nicola e Giovanni Pisano<br />

tra il XIII e il XIV secolo in cui prende<br />

avvio una delle più importanti<br />

scuole scultoree capeggiata appunto<br />

dal pugliese Nicola, i cui insegnamenti<br />

furono ripresi successivamente<br />

dal figlio Giovanni e dalla sua cerchia<br />

per poi essere rielaborati da una<br />

delle ultime botteghe pisane del XIV<br />

secolo, quella <strong>di</strong> Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />

la quale cominciò a produrre<br />

opere scultoree significative soltanto<br />

a partire dal 1342, quando Nino,<br />

insieme al padre, portò a termine il<br />

sepolcro dell’arcivescovo Simone<br />

Saltarelli per la chiesa <strong>di</strong> Santa Caterina.<br />

Ma Il nome <strong>di</strong> Andrea Pisano,<br />

figlio <strong>di</strong> Ugolino <strong>di</strong> Nino da Pisa, era<br />

già ben noto alle cronache artistiche<br />

prima del 1342, quando compare già<br />

nei documenti fiorentini attestanti la<br />

commissione della porta bronzea del<br />

battistero <strong>di</strong> Firenze realizzata negli<br />

anni ’30 del XIV secolo.<br />

Non è facile ricostruire le vicende<br />

che hanno portato a suddetta commissione<br />

vista la frammentarietà dei<br />

documenti, ma grazie anche all’aiuto<br />

del Vasari sappiamo che i fiorentini<br />

vollero delle porte <strong>di</strong> metallo massiccio<br />

come quelle della cattedrale <strong>di</strong><br />

Pisa <strong>di</strong> Bonanno, così l’Opera <strong>di</strong> San<br />

Giovanni vi inviò Piero <strong>di</strong> Jacopo e<br />

nel gennaio del 1330 Andrea è già all’opera<br />

come “maestro delle porte”.<br />

Questo testimonia che i fiorentini non<br />

commissionarono l’opera al primo<br />

capitato, ma sicuramente a chi a Pisa,<br />

dove lo trova Piero <strong>di</strong> Jacopo, aveva<br />

una bottega ben avviata all’interno<br />

della quale, prima del 1330 e dopo,<br />

non si lavorava soltanto marmo, ma<br />

anche oro e argento, come del resto<br />

testimoniano i documenti in base<br />

ai quali risulta che a Nino, insieme<br />

agli orafi Coscio <strong>di</strong> Gaddo da Cascina<br />

e Simone detto Boschiera, viene<br />

commissionata una tavola d’argento<br />

e successivamente viene pagato per<br />

un altro lavoro <strong>di</strong> oreficeria. I dati<br />

chiariscono pertanto un periodo <strong>di</strong><br />

attività precedente al 1330 quando<br />

dalla bottega <strong>di</strong> Andrea uscivano lavori<br />

in oro e argento che andavano a<br />

decorare gli altari, le cappelle e i tesori<br />

delle chiese, tra queste quello <strong>di</strong><br />

Santa Maria Maggiore. Gran parte <strong>di</strong><br />

questa produzione rimane però anonima,<br />

è solamente presente in lunghi<br />

inventari che tacciono sul nome<br />

dell’artista. Pertanto, l’attività orafa<br />

<strong>di</strong> Andrea, cui viene fatto riferimento<br />

anche per spiegare alcuni aspetti<br />

della sua produzione scultorea, che<br />

vede implicato anche il lavoro del<br />

figlio Tommaso, basti analizzare i<br />

rilievi, quasi incisi, delle predelle<br />

del dossale d’altare della chiesa <strong>di</strong><br />

San Francesco a Pisa, è solamente<br />

ipotizzabile attraverso documenti<br />

certi, tra i quali anche quello che lo<br />

vede autore <strong>di</strong> un marchio in ferro<br />

per bollare i panni francesi commissionato<br />

dall’Arte dei Bal<strong>di</strong>grai, nonché<br />

sulla notizia, forse fantasiosa,<br />

del Vasari secondo cui Andrea, tra-


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

8<br />

9<br />

Riproduzione del manto<br />

della Vergine del Duomo<br />

<strong>di</strong> Orvieto<br />

(da Cellini 1933)<br />

mente incise,<br />

la paternità<br />

è da<br />

a t t r i b u i r e<br />

ad Andrea<br />

Pisano, non<br />

solo perché<br />

il suo nome<br />

è al centro<br />

del <strong>di</strong>stico<br />

leonino,<br />

ma perché<br />

l ’ a f f i n i t à<br />

stilistica è<br />

vicina ai rilievi<br />

della<br />

porta bronzea<br />

ed in<br />

particolare<br />

la testa del<br />

Cristo del<br />

reliquiario<br />

non è lontana<br />

da quella del Cristo bene<strong>di</strong>cente<br />

<strong>di</strong> Firenze. Altre analogie, evidenziate<br />

dal Kreytenberg, come la stessa<br />

posizione della testa, la definizione<br />

dei particolari del volto, i folti capelli<br />

e la barba sono riscontrabili anche<br />

in una croce astile <strong>di</strong> Montopoli del<br />

XIV secolo nella pieve dei Santi Stefano<br />

e Giovanni Evangelista attribuita<br />

ad incerta manifattura toscana, a<br />

conferma del carattere complesso e<br />

composito dell’ambiente produttivo<br />

toscano nel quale lavoravano gli artisti,<br />

infatti, la croce sembra essere<br />

rappresentativa <strong>di</strong> una vasta koinè<br />

che, in tutto il XIV secolo fino alla<br />

metà del Quattrocento, interessò gli<br />

ambienti fiorentino, senese e lucchese-pisano,<br />

quest’ultimo legato anche<br />

da vicende politiche.<br />

Vista l’abile arte fusoria raggiunta<br />

da Andrea la letteratura artistica gli<br />

attribuisce anche una serie <strong>di</strong> campane.<br />

Il Da Morrona riporta una notizia<br />

tratta dall’archivio delle Riformagioni<br />

<strong>di</strong> Firenze, in cui si trova più<br />

volte la <strong>di</strong>citura Magister Andreas<br />

Campanarius identificato come uno<br />

dei citta<strong>di</strong>ni del quartiere <strong>di</strong> Chin-<br />

zica, quartiere dove si trovavano<br />

i beni <strong>di</strong> Andrea<br />

Pisano, e più precisamente<br />

nella cappella <strong>di</strong> San Cristoforo,<br />

già San Cristofano,<br />

inoltre ci riferisce anche<br />

<strong>di</strong> una scritta che egli<br />

aveva visto sulla campana<br />

grossa <strong>di</strong> San Martino la<br />

quale, datata 1333, riporta<br />

il nome Andreas come uno<br />

degli autori. Sempre il Da<br />

Morrona riporta la notizia<br />

<strong>di</strong> un’altra campana per il<br />

campanile <strong>di</strong> San Francesco<br />

a Perugia e infine, viene<br />

attribuita ad Andrea Pisano<br />

una campana per la chiesa<br />

<strong>di</strong> Iglesias in Sardegna datata<br />

1337, sulla quale sono<br />

presenti gli stemmi <strong>di</strong> Pisa<br />

e <strong>di</strong> Arborea e con la seguente<br />

iscrizione “A.D.<br />

MCCCXXXVII DUS PE-<br />

TRUS VICES COMES<br />

DE BASSO DEI IGRA<br />

IUDEX ARBOREE AN-<br />

DREAS PISANUS FE”.<br />

Nei suoi lavori Andrea veniva<br />

aiutato sia dal figlio Nino sia da<br />

altri collaboratori tra i quali spicca il<br />

nome <strong>di</strong> Giglio Pisano. Egli risulta<br />

un personaggio chiave per delineare<br />

i <strong>di</strong>fficili aspetti ed intrecci dell’arte<br />

pisana con quella pistoiese, perché<br />

proprio per Pistoia Giglio Pisano<br />

lavorò alla sua più celebre opera,<br />

la statua <strong>di</strong> San Jacopo che doveva<br />

stare nel mezzo della tavola pittorica<br />

sopra l’altare del duomo pistoiese<br />

alla quale vi si impegnò dal 1349 al<br />

1353 e che il Vasari attribuì erroneamente<br />

a Leonardo <strong>di</strong> ser Giovanni da<br />

Firenze. Una delle componenti <strong>di</strong>rette<br />

della cultura artistica <strong>di</strong> Andrea<br />

Pisano, probabile maestro dell’orafo<br />

Giglio, era stata in<strong>di</strong>viduata<br />

anche nello<br />

stile del pistoiese<br />

Andrea <strong>di</strong> Jacopo<br />

d’Ognabene, inoltre<br />

non è da escludere la<br />

mite Giotto, avrebbe inviato al Papa<br />

ad Avignone un crocifisso d’oro, o<br />

più concretamente attraverso una<br />

notizia del 1933 <strong>di</strong> Pico Cellini il<br />

quale afferma <strong>di</strong> aver visto ad Orvieto<br />

un frammento ancora supersite<br />

dell’arabesco d’oro che decorava il<br />

panno azzurro della Vergine sopra la<br />

porta principale del Duomo.<br />

Unica opera <strong>di</strong> oreficeria, e ormai<br />

concordata dai più autorevoli storici<br />

dell’arte, è il reliquiario della croce<br />

nel Duomo <strong>di</strong> Massa Marittima in<br />

lamina d’argento lavorato a cesello<br />

con smalti su entrambe le facce, una<br />

tipologia <strong>di</strong> crocifisso su doppia faccia<br />

riscontrabile anche in pittura. Il<br />

reliquiario presenta alla base, costituita<br />

da un insieme <strong>di</strong> sei spioventi<br />

curvilinei, un’iscrizione sulla quale<br />

compaiono tre nomi: HOC MEUS ET<br />

GADDUS CEUS ANDREASQUE<br />

MAGISTRI – PISIS FECERUNT<br />

ARGENTI AUIRQUE MINISTRI. A<br />

Meo, Gaddo e Ceo forse sono riconducibili<br />

gli smalti e i lavori a cesello,<br />

mentre per il Crocifisso a tutto rilievo,<br />

dal perizoma goticamente mosso<br />

e dal volto con le chiome finissimastessa<br />

presenza <strong>di</strong> Andrea a Pistoia<br />

in quanto gli viene attribuito il progetto<br />

architettonico del battistero. I<br />

rapporti e gli scambi che sicuramente<br />

vi furono non sono ancora oggi<br />

stati chiariti definitivamente, mancano<br />

ancora chiarimenti sulle aree<br />

<strong>di</strong> confine, tanto che anche verso la<br />

scultura senese Giglio sembra essere<br />

attratto, basti pensare all’arca <strong>di</strong> san<br />

Cerbone a Massa Marittima, scolpita<br />

con finezza e mentalità da Goro<br />

<strong>di</strong> Gregorio nel 1324, non a caso in<br />

quella Massa Marittima dove Andrea<br />

Pisano realizzò il crocifisso reliquiario<br />

precedentemente descritto.<br />

Tra le poche notizie dei documenti<br />

Sopra:<br />

recto della croce reliquiario<br />

<strong>di</strong> Massa Marittima<br />

In alto a destra:<br />

Parte superiore<br />

della Croce reliquiario<br />

Incisione sul braccio<br />

verticale attestante<br />

il peso della croce


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

10<br />

11<br />

Nella pagina successiva:<br />

Maestro dell’Universitas<br />

Aurificum,<br />

Madonna degli Orafi, Pisa<br />

Museo Nazionale<br />

<strong>di</strong> San Matteo<br />

Bibliografia:<br />

Alampi M. T., Le pergamene<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Pisa<br />

dal 1195 al 1198, tesi <strong>di</strong> laurea,<br />

1967-1968.<br />

Barsotti R., Gli antichi inventari<br />

della cattedrale <strong>di</strong><br />

Pisa, Pisa 1959.<br />

Becherucci L., La bottega<br />

pisana <strong>di</strong> Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />

in “Mitteilungen des<br />

Kunsthistorischen Institutes<br />

in Florenz”, XI, 1965.<br />

Bertolini L. – Bucci M., Catalogo<br />

della Mostra d’arte<br />

sacra dal secolo VI al secolo<br />

XIX, Lucca 1957.<br />

Bonaini F., Intorno alla vita e<br />

ai <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> Francesco Traini<br />

e altre opere <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno dei<br />

secoli XI, XIV e XV, Pisa<br />

1846.<br />

Bonaini F., Statuti ine<strong>di</strong>ti<br />

della città <strong>di</strong> Pisa dal XII al<br />

XIV secolo, I, II e III, Firenze<br />

1875.<br />

Bongi S., Inventario del R.<br />

Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Lucca,<br />

Lucca 1898.<br />

Brugaro A., L’artigianato<br />

pisano nel me<strong>di</strong>oevo (1000-<br />

1406), in “Stu<strong>di</strong> Storici”, vol.<br />

XVI e XX.<br />

Burresi M., Andrea, Nino<br />

e Tommaso scultori pisani,<br />

Milano 1983.<br />

Calderoni Masetti A. R., Il<br />

reliquiario della croce nel<br />

Duomo <strong>di</strong> Massa Marittima,<br />

in “Mitteilungen des Kunsthistorischen<br />

Institutes in<br />

Florenz”, XXII, 1978.<br />

Calderoni Masetti A. R.,<br />

Smalti trasluci<strong>di</strong> nella Toscana<br />

occidentale, in “Annali<br />

della Scuola Normale Superiore<br />

<strong>di</strong> Pisa, III, vol. XIV, 2,<br />

1984.<br />

Casini B., Inventario dell’Archivio<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

Pisa (secolo XI – 1509), Livorno<br />

1969.<br />

Carli E., Goro <strong>di</strong> Gregorio,<br />

Firenze 1946.<br />

Carli E., Il Museo <strong>di</strong> Pisa,<br />

Pisa 1974.<br />

Carli E., L’arte a Massa Marittima,<br />

Siena 1976.<br />

Carli E., La pittura a Pisa<br />

dalle origini alla bella maniera,<br />

Pisa 1994.<br />

ufficiali relative all’arte degli orafi<br />

pisani notevoli sono i passi contenuti<br />

rispettivamente nel capitolo XLV,<br />

libro II del Breve del <strong>Comune</strong> del<br />

1286 e l’altro nel Capitulum contra<br />

hospites del Breve della Curia<br />

Mercatorum del 1305, poiché oltre<br />

a rilevare l’esistenza dell’arte degli<br />

orefici e la sua <strong>di</strong>pendenza dalla<br />

curia dei mercanti, attenendoci alle<br />

parole del testo, <strong>di</strong>mostrano, fin da<br />

quel tempo, l’esistenza <strong>di</strong> uno statuto<br />

andato purtroppo smarrito. Non<br />

posse<strong>di</strong>amo alcuna notizia che illumini<br />

la graduale costituzione della<br />

corporativa degli orafi e lo stesso<br />

non possiamo affermare se prima<br />

fosse fusa con una delle affini corporazioni<br />

maggiori, quali quella dei<br />

fabbri, come farebbe pensare l’avere<br />

queste due corporazioni in comune<br />

il Santo patrono, Sant’Alò, storpiatura<br />

derivata dalla pronuncia francese<br />

<strong>di</strong> Sant’Eligio, apostolo del Belgio<br />

che in gioventù aveva esercitato<br />

l’arte dell’oreficeria. Infatti, anche a<br />

Firenze, fino al 1452, gli orafi erano<br />

accorpati ai fabbri, e lo stesso a Bologna<br />

dove l’arte degli orafi, anche<br />

se nata tar<strong>di</strong>, fece da principio parte<br />

della società dei fabbri.<br />

Una spinta verso la sua organizzazione<br />

dovette indubbiamente venire<br />

dall’alto, dai Consoli del <strong>Comune</strong> i<br />

quali avevano tutto l’interesse <strong>di</strong> avere<br />

<strong>di</strong> fronte un ente collettivamente<br />

responsabile per i singoli, ente che<br />

era assai più facile tenere soggetto<br />

anziché un numero grande <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui<br />

esercitanti in<strong>di</strong>pendentemente gli<br />

uni dagli altri. Inducono a pensare<br />

ciò due eventi: il <strong>di</strong>vieto agli orafi <strong>di</strong><br />

lavorare alcuni oggetti <strong>di</strong> ornamento<br />

che alle donne della città e del contado<br />

era rigorosamente proibito indossare<br />

e la legislazione sancita contro<br />

i falsificatori <strong>di</strong> moneta. Il raffinarsi<br />

dei costumi, specialmente delle esigenze<br />

della moda femminile, insieme<br />

alla gara dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> qualunque<br />

grado o con<strong>di</strong>zione, nell’arricchire<br />

<strong>di</strong> preziosi oggetti <strong>di</strong> culto il patrimonio<br />

artistico delle chiese sono da<br />

annoverarsi fra i movimenti che favorirono<br />

questa attività artistica. Già<br />

nel lamento accorato <strong>di</strong> Cacciaguida<br />

troviamo un’alta testimonianza dell’eccessiva<br />

importanza che fin da<br />

quel tempo i monili preziosi avevano<br />

preso nell’abbigliamento muliebre,<br />

contro la quale la stessa autorità non<br />

tardò a porre dei freni. Gli stessi <strong>di</strong>vieti<br />

del breve del 1286 sono ripetuti<br />

nello statuto del 1313-1317, nel 1349<br />

quando era Podestà Francesco <strong>di</strong><br />

Ugolino da Gubbio e sotto la dominazione<br />

fiorentina quando le autorità<br />

tornarono sull’argomento inserendo,<br />

il 29 febbraio del 1455, negli Statuti<br />

un capitolo che regolava il lusso<br />

delle donne e dei citta<strong>di</strong>ni iscritti nel<br />

libro delle gravezze.<br />

La <strong>di</strong>fferenziazione fra Arti <strong>di</strong>verse si<br />

è compiuta a Pisa alla fine del XII secolo:<br />

industrie da una parte e mestieri<br />

dall’altra. La <strong>di</strong>pendenza dell’arte<br />

degli orefici dalla Curia dei Mercanti<br />

è chiaramente affermata nel breve del<br />

1321-1341, dove al capitolo III, tra le<br />

corporazioni <strong>di</strong>pendenti, sono specificatamente<br />

in<strong>di</strong>cati li homini dell’arte<br />

delli orafi, mentre nel 1369 l’arte degli<br />

orafi non è più <strong>di</strong>pendente dalla Curia<br />

dei Mercanti e <strong>di</strong>venta autonoma in<br />

un momento storicamente felice della<br />

città e <strong>di</strong> poco segue l’apogeo della<br />

storia artistica <strong>di</strong> Pisa, appartenendo<br />

a quest’arte lo stesso Giovanni Pisano<br />

che nell’iscrizione del pergamo<br />

del Duomo <strong>di</strong> Pisa si vanta sculpens<br />

in petra ligno et auro, l’iscrizione funebre<br />

<strong>di</strong> Andrea Pisano ricorda che ha<br />

saputo simulacra deum me<strong>di</strong>is imponere<br />

templis ex aere ex auro condenti<br />

et pulcro elephanto e probabilmente<br />

anche una donna come rende testimonianza<br />

un libro della nuova massa<br />

delle prestanze <strong>di</strong> Pisa del 1371 nel<br />

quale si trova inscritta per un fiorino e<br />

60 sol<strong>di</strong> domina Gemma aurifex della<br />

cappella <strong>di</strong> San Giorgio porta a Mare<br />

(se non fosse da dubitare che questa<br />

Gemma potesse avere soltanto una<br />

bottega <strong>di</strong> orefice).<br />

Gli orafi, come gli altri artigiani<br />

vengono in<strong>di</strong>cati nel Breve<br />

come artefici. Si tratta evidentemente<br />

<strong>di</strong> artefici nel senso<br />

me<strong>di</strong>evale della parola, cioè <strong>di</strong><br />

mercanti veri e propri e <strong>di</strong> artigiani<br />

produttori, così aurifex<br />

è tanto l’orefice quanto il trafficante<br />

<strong>di</strong> oreficeria visto che<br />

l’industria non si era ancora<br />

<strong>di</strong>fferenziata molto dal commercio<br />

e spesso una persona<br />

si de<strong>di</strong>cava all’uno e all’altro.<br />

Gli orafi sono un ceto speciale,<br />

non sono dei lavoranti come<br />

gli artisti addestrati a trattare<br />

metalli e le pietre preziose, in<br />

modo da trarne oggetti <strong>di</strong> squisita<br />

fattura. In generale sono<br />

coloro che, <strong>di</strong>ce uno Statuto<br />

fiorentino emunt, vendunt et<br />

operantur aurum et argentum<br />

et stagnum battutum, collam<br />

biancam, azzurrum, cinabrum<br />

et alios colores e materiali simili<br />

sono acquistati appunto<br />

da Andrea Pisano ad Orvieto<br />

; e qualche volta al nome generico<br />

<strong>di</strong> orafo aggiungono<br />

quello specifico del metallo<br />

da essi lavorato <strong>di</strong> preferenza.<br />

Alla lavorazione dei metalli si<br />

affiancava anche quella degli orologi,<br />

infatti, viene ricordato a Pisa l’orefice<br />

Guaspare <strong>di</strong> Bogiunta che ebbe l’incarico<br />

nel 1380 <strong>di</strong> fare due orologi<br />

per i quali veniva pagato 15 fiorini e<br />

sempre a Pisa il <strong>Comune</strong> pagava un<br />

orafo per governare gli orologi della<br />

comunità pisana. A Firenze i fabbricatori<br />

e i conciatori <strong>di</strong> orologi erano<br />

chiamati orivoli i quali si unirono nel<br />

1452 in società con gli orafi, <strong>di</strong>stinguendosi<br />

così i primi come i meccanici<br />

e i secon<strong>di</strong> come artisti.<br />

Il grande numero <strong>di</strong> orafi pisani e la<br />

loro grande vitalità produttiva mostra<br />

come nel XIV e XV secolo tale<br />

arte fosse molto seguita, iniziando<br />

ad assumere anche aspetti governativi<br />

della città e non <strong>di</strong>menticando<br />

anche la presenza nella stessa città<br />

<strong>di</strong> una Universitas Aurificum, cioè<br />

<strong>di</strong> una compagnia degli Orefici per<br />

la quale nell’ultimo venticinquennio<br />

del secolo un pittore anonimo, meglio<br />

conosciuto come Maestro dell’Universitas<br />

Aurificum, eseguiva<br />

due pale, una Madonna degli Orafi e<br />

un Polittico, conservate oggi al Museo<br />

Nazionale <strong>di</strong> San Matteo. Di tale<br />

università presso l’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />

<strong>di</strong> Firenze è conservato forse il primo<br />

statuto risalente al 1438 il quale<br />

mette in evidenza anche la zona<br />

scelta per aprire le botteghe <strong>di</strong> suddetta<br />

università, presso la cappella <strong>di</strong><br />

San Felice, zona detta “cantone degli<br />

orafi”. Dal punto <strong>di</strong> vista politico,<br />

dal 1287 al settembre del 1406 due<br />

sole volte incontriamo i pittori tra gli<br />

Anziani del Popolo, una delle magi-<br />

Cecchini G., Il Caleffo vecchio<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Siena,<br />

Siena 1931.<br />

Cellini P., Appunti orvietani<br />

per Andrea e Nino Pisano,<br />

in “Rivista d’arte”, XV,<br />

1933, pp. 1-20.<br />

Ciampi S., Notizie ine<strong>di</strong>te<br />

della Sagrestia Pistoiese dè<br />

belli arre<strong>di</strong>, del Camposanto<br />

pisano ecc.., Firenze 1810.<br />

Corsi D., Lo statuto degli<br />

orafi <strong>di</strong> Pisa del 1448, in<br />

“<strong>Bollettino</strong> Storico Pisano,<br />

XIX, anno 1950, pp. 149-<br />

167.<br />

Da Morrona A., Pisa illustrata<br />

nelle arti del <strong>di</strong>segno,<br />

II, Livorno 1812.<br />

Dalli Regoli G., Miniatura<br />

pisana del Trecento, Pisa<br />

1963.<br />

De Paolo M. P., Le pergamene<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />

<strong>di</strong> Pisa dal 1198 al 1201, tesi<br />

<strong>di</strong> laurea, 1966-1967.<br />

Dolo G. M., Le pergamene<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Pisa dal 1192 al 1196, tesi <strong>di</strong><br />

laurea 1967-1968.<br />

Doren, Entwiklung und Organisation<br />

der Horentiner<br />

Zunfte im 13 und 14 Jahrundert,<br />

Leipzig 1897.<br />

Frey K., Le vite <strong>di</strong> M. Giorgio<br />

Vasari, 1911.<br />

Gai L., Note per i rapporti<br />

commerciali e artistici <strong>di</strong><br />

Pistoia con la Provenza nella<br />

seconda metà del ‘300.<br />

Il braccio reliquiario <strong>di</strong> S.<br />

Zeno nella cattedrale <strong>di</strong> Pistoia,<br />

<strong>Bollettino</strong> Storico Pistoiese,<br />

VIII, 1973.<br />

Gai L., L’altare argenteo <strong>di</strong><br />

San Jacopo nel Duomo <strong>di</strong><br />

Pistoia, Torino 1984.<br />

Garzella G., Pisa com’era.<br />

Topografia e inse<strong>di</strong>amento,<br />

Napoli 1990.<br />

Gaudenzi, Storia del <strong>Comune</strong><br />

<strong>di</strong> Bologna nel secolo<br />

XIII, IN “Bullettino dell’Istituto<br />

Storico Italiano”, n. 19,<br />

1898.<br />

Kreytenberg G., Andrea<br />

Pisano und <strong>di</strong>e tuscanische<br />

skulptur des 14 jahrhunderts,<br />

Munchen 1984.<br />

La Sorsa, Gli statuti degli<br />

orefici e sellai fiorentini al<br />

principio del secolo XIV, Firenze<br />

1901.<br />

Lovitch Fanucci M., Artisti<br />

attivi a Pisa fra XIII e XVII<br />

secolo, Pisa 1995.<br />

Moskovitz, The sculpture<br />

of Andrea and Nino Pisano,<br />

Cambridge 1986.


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

12<br />

13<br />

Mori, La dominazione fiorentina<br />

in Pisa dal 1451 al<br />

1469, Pisa 1936.<br />

Petrocchi L., Massa Marittima<br />

– Arte e storia, Grosseto<br />

1900.<br />

Pellegrini B., Le pergamene<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Pisa<br />

dal 1179 al 1184, tesi <strong>di</strong> laurea<br />

anno 1965-1966.<br />

Ranieri S., Cronaca <strong>di</strong> Pisa,<br />

in Archivio Storico Italiano,<br />

tomo VI, parte II, p. 124.<br />

Raggianti L., Arte a Lucca,<br />

spicilegio, in “Critica d’Arte”,<br />

VII, gennaio-febbraio<br />

1960.<br />

Repetti E., Dizionario geografico<br />

fisico storico della<br />

Toscana, IV, Firenze 1841.<br />

Salmi M., Glorie artistiche <strong>di</strong><br />

Pisa, in “Annuario della R.<br />

Università <strong>di</strong> Pisa per l’anno<br />

accademico 1928-1929, Pisa<br />

1929.<br />

Sforza G., Castruccio Castracani<br />

degli Antelminelli<br />

e gli altri lucchesi <strong>di</strong> parte<br />

bianca in esilio (1300-1314),<br />

Torino 1891.<br />

Scano D., Scoperte artistiche<br />

in Oristano, in “L’arte, VI,<br />

1903.<br />

Supino I., Arte Pisana, Firenze<br />

1904.<br />

Tanfani Centofanti L., Notizie<br />

<strong>di</strong> artisti tratte dai documenti<br />

pisani, Pisa 1897.<br />

Toesca I., Andrea e Nino Pisani,<br />

Milano 1950.<br />

Tongiorgi E. – Virgili E., Le<br />

chiese del piviere <strong>di</strong> Arena, in<br />

“Antichità Pisane”, II 1975.<br />

Violante C., Economia Società<br />

Istituzioni a Pisa nel<br />

Me<strong>di</strong>oevo, Bari 1980.<br />

Volpe G., Stu<strong>di</strong> sulle istituzioni<br />

comunali a Pisa, Firenze<br />

1970.<br />

Wundram M., Stu<strong>di</strong>en zur<br />

Kunsterischen Herkunft Andrea<br />

Pisanos, in “Mitteilungen<br />

des Kunsthistorischen<br />

Institutes in Florenz, VIII,<br />

1959.<br />

Abbreviazioni:<br />

ASP: Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Pisa<br />

ASF: Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Firenze<br />

ACP: Archivio Capitolare<br />

<strong>di</strong> Pisa<br />

AODO: Archivio dell’Opera<br />

del Duomo <strong>di</strong> Orvieto<br />

strature più importanti del <strong>Comune</strong> e<br />

composta da do<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>vidui, tre per<br />

ogni quartiere, mentre gli orafi furono<br />

ammessi per ben trentadue volte.<br />

In tale documento, pubblicato dal<br />

Bonaini, oltre all’elenco con i nomi<br />

e alla data in cui ricoprono la loro carica,<br />

troviamo anche l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />

provenienza dei loro quartieri, Ponte,<br />

Mezzo, Fuor <strong>di</strong> Porta e Chinzica,<br />

così da delineare le aree lavorative<br />

<strong>di</strong> questi maestri. Dal documento,<br />

nel quale è presente anche Coscio <strong>di</strong><br />

Gaddo da Cascina collaboratore <strong>di</strong><br />

Nino Pisano nella realizzazione della<br />

tavola d’argento per l’altare maggiore<br />

del Duomo, si evince che provengono<br />

dal quartiere <strong>di</strong> Mezzo 15 orafi,<br />

da quello Fuori <strong>di</strong> Porta 9, da quello<br />

<strong>di</strong> Chinzica 7 e da quello <strong>di</strong> Ponte 1.<br />

Dal documento risulta come l’attività<br />

orafa era ben ra<strong>di</strong>cata, sia nel XIII<br />

e XIV secolo sia nel XII, in tutta la<br />

città. Orefici, in base ad altri documenti,<br />

si potevano rintracciare presso<br />

San Michele in Borgo, quartiere <strong>di</strong><br />

Fuori Porta, Santa Cecilia, quartiere<br />

<strong>di</strong> mezzo, S. Cristoforo e San Lorenzo,<br />

entrambe del quartiere <strong>di</strong> Chinzica<br />

in cui la presenza degli orafi viene<br />

confermata anche da una Descrizione<br />

<strong>di</strong> Pisa che riflette perfettamente<br />

la situazione della città all’apice del<br />

suo sviluppo urbano : […] et più si<br />

v’è apresso tucti i banchi dè merchatanti<br />

et fondachi e molti artigiani,<br />

vaiai, speziali, orafi […].<br />

Se il primo statuto degli orafi è andato<br />

perso, quello del 1448 appartiene<br />

al periodo della dominazione<br />

fiorentina. Venne redatto dai tre consoli<br />

<strong>di</strong> quell’anno, Niccolaio d’Antone,<br />

Simone d’Antone <strong>di</strong> Neruccio,<br />

Simone <strong>di</strong> Giovanni (o Nanni) <strong>di</strong><br />

Bergo, i quali avevano ottenuto pieni<br />

poteri dall’Assemblea degli Orafi<br />

il 18 giugno 1448 e il 9 agosto dello<br />

stesso anno lo statuto venne approvato.<br />

Lo statuto mostra l’arresto <strong>di</strong><br />

ogni attività, tra le quali quella politica,<br />

la sua nuova fisionomia viene<br />

impressa adesso dalle contingenze<br />

dell’epoca in cui fu redatto (sotto<br />

la dominazione fiorentina), pertanto<br />

tale attività venne vigilata con intenti<br />

che non erano più quelli ai quali<br />

si ispirava un tempo il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

Pisa. La decadenza e la miseria del<br />

<strong>Comune</strong> aveva d’altra parte il suo<br />

riflesso nelle tristi con<strong>di</strong>zioni delle<br />

Corporazioni artigiane. Riguardo a<br />

queste, Pisa fu trattata come già Firenze<br />

trattava Prato e come verranno<br />

trattate Arezzo e Cortona. Furono<br />

conservate le corporazioni quali erano<br />

al momento della conquista fiorentina,<br />

ma dovevano pagare quelle<br />

tasse che avevano imposto le corporazioni<br />

fiorentine. La corporazione<br />

fiorentina dava norma alla corrispondente<br />

pisana, la quale doveva<br />

assumere come santo protettore il<br />

santo della fiorentina; pagare quelle<br />

tasse che i consoli dell’arte fiorentina<br />

avevano imposto e i consoli<br />

fiorentini potevano procedere contro<br />

i morosi; mandare ogni anno, il giorno<br />

del santo protettore, un tributo in<br />

segno <strong>di</strong> omaggio ai capi dell’arte<br />

fiorentina. Una certa in<strong>di</strong>pendenza<br />

venne lasciata per ciò che riguardava<br />

le occorrenze interne dell’arte, e<br />

si concedeva anche la facoltà <strong>di</strong> far<br />

leggi quando i bisogni locali lo richiedessero,<br />

pretendendo però una<br />

parte delle entrate e stabilendo che<br />

in tutte le cause i contendenti potessero<br />

appellarsi a Firenze.<br />

Un secondo statuto venne redatto<br />

successivamente tra il 1518 e il 1519<br />

non presentando però sostanziali<br />

<strong>di</strong>fferenze da quello precedente.<br />

Anche nel rapido evolversi dei brevi,<br />

si è giunti ormai ad un punto <strong>di</strong><br />

stabilità e <strong>di</strong> cristallizzazione, segno<br />

della decadenza nella quale l’arte,<br />

così attiva nei secoli precedenti, era<br />

precipitata. Lo stesso numero degli<br />

iscritti ne è una conferma. Mentre ad<br />

approvare lo Statuto del 1448, esclusi<br />

i tre Consoli, figurano due consiglieri<br />

e <strong>di</strong>eci maestri, ad approvare<br />

quello del 1518-1519, figurano solo<br />

due Consoli e sette maestri.<br />

BENI CULTURALI:<br />

QUALITÀ, VALORE E<br />

SVILUPPO ECONOMICO<br />

PER IL RILANCIO<br />

DEL PAESE<br />

<strong>di</strong> Angela Loretta<br />

All’interno del nostro <strong>Bollettino</strong>,<br />

attento all’informazione<br />

artistica ed impegnato nella<br />

sensibilizzazione dei citta<strong>di</strong>ni riguardo<br />

all’importanza dei beni culturali,<br />

non poteva mancare una riflessione<br />

su Lu.Be.C., Lucca Beni Culturali,<br />

il Convegno nazionale sulla valorizzazione<br />

del patrimonio culturale e<br />

l’innovazione tecnologica. Nel suggestivo<br />

centro storico <strong>di</strong> Lucca, all’interno<br />

dell’abbraccio rassicurante<br />

delle mura, il Real Collegio, splen<strong>di</strong>da<br />

“isola” ristrutturata da tempo,<br />

ma soltanto da poco fruibile, si configura,<br />

già per il quarto anno consecutivo,<br />

come la cornice ideale per<br />

questo appuntamento importante; la<br />

collocazione prestigiosa consente <strong>di</strong><br />

immergersi nella brulicante atmosfera<br />

del Convegno, che quest’anno<br />

ha avuto luogo il 23 e 24 ottobre, ed<br />

ha previsto il tema: “Beni culturali:<br />

qualità, valore e sviluppo economico<br />

per il rilancio del Paese”. Tra i soggetti<br />

promotori spiccano la “Promo<br />

P.A.” e “Confcultura”: “come affrontare<br />

la concorrenza <strong>di</strong> Paesi incomparabilmente<br />

meno dotati del nostro<br />

dal punto <strong>di</strong> vista dei beni culturali<br />

e paesaggistici, ma che riescono a<br />

valorizzare maggiormente i propri<br />

luoghi e ad intercettare flussi turistici<br />

sempre più importanti?”. Questi<br />

i temi e le domande che, nel corso<br />

<strong>di</strong> Lu.Be.C. 2008, hanno guidato le<br />

sessioni plenarie delle mattine del 23<br />

– 24 ed i Convegni pomeri<strong>di</strong>ani del<br />

23, offrendo ai partecipanti concreti<br />

strumenti <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong><br />

esperienze. La contestuale rassegna<br />

“Lu.Be.C. Digital Technology” (la<br />

prima rassegna delle soluzione ICT<br />

per la promozione del territorio e del<br />

marketing turistico – territoriale) ha<br />

presentato, in tale quadro, le novità<br />

relative allo sviluppo concreto <strong>di</strong> tutta<br />

la “filiera” beni culturali – turismo<br />

– tecnologia. L’organizzazione <strong>di</strong><br />

eventi come il Lu.Be.C è un segno<br />

della volontà <strong>di</strong> proporre una cultura<br />

<strong>di</strong> qualità ad una domanda culturale<br />

in crescita continua, ed un passaggio<br />

importante consiste nella capacità <strong>di</strong><br />

rendere il bene culturale interessante<br />

innanzitutto per la sua comunità <strong>di</strong><br />

appartenenza: le scuole ed i giovani<br />

devono quin<strong>di</strong> configurarsi come<br />

il target principale cui rivolgersi per<br />

attivare un processo <strong>di</strong> educazione<br />

al patrimonio. L’idea <strong>di</strong> incar<strong>di</strong>nare<br />

a Lucca una riflessione perio<strong>di</strong>ca sul<br />

tema della valorizzazione dei beni<br />

culturali si va consolidando con una<br />

forte stabilità <strong>di</strong> percorso che ruota<br />

intorno ad alcuni punti come la comunicazione<br />

culturale, le esperienze<br />

<strong>di</strong> cooperazione per fare sistema, le<br />

problematiche legate alla saturazione<br />

dei flussi turistici, l’uso delle<br />

tecnologie per valorizzare i beni culturali<br />

e promuovere lo sviluppo dei<br />

territori. Dal 2005 al 2008 il Convegno<br />

ha conosciuto una forte crescita<br />

partecipativa ed anche quest’anno<br />

si è registrata una forte affluenza: la<br />

prima sessione plenaria, dal titolo<br />

“Lo scenario: criticità, prospettive,<br />

testimonianze” ha avuto luogo nella<br />

mattinata del 23; gli interventi hanno<br />

avuto un ritmo serrato, assicurato<br />

anche dalla verve del presidente e<br />

moderatore della sessione, Ferruccio<br />

ANGELA LORETTA<br />

Angela Loretta si è laureata<br />

in Scienze dei beni culturali<br />

presso l’Università <strong>di</strong> Pisa<br />

con una tesi sulla chiesa<br />

del Santo Sepolcro <strong>di</strong> Pisa,<br />

nell’ambito del settore <strong>di</strong><br />

storia dell’architettura. Ha<br />

poi conseguito il titolo <strong>di</strong> un<br />

Master in Progettazione e<br />

comunicazione dei beni culturali,<br />

presso l’Università <strong>di</strong><br />

Firenze, facoltà <strong>di</strong> scienze<br />

politiche. Dopo una esperienza<br />

<strong>di</strong> stage presso l’Opera<br />

della Primaziale pisana,<br />

per la quale ha redatto alcuni<br />

contenuti del sito web,<br />

lavora attualmente presso il<br />

Sistema Museale del <strong>Comune</strong><br />

<strong>di</strong> S. Miniato nei servizi<br />

al pubblico circa le attività<br />

<strong>di</strong> accoglienza, biglietteria<br />

e visite guidate. Sta inoltre<br />

svolgendo un tirocinio formativo<br />

presso il Centro Stu<strong>di</strong><br />

e Documentazione “Andrea<br />

da <strong>Pontedera</strong>” e presso<br />

il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Consegna del premio<br />

Lubec 2008<br />

a Ferruccio De Bortoli


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

14<br />

15<br />

Convegno:<br />

sessione plenaria<br />

De Bortoli, <strong>di</strong>rettore de “Il Sole 24<br />

Ore”, assegnatario inoltre del premio<br />

Lu.Be.C. 2008. L’apertura dei<br />

lavori è stata affidata a Salvatore<br />

Settis, presidente del Consiglio superiore<br />

per i beni culturali che, nella<br />

sua comunicazione appassionata, ha<br />

proposto <strong>di</strong> “ripartire”, per attuare<br />

una efficace valorizzazione del Paese,<br />

dal paesaggio e dal suo recupero.<br />

Si riportano alcuni passaggi del suo<br />

intervento: “L’Italia soffre <strong>di</strong> alcuni<br />

elementi <strong>di</strong> contrasto come lo scollamento<br />

tra l’estensione territoriale<br />

limitata ed il più alto tasso <strong>di</strong> suo uso<br />

e sfruttamento; detiene le più antiche<br />

ed organiche leggi <strong>di</strong> tutela, ma<br />

non le applica in modo coerente; la<br />

scuola, “termometro della cultura”<br />

del Paese, rimane muta <strong>di</strong> fronte a<br />

queste tematiche ed il paesaggio è<br />

vissuto come qualcosa <strong>di</strong> estraneo:<br />

lo stesso processo linguistico della<br />

denominazione del Ministero e<br />

delle leggi <strong>di</strong> tutela ha progressivamente<br />

messo in ombra il concetto <strong>di</strong><br />

paesaggio. Esso godeva però <strong>di</strong> una<br />

attenzione particolare già nel 1309,<br />

quando il “Costituto del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

Siena”, redatto in lingua volgare,<br />

affermava che il primo dovere per<br />

chi guida una città è quello <strong>di</strong> conservare<br />

la bellezza della città stessa<br />

per la felicità dei citta<strong>di</strong>ni e per la<br />

loro gloria. Il paesaggio altro non è<br />

che la rappresentazione visibile dei<br />

nostri valori, giunta a noi attraverso<br />

la lente dei secoli e l’articolo 9 della<br />

nostra Costituzione deve essere la<br />

nostra stella polare. Per capire l’importanza<br />

del paesaggio basta guardarsi<br />

intorno, esso ci dà orgoglio,<br />

crea la coscienza della nostra storia<br />

e ci comunica il senso <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Un bel paesaggio, una volta <strong>di</strong>strutto,<br />

non torna più”. Settis lancia<br />

il suo “grido <strong>di</strong> dolore” per l’avanzata<br />

del cemento che sta <strong>di</strong>struggendo<br />

l’ere<strong>di</strong>tà dei nostri padri e conclude<br />

<strong>di</strong>cendo: “la nostra identità sta per<br />

implodere”. L’analisi del turismo<br />

culturale e dell’importanza del “fare<br />

sistema” hanno caratterizzato gli interventi<br />

successivi: un territorio non<br />

si promuove con l’invenzione <strong>di</strong> un<br />

logo, e ad attirare sono non gli slogan<br />

ma la storia, i luoghi, gli stili <strong>di</strong><br />

vita, le comunità e le emozioni, che<br />

permettono <strong>di</strong> cogliere l’anima <strong>di</strong><br />

un luogo. La Commissione europea<br />

ha compilato una “Agenda europea<br />

della cultura”, che prevede alcuni<br />

punti fondamentali quali la promozione<br />

della ricchezza, della <strong>di</strong>versità<br />

culturale e del <strong>di</strong>alogo interculturale;<br />

la cultura come catalizzatore dell’economia<br />

e come elemento essenziale<br />

delle relazioni internazionali.<br />

La sessione pomeri<strong>di</strong>ana ha visto<br />

lo svolgimento <strong>di</strong> quattro Convegni<br />

paralleli: “Dal territotio al museo e<br />

dal museo al territorio interpretando<br />

le esigenze <strong>di</strong> una utenza che cambia”;<br />

“Turismo e cultura <strong>di</strong>gitale: la<br />

domanda emergente”; “Partenariato<br />

e promozione del territorio: linee<br />

d’azione e casi <strong>di</strong> successo”; “Integrazione<br />

dei percorsi tra beni culturali<br />

e luoghi della fede: esperienze,<br />

modelli e professionalità”; “Musica<br />

e management: modelli <strong>di</strong> sviluppo<br />

del turismo musicale e sostenibilità<br />

economica tra pubblico e privato”.<br />

La sessione plenaria della mattina<br />

del 24 ha conosciuto un momento<br />

<strong>di</strong> forte impatto durante l’intervento<br />

<strong>di</strong> Oliviero Toscani, comunicatore e<br />

fotografo <strong>di</strong> grande fama, del quale<br />

si riportano i passaggi più significativi:<br />

“La creatività e la bellezza<br />

italiana stanno affrontando una battaglia<br />

con l’estetica del brutto, ed il<br />

nostro paesaggio rigurgita cemento.<br />

La creatività deve essere sovversiva<br />

ed eccentrica, e deve porsi al <strong>di</strong> fuori<br />

degli schemi precostituiti; essa non<br />

ha certezze e presuppone uno stato <strong>di</strong><br />

“non – controllo”, <strong>di</strong> coraggio totale<br />

contrapposto al conformismo. Oggi,<br />

la ricerca ossessiva del consenso genera<br />

inevitabilmente un appiattimento<br />

ed una me<strong>di</strong>ocrità <strong>di</strong>lagante, ed<br />

ogni città <strong>di</strong>venta l’immagine turistica<br />

<strong>di</strong> se stessa. La creatività, surplus<br />

<strong>di</strong> intelligenza, possibilità tra cuore e<br />

cervello, va insegnata e trasmessa”.<br />

Anche l’e<strong>di</strong>zione 2008 del Lu.Be.C.<br />

è certamente stimolo per una riflessione<br />

sui valori che devono caratterizzare<br />

le azioni: è possibile realizzare<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> un rilancio del Paese<br />

a partire da una valorizzazione integrata<br />

del patrimonio culturale, confidando<br />

sulle capacità delle pubbliche<br />

amministrazioni, Fondazioni, categorie<br />

economiche ed associazioni<br />

culturali, <strong>di</strong> fare sistema, nel rispetto<br />

della tutela, della conservazione, del<br />

recupero dei nostri straor<strong>di</strong>nari beni<br />

culturali; è arrivato il momento <strong>di</strong><br />

creare davvero quel valore aggiunto<br />

capace <strong>di</strong> sviluppare una maggiore<br />

consapevolezza civile ed un senso<br />

<strong>di</strong> appartenenza del patrimonio culturale<br />

quale bene universale, <strong>di</strong> tutti<br />

e per tutti.<br />

Convegno:<br />

sessione plenaria


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

DARIO<br />

VIVALDI<br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Figure sul <strong>di</strong>vano<br />

<strong>di</strong> Mario Lupi<br />

DARIO VIVALDI<br />

Nasce nel 1938 a <strong>Pontedera</strong>,<br />

dove tuttora risiede e lavora.<br />

É titolare della cattedra <strong>di</strong><br />

Anatomia dell’Accademia<br />

delle Belle Arti <strong>di</strong> Firenze.<br />

Sopra: Autoritratto<br />

A destra: Venere<br />

Dario è un amico, un collega,<br />

prima come pittore poi come<br />

insegnante. È una vita che lo<br />

conosco ed è proprio per questo che<br />

ho aspettato tanto tempo a scrivere<br />

<strong>di</strong> lui sul <strong>Bollettino</strong>; c’è un meccanismo<br />

<strong>di</strong> rispetto, verso chi si stima che<br />

scatta per considerare, con il dovuto<br />

rispetto i sentimenti dell’altro. È affetto.<br />

Ricordo Dario da ragazzo attaccato al<br />

braccio dell’Armenia, la bidella della<br />

scuola, in giro con la sua timidezza, o<br />

quando con il Piccolo Teatro cercava<br />

<strong>di</strong> inserirsi nel mondo della comunicazione<br />

artistica.<br />

Dario ha poi fatto il suo percorso scolastico,<br />

dalla biologia alla anatomia artistica,<br />

conciliando un vecchio sogno:<br />

dalla scienza all’arte. Se l’arte è anche<br />

conoscenza non è poi un sogno.<br />

Dario ha sempre conciliato la sua ricerca<br />

artistica con la sua vicenda nel<br />

mondo familiare, con le cose care<br />

alla sua sensibilità, ai suoi affetti<br />

(ricordo un bel ritratto della moglie<br />

Raffaella), Questo atteggiamento si<br />

evidenzia anche nei ritratti <strong>di</strong> amici,<br />

modelle, allievi. Dell’ultima mostra,<br />

tutta <strong>di</strong> grafica, ricordo gli autoritratti<br />

<strong>di</strong> impianto classico, ma impietosi<br />

come una commemorazione ante litteram<br />

che ci ricorda come sia intenso<br />

<strong>di</strong> pensiero il suo rapporto con la sua<br />

vicenda d’arte.<br />

Il segno languidamente concavo sui<br />

gessi, più duro sugli umani, come è<br />

giusto che sia, ci propone una connotazione<br />

<strong>di</strong>versa del linguaggio del<br />

<strong>di</strong>segno. Oggi è tuttavia un momento<br />

per fare attenzione ai futuri progetti<br />

perché in ogni artista convivono due<br />

aspetti mutevoli e intensi: il primo è<br />

il proprio percorso personale che gratifica<br />

chi lo compie, se ne resta appa-<br />

gato, l’altro è il rapporto con la Storia<br />

dell’Arte <strong>di</strong> chi si deve confrontare<br />

per un <strong>di</strong>scorso serio che non ripercorra<br />

il déjà vu oggi tanto <strong>di</strong> moda.<br />

Ultimamente Dario ripercorre pittoricamente<br />

un momento della memoria<br />

familiare a lui tanto cara, è un ritrovarsi<br />

tra le cose care, gli affetti <strong>di</strong> cui<br />

sente il bisogno. E l’arte che cos’è se<br />

non una visione appassionata della<br />

nostra vita?<br />

A destra: Composizione<br />

16<br />

17<br />

A destra: Teatrino<br />

Lo stu<strong>di</strong>o dell’artista<br />

Ritratto <strong>di</strong> Raffaella


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

18<br />

19<br />

OPERE<br />

A CASCIANA TERME:<br />

1977 – San Rocco, affresco, lunetta<br />

portale d’ingresso chiesa<br />

<strong>di</strong> San Rocco, Parlascio, Casciana<br />

Terme;<br />

1982 – Resurrezione, pittura<br />

murale, cappella privata, famiglia<br />

Bonicoli, Solcini, Casciana<br />

Terme;<br />

1988 – Adorazione ai pie<strong>di</strong><br />

della croce, affreschi, Oratorio<br />

Madonna dei sette dolori, Casciana<br />

Terme;<br />

1989 – M° Giacinto Citi, bassorilievo<br />

bronzo, cm. 20 x 25,<br />

famiglia Citi, Casciana Terme;<br />

1990 – Visione <strong>di</strong> San Antonio,<br />

cappella privata famiglie Ricci,<br />

Del Picchia, Casciana Terme;<br />

1997 – Ritratto <strong>di</strong> Monsignore<br />

Don Aurelio Veracini, olio su<br />

tavola, archivio parrocchiale<br />

arcipretura <strong>di</strong> Casciana Terme;<br />

1999 – Vittorio Emanuele II°,<br />

restauro busto in gesso, Castello<br />

<strong>di</strong> Lari;<br />

2000 – Ritratto dell’Arciprete<br />

Don Ernesto Testi, olio su tela,<br />

archivio parrocchiale, arcipretura<br />

Casciana Terme;<br />

AFRICANO PAFFI<br />

a cura della Redazione del Centro<br />

Nato a Pisa, ha frequentato l’Istituto<br />

d’Arte ed il Magistero d’Arte<br />

applicata <strong>di</strong> Firenze.<br />

Già docente <strong>di</strong> Linguaggi Visivi e Storia<br />

dell’Arte nelle scuole me<strong>di</strong>e superiori, è<br />

residente a Casciana Terme (Pi), con stu<strong>di</strong>o<br />

in Piazza Martiri della Libertà.<br />

Dal 1960 ha operato in più settori delle<br />

arti figurative come pittore e scultore.<br />

Attualmente collabora come grafico ed<br />

illustratore con alcune riviste.<br />

Nel suo curriculum personale sono presenti<br />

numerosi e importanti riconoscimenti,<br />

tra questi la medaglia d’oro della<br />

seconda rassegna nazionale d’arte sacra<br />

a Firenze nel giugno 1978. Le sue opere<br />

si trovano presso collezioni pubbliche e<br />

private in Italia e all’estero.<br />

Ha realizzato <strong>di</strong>verse pubblicazioni e saggi<br />

inerenti le arti visive. Nel 1974 è stato<br />

uno dei fondatori del “Premio Via dell’Arco”<br />

<strong>di</strong> Casciana Terme, nel 1985 dell’A.P.A.P.“<br />

Associazione Artisti Pisani”.<br />

Dal 1998 collabora, con pubblicazioni e<br />

stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> storia e arte locale, con la rubrica<br />

“Fatti d’Arte” per il perio<strong>di</strong>co “Nuova<br />

Casciana”, e<strong>di</strong>to dalla Bottega della<br />

Stampa – La Capannina <strong>di</strong> Lari (Pi). Ha<br />

fatto parte <strong>di</strong> svariate giurie e premi, recentemente<br />

è stato presente al premio nazionale<br />

città <strong>di</strong> Livorno <strong>di</strong> pittura e scultura<br />

“Rotonda 2003 e 2007”. Ha curato<br />

come critico d’arte la stampa per mostre,<br />

rassegne e convegni (1989 - 2008). È<br />

Presidente dell’Associazione Culturale<br />

Orizzonti Toscani della Valdera e della<br />

Università del Tempo Libero <strong>di</strong> Casciana<br />

Terme.<br />

Il percorso espositivo <strong>di</strong> Paffi inizia<br />

tra gli anni’60 / ’70. È presente alla<br />

6° rassegna pisana <strong>di</strong> arti figurative<br />

del 1966 a cura dell’Amministrazione<br />

Provinciale <strong>di</strong> Pisa, successivamente a<br />

mostre e concorsi regionali e nazionali<br />

<strong>di</strong> grafica e <strong>di</strong> pittura. È allievo dello<br />

scultore Prof. Silvano Pulcinelli con<br />

il quale approfon<strong>di</strong>sce le conoscenze<br />

artistiche cominciando la sua attività<br />

plastico- scultorea.<br />

Il critico Mario Tozzi nell’Annuario bio<br />

- bibliografico del 1978 a cura <strong>di</strong> Elio<br />

Marcianò – Magalini Ed. Brescia, definisce<br />

così la sua ricerca espressiva:<br />

“Una pittura personalissima, dove i rossi<br />

vivi <strong>di</strong> fondo creano con i blu, i ver<strong>di</strong><br />

e i gialli, un equilibrio poetico e dove<br />

forme e colori si integrano a vicenda<br />

dando luogo ad una tela ricca nella sua<br />

semplicità… la natura viene caricata <strong>di</strong><br />

metafisica astrazione, per una ricerca<br />

sempre più ampia <strong>di</strong> possibilità espressive.<br />

Pittura quin<strong>di</strong> in <strong>di</strong>venire questa<br />

<strong>di</strong> Paffi, che si delinea in senso <strong>di</strong> impegno<br />

e <strong>di</strong> definizione della posizione<br />

dell’artista rispetto alla realtà”.<br />

Il critico Mario Meozzi sul mensile “La<br />

Zattera”del 1977 così scrive della sua<br />

pittura: “Paffi ha trovato quell’equilibrio<br />

fra soggettivismo e realtà che<br />

porta alla sintesi vera degli elementi<br />

in<strong>di</strong>spensabili a fare dell’arte contenuto<br />

e forma.” In occasione della mostra<br />

personale al “Ritrovo del Forestiero” <strong>di</strong><br />

Casciana nell’ottobre del 1979 il critico<br />

d’arte Nicola Micieli conclude la sua<br />

presentazione sul catalogo della mostra<br />

<strong>di</strong> Paffi, scrivendo: “ Per ora conta<br />

l’aver constatato, alla base <strong>di</strong> questa vicenda,<br />

un problema <strong>di</strong> definizione della<br />

posizione dell’artista rispetto alla realtà,<br />

cui si guarda con spirito sensibilmente<br />

incline alla me<strong>di</strong>tazione e alla trasfigurazione.<br />

È un dato che da solo avvalora<br />

l’impegno <strong>di</strong> un artista e ne nobilita<br />

l’ispirazione.” Il suo percorso artistico,<br />

iniziato dalla grafica e dalla pittura, in<br />

seguito confluisce nella plastica e scultura,<br />

con un ulteriore affinamento del<br />

linguaggio espressivo, ispirato al figurativismo<br />

moderno.<br />

Il critico d’arte Salvatore Amodei nel<br />

catalogo pisano d’arte contemporanea<br />

del 1987 scrive: “Disegnatore sensibile<br />

ed accurato, scultore e medaglista<br />

raffinato e pittore <strong>di</strong> indubbie capacità<br />

espressive, Africano Paffi è uno dei<br />

pochi artisti pisani in grado <strong>di</strong> vantare<br />

un bilancio più che lusinghiero della<br />

propria attività.”<br />

Nelle recenti opere pittoriche sono<br />

presenti messaggi e percorsi <strong>di</strong> ricerca,<br />

ispirati all’uomo, alla natura, filtrati attraverso<br />

un “modus crean<strong>di</strong>” ricco <strong>di</strong><br />

suggestione.<br />

Africano Paffi ha realizzato <strong>di</strong>pinti,<br />

sculture, medaglie, ritratti, opere <strong>di</strong><br />

soggetto religioso che si trovano in <strong>di</strong>verse<br />

collezioni pubbliche e private.<br />

Nella pagina precedente:<br />

Africano Paffi nello stu<strong>di</strong>o<br />

Mostra personale<br />

a Ponsacco nel giugno 2002,<br />

presentata dal Sindaco<br />

Silvano Granchi e dal critico<br />

d’arte Riccardo Ferrucci<br />

1977 - San Rocco,<br />

affresco, cm. 1,65 x 87,<br />

lunetta portale ingresso<br />

chiesa <strong>di</strong> San Rocco,<br />

Parlascio, Casciana Terme<br />

2004 - Omaggio a Dino<br />

Campana, cm. 50 x 70, proprietà<br />

privata,<br />

famiglia Bonicoli<br />

In questa pagina, in alto:<br />

1989 - Giacinto Citi,<br />

bassorilievo bronzo,<br />

cm. 20 x 25, famiglia Citi,<br />

Casciana Terme<br />

Medaglie Celebrative<br />

coniate nelle officine<br />

dei Fratelli Staccioli:<br />

1985 - Medaglia argento<br />

Terme <strong>di</strong> Casciana - D/<br />

2006 - Medaglia argento<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Casciana Terme<br />

- D/


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

ALBERIGO<br />

E CARLO NOVELLI:<br />

L’ARTE<br />

DAL PADRE AL FIGLIO<br />

<strong>di</strong> Africano Paffi<br />

Autorevoli critici hanno spesso<br />

<strong>di</strong>chiarato la “morte” dell’arte<br />

e dell’artista <strong>di</strong> derivazione romantica.<br />

Personalmente ritengo che nell’arte<br />

in generale e in quella figurativa in<br />

particolare, la promozione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> formazione con l’artigianato<br />

siano alla base dell’appren<strong>di</strong>mento artistico,<br />

per la stimolazione delle potenzialità<br />

creative dell’in<strong>di</strong>viduo, basi queste esten<strong>di</strong>bili<br />

ai molteplici linguaggi espressivi.<br />

Credo che il pittore, lo scultore siano legati<br />

strettamente alla manualità con i propri<br />

strumenti, colori, pennelli o scalpelli,<br />

nonchè all’utilizzo <strong>di</strong> nuove e adeguate<br />

tecnologie operative. La premessa è utile<br />

in particolare per poter parlare in modo<br />

opportuno <strong>di</strong> due artisti ponsacchini: Alberigo<br />

e Carlo Novelli, padre e figlio.<br />

Alberigo Novelli, intagliatore e artista auto<strong>di</strong>datta, dal talento naturale, riesce con la sua innata sensibilità, a cogliere gli aspetti essenziali<br />

della realtà. La sua passione per l’arte figurativa e per la musica lo pre<strong>di</strong>spongono verso il mondo circostante, ma soprattutto<br />

verso la figura umana.<br />

In questo artista non troviamo imitazioni stilistiche, l’immagine <strong>di</strong>segnata, per quanto figurativa, rappresentativa <strong>di</strong> un volto, <strong>di</strong><br />

una figura, <strong>di</strong> un oggetto, ci appare astratta (e spesso portata al limite dell’astrazione), sicché il figurativo e l’astratto si toccano, si<br />

confondono o meglio si ritrovano l’uno nell’altro, nell’interpretazione dell’opera. Nei bozzetti ritrovati, dove l’idea viene fissata per<br />

poi essere tradotta in scultura o in pittura, appare il suo spirito libero ed anarcoide che rende con imme<strong>di</strong>atezza ed efficacia le sue<br />

inquietu<strong>di</strong>ni, i suoi pensieri, i ritmi della sua personale ricerca espressiva.<br />

Osservando con attenzione l’insieme della sua produzione, si riesce a capire il suo mondo umano e artistico, le sue idealità, l’attenzione<br />

e la pre<strong>di</strong>lezione per le classi sociali più deboli, e infine la prorompente vitalità e unitarietà <strong>di</strong> stile.<br />

Questa piccola mostra retrospettiva <strong>di</strong> Alberigo Novelli è doverosa affinché non si perdano le tracce <strong>di</strong> un artista del Novecento<br />

scarsamente citato e documentato, soprattutto sul piano locale che ha contribuito con la sua operatività, il suo personale linguaggio<br />

espressivo, a tracciare un percorso ascendente, dagli anni ’50 – ’60 del Novecento ad oggi, contribuendo insieme alle molteplici e<br />

numerose aziende artigiane e all’impren<strong>di</strong>toria locale a far nascere e crescere sul piano produttivo, Ponsacco come “Città del Mobile”,<br />

oggi sicuramente importante e nota a livello europeo.<br />

ALBERIGO NOVELLI<br />

Alberigo Novelli – (Marsiglia 1906 – Ponsacco 1990). Nel 1916 la sua famiglia rientra a Ponsacco, presso i parenti materni. Dopo<br />

qualche tempo Alberigo inizia il suo lavoro come intagliatore a Cascina nella avviata bottega <strong>di</strong> Grigò. Il suo appren<strong>di</strong>stato artigianale<br />

è agevolato dall’inclinazione naturale per il <strong>di</strong>segno, infatti le iniziali <strong>di</strong>fficoltà operative vengono facilmente risolte, le esercitazioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>segno unitamente alle copie <strong>di</strong> opere d’arte <strong>di</strong>vengono una consuetu<strong>di</strong>ne non solo nella bottega cascinese, ma anche al<br />

<strong>di</strong> fuori del lavoro.<br />

All’epoca Cascina era considerata una realtà produttiva in costante ascesa, soprattutto per la produzione <strong>di</strong> un artigianato <strong>di</strong> stile<br />

neo-rinascimentale richiesto su scala nazionale. Dopo aver acquisito il mestiere e le in<strong>di</strong>spensabili conoscenze tecnico – operative,<br />

Ulderigo, nel primo dopoguerra comincia in proprio la sua attività <strong>di</strong> intagliatore nella citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Ponsacco, che in quel periodo<br />

vedeva nascere numerose botteghe artigiane in<strong>di</strong>rizzate sulla costruzione del mobile, ed è proprio nel 1950 che si costituisce l’Ente<br />

Mostra del Mobilio. Novelli, oltre all’intaglio decorativo, realizza sculture <strong>di</strong> soggetti sacri, in bassorilievo e in tuttotondo con immagini<br />

<strong>di</strong> Cristo e della Madonna..<br />

In questo periodo la produzione grafica viene affinata, sono significativi i molteplici schizzi e <strong>di</strong>segni realizzati a carboncino, spesso<br />

riferiti a modelli classici del primo e secondo Rinascimento fiorentino, sempre interpretati in modo virtuoso.<br />

Negli anni ’60 iniziano le frequentazioni dei <strong>di</strong>versi ambienti espositivi attraverso le mostre collettive e personali che gli permettono<br />

<strong>di</strong> conoscere alcuni noti personaggi, come l’eclettico pittore Cristoforo Mercati, detto Krimer, fondatore della famosa “Bottega dei<br />

Vageri” a Viareggio, il livornese Giovanni March, e molti altri pittori labronici; questi rapporti e scambi risultano stimolanti per lo<br />

stu<strong>di</strong>o dell’arte del Novecento, delle avanguar<strong>di</strong>e storiche e per l’affinamento artistico. Negli anni successivi la sua attività espositiva<br />

si intensifica, iniziano le mostre su scala regionale e nazionale a Firenze, a Milano alla “Galleria Montenapoleone”, a Napoli alla “<br />

Galleria Yosé ”, con molteplici riconoscimenti <strong>di</strong> pubblico e critica. Molte opere degli anni ‘60/’70 sono presenti anche in <strong>di</strong>verse<br />

collezioni private e pubbliche della Valdera e naturalmente a Ponsacco.<br />

Nella pagina precedente:<br />

Il catalogo della mostra<br />

pisana alla “Vecchia<br />

Soffitta”, 1962<br />

Alberigo Novelli<br />

e Carlo Carrà alla Galleria<br />

Monteleone, Milano, 1964<br />

A fianco:<br />

Figura <strong>di</strong> donna,<br />

<strong>di</strong>segno, 1961<br />

Bestiari, <strong>di</strong>segno, 1961<br />

Mobile, <strong>di</strong>segno<br />

del Maestro d’Arte Grigò,<br />

intagli <strong>di</strong> Alberigo Novelli<br />

in collaborazione con altri<br />

artigiani <strong>di</strong> Ponsacco, 1956<br />

20<br />

21


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

CARLO NOVELLI<br />

A fianco:<br />

Carlo Novelli alla mostra<br />

personale nella “Sala Valli”,<br />

Ponsacco, 2008<br />

Sopra:<br />

Figura seduta,<br />

ceramica, 1988<br />

Cavallo e cavaliere,<br />

olio, 1996<br />

Sotto:<br />

Carlo Novelli<br />

nel suo stu<strong>di</strong>o, 1988<br />

Cavallo in bronzo,<br />

Esterno e<strong>di</strong>ficio<br />

commerciale e <strong>di</strong>rezionale<br />

del palazzo degli affari<br />

<strong>di</strong> Ponsacco, 1990<br />

A fianco:<br />

Mostra permanente<br />

<strong>di</strong> Carlo Novelli<br />

in viale 1° Maggio<br />

a Ponsacco<br />

Carlo Novelli è figlio d’arte: inizialmente è stato formato e <strong>di</strong>retto dal padre Alberigo, dal quale ha appreso la tecnica dell’intaglio,<br />

poi perfezionata con lo stu<strong>di</strong>o del <strong>di</strong>segno, della scultura e delle tecniche pittoriche all’Istituto d’Arte <strong>di</strong> Cascina e all’Accademia<br />

<strong>di</strong> Firenze.<br />

Il suo percorso espressivo si è arricchito <strong>di</strong> riferimenti e richiami formali, a contatto <strong>di</strong>retto con il padre, soprattutto per quelli<br />

relativi allo stu<strong>di</strong>o della figura umana, orientata verso una classicità espressiva pienamente reinterpretata; successivamente è stato<br />

ampliato e perfezionato dagli insegnamenti degli scultori Silvano Puccinelli e Quinto Martini.<br />

Le partiture spaziali <strong>di</strong> Novelli, dai primi semplici elaborati al bassorilievo, al tutto tondo, vengono risolte con volumetrie figurative<br />

e astrazioni, riprese sempre dalla quoti<strong>di</strong>anità, anche se sviluppate con forme plastiche e richiami cubo – futuristi che denotano<br />

l’approdo verso nuove potenzialità espressive. Di questo periodo giovanile tra gli anni ’60 – ’70, il Cristo ligneo nella chiesetta del<br />

Cottolengo a Fornacette, e quello in piombo, oggi a Milano, realizzato all’epoca per l’attrice Marta Abba.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o della Storia dell’Arte del XX° sec. e dei linguaggi plastici da Brancusi, a Manzù, a Greco, a Moore, a Giacometti, a Picasso,<br />

a Guttuso, a Marino Marini, ha costituito una maturazione espressiva e stilistica soprattutto nella scultura, con sperimentazioni<br />

e passaggi dalle superfici chiuse a quelle aperte.<br />

Negli anni ’70 e ’80 è presente in mostre personali e collettive, talvolta insieme al padre Alberigo. Di questo periodo è la Via Crucis<br />

in terracotta nella chiesa dei Boschi <strong>di</strong> Lari dove troviamo una variante della sua ricerca con volumi plasmati e profondamente<br />

espressivi che denotano la grande capacità interpretativa della nostra tra<strong>di</strong>zione evangelica.<br />

Anche nella grafica e nella pittura, con <strong>di</strong>versificazioni rispondenti al linguaggio utilizzato, sono evidenti soluzioni espressive molto<br />

originali, nelle quali troviamo stilemi compositivi risolti verticalmente con forme schematiche incastrate in giuochi <strong>di</strong> piani, che<br />

risentono delle esperienze cubiste. In sostanza, in tutto il linguaggio espressivo, Novelli compie una mo<strong>di</strong>ficazione dei tra<strong>di</strong>zionali<br />

postulati <strong>di</strong> base, spesso sperimentando nuove stilizzazioni.<br />

Un soggetto affrontato e risolto in modo originale è il tema del cavallo, <strong>di</strong> origine mitica, come osservazione della natura, che ricerca<br />

<strong>di</strong>speratamente con la sua energia vitale l’antico equilibrio. I suoi cavalli riflettono e affrontano l’o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong>sagio esistenziale<br />

attraverso una molteplicità <strong>di</strong> schemi, con soluzioni plastiche <strong>di</strong>verse, alcune realizzate con volumetrie compatte e scabre, come<br />

l’opera collocata nel 1990 a Ponsacco a corredo dell’e<strong>di</strong>ficio Commerciale e Direzionale del Palazzo degli Affari.<br />

Il richiamo al cavallo rievoca per certi versi l’opera <strong>di</strong> Marino Marini, del Cavallo con cavaliere, verso il quale Novelli mostra una<br />

naturale simpatia soprattutto per le soluzioni scavate e mosse con rientranze <strong>di</strong>namiche altamente drammatiche.<br />

L’ultima produzione creativa è caratterizzata da tipiche forme espressive, risolte con masse essenziali, graffiate, dove la luce cade<br />

sui piani inclinati, che esprimono una tragica instabilità tipica della nostra epoca. I <strong>di</strong>pinti e i <strong>di</strong>segni, soprattutto quelli segnati da<br />

forti contrasti cromatici, pongono la composizione entro limiti spaziali, accentuando l’effetto tri<strong>di</strong>mensionale, svincolato dagli<br />

schemi usuali.<br />

Il messaggio trasmesso dalle opere plastiche o pittoriche <strong>di</strong> Carlo Novelli è tratto dalla costante e progressiva penetrazione della<br />

quoti<strong>di</strong>anità, che egli cerca <strong>di</strong> affrontare, con il suo originale stile, cogliendo le molteplici inquietu<strong>di</strong>ni esistenziali e drammatiche<br />

del nostro tempo.


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

24<br />

25<br />

In alto una tabella<br />

con i dati relativi<br />

alle varie gallerie presenti<br />

sul territorio <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Oltre alle Gallerie sono<br />

stati censiti 3 Ateliers<br />

<strong>di</strong> artisti locali:<br />

Atelier <strong>di</strong> Lorenzo Terreni,<br />

Atelier <strong>di</strong> Luigi Lo Scalzo,<br />

Atelier <strong>di</strong> Grazia Puccini.<br />

Tre <strong>di</strong> questi Ateliers<br />

(Lorenzo Terreni, Luigi Lo<br />

Scalzo, Stu<strong>di</strong>o Quadrelli)<br />

sono tutt’oggi attivi<br />

GALLERIE D’ARTE<br />

IN CITTÀ:<br />

PRIMO CENSIMENTO<br />

RAGIONATO<br />

a cura della Redazione del Centro<br />

Elenco Gallerie:<br />

- Galleria Andrea<br />

- Galleria Il Ponte<br />

- Galleria Bizacuma<br />

- Saletta A5<br />

- Galleria Centro Arti Visive<br />

- Galleria La Tavolozza<br />

Nella città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> ci sono<br />

attualmente <strong>di</strong>verse gallerie<br />

d’arte che svolgono un’attività<br />

<strong>di</strong> mostre <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> artisti con<br />

- Galleria Era<br />

- Galleria Liba<br />

- Galleria Autoscatto<br />

- Galleria Il Germoglio<br />

- Galleria 18<br />

- Galleria In Folio<br />

- Museo Piaggio<br />

- Centro per l’Arte Otello Cirri<br />

- Galleria Carrozzeria Rizieri<br />

Elenco Ateliers:<br />

- Lorenzo Terreni (stato: aperto)<br />

- Luigi Lo Scalzo (stato: aperto)<br />

- Grazia Puccini (stato: chiuso)<br />

- Stu<strong>di</strong>o Quadrelli Arte (stato: aperto)<br />

una frequenza <strong>di</strong>scontinua come <strong>di</strong> solito<br />

avviene nelle attività <strong>di</strong> chi opera<br />

in Provincia. È importante chiederci<br />

qual’è la funzione <strong>di</strong> queste gallerie<br />

che operano in città e quale è la loro<br />

incidenza culturale, oltre a quella economica<br />

che riuguarda per lo più vari<br />

impresari.<br />

La nostra città è sprovvista del tutto <strong>di</strong><br />

una collezione d’arte permanente organizzata,<br />

<strong>di</strong> una raccolta d’arte, <strong>di</strong> un<br />

museo, per una fruibilità da parte del<br />

citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> quelle opere (poche in verità)<br />

<strong>di</strong>sperse nei meandri <strong>di</strong> vari uffici<br />

comunali. Una catalogazione fu tentata<br />

nel 1997 con la pubblicazione <strong>di</strong> un<br />

catalogo ragionato.<br />

Anche per quanto riguarda il nostro<br />

illustre passato (Andrea da <strong>Pontedera</strong>)<br />

non si è riusciti a riunire in un luogo<br />

adatto la traccia della sua Opera il cui<br />

valore è universalmente riconosciuto.<br />

Sopra da sinistra:<br />

una pubblicazione<br />

del Centro Arti Visive,<br />

una pubblicazione<br />

della Galleria Bizacuma,<br />

la pubblicazione<br />

Immagini da un inventario<br />

A fianco: una locan<strong>di</strong>na<br />

della Galleria Bizacuma<br />

Sotto da sinistra:<br />

due locan<strong>di</strong>ne<br />

della Saletta A5,<br />

l’invito ad una mostra<br />

presso la Galleria 18<br />

A sinistra: una<br />

pubblicazione della<br />

Galleria Andrea<br />

A fianco: una locan<strong>di</strong>na<br />

della Galleria Bizacuma


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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27<br />

Interno della Saletta<br />

d’Arte A5, da sinistra:<br />

Dino Carlesi,<br />

Brunero Tognoni<br />

e Otello Cirri<br />

Interno della Saletta A5:<br />

alcune visitatrici<br />

<strong>di</strong> una mostra<br />

In questa realtà un po’ deprimente quale<br />

può essere la funzione delle gallerie<br />

d’Arte nel tessuto culturale citta<strong>di</strong>no?<br />

Intanto quello <strong>di</strong> mostrare a un pubblico<br />

vasto quello che offre il territorio<br />

nel campo dell’Arte e poi <strong>di</strong> avvicinare<br />

il citta<strong>di</strong>no al fatto creativo per<br />

coinvolgerlo, non solo per questioni<br />

economiche, ma emotivamente.<br />

Certo, entro certi limiti non dobbiamo<br />

aspettarci che queste gallerie, escluse<br />

alcune, ci propongano, in rari casi, ar-<br />

Passiamo ora in rassegna le gallerie<br />

d’Arte che hanno operato e che tutt’ora<br />

operano in città:<br />

Una delle Gallerie più note in città, ma<br />

che ha chiuso i battenti, è stata la galleria<br />

Bizacuma il cui nome era composto<br />

dai nomi dei 4 fratelli Falorni:<br />

Bireno, Zanetto, Cupido, Mandricardo<br />

che il padre aveva anagrammato.<br />

Era stata <strong>di</strong>retta da Zanetto, coa<strong>di</strong>uvato<br />

dal nostro critico e poeta Dino<br />

Carlesi e aveva mostrato alla<br />

città i più importanti artisti<br />

del 900 e i contemporanei<br />

<strong>di</strong> buon livello come Bussotti,<br />

Viviani, Cirri, Krimer,<br />

Trafeli, Schinasi, Pellegrini,<br />

Strazzullo e critici come<br />

Carlesi e Miceli. Operando<br />

anche un’intelligente attività<br />

commerciale avevano favorito<br />

il formarsi <strong>di</strong> intelligenti<br />

collezionisti che scoprivano<br />

tisti <strong>di</strong> chiara fama, tuttavia, spesso le<br />

opere che espongono hanno un livello<br />

<strong>di</strong>gnitoso. Forse un aspetto positivo è<br />

la funzione che possono svolgere offrendo<br />

un palcoscenico a giovani artisti<br />

che non potrebbero aspirare a avere<br />

uno spazio in gallerie più importanti.<br />

In sostanza, pur con vari <strong>di</strong>stinguo, si<br />

può affermare che in città le gallerie<br />

d’Arte svolgano una funzione positiva,<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista dell’informazione.<br />

il valore dell’Opera d’Arte.<br />

La Saletta A5, gestita da Vival<strong>di</strong> Francesco<br />

e Mori Wla<strong>di</strong>mirro e <strong>di</strong>retta da<br />

un gruppo <strong>di</strong> amici tra i quali Sergio<br />

Vival<strong>di</strong> e Dino Carlesi, Sergio Castellani,<br />

portò a più riprese artisti <strong>di</strong><br />

ottimo livello, tra i quali Paolucci,<br />

Tamburi, Guttuso, Lotti, Possenti,<br />

Masoni, Maffei, Liberatore, Viviani,<br />

Grazzini, Morena, Vaccarone e pittori<br />

locali quali Dal Canto, Vival<strong>di</strong>, Pucci-<br />

nelli, Gorini, ecc. ma dopo alcuni anni<br />

il tentativo <strong>di</strong> fare opera culturale in<br />

città non ebbe esiti positivi.<br />

La Galleria Il Putto gestita dall’ing. Roberto<br />

Rinal<strong>di</strong> si è <strong>di</strong>stinta per esposizione<br />

<strong>di</strong> artisti a livello nazionale.<br />

La Galleria Tico Tico Arte ha svolto<br />

la sua attività per un breve periodo dal<br />

1979 al 1986 durante il quale ha orga-<br />

nizzato anche <strong>di</strong>battiti, letture <strong>di</strong> poesie e<br />

vari incontri culturali. Due stanze comunicanti<br />

tra loro in un’ambientazione <strong>di</strong><br />

gusto esponevano artisti <strong>di</strong> buon livello.<br />

Una delle gallerie che tra varie <strong>di</strong>fficoltà<br />

è ancora attiva è<br />

La Tavolozza, gestita<br />

dal <strong>di</strong>namico Mario<br />

Meozzi che dal 1995<br />

ha il merito <strong>di</strong> proporre<br />

oltre ad artisti <strong>di</strong> livello<br />

nazionale anche<br />

ciò che produce il territorio<br />

facendo opera<br />

<strong>di</strong> promozione delle<br />

attività artistiche della<br />

Valdera. La Tavolozza<br />

svolge un’attività culturale variegata,<br />

promuovendo un gruppo artistico<br />

e culturale e organizzando rassegne e<br />

concorsi d’arte a livello nazionale come<br />

Sopra: Prima Rassegna<br />

<strong>di</strong> Arti Visive,<br />

Mostra <strong>di</strong> San Luca, 2003<br />

presso la galleria<br />

La Tavolozza <strong>di</strong>retta da<br />

Mario Meozzi<br />

A sinistra: Interno della<br />

Galleria Immaginarte<br />

<strong>di</strong> Filippo Lotti, durante<br />

una mostra dell’artista<br />

Fabio Calvetti<br />

1997. I soci fondatori<br />

della Galleria Liba:<br />

da sinistra Roberto<br />

Badulato, Birgit<br />

Schneider, Alessandro<br />

Gamba, Pina Gusella,<br />

Simonetta Boldrini,<br />

Fabrizio Puccioni, Alfonso<br />

Guiggi. In basso da<br />

sinistra: Bruno Biasci,<br />

Antonio Catarsi<br />

L’interno della<br />

Galleria Liba durante<br />

l’esposizione delle opere<br />

<strong>di</strong> Arturo Carmassi


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

28<br />

29<br />

Alcune immagini<br />

<strong>di</strong> opere esposte<br />

alla Galleria In Folio<br />

Sopra: il logo<br />

della Galleria Il Germoglio<br />

Sopra: l’esterno<br />

della Carrozzeria Rizieri<br />

A destra: locan<strong>di</strong>na<br />

<strong>di</strong> una mostra svoltasi<br />

presso la Carrozzeria<br />

Rizieri<br />

Sotto: l’esterno<br />

della Carrozzeria Rizieri<br />

il “Premio Gronchi” e incontri <strong>di</strong> poesia.<br />

Il Meozzi è impegnato, come membro,<br />

anche nel Comitato del Centro per l’Arte<br />

“Otello Cirri”. L’attività della galleria<br />

prosegue con un programma per il <strong>2009</strong>.<br />

La Galleria Immaginarte <strong>di</strong> Filippo Lotti<br />

ha esposto artisti locali e nazionali. La<br />

sua attività dal 1996 si è protratta fino al<br />

2005 quando il titolare si è trasferito.<br />

La galleria Autoscatto ha avuto un’attività<br />

<strong>di</strong> pochi anni, 1994 – 99, rivolta<br />

soprattutto all’immagine fotografica. La<br />

galleria era <strong>di</strong>retta da Antonio Lo Bartolo<br />

coa<strong>di</strong>uvato dal critico Mario Lupi.<br />

La galleria L’Autoscatto ha cercato <strong>di</strong><br />

dare visibilità alla attività fotografica dei<br />

fotoamatori del territorio ma non sono<br />

mancati gran<strong>di</strong> nomi a livello nazionale<br />

e internazionale come Graziano Villa,<br />

Holger Stumpf, Alessandro Squilloni,<br />

Maniscalchi, Calvani, ecc., presenti con<br />

immagini <strong>di</strong> foto d’arte.<br />

Il Germoglio, galleria gestita da Manrico<br />

Mosti opera da <strong>di</strong>versi anni ed è<br />

ancora attiva con esposizioni <strong>di</strong> buon<br />

livello, organizzando incontri culturali<br />

per gli amatori della poesia e della musica.<br />

Ancora attiva, propone mostre <strong>di</strong><br />

buon livello con artisti <strong>di</strong> fama nazionale<br />

a cominciare da Rosai, Possenti, Grigò,<br />

ecc.. Il titolare collabora con Enti<br />

Pubblici in campo Regionale.<br />

La galleria Liba è una galleria che offre<br />

esperienze <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a. Anch’essa<br />

opera da <strong>di</strong>versi anni e propone<br />

avvenimenti culturali con incontri tra<br />

critici e citta<strong>di</strong>nanza. Il suo titolare Alessandro<br />

Gamba è un esponente <strong>di</strong> una<br />

corrente informale alla quale aderisce un<br />

gruppo <strong>di</strong> artisti come gruppo culturale.<br />

Le mostre proposte sono prevalentemente<br />

<strong>di</strong> pittura e scultura con qualche<br />

inserimento <strong>di</strong> fotografi <strong>di</strong> tendenza.<br />

La Galleria 18 <strong>di</strong> Carla Burgalassi ha<br />

operato per pochi anni proponendo all’attenzione<br />

del pubblico citta<strong>di</strong>no per lo<br />

più autori locali. La titolare opera nel laboratorio<br />

<strong>di</strong> ceramica attiguo alla galleria<br />

che momentaneamente non è attiva.<br />

Il Centro per l’Arte Otello Cirri è una<br />

struttura comunale grande e articolata in<br />

<strong>di</strong>versi ambienti che offre una superficie<br />

espositiva <strong>di</strong> circa 400 mq e una segreteria<br />

che opera per la gestione della galleria<br />

con personale addetto. Vi sono state presentate<br />

mostre <strong>di</strong> rilievo nazionale sia <strong>di</strong><br />

pittura e scultura che <strong>di</strong> fotografia; vi si<br />

svolgono a rotazione convegni, seminari,<br />

conferenze. È gestita da un Comitato<br />

<strong>di</strong> cui fanno parte artisti, critici e politici,<br />

<strong>di</strong>retto da Dino Carlesi e presieduto dall’Assessore<br />

alla P.I. Il centro si propone<br />

come una delle poche strutture che vogliono<br />

avere una funzione culturale sul<br />

territorio e con mostre e avvenimenti <strong>di</strong><br />

rilievo nazionale, esplica annualmente<br />

un’intensa attività propositiva.<br />

Il Museo Piaggio è una struttura ampia<br />

e organizzata che offre una grande<br />

superficie espositiva ed è organizzata<br />

con criteri <strong>di</strong> professionalità sia negli<br />

allestimenti che nelle attività propositive.<br />

Organizza avvenimenti a livello<br />

nazionale e internazionale.<br />

Da notare il fatto che in <strong>Pontedera</strong> negli<br />

anni ’50 e ’60 sono state aperte delle<br />

gallerie <strong>di</strong> cui abbiamo perso la traccia<br />

perché non avendo avuto un archivio<br />

e non essendoci più i titolari, si hanno<br />

notizie solo in via orale da qualche loro<br />

conoscente. Alcuni esempi: la galleria Il<br />

Ponte, <strong>di</strong>retta da Otello Cirri, pittore e<br />

sindaco della città e la Galleria Andrea<br />

che aveva la sede in Piazzetta del Teatro<br />

il cui titolare Tamberi porta a <strong>Pontedera</strong><br />

l’artista Padre Ugolino da Bolzano.<br />

Da notare che ci sono anche alcuni ateliers<br />

che espongono in permanenza opere<br />

dei pittori proprietari.<br />

Vi sono poi degli avvenimenti<br />

spora<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Enti e<br />

privati: (Università della<br />

terza età, Biblioteca Comunale,<br />

Cooperativa, Cineplex,<br />

Atrio <strong>Comune</strong>,<br />

ecc.) che concludono questa<br />

panoramica, che non<br />

vuol essere esaustiva, ma<br />

un primo momento <strong>di</strong> un<br />

censimento ragionato.<br />

Il laboratorio adattato a<br />

galleria che opera dentro la<br />

carrozzeria Rizieri, gestita<br />

da L. Zucconi, fa un tentativo<br />

culturali mostrando<br />

opere d’arte e performances<br />

in ambienti <strong>di</strong> lavoro<br />

per nobilitarli ambedue. La<br />

sua attività si svolge due<br />

volte all’anno con performances<br />

che durano pochi<br />

giorni ma richiamano una<br />

miriade <strong>di</strong> “artisti” che con<br />

i loro interventi, de<strong>di</strong>cati<br />

soprattutto a un pubblico<br />

<strong>di</strong> giovani, creano un happening<br />

nazionale.<br />

Interno del Centro per<br />

l’Arte Otello Cirri durante<br />

l’inugurazione della mostra<br />

antologica de<strong>di</strong>cata<br />

a Otello Cirri, artista<br />

e sindaco <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Al centro il <strong>di</strong>rettore artistico<br />

Dino Carlesi,<br />

alla sua destra l’Assessore<br />

alla Cultura Daniela<br />

Pampaloni e alla sua<br />

sinistra Silvia Gui<strong>di</strong>,<br />

coor<strong>di</strong>natrice del Centro.<br />

Sulla sinistra:<br />

interno del Centro Arti Visive<br />

durante l’inugurazione<br />

<strong>di</strong> una mostra.<br />

Sotto: l’interno del Museo<br />

Piaggio durante la mostra<br />

de<strong>di</strong>cata a Pietro Cascella


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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ARTE, BAMBINI,<br />

SCUOLA DELL’INFANZIA<br />

<strong>di</strong> Anna Maria Braccini<br />

30<br />

31<br />

ANNA MARIA<br />

BRACCINI<br />

È nata e risiede a <strong>Pontedera</strong>.<br />

Insegnante nella scuola<br />

primaria in località Romito,<br />

ha dato il suo contributo ai<br />

gruppi <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> Idana<br />

Pescaioli, formatrice per<br />

l’IRSAE, ha fatto varie<br />

esperienze <strong>di</strong> educazione<br />

per gli adulti, per conto dei<br />

Comuni, delle Provincie, <strong>di</strong><br />

varie Associazioni.<br />

Ha fatto <strong>di</strong>verse pubblicazioni<br />

per la promozione <strong>di</strong><br />

una cultura per l’infanzia<br />

in <strong>di</strong>rezione nonviolenta.<br />

È laureata in pedagogia ed<br />

ha conseguito tre specializzazioni.<br />

Esercitazioni <strong>di</strong> laboratorio<br />

con la tecnica della carta<br />

Questo breve contributo si<br />

sofferma sull’importanza del<br />

percorso logico creativo che<br />

interessa i bambini da tre a sei anni<br />

e in particolare i bambini che frequentano<br />

la scuola per l’infanzia “Il<br />

Romito”, da anni impegnata in una<br />

ricerca che tende al superamento <strong>di</strong><br />

eventuali stereotipie nelle rappresentazioni<br />

grafiche e pittoriche infantili,<br />

in rapporto con il Gusias1.<br />

Ed è proprio nel Gruppo <strong>di</strong> Ricerca,<br />

frequentato da alcune insegnanti, che<br />

si è con<strong>di</strong>visa l’idea <strong>di</strong> una nuova e<br />

<strong>di</strong>versa concezione <strong>di</strong> “cultura per<br />

l’infanzia”, che inten<strong>di</strong>amo nutrita<br />

<strong>di</strong> Arte e Scienza, per vincere eventuali<br />

con<strong>di</strong>zionamenti e stereotipie,<br />

che contrad<strong>di</strong>ttoriamente potrebbero<br />

essere subite da adulti e bambini,<br />

nell modello <strong>di</strong> società in cui tutti ci<br />

troviamo a vivere.<br />

Uno dei progetti Gusias, sostiene<br />

l’idea che i bambini, prima <strong>di</strong> passare<br />

all’uso del computer, abbiano bisogno<br />

<strong>di</strong> imparare a <strong>di</strong>re fare pensare<br />

accanto agli altri e <strong>di</strong> fruire <strong>di</strong> stimoli<br />

<strong>di</strong> qualità, per poter affermare la propria<br />

originale creatività.<br />

È importante quin<strong>di</strong> che il percorso<br />

artistico che i bambini vivono nella<br />

scuola per l’infanzia, sia, ritenuto<br />

fondamentale e basilare anche per la<br />

costruzione dei <strong>di</strong>versi complessi appren<strong>di</strong>menti<br />

futuri.<br />

È da questa prima esperienza formativa<br />

e dalla impostazione delle attività<br />

<strong>di</strong> gioco e lavoro e <strong>di</strong> ricerca, che<br />

si pongono le premesse <strong>di</strong> una nuova<br />

cultura, portatrice <strong>di</strong> valori per<br />

l’infanzia; che li veda attivi e protagonisti<br />

nel tempo in cui lo sviluppo<br />

umano consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiegare al massimo<br />

le potenzialità in<strong>di</strong>viduali. Ciò<br />

è possibile se i bambini sono posti<br />

nelle più adatte con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sviluppo<br />

e appren<strong>di</strong>mento, se si alimenta la<br />

motivazione alla partecipazione attiva,<br />

promozionale e non giu<strong>di</strong>cante, in<br />

<strong>di</strong>rezione logica, originale e creativa.<br />

Per lo sviluppo progettuale, nel rispetto<br />

dell’impostazione rigorosa<br />

della ricerca è <strong>di</strong> particolare rilevanza<br />

il ruolo dell’adulto che, in prima<br />

istanza, è chiamato a ripensare se<br />

stesso per e nel rinnovamento della<br />

<strong>di</strong>dattica; per non forzare i tempi e<br />

non anticipare risposte, assumendo<br />

che i bambini abbiano bisogno <strong>di</strong><br />

elaborare e realizzare in prima persona<br />

“atti e fatti” intelligenti, impegnativi<br />

e creativi, attraverso il “saper<br />

vedere” gli oggetti della realtà, nei<br />

suoi aspetti costitutivi <strong>di</strong> “natura e<br />

cultura”; <strong>di</strong> vivere i processi esplorativi<br />

secondo una congeniale sequenza<br />

che passa attraverso il corpo,<br />

le mani, il segno. Un ruolo, quello<br />

dell’adulto, che si esplica in scelte<br />

<strong>di</strong> stimoli <strong>di</strong> qualità, che attingono al<br />

patrimonio delle Arti e delle Scienze,<br />

con<strong>di</strong>vise nella storia dal cammino<br />

dell’umanità.<br />

Pertanto i bambini sono accompagnati<br />

a “saper vedere”, osservare,<br />

esprimere, progettare; ad elaborare<br />

immagini con utilizzo <strong>di</strong> più linguaggi<br />

e più tecniche <strong>di</strong> significazione;<br />

ad esprimere parole ed azioni, che si<br />

addentrano nella letteratura e nella<br />

poesia con produzioni in<strong>di</strong>viduali e<br />

<strong>di</strong> piccolo gruppo, all’interno dei laboratori.<br />

Il percorso pedagogico, ma si potreb-<br />

Esercitazione<br />

per l’identificazione<br />

delle forme


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Processi esplorativi<br />

attraverso il gioco<br />

con il corpo in una<br />

sequenza che passa<br />

attraverso il corpo,<br />

le mani, il segno<br />

be <strong>di</strong>re anche il rapporto tra bambino<br />

e Arte, si configura come una serie <strong>di</strong><br />

azioni che nella quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong>dattica,<br />

coinvolgono bambini e adulti a partire<br />

da “letture” <strong>di</strong> immagini, fiabe, filastrocche,<br />

poesie, guidate da “domande<br />

stimolo”, pedagogicamente fondate e<br />

scientificamente provate, per facilitare<br />

un’osservazione sistematica, che si<br />

arricchisce nel vivace confronto del<br />

piccolo gruppo <strong>di</strong> bambini.<br />

Nelle scuole sono attivi <strong>di</strong>versi laboratori,<br />

spesso frequentati anche dai<br />

genitori in cui, per il sostegno dell’Ente<br />

Locale, sono presenti figure<br />

<strong>di</strong> artisti, per offrire a tutti stimoli <strong>di</strong><br />

qualità, attraverso esperienze <strong>di</strong>rette;<br />

scopo prioritario è quello <strong>di</strong> avvicinare<br />

all’Arte, ai suoi alfabeti, alle<br />

sue forme espressive e rappresentative,<br />

il maggior numero <strong>di</strong> persone,<br />

per una migliore fruizione possibile,<br />

nell’ottica del Diritto allo Stu<strong>di</strong>o. I<br />

laboratori sono sempre integrati nel<br />

percorso educativo e formativo delle<br />

singole scuole e tra esperti ed insegnanti<br />

sono con<strong>di</strong>visi scopi, contenuti<br />

e meto<strong>di</strong>, per la ricerca <strong>di</strong> produzioni<br />

<strong>di</strong> qualità.<br />

Dalla elaborazione degli stimoli <strong>di</strong><br />

partenza, dalla osservazione elaborazione<br />

dei significati che emergono<br />

dalla lettura dei particolari più riposti<br />

nell’immagine o nelle parole,si<br />

impostano sequenze, attività <strong>di</strong> gioco<br />

e lavoro, non aliene dal contesto<br />

<strong>di</strong> vita, vissuto tra scuola e famiglia<br />

e dalle percezioni, emozioni <strong>di</strong> ogni<br />

singolo bambino.Attraverso le verbalizzazioni<br />

essi comunicano sentimenti<br />

e pensieri che offrono spunti per<br />

attività logiche e creative, da vivere<br />

con il movimento e con il gioco, con<br />

i gesti, nel mimo e nel gioco-dram-<br />

98<br />

99<br />

ma, con i canti e con le danze. Solo<br />

in seguito si passa a rappresentare i<br />

significati che emergono (dal singolo<br />

e dal gruppo), con elaborazioni ben<br />

organizzate, in forme originali che<br />

testimoniano l’importanza dell’esperienza<br />

artistica vissuta.<br />

Per quanto esposto, sembra opportuno<br />

sottolineare che nel Gruppo <strong>di</strong><br />

ricerca e nei laboratori espressivi, è<br />

forte l’idea che il percorso creativo<br />

in<strong>di</strong>viduale sia per buona parte compreso<br />

nel proprio vissuto socio culturale<br />

<strong>di</strong> provenienza, sempre molto<br />

complesso e legato a <strong>di</strong>versi fattori:<br />

che sono insieme biologici ed ambientali,<br />

oggettivi e soggettivi, con<br />

influenza sulle intelligenze e sui caratteri,<br />

su affettività e socialità, come<br />

sulla costruzione <strong>di</strong> atteggiamenti,<br />

comportamenti e conoscenze.Di fatto<br />

influenti sulle modalità espressive<br />

<strong>di</strong> ognuno e <strong>di</strong> tutti.<br />

La scuola dell’infanzia, che agisce<br />

su un’età dei bambini particolarmente<br />

interessante dal punto <strong>di</strong> vista dei<br />

processi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, lo abbiamo<br />

già ricordato, assume, per il<br />

rapporto bambino-Arte e non solo,<br />

un ruolo <strong>di</strong> basilare importanza, poichè<br />

può stimolare tutta una serie <strong>di</strong><br />

potenzialità che non possono essere<br />

rimandate a tempi o ad esperienze<br />

successive.<br />

Le produzioni artistiche dei bambini<br />

impegnati nella ricerca Gusias, come<br />

nei laboratori promossi dall’Ente locale,<br />

segnalano, con le forme reali o<br />

magiche rappresentate, con i tratti più<br />

o meno forti, con gli accor<strong>di</strong> cromatici,<br />

con la composizione degli spazi,<br />

con la rappresentazione dei movimenti,<br />

quali siano state le situazioni<br />

fruitive <strong>di</strong> stimoli in cui sono vissuti<br />

Esercitazioni<br />

<strong>di</strong> laboratorio: ricerca<br />

degli accor<strong>di</strong> cromatici


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

RIFLESSIONI SULL’ARTE<br />

DEL “CONTEMPORANEO”<br />

<strong>di</strong> Mario Lupi<br />

...nella marea referenziale,<br />

una voce critica…<br />

34<br />

35<br />

Esercitazioni <strong>di</strong> laboratorio:<br />

composizione degli spazi<br />

In queste pagine abbiamo<br />

riportato alcune immagini<br />

dei bambini della scuola<br />

dell’infanzia<br />

“Il Romito” a lavoro<br />

e in cui sono stati immersi. Queste<br />

produzioni sono da leggere tenendo<br />

conto della più evidente presenza <strong>di</strong><br />

“originalità” e o <strong>di</strong> “stereotipie”, che<br />

possono essere riconducibili al “clima”<br />

più o meno promozionale, che<br />

essi possono aver vissuto. Perchè il<br />

“clima” educativo e formativo sia<br />

davvero promozionale, con forti valenze<br />

pedagogiche, è necessario che<br />

la presenza degli adulti sia davvero<br />

rigorosa nel non essere impositiva;<br />

nel fare in modo <strong>di</strong> liberare nel bambino<br />

le proprie autentiche potenzialità<br />

in progressiva autonomia.<br />

Gli stimoli in cui immergere i bambini,<br />

dovranno irrinunciabilmente<br />

essere <strong>di</strong> qualità e nello stesso tempo<br />

essere il frutto <strong>di</strong> una consapevole<br />

e approfon<strong>di</strong>ta ricerca da parte dell’adulto,<br />

rispetto al mondo delle Arti<br />

e delle Scienze, così come testimoniano<br />

il passato e il presente, con un<br />

futuro tutto da costruire. Stimoli capaci<br />

<strong>di</strong> aiutare l’infanzia a capire e<br />

capirsi, evitando impostazioni adultiste,<br />

anticipatorie o peggio ancora<br />

suggerire modelli da seguire, che potrebbero<br />

non favorire nei bambini la<br />

motivazione ad esprimersi.<br />

L’adulto ricercatore, sostiene Idana<br />

Pescioli, “della propria unicità<br />

creativa è invitato a rivedere continuamente<br />

i propri atteggiamenti e<br />

comportamenti, in modo da essere<br />

in ogni caso portatore e promotore<br />

consapevole <strong>di</strong> stimoli alla originalità,<br />

anzichè portatore inconsapevole<br />

<strong>di</strong> stereotipie”, facilmente leggibili<br />

nell’utilizzo <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> materiale graficamente<br />

strutturato, che non facilita<br />

la costruzione delle singole intelligenze<br />

nei bambini da tre a sei anni,<br />

nella prima scuola.<br />

La produzione artistica, negli<br />

anni 2000, è in gran parte una<br />

pseudo produzione d’Arte;<br />

non che tutto sia negativo ma il <strong>di</strong>sorientamento<br />

è totale specialmente<br />

in Italia dove le idee, spesso fagocitate<br />

dal <strong>di</strong>o denaro, confliggono con<br />

la cultura e si allineano con le leggi<br />

<strong>di</strong> mercato ormai in modo sempre<br />

più scoperto. La situazione è ricca<br />

<strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong>versi, dai gruppi associativi<br />

“dei Molti” che producono<br />

“contaminazioni” (assemblaggi<br />

<strong>di</strong> pittura, scultura, foto, ecc, ecc.)<br />

in ritardo rispetto alla controcultura<br />

americana degli anni ’60 della West<br />

Coast, agli isolati che vivono narcisisticamente<br />

la loro “performance”<br />

quoti<strong>di</strong>ana.<br />

P. Daverio ha affermato che in Italia<br />

non si <strong>di</strong>pinge più dagli anni ’70, significando<br />

che le nuove generazioni,<br />

sfornate dalle scuole d’Arte, non<br />

hanno avuto più legami con le avanguar<strong>di</strong>e<br />

storiche della metà del secolo<br />

scorso ma hanno acquisito una<br />

sorta <strong>di</strong> imbarbarimento biologico<br />

culturale (la pittura è sempre più<br />

marginalizzata nelle mostre e musei<br />

cult e anche nella Biennale <strong>di</strong> Venezia.<br />

È da considerare che da tempo la<br />

pittura non ci fornisce prove nuove,<br />

convincenti e autonome per i percorsi<br />

<strong>di</strong> Storia dell’Arte).<br />

Si teorizza l’ambiguità dell’arte contemporanea<br />

che non può essere un<br />

fatto a sé stante, è il prodotto <strong>di</strong> correnti<br />

<strong>di</strong> pensiero, esperienze, creatività<br />

che si è andata sviluppando su<br />

movimenti che hanno le loro ra<strong>di</strong>ci<br />

nel pensiero dei secoli precedenti.<br />

Si inventano nuove parole, nuove<br />

definizioni o accezioni <strong>di</strong> definizioni<br />

ripescate e riproposte come nuove<br />

per affermare che (“anch’io <strong>di</strong>co<br />

qualcosa”) sono spesso in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un<br />

Ginger e Fred, Praga<br />

Museo d’Arte<br />

Contemporanea, Bilbao


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

36<br />

37<br />

Cupola del Reichstang,<br />

Berlino<br />

Ross L., Capsula alpina<br />

vuoto ideologico.<br />

Si è affermato che l’artista deve<br />

“confliggere con la realtà perché<br />

può agevolare un’azione <strong>di</strong> rottura<br />

con l’attuale stato delle cose”,<br />

“L’atto <strong>di</strong> creazione è per sua natura<br />

dunque libero, agisce sui processi <strong>di</strong><br />

oggettivazione svincolandoli dall’io<br />

dogmatico” (T. Villani). Definire il<br />

nuovo spazio dell’arte senza ideologie<br />

per chiarificare il territorio<br />

su cui si muovono gli autori della<br />

produzione contemporanea, è caos.<br />

Attenzione, non c’è più, ad esempio,<br />

l’arte <strong>di</strong> protesta alla guerra del<br />

Vietnam che definiva un terreno <strong>di</strong><br />

intervento degli artisti, non perché<br />

non ci siano più guerre, ma perché,<br />

caduta l’utopia socialista, completata<br />

l’egemonia del liberismo, le<br />

pratiche artistiche non hanno più un<br />

luogo deputato cui riconoscersi collettivamente,<br />

o se c’è, è compresso<br />

dalle leggi <strong>di</strong> mercato.<br />

Improvvisazioni, fantasia, spontaneismo,<br />

definizioni che si utilizzarono<br />

anche per definire le performance<br />

dei musicisti Jazz, ma nella loro<br />

espressione d’arte vi era il contenuto<br />

della loro storia, non nasceva dal<br />

vuoto ideologico.<br />

Il concetto <strong>di</strong> Opera d’Arte, nella<br />

contemporaneità, è un concetto erroneo.<br />

La parola Arte, con l’A maiuscola,<br />

si riferisce ad un concetto che<br />

ha dei contenuti specifici, un modo<br />

<strong>di</strong> lettura acquisito, un modo <strong>di</strong> relazionarsi<br />

con la Storia. Il concetto<br />

che questa parola ha nel mondo contemporaneo<br />

quasi sempre non corrisponde<br />

a queste definizioni, quin<strong>di</strong> è<br />

un’accezione erronea. Per questa ragione<br />

la produzione <strong>di</strong> opere, in gran<br />

parte potrebbe essere definita con le<br />

locuzioni: oggetti frutto <strong>di</strong> gioco,<br />

casualità, fantasia, populismo, produzione,<br />

spontaneismo. Questi possono<br />

essere i concetti dell’arte con<br />

cui si richiama al “contemporaneo”,<br />

gran parte degli autori italiani attuali.<br />

Il “contemporaneo” si manifesta<br />

come produzione senza libertà <strong>di</strong><br />

ricerca autonoma che sia svincolata<br />

dalla tra<strong>di</strong>zione, dal <strong>di</strong>venire storico<br />

e spesso senza concetti e idee ma<br />

solo come il “ripetitivo” <strong>di</strong> esperienze<br />

fatte nel secolo scorso.<br />

Alcune tendenze mostrano che dei<br />

percorsi d’arte sono andati, via, via<br />

adattandosi ai nuovi <strong>di</strong>svalori in gran<br />

parte prodotti dal liberismo esasperato,<br />

e da un egocentrismo egoistico<br />

che non valuta il concetto <strong>di</strong> solidarietà,<br />

<strong>di</strong>sponibilità, legalità, eticità.<br />

Quasi sempre la ricerca verte sull’evoluzione<br />

formale personale ma<br />

basata su concetti <strong>di</strong> un secolo scorso,<br />

per cui è un ripercorrere antichi<br />

sentieri ormai già indagati e obsoleti.<br />

L’unica forma d’Arte del Contemporaneo<br />

che sembra non aver perso<br />

(o almeno ha ancora quel barlume<br />

<strong>di</strong> coscienza) l’A maiuscola è certamente<br />

in parte l’Architettura che<br />

per ragioni contingenti e pratiche<br />

è legata alla funzione per cui forma<br />

e contenuto hanno un richiamo<br />

alla “contemporaneità”. Es: il nuovo<br />

museo <strong>di</strong> Bilbao in Spagna, il ponte<br />

<strong>di</strong> Calatrava a Venezia, ecc…, dove<br />

il <strong>di</strong>venire della Storia favorisce una<br />

funzione estetica leggibile, legata<br />

alla funzione strutturale. Deludente<br />

invece la Biennale <strong>di</strong> Venezia del<br />

2008 sull’architettura dove, sembra<br />

prendere piede l’effetto Cinque<br />

Terre: telai in verticale, case torri<br />

e minispazi da molti euro al metro<br />

quadro.<br />

Il fatto che oggi si sperimentino<br />

nuove forme espressive <strong>di</strong> comunicazione<br />

è un arricchimento, ma<br />

siamo ancora ai primor<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuove<br />

forme che dovranno maturare nel<br />

<strong>di</strong>venire. Si è parlato in un primo<br />

tempo, tanto per giustificare, <strong>di</strong> “impronte”,<br />

“testimonianze”, poi della<br />

bellezza delle “Contaminazioni”.<br />

È, a parer mio, necessario fare delle<br />

precisazioni altrimenti si rischia <strong>di</strong><br />

finire in un ibrido <strong>di</strong> scarso valore<br />

e non otteniamo opere pregevoli:<br />

un quadro pregevole e una scultura<br />

ugualmente pregevole, se concepiti,<br />

assemblati come opera unica,<br />

daranno un’opera <strong>di</strong> scarso valore.<br />

Al contrario si è visto che, una cosa<br />

Ponte <strong>di</strong> Calatrava,<br />

Venezia<br />

Centro Paul Klee, Berna


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

38<br />

39<br />

Museo d’Arte<br />

Contemporanea<br />

(vista dal lago), Bilbao<br />

Interno della stazione<br />

ferroviaria, Lisbona<br />

nuova come le immagini in movimento<br />

e il sonoro, abbiano prodotto<br />

nuovi linguaggi e capolavori cinematografici.<br />

Significa che la “contaminazione”<br />

deve nascere da nuove<br />

forme/tecniche espressive <strong>di</strong>verse<br />

da quelle tra<strong>di</strong>zionali altrimenti si<br />

cade in un “déjà vu” della Storia.<br />

Sono stati inventati questi nuovi/<br />

vecchi neologismi: “Arte del Contemporaneo”<br />

“Testimonianze”, “Inquietu<strong>di</strong>ni”,<br />

“Avventura <strong>di</strong> viaggio”,<br />

“Installazioni” e “Contaminazione”.<br />

Sotto queste <strong>di</strong>citure si inquadrano<br />

tutte le manifestazioni della fantasia<br />

contemporanea, a parer mio, non necessariamente<br />

Opere d’Arte. Si sta<br />

ingenerando nuovamente tra molti<br />

“artisti” contemporanei il concetto<br />

romantico <strong>di</strong> un artista scapestrato,<br />

insofferente delle regole, privo <strong>di</strong><br />

cognizione della Storia dell’Arte,<br />

con un pizzico <strong>di</strong> vertigine e un po’<br />

<strong>di</strong> pazzia necessarie per la creatività.<br />

Sarà lo sconcerto dei tempi che<br />

viviamo che permea tutti in<strong>di</strong>stintamente.È<br />

certo che molti giovani che<br />

sono usciti con i <strong>di</strong>plomi dalle Scuole<br />

d’Arte e dalle Accademie <strong>di</strong>mostrano<br />

una bassa conoscenza culturale e<br />

una forte impronta che esaltano solo<br />

la <strong>di</strong>mensione interiore e l’emotività<br />

più che una linea legata a un’idea.<br />

Oggi è il “tempo delle inquietu<strong>di</strong>ni”<br />

e ognuno è depositario <strong>di</strong> un concetto<br />

<strong>di</strong> Arte, ma è bene pensare che<br />

ogni “Artista” percorre due strade:<br />

la prima è il suo percorso personale<br />

che, se lo appaga e lo gratifica, è positivo.<br />

La seconda, è quando espone<br />

pubblicamente i suoi lavori e deve<br />

fare i conti con la Storia dell’Arte.<br />

Oggi ampi spazi sono riempiti <strong>di</strong><br />

“Artisti” senza motivazioni o ideali.<br />

È necessario che un’Arte abbia un<br />

senso. Lascerà una traccia solo chi<br />

saprà inserirsi nelle problematiche<br />

del nostro tempo.<br />

L’ARTE<br />

CONTEMPORANEA<br />

NELLA SCUOLA:<br />

PERCHÈ E COME<br />

città e alle scuole, questa grande opportunità:<br />

La connessione con i luoghi<br />

deputati delle opere o del patrimonio<br />

artistico <strong>di</strong>ffuso sul territorio<br />

che permette <strong>di</strong> attivare innumerevoli<br />

approfon<strong>di</strong>menti e percorsi attraverso<br />

approcci e meto<strong>di</strong> che le stesse opere<br />

d’arte sono in grado <strong>di</strong> suscitare.<br />

Quando si è a scuola nel ruolo <strong>di</strong> docente,<br />

da dove si parte per proporre un’attività<br />

<strong>di</strong>dattica riferita all’arte contemporanea?<br />

Come si fa a realizzarla?<br />

Per quanto mi riguarda ho sempre<br />

pensato e sostenuto che certe esperienze<br />

nella scuola si devono proprio<br />

fare, e due sono stati gli “avvii” e, all’inizio,<br />

estranei alla scuola. Il primo,<br />

una serie <strong>di</strong> importanti eventi culturali<br />

offerti a <strong>Pontedera</strong> tra il 2004 e il<br />

2006: il tessuto urbanistico della città<br />

si stava facendo “museo all’aperto”<br />

con installazioni <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> sculture<br />

permanenti<br />

come quelle<br />

poste sulle “rotonde”<br />

o in luoghi<br />

<strong>di</strong>versi della<br />

città come le<br />

Panchine d’Autore<br />

e il Muro<br />

<strong>di</strong> Baj lungo<br />

la ferrovia, ma<br />

anche con installazioni<br />

effimere<br />

<strong>di</strong> grande<br />

suggestione. Ho<br />

partecipato con<br />

grande impatto<br />

emotivo a questi<br />

eventi, prima<br />

<strong>di</strong> tutto come<br />

persona interessata<br />

all’arte<br />

contemporanea.<br />

Il secondo “avvio”<br />

mi ha portato<br />

a stu<strong>di</strong>are<br />

e approfon<strong>di</strong>re<br />

questi percorsi<br />

contemporanei<br />

dell’arte quando<br />

decisi <strong>di</strong> propor<strong>di</strong><br />

Anna Ferretti / Foto Marco Bruni<br />

“Non è possibile capire l’arte del passato<br />

se non si capisce l’arte del proprio tempo”<br />

G .C. Argan<br />

Mettere come obiettivo <strong>di</strong>dattico<br />

la possibile educazione<br />

attraverso l’arte è un<br />

compito istituzionale importante che<br />

avvia un processo in cui è necessario<br />

stringere delle alleanze formative<br />

con enti presenti sul territorio. La<br />

città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> grazie alla sensibilità<br />

del sindaco Paolo Marconcini e<br />

dell’Assessore alla Cultura Daniela<br />

Pampaloni, da anni sta offrendo alla<br />

ANNA FERRETTI<br />

È nata a Pisa il 06 gennaio<br />

1960 e vive a Capannoli.<br />

Insegna dal 1987 materie<br />

artistiche nella provincia <strong>di</strong><br />

Pisa e dal 2001è docente <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>segno e storia dell’arte all’Istituto<br />

Superiore “XXV<br />

Aprile” liceo scientifico<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>. Si è sempre<br />

interessata all’arte e ha<br />

partecipato a varie mostre<br />

collettive e personali, come<br />

scultrice su metallo. Da<br />

<strong>di</strong>versi anni si de<strong>di</strong>ca allo<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> progetti contro la<br />

<strong>di</strong>spersione scolastica, favorendo<br />

l’inserimento dell’arte<br />

contemporanea nelle<br />

scuole superiori, realizzando<br />

laboratori multime<strong>di</strong>ali<br />

con artisti <strong>di</strong> chiara fama.<br />

Nel 2002 è stata referente<br />

<strong>di</strong> rete e coor<strong>di</strong>natrice<br />

del progetto per l’obbligo<br />

formativo “Costellazioni”<br />

Provincia <strong>di</strong> Pisa, Ministero<br />

del lavoro. Nel 2003<br />

è stata referente <strong>di</strong> Rete e<br />

coor<strong>di</strong>natrice del progetto<br />

Costell@zioni <strong>di</strong>dattica e<br />

nuove tecnologie Regione<br />

Toscana e insegnante referente<br />

<strong>di</strong> “Storie <strong>di</strong> minori<br />

a rischio”, progetto pilota<br />

d’informazione sui nuovi<br />

bisogni giovanili proposto<br />

dalla Fondazione Sipario<br />

Toscana <strong>di</strong> Cascina.<br />

Nel 2004 è stata referente<br />

<strong>di</strong> Rete e coor<strong>di</strong>natrice<br />

del progetto per l’obbligo<br />

formativo “Costellazioni”<br />

anno II. Provincia <strong>di</strong> Pisa,<br />

Ministero del Lavoro.<br />

(continua)<br />

FiloTape, 2005<br />

Laboratorio<br />

con Lorenzo Pezzatini


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

40<br />

41<br />

Nel 2005-2006-2007-2008,<br />

in particolare, ha collaborato<br />

insieme all’Assessore<br />

alla cultura e pubblica istruzione,<br />

Daniela Pampaloni,<br />

progettando e coor<strong>di</strong>nando<br />

i “laboratori <strong>di</strong> Espressione<br />

Creativa”: Arte contemporanea<br />

nelle Scuole Superiori<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> - Progetto<br />

integrato <strong>di</strong> area della<br />

Valdera- Provincia <strong>di</strong> Pisa,<br />

Regione Toscana-, che ha<br />

visto la realizzazione <strong>di</strong><br />

percorsi culturali <strong>di</strong> qualità<br />

con la partecipazione<br />

<strong>di</strong> artisti come: Lorenzo<br />

Pezzatini, Stefano Tonelli,<br />

Paolo Grigò, e Nado Canuti.<br />

Esperienze documentate<br />

e pubblicate nella collana<br />

“<strong>di</strong>ritto all’arte” e<strong>di</strong>zione<br />

Morgana Firenze.<br />

Presi per mano, 2006<br />

Laboratorio<br />

con Stefano Tonelli<br />

ha nell’educazione. Non si tratta solo<br />

<strong>di</strong> un contenuto da apprendere, ma <strong>di</strong><br />

una proposta <strong>di</strong> esperienza da elaborare<br />

ed interiorizzare. La trasmissione<br />

culturale, per essere veramente tale,<br />

esige che se ne possa fare realmente<br />

esperienza. Fare per capire.<br />

L’ arte contemporanea secondo il mio<br />

punto <strong>di</strong> vista, è espressione integrale<br />

<strong>di</strong> pensiero, ambito <strong>di</strong> riflessione<br />

su quanto avviene nella sfera sociale<br />

e nel contesto in cui l’artista si trova<br />

ad operare: gli artisti con le loro<br />

opere parlano della società, esprimono<br />

questioni, preoccupazioni, istanze<br />

dell’attualità, quelle stesse <strong>di</strong> cui parliamo<br />

noi, <strong>di</strong> cui scrivono i giornali.<br />

L’arte quin<strong>di</strong> non è legate alla decorazione,<br />

al lusso,né va considerata<br />

come un <strong>di</strong>vertimento per il tempo<br />

libero, ma è qualcosa <strong>di</strong> sostanziale,<br />

è legata a una ricerca <strong>di</strong> senso, a percorsi<br />

mentali nuovi, soprattutto a una<br />

lettura del presente.<br />

Trovandomi spesso ad interpellare i<br />

ragazzi <strong>di</strong> varia età, paradossalmente,<br />

malgrado la scarsissima o nulla<br />

conoscenza dell’arte contemporanea,<br />

molti <strong>di</strong> essi risultano già impregnati<br />

<strong>di</strong> preconcetti negativi. Per esempio<br />

si esprimono attraverso osservazioni<br />

come “ ma questa non è arte”, o<br />

“ma è <strong>di</strong>pinto male”, o “ ma quanre<br />

una visita guidata ai miei allievi<br />

della classe <strong>di</strong> maturità della V A del<br />

liceo scientifico. Pensavo che la visita<br />

per la città mi avrebbe permesso<br />

<strong>di</strong> introdurre una nuova esercitazione<br />

sul campo che affiancasse il tra<strong>di</strong>zionale<br />

programma <strong>di</strong> storia dell’arte per<br />

far comprendere la funzione perturbatrice<br />

dell’arte contemporanea che<br />

non è soltanto ricerca dell’armonia e<br />

conciliazione degli opposti.<br />

Tuttavia, nella scuola sono necessarie<br />

con<strong>di</strong>zioni favorevoli perché le cose<br />

avvengano e si verifichino. Per questo,<br />

in collaborazione con l’Assessore<br />

alla Cultura, l’e<strong>di</strong>tore Alessandra<br />

Borsetti Venier e la sottoscritta abbiamo<br />

costruito questi nuovi “percorsi”<br />

istituzionalizzati, documentati, e<br />

successivamente pubblicati.<br />

Il patrimonio artistico è un’ere<strong>di</strong>tà<br />

viva che permette <strong>di</strong> mettere in<br />

contatto le generazioni, acquistando<br />

continuamente nuovi significati.<br />

Per questo occorre conoscerlo e<br />

comprenderlo, ma ciò non avviene<br />

solamente attraverso lo stu<strong>di</strong>o delle<br />

<strong>di</strong>verse metodologie <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong><br />

analisi, né solo attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />

della storia dell’arte. Il <strong>di</strong>scorso che<br />

mi ripropongo <strong>di</strong> fare, quin<strong>di</strong>, non<br />

riguarda in prima istanza la <strong>di</strong>dattica<br />

dell’arte, ma la funzione che l’arte<br />

ve e ognuno è in cammino. A scuola,<br />

invece, si seguono percorsi stabiliti,<br />

e co<strong>di</strong>ficati in programmi con<strong>di</strong>visi<br />

con i colleghi della materia o del<br />

consiglio <strong>di</strong> classe. Questa meticolosità<br />

dei programmi spesso si “scontra”<br />

con la casualità quoti<strong>di</strong>ana degli<br />

eventi che la città offre: un articolo <strong>di</strong><br />

giornale, uno spettacolo teatrale, un<br />

film, una mostra, possono spostare<br />

impreve<strong>di</strong>bilmente l’attenzione, rendendo<br />

la <strong>di</strong>dattica e le lezioni talvolta<br />

molto più stimolanti e vivaci. E sta a<br />

noi docenti saper cogliere queste intuizioni<br />

lasciandoci anche trasportare<br />

dalla curiosità e dalle reazioni degli<br />

studenti.<br />

Per queste ragioni ho ritenuto e ritengo<br />

fondamentale favorire un accesso<br />

più <strong>di</strong>retto e concreto possibile all’arte<br />

contemporanea; l’incontro <strong>di</strong>retto<br />

con l’artista, l’esperienza dell’opera,<br />

la visita alla mostra, possono essere<br />

strumenti <strong>di</strong>dattici efficacissimi.<br />

Queste esperienze nelle scuole superiori,<br />

con gli adolescenti, sono state<br />

veramente degli strumenti <strong>di</strong>dattici<br />

efficaci che hanno combattuto la <strong>di</strong>spersione<br />

scolastica offrendo stimoli<br />

culturali <strong>di</strong> qualità. Iniziate nel 2005<br />

con“ Forse Immagini L’Oggetto” laboratorio<br />

progettato insieme all’artista<br />

Lorenzo Pezzatini che ha cointo<br />

costa” o ancora “non è bello non<br />

vorrei averlo a casa mia…” Queste<br />

osservazioni sono frutto <strong>di</strong> una serie<br />

<strong>di</strong> stereotipi recepiti dall’esterno. Chi<br />

si chiederebbe <strong>di</strong> fronte ad un opera<br />

d’arte antica, se è “fatto bene”,<br />

e chi si chiede veramente davanti<br />

ad un’opera antica “cosa significa”.<br />

Questi preconcetti negativi secondo<br />

me si possono smontare imme<strong>di</strong>atamente<br />

nel momento in cui ci ren<strong>di</strong>amo<br />

conto che l’arte, come la cultura<br />

in generale, è legata, non tanto alla<br />

piacevolezza <strong>di</strong> una forma, né ad un<br />

aspetto decorativo, ma soprattutto ad<br />

una interrogazione su cosa sia la nostra<br />

realtà. Ed ecco allora che per i<br />

giovani <strong>di</strong>venta facile avvicinarvisi.<br />

Basta non mettere filtri tra i ragazzi e<br />

il fare artistico, perché l’arte contemporanea<br />

è il nostro presente ed è un<br />

linguaggio comprensibile; e se i ragazzi<br />

si avvicinano all’arte in modo<br />

<strong>di</strong>retto, spontaneo, non influenzato<br />

da luoghi comuni, come è successo<br />

in questi laboratori, l’approccio sarà<br />

senza dubbio positivo.<br />

L’arte contemporanea infine, offre un<br />

ambiente ideale per imparare. Pone<br />

l’insegnante e lo studente sullo stesso<br />

piano perché entrambi sentono la necessità<br />

<strong>di</strong> imparare insieme, dato che<br />

nell’arte non ci sono risposte definiti-<br />

Officina Canuti, 2007.<br />

Il Maestro Nado Canuti<br />

con i ragazzi


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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43<br />

Officina Canuti, 2007<br />

volta in<strong>di</strong>viduato il luogo - l’ex acciaieria<br />

in via Turati - subito è stato<br />

trasformato in una suggestiva officina<br />

dove quaranta studenti del Liceo<br />

Scientifico, tutti i lunedì pomeriggio,<br />

coor<strong>di</strong>nati dalla sottoscritta, si sono<br />

“animati” insieme all’artista Canuti<br />

e a Stefano Stacchini, dando il via a<br />

qualcosa <strong>di</strong> veramente unico e sorprendente!<br />

Mentre la mattina circa<br />

200 studenti delle scuole me<strong>di</strong>e frequentavano<br />

il laboratorio.<br />

Il progetto del 2008 “Racconti d’argilla,…segni…orme…impronte…<strong>di</strong><br />

percorsi <strong>di</strong> pace”, ha visto impegnati<br />

quaranta studenti del liceo e dell’istituto<br />

commerciale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Progetto proposto dalla sottoscritta,<br />

sviluppato in sinergia con la prof.ssa<br />

Roberta Giglioli, <strong>di</strong>retto dall’artista<br />

Paolo Grigò, si è sviluppato partendo<br />

dai segni comunicativi dei ragazzi,<br />

giungendo alla realizzazione <strong>di</strong><br />

opere in argilla suggerite dall’analisi<br />

<strong>di</strong> questi segni che sono il loro linguaggio,<br />

il loro modo <strong>di</strong> comunicare,<br />

le loro emozioni, il loro “<strong>di</strong>ario”,<br />

attraversati dal tema della Pace. Per<br />

questo anno scolastico abbiamo in<br />

progetto una nuova esperienza <strong>di</strong>retta<br />

dall’artista Ugo Nespolo che si chiamerà<br />

“Laboratorio senza segreti”<br />

Il mio sogno-bisogno è quello <strong>di</strong> imvolto<br />

una classe dell’ultimo anno del<br />

liceo scientifico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>; con<br />

“Presi per mano”, laboratorio realizzato<br />

insieme a Stefano Tonelli, artista<br />

che non ha portato un progetto, ma<br />

stimoli dettati dalla passione per l’arte,<br />

per il lavoro, e per le nuove generazioni.<br />

Insieme a quaranta ragazzi<br />

del liceo e dell’istituto professionale<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, due situazioni completamente<br />

<strong>di</strong>verse, abbiamo trovato una<br />

occasione culturale per incontrarsi e<br />

<strong>di</strong>alogare. L’esperienza del 2007 ci<br />

ha visto coinvolti nel grande progetto<br />

“Officina Canuti” con l’artista Nado<br />

Canuti. Questo evento non poteva<br />

passare inosservato! L’artista Nado<br />

Canuti stava “contaminando” con<br />

le sue opere i luoghi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>,<br />

Ponsacco, Palaia, e Lajatico, dando<br />

nuova luce alle piazze, agli e<strong>di</strong>fici, e<br />

a buona parte del tessuto urbano del<br />

territorio. Questo evento non poteva<br />

rimanere fuori dalla Scuola ma essere<br />

utilizzato nella pratica <strong>di</strong>dattica in<br />

modo costruttivo.<br />

Così è nata la proposta <strong>di</strong> coinvolgere<br />

l’artista Canuti in un percorso che<br />

prevedesse - come era stato già fatto<br />

nelle due esperienze precedenti - la<br />

realizzazione <strong>di</strong> un laboratorio dove<br />

l’artista agisse, nel processo creativo<br />

<strong>di</strong> un’opera, insieme ai ragazzi. Una<br />

mettere nella scuola tutto questo, con<br />

pari considerazione rispetto agli altri<br />

insegnamenti del curricolo scolastico.<br />

La scuola, un’officina dei saperi e<br />

laboratorio del futuro per eccellenza,<br />

grazie anche a docenti “sognatori”,<br />

nella città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e nei Comuni<br />

della Valdera, ha finalmente dato<br />

via ad un grande progetto innovativo<br />

che non considera l’arte <strong>di</strong> un tempo<br />

e quella <strong>di</strong> oggi solamente un esercizio<br />

formale, ma piuttosto una viva<br />

e mobile espressione del contesto,<br />

capace <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarsi in ragione dei<br />

cambiamenti del mondo, accogliendo<br />

e ascoltando le nuove generazioni che<br />

proprio con il loro continuo <strong>di</strong>venire<br />

ci insegnano crescendo, quanto nella<br />

vita tutto scorre e si rinnova, mo<strong>di</strong>ficando<br />

il senso delle idee e la forma<br />

delle cose. Ora mi rivolgo soprattutto<br />

ai genitori <strong>di</strong> questi ragazzi, ai citta<strong>di</strong>ni<br />

della Valdera e ai loro figli che<br />

frequentano queste scuole e voglio<br />

sottolineare il valore <strong>di</strong> questa grande<br />

opportunità, perché in modo intelligente,<br />

<strong>di</strong>vertente ha dato il via ad una<br />

scuola d’utopia. Anche io mi sono ricordata<br />

che ancora credo nell’utopia e<br />

non per nostalgie romantiche, ma perché<br />

l’utopia è un bisogno fisiologico<br />

dell’uomo, una necessità corporea e<br />

tangibile in ognuno <strong>di</strong> noi. E mi chie-<br />

do: ma davvero vogliamo consegnare<br />

a questi ragazzi un mondo fatto <strong>di</strong> bar,<br />

aperitivi alcol, droga, violenza, isolamento,<br />

televisione spazzatura? Qui a<br />

<strong>Pontedera</strong>, grazie alla sensibilità dell’Assessore<br />

alla Cultura, abbiamo fatto<br />

una scommessa : una scuola <strong>di</strong> utopia,<br />

che non significa nessun luogo, ma - e<br />

sopratutto -, un luogo altro, un luogo<br />

che insegna a nutrire un sogno <strong>di</strong> un<br />

futuro nuovo, praticabile percorribile<br />

e realizzabile, un luogo in cui il cambiamento<br />

sia possibile, dove ognuno,<br />

praticamente concretamente, a partire<br />

dai bambini, possa credere che è possibile<br />

cambiare, che è possibile inseguire<br />

la speranza, realizzare se stessi,<br />

crescere,vivere nel pieno senso della<br />

parola. Insieme a loro, alla tribù degli<br />

annoiati, come io li chiamo,degli inquieti,<br />

degli smaniosi, dei “mutanti”.<br />

E <strong>di</strong>rei che ci siamo riusciti vedendo<br />

tutto questo.<br />

Questi ragazzi che sono venuti e che<br />

sono ritornati, hanno saputo raccontarci<br />

che non tutto è perduto che si<br />

può ancora sognare, e ce lo hanno<br />

detto creando questa occasione <strong>di</strong><br />

scambio dove si sono veramente<br />

rivelati, creando vicinanze inaspettate.<br />

Insieme abbiamo riconosciuto<br />

utile la cosa più inutile del mondo:<br />

l’ARTE.<br />

Laboratorio <strong>di</strong> ceramica<br />

con Paolo Grigò, 2008


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

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MARIO MANNUCCI<br />

Mario Mannucci si è laureato<br />

in lettere e dopo brevi esperienze<br />

da insegnante decise<br />

<strong>di</strong> tentare la grande avventura<br />

nel giornalismo locale <strong>di</strong>ventando<br />

alla fine degli anni ‘70<br />

il primo giornalista professionista<br />

in attività a <strong>Pontedera</strong>.<br />

Al lavoro quoti<strong>di</strong>ano nel<br />

campo della cronaca politica,<br />

sportiva, sociale e purtroppo<br />

“nera”, Mario Mannucci ha<br />

sempre unito un interesse per<br />

la storia, sia quella “classica”<br />

sia quella locale. E poiché<br />

i fiumi sono per <strong>Pontedera</strong><br />

l’elemento essenziale <strong>di</strong> una<br />

storia millenaria, ecco recentemente<br />

l’idea che riportare<br />

la gente sull’Arno sarebbe<br />

stato un grosso contributo<br />

alla riscoperta della vera prima<br />

identità citta<strong>di</strong>na. Da qui<br />

nasce l’esperienza del battello<br />

subito sposata dal sindaco<br />

Paolo Marconcini e corredata<br />

da un successo popolare in<br />

proporzioni superiori alle<br />

aspettative.<br />

IL BATTELLO FLUVIALE<br />

ANDREA DA PONTEDERA<br />

<strong>di</strong> Mario Mannucci / Foto M. L.<br />

Chi sa quante volte il nostro<br />

Andrea si sarà specchiato e<br />

bagnato in Arno, che sicuramente<br />

avrà solcato su barche e navicelli...<br />

La storia non ce ne tramanda<br />

notizie, ma vederlo imbarcare o sbarcare<br />

al porto fluviale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> è<br />

quantomeno immaginabile. Dunque<br />

verosimile. Ebbene, Andrea da <strong>Pontedera</strong>,<br />

il grande nostro artista che ci<br />

guarda dal centro della piazza a lui<br />

vigazione fluviale<br />

nel più<br />

grande, ma <strong>di</strong>menticato,<br />

fiume<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Provocando<br />

una reazione<br />

così positiva<br />

da parte della<br />

p o p o l a z i o n e<br />

che furono necessari<br />

i vigili<br />

urbani e i biglietti<br />

a numeri<br />

progressivi,<br />

come alla Usl<br />

o al supermercato,<br />

per regolare<br />

in qualche<br />

modo le file ai<br />

due attracchi.<br />

Realizzati in<br />

fretta e furia al<br />

porto fluviale<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

e al neonato<br />

parco fluviale<br />

della Rotta.<br />

85 le escusioni<br />

nell’arco <strong>di</strong><br />

una settimana,<br />

per un totale<br />

<strong>di</strong> 5000 escursionisti<br />

saliti<br />

a bordo, ma<br />

con altre migliaia<br />

<strong>di</strong> persode<strong>di</strong>cata<br />

(che però conserva anche<br />

un secondo nome) solcherà l’Arno<br />

col suo battello a motore. Sarà infatti<br />

intitolato ad Andrea il natante a vocazione<br />

turistica che dopo il grande<br />

successo nella settimana sperimentale<br />

del settembre scorso tornerà la<br />

primavera prossima a <strong>Pontedera</strong>, per<br />

restarci assai più a lungo rispetto alla<br />

prima esperienza, e forse per prendervi<br />

la residenza definitiva. L’intitolazione<br />

ad Andrea è un’idea del<br />

sindaco Paolo Marconcini, che insieme<br />

ad altri (fra cui l’autore dei queste<br />

note, poi guida turistica a bordo)<br />

ebbe la prima idea <strong>di</strong> riportare la na-


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

ne rimaste escluse perchè non se la<br />

sentivano <strong>di</strong> far file lunghe due ore.<br />

Un successo per cui la parola travolgente<br />

non è esagerata, mentre i suoi<br />

motivi sono al tempo stesso semplici<br />

e complessi. Il perchè <strong>di</strong> un interesse<br />

così massiccio per una escursione<br />

da cui, per fare un esempio, si scorgeva<br />

soltanto una villa <strong>di</strong> campagna<br />

(sulla bella collina del Bufalo, verso<br />

ponte alla Navetta) mentre i palazzi<br />

pontederesi in vista alla partenza o all’arrivo<br />

non sono certo da classificare<br />

come attrazioni artistiche o <strong>di</strong> storia<br />

altolocata, è da ricercare prima <strong>di</strong> tutto<br />

nella riscoperta <strong>di</strong> un fiume, che fu<br />

padre e che poi era <strong>di</strong>ventato patrigno.<br />

Di un luogo, che da una trentina d’anni<br />

era stato cancellato dalla memoria<br />

dei pontederesi perchè l’inquinamento<br />

che lo aveva ucciso ne veva ucciso<br />

anche la memoria. Ma è bastato mostrare<br />

ai primi escursionisti un Arno<br />

tornato bello, maestoso e ricco <strong>di</strong> vita,<br />

per innescare il classico passaparola<br />

— per fortuna, resiste anche in tempi<br />

<strong>di</strong> internet — da cui è derivato l’assalto<br />

quoti<strong>di</strong>ano al battello. Si cominciò<br />

con un’escursione riservata alle autorità,<br />

ma centinaia <strong>di</strong> persone erano<br />

già ad attendere il battello alla Rotta<br />

per applau<strong>di</strong>rlo e per «pretendere»<br />

l’aumento delle corse e dei giorni in<br />

modo da sod<strong>di</strong>sfare tutti. In questo<br />

meccanismo hanno giocato anche i<br />

tempi della storia. I famosi corsi e<br />

ricorsi, arrivati al momento in cui<br />

tutti si sono ricordati dei racconti<br />

<strong>di</strong> nonni, babbi e mamme. sui bagni<br />

d’Arno che hanno resistito fino agli<br />

anni Sessanta. Sentendosi travolgere<br />

dalla nostalgia <strong>di</strong> un tempo per qualcuno<br />

perduto e per altri mai vissuto<br />

ma acquisito nell’anima attraverso<br />

la voce <strong>di</strong> persone care. Un mix<br />

<strong>di</strong> successo che viene da lontano e<br />

dall’anima. L’anno prossimo sarà il<br />

momento della verifica. Ma ci sono<br />

già idee per arricchire, migliorare e<br />

allargare le escursioni. E l’idea <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care<br />

al battello d’Arno ad Andrea da<br />

<strong>Pontedera</strong> è già un ottimo inizio.<br />

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Alessandro Salvini<br />

SALVINI<br />

FOTOGRAFO IN VALDERA<br />

<strong>di</strong> Alessandro Salvini<br />

Sono nato nel 1961 a Santo Pietro<br />

Belvedere un paese della<br />

Vald’Era in provincia <strong>di</strong> Pisa<br />

dove tutt’ora risiedo. Ho iniziato a<br />

fotografare nel 1986, acquistando una<br />

Yashica manuale e de<strong>di</strong>candmi a tutto<br />

quello che poteva essere la fotografia.<br />

Sono sempre stato affascinato dalla<br />

natura, e così dal 90 mi de<strong>di</strong>co esclusivamente<br />

a questo tipo <strong>di</strong> foto. Sempre<br />

nel 90 con alcuni amici e l’appoggio<br />

dell’asociazione AVIS <strong>di</strong> S. Pietro<br />

abbiamo dato vita a un concorso fotografico<br />

esclusivamente <strong>di</strong> natura. Il<br />

concorso “FOTONATURA”è durato 5<br />

anni, risquotendo un grande successo<br />

a livello nazionale. Finita l’esperianza<br />

del concorso sono <strong>di</strong>ventato socio<br />

del 3C Silvio Barsotti <strong>di</strong> Cascina e mi<br />

sono iscritto alla FIAF. Intanto dopo<br />

i primi ritratti agli animali, mi sono<br />

sempre più de<strong>di</strong>cato per cercare <strong>di</strong><br />

conoscerne anche il comportamento,<br />

e quin<strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> fermarne con un<br />

clik le gesta e i rituali tipiche <strong>di</strong> quella<br />

specie. Le mie foto sono il frutto <strong>di</strong><br />

molta osservazione e <strong>di</strong> lunghe attese,<br />

e tutto questo sempre in luoghi vicino<br />

a dove abito. Oggi scatto esclusivamente<br />

in <strong>di</strong>gitale.<br />

Per i numerosi successi in campo internazionale<br />

sono stato insignito dell’onoreficenza<br />

AFIAP. Ho fatto parte<br />

della selezione nazionale che ha partecipato<br />

alla coppa del mondo natura<br />

fiap del 2006 dove ci siamo laureati<br />

campioni del mondo e, quest’anno abbiamo<br />

replicato il successo. Quest’anno<br />

mi sono laureato anche Campione<br />

Italiano <strong>di</strong> fotografia naturalistica.<br />

Dicono <strong>di</strong> me... Grande amante della<br />

natura e vero Fotonaturalista ci ha<br />

abituato ad immagini perfette e scatti<br />

irripetibili, mai scontati o banali, i suoi<br />

soggetti non sono gli animali della savana<br />

Africana o delle montagne Americane,<br />

ma molto più semplicemente<br />

quelli delle “sua “ Toscana, che riesce<br />

sempre a ritrarre, esaltandone ogni pur<br />

piccolo particolare.<br />

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Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

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Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Il “Logo” del 40° Truciolo<br />

Sotto da sinistra:<br />

1° Truciolo 1969: Luciano<br />

Monticelli “L’Uomo dei<br />

dolori”<br />

9° Truciolo 1977: Bruno<br />

Dalle Carbonare “La casa”<br />

I PRIMI 40 ANNI DEL<br />

“TRUCIOLO D’ORO”<br />

<strong>di</strong> Enzo Gaiotto (BFI-AFI)<br />

Quaranta anni pensandoci bene<br />

sono parecchi, specialmente<br />

se vissuti da una manifestazione<br />

nata in sor<strong>di</strong>na per il volenteroso<br />

impegno <strong>di</strong> alcune persone residenti a<br />

Cascina affette dal “mal <strong>di</strong> fotografia”.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> quei caparbi appassionati<br />

è passato nel futuro come il testimone<br />

<strong>di</strong> una staffetta che ha inanellato, senza<br />

mai fermarsi, ben quaranta giri nella pista<br />

accidentata del tempo.<br />

Ciò che sorprende, a proposito <strong>di</strong> un<br />

concorso come il “Truciolo d’Oro”, è<br />

la sua vitalità continuamente rafforzata,<br />

malgrado abbia ormai raggiunto la mezz’età<br />

con gli inevitabili acciacchi fisiologici<br />

dovuti al passare delle stagioni.<br />

Alla sua nascita il Concorso venne battezzato<br />

“Truciolo d’Oro” in omaggio<br />

allo scarto del legno piallato, essendo<br />

Cascina la patria del mobile <strong>di</strong> qualità.<br />

Di sicuro non poteva chiamarsi <strong>di</strong>versamente,<br />

questo trofeo fatto dalle mani <strong>di</strong><br />

un orafo arricciolando una duttile lamina<br />

<strong>di</strong> oro zecchino.<br />

La storia del “Truciolo” ebbe inizio<br />

nel ’69, due anni dopo la fondazione<br />

del “3C”, avvenuta nel ’67. L’interesse<br />

delle prime due e<strong>di</strong>zioni del Concorso<br />

venne focalizzato sulle stampe in bianco<br />

e nero de<strong>di</strong>cate a raccontare il legno<br />

e i suoi artigiani. Nell’occasione fu istituito<br />

anche il tema libero per stampe<br />

monocromatiche al fine <strong>di</strong> permettere<br />

la partecipazione dei fotografi che non<br />

frequentavano temi obbligati. Il primo<br />

“Truciolo” se lo portò a casa il cascinese<br />

Luciano Monticelli, che fotografò il<br />

viso <strong>di</strong> Gesù scolpito in un blocco <strong>di</strong> legno<br />

abbandonato in un buio scantinato.<br />

L’anno successivo il trofeo fu appannaggio<br />

<strong>di</strong> Enzo Conti, altro autore <strong>di</strong> casa,<br />

che presentò una sequenza <strong>di</strong> quattro<br />

stampe che sorprendevano un artigiano<br />

impegnato a modellare un angelo da un<br />

cilindro <strong>di</strong> legno.<br />

Proprio alla fine <strong>di</strong> quelli anni ’60 un<br />

nuovo fermento animava la società: in<br />

giro si respirava desiderio <strong>di</strong> cultura, voglia<br />

<strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> creare. Le comunicazioni<br />

raggiungevano ogni angolo <strong>di</strong> mondo e<br />

le notizie appartenevano subito a tutti.<br />

Anche la fotografia amatoriale italiana<br />

avvertiva l’onda lunga del cambiamen-<br />

corso i soci del “3C” presero ad affermarsi<br />

sempre più nel vasto panorama<br />

della fotografia nazionale. Le loro immagini<br />

conquistavano apprezzamenti<br />

rivelando sorprendenti e innovative<br />

capacità realizzative. Il Circolo seppe<br />

autodotarsi <strong>di</strong> una scuola severa e coerente,<br />

ma anche appagante, alla luce dei<br />

successi raggiunti.<br />

Il “Truciolo d’Oro” intanto proseguiva<br />

il proprio cammino calamitando i fotoamatori<br />

italiani, rassicurati dalla serietà<br />

e l’efficienza del “3C”. Tutti i nomi più<br />

referenziati hanno detto la loro al Concorso<br />

cascinese, insieme ai tanti debuttanti<br />

nella fotografia che si sono affidati<br />

con fiducia alle giurie del Concorso. Il<br />

“Truciolo” ha contribuito a scoprire e<br />

valorizzare talenti sconosciuti che proprio<br />

da Cascina hanno preso il via verso<br />

traguar<strong>di</strong> ritenuti impensabili.<br />

In così tanti anni hanno vinto il “Truciolo<br />

d’Oro” Giorgio Tani, Nando Casellati,<br />

Franco Salgarelli, Italo Di Fabio,<br />

Bruno Dalle Carbonare, Umberto Nave,<br />

il Gruppo Quattro <strong>di</strong> Torino, Mario Marsilia,<br />

Giancarlo Bal<strong>di</strong>, Paolo Fontani,<br />

Sergio Pampana, Giulio Veggi, Mario<br />

Stellatelli, Giorgio Rigon, Angelo Palto:<br />

le fiamme <strong>di</strong> Jan Palach, le esplosioni<br />

e le stragi italiane, i concerti <strong>di</strong> Woodstock<br />

e dei Rolling Stones, le guerre,<br />

gli ecci<strong>di</strong>, il terrorismo. Avvenimenti <strong>di</strong><br />

natura <strong>di</strong>versa che segnavano mutamenti<br />

ra<strong>di</strong>cali che avrebbero impresso un<br />

corso <strong>di</strong>verso alla storia dell’umanità.<br />

In questo clima <strong>di</strong> mutamenti il “Truciolo<br />

d’Oro” spiccava il volo. Nel ’70<br />

il Concorso si apriva anche alle stampe<br />

a colori e nel ’74 alle <strong>di</strong>apositive,<br />

spalancando le porte ai fotografi che si<br />

esprimevano usando materiali sensibili<br />

<strong>di</strong>versi. Nel ’74 il “Truciolo” dette l’ad<strong>di</strong>o<br />

al tema del legno e dell’artigianato.<br />

Parecchi anni dopo, nel ’96, si aggiunse<br />

al “Truciolo” la sezione “Reportage,<br />

Racconto, Sequenza, Portfolio” per<br />

accogliere espressioni fotografiche <strong>di</strong><br />

ampio respiro creativo. Il fotografo, in<br />

questo caso, si trasformava in sceneggiatore,<br />

operatore e regista del proprio<br />

progetto narrativo.<br />

Il merito <strong>di</strong> questi e altri cambiamenti<br />

fu in gran parte <strong>di</strong> Silvio Barsotti, eletto<br />

nel ’72 presidente del “3C”, una persona<br />

dalle gran<strong>di</strong> doti organizzative e artistiche.<br />

Parallelamente al crescere del loro Con-<br />

In basso:<br />

15° Truciolo 1983: Paolo<br />

Fontani “Pensieri Lontani”<br />

Il Truciolo d’oro<br />

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Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

La premiazione,<br />

dal parte del Sindaco<br />

<strong>di</strong> Cascina Moreno<br />

Franceschini,<br />

<strong>di</strong> Andrea Onofri,<br />

38° Truciolo d’Oro<br />

25° Truciolo 1993: Paolo<br />

Mancinelli “ La sorpresa”<br />

Sotto da sinistra:<br />

39° Truciolo 2007: Mario<br />

Spalla “Still Life in Light<br />

Painting”<br />

23° Truciolo 1991: Clau<strong>di</strong>o<br />

Calvani “Il salto”<br />

mesi, Andrea Grande, Enrico Patacca,<br />

Clau<strong>di</strong>o Calvani, Giovanni Brighente,<br />

Ivo Demi, Roberto Rossi, Giorgio Bertoncello,<br />

Gianni Mantovani, Fabio Gherarducci,<br />

Roberto Alderighi, Fabrizio<br />

Tempesti, Diego Speri, Andrea Onofri,<br />

Spalla Mario e Valerio Perini. Autori <strong>di</strong><br />

ogni parte d’Italia, appartenenti a circoli<br />

dalle <strong>di</strong>verse culture e formazioni.<br />

Aprendosi alle positive tendenze innovative,<br />

il Concorso cascinese è anche<br />

rimasto fedele alle regole formali <strong>di</strong> cui<br />

la fotografia ha bisogno per esprimersi<br />

al meglio, riuscendo, in certi casi, ad<br />

annullare la separazione che contrad<strong>di</strong>stingue<br />

il documentarismo dalla composizione<br />

artistica delle immagini.<br />

Il cambiamento epocale del “Truciolo”<br />

avvenne nel ’99, quando Silvio Barsotti<br />

e alcuni soci <strong>di</strong> ampie vedute proposero<br />

<strong>di</strong> far nascere, da una costola del Concorso<br />

tra<strong>di</strong>zionale, il “Pixel d’Oro”, manifestazione<br />

riservata ad immagini <strong>di</strong>gitali.<br />

In Italia un paio <strong>di</strong> associazioni del<br />

nord Italia, affiliate alla FIAF, emettevano<br />

i primi vagiti in questo senso, visto il<br />

<strong>di</strong>lagare dei sistemi informatici applicati<br />

alla fotografia. Le immagini non si imprigionavano<br />

più sullo strato sensibile<br />

della pellicola, ma nella memoria <strong>di</strong> un<br />

sensore <strong>di</strong>gitale. La tecnologia permetteva<br />

<strong>di</strong> poter trattare e conservare con<br />

una certa facilità le foto scattate.<br />

È singolare constatare che il 40° anniversario<br />

del “Truciolo” si sovrappone<br />

con il 10° anno <strong>di</strong> vita del “Pixel”, Concorso<br />

frequentato da fotografi che possono<br />

partecipare inviando a Cascina le<br />

proprie immagini tramite Internet, oppure<br />

su CD-Rom.<br />

Per il “Truciolo d’Oro” il passare<br />

degli anni si è <strong>di</strong>mostrato una buona<br />

me<strong>di</strong>cina: nel succedersi delle e<strong>di</strong>zioni<br />

qualcosa si è sempre mo<strong>di</strong>ficato in<br />

meglio. Le prime mostre furono allestite<br />

nel salone della “Mostra Permanente<br />

del Mobilio”, successivamente<br />

nel foyer del “Teatro Nuovo” per poi<br />

usufruire delle sale multime<strong>di</strong>ali del<br />

“Teatro Politeama”. Ogni esposizione<br />

è sempre stata supportata da adeguato<br />

allestimento per presentare nel migliore<br />

dei mo<strong>di</strong> le<br />

immagini ammesse<br />

e premiate dalle<br />

giurie. Le proiezioni<br />

su grande<br />

schermo, prima<br />

delle <strong>di</strong>apositive e<br />

poi dei files <strong>di</strong>gitali,<br />

sono state corredate<br />

da originali<br />

colonne sonore<br />

stereofoniche.<br />

Ogni “Truciolo”<br />

ha riscosso successo<br />

e il Concorso<br />

<strong>di</strong> Cascina<br />

è <strong>di</strong>venuto sinonimo<br />

<strong>di</strong> incontro<br />

e partecipazione a<br />

cui non mancare.<br />

Questo grazie anche<br />

all’interesse<br />

mostrato dall’Amministrazione<br />

Comunale<br />

che sin<br />

dalla prima e<strong>di</strong>zione<br />

contribuisce<br />

a finanziare l’iniziativa,<br />

seguendo<br />

con interesse costante<br />

il lavoro del<br />

“3C”.<br />

Nel 2004 il Presidente<br />

Silvio Barsotti<br />

fu costretto<br />

dal destino ad abbandonare<br />

il cammino<br />

del “Trucio-<br />

lo d’Oro” non senza aver prima dettato<br />

ai suoi “ragazzi” le coor<strong>di</strong>nate per<br />

proseguire il viaggio intrapreso tanto<br />

tempo prima. Nell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quell’anno,<br />

la 36ª, Barsotti, degente in clinica,<br />

parlò in collegamento telefonico<br />

con la sala gremita in occasione della<br />

premiazione. La sua voce, sempre sicura<br />

e profonda, quel pomeriggio tradì<br />

commozione e rammarico per non<br />

essere presente.<br />

Per i molti fotografi, le personalità e<br />

gli appassionati quello fu il suo ultimo<br />

saluto.<br />

L’allestimento, al Teatro<br />

Politeama, <strong>di</strong> una sala<br />

del “Truciolo”<br />

Sotto:<br />

40° Truciolo 2008: Valerio<br />

Perini “Anta”


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

SIMONE STEFANELLI<br />

Simone Stefanelli è nato a<br />

Lucca, classe 1973, Vive da<br />

sempre a Ponsacco.<br />

Fotografo professionista dal<br />

2004 collabora con l’agenzia<br />

Emblema <strong>di</strong> Milano..<br />

Ho realizzato servizi in Darfur<br />

(Sudan), Haiti, Nicaragua,<br />

Senegal, Mali, Estonia,<br />

Lettonnia e Lituania, Bielorussia,<br />

Burkina Faso, Kenia,<br />

Israele, Palestina e Striscia <strong>di</strong><br />

Gaza oltre a coprire eventi a<br />

livello Nazionale.<br />

Le mie foto sono state stampate<br />

su numerosi settimanali<br />

quali Panorama, Oggi, Gente,<br />

Specchio, Diario, Nigrizia,<br />

Carta, Vita, 30Giorni Popoli e<br />

quoti<strong>di</strong>ani a livello Nazionale<br />

come La Stampa, Quoti<strong>di</strong>ano<br />

Nazionale, Il Giornale etc..<br />

Nel 2005 alla Sorbona <strong>di</strong><br />

Parigi sono stati esposti alcuni<br />

scatti tratti dal reportage<br />

realizzato in Darfur, in una<br />

collettiva, insieme a quelli <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> fotoreporter <strong>di</strong> guerra.<br />

Le immagini realizzate<br />

nella Striscia <strong>di</strong> Gaza e in<br />

Israele, per conto della cattedra<br />

Unesco per la Pace<br />

dell’Università <strong>di</strong> Firenze<br />

saranno utilizzate per illustrare<br />

una serie <strong>di</strong> volumi<br />

sulla cultura della Pace.<br />

www.simonestefanelli.com<br />

SIMONE STEFANELLI<br />

FUNERALE A GAZA<br />

<strong>di</strong> Simone Stefanelli<br />

Le immagini, sono una breve<br />

selezione <strong>di</strong> un ampio lavoro<br />

realizzato tra Marzo e Aprile<br />

<strong>di</strong> questo anno per la Cattedra UNE-<br />

SCO in Sviluppo Umano e Cultura <strong>di</strong><br />

Pace dell’Università <strong>di</strong> Firenze <strong>di</strong>retta<br />

dal Prof. Paolo Orefice che mi ha<br />

incaricato <strong>di</strong> svolgere una ricerca dei<br />

saperi locali, tangibili e intangibili,<br />

delle <strong>di</strong>fferenti culture Isareliana e<br />

Palestinese coinvolte nel decennale<br />

conflitto. Ho passato quasi due mesi<br />

in giro tra i due “ Paesi “, cercando<br />

<strong>di</strong> cogliere nascoste somiglianze e<br />

evidenti <strong>di</strong>fferenze. Quando sono<br />

riuscito ad entrare nella Striscia <strong>di</strong><br />

Gaza ho avuto la sensazione <strong>di</strong> trovarmi<br />

in un’irrealtà dei nostri giorni<br />

e non ho potuto che concentrarmi su<br />

quel che succedeva. Un quoti<strong>di</strong>ano<br />

fatto <strong>di</strong> manifestazioni più o meno<br />

spontanee, violenze, rassegnazione e<br />

speranza il tutto ripetuto giorno dopo<br />

giorno dove l’unica strada che si crede<br />

percorribile sia quella armata.<br />

A circa un anno e mezzo dall’ascesa<br />

al potere <strong>di</strong> Hamas e all’avvicinarsi<br />

dello scadere dei sei mesi <strong>di</strong> tregua<br />

firmata tra il partito islamico e il<br />

governo israeliano, un viaggio tra i<br />

detenuti della più grande prigione a<br />

cielo aperto del mondo.<br />

Quoto<strong>di</strong>anamente Gaza<br />

La striscia <strong>di</strong> Gaza è poco più <strong>di</strong> un<br />

fazzoletto <strong>di</strong> terra, quarantacinque chilometri<br />

per nove. Un milione e quattrocentomila<br />

persone stipate all’inverosimile.<br />

Gli Israeliani non possono<br />

entrare. I palestinesi non possono uscire,<br />

fatte rarissime eccezioni. Entrano<br />

solo stranieri con un permesso speciale<br />

del governo <strong>di</strong> Tel Aviv, rilasciato<br />

con non poche <strong>di</strong>fficoltà a giornalisti<br />

e operatori delle agenzie umanitarie.<br />

Si accede alla striscia solo dal valico<br />

<strong>di</strong> Erez, un tunnel blindato lungo un<br />

paio <strong>di</strong> chilometri dove le voci degli<br />

altoparlanti ti guidano svogliate verso<br />

quello che loro chiamano inferno. Una<br />

striscia <strong>di</strong> terra circondata su tutti i lati,<br />

da una parte il mare, dall’altra muri e<br />

filo spinato segnano il confine. Uno<br />

dei luoghi più densamente popolato<br />

del mondo.<br />

Un’enorme prigione a cielo aperto.<br />

Le strade sono piene <strong>di</strong> bambini che<br />

con la loro innocente immaginazione<br />

scambiano le azioni <strong>di</strong> guerriglia in<br />

un gioco collettivo, una sorta <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e<br />

e ladri dove non si vince niente,<br />

56<br />

57<br />

Un ringraziamento speciale<br />

a Massimo Adduci che ha<br />

curato la stampa delle fotografie<br />

e la realizzazione del<br />

video. Post produzione <strong>di</strong><br />

Clau<strong>di</strong>o Carbonetta<br />

Nella pagina seguente:<br />

Invocando Halla,<br />

Il valore <strong>di</strong> un simbolo<br />

Contro tutti


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

il premio più ambito è tornare a casa.<br />

Una vita rinchiusi in un grande parco<br />

dove non ci sono giar<strong>di</strong>ni per giocare<br />

ma strade tappezzate <strong>di</strong> cartelloni,<br />

murales e fotografie dove gli AK 47 e<br />

RPG fanno da scettro per i martiri in<br />

posa. Va da se che durante gli scontri,<br />

i più gran<strong>di</strong> se ne stiano in prima<br />

fila a guardarsi lo spettacolo dei<br />

carri armati Israeliani che si avvicinano<br />

mentre i più piccoli stanno <strong>di</strong>etro,<br />

defilati a far finta <strong>di</strong> essere parte<br />

della guerra stessa. Simulano azioni,<br />

strisciano per terra facendo il passo<br />

del giaguaro, si alzano, si voltano sospettosi<br />

come se il nemico arrivasse<br />

da tutte le parti, impugnano armi giocatolo,<br />

sparano e iniziano a ridere.<br />

Scenette simpatiche e <strong>di</strong>vertenti solo<br />

in altri contesti, qui sono <strong>di</strong>fficili da<br />

accettare. Domani sicuramente non<br />

sarà più un gioco e le armi che impugneranno<br />

saranno vere.<br />

La generazione dei ventenni <strong>di</strong> oggi,<br />

nati tra la fine degli anni ottanta e l’inizio<br />

dei novanta è cresciuta con la guerra<br />

negli occhi, in pochi hanno avuto la<br />

possibilità <strong>di</strong> uscire anche solo per una<br />

volta. Allo scoppio della seconda In-<br />

tifada non erano ancora adolescenti.<br />

Molti <strong>di</strong> loro hanno perso qualcuno <strong>di</strong><br />

caro per colpa <strong>di</strong> questo eterno conflitto:<br />

familiari, amici o semplici conoscenti.<br />

Si impara prima a riconoscere<br />

le armi che a leggere. Se i bambini<br />

prendono gli scontri come un <strong>di</strong>versivo<br />

alla monotonia, i ragazzi più gran<strong>di</strong><br />

sentono il dovere <strong>di</strong> fare qualcosa, non<br />

ci stanno. Si sentono oppressi e non<br />

hanno intenzione <strong>di</strong> stare a guardare.<br />

Nel pieno delle loro forze e con l’incoscienza<br />

che caratterizza quell’età,<br />

non si tirano in<strong>di</strong>etro alle richieste dei<br />

gruppi armati, pronti a far valere le<br />

proprie motivazioni.<br />

Tutti questi fattori, con<strong>di</strong>ti con un po’<br />

<strong>di</strong> integralismo religioso, ne fanno<br />

lo scenario ideale dove convertire la<br />

propria vita alla lotta armata e <strong>di</strong> liberazione.<br />

Secondo le statistiche, l’età me<strong>di</strong>a dei<br />

miliziani morti non supera i 25 anni,<br />

molti <strong>di</strong> loro muoiono alla prima<br />

vera missione. Le celebrazioni fatte<br />

in onore <strong>di</strong> chi ha omaggiato la Jihad<br />

con la propria vita, <strong>di</strong>ventano solo un<br />

mezzo per riaffermare gli ideali per<br />

cui si muore e si continuerà a morire.<br />

Il pianto della madre<br />

Nella pagina precedente:<br />

In Moschea,<br />

Verso il cimitero


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

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60<br />

61<br />

L’ultima visita a casa<br />

Nella pagina seguente:<br />

L’ultimo saluto,<br />

Quello che resta<br />

Nella striscia <strong>di</strong> Gaza è più facile assistere<br />

ad un funerale che a qualsiasi<br />

altro evento.<br />

Si parte dall’ospedale dove affannate<br />

ambulanze portano i cadaveri.<br />

Amici e parenti vengono a onorare il<br />

defunto che viene tenuto nell’obitorio<br />

fino a che non scocca l’ora <strong>di</strong> partire.<br />

Il corpo avvolto nella ban<strong>di</strong>era<br />

del gruppo miliziano <strong>di</strong> appartenenza,<br />

viene caricato su <strong>di</strong> una barella e<br />

portato in spalla. Fuori dall’ospedale<br />

centinaia <strong>di</strong> persone attendono <strong>di</strong><br />

partire per la processione. In testa al<br />

corteo c’è sempre un furgone, dove<br />

alte ban<strong>di</strong>ere sventolano. Un grosso<br />

altoparlante al centro del cassone fa<br />

da eco alla voce <strong>di</strong> uno speaker che<br />

inneggia contro Israele, contro il sionismo,<br />

contro tutti quelli che o<strong>di</strong>ano<br />

e promette vendetta in nome del morto<br />

ma sopratutto in nome della Jihad<br />

e della gente <strong>di</strong> Gaza.<br />

La prima sosta è nella casa natale,<br />

dove la madre sostenuta moralmente e<br />

fisicamente dalle donne della famiglia<br />

aspetta <strong>di</strong> vedere per l’ultima volta il<br />

figlio. Le scene strazianti e <strong>di</strong> dolore si<br />

susseguono, resteranno indelebili per<br />

chi sa quanto tempo. Pochi minuti e si<br />

riparte per la moschea, il corpo viene<br />

portato dentro e l’Himam si prepara a<br />

recitare la preghiera in onore del nuovo<br />

martire. Finito il momento <strong>di</strong> raccoglimento<br />

religioso, si segue il corpo<br />

fino al cimitero dove è già stato preparato<br />

il posto per la sepoltura.<br />

Più che a un vero e proprio funerale,<br />

sembra <strong>di</strong> assistere ad una marcia<br />

funebre al suono <strong>di</strong> Kalashnikov. Miliziani<br />

armati incappucciati e no, si<br />

muovono dentro al corteo, dall’inizio<br />

alla fine sparano a turno raffiche <strong>di</strong><br />

mitra in aria per onorare il compagno<br />

caduto. I bambini si affannano a raccogliere<br />

i bossoli esplosi. Il <strong>di</strong>to in<strong>di</strong>ce<br />

è sempre alzato a in<strong>di</strong>care il cielo<br />

e Dio ad ogni grido <strong>di</strong> incitamento<br />

dello speaker. Si arriva al cimitero<br />

dove il corpo viene deposto nella<br />

nuda terra e coperto con alcuni blocchi<br />

<strong>di</strong> cemento a loro volta ricoperti<br />

<strong>di</strong> sabbia. Una breve preghiera. Le<br />

urla <strong>di</strong>sperate dei padri e dei fratelli<br />

fanno da finale. A loro non resterà<br />

che una foto incorniciata da appendere<br />

a qualche parete.<br />

Si torna tutti a casa.<br />

Domani ce ne sarà un altro.


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

MARCO BRUNI<br />

Nato a Venezia nel 1943,<br />

vive a <strong>Pontedera</strong> dal 1948.<br />

Dopo aver conseguito il <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> ragioniere presso<br />

l’istituto E.Fermi, nella sua<br />

città d’adozione, ha iniziato<br />

subito a lavorare presso la<br />

locale Biblioteca Comunale.<br />

Oltre che a occuparsi <strong>di</strong> biblioteconomia<br />

ha seguito e<br />

collaborato all’organizzazione<br />

<strong>di</strong> molte importanti manifestazioni<br />

culturali programmate<br />

dall’Assessorato alla<br />

Cultura del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Grazie all’esperienza<br />

acquisita documentando vari<br />

eventi (cataloghi per mostre,<br />

spettacoli teatrali, convegni,<br />

ecc.) ha acquisito notevole<br />

<strong>di</strong>mestichezza nell’uso della<br />

macchina fotografica riuscendo<br />

così a perfezionare la<br />

costruzione dell’immagine,<br />

dando a queste un particolare<br />

senso estetico.<br />

Ha effettuato reportage per i<br />

Festival più importanti organizzati<br />

dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>:<br />

Sete Sois Sete Luas;<br />

Musicastrada Festival, Qui<br />

rido io, Utopia del Buongusto,<br />

Orme Gialle.<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

MARCO BRUNI<br />

La storia della fotografia non<br />

appartiene solo ai gran<strong>di</strong> artisti<br />

che hanno dato la <strong>di</strong>gnità<br />

d’Arte alla fotografia. La cosiddetta<br />

“Quinta Arte” è nata e si è sviluppata<br />

attraverso una miriade <strong>di</strong> appassionati<br />

che l’hanno curata, vezzeggiata,<br />

circondandola <strong>di</strong> esperienze<br />

personali e collettive.<br />

Chi ha fatto l’esperienza della camera<br />

oscura non può <strong>di</strong>menticare questo<br />

percorso, dalle prime evanescenti immagini<br />

raccolte con trepidazione alle<br />

belle stampe “Fine Art”<strong>di</strong> un risultato<br />

finale, gratificante, ma sofferto.<br />

Il passaggio attuale alla fotografia <strong>di</strong>gitale<br />

ha portato tra i fotografi qualche<br />

perplessità e <strong>di</strong>fficoltà sia per la tecnologia<br />

sia per il risultato iconografico perché<br />

ci ha costretto tutti a ripensare anche<br />

le forme espressive attraverso una tecnologia<br />

<strong>di</strong>versa dalla precedente.<br />

Marco Bruni, fotoamatore da sempre,<br />

ha attraversato tutte queste vicende<br />

fotografiche. Ricordo le prime<br />

immagini <strong>di</strong> Marco realizzate alle<br />

performances del Piccolo Teatro, poi<br />

le immagini delle squadre <strong>di</strong> basket<br />

per documentare l’attività sportiva<br />

dei figli, infine gli avvenimenti citta<strong>di</strong>ni.<br />

Le immagini sono <strong>di</strong>dascaliche,<br />

descrittive, con una attenzione<br />

alla luce nei ritratti cercando quelle<br />

atmosfere <strong>di</strong> intima partecipazione e<br />

<strong>di</strong> contenuto lirismo.<br />

“Tutto cominciò con una piccola<br />

macchina fotografica e da un mio regalo,<br />

un ingran<strong>di</strong>tore.<br />

La “camera oscura” era in cantina,<br />

dove Marco sviluppò le prime foto e<br />

soprattutto le prime nostre foto e i tanti<br />

miei ritratti. Foto private e foto pubbliche<br />

perché ogni avvenimento della città,<br />

ogni spettacolo lo vedevano presente per<br />

documentare. E così nel nostro archivio<br />

ritroviamo foto <strong>di</strong> Giorgio Gaber, <strong>di</strong><br />

Maria Carta, <strong>di</strong> spettacoli, <strong>di</strong> <strong>di</strong>battiti,<br />

rassegne cinematografiche, avvenimenti<br />

della città, come la costruzione del nuovo<br />

palazzetto dello sport o una piena dell’Arno,<br />

ed è come rivivere 40 anni della<br />

nostra storia. E Marco sensibile, curioso<br />

e soprattutto attento a quanto gli avveniva<br />

intorno riprendeva con taglio originale<br />

e con l’attenzione per il momento,<br />

per i particolari e con le angolazioni che<br />

rendevano uniche le immagini, che lasciavano<br />

trasparire una <strong>di</strong>mensione culturale<br />

e personale che non banalizzava<br />

neanche la ripresa più scontata.<br />

Gli stessi risultati oggi li cerca con il <strong>di</strong>gitale,<br />

ma con un pizzico <strong>di</strong> nostalgia per<br />

quel bianco e nero che emergeva piano<br />

piano dalle vasche dello sviluppo.<br />

Queste immagini ci raccontano la<br />

nostra vita: il nostro stare sempre insieme,<br />

le ni<strong>di</strong>ate dei bambini, le feste<br />

<strong>di</strong> compleanno, i viaggi, le partite <strong>di</strong><br />

basket, gli amici, gli avvenimenti pubblici<br />

e la nostra città sempre presente,<br />

e per questo siamo davvero grati con<br />

grande amore a Marco.”<br />

Daniela


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

64<br />

65<br />

A destra: Giovanni Pascoli<br />

fotografato da Michele<br />

Bertagna, inventore<br />

del sistema <strong>di</strong> riprese a<br />

colori utilizzato anche in<br />

questa occasione (Foto M.<br />

Bertagna)<br />

La Eastman Kodak, la<br />

pellicola mai impressionata<br />

e il libretto <strong>di</strong> istruzioni<br />

(Foto E. Gaiotto)<br />

GIOVANNI PASCOLI<br />

IL POETA - FOTOGRAFO<br />

<strong>di</strong> Enzo Gaiotto (BFI-AFI)<br />

La passione per la fotografia assalì<br />

Giovanni Pascoli nel 1899, quando<br />

Angelo Orvieto, fondatore e<br />

<strong>di</strong>rettore della rivista letteraria Il Marzocco,<br />

per sdebitarsi <strong>di</strong> una collaborazione,<br />

gli regalò la prima macchina a soffietto <strong>di</strong><br />

piccolo formato prodotta dalla Eastman<br />

Kodak e acquistata a Parigi. La febbre<br />

per l’istantanea fu talmente alta che il<br />

Pascoli decise <strong>di</strong> trattare personalmente<br />

i negativi impressionati nel suo ru<strong>di</strong>mentale<br />

ma funzionale, laboratorio.<br />

La fotocamera è oggi conservata in un<br />

cassetto del canterale nella camera da<br />

letto del poeta a Caprona, in Garfagnana.<br />

Intatta c’è anche una confezione <strong>di</strong><br />

pellicola Eastman da sei pose formato<br />

6X9 con l’in<strong>di</strong>cazione: “Develop before<br />

April 1919” e un minuscolo “Manuel<br />

du pocket Kodak pliant - Appareil de<br />

luxe”, e<strong>di</strong>to da Eastman Kodak, Place<br />

Vendòme 4, Paris. In alto a destra del libretto<br />

c’è scritto “Pascoli”, a matita per<br />

evidenziarne la proprietà.<br />

La casa <strong>di</strong> Caprona, a Castelvecchio,<br />

dove il poeta abitava con la sorella Mariù,<br />

era sprovvista <strong>di</strong> energia elettrica<br />

e acqua corrente, per cui il trattamento<br />

delle pellicole e delle carte fotografiche<br />

avveniva in maniera assai artigianale.<br />

Una volta sviluppata nel buio la pellicola<br />

impressionata, immergendola e facendola<br />

scorrere in un catino <strong>di</strong> coccio<br />

contenente un bagno rivelatore a base<br />

<strong>di</strong> fenolo bivalente, Pascoli si de<strong>di</strong>cava<br />

alla successiva fase <strong>di</strong> camera oscura. Le<br />

stampine che realizzava erano ottenute<br />

per contatto usando un telaietto con una<br />

doppia cornice <strong>di</strong> legno combaciante e<br />

cernierata, che racchiudeva un vetro sul<br />

lato anteriore. Al contrario, l’altro lato<br />

era sigillato come il retro <strong>di</strong> un quadro.<br />

Sopra il vetro scorreva, per mezzo <strong>di</strong><br />

una scanalatura, una sottile anta <strong>di</strong> legno<br />

a prova <strong>di</strong> luce. Lavorando in completa<br />

oscurità Pascoli metteva nel telaietto la<br />

carta fotografica da impressionare con<br />

l’emulsione verso l’alto; dalla parte del<br />

vetro posizionava sulla carta i negativi<br />

6X9. Sigillato il telaietto con il fermaglio<br />

<strong>di</strong> sicurezza, proteggeva la carta fotosensibile<br />

tenendo l’anta chiusa, quin<strong>di</strong><br />

usciva alla luce. In giar<strong>di</strong>no cercava un<br />

punto ben illuminato, che conosceva<br />

alla perfezione, quin<strong>di</strong> esponeva alla<br />

luce solare la carta fotografica per il<br />

tempo stabilito dalla pratica, sollevando<br />

l’anta <strong>di</strong> protezione. Al termine dell’esposizione<br />

richiudeva l’anta e poi, <strong>di</strong><br />

nuovo al buio, sviluppava in un bagno<br />

rivelatore la carta impressionata.<br />

Le fotografie, fissate a lungo nell’aspro<br />

aceto <strong>di</strong> Zi’ Meo, una volta lavate e asciugate<br />

venivano incollate su dei cartoncini<br />

sui quali aveva fatto stampare il motto<br />

“Opus Aetherii solis et Iani Nemorini”<br />

(Opera dell’etereo sole e <strong>di</strong> Giovanni,<br />

amante della vita agreste).<br />

Giovanni Pascoli, abituato a raggiungere<br />

livelli altissimi in letteratura, non era del<br />

tutto sod<strong>di</strong>sfatto delle proprie realizzazioni<br />

fotografiche e umilmente chiedeva<br />

consigli agli amici più esperti. Nella vicina<br />

Barga aveva conosciuto un professore<br />

<strong>di</strong> fisica, Michele Bertagna, che stava<br />

facendo interessanti ricerche in campo<br />

fotografico. Bertagna mise in contatto<br />

Pascoli con il francese Gabriel Lippman,<br />

premio Nobel per la fisica e inventore<br />

<strong>di</strong> un sistema per fotografare a colori.<br />

Lippman, che si trovava in vacanza estiva<br />

proprio a Barga, non fu certamente<br />

avaro <strong>di</strong> consigli al poeta: passeggiando<br />

insieme <strong>di</strong>scutevano <strong>di</strong> composizione,<br />

inquadrature e luce, oltre che <strong>di</strong> chimica<br />

e tecnica. Anche Bertagna, qualche anno<br />

più tar<strong>di</strong>, seguendo i suggerimenti <strong>di</strong> Lippman,<br />

mise a punto un proprio metodo<br />

per realizzare fotografie a colori.<br />

Da Messina, dove insegnava all’Università,<br />

nel 1900, Giovanni Pascoli scriveva<br />

in continuazione a Bertagna chiedendo<br />

aiuto per migliorare le sue foto: “Prestissimo<br />

istruzioni semplici… per stampare<br />

così come stampa lei, che pajono vere e<br />

proprie incisioni...”<br />

Le numerose immagini che Pascoli ci ha<br />

lasciato nella sua casa <strong>di</strong> Castelvecchio<br />

raccontano gli anni <strong>di</strong> insegnamento a<br />

Messina, ma soprattutto i lunghi perio<strong>di</strong><br />

trascorsi nel “nido” <strong>di</strong> Caprona. Nei<br />

piccoli rettangoli ingialliti si affacciano<br />

impacciati i personaggi dei Canti <strong>di</strong><br />

Castelvecchio: la sorella Mariù, il fido<br />

cane Gulì, Valentino vestito <strong>di</strong> nuovo,<br />

Zi’ Meo il saggio conta<strong>di</strong>no, Chiara la<br />

cantatrice e tanti altri.<br />

L’obiettivo della Kodak <strong>di</strong> Pascoli si apre<br />

anche sulla vita del borgo, propone i lavori<br />

agricoli, le cerimonie religiose, gli<br />

attimi <strong>di</strong> festa, il mutare del paesaggio<br />

nel corso delle stagioni e, sullo sfondo,<br />

spesso inquadra le Alpi Apuane che separano<br />

la Garfagnana dalla Versilia. Un<br />

mosaico <strong>di</strong> immagini sottratte all’usura<br />

del tempo, allo svanire della memoria,<br />

<strong>di</strong> grande valore documentario e storico,<br />

In alto a sinistra: Il Tiro<br />

della forma a Castelvecchio<br />

(Foto G. Pascoli)<br />

In alto a destra: La<br />

“cantatrice” <strong>di</strong> Caprona,<br />

Chiara Mazzari, con il figlio<br />

Valentino (Foto G. Pascoli)<br />

Sotto a sinistra: Mariù, Zi’<br />

Meo e Gulì durante la fienagione<br />

(Foto G. Pascoli)<br />

Sotto a destra: Mariù e le sue<br />

caprette nel giar<strong>di</strong>no della<br />

casa. L’immagine è incollata<br />

sul cartoncino con i fregi e il<br />

motto pascoliano (Foto G.<br />

Pascoli)


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

66<br />

67<br />

In alto a sinistra:<br />

Tempo <strong>di</strong> trebbiatura a<br />

mano (Foto G. Pascoli)<br />

In alto a destra:<br />

Valentino Arrighi,<br />

“Valentino vestito <strong>di</strong><br />

nuovo, come le brocche<br />

dei biancospini…” (Foto<br />

G. Pascoli)<br />

L’ingresso <strong>di</strong> casa Pascoli a<br />

Caprona (Foto E. Gaiotto)<br />

oltre che personale e sentimentale. Le<br />

foto sono state scattate da uno stu<strong>di</strong>oso<br />

e letterato incantato dalla possibilità<br />

della tecnica <strong>di</strong> catturare l’essenza dei<br />

momenti più belli e <strong>di</strong>latarli oltre i limiti<br />

dell’attimo perduto.<br />

Nella cappellina <strong>di</strong> lato all’ingresso della<br />

casa a Caprona, Giovanni e Mariù Pascoli<br />

dormono il loro giusto sonno nel<br />

profumo intenso dell’erba cedrina, che<br />

ancora oggi cresce e fiorisce in folti ciuffi<br />

nel giar<strong>di</strong>no del “nido”.<br />

Intorno tutto è pace; proprio come avrebbe<br />

voluto lui, il grande poeta-fotografo.<br />

Il “Nido” <strong>di</strong> Giovanni e Mariù Pascoli con<br />

gli anni è <strong>di</strong>venuto un delizioso museo<br />

che vale la pena <strong>di</strong> visitare. Chi proviene<br />

da Lucca deve risalire, per giungere a<br />

Caprona, la Statale 445 della Garfagnana<br />

e valicare il Serchio al Km 41, in località<br />

Ponte <strong>di</strong> Campia, <strong>di</strong>rigendosi poi verso<br />

Castelvecchio Pascoli, la nostra meta. Chi<br />

invece si trova in Versilia deve attraversare<br />

le Alpi Apuane imboccando a Forte<br />

dei Marmi l’antica Via d’Arni, in <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong> Castelnuovo Garfagnana, per poi<br />

raggiungere il vicino Castelvecchio Pascoli.<br />

Quest’ultimo itinerario è <strong>di</strong> grande<br />

spettacolarità fotografica: transitando<br />

attraverso le imponenti cave <strong>di</strong> marmo<br />

pregiato, para<strong>di</strong>so <strong>di</strong> Michelangelo, è<br />

impossibile non fermarsi nelle apposite<br />

piazzole per effettuare qualche scatto <strong>di</strong><br />

particolare effetto paesaggistico.<br />

La casa dove i Pascoli vissero dal 1895<br />

al 1912 mantiene la struttura, gli arre<strong>di</strong>,<br />

la <strong>di</strong>sposizione degli spazi che aveva alla<br />

scomparsa del poeta e ne conserva i libri,<br />

i <strong>di</strong>plomi e i manoscritti. Nel vasto<br />

giar<strong>di</strong>no crescono numerosi alberi messi<br />

a <strong>di</strong>mora dal Pascoli stesso.<br />

INTRODUZIONE ALLA MUSICA<br />

In questo numero, una buona parte dello spazio è de<strong>di</strong>cata<br />

alla musica nel territorio della Valdera e della nostra città.<br />

Una consistente tra<strong>di</strong>zione è quella della musica lirica che<br />

ha avuto esecutori e stimatori tanto che il primo teatro a<br />

<strong>Pontedera</strong>, il teatro dei “Ravvivati”, operava già nel 1850.<br />

Nel 1885, dopo una ristrutturazione e restauro da parte dell’architetto<br />

Bellincioni, prese il nome <strong>di</strong> “Andrea da <strong>Pontedera</strong>”.<br />

Un teatro però esisteva anche nella frazione <strong>di</strong> La<br />

Rotta dove la Società Filarmonica nel 1872 aveva incaricato<br />

l’architetto Bellincioni della costruzione <strong>di</strong> un teatro. Questa<br />

tra<strong>di</strong>zione musicale ha creato quel tessuto culturale che<br />

ha dato vita a numerosi artisti: come non ricordare Davide<br />

Calamai, violino <strong>di</strong> prima fila a La Scala <strong>di</strong> Milano, Brenno<br />

Ristori tenore <strong>di</strong> buona levatura, Maria Cioppi soprano <strong>di</strong><br />

ottime capacità vocali. Per restare nel campo della musica<br />

classica si deve ricordare l’attività del CRAL-Piaggio con i<br />

concerti della Gioventù Musicale Italiana. Alcuni concerti<br />

sono stati fatti anche nelle nostre chiese citta<strong>di</strong>ne. Anche<br />

la musica contemporanea ha avuto e ha una notevole parte<br />

nelle attività culturali giovanili nella nostra città e nella Valdera.<br />

Decine <strong>di</strong> gruppi musicali si esibiscono ancora nelle<br />

piazze e nei locali della città. Alcuni gruppi musicali hanno<br />

varcato anche l’ambito della provincia per esibirsi in tutta<br />

Italia e all’estero. Un’altra importante Istituzione è la Filarmonica<br />

“Volere è Potere” che vanta una tra<strong>di</strong>zione importante<br />

<strong>di</strong> successi anche all’estero con la vittoria a Bruxelles<br />

del 1° premio dei complessi ban<strong>di</strong>stici internazionali. Anche<br />

il nuovo teatro Era inaugurato recentemente, si innesta<br />

in questa tra<strong>di</strong>zione culturale <strong>di</strong> cui la città si vanta.


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69<br />

MARIO PIATTI<br />

Docente <strong>di</strong> Pedagogia musicale<br />

nel Conservatorio <strong>di</strong> musica<br />

della Spezia e presso la<br />

Scuola <strong>di</strong> animazione musicale<br />

a orientamento pedagogico<br />

e sociale del Centro Stu<strong>di</strong> Musicali<br />

e Sociali “M. Di Benedetto”<br />

<strong>di</strong> Lecco, collabora con<br />

Enti pubblici e Associazioni,<br />

per l’aggiornamento e la formazione<br />

<strong>di</strong> insegnanti della<br />

scuola <strong>di</strong> base.<br />

Con le e<strong>di</strong>zioni PCC <strong>di</strong> Assisi<br />

ha pubblicato, in collaborazione<br />

con altri musicisti, alcune<br />

raccolte <strong>di</strong> canzoni per uso<br />

<strong>di</strong>dattico, su testi propri e <strong>di</strong><br />

Gianni Rodari.<br />

Oltre a numerosi articoli su<br />

riviste del settore <strong>di</strong>datticomusicale,<br />

ha pubblicato: Filastroccantando,<br />

Nicola Milano,<br />

Bologna 1989; Musica e<br />

scuola dell’infanzia, Juvenilia,<br />

Bergamo 1992; Con la musica<br />

si può, Valore Scuola, Roma<br />

1993; Progettare l’educazione<br />

musicale, Cappelli, Bologna<br />

1993; Gianni Rodari e la<br />

In queste pagine: interno<br />

del cortile della scuola<br />

Curtatone e Montanara<br />

FARE MUSICA A SCUOLA:<br />

IL PIACERE DEL FARE<br />

espressive, e che quin<strong>di</strong> vanno considerati<br />

una componente fondamentale per<br />

una equilibrata e completa formazione<br />

<strong>di</strong> tutti, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> chi crede che sia<br />

fondamentale solo il leggere, scrivere e<br />

fare conti economici. Il fare, nei saperi<br />

artistici, mette in gioco la creatività.<br />

I problemi che si pongono quando a<br />

scuola si vuole sviluppare la creatività<br />

dei bambini e delle bambine anche con,<br />

attraverso, dentro le esperienze musicali<br />

sono, a mio avviso, attinenti a due aspetti:<br />

quello relativo al prodotto finale <strong>di</strong><br />

una attività musicale e quello <strong>di</strong> metodo,<br />

cioè relativo al percorso operativo. Cantare<br />

una filastrocca o una canzone, <strong>di</strong> per<br />

sé, non è una attività creativa, ma tutt’al<br />

più ripetitiva (teniamo conto comunque<br />

che anche nella ripetizione ci può essere<br />

piacere); battere un ritmo su un tamburo<br />

può rivelarsi un semplice esercizio<br />

tecnico, che però sod<strong>di</strong>sfa il piacere<br />

sensomotorio; ascoltare un brano musicale<br />

può essere funzionale a creare un<br />

ambiente rassicurante e piacevole, senza<br />

per questo dover attivare immaginazione<br />

e creatività. Il momento finale, il<br />

prodotto conclusivo dell’attività musicale<br />

può risultare, all’occhio e all’orecchio<br />

dell’adulto, poco significativo dal punto<br />

<strong>di</strong> vista della originalità e della novità:<br />

ma ciò che conta, in questo caso, è quanto<br />

è stato ricco <strong>di</strong> stimoli creativi il per<strong>di</strong><br />

Mario Piatti (foto <strong>di</strong> Marco Bruni)<br />

Non ho ancora trovato, nelle mie<br />

continue peregrinazioni nelle<br />

scuole, un bambino o una<br />

bambina, un ragazzo o una ragazza che<br />

alla domanda: “Ti piace la musica?” mi<br />

risponda <strong>di</strong> no. Segno evidente che la<br />

musica (cioè tutto quello che i bambini<br />

e i ragazzi mettono sotto questo termine<br />

ombrello) è qualcosa che viene piacevolmente<br />

accolto e ricordato nel vissuto<br />

dei ragazzi: è il piacere <strong>di</strong> ascoltare, <strong>di</strong><br />

cantare, <strong>di</strong> suonare, <strong>di</strong> elaborare pensieri<br />

e parole sulla musica, o meglio, sulle<br />

nostre esperienze musicali, semplici<br />

o complesse che siano, brevi momenti<br />

quoti<strong>di</strong>ani o immersione saltuaria, ma<br />

intensa, in eventi straor<strong>di</strong>nari.<br />

Perché piace la musica? Perché fondamentalmente<br />

mette in gioco le emozioni,<br />

i sentimenti, le sensazioni che il suono,<br />

il ritmo, le parole dei canti, la melo<strong>di</strong>a<br />

attivano in noi, sia a livello <strong>di</strong> sensazioni<br />

corporee, sia nella nostra mente. È quello<br />

che capita con tutti quesi ‘saperi’ che<br />

possiamo definire ‘artistici’, che hanno<br />

come caratteristica fondamentale quella<br />

<strong>di</strong> coniugare in modo strettissimo il fare<br />

con il pensare nel campo delle attività<br />

corso fatto, il lavoro <strong>di</strong> esplorazione e <strong>di</strong><br />

invenzione a partire dal testo <strong>di</strong> una filastrocca<br />

o <strong>di</strong> una canzone, l’elaborazione<br />

e la ricerca delle molteplici potenzialità<br />

dei ritmi e dei timbri da ottenere sul tamburo<br />

prima <strong>di</strong> scegliere e <strong>di</strong> organizzare<br />

quelli adeguati ai propri scopi, il confronto<br />

e la comparazione tra brani musicali<br />

contrastanti prima <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />

quello più significativo e più funzionale<br />

ai nostri bisogni. Attività sensomotorie,<br />

elaborazione <strong>di</strong> regole, immaginazione<br />

simbolica: tre elementi che, come ben<br />

sappiamo, sono costantemente presenti<br />

nell’agire e nel pensare dei bambini e<br />

dei ragazzi, anche nell’agire e nel pensare<br />

musicale.<br />

Se a scuola la musica viene ridotta a una<br />

‘materia’ da imparare, e quin<strong>di</strong> il ‘piacere’<br />

viene ridotto a ‘dovere’, la creatività<br />

si spegne.<br />

La musica è un gioco da bambini<br />

François Delalande, stu<strong>di</strong>oso e ricercatore<br />

francese, ha usato questa frase come<br />

titolo <strong>di</strong> un suo libro in cui descrive le<br />

ricerche sulle condotte infantili relative<br />

sia alle pratiche d’uso degli oggetti e degli<br />

strumenti musicali, sia all’ascolto, sia<br />

alla capacità <strong>di</strong> invenzione e <strong>di</strong> composizione<br />

<strong>di</strong> eventi musicali, evidenziando<br />

come esistano profonde analogie tra le<br />

condotte musicali dei bambini e quelle<br />

dei musicisti e dei compositori. Le condotte<br />

musicali spontanee dei bambini<br />

hanno però bisogno <strong>di</strong> essere “educate”,<br />

debbono cioè trovare con<strong>di</strong>zioni favorevoli<br />

per potersi sviluppare. Diventa allora<br />

fondamentale il ruolo dell’insegnante,<br />

ma anche del genitore, che pre<strong>di</strong>spone<br />

situazioni stimolanti, che aiuta i bambini<br />

a trovare i <strong>di</strong>spositivi giusti per progre<strong>di</strong>re<br />

nelle conoscenze e nello sviluppo <strong>di</strong><br />

abilità tecniche, che valorizza gli aspetti<br />

<strong>di</strong> originalità dei prodotti. Delalande usa<br />

anche per le attività musicali la tripartizione,<br />

elaborata da Jean Piaget, <strong>di</strong> gioco<br />

sensomotorio, <strong>di</strong> regole e simbolico, evidenziando<br />

come nelle condotte infantili<br />

siano comunemente presenti aspetti <strong>di</strong><br />

creatività che si connotano come: curiosità<br />

esplorativa sul materiale sonoro, sia<br />

vocale che strumentale; gusto del mettersi<br />

alla prova nell’inventare <strong>di</strong>spositivi<br />

che permettono <strong>di</strong> ottenere risultati<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti sul piano della produzione<br />

musicale; gioia nel vedere valorizzato il<br />

proprio prodotto sonoro, che acquista sapore<br />

musicale nel momento in cui si dà<br />

valore estetico a tale produzione: e qui si<br />

aprirebbe un capitolo ampio e profondo<br />

sul rapporto tra creatività e <strong>di</strong>mensione<br />

estetica dell’esperienza.<br />

Personalmente ho trovato e trovo funzionali<br />

per lo sviluppo della creatività<br />

- anche nella <strong>di</strong>dattica musicale - alcune<br />

musica. Appunti pedagogici e<br />

proposte <strong>di</strong>dattiche, E<strong>di</strong>zioni<br />

del Cerro, Tirrenia (PI) 2001;<br />

con M. Disoteo, Specchi sonori.<br />

Identità e autobiografie<br />

musicali, Franco Angeli, Milano<br />

2002, e con Enrico Strobino,<br />

Anghingò. Viaggi tra<br />

giochi <strong>di</strong> parole e musica, E<strong>di</strong>zioni<br />

ETS, Pisa 2003. Infine<br />

ha curato i volumi <strong>di</strong> AA.VV.,<br />

Pedagogia della musica: un<br />

panorama, CLUEB, Bologna<br />

1994; AA.VV, Un secchiello<br />

e il mare. Gianni Rodari, i saperi,<br />

la nuova scuola, E<strong>di</strong>zioni<br />

del Cerro, Tirrenia (PI) 2001;<br />

G. Rodari, Il mio teatro. Dal<br />

teatro del ‘Pioniere’ a ‘La storia<br />

<strong>di</strong> tutte le storie’, a cura <strong>di</strong><br />

Andrea Mancini e mario Piatti,<br />

Titivillus, Corazzano (PI)<br />

2006; AA.VV., Saperi artistici<br />

e mutamenti sociali: attualità<br />

<strong>di</strong> Gianni Rodari, E<strong>di</strong>zioni del<br />

Cerro, Tirrenia (PI) 2008.<br />

E’ <strong>di</strong>rettore della collana<br />

Musica&Didattica delle e<strong>di</strong>zioni<br />

ETS e della rivista on<br />

line www.musicheria.net del<br />

CSMDB <strong>di</strong> Lecco.


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71<br />

tecniche (o regole del gioco) che Rodari<br />

ha esemplificato nel suo libro Grammatica<br />

della fantasia : il binomio e l’ipotesi<br />

fantastica, il ricalco, l’inversione, l’errore<br />

creativo, ecc. ecc. Al <strong>di</strong> là (e forse prima)<br />

delle tecniche, ciò che conta, fondamentalmente,<br />

è avere una mente aperta,<br />

<strong>di</strong>sponibile all’imprevisto, al <strong>di</strong>verso, ad<br />

accettare anche l’imperfezione, comunque<br />

a mettersi in gioco: “Ci sono persone<br />

– <strong>di</strong>ce Rodari - a cui è permesso,<br />

socialmente, <strong>di</strong> continuare a giocare per<br />

tutta la vita. Sono poeti, artisti, scienziati,<br />

inventori. Persone che possono continuare<br />

a cercare più in là <strong>di</strong> quello che<br />

già si vede, ed analizzare e sperimentare<br />

nuove possibili combinazioni <strong>di</strong> parole,<br />

<strong>di</strong> idee, <strong>di</strong> concetti. (…) Queste persone<br />

per tutta la loro vita compiono un lavoro<br />

che per loro è un grande gioco. Che<br />

comporta la mobilitazione, dentro <strong>di</strong><br />

loro, non solo della creatività scientifica,<br />

ma anche della creatività lu<strong>di</strong>ca. Ci sono<br />

oggi molti che stu<strong>di</strong>ano anche le omologie<br />

tra il processo <strong>di</strong> creatività scientifica<br />

e quello <strong>di</strong> creatività artistica”.<br />

Un elemento per le nostre regole è l’oggetto<br />

stimolo (il rodariano “sasso nello<br />

stagno”) per attivare curiosità e interesse,<br />

per motivare alla esplorazione <strong>di</strong><br />

materiali, repertori, oggetti musicali,<br />

comportamenti motori funzionali alla<br />

produzione <strong>di</strong> suoni e ritmi, ecc. Quale<br />

miglior oggetto stimolo <strong>di</strong> uno strumento<br />

musicale, soprattutto se non ancora<br />

conosciuto dai bambini e dalle bambine<br />

della nostra scuola? Strumenti dell’altro<br />

mondo, ma anche della nostra tra<strong>di</strong>zione<br />

popolare, che ci permettono progetti<br />

inter<strong>di</strong>sciplinari e interculturali dove<br />

fantasia e creatività trovano sicuramente<br />

terreno fertile, come sono tutti gli itinerari<br />

che possiamo percorrere con spirito<br />

nomade.<br />

Anche le filastrocche sono sicuramente<br />

un buon oggetto stimolo che permette<br />

<strong>di</strong> correlare alle attività musicali anche<br />

l’educazione linguistica, le attività motorie,<br />

le competenze grafiche .<br />

Infine, alcune storie possono senz’altro<br />

essere considerate sasso nello stagno che<br />

può favorire al massimo grado la creatività<br />

dei bambini, non solo sul piano linguistico,<br />

ma anche per quanto riguarda<br />

la competenza musicale (e Rodari ha<br />

alcuni testi particolarmente significativi<br />

a questo proposito, come Il concerto<br />

dei gatti, in: Fiabe lunghe un sorriso, Ed.<br />

Riuniti, o La canzone del cancello, in: Il<br />

gioco dei quattro cantoni, Einau<strong>di</strong> .<br />

Perché la musica <strong>di</strong>venti culla <strong>di</strong> creatività,<br />

per aiutare gli altri a <strong>di</strong>ventare sempre<br />

più creativi, dobbiamo innanzitutto<br />

imparare a creare contesti e situazioni<br />

educative dove si possa scegliere tra le<br />

infinite forme del possibile e dell’impossibile,<br />

dove non ci si debba modellare<br />

unicamente su standard predefiniti da<br />

esperti poco inclini al sapere creativo,<br />

dove si abbia il coraggio <strong>di</strong> mettere in<br />

<strong>di</strong>scussione antiche certezze e <strong>di</strong> andare<br />

alla ricerca <strong>di</strong> variazioni fantastiche.<br />

La musica, o meglio, le musiche dei<br />

vari popoli e delle <strong>di</strong>verse culture, nella<br />

loro molteplicità <strong>di</strong> funzioni, <strong>di</strong> stili, <strong>di</strong><br />

generi, <strong>di</strong> usi, <strong>di</strong> pratiche sono già oggi<br />

segno e testimonianza <strong>di</strong> una creatività<br />

<strong>di</strong>ffusa, che non si lascia imprigionare in<br />

tra<strong>di</strong>zionali schemi <strong>di</strong>sciplinaristici. Per<br />

favorire la creatività dei bambini occorre<br />

innanzitutto fare personalmente esercizi<br />

<strong>di</strong> creatività. Porre attenzione a tutti gli<br />

eventi musicali, ascoltare con curiosità<br />

tutto ciò che risuona nel mondo, provare<br />

a inventare qualcosa, con la voce e con<br />

gli strumenti musicali, valorizzando conoscenze<br />

e competenze anche minime<br />

che già posse<strong>di</strong>amo, può essere un buon<br />

inizio per <strong>di</strong>ventare più creativi: lasciamoci<br />

contaminare dalla curiosità e dalla<br />

passione <strong>di</strong> bambini e bambine. Il piacere<br />

della musica trasformerà il mondo.<br />

Un laboratorio musicale<br />

Le belle idee hanno però bisogno <strong>di</strong> gambe<br />

organizzative e finanziarie per essere<br />

realizzate. Un buon esempio ci sembra<br />

essere quello messo in atto dai tre Istituti<br />

Comprensivi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> che, in<br />

collaborazione con l’Amministrazione<br />

comunale, hanno dato vita al progetto<br />

“Musicascuola – Laboratorio musicale<br />

<strong>di</strong> rete”.<br />

Il progetto è articolato in una serie <strong>di</strong><br />

iniziative mirate da un lato a dare la<br />

possibilità a tutti i bambini delle scuole<br />

dell’infanzia e ai ragazzi della scuola<br />

dell’obbligo <strong>di</strong> poter fare esperienze<br />

musicali significative, dall’altro ad offrire<br />

alle insegnanti occasioni <strong>di</strong> formazione<br />

in servizio per migliorare la<br />

propria competenza nel settore della<br />

<strong>di</strong>dattica della musica, sulla base anche<br />

delle nuove In<strong>di</strong>cazioni per il curricolo<br />

per la scuola dell’infanzia e per il primno<br />

ciclo <strong>di</strong> istruzione (settembre 2007).<br />

Al progetto collaborano le Associazioni<br />

musicali che operano sul territorio, e in<br />

particolare l’Accademia della Chitarra<br />

– Musica & C., L’Accademia musicale<br />

Glenn Gould, l’Accademia Musicale<br />

Toscana, l’Associazione culturale Musicastrada,<br />

l’Associazione La Girandola,<br />

la Filarmonica Volere è Potere.<br />

Il Laboratorio ha preso avvio nell’a.s.<br />

2007-2008, sviluppando e potenziando<br />

quanto già fatto anche in anni precedenti,<br />

con l’intervento <strong>di</strong> alcuni esperti in <strong>di</strong>dattica<br />

musicale che hanno coa<strong>di</strong>uvato gli<br />

insegnanti delle otto scuole dell’infanzia<br />

e <strong>di</strong> una trentina <strong>di</strong> classi della scuola primaria.<br />

Inoltre si è dato vita all’esperienza<br />

del cantare in coro, con la costituzione<br />

<strong>di</strong> un coro in ogni scuola, ciascuno composto<br />

me<strong>di</strong>amente da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong><br />

ragazzi. I cori si sono esibiti in occasione<br />

del “Festival dei bambini” <strong>di</strong> Montecastello<br />

nel mese <strong>di</strong> maggio 2008.<br />

A integrazione degli interventi nelle<br />

scuole, il Laboratorio musicale <strong>di</strong> rete ha


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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organizzato, con la collaborazione delle<br />

associazioni musicali, ben 26 incontriconcerto<br />

rivolti alle scuole dell’infanzia,<br />

elementari e me<strong>di</strong>e, con l’esecuzione <strong>di</strong><br />

fiabe musicali, repertori <strong>di</strong> vari generi<br />

musicali, presentazione <strong>di</strong> strumenti,<br />

<strong>di</strong>alogo con i musicisti sulla professione<br />

musicale. Tra febbraio e maggio 2008<br />

hanno partecipato agli incontri-concerto<br />

una ottantina <strong>di</strong> classi con, complessivamente,<br />

circa 400 bambini delle scuole<br />

dell’infanzia, circa 1000 ragazzi delle<br />

scuole elementari e circa 190 ragazzi<br />

delle scuole me<strong>di</strong>e. Le iniziative dell’a.<br />

s. 2007-2008 si sono concluse con la<br />

manifestazione La città in musica che ha<br />

visto la realizzazione <strong>di</strong> performance e<br />

mini-concerti durante tutta la domenica<br />

25 maggio, nel cortile della scuola ‘Curtatone<br />

e Montanara’.<br />

La gestione <strong>di</strong> “Musicascuola – Laboratorio<br />

musicale <strong>di</strong> rete” è affidata ad una<br />

Giunta esecutiva, composta dai Dirigenti<br />

Scolastici e dell’Assessore alla Pubblica<br />

Istruzione, e a un Gruppo <strong>di</strong> Progetto,<br />

composto da venti insegnanti, referenti<br />

per la musica nei vari plessi scolastici,<br />

coor<strong>di</strong>nati da un esperto in pedagogia<br />

e <strong>di</strong>dattica della musica. I finanziamenti<br />

sono costituiti da un contributo delle<br />

singole scuole e da un consistente apporto<br />

dell’Amministrazione Comunale,<br />

in collaborazione con il CRED, presso il<br />

quale ha sede anche Musicascuola (Via<br />

Manzoni 22).<br />

Analoghe iniziative verranno realizzate<br />

nel corso dell’a.s. 2008-<strong>2009</strong>, con<br />

riferimento a due temi particolarmente<br />

interessanti: le fiabe e le filastrocche<br />

per fare musica con i più piccoli, il<br />

‘Paesaggio sonoro’ per i ragazzi più<br />

gran<strong>di</strong>, un paesaggio da osservare (o<br />

meglio: da ascoltare), da descrivere e,<br />

perché no, da reinventare componendo<br />

‘sculturÈ sonore, itinerari musicali,<br />

considerando la città come una grande<br />

orchestra capace <strong>di</strong> ‘armonizzarÈ<br />

i vari ‘strumentisti’ nella produzione<br />

<strong>di</strong> una piacevole sinfonia. Suonare la<br />

città <strong>di</strong>venta allora un obiettivo artistico<br />

ed espressivo che ha l’ambizione <strong>di</strong><br />

rendere piacevole, anche acusticamente<br />

parlando, i propri spazi vitali.<br />

Le iniziative <strong>di</strong> Musicascuola saranno<br />

sviluppate con il supporto determinante<br />

dell’Amministrazione Comunale <strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong>, particolarmente attenta non<br />

solo al sostegno dell’arte visiva, ma<br />

anche <strong>di</strong> quell’arte sonora che, a <strong>di</strong>fferenza<br />

della pittura, della scultura, dell’architettura,<br />

vive solo nell’istante in<br />

cui la si produce e la si ascolta. Un’arte<br />

‘fragilÈ, ma che proprio per questo<br />

esige da parte <strong>di</strong> tutti maggior rispetto,<br />

attenzione, cura, nel tentativo <strong>di</strong> rendere<br />

meno caotico il nostro vissuto sonoro<br />

quoti<strong>di</strong>ano, così spesso pieno <strong>di</strong><br />

cacofonie deturpanti e inquinanti, non<br />

solo per le nostre orecchie, ma anche e<br />

soprattutto per le nostre intelligenze.<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

DINO CAVALLINI<br />

LIUTAIO<br />

La prima volta che ho sentito<br />

parlare <strong>di</strong> Dino Cavallini è<br />

stata nella “bottega” <strong>di</strong> Loris<br />

Lanini in piazza Garibal<strong>di</strong>. Si parlava<br />

<strong>di</strong> un artigiano dalle notevoli capacità<br />

tecniche e dotato <strong>di</strong> una grande<br />

sensibilità nello scegliere i materiali<br />

per i suoi violini. Scoprii dopo, che<br />

questo sensibile artigiano liutaio altro<br />

non era che il mio barbiere. Sì proprio<br />

lui, taciturno, schivo, che mai si<br />

vantava dei suoi successi e delle sue<br />

capacità come liutaio. Il suo mestiere<br />

era il “barbiere”, il “liutaio” era un<br />

hobby, È sconcertante vedere come<br />

questi <strong>di</strong>lettanti raggiungano livelli<br />

<strong>di</strong> eccellenza, siano apprezzati dai<br />

professionisti e stimati per la qualità<br />

delle loro opere.<br />

Mi hanno raccontato che un musicista<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, trovandosi a Cremona,<br />

patria dei liutai, per portare a<br />

un liutaio il suo contrabbasso a cui<br />

doveva cambiare il ponticello, il liutaio<br />

quando seppe che era <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

gli <strong>di</strong>sse: “ Ma voi a <strong>Pontedera</strong><br />

avete il Cavallini!…”.<br />

Segue a pagina 76<br />

Dino Cavallini nella sua<br />

bottega <strong>di</strong> barbiere<br />

72<br />

73<br />

Dino Cavallini<br />

con un amico<br />

per un controllo a due


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Il controllo dello spessore<br />

è determinante per la<br />

riuscita del violino<br />

Dino con la moglie<br />

Azzaleria. Si <strong>di</strong>scute sul<br />

manico dello strumento<br />

Dino che controlla le fasce<br />

A sinistra: dopo la<br />

verniciatura gli strumenti<br />

sono stati appesi per la<br />

stagionatura<br />

Dino prova il violino per<br />

saggiare il suono<br />

Alcuni strumenti della<br />

produzione <strong>di</strong> Dino<br />

74<br />

75


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76<br />

77<br />

Produzione <strong>di</strong>fferenziata<br />

con viola e violino<br />

La nipote<br />

<strong>di</strong> Dino Cavallini con un<br />

esempio <strong>di</strong> violino<br />

Dino Cavallini nato a <strong>Pontedera</strong> il<br />

9/11/1907, morì il 18/7/1995. Era sposato<br />

con Gui<strong>di</strong> Azzaleria e non avevano<br />

figli. Aveva messo assieme, riunendo<br />

vari componenti, uno dei più bei laboratori<br />

<strong>di</strong> liuteria situato in una mansarda<br />

<strong>di</strong> via Gotti e con un or<strong>di</strong>ne preciso<br />

aveva <strong>di</strong>sposto tutti gli utensili.<br />

Altruista e amante della buona tavola,<br />

soggiornava talvolta a Montenero<br />

dove, una volta con la pittrice Bianca<br />

Bagnoli, partecipò ad una esposizione<br />

mettendo in mostra i suoi violini<br />

e viole.<br />

Si <strong>di</strong>ce, che ogni liutaio avesse nella<br />

verniciatura un segreto, decisivo per la<br />

qualità del suono dello strumento. Forse<br />

è un aneddoto, ricordo, però, che in<br />

un’occasione, io ero presente mentre<br />

il Cavallini <strong>di</strong>scuteva con il Lanini sul<br />

tono del colore, sulla <strong>di</strong>luizione della<br />

vernice o sulla qualità dell’abete per<br />

il piano e dell’acero per il fondo della<br />

cassa e sulla struttura delle fasce.<br />

Tutti questi artigiani <strong>di</strong> valore, e ce ne<br />

sono ancora, penso creino quell’humus<br />

necessario a creare un ambiente ricco<br />

e culturalmente avanzato.<br />

L’ACUSTICA A TEATRO<br />

<strong>di</strong> Valentina Reino<br />

Quando le leggi dell’acustica<br />

fisica vengono applicate a<br />

delle strutture e<strong>di</strong>lizie, possiamo<br />

parlare <strong>di</strong> acustica architettonica.<br />

L’acustica architettonica stu<strong>di</strong>a<br />

le caratteristiche volumetriche degli<br />

ambienti e le proprietà dei materiali<br />

utilizzati. Sappiamo che il suono è sia<br />

un fatto oggettivo, sia una sensazione<br />

fortemente soggettiva, infatti l’ascolto<br />

è con<strong>di</strong>zionato da situazioni psicofisiche<br />

momentanee, in base alle quali il<br />

soggetto varia il proprio giu<strong>di</strong>zio. A<br />

tale proposito la psicoacustica stu<strong>di</strong>a i<br />

meccanismi <strong>di</strong> elaborazione del suono<br />

da parte del cervello.<br />

I primi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> acustica risalgono al VI<br />

secolo a.C. con il filosofo greco Pitagora<br />

e i pitagorici, che giunsero a stabilire<br />

le relazioni fra la lunghezza delle<br />

corde vibranti e l’altezza dei suoni, oltre<br />

ad introdurre una delle prime scale<br />

musicali. La possibilità che il suono si<br />

propaghi attraverso onde <strong>di</strong> pressione<br />

fu evidenziata da Aristotele e dal suo<br />

allievo Aristosseno, le cui teorie sono<br />

state alla base della costruzione dei teatri<br />

greci all’aperto del tipo a ventaglio e<br />

degli anfiteatri romani.<br />

Per secoli i progettisti hanno cercato<br />

<strong>di</strong> ricreare in altri luoghi l’acustica<br />

perfetta dei teatri greci, anche usando<br />

espe<strong>di</strong>enti a volte dettati solo da <strong>di</strong>scutibili<br />

convinzioni.<br />

Naturalmente gli antichi trattati greci<br />

e romani, come i testi <strong>di</strong> Vitruvio e<br />

la meccanica <strong>di</strong> Erone <strong>di</strong> Alessandria,<br />

vennero ripresi nel corso del Rinasci-<br />

mento e furono d’ispirazione a progettisti<br />

e mecenati, tra cui la famiglia<br />

de’Me<strong>di</strong>ci, che volle meraviglie simili<br />

nei propri palazzi.<br />

Progressi sostanziali avvennero solo<br />

a partire dal XVI secolo. Al filosofo<br />

naturale inglese Francis Bacon<br />

(1561-1626), che per la prima volta<br />

usò il termine “arte acustica”, dobbiamo<br />

il primo esperimento sulle<br />

misurazioni acustiche.<br />

Durante tutto il ‘600 possiamo annoverare<br />

un vasto repertorio strumentale<br />

all’interno della fisica sperimentale, tra<br />

cui il monocordo, i piatti <strong>di</strong> Chladni e<br />

una ruota dentata in bronzo inventata<br />

da Robert Hooke.<br />

Fino al XVIII secolo la composizione<br />

musicale veniva influenzata dalle<br />

con<strong>di</strong>zioni del luogo in cui sarebbe<br />

stata eseguita. Il compositore Henry<br />

Purcell (1659-1695) crea impasti<br />

orchestrali e tessiture ritmiche <strong>di</strong>fferenti,<br />

quando compone per l’Abbazia<br />

<strong>di</strong> Westminster, in cui l’acustica è<br />

determinata dalla presenza <strong>di</strong> marmi,<br />

pietre dure e vetrate, rispetto a quando<br />

compone per la Cappella Reale <strong>di</strong><br />

Carlo II d’Inghilterra, dove il suono<br />

viene assorbito da tappeti e arazzi. Fu<br />

durante il tardo barocco che si invertì<br />

questo rapporto, la scienza dell’acustica<br />

cominciò a influenzare l’architettura,<br />

la quale doveva essere idonea<br />

alla tipologia <strong>di</strong> musica eseguita.<br />

Il fisico tedesco G.S. Ohm (1787-<br />

1854), durante le sue ricerche, scoprì<br />

che l’orecchio si comporta come<br />

un analizzatore acustico, in grado <strong>di</strong><br />

scomporre un suono complesso nelle<br />

<strong>di</strong>verse componenti armoniche.<br />

Bayreut, Festpielhaus<br />

Grossesschauspielhaus,<br />

Berlino


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Roma, Au<strong>di</strong>torium<br />

Teatro <strong>di</strong> Epidauro<br />

Il più antico e famoso teatro semicircolare è quello <strong>di</strong> Epidauro (360 a.C.) <strong>di</strong><br />

Polykleitos. Il proscenio sopraelevato a causa della maggiore altezza della cavea<br />

e la presenza <strong>di</strong> un logheion sopra il proscenio, riservato al coro, formavano una<br />

alta struttura a telaio, tamponata con riquadri <strong>di</strong> legno che riflettevano il suono in<br />

<strong>di</strong>rezione del pubblico. Ancora oggi le voci possono essere ascoltate chiaramente<br />

dalle file più lontane, <strong>di</strong>stanti circa 60 metri. Le gra<strong>di</strong>nate in quanto superfici<br />

perio<strong>di</strong>che contribuiscono alla <strong>di</strong>ffusione delle onde sonore e agiscono come un<br />

filtro acustico che sopprime i rumori <strong>di</strong> fondo, mentre lascia passare le frequenze<br />

alte degli esecutori.<br />

Il principio del riverbero delle onde sonore varia in base ai materiali adoperati, ci<br />

sono <strong>di</strong>fferenze a seconda del tipo <strong>di</strong> pietra e dell’angolazione rispetto alla sorgente<br />

sonora. Ad esempio in Sicilia e in Campania si ricorreva spesso alla pietra<br />

lavica come nel teatro greco-romano <strong>di</strong> Taormina (III secolo) e nell’anfiteatro <strong>di</strong><br />

Pompei.<br />

78<br />

79<br />

Fu il professor W.C. Sabine che, fra<br />

il 1895 e il 1915, gettò le fondamenta<br />

<strong>di</strong> una nuova scienza: l’acustica<br />

architettonica.<br />

Sabine fu il primo a definire il tempo<br />

<strong>di</strong> riverberazione, ovvero il tempo<br />

impiegato da un suono, dopo il suo<br />

spegnimento, per decrescere <strong>di</strong> 60 dB<br />

(decibel) <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> intensità. Inoltre<br />

progettò la Symphony Hall <strong>di</strong> Boston,<br />

costruita nel 1900 e ancora oggi tra le<br />

migliori sale da concerto.<br />

Dobbiamo tener presente, soprattutto<br />

negli ultimi decenni, dell’impegno <strong>di</strong><br />

architetti e progettisti per generalizzare<br />

la fruizione delle sale da concerto.<br />

Teatro Olimpico<br />

Il Teatro Olimpico a Vicenza progettato da Andrea Palla<strong>di</strong>o e realizzato dal figlio<br />

Silla e da Vincenzo Scamozzi nel 1585, è il primo teatro stabile fatto costruire<br />

dopo l’epoca classica, alla quale si ispira. In esso si hanno due innovazioni fondamentali:<br />

la sala coperta e la prospettiva nella scena. Quest’ultima rappresentò<br />

una rivoluzione per l’aspetto visivo e per quello acustico: i passaggi ristretti e la<br />

pendenza ascensionale data dal retroscena concedono allo spettatore la sensazione<br />

<strong>di</strong> essere immerso nel dedalo delle sette strade <strong>di</strong> Tebe.<br />

Questo teatro rappresenta l’anello <strong>di</strong> congiunzione tra l’antico e il moderno:<br />

non è più aperto e semicircolare bensì semiellittico e chiuso da un soffitto<br />

piano, con ripida gra<strong>di</strong>nata. Il suono è brillante e c’è una significativa <strong>di</strong>ffusione dovuta alla presenza<br />

delle sculture e delle ricche decorazioni.<br />

Il Teatro Italiano<br />

Con il teatro <strong>di</strong> S. Cassiano e dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia (1637- 38), in<br />

cui le file delle gra<strong>di</strong>nate vennero sostituite con <strong>di</strong>versi or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> palchi riservati<br />

all’aristocrazia, si compì un passo decisivo nella definizione del modello <strong>di</strong> teatro<br />

italiano. Il tempo <strong>di</strong> riverberazione era breve e ridotto al minimo l’eco, grazie al<br />

potere assorbente dei palchi e del pubblico in platea.<br />

La ricostruzione del Teatro <strong>di</strong> Tor<strong>di</strong>nona a Roma (1696) ad opera <strong>di</strong> Carlo Fontana,<br />

fu un modello e dette luogo ad alcune varianti, denominate pianta a ferro <strong>di</strong> cavallo<br />

e pianta a campana. Su <strong>di</strong> esso sorse a Milano il Teatro alla Scala (1778) dove l’originale interprete del neoclassicismo,<br />

Giuseppe Piermarini, ricreò un’acustica perfetta, grazie al giusto rapporto fra masse e spazi vuoti.<br />

A Palermo, nel 1897, l’architetto Basile termina la costruzione del Teatro Massimo. La sala a ferro <strong>di</strong> cavallo, con<br />

una superficie pari a quella dei teatri <strong>di</strong> Vienna e Parigi, fu concepita secondo il modello del teatro all’italiana, con<br />

file <strong>di</strong> logge sud<strong>di</strong>vise in palchi in<strong>di</strong>pendenti e <strong>di</strong>sposti secondo precisi calcoli <strong>di</strong> acustica e visibilità. La forma della<br />

sala consente al pubblico <strong>di</strong> avvicinarsi maggiormente alla scena, in virtù <strong>di</strong> una maggiore intensità del suono <strong>di</strong>retto;<br />

è la migliore risposta alle esigenze dell’opera all’italiana. L’opera lirica impone requisiti acustici molto <strong>di</strong>versi dalla<br />

musica sinfonica o da camera. Per mantenere intelligibile il libretto, non così <strong>di</strong>verso dal parlato, la riverberazione<br />

deve essere breve, affinchè le successive sillabe non siano mascherate dalla riverberazione <strong>di</strong> quelle imme<strong>di</strong>atamente<br />

precedenti.<br />

Sydney, Australia,<br />

Open House<br />

Opera House<br />

L’Opera House <strong>di</strong> Sidney (1973) <strong>di</strong>chiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è<br />

stata considerata un capolavoro del linguaggio architettonico moderno. La struttura<br />

avrebbe dovuto suggerire il comportamento sonoro delle conchiglie, ma l’architetto<br />

Jorn Utzon e l’ingegnere Ove Arup, non riuscirono a renderla acusticamente all’altezza<br />

delle aspettative, forse per certi volumi inadeguati e per le scelte legate alla<br />

standar<strong>di</strong>zzazione degli elementi costruttivi.


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81<br />

Festpielhaus <strong>di</strong> Bayreuth<br />

La Festspielhaus <strong>di</strong> Bayreuth, costruita nel 1876, come risposta al teatro aristocratico<br />

proponeva un nuovo tipo <strong>di</strong> spazialità atto a mo<strong>di</strong>ficare il rapporto<br />

tra pubblico e scena, basandosi sulle teorie drammatico - musicali <strong>di</strong> Richard<br />

Wagner. Le caratteristiche acustiche della sala sono determinate dalla pianta<br />

“a ventaglio”, dalle gran<strong>di</strong> quinte sporgenti all’interno della sala e degradanti<br />

verso il boccascena con valore <strong>di</strong> riflessione, e dai palchi e dalle gallerie con<br />

funzione assorbente. Uno degli elementi innovativi è il “golfo mistico”: fossa<br />

orchestrale articolata su sei <strong>di</strong>fferenti piani, posti sotto il livello della platea e rivestita da stucco duro, altamente<br />

riflettente. Applicando un riparo curvo <strong>di</strong>etro l’orchestra Wagner tentò <strong>di</strong> ottenere uno schermo che invii i suoni<br />

verso l’u<strong>di</strong>torio, questo ufficio era compiuto, nell’antico teatro romano, dalla parete <strong>di</strong> fondo.<br />

Il teatro wagneriano mirava alla creazione <strong>di</strong> un ambiente in cui il pubblico venisse raccolto in un’unica comunità.<br />

Con analoghe intenzioni nacque nel 1919 a Berlino la Grosses Schauspielhaus <strong>di</strong> Hans Poelzig. Un ottimo esempio<br />

<strong>di</strong> architettura espressionista, con provve<strong>di</strong>menti costruttivi e decorativi che eliminano i riflessi del soffitto troppo<br />

alto e della cupola che fu sud<strong>di</strong>visa da originali anelli, ciascuno formato ed irrigi<strong>di</strong>to da una serie <strong>di</strong> archetti.<br />

Hollywood Bowl<br />

Un tipico esempio <strong>di</strong> teatro moderno che si trova all’aperto è l’Hollywood<br />

Bowl, costruito nel 1922-1929 da Allied Architects e Frank Lloyd Wright jr.<br />

La struttura opera come un riflettore acustico che <strong>di</strong>rige il suono verso la platea,<br />

inoltre è stato ricavato, come nella tra<strong>di</strong>zione greca, in una grande cavità<br />

naturale. L’anfiteatro è stato ristrutturato da Frank O. Gehry con un intervento<br />

in 6 fasi, <strong>di</strong> cui nel 1980 la sistemazione acustica permanente della copertura<br />

dell’orchestra con sfere <strong>di</strong> fiberglass.<br />

Philarmonie <strong>di</strong> Berlino<br />

In Germania Hans Scharoun, esponente <strong>di</strong> spicco dell’architettura organica,<br />

progettò la Philarmonie <strong>di</strong> Berlino (1956-63) una sala da concerto che<br />

potrebbe sembrare il risultato dell’espressione in<strong>di</strong>viduale dell’architetto<br />

per la novità del linguaggio formale. In realtà la <strong>di</strong>sposizione dei se<strong>di</strong>li in<br />

terrazzamenti ascendenti che circondano i suonatori, costituisce una soluzione<br />

razionale ai problemi acustici e risponde all’ obiettivo <strong>di</strong> generare un<br />

rapporto tra pubblico e orchestra. La struttura dalla forma pentagonale visibile<br />

all’esterno viene mantenuta anche all’interno, l’orchestra occupa la sezione centrale della sala mentre<br />

attorno si trovano le gallerie per il pubblico e la copertura esterna è in alluminio dorato.<br />

Villaggio della Musica<br />

Renzo Piano ha progettato il Villaggio della Musica (2002) <strong>di</strong> Roma. Attraverso<br />

un’attenta analisi acustica, ogni sala è la cassa armonica più idonea<br />

al tipo <strong>di</strong> musica che vi verrà suonata. Viste dall’esterno le tre sale sembrano<br />

rocce che affiorano tra la ricca vegetazione.<br />

La sala Santa Cecilia, è stata stu<strong>di</strong>ata per i gran<strong>di</strong> concerti sinfonici, ha una<br />

scena centrale <strong>di</strong> configurazione modulabile e le sedute <strong>di</strong>sposte a terrazzamenti.<br />

La sala Sinopoli, è la più flessibile delle tre, grazie alla possibilità<br />

<strong>di</strong> adattare le <strong>di</strong>mensioni della scena e la <strong>di</strong>sposizione delle sedute secondo<br />

il tipo <strong>di</strong> spettacolo, può ospitare sia concerti <strong>di</strong> musica contemporanea che balletti.<br />

La sala più piccola, ha una configurazione simile a quella dei teatri storici, con la fossa per gli orchestrali<br />

e la struttura scenica <strong>di</strong> tipo tra<strong>di</strong>zionale anche se movibile, è in grado <strong>di</strong> ospitare opere liriche, concerti <strong>di</strong><br />

musica da camera o barocca e spettacoli teatrali. All’interno, le tre sale sono rivestite <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> ciliegio,<br />

adatto ad accogliere e restituire in modo affidabile le onde sonore.<br />

MARIA CIOPPI<br />

CANTANTE LIRICA<br />

<strong>di</strong> Anna Vanni<br />

Ho incontrato casualmente Maria<br />

Cioppi sul “PIAZZONE”<br />

verso la fine dell’estate 2008<br />

. Si è <strong>di</strong>retta verso <strong>di</strong> me col suo bel<br />

sorriso cavalcando una bicicletta stracarica<br />

<strong>di</strong> borse della spesa e agitando<br />

una mano in segno <strong>di</strong> saluto.<br />

Immagine davvero inusuale <strong>di</strong> una<br />

cantante abituata a calcare importanti<br />

palcoscenici <strong>di</strong> teatri esteri e italiani.<br />

Immagine inusuale però per chi non<br />

conosce la sua schiettezza e la sua semplicità<br />

e non per le persone che hanno<br />

la possibilità <strong>di</strong> poterla frequentare nel<br />

privato. Ci fermiamo un po’ a parlare;<br />

le chiedo dei suoi successi, dei suoi<br />

impegni futuri ma la reciproca fretta<br />

e il pranzo che aspetta non mi danno,<br />

come vorrei, la possibilità <strong>di</strong> iniziare<br />

un <strong>di</strong>scorso che metta bene in luce la<br />

sua professionalità.<br />

Domando se possiamo incontrarci <strong>di</strong><br />

nuovo e Maria propone <strong>di</strong> vederci a<br />

casa sua.<br />

Il giorno seguente, sedute sul <strong>di</strong>vano<br />

del salotto, ripren<strong>di</strong>amo il <strong>di</strong>scorso<br />

interrotto in un ambiente caldo, fantasioso,<br />

perfettamente aderente alla<br />

sua personalità.<br />

Le chiedo quando ha deciso <strong>di</strong> intraprendere<br />

una carriera interessante<br />

ma <strong>di</strong>fficile.<br />

Mi risponde che la voglia <strong>di</strong> esprimersi<br />

con ilcanto non è nata con lei. Voleva<br />

fare altre cose, non pensava assolutamente<br />

<strong>di</strong> poter <strong>di</strong>ventare una cantante<br />

lirica. Le persone a lei vicine però, familiari,<br />

parenti, amici, <strong>di</strong>cendole che<br />

aveva una bella voce, l’hanno consigliata<br />

a valorizzare questa sua qualità.<br />

Ha cominciato allora a cantare nel<br />

Coro Parrocchiale del Duomo <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>,<br />

<strong>di</strong>stinguendosi subito, fra i coristi,<br />

per il volume e l’armonia della<br />

voce, elementi questi che l’hanno spinta<br />

successivamente a intraprendere lo<br />

stu<strong>di</strong>o del canto, uno stu<strong>di</strong>o però non<br />

finalizzato nelle, sue intenzioni, a una<br />

possibile carriera <strong>di</strong> cantante. Pensava<br />

che la conquista <strong>di</strong> un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

o un <strong>di</strong>ploma, le avrebbero permesso<br />

eventualmente <strong>di</strong> insegnare.<br />

I casi della vita però l’hanno portata a<br />

percorrere strade <strong>di</strong>verse da quelle immaginate.<br />

Determinante è stata per lei la conoscenza<br />

<strong>di</strong> persone operanti nel campo<br />

musicale che l’hanno convinta a stu<strong>di</strong>are<br />

per seguire la strada del canto.<br />

Negli anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, passando da un insegnante<br />

a un altro, veniva in<strong>di</strong>rizzata<br />

da alcuni in un senso, da altri in un altro.<br />

Poiché Maria aveva cominciato gli stu<strong>di</strong><br />

quando era una adolescente e aveva<br />

una voce chiara e squillante, i maestri<br />

ritennero che il suo timbro vocale fosse<br />

quello <strong>di</strong> un soprano leggero. Successivamente,<br />

entrando a stu<strong>di</strong>are nel Conservatorio<br />

<strong>di</strong> Lucca, Maria cominciò<br />

“... ad aprire gli occhi”. Sulle sue corde<br />

vocali si erano formati dei noduli che<br />

non le permettevano più <strong>di</strong> emettere i<br />

toni acuti da soprano leggero. Pensò<br />

allora <strong>di</strong> abbandonare gli stu<strong>di</strong>. La madre<br />

<strong>di</strong> Maria, però, avendo visto in una<br />

trasmissione televisiva il famoso tenore<br />

Carlo Bergonzi che teneva con passione<br />

e <strong>di</strong>sponibilità dei Master in una<br />

Accademia Musicale, decise <strong>di</strong> contattarlo<br />

per chiedergli un’au<strong>di</strong>zione per la<br />

figlia. La richiesta fu accolta dal tenore<br />

che, in seguito all’au<strong>di</strong>zione si espresse<br />

in termini positivi <strong>di</strong>cendo che “quella<br />

voce” meritava assolutamente <strong>di</strong> essere<br />

valorizzata.<br />

Incoraggiata da questa valutazione<br />

Maria continuò il suo percorso artistico<br />

riuscendo a prendere una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

e a fare un’Accademia <strong>di</strong> quaranta<br />

giorni a Busseto.<br />

Queste esperienze la incoraggiarono a<br />

pensare che, forse, “ ce la poteva fare”a<br />

proseguire nel suo cammino.<br />

Ricominciò cantando “L’ELISIR<br />

D’AMORE” <strong>di</strong> DONIZZETTI e “LE<br />

NOZZE DI FIGARO” <strong>di</strong> MOZART<br />

però non era ancora ben definito ben<br />

definito quale sarebbe stato in futuro il<br />

percorso artistico.<br />

MARIA CIOPPI<br />

È nata e risiede a <strong>Pontedera</strong>.<br />

Ha iniziato cantando nel<br />

Coro parrocchiale del Duomo<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>.<br />

Ha stu<strong>di</strong>ato con vari insegnanti<br />

e, successivamente,<br />

iscrivendosi al Conservatorio<br />

“Boccherini” <strong>di</strong> Lucca.<br />

Avendo vinto una borsa<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ha continuato<br />

ha continuato il suo “iter“<br />

presso l’Accademia Musicale<br />

<strong>di</strong> Busseto. Stu<strong>di</strong>ando<br />

ancora da privatista, ha<br />

conseguito il Diploma <strong>di</strong><br />

Conservatorio presso<br />

il Conservatorio “Niccolò<br />

Paganini” <strong>di</strong> Genova.<br />

Ha mosso i suoi primi passi<br />

nell’ambiente musicale<br />

molto giovane cantando<br />

brani Da “L’Elisir d’Amore“<br />

e da “Le Nozze <strong>di</strong> Figaro“<br />

<strong>di</strong> Mozart.<br />

Nel 1989, a Torre del Lago,<br />

ha cantato nell’opera “ Suor<br />

Angelica” <strong>di</strong> Puccini e, negli<br />

anni seguenti, in molti<br />

importanti teatri.<br />

Attualmente, con il maestro<br />

e collega Luca Casarin, stu<strong>di</strong>a<br />

per affrontare ruoli congeniali<br />

alla sua sensibilità.<br />

Collaborando con Mario<br />

Dra<strong>di</strong>, importante agente<br />

a livello internazionale,<br />

ha interpretato il ruolo <strong>di</strong><br />

Colombina nell’opera “Le<br />

Donne Curiose“ <strong>di</strong> Wolf<br />

Ferrari, ottenendo anche<br />

importanti ruoli <strong>di</strong> comprimariato<br />

in opere rappresentate<br />

all’Arena <strong>di</strong> Verona e al<br />

San Carlo <strong>di</strong> Napoli.<br />

A Verbania, sul Lago Maggiore,<br />

ha cantato nell’opera<br />

“Aida” <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, <strong>di</strong>retta da<br />

Lorin Mazel e, come interprete<br />

principale, in un’opera<br />

<strong>di</strong> Menotti intitolata “Il<br />

telefono“.<br />

Nel Dicembre 2008, si è<br />

esibita durante una tournèe


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83<br />

<strong>di</strong> concerti pucciniani a Las<br />

Palmas, nelle isole Canarie<br />

e nei concerti <strong>di</strong> Natale a<br />

Ragusa e Augusta.<br />

Arena <strong>di</strong> Verona,<br />

Rigoletto <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong><br />

Messina,<br />

Il Falstaff <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong><br />

Gli insegnanti del Conservatorio non<br />

avevano ben capito le caratteristiche<br />

del suo timbro vocale e le avevano imposto<br />

un repertorio non adatto.<br />

Successivamente, continuando a stu<strong>di</strong>are<br />

e frequentando anche altri insegnanti,<br />

capì che la sua voce avrebbe<br />

potuto affrontare esperienze da soprano<br />

lirico.<br />

In seguito a una visita effettuata da una<br />

celebre foniatra, venne poi a sapere<br />

che la sua laringe aveva una conformazione<br />

particolare che le permetteva <strong>di</strong><br />

emettere toni da soprano leggero ma<br />

che aveva sostanzialmente un apparato<br />

da soprano lirico puro.<br />

Questo fatto la spinse successivamente<br />

ad aspirare a ruoli prevalentemente<br />

drammatici, passionali come<br />

la “TOSCA “<strong>di</strong> PUCCINI o DONNA<br />

ELVIRA nel “DON GIOVANNI” <strong>di</strong><br />

MOZART.<br />

Attualmente, in sintonia con la sua<br />

scelta, sta facendo un “grande lavoro”<br />

con il maestro e collega LUCA<br />

CASARIN.<br />

Stu<strong>di</strong>ando con lui ha scoperto nella<br />

sua voce delle qualità che non aveva<br />

mai sfruttato e che possono realmente<br />

offrirle l‘occasione <strong>di</strong> affrontare<br />

ruoli più congeniali alla sua sensibilità<br />

<strong>di</strong> artista.<br />

Secondo Maria però, “... un tempo i<br />

cantanti erano …i cantanti! Per loro<br />

era importante come vivevano un<br />

personaggio”. Pensa invece che oggi<br />

<strong>di</strong>rettori d’orchestra e registi spesso<br />

impongano le loro idee a cantanti e<br />

registi per i quali, pur restando aderenti<br />

al testo, è determinante come<br />

“scolpire” un personaggio.<br />

Ritiene comunque che ci siano alcuni<br />

registi, ZEFFIRELLI, UGO GUER-<br />

RA, ABBADO e altri che non stravolgono<br />

i testi e rispettano il ruolo degli<br />

interpreti. Alla domanda se lei pensa<br />

<strong>di</strong> essere stata capita e valorizzata adeguatamente,<br />

secondo la sua professionalità,<br />

risponde: “Non in pieno”.<br />

Chiarisce il concetto <strong>di</strong>cendo che se un<br />

artista non ha un’agenzia con la quale<br />

avere rapporti <strong>di</strong> collaborazione, le<br />

possibilità <strong>di</strong> lavorare sono poche.<br />

Ha cominciato a cantare molto giovane,<br />

nel 1989 a TORRE DEL LAGO<br />

interpretando un piccolo ruolo nella<br />

“SUOR ANGELICA” <strong>di</strong> PUCCINI.<br />

Successivamente, per 15, 16 anni, le<br />

sono stati offerti ruoli meno importanti<br />

perché “…gran parte <strong>di</strong> quello<br />

che ho fatto, l’ho fatto da sola, senza<br />

alcun aiuto”.<br />

Scriveva ai <strong>di</strong>rettori dei teatri, andava<br />

a fare au<strong>di</strong>zioni ma otteneva solo “ le<br />

briciole“ perché non aveva alle spalle<br />

un’agenzia che la proponeva.<br />

È stato molto <strong>di</strong>fficile per lei continuare<br />

nel suo cammino artistico. Ha perseverato<br />

spinta dalla passione e dalla sua<br />

forza <strong>di</strong> volontà finchè ha incontrato<br />

MARIO DRADI, uno dei più importanti<br />

agenti, a livello mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

artisti quali PLACIDO DOMINGO,<br />

CARRERAS, RAIMONDI, la GULE-<br />

GHINA, BRUSON…<br />

L’incontro con Mario Dra<strong>di</strong> col quale<br />

sta collaborando da qualche anno, è<br />

stato per lei determinante perché le ha<br />

permesso <strong>di</strong> rinunziare a ruoli minori<br />

per affrontarne più importanti come<br />

quello <strong>di</strong> COLOMBINA nell’opera<br />

“LE DONNE CURIOSE” <strong>di</strong> WOLF<br />

FERRARI che è stata rappresentata al<br />

Teatro Filarmonico <strong>di</strong> VERONA.<br />

Attualmente, sempre in collaborazio-


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Concerto a <strong>Pontedera</strong><br />

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Verona, Le donne curiose<br />

<strong>di</strong> Wolf Ferrari<br />

ne con l’Agenzia <strong>di</strong> M. Dra<strong>di</strong>, alterna<br />

a questi ruoli altri <strong>di</strong> “comprimariato”<br />

in opere quali il “RIGOLETTO”<br />

<strong>di</strong> VERDI, cantando in gran<strong>di</strong> teatri<br />

come l’ ARENA <strong>di</strong> VERONA e il SAN<br />

CARLO <strong>di</strong> NAPOLI e facendo anche<br />

importanti registrazioni in DVD. In<br />

occasione del cinquantenario dalla<br />

morte <strong>di</strong> TOSCANINI, a Verbania sul<br />

Lago Maggiore, ha anche cantato nell’<br />

AIDA <strong>di</strong>retta da LORIN MAZEL col<br />

quale ha fatto poi una tournée<br />

in Brasile.<br />

Nel prossimo mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />

(2008), sempre collaborando<br />

con l’Agenzia <strong>di</strong><br />

Mario Dra<strong>di</strong>, il cui impegno<br />

è finalizzato anche alla realizzazione<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> eventi<br />

a carattere internazionale,<br />

andrà a Las Palmas, nelle<br />

Gran Canarie, dove avrà<br />

luogo una serie <strong>di</strong> concerti<br />

pucciniani.<br />

Quando ho chiesto a Maria<br />

la sua opinione sui musicisti<br />

contemporanei come LUIGI<br />

NONO, mi ha risposto che<br />

non ha, a tale riguardo, una<br />

conoscenza approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Ha cantato però in un’opera<br />

<strong>di</strong> MENOTTI intitolata “IL<br />

TELEFONO” nella quale<br />

gli interpreti sono soltanto<br />

due: un soprano, LUCY, interpretato<br />

da Maria e BEN,<br />

interpretato da un baritono.<br />

In pratica l’interpretazione <strong>di</strong> questa<br />

Lucy si svolge al telefono nella paradossale<br />

situazione, decisa dal regista,<br />

<strong>di</strong> un trasloco per cui la protagonista,<br />

affaccendata a riempire scatoloni e<br />

contemporaneamente a rispondere alle<br />

telefonate, riesce a malapena a scambiare<br />

qualche parola col povero fidanzato<br />

Ben che vuole chiederle <strong>di</strong> sposarlo<br />

ma che per parlarle è costretto<br />

anche lui a telefonarle dall’esterno.<br />

Maria <strong>di</strong>ce che questo è un tipo <strong>di</strong><br />

scrittura musicale molto <strong>di</strong>verso da<br />

quello con cui si è formata musicalmente<br />

però, in qualche modo vicino<br />

al suo “animus” per il “suo aspetto<br />

<strong>di</strong>vertente e comico”.<br />

Afferma anche <strong>di</strong> essere una “pucciniana<br />

sfegatata” perché Puccini tocca le<br />

corde del suo animo e perché, da toscana,<br />

ritiene che in opere come BOHE-<br />

ME o BUTTERFLY, emergano “palpiti<br />

e fremiti della toscanità dell’autore”.<br />

Prima <strong>di</strong> concludere la nostra lunga<br />

conversazione, le chiedo se può parlarmi<br />

<strong>di</strong> alcune cantanti liriche da lei<br />

particolarmente apprezzate . Mi risponde<br />

facendo i nomi <strong>di</strong> : MIREL-<br />

LA FRENI, RENATA TEBALDI,<br />

MARIA CALLAS.<br />

“... la Callas aveva una voce che le<br />

permetteva <strong>di</strong> fare ciò che voleva, nonostante<br />

il colore <strong>di</strong> quella voce fosse<br />

metallico. La Callas era talmente<br />

padrona del suo strumento - voce che<br />

non lasciava niente al caso, stu<strong>di</strong>ava<br />

qualsiasi parola, qualsiasi inflessione,<br />

<strong>di</strong>ventando sul palcoscenico il personaggio<br />

che interpretava e portando sul<br />

palcoscenico una ventata <strong>di</strong> novità”.<br />

A questo punto della nostra amichevole<br />

conversazione, ritenendo <strong>di</strong> avere un<br />

pò “abusato” della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> Maria,<br />

la ringrazio per la sua gentilezza.<br />

Le auguro <strong>di</strong> proseguire nel suo cammino<br />

<strong>di</strong> artista raccogliendo i successi<br />

che merita ma restando la bella<br />

persona che è.<br />

Messina,<br />

Le nozze <strong>di</strong> Figaro<br />

<strong>di</strong> Mozart<br />

Verona, Carmen <strong>di</strong> Bizet


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

IL TEATRO ERA<br />

Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Retro della struttura<br />

a cura della Redazione del Centro<br />

Entrata del Teatro Era<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

Il 21 ottobre dopo circa 15 anni dall’inizio<br />

dei lavori è stato inaugurato<br />

il teatro Era, un teatro con soluzioni<br />

e innovazioni tecnologiche d’avanguar<strong>di</strong>a<br />

che lo pongono ai primi posti<br />

nella scala dei valori tecnologici.<br />

È un teatro che è cresciuto con la voglia<br />

dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> avere una struttura<br />

degna <strong>di</strong> questo nome: ricordo una<br />

manifestazione pubblica, a sostegno<br />

del teatro, per la ripresa dei lavori interrotti<br />

a cui parteciparono anche Gerzy<br />

Grotowski, gli attori dell’O<strong>di</strong>n Teatret<br />

e una gran folla: cose mai viste per<br />

un avvenimento culturale. Quin<strong>di</strong>, se il<br />

teatro c’è è merito dei citta<strong>di</strong>ni e delle<br />

autorità. Si deve riconoscere anche un<br />

gran merito agli addetti ai lavori che<br />

hanno saputo trasformare un sogno in<br />

una realtà, che ha dato a questa città,<br />

un luogo <strong>di</strong> incontro culturale per il<br />

teatro e per una scuola <strong>di</strong> attori.<br />

Un Festival <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong> questo teatro<br />

si è svolto nei due mesi <strong>di</strong> ottobre e<br />

novembre e ha coinvolto tutta la città<br />

per la varietà degli interventi. L’impegno<br />

proseguirà con i vari laboratori<br />

messi in programma per un lavoro che<br />

si annuncia lungo e gratificante per le<br />

nuove generazioni.<br />

La struttura avrà altre funzioni perché<br />

sarà anche la sede il Consiglio <strong>di</strong><br />

Quartiere, della filarmonica “Volere<br />

è Potere” e della Fondazione <strong>Pontedera</strong><br />

Teatro.<br />

Interno<br />

Il Teatro Greco<br />

72<br />

73


Centro <strong>di</strong> Documentazione Fotografica<br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Immagini dell’interno<br />

del Teatro Era<br />

BRENNO RISTORI<br />

<strong>di</strong> Michelangelo Gorini<br />

88<br />

89<br />

Ci raccontano i vecchi pontederesi<br />

la storia <strong>di</strong> un tenore dalla voce<br />

chiara e squillante che ebbe i suoi<br />

natali in questa città nel 1912; Brenno Ristori<br />

che ebbe anche la fortuna <strong>di</strong> cantare<br />

ed essere apprezzato dai maggiori artisti<br />

lirici del suo tempo. Iniziò a stu<strong>di</strong>are canto<br />

nella scuola del maestro Raul Frazzi <strong>di</strong><br />

Firenze, una scuola ritenuta importante<br />

e dalla quale era uscito il baritono Gino<br />

Bechi, un grande della lirica. Brenno Ristori<br />

vincitore al concorso “voci nuove”<br />

indetto dal Teatro Comunale <strong>di</strong> Firenze,<br />

come tenore, insieme a Rolando Panerai<br />

vincitore come baritono, ebbe una carriera<br />

artistica ricca <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni per<br />

aver interpretato ruoli <strong>di</strong> rilievo e aver<br />

BRENNO RISTORI<br />

Appunti cronologici<br />

1947 - Pisa/ Concerto vocale.<br />

1948 - Pisa/ Teatro Italia “Lucia<br />

<strong>di</strong> Lammermoor”.<br />

1948 - <strong>Pontedera</strong>/ Teatro Italia<br />

“Lucia <strong>di</strong> Lammermoor”.<br />

1948 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“Chovanjcina”, “Lombar<strong>di</strong><br />

alla prima crociata”,<br />

“Salomè”, “Aida”.<br />

1950 - Lucca/ Teatro del Giglio<br />

“I Pagliacci”.<br />

1950 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“Rigoletto”, “Boris<br />

Godounov”.<br />

1951 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“I vespri siciliani”,<br />

“Traviata”, “Ballo in maschera”,<br />

“Aida”.<br />

1953 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“Dama <strong>di</strong> picche”,<br />

“Guerra e pace”.<br />

1954 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“La fanciulla del<br />

West”, “Il contrabbasso”,<br />

“Nabucco”.<br />

1955 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“Don Sebastiano”,<br />

“Werther”, “La fiera <strong>di</strong> Sorocinsky”.<br />

1957 - Firenze/ Teatro Comunale<br />

“Ballo in maschera”.<br />

“Nei “Pagliacci” si sono <strong>di</strong>stinti<br />

soprattutto la soprano<br />

Rinetta Romboli (Nedda)<br />

e il giovanissimo baritono<br />

Raoul Di Fiorino (Tonio),<br />

una sicura promessa del<br />

teatro lirico. Bene anche il<br />

tenore Brenno Ristori (Canio),<br />

il baritono Alfredo Fineschi<br />

(Silvio) ed il tenore<br />

Mo<strong>di</strong>gliano Sernissi (Arlecchino)”.<br />

(da “Al Teatro del<br />

Giglio”, 14 febbraio 1950)<br />

In alto: Brenno Ristori in<br />

La Fanciulla del West<br />

Sotto: Prove<br />

per La Traviata<br />

A fianco: Brenno Ristori<br />

è il primo a sinistra<br />

seduto con il clarino


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

cantato con i più gran<strong>di</strong> artisti della lirica<br />

della sua epoca. Nel 1948, dopo “Lucia<br />

<strong>di</strong> Lammermoor” a Pisa e a <strong>Pontedera</strong>,<br />

nel ruolo <strong>di</strong> “Edgardo” accanto al celebre<br />

soprano Lina Pagliughi, lasciò nei vecchi<br />

pontederesi un ricordo indelebile; nello<br />

stesso anno fece il suo debutto al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Firenze in “Chovanscina”<br />

<strong>di</strong> Mussorgsky <strong>di</strong>retta da Vittorio Guì e<br />

con artisti del calibro <strong>di</strong> Nicola Rossi -<br />

Lemeni e Boris Christoff.<br />

Nel febbraio del 1950 cantò “ I Pagliacci”<br />

al Teatro del Giglio <strong>di</strong> Lucca nel ruolo <strong>di</strong><br />

“Canio” ottenendo un ottimo successo.<br />

Nel 1954 prese parte alla memorabile<br />

“Fanciulla del West” <strong>di</strong> G. Puccini, <strong>di</strong>retta<br />

dal grande Dimitri Mitropoulos con<br />

la regia <strong>di</strong> Curzio Malaparte accanto al<br />

tenore Mario del Monaco al soprano<br />

Eleonor Steber e al baritono Gian Giacomo<br />

Guelfi nei ruoli principali. Brenno<br />

Ristori è rimasto attivo al Teatro Comunale<br />

<strong>di</strong> Firenze dove ha svolto la maggiore<br />

attività artistica nei ruoli <strong>di</strong> comprimario<br />

fino al 1957 partecipando sia<br />

alle stagioni invernali, sia a quelle del<br />

Maggio Musicale, sia a tutte le gran<strong>di</strong><br />

produzioni, insieme ai gran<strong>di</strong> della musica<br />

che in quel periodo calcarono quel<br />

palcoscenico. Morì nel 1997.<br />

In alto a sinistra:<br />

il programma <strong>di</strong> sala<br />

<strong>di</strong> Kovanscina, l’opera<br />

fu rappresentata a Firenze<br />

nel <strong>di</strong>cembre del 1948<br />

Locan<strong>di</strong>na de<br />

“La fanciulla del West”<br />

90<br />

91<br />

In alto a destra:<br />

Brenno Ristori,<br />

“Il contrabbasso”<br />

Sotto:<br />

Brenno Ristori<br />

è l’ultimo a destra<br />

A fianco:<br />

“Werther”, Brenno Ristori<br />

è il primo a destra<br />

La fanciulla del West


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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92<br />

93<br />

RICCARDO MORETTI<br />

Riccardo Moretti si è <strong>di</strong>plomato<br />

in flauto presso il<br />

conservatorio “Boccherini”<br />

<strong>di</strong> Lucca. Ha stu<strong>di</strong>ato composizione<br />

con il M° Gaetano<br />

Giani Leporini. Ha seguito<br />

corsi superiori <strong>di</strong> flauto con il<br />

M° Severino Gazzelloni e <strong>di</strong>rezione<br />

d’orchestra con il M°<br />

Franco Ferrara presso l’Accademia<br />

<strong>di</strong> S. Cecilia in Roma.<br />

Ha collaborato per molti anni<br />

con il M° Carlo Maria Giulini<br />

e, per la musica da film<br />

con il M° Nino Rota. È stato<br />

invitato a <strong>di</strong>rigere l’orchestra<br />

sinfonica della televisione<br />

belga. È stato <strong>di</strong>rettore stabile<br />

dell’Orchestra Giovanile Toscana<br />

e dell’Ensemble Music<br />

Brass formato da solisti della<br />

New York Sinfony e della<br />

Philadelphia Orchestra. Dal<br />

1992 è Guest Director dell’orchestra<br />

del teatro Bolshoj<br />

<strong>di</strong> Mosca, dell’orchestra Gostelera<strong>di</strong>o<br />

e della Moskow<br />

Synfony. Ha composto colonne<br />

sonore per film e documentari<br />

e musica <strong>di</strong> scena per<br />

teatro tra cui “Un po’ per non<br />

morire”,sulla vita <strong>di</strong> Puccini<br />

presentato a Torre del Lago<br />

e al festival <strong>di</strong> Tel Aviv. A<br />

Mosca gli è stato attribuito<br />

il “Premio Nino Rota” dall’Unione<br />

dei Compositori<br />

Russi. Ha curato per la RAI:<br />

“ La musica nel cinema italiano”<br />

e”Il 50° Anniversario<br />

del Maggio Musicale Fiorentino.<br />

Ha presentato al Teatro<br />

Regio <strong>di</strong> Parma il suo lavoro<br />

ebraico “Ebraica” con il ballerino<br />

Tierry Parmentier. Insegna<br />

presso il conservatorio<br />

“A. Boito” <strong>di</strong> Parma dove ha<br />

la cattedra <strong>di</strong> flauto e composizione<br />

per Musica da Film.<br />

Nel 2008 ha interpretato il<br />

ruolo <strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />

nel film <strong>di</strong> Paolo Benvenuti<br />

“Puccini e la fanciulla”.<br />

RICCARDO MORETTI<br />

<strong>di</strong> Anna Vanni<br />

A<br />

<strong>Pontedera</strong> il ricordo <strong>di</strong> Riccardo<br />

Moretti è rimasto nel<br />

tempo molto vivo. Suo padre,<br />

Furio Moretti, conosciuto in<br />

città perché portiere dell’ospedale<br />

“Lotti”, aveva trasmesso al figlio, fin<br />

dalla sua prima infanzia, la sua passione<br />

per la musica. Frequentando la<br />

scuola elementare, Riccardo ha avuto<br />

ulteriori stimoli. Negli anni 1960<br />

infatti, a <strong>Pontedera</strong>, nell’ambito della<br />

scuola primaria, venivano fatte interessanti<br />

esperienze <strong>di</strong> educazione<br />

<strong>di</strong>dattica a carattere teatrale e musicale.<br />

Venivano organizzati spettacoli<br />

sotto la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> maestri <strong>di</strong> musica<br />

quali la Sig.Vaber e il Maestro<br />

Bonsignori, con la collaborazione <strong>di</strong><br />

due giovani insegnanti, Pazzi Maria<br />

Novella e la sottoscritta, desiderose<br />

<strong>di</strong> affrontare nuove esperienze a<br />

carattere <strong>di</strong>dattico. In uno <strong>di</strong> questi<br />

spettacoli intitolato “Il giro del mondo”,<br />

gli alunni, accompagnati da una<br />

piccola orchestra composta da com-<br />

pagni <strong>di</strong> scuola e <strong>di</strong>retta dal Maestro<br />

Bonsignori, erano impegnati in<br />

danze russe, olandesi, cancan, valzer<br />

viennesi… È proprio in quest’ultimo<br />

ballo che ve<strong>di</strong>amo il nostro piccolo<br />

Riccardo,con i suoi riccioli neri e il<br />

suo bel frac che tiene al braccio la<br />

compagna Enrica Ercoli, nel… vortice<br />

della danza.<br />

Negli anni ’70 ve<strong>di</strong>amo Riccardo<br />

Moretti ancora impegnato nella<br />

scuola, questa volta però nel ruolo<br />

<strong>di</strong> flautista. I professori delle materie<br />

artistiche della scuola me<strong>di</strong>a<br />

“Curtatone e Montanara” avevano<br />

organizzato dei concerti per gli studenti<br />

con l’intento <strong>di</strong> proporre ai<br />

ragazzi la conoscenza <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong><br />

musica,quella classica,che <strong>di</strong>fficil-<br />

mente avrebbero ascoltato se non<br />

guidati. Naturalmente,per coinvolgere<br />

i ragazzi, era importante rivolgersi<br />

a musicisti giovani che proponessero<br />

brani adeguati. Pensarono<br />

allora <strong>di</strong> invitare a scuola,per fare<br />

alcuni concerti,un giovane flautista,<br />

Riccardo Moretti, che conoscevano<br />

bene perché aveva stu<strong>di</strong>ato nella<br />

loro scuola e si era successivamente<br />

<strong>di</strong>plomato in flauto presso il<br />

“Conservatorio “Luigi Boccherini”<br />

<strong>di</strong> Lucca. Riccardo accettò volentieri<br />

e fece brevi concerti per varie<br />

classi suonando brani con il flauto e<br />

lasciando negli alunni il ricordo <strong>di</strong><br />

un’esperienza gratificante. A <strong>Pontedera</strong><br />

ha <strong>di</strong>retto anche per <strong>di</strong>versi anni<br />

la filarmonica “Volere è Potere”,<br />

poi,prendendo il volo verso altri più<br />

importanti li<strong>di</strong>, ha raggiunto prestigiosi<br />

traguar<strong>di</strong>,ultimo dei quali nel<br />

2008 quando ha interpretato il ruolo<br />

<strong>di</strong> Giacomo Puccini nel film del regista<br />

Paolo Benvenuti “Puccini e la<br />

Fanciulla”che lo vede protagonista a<br />

livello internazionale.<br />

Queste sue affermazioni,insieme a<br />

molte altre, possono essere <strong>di</strong> stimolo<br />

alla citta<strong>di</strong>nanza per conoscere<br />

meglio il valore <strong>di</strong> questo nostro<br />

“pontaderese”.<br />

A sinistra: ritratto<br />

<strong>di</strong> Riccardo Moretti<br />

A destra: ritratto<br />

<strong>di</strong> Giacomo Puccini<br />

(straor<strong>di</strong>naria somiglianza)<br />

Riccardo Moretti all’interno<br />

del cortile del conservatorio<br />

A. Boito <strong>di</strong> Parma<br />

Moretti a Mosca mentre<br />

<strong>di</strong>rige l’orchestra Bolshoi


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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Foto riprese prima<br />

della partenza<br />

per Bruxelles.<br />

Qui a fianco la parte<br />

riquadrata in basso<br />

ingran<strong>di</strong>ta<br />

DAVID CALAMAI<br />

a cura della Redazione del Centro<br />

Gli episo<strong>di</strong> che riguardano persone<br />

“note” nella vita <strong>di</strong> una<br />

Comunità, passando <strong>di</strong> bocca<br />

in bocca, si alterano fino a <strong>di</strong>ventare<br />

“miti”, la tra<strong>di</strong>zione orale poi fa si che<br />

gli episo<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventino patrimonio consolidato<br />

della Comunità. Vi è anche il<br />

rovescio della medaglia: avviene che<br />

questi episo<strong>di</strong> si <strong>di</strong>mentichino e gli<br />

episo<strong>di</strong> cadano nell’oblio.<br />

È il caso <strong>di</strong> David Calamai, violinista <strong>di</strong><br />

prima fila, per 44 anni alla scala <strong>di</strong> Milano.<br />

Noi della Redazione e alcuni ricercatori,<br />

abbiamo iniziato a interessarci <strong>di</strong><br />

lui da molto tempo perché volevamo de<strong>di</strong>care<br />

il numero del <strong>Bollettino</strong> 2008 alla<br />

musica nella Valdera. Come si fa <strong>di</strong> solito<br />

in questi casi si incomincia a consultare i<br />

parenti stretti per poi allargare la ricerca.<br />

Per quanto si sia ricercato tra i parenti,<br />

nessuno aveva una fotografia o una notizia<br />

da darci! Sembrava quasi che non<br />

fosse mai esistito; eppure io mi ricordavo<br />

che mio padre mi aveva parlato <strong>di</strong> questo<br />

ragazzo pro<strong>di</strong>gio che a 8 anni aveva<br />

tenuto un concerto per violino al Teatro<br />

Comunale <strong>di</strong> Firenze, che il maestro Arturo<br />

Toscanini lo aveva ascoltato mentre<br />

suonava in un locale in Galleria a Milano<br />

e lo aveva voluto nella sua orchestra<br />

come “Primo violino”. Lo aveva poi portato<br />

con sé in una tourné in America. Altri<br />

94<br />

95<br />

mi avevano confermato le stesse notizie,<br />

ma non si trovava traccia <strong>di</strong> questo pro<strong>di</strong>gio.<br />

Una prima conferma venne da Sauro<br />

Lupi, esperto musicofilo, che negli archivi<br />

della Diocesi <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> aveva trovato<br />

l’atto <strong>di</strong> nascita del Calamai che informava<br />

della nascita il 2 <strong>di</strong>cembre 1899,<br />

altre notizie in<strong>di</strong>cavano che si era sposato<br />

a Milano e qui era morto il 28 febbraio<br />

1983. Nel <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, all’Ufficio<br />

anagrafe, è stato ritrovato l’atto <strong>di</strong><br />

nascita. Quin<strong>di</strong> l’esistenza era certa ora<br />

mancava il vissuto artistico. L’archivio<br />

del Museo della Scala <strong>di</strong> Milano ci ha<br />

fornito alcune notizie: Calamai David<br />

è stato <strong>di</strong>pendente del Teatro alla Scala<br />

per 44 anni come violino <strong>di</strong> prima fila<br />

ma non <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una sua fotogra-<br />

fia. Michele Gorini, esperto e appassionato<br />

<strong>di</strong> musica ha condotto una ricerca<br />

attraverso molte pubblicazioni librarie<br />

sull’attività della Scala <strong>di</strong> Milano, ricercando<br />

tra le varie immagini pubblicate<br />

una possibile immagine <strong>di</strong> Calamai.<br />

Ingran<strong>di</strong>te e riprodotte una decina <strong>di</strong><br />

immagini con il maestro Toscanini e gli<br />

orchestrali le abbiamo sottoposte ai conoscenti<br />

del Calamai per in<strong>di</strong>viduarne il<br />

maestro: esito negativo. Michele Gorini<br />

ha infine ritrovato su una pubblicazione<br />

del Teatro alla Scala del 1958, inerente<br />

la tournée dell’orchestra in occasione<br />

dell’Expò a Bruxelles dello stesso anno<br />

le foto dell’orchestra al completo, nell’ingran<strong>di</strong>mento<br />

riconosciamo David<br />

Calamai con il suo violino.<br />

I componenti<br />

dell’orchestra della Scala


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

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Una delle prime<br />

esibizioni pubbliche<br />

della “Volere è Potere”<br />

Un’esibizione pubblica<br />

<strong>di</strong>retta dal maestro Granchi<br />

LA “VOLERE è POTERE”<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

Una delle Istituzioni musicali più<br />

longeve, tra alti e bassi, della città<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> è senza dubbio<br />

la Filarmonica “Volere è Potere” fondata<br />

nel 1835. La data è stata tramandata dai<br />

cronisti dell’epoca, non esistendo documentazione<br />

a tal proposito. La fondazione<br />

avvenne ad opera <strong>di</strong> un sacerdote,<br />

don Angelo Magnani che la <strong>di</strong>resse come<br />

Maestro fino al 1865. Via, via poi tanti<br />

altri maestri, musicisti <strong>di</strong> grande valore e<br />

competenza, portarono questa Filarmonica<br />

a raggiungere<br />

livelli <strong>di</strong> eccellenza a<br />

livello internazionale<br />

come le varie vittorie<br />

riportate in concorsi<br />

a Cannes, Marsiglia<br />

(Francia), Differdange<br />

(Lussemburgo)<br />

e ad avere successi<br />

in tutta Italia come a<br />

Torino al Concorso<br />

Internazionale dove<br />

il “Conte <strong>di</strong> Torino”<br />

fece dono <strong>di</strong> una spil-<br />

la in oro e brillanti al Maestro G. Falorni.<br />

In 174 anni <strong>di</strong> attività la banda ha collezionato<br />

vittorie e successi, ma ha avuto<br />

anche <strong>di</strong> perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficili per mancanza <strong>di</strong><br />

mezzi finanziari. Le manifestazioni della<br />

vita citta<strong>di</strong>na hano sempre visto in prima<br />

fila la partecipazione della “Banda” <strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong>. Una “Banda”, la Filarmonica<br />

“Volere è Potere” sostenuta in gran parte<br />

dall’entusiasmo dei musicisti del suo organico<br />

che partecipano con sacrifici personali<br />

non sempre ricompensati.<br />

L’Istituzione musicale della “Banda”ha<br />

sempre avuto un’attenzione particolare<br />

alla scuola musicale de<strong>di</strong>cata ai giovani<br />

allievi per avere un serbatoio <strong>di</strong> utenza<br />

da cui attingere i futuri musicisti; l’attività<br />

<strong>di</strong>dattica oltre ai docenti qualificati è<br />

sempre stata seguita dai vecchi musicisti<br />

che hanno tramandato l’amore per la musica<br />

alle nuove generazioni.<br />

Oggi, dopo tante <strong>di</strong>fficoltà, la “Volere<br />

è Potere” ha trovato una sede definitiva<br />

nei locali del nuovo teatro Era che ha destinato<br />

alla Filarmonica parte delle sue<br />

strutture architettoniche.<br />

Filarmonica<br />

Volere è potere<br />

“Nonostante la mia<br />

estrema riservatezza,<br />

sono ben lieto <strong>di</strong> stendere<br />

queste poche righe della<br />

mia breve esperienza in<br />

qualità <strong>di</strong> ex segretario<br />

della banda “Volere è<br />

Potere”, un’istituzione<br />

che tanto onore ha dato<br />

a <strong>Pontedera</strong>, e che ha<br />

contribuito ad avvicinarmi<br />

ulteriormente al<br />

mondo della musica. Il<br />

ricordo a cui sono sicuramente<br />

più legato<br />

è la partecipazione al<br />

concorso internazionale<br />

<strong>di</strong> Differdange in Lussemburgo<br />

del giugno<br />

1959; dal 1904 la banda<br />

“Volere è Potere” non<br />

partecipava a concorsi<br />

<strong>di</strong> carattere internazionale,<br />

pertanto l’evento del 1959, in<br />

cui la nostra banda risultò l’assoluta<br />

vincitrice <strong>di</strong> tale manifestazione conquistando<br />

il trofeo Granduca Adolfo,<br />

nonostante l’estrema bravura degli<br />

altri complessi musicali, rappresenta<br />

senza ombra <strong>di</strong> dubbio un rilancio<br />

della “Volere è Potere” e, con essa,<br />

della città <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>. La preparazione<br />

al concorso fu lunga e laboriosa,<br />

ma il successo <strong>di</strong> quei giorni<br />

Sotto: alcune esibizioni<br />

pubbliche della banda<br />

96<br />

97<br />

Una recente esibizione<br />

per l’inaugurazione della<br />

nuova piazza della stazione


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

98<br />

99<br />

La nuova sede<br />

della “Volere è Potere”<br />

presso il Teatro Era<br />

Una recente esibizione<br />

a Differdange ci ripagò <strong>di</strong> tutte le<br />

energie profuse. Il nostro soggiorno<br />

in terra lussemburghese fu un susseguirsi<br />

<strong>di</strong> successi ed emozioni, e <strong>di</strong><br />

giorno in giorno fu crescente la partecipazione<br />

del pubblico. La stessa<br />

critica trovò le nostre esecuzioni impeccabili,<br />

ricche <strong>di</strong> calore e lirismo,<br />

caratteristiche che probabilmente<br />

mancavano negli altri complessi<br />

ban<strong>di</strong>stici, i quali, pur essendo stati<br />

dotati <strong>di</strong> ottima preparazione e grande<br />

esperienza, risultarono esecutori<br />

più fred<strong>di</strong>. Grande merito del trionfo<br />

della nostra banda è da attribuire<br />

al Maestro Libero Granchi, il quale,<br />

con estrema professionalità, seppe<br />

raggiungere un successo che ancora<br />

oggi rappresenta motivo <strong>di</strong> vanto per<br />

<strong>Pontedera</strong>. Per quanto mi riguarda,<br />

ricordo ancora con nostalgia quei<br />

giorni così intensi e ricchi <strong>di</strong> avvenimenti<br />

e successi, così come non<br />

potrò mai <strong>di</strong>menticare le magnifiche<br />

emozioni provate allora. Vorrei concludere<br />

con un augurio alla nostra<br />

amata “Volere è Potere”, che un<br />

giorno possa ritrovare e rivivere i<br />

fasti <strong>di</strong> quei lontani giorni.<br />

(Michelangelo Gorini)<br />

SIGNIFICATO<br />

DELL’INSEGNAMENTO.<br />

LA CREATIVITÀ<br />

EDUCABILE<br />

<strong>di</strong> Luigi Nannetti<br />

Tra le finalità che nel 2003, al momento<br />

della sua nascita, l’Accademia<br />

della Chitarra – Musica<br />

& C. si è posta <strong>di</strong> perseguire attraverso<br />

la propria attività vi è quella della pratica<br />

e <strong>di</strong>ffusione della cultura musicale<br />

in ogni sua forma, con particolare attenzione<br />

al mondo della contemporaneità.<br />

Parlare, ascoltare, ma soprattutto<br />

promuovere attività che abbiano a che<br />

fare con la musica contemporanea in<br />

Italia, e ancor più nel contesto in cui<br />

si muove l’associazione, ovvero <strong>Pontedera</strong>,<br />

la Valdera e i territori limitrofi,<br />

è evidentemente assai <strong>di</strong>fficile. Pochi<br />

sono i frequentatori <strong>di</strong> questo genere,<br />

quasi del tutto assenti i luoghi ove esso<br />

abbia trovato una <strong>di</strong>mora stabile nelle<br />

programmazioni concertistiche, moltissime,<br />

invece, le iniziative che tendono<br />

in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong>ametralmente opposta,<br />

perpetrando una tipologia <strong>di</strong> offerta<br />

musicale ancorata alla mera riproposizione<br />

<strong>di</strong> capolavori del passato che, dati<br />

in pasto senza un’adeguata modalità e<br />

spesso percepiti in opposizione con la<br />

prassi musicale <strong>di</strong>vulgata dai me<strong>di</strong>a, da<br />

tempo hanno smesso <strong>di</strong> rappresentare<br />

l’humus musicale entro cui le nuove<br />

generazioni maturano il proprio gusto<br />

musicale. Del resto è incontrovertibile<br />

quanto il problema della fruibilità<br />

posto dalla musica contemporanea<br />

– come del resto accade anche per altri<br />

campi artistici – sia avvertito tanto nel<br />

mondo accademico quanto dall’offerta<br />

musicale presente nei gran<strong>di</strong> centri citta<strong>di</strong>ni<br />

italiani, e d’altronde risulta innegabile<br />

quanto esista un vero e proprio<br />

doppio canale a livello <strong>di</strong> produzione:<br />

da un lato il percorso che la musica<br />

classica e popular colta hanno intrapreso<br />

nel secolo appena conclusosi, dall’altro,<br />

parallelamente, il florilegio <strong>di</strong><br />

produzione musicale, spesso semplicisticamente<br />

definita “commerciale”, la<br />

quale ri-propone un linguaggio musicale<br />

che – escludendo l’aspetto innovativo<br />

legato allo sviluppo delle nuove<br />

tecnologie applicate agli strumenti e<br />

alla spettacolarizzazione del momento<br />

esecutivo – dal punto vista tecnico<br />

(armonico/melo<strong>di</strong>co) risale più o meno<br />

alla prima metà dell’Ottocento. Del resto,<br />

se il gap presente tra i due percorsi<br />

ha trovato tanto spora<strong>di</strong>ci quanto proficui<br />

punti d’incontro a livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione<br />

e prassi accademica, per quanto<br />

riguarda un ambito, <strong>di</strong>remmo, più po-<br />

LUIGI NANNETTI<br />

Ha conseguito il Diploma in<br />

Flauto nel 2001 presso l’Istituto<br />

Musicale Pareggiato<br />

“L. Boccherini” <strong>di</strong> Lucca e<br />

si è Laureato in Storia della<br />

Musica presso la facoltà <strong>di</strong><br />

Lettere dell’Università <strong>di</strong><br />

Pisa nel 2004, con una tesi<br />

dal titolo: La Formazione <strong>di</strong><br />

Giacomo Puccini dall’Istituto<br />

Musicale “G. Pacini” al<br />

Conservatorio <strong>di</strong> Milano. Nei<br />

due anni successivi al <strong>di</strong>ploma<br />

in flauto ha frequentato<br />

il Corso <strong>di</strong> Perfezionamento<br />

presso l’Istituto Musicale “P.<br />

Mascagni” <strong>di</strong> Livorno tenuto<br />

da Stefano Agostini, mentre<br />

nell’anno 2003/2004 ha frequentato<br />

il Corso Annuale<br />

<strong>di</strong> Perfezionamento presso<br />

l’Accademia “San Felice”<br />

<strong>di</strong> Firenze sotto la guida <strong>di</strong><br />

Michele Marasco (1° flauto<br />

dell’ORT). Ha partecipato<br />

ai Corsi Estivi <strong>di</strong> Perfezionamento<br />

a Campiglia<br />

Marittima nell’anno 1999,<br />

e al Corso Estivo presso l’<br />

“Associazione Stravinskij”<br />

a S. Martino Val Cau<strong>di</strong>na<br />

nel 2002 entrambi tenuti da<br />

Conrad Klemm. Nel 2003<br />

frequenta il Corso Perfezionamento<br />

presso l’ Accademia<br />

Chigiana <strong>di</strong> Siena tenuto da<br />

Patrick Gallois, mentre nel<br />

2004 ha frequentato i corsi <strong>di</strong><br />

perfezionamento nell’ambito<br />

del Festival “S. Gazzelloni”<br />

a Roccasecca con Maxence<br />

Larrieu, Carlo Macalli, Mario<br />

Caroli e Michele Marasco.<br />

Ha al suo attivo numerosi<br />

concerti effettuati come<br />

solista e/o come membro <strong>di</strong><br />

vari ensemble cameristici e<br />

orchestrali (Vanhal, Nuova<br />

Orchestra Labronica (NOL),<br />

Youth Arts & Sounds Orchestra<br />

(YASO) <strong>di</strong> La Spezia)<br />

e, in qualità <strong>di</strong> musicista,<br />

<strong>di</strong> varie compagnie teatrali<br />

(Teatro del Té, Lusia<strong>di</strong>). Ha<br />

pubblicato articoli <strong>di</strong> interesse<br />

musicologico su Giacomo


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

100<br />

101<br />

Puccini e programmi <strong>di</strong> sala<br />

per importanti rassegne concertistiche<br />

(Associazione<br />

Musicale Lucchese, Festival<br />

“Clau<strong>di</strong>o Montever<strong>di</strong>” <strong>di</strong><br />

Cremona). Da alcuni anni<br />

ha iniziato un percorso <strong>di</strong><br />

specializzazione nell’ambito<br />

della <strong>di</strong>dattica musicale,<br />

ottenendo il Diploma <strong>di</strong><br />

Specializzazione, abilitante<br />

per l’insegnamento delle<br />

<strong>di</strong>scipline musicali, presso<br />

la Facoltà <strong>di</strong> Musicologia<br />

<strong>di</strong> Cremona (SILSIS), e<br />

frequentando vari corsi <strong>di</strong><br />

perfezionamento sotto il patrocinio<br />

della SIEM (Società<br />

Italiana per l’Educazione<br />

Musicale) e GMI (Gioventù<br />

Musicale Italiana),<br />

nonché pubblicando alcuni<br />

progetti rivolti alla <strong>di</strong>dattica<br />

dell’ascolto musicale (Lol<br />

Production, 2006). Nel 2006<br />

ha vinto la selezione nazionale<br />

per la partecipazione al<br />

Corso Superiore <strong>di</strong> Ricerca<br />

nel campo dell’Educazione<br />

Musicale, in collaborazione<br />

con la SIEM, la Facoltà <strong>di</strong><br />

Scienze della Formazione<br />

dell’Università <strong>di</strong> Bologna<br />

e l’Accademia Filarmonica<br />

<strong>di</strong> Bologna, finalizzato alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> un progetto<br />

<strong>di</strong> ricerca riguardante l’uso<br />

delle nuove tecnologie nella<br />

<strong>di</strong>dattica flautistica, in collaborazione<br />

con il M° Stefano<br />

Agostini, Docente e Direttore<br />

dell’Istituto Musicale<br />

“P. Mascagni” <strong>di</strong> Livorno,<br />

presentato alla 28th International<br />

Society for Music<br />

Education World Conference<br />

<strong>di</strong> Bologna nel Luglio<br />

2008 e pubblicato nel relativo<br />

volume degli abstract.<br />

Stu<strong>di</strong>a Composizione con il<br />

M° Fabio De Sanctis De Bene<strong>di</strong>ctis<br />

presso l’Accademia<br />

della Chitarra – Musica &<br />

C. <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> (PI), <strong>di</strong> cui<br />

è Direttore dall’A.A. 2008-<br />

<strong>2009</strong> e docente <strong>di</strong> Flauto,<br />

Storia della Musica, Teoria<br />

e Solfeggio, oltre che coor<strong>di</strong>natore<br />

delle attività <strong>di</strong>dattiche<br />

rivolte alle scuole citta<strong>di</strong>ne<br />

in collaborazione con il<br />

Laboratorio Musicascuola. È<br />

docente <strong>di</strong> Musica presso le<br />

Scuole Secondarie <strong>di</strong> Primo<br />

Grado.<br />

polare, la mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione e<br />

<strong>di</strong> educazione legata alla storia della<br />

musica, nonché alla pratica esecutiva<br />

nelle scuole pubbliche, nutre ancora<br />

oggi una concezione dell’espressione<br />

musicale risalente più o meno allo<br />

stesso periodo <strong>di</strong> cui sopra. Trovandoci<br />

seduti in platea, ad esempio, prima<br />

dell’inizio <strong>di</strong> un concerto <strong>di</strong> musica<br />

classica, <strong>di</strong> uno spettacolo musicale<br />

fatto per o dai bambini, in occasioni<br />

<strong>di</strong> ricorrenze pubbliche per le quali sia<br />

previsto un intervento musicale, ancora<br />

oggi è tutt’altro che infrequente<br />

sentire insistere colui che ha il compito<br />

<strong>di</strong> introdurre l’evento sull’importanza<br />

del fare e/o ascoltare la musica poiché<br />

nessun altra <strong>di</strong>sciplina artistica, più <strong>di</strong><br />

questa, possiede il privilegio <strong>di</strong> essere<br />

considerata il “linguaggio universale”<br />

per eccellenza. Del resto chi, ad un<br />

primo momento, potrebbe dargli torto<br />

dal momento che l’Inno alla Gioia <strong>di</strong><br />

L. van Beethoven, Imagine <strong>di</strong> J. Lennon,<br />

Fra Martino sono solo tre esempi<br />

<strong>di</strong> melo<strong>di</strong>e che nessuno esiterebbe a<br />

definire “universali”? Volendo ben vedere,<br />

però, sebbene tale questione sia<br />

stata oggetto <strong>di</strong> una copiosa letteratura<br />

scientifica, il doppio errore compiuto<br />

dal nostro oratore sembra ancora oggi<br />

venire ignorato dai più. Volendo semplificare<br />

al massimo la questione, infatti,<br />

al fine <strong>di</strong> poter definire la musica<br />

un linguaggio bisognerebbe prima trovare<br />

il modo <strong>di</strong> fissare almeno la maggior<br />

parte dei materiali musicali in un<br />

immaginario “vocabolario sonoro”, in<br />

modo da potervi andare a rintracciare<br />

i significati – fissati una volta per tutte<br />

– da dare a qualsiasi aggregato sonoro<br />

ascoltato, produrre delle grammatiche,<br />

dei manuali che <strong>di</strong>sciplinino non tanto<br />

le note (significanti) e/o la loro corretta<br />

organizzazione all’interno del sistema<br />

musicale (sintassi), quanto piuttosto la<br />

relazione tra esse e le reazioni scaturite<br />

negli ascoltatori che ne fruiscono<br />

(pragmatica): ma c’è <strong>di</strong> più! Anche<br />

se, per assurdo, vi riuscissimo, prima<br />

<strong>di</strong> poterlo definire universale dovremmo<br />

metterci tutti quanti d’accordo, e<br />

riconoscere che Beethoven è sicuramente<br />

uno dei maggiori compositori<br />

mai esistiti al mondo, salvo ignorare<br />

certi bislacchi esperimenti compiuti<br />

nella prima metà del novecento da famosi<br />

musicologi i quali, girovagando<br />

per le tribù del centro Africa con una<br />

incisione della Quinta Sinfonia, si sentirono<br />

<strong>di</strong>sconoscere perfino il suo status<br />

<strong>di</strong> “musica” da alcuni autoctoni,<br />

peraltro unanimemente riconosciuti<br />

eccellenti musicisti dai loro conterranei.<br />

Se il lettore, nonostante l’immeritata<br />

stringatezza che qui occorre per<br />

ragioni <strong>di</strong> spazio, vorrà accettare una<br />

tale evidenza, potrebbe sentire sorgere<br />

una domanda agghiacciante: ma se<br />

la musica non è propriamente un linguaggio,<br />

e nemmeno può darsi una sua<br />

“traduzione” per coloro i quali siano al<br />

<strong>di</strong> fuori del contesto musicale nel quale<br />

essa è stata concepita (come invece<br />

può avvenire per qualsiasi testo scritto),<br />

come concepire, alla luce <strong>di</strong> tutto<br />

questo, un’offerta musicale concertistica<br />

il meno possibile restrittiva e, ancor<br />

<strong>di</strong> più, una <strong>di</strong>dattica della musica che<br />

vada al <strong>di</strong> là della mera trasmissione <strong>di</strong><br />

nozioni teoriche e tecnico-strumentali?<br />

Non potrebbe essere, forse, che la suggestiva<br />

metafora usata dal nostro presentatore,<br />

attraverso cui la musica si<br />

traveste da linguaggio universale, non<br />

nasconda invece la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> parlare<br />

della musica e/o del suo senso senza<br />

termini musicali? “Il senso della musica<br />

può apparire solo nella descrizione<br />

della musica stessa. Il significato viene<br />

musica contemporanea.<br />

L’emergere <strong>di</strong> un’abitu<strong>di</strong>ne inconsapevole<br />

nel considerare “musica” solo<br />

una parte assai ristretta dei repertori<br />

attualmente esistenti (o esistiti) ad essa<br />

realmente afferenti, come peraltro solo<br />

alcune delle sua forme e possibilità /<br />

modalità espressive, pone ad un’associazione<br />

come l’Accademia della Chitarra<br />

il problema <strong>di</strong> concepire un’offerta<br />

musicale fatta <strong>di</strong> concerti, proposte<br />

<strong>di</strong>dattiche (corsi, concerti per studenti,<br />

<strong>di</strong>mostrazioni), simposi e occasioni <strong>di</strong><br />

incontro in cui innovazione e tra<strong>di</strong>zione,<br />

nuovo e già sentito, sperimentazione<br />

e classicità possano trovare un<br />

equilibrio funzionale, una terra <strong>di</strong> confine<br />

dove le persone possano sentirsi<br />

circondate da musica che appartiene<br />

al proprio vissuto, ma al tempo stesso<br />

siano chiamate ad affacciarsi per guardare<br />

(sentire) ciò che succede fuori,<br />

pena l’angosciosa scelta se tramutarsi<br />

in una copia <strong>di</strong> tante associazioni già<br />

esistenti o in una realtà produttrice <strong>di</strong><br />

eventi incomprensibili per la maggior<br />

parte del proprio bacino d’utenza. È in<br />

questa <strong>di</strong>rezione, quin<strong>di</strong>, che gli eventi<br />

promossi dall’Accademia della Chitarra<br />

hanno preso vita: prima fra tutte la<br />

Mostra <strong>di</strong> Liuteria, nella quale hanno<br />

trovato posto sia l’incontro tra i maggiori<br />

esperti del settore (Paulino Bernabè,<br />

Antonio Scandurra, Paolo Codato,<br />

in musica, nella descrizione del<br />

significante” asserisce Ruwet, e con<br />

lui tantissimi altri filosofi, pensatori,<br />

musicisti consegnano alla natura più<br />

profonda della musica una virtù per<br />

noi sì intelligibile ma al tempo stesso<br />

il più delle volte intraducibile: “il suo<br />

privilegio consiste nel saper <strong>di</strong>re quello<br />

che non può esser detto in nessun altro<br />

modo” (C. Lévi-Strauss). La matassa<br />

sembra <strong>di</strong>ssiparsi, ma solo apparentemente:<br />

può bastare, quin<strong>di</strong>, dotare i ragazzi<br />

<strong>di</strong> un vocabolario <strong>di</strong> termini musicali<br />

(<strong>di</strong> questo tipo sì, ne esistono!) in<br />

modo tale che sia possibile formare un<br />

adulto capace <strong>di</strong> comprendere “il senso<br />

della musica”? Molto probabilmente se<br />

ciò fosse vero la considerazione che la<br />

musica gode in Italia non sarebbe quella<br />

a noi tristemente nota. Al <strong>di</strong> là delle<br />

comprensibili richieste <strong>di</strong> ampliare lo<br />

spazio consegnato a questa <strong>di</strong>sciplina<br />

nelle scuole, infatti, tale problema è<br />

ancora più sentito a livello <strong>di</strong> Accademie<br />

e Scuole <strong>di</strong> Musica, le quali vivono<br />

la contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> avere le classi<br />

piene <strong>di</strong> ragazzi e adulti che seguono<br />

le lezioni ma al tempo stesso assistono<br />

ad un continuo <strong>di</strong>magrimento degli<br />

spettatori nelle stagioni <strong>di</strong> concerto <strong>di</strong><br />

musica classica, <strong>di</strong>rettamente proporzionale<br />

tanto all’invecchiamento della<br />

popolazione, quanto alla percentuale<br />

dei programmi incentrati su brani <strong>di</strong>


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

102<br />

103<br />

riani, Andrea Tacchi, Rinaldo Vacca e<br />

Franco Barsali) che semplici curiosi <strong>di</strong><br />

un mondo in cui l’esperienza italiana è<br />

stata per secoli ed è all’avanguar<strong>di</strong>a nel<br />

mondo. Tale appuntamento, oggi biennale,<br />

è stato d’altronde occasione per<br />

ascoltare musica eseguita dai maggiori<br />

interpreti internazionali, i quali hanno<br />

offerto appuntamenti più sperimentali,<br />

come i concerti <strong>di</strong> Ganesh del Vescovo,<br />

Marco Gammanossi, Nuccio D’Angelo,<br />

assieme a percorsi <strong>di</strong> ricerca sul<br />

timbro degli strumenti originali <strong>di</strong> Lorenzo<br />

Micheli, ed a serate incentrate<br />

su programmi più classici come quelle<br />

<strong>di</strong> Piero Bonaguri e Antigoni Goni.<br />

La stessa filosofia struttura i percorsi<br />

<strong>di</strong>dattici proposti dall’Accademia: da<br />

decenni, ormai, moltissime metodologie<br />

riconosciute a livello internazionale<br />

(Orff, Dalcroze, Gordon, etc.), sui<br />

quali molti docenti dell’associazione<br />

hanno intrapreso percorsi <strong>di</strong> perfezionamento,<br />

fondano le proprie attività su<br />

modelli e procedure compositive affini<br />

alla musica contemporanea, specie per<br />

quanto concerne gli esercizi che tendono<br />

ad attivare i bambini sotto l’aspetto<br />

creativo e non solo come ascoltatori,<br />

in contrapposizione ad una <strong>di</strong>dattica<br />

fondata sulla sterile ripetizione <strong>di</strong> modelli<br />

non assimilabili che dopo anni <strong>di</strong><br />

specializzazione professionale, e che<br />

del resto eviti il più possibile quello<br />

spontaneismo <strong>di</strong> bassa lega che àncora<br />

spesso l’educazione musicale a pratiche<br />

ove tutto e il contrario <strong>di</strong> tutto è<br />

possibile, dove non esiste verifica degli<br />

appren<strong>di</strong>menti, dove ciò che si raggiunge<br />

è nel migliore dei casi uno spettacolino<br />

buono a sod<strong>di</strong>sfare genitori e<br />

maestre nella festa finale. Dunque, anche<br />

nella <strong>di</strong>dattica, l’affiancamento, o<br />

per meglio <strong>di</strong>re, l’intersezione <strong>di</strong> percorsi<br />

tra<strong>di</strong>zionali e sperimentali risulta<br />

l’arma vincente anche per quanto<br />

concerne i corsi perfezionamento, le<br />

conferenze, i seminari attivati durante<br />

i primi cinque anni <strong>di</strong> attività, come<br />

testimoniano quelli svolti da docenti<br />

operanti nel panorama contemporaneo,<br />

come Alvaro Company (Presidente<br />

Onorario), Fabio De Sanctis<br />

De Bene<strong>di</strong>ctis, Salvo Marcuccio, ad<br />

altri che hanno avuto come oggetto i<br />

repertori più frequentati della musica<br />

classica e popular, sempre promossi<br />

da docenti <strong>di</strong> livello internazionale.<br />

(Per maggiori informazioni: www.accademiachitarra.it)<br />

RICCARDO FOGLI<br />

<strong>di</strong> Anna Vanni<br />

Fra gli abitanti della centrale via<br />

Roma, a <strong>Pontedera</strong>, c’è ancora chi<br />

ricorda un ragazzino sorridente<br />

che passava in bicicletta tenendo a spalla<br />

la sua chitarra. Il ragazzino sorridente<br />

era Riccardo Fogli che, pedalando, pedalando<br />

andava a Montecalvoli a prendere<br />

lezioni <strong>di</strong> canto e basso elettrico dal<br />

maestro Santarnecchi. Lavorando alla<br />

Piaggio, conobbe, nell’ambiente musicale<br />

dell’Enal Piaggio, dei musicisti con<br />

i quali iniziò a cantare nelle sale da ballo<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e <strong>di</strong>ntorni, fecendosi conoscere<br />

interpretando le canzoni <strong>di</strong> moda<br />

in quel periodo. Nel 1963 interpretando<br />

la canzone lanciata da Gianni Moran<strong>di</strong><br />

(“Fatti mandare dalla mamma a prendere<br />

il latte”) vinse il primo premio al Festival<br />

<strong>di</strong> Cascine <strong>di</strong> Buti.<br />

Quando la sua famiglia si trasferì a<br />

Piombino, dove Riccardo aveva trovato<br />

un lavoro Riccardo conobbe gli “Slenders”,<br />

una formazione beat semiprofessionista<br />

<strong>di</strong> Piombino che si esibiva nei<br />

locali della Versilia. Collaborando con il<br />

gruppo come cantante e bassista la sua<br />

passione per la musica si accentuò fino<br />

a <strong>di</strong>ventare una scelta <strong>di</strong> vita. Sarebbe<br />

lungo a questo punto parlare delle fasi<br />

successive della sua carriera, l’incontro<br />

e la collaborazione con i “Pooh”, l’uscita<br />

sofferta dal gruppo, la sua partecipazione<br />

nel 1983 all’Eurofestival <strong>di</strong> Monaco<br />

<strong>di</strong> Baviera a rappresentare l’Italia,<br />

le varie partecipazioni al Festival <strong>di</strong> San<br />

Remo, in particolare quella al festival<br />

del 1982 in cui ebbe un grande successo<br />

con la canzone “Storie <strong>di</strong> tutti i giorni”.<br />

Bisogna ricordare anche i successi<br />

da lui ottenuti lanciando canzoni che<br />

ha reso famose quali: “Piccola Katy”,<br />

“Pensiero”, “Noi due nel mondo e nell’anima”<br />

affermazioni che non hanno<br />

alterato la spontaneità del suo carattere.<br />

Molti pontederesi ricordano quando<br />

negli anni novanta ritornò a <strong>Pontedera</strong><br />

per fare,una sera, un concerto in Piazza<br />

Cavour,davanti al Palazzo Comunale.<br />

Mentre cantava davanti a un pubblico<br />

folto e partecipe, riuscendo a in<strong>di</strong>viduare<br />

fra il pubblico un suo vecchio<br />

amico,interruppe il concerto mettendosi<br />

a chiamare: Mintrone! Mintrone!<br />

Dimostrò così che i ricor<strong>di</strong> legati alla città<br />

della sua infanzia e adolescenza erano<br />

per lui ancora vivi.<br />

RICCARDO FOGLI<br />

È nato il 21 Ottobre 1947 a<br />

<strong>Pontedera</strong> dove ha trascorso<br />

la sua infanzia e dove<br />

ha avuto i primi contatti<br />

con l’ambiente musicale,<br />

a Montecalvoli,prendendo<br />

lezioni <strong>di</strong> canto e basso dal<br />

maestro Santarnecchi.<br />

Ancora adolescente ha fatto<br />

parte, come cantante e<br />

bassista,del gruppo “The<br />

Slenders”, formazione semiprofessionista<br />

originaria<br />

<strong>di</strong> Piombino. La svolta<br />

decisiva della sua carriera<br />

è avvenuta nel 1966 quando<br />

è entrato a far parte dei<br />

“POOK” con i quali ha<br />

con<strong>di</strong>viso molti successi .<br />

Nel 1973 si è separato dai<br />

“POOH” non tanto a causa<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne artistico<br />

ma per problemi <strong>di</strong><br />

carattere personale.<br />

Negli anni seguenti la sua<br />

carriera è stata contrassegnata<br />

da molti successi.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo fra i tanti la sua<br />

partecipazione nel 1982 al<br />

Festival <strong>di</strong> San Remo con<br />

la canzone “Storie <strong>di</strong> tutti i<br />

giorni “ e la partecipazione<br />

nel 1983 al Festival <strong>di</strong> Monaco<br />

<strong>di</strong> Baviera dove rappresentò<br />

l’Italia.<br />

La carriera <strong>di</strong> Riccardo<br />

Fogli ha avuto anche negli<br />

anni novanta e nei primi<br />

anni del duemila ulteriori<br />

successi.


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

104<br />

105<br />

ANDREA “LUPO” LUPI<br />

Nato a <strong>Pontedera</strong>, padre <strong>di</strong><br />

Jaco, convive con Liviana<br />

da 18 anni. Nella sua vita ha<br />

viaggiato molto ed esercitato<br />

lungamente molte professioni<br />

legate al mondo dello<br />

spettacolo (dal facchino, al<br />

macchinista teatrale, al fonico,<br />

scenografo, fino all’attore<br />

e al programmatore culturale<br />

e soprattutto ha cambiato le<br />

lettere dei titoli dei film sul<br />

tetto dell’ormai scomparso<br />

Cinema Massimo). Da sempre<br />

il suo veicolo espressivo<br />

preferito è la Musica che lo<br />

ha portato a bistrattare i suoi<br />

strumenti in varie nazioni tra<br />

cui Italia, Svizzera, Francia,<br />

Belgio, Germania, Olanda,<br />

Danimarca, Inghilterra, Portogallo,<br />

Malta e vari stati dell’America<br />

del Nord suonando<br />

con tanti veri musicisti. Per<br />

errore, nel 2002 è stato considerato<br />

tra i migliori 4 bassisti<br />

italiani in ambito blues.<br />

Umanamente continua a non<br />

credere nelle Autorità ma<br />

semmai nell’Autorevolezza<br />

delle persone e nel rispetto<br />

che ad ognuno si deve.<br />

Crede inoltre <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> bere due bicchieri <strong>di</strong> vino<br />

pasteggiando senza incorrere<br />

in sanzioni e spera <strong>di</strong> non essere<br />

travolto da un figlio <strong>di</strong><br />

papà che viaggia a tutta birra<br />

con il Suv, mentre lui è fermo<br />

al posto <strong>di</strong> blocco.<br />

il suo curriculum vitae si trova<br />

su www.hotellasalle.it<br />

In alto: Andrea Lupi,<br />

Villa Piccolo Capo<br />

D’Orlando,<br />

Messina<br />

(foto Antonella Papiro)<br />

<strong>di</strong> Andrea Lupi<br />

RIFLESSIONI<br />

Quando mi è stato chiesto <strong>di</strong> scrivere<br />

un articolo per questa rivista,<br />

mi sono trovato francamente<br />

spiazzato, si certo onorato dal fatto che mi<br />

sia stato chiesto da una persona che stimo<br />

molto (e che tra l’altro è mio padre), ma<br />

per uno come me che alterna momenti<br />

<strong>di</strong> convinzione nei propri mezzi e nelle<br />

proprie idee e motivazioni a più spesso<br />

momenti <strong>di</strong> autocritica sul proprio operato<br />

e sulle proprie reali capacità, non è<br />

stato facile; in parole povere, un <strong>di</strong>ploma<br />

<strong>di</strong> liceo classico (conseguito in 7 anni!)<br />

non ti rende “un Pavese”, un “Calvino”<br />

o “un Terzani” e una carriera, che chiamerei<br />

piuttosto esperienza, musicale, pur<br />

già abbastanza lunga, non ti fa comunque<br />

essere “un Mingus”, “un Hendrix” o “un<br />

Ughi” qualsiasi, anche se ho avuto la fortuna<br />

<strong>di</strong> suonare molto e in molte nazioni<br />

(una dozzina) e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre esperienze<br />

e incisioni con musicisti <strong>di</strong> altre parti<br />

del mondo, dall’America al Nepal…<br />

Come spesso abbiamo detto con un musicista<br />

con cui collaboro da tanto tempo,<br />

Suonare è un continuo cercare <strong>di</strong> sfiorare<br />

un cielo che si chiama Musica, alzandosi<br />

sulle punte dei pie<strong>di</strong> con grande sforzo e<br />

tensione emotiva, ma, al cospetto <strong>di</strong> essa,<br />

i nostri arti sono molli.<br />

E allora si ricade giù e si riprova con<br />

patetica e cronica ostinazione, cercando<br />

<strong>di</strong> assaporare nuovamente quei<br />

pochi attimi <strong>di</strong> Arte che ti sei illuso <strong>di</strong><br />

creare, <strong>di</strong> vivere.<br />

Piuttosto, come si fa a scrivere qualcosa<br />

che sia così intenso, totalizzante<br />

e al tempo stesso etereo, passeggero…<br />

come la Musica…no, non me la sento,<br />

…del resto anche Frank Zappa <strong>di</strong>ceva<br />

che “scrivere <strong>di</strong> Musica è come danzare<br />

<strong>di</strong> Architettura” palesando l’inadeguatezza<br />

<strong>di</strong> qualsiasi critica, saggio o semplicemente<br />

articolo...<br />

Ecco, perché ho aspettato fino a pochi<br />

minuti prima <strong>di</strong> andare in stampa a<br />

consegnare questo scritto, mal scritto<br />

e forse un po’ banale<br />

Marguerite Duras scrive in un suo raro<br />

saggio: “La liberazione è quando si fa<br />

buio. Quando fuori cessa il lavoro. Rimane<br />

il nostro lusso <strong>di</strong> poter scrivere nel<br />

buio. Possiamo scrivere a qualunque ora.<br />

Non siamo penalizzati da or<strong>di</strong>ni, da orari,<br />

da capi, da armi, da multe, da insulti, da<br />

poliziotti, da capi e ancora da capi. E da<br />

chi sta covando i fascismi <strong>di</strong> domani.”<br />

Amo sillaba per sillaba <strong>di</strong> questa frase<br />

e vi riconosco in essa anche quella che<br />

per me è l’essenza del fare musica, che è<br />

stata e continua ad essere un’ esperienza<br />

catartica, anarchica, liberatoria, e anche<br />

<strong>di</strong> vicinanza al prossimo senza bisogno<br />

<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> “sban<strong>di</strong>eramenti” politici o filosofici<br />

spesso pretestuosi, arrivisti, sterili;<br />

( non sono un fan dei 99 Posse, ci siamo<br />

capiti? ma semmai <strong>di</strong> Leo Ferré per<br />

il quale ho avuto la fortuna <strong>di</strong> lavorare<br />

come assistente <strong>di</strong> palco per pochi in<strong>di</strong>menticabili<br />

giorni, molti anni fa…)<br />

E allora proviamo a scrivere queste quattro<br />

righe….e poi pensandoci bene, visto<br />

che a un noto architetto si permette <strong>di</strong><br />

stravolgere l’aspetto dell’intera Val d’Era<br />

con interventi spesso <strong>di</strong> dubbio se non<br />

pessimo gusto, mi sento automaticamente<br />

autorizzato a cimentarmi a scrivere<br />

(usanza che non ho propriamente in uso)<br />

<strong>di</strong> qualcosa che bene o male, mal o bendestramente<br />

è la mia vita e non solo un<br />

ambizioso pavoneggiarsi.<br />

Mi è stato chiesto genericamente <strong>di</strong> fare<br />

un excursus su quella che è la “situazione<br />

musicale” sul nostro territorio,<br />

ma meno che mai sono un ricercatore,<br />

uno statista o un giornalista….si certo le<br />

mie attività <strong>di</strong> musicista, insegnante e <strong>di</strong><br />

ideatore e co-<strong>di</strong>rettore del festival Musicastrada<br />

mi pongono in una posizione<br />

<strong>di</strong> protagonista e anche <strong>di</strong> osservatore<br />

privilegiato…..ma comunque parziale<br />

e soggettivo; però, certo qualche idea a<br />

riguardo ce l’ho, è innegabile.<br />

Io penso che per lungo tempo sia stata<br />

sottovalutata l’enorme potenzialità della<br />

musica nel nostro territorio, che le persone<br />

coinvolte o anche inconsapevolmente<br />

vicine a questa <strong>di</strong>sciplina artistica<br />

siano state storicamente <strong>di</strong>eci, cento volte<br />

<strong>di</strong> più <strong>di</strong> quelle attratte da altre forme<br />

espressive e che tuttora sia così….e ciò<br />

non è mai stato capito davvero profondamente,<br />

benché da qualche anno si registri<br />

una ritrovata sensibilità all’argomento da<br />

parte del Pubblico e del Privato.<br />

Godere della musica (e <strong>di</strong> tutte le Arti)<br />

cambia le persone e le società, riduce il<br />

<strong>di</strong>sagio sociale, l’alienazione, la criminalità<br />

e le spese che si sostengono per<br />

arginare questi fenomeni….Un concetto<br />

talmente ovvio che alle volte non lo si<br />

capisce….e fortunatamente dalle nostre<br />

parti lo si capisce più che altrove...<br />

Ma lasciatemi provare a partire da un<br />

po’ <strong>di</strong> tempo fa: ricordo con piacere e<br />

nostalgia, mio nonno paterno, uomo<br />

<strong>di</strong> una forza morale alla Nuto Revelli,<br />

alla Pertini per intenderci….lo ricordo<br />

imbracciare una vecchia<br />

chitarra alle feste <strong>di</strong> famiglia<br />

e trasformarsi, magia<br />

della Musica, in dolce,<br />

ironico, romantico…e<br />

poi raccontarmi <strong>di</strong> come<br />

una lite in osteria riguardo<br />

alle Filarmoniche <strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong> e Ponsacco<br />

finì con una pistolettata<br />

(del bisnonno?) al malcapitato<br />

oppositore...<br />

Dico io, potrebbe mai succedere per la<br />

rotonda delle “Pirami<strong>di</strong> Ecologiche”<br />

? (e cosa avranno mai <strong>di</strong> ecologico poliuretano<br />

espanso e truciolare, qualcuno<br />

per favore me lo spieghi….) magari per<br />

il Fiore <strong>di</strong> Carmassi, o per il Teatro Era<br />

avrebbe paradossalmente un senso, ma<br />

nessuno se lo augura...<br />

In questo aneddoto <strong>di</strong> tipo “ban<strong>di</strong>stico”,<br />

peraltro, sta uno dei problemi<br />

atavici della musica e dei musicisti:<br />

competizione, in<strong>di</strong>vidualismo, e in seconda<br />

battuta paura del confronto, rinuncia<br />

alla comunicazione...<br />

Altresì è vero che la Musica è sempre<br />

stata una forma espressiva estremamente<br />

popolare, <strong>di</strong> conseguenza<br />

<strong>di</strong>fficilmente ha goduto dei favori del<br />

Potere, eccetto che nelle sue forme più<br />

Andrea Lupi on lapsteel<br />

(foto Eric Perrone)<br />

Andrea Lupi e Oscar Bauer,<br />

San Severino Blues 2007<br />

(foto Mauro Binci)


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

106<br />

107<br />

Hotel La Salle,<br />

Schmolzer Blues Tage 2005,<br />

Schmoelz, Germania<br />

(foto <strong>di</strong> Norbert<br />

Nengebaner)<br />

edulcorate e classiche.<br />

Da questo dualismo tra con<strong>di</strong>visione e<br />

isolamento spesso il musicista fatica a<br />

uscirne in modo costruttivo.<br />

La storia <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e della Valdera in<br />

generale è piena <strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong> spessore<br />

musicale: liutai, maestri d’orchestra,<br />

primi violini alla Scala, musicisti<br />

dalle alterne fortune, cantanti lirici, star<br />

della musica leggera, competenti appassionati,<br />

collezionisti <strong>di</strong> supporti fonici o<br />

<strong>di</strong> strumenti musicali... una miriade <strong>di</strong><br />

storie e <strong>di</strong> esperienze tra cui molte notevoli<br />

e molte <strong>di</strong> queste sconosciute ai più.<br />

Credo che in questo numero del <strong>Bollettino</strong><br />

ci sarà chi scriverà meglio <strong>di</strong> me<br />

riguardo ad alcuni dei molti personaggi<br />

che musicalmente hanno dato davvero<br />

lustro al territorio.<br />

Suppongo che ciò giocherà a favore della<br />

mia affermazione <strong>di</strong> poc’anzi. E allora è<br />

facile capire <strong>di</strong> come la Musica dal dopoguerra<br />

in poi sia stata ancor più parte<br />

importante della vita <strong>di</strong> molte persone.<br />

<strong>Pontedera</strong>, al pari <strong>di</strong> molte gran<strong>di</strong> città,<br />

e la Valdera in generale, hanno visto <strong>di</strong>ffondersi<br />

ampiamente tra le proprie giovani<br />

generazioni tempeste socio-culturali<br />

quali il “beat”, il “rock”, il “punk”, “new<br />

wave”, “afro-reggae”,“pop”… e riflessi,<br />

riflussi vari….eventi che ho conosciuto<br />

dapprima marginalmente o per sentito<br />

<strong>di</strong>re, poi, crescendo, in maniera <strong>di</strong>retta e<br />

mano a mano consapevole...<br />

Ragazzino andavo ad ascoltare i<br />

gruppi provare in camere da letto<br />

trasformate in pseudo-cantine,<br />

gioia <strong>di</strong> genitori e vicinato…e<br />

poi le decine <strong>di</strong> sala-prove più o<br />

meno attrezzate in cascinali scalcinati,<br />

in e<strong>di</strong>fici malconci <strong>di</strong> umide<br />

zone industriali immerse nella<br />

nebbia, in case occupate (via<br />

Valtriani, p.za Belfiore…); tante<br />

storie <strong>di</strong>sorganizzate ma che testimoniavano<br />

un fermento pazzesco….partire<br />

il fine settimana<br />

per andare a sentire il concerto<br />

del gruppo <strong>di</strong> amici, così come<br />

quello <strong>di</strong> Santana con Wayne<br />

Shorter, era un pensiero costante...<br />

per me come per tanti altri.<br />

Poi nei primi anni ’80, in concomitanza<br />

con l’incedere dei miei primi incerti<br />

e maldestri passi nel mondo della musica<br />

suonata, il sentire la necessità <strong>di</strong> fare<br />

qualcosa <strong>di</strong> più; ed ecco che organizzammo<br />

al Palazzetto dello sport tre e<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> un partecipatissimo Live-Aid dÈ<br />

noartri (Rockline I, II e III); e poi dalle<br />

ceneri <strong>di</strong> questa esperienza ne nacque<br />

un’altra che fu un importante tentativo <strong>di</strong><br />

mettere insieme le forze: il CMP (Coor<strong>di</strong>namento<br />

Musicale Pontederese), nato<br />

in contemporanea con associazioni gemelle<br />

<strong>di</strong> Roma, Torino, Bologna proiettò<br />

<strong>Pontedera</strong> alla ribalta tra quelle città in<br />

Italia che cercavano <strong>di</strong> dare una sorta <strong>di</strong><br />

struttura al mondo dei gruppi emergenti;<br />

arrivammo a coinvolgere una settantina<br />

<strong>di</strong> gruppi dalla Valdera, dal pisano<br />

e dall’empolese... in seguito, per palese<br />

inesperienza, per alcuni nostri errori e per<br />

alcune promesse non mantenute da chi ci<br />

aiutò ma non fino in fondo (ve<strong>di</strong>: mancata<br />

costruzione bagni e impianto riscaldamento<br />

alla scuola <strong>di</strong> musica, <strong>di</strong>venuta<br />

in seguito, giustamente, Centro Sociale<br />

Okkupato Ex-Enel, zona Oltrera), la cosa<br />

apparentemente si spense.<br />

Durante quegli anni proposi ripetutamente<br />

a chi <strong>di</strong> dovere la costruzione <strong>di</strong> un au<strong>di</strong>torium….poi<br />

forse perché le idee circolano,<br />

e dato che le necessità, appunto, “<br />

necessitano”... si è costruito, dopo molte<br />

tribolazioni, un bel Teatro (ben venga!!!),<br />

una ricchezza per una città che cresce.<br />

Anche in quella esperienza (CMP) ritrovo<br />

in embrione molte cose che oggi si<br />

sono avverate; ad esempio attualmente<br />

<strong>Pontedera</strong> vanta ben tre scuole <strong>di</strong> Musica<br />

<strong>di</strong> buon livello (Accademia della<br />

Chitarra, Accademia Musicale Toscana,<br />

Accademia Glen Gould), che hanno<br />

raccolto i semi <strong>di</strong> quell’esperienza e <strong>di</strong><br />

altre (la Scuola della Filarmonica Volere<br />

e Potere, e quella che era sita in piazzetta<br />

delle erbe e che mi par <strong>di</strong> ricordare era<br />

intitolata a F.Busoni...); ed altre scuole<br />

private si trovano a Ponsacco, Terricciola,<br />

Peccioli, Montopoli...<br />

Giusto ricordare brevemente che recentemente<br />

si stanno facendo dei tentativi<br />

per far convivere tutte queste entità (ve<strong>di</strong><br />

progetto Musicascuola, che coinvolge le<br />

già citate Accademie, Musicastrada, vari<br />

plessi scolastici, il <strong>Comune</strong>, ..etc) e nel<br />

rispetto delle rispettive specializzazioni,<br />

cari colleghi, ricor<strong>di</strong>amoci pure che collaborare<br />

è meglio che competere e porta<br />

“ricchezze” <strong>di</strong> vario tipo ad ognuno.<br />

Stessa cosa per l’annoso problema delle<br />

sala-prove; adesso sul territorio ne esistono<br />

varie e <strong>di</strong> belle (Music Park <strong>di</strong> Bientina,<br />

Music Street <strong>di</strong> Lugnano,….) con numerose<br />

sale bene attrezzate e buoni stu<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> registrazione interni…<br />

Si certo, anche gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> registrazione<br />

a partire dagli storici Sam a Lari e<br />

Westlink a Cascina, sono cresciuti<br />

<strong>di</strong> numero, anche grazie l’avvento<br />

delle tecniche <strong>di</strong>gitali e delle strumentazioni<br />

sempre più compatte e<br />

compatibili con la stessa <strong>di</strong>mensione<br />

homestu<strong>di</strong>o...<br />

Ma allora cosa manca?<br />

Al <strong>di</strong> là delle facili lamentele, superando<br />

l’inevitabile banalità dell’affermazione<br />

stessa, ciò che manca<br />

sono le occasioni.<br />

Provo a spiegarmi meglio: Demetrio<br />

Stratos rispondendo ad una<br />

domanda <strong>di</strong> uno zelante critico<br />

musicale su cosa fosse l’Avanguar<strong>di</strong>a<br />

rispose laconicamente<br />

“l’avanguar<strong>di</strong>a è nelle emozioni”.<br />

Cosa è uno spartito o una tablatura<br />

se non la si esegue, cosa è una canzone<br />

se non la si suona, la si canta o la si compone,<br />

cosa è uno strumento se non lo si<br />

percuote, lo si accarezza, lo si tende,<br />

cosa è una Musica se non la si ascolta<br />

se non si ha possibilità <strong>di</strong> goderne, profondamente,<br />

visceralmente, <strong>di</strong> emozionarsi,<br />

in solitu<strong>di</strong>ne o in moltitu<strong>di</strong>ne? A<br />

Voi la risposta.<br />

Alcuni festival stanno cercando <strong>di</strong> rispondere<br />

con qualità a questa richiesta<br />

<strong>di</strong> occasioni: 7 Sois 7 Luas, Collinarea,<br />

il <strong>di</strong>scusso (e non a torto) Metarock, MusicaViva,…<br />

e particolarmente il Musicastrada<br />

Festival che tra mille <strong>di</strong>fficoltà<br />

ha creato la rete musicale più grande a<br />

livello italiano con ben 23 Comuni ed<br />

ironicamente non riceve supporto dalla<br />

Regione che, da quest’anno, lo considera<br />

una “rassegna” (?!); ma, se non ricordo<br />

male, fino all’anno precedente un Festival<br />

non lo si giu<strong>di</strong>cava dalla sua capacità<br />

<strong>di</strong> coinvolgere il territorio e <strong>di</strong> farlo conoscere,<br />

dalla sua multime<strong>di</strong>alità (fotografia,<br />

video, installazioni a tema, scenografie),<br />

dall’impatto economico (tutte le figure<br />

professionali risiedono in Provincia<br />

e i vantaggi ottenuti dagli esercenti sono<br />

comprovati da ampia documentazione),<br />

dal suo grado <strong>di</strong> co-finanziamento (oltre<br />

un terzo del budget è trovato dagli organizzatori<br />

e non dal settore Pubblico)?<br />

Andrea Lupi<br />

al Museo Piaggio<br />

(foto Pagni)


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

108<br />

109<br />

Hotel La Salle,<br />

Patersdreef Blues Festival,<br />

Belgio 2006,<br />

Andrea, Oscar e alla<br />

batteria “Capello”<br />

Che rabbia!, e non solo perché sono,<br />

come si sa, coinvolto in prima persona<br />

ma soprattutto perché questo festival è<br />

atteso in gloria dalle Comunità, dai musicisti<br />

locali che a turno possono godere<br />

<strong>di</strong> una importante occasione, da uno<br />

stuolo <strong>di</strong> scenografi-macchinisti, fotografi,<br />

cameramen, fonici…cresciuti professionalmente<br />

e in armonia all’interno<br />

<strong>di</strong> questa esperienza, e non ultimo gli appassionati<br />

che vengono numerosi e consapevoli<br />

che sia una occasione per emozionarsi<br />

e che hanno capito che il mondo<br />

è pieno <strong>di</strong> musicisti semi-sconosciuti <strong>di</strong><br />

incre<strong>di</strong>bile livello.<br />

Sulla ripartizione del finanziamento<br />

pubblico destinato a Cultura e Spettacolo,<br />

specie a certi livelli politici, potrei<br />

andare avanti a <strong>di</strong>ssertare, ma mi fermo<br />

qui e non per buonismo alla Veltroni,<br />

ma solo perché voglio bene a quel che<br />

resta del mio fegato.<br />

Qualche parola è invece opportuno spenderla<br />

anche sui luoghi del fare musica,<br />

non solo quelli estivi che bene o male<br />

presentano <strong>di</strong>verse soluzioni, ma in particolar<br />

modo quelli indoor, invernali.<br />

Ripetendomi, l’arrivo <strong>di</strong> un Teatro tanto<br />

auspicato quanto tribolato è da salutarsi<br />

come un importante passo avanti al <strong>di</strong> là<br />

<strong>di</strong> un certo <strong>di</strong>ffuso scetticismo su quella<br />

che sarà la gestione; io sono fiducioso.<br />

Un Teatro, pur non essendo un vero e<br />

proprio au<strong>di</strong>torium può facilmente rispondere<br />

ad alcuni importanti dettami<br />

tecnici ed acustici e a quel che mi risulta<br />

e da quel che ho potuto vedere da modellini<br />

e progetti più volte esposti, credo<br />

che così sarà. (purtroppo ad oggi non<br />

sono ancora riuscito ad andare a vedere<br />

gli interni nonostante sia stato invitato,<br />

colpa mia!). Le varie soluzioni <strong>di</strong> capienza<br />

sono una questione aperta.<br />

Ma il problema luoghi resta: una sala da<br />

200 posti per concerti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o piccola<br />

<strong>di</strong>mensione (spesso la <strong>di</strong>mensione più<br />

bella, affascinante e qualitativamente<br />

alta) adeguatamente attrezzata e adeguatamente<br />

gestita tecnicamente e artisticamente<br />

(magari da un comitato che<br />

riunisca le associazioni) manca e certo<br />

non andrebbe ad inficiare l’attività del<br />

teatro che richiama anche altre categorie<br />

<strong>di</strong> pubblico e che probabilmente necessiterà<br />

della struttura in modo continuativo<br />

anche se non totale.<br />

A questo punto, parlando <strong>di</strong> luoghi e <strong>di</strong><br />

musica dal vivo, non si può esimersi dallo<br />

spendere qualche parola sui live-club;<br />

da 40 anni a questa parte è stato un susseguirsi<br />

<strong>di</strong> tentativi più o meno riusciti<br />

da parte del privato <strong>di</strong> fare una programmazione<br />

<strong>di</strong> musica dal vivo: qualcuno<br />

si ricorderà lo Shys Club, ovvero Il Bar<br />

Olimpico alla Bellaria (fine anni ’60),<br />

oppure il Why Not? nel quartiere Villaggio<br />

(anni ’80), e in seguito il Si o No<br />

ad Oltrera, i vari tentativi recenti <strong>di</strong> bar<br />

Messicano, Bulldog Pub, Civetta….etc.<br />

Qualche considerazione d’obbligo:<br />

alcuni uffici SIAE dovrebbero evitare<br />

stupi<strong>di</strong> atteggiamenti vessatori ma<br />

cercare <strong>di</strong> facilitare il proliferare delle<br />

iniziative (la Siae spesso si comporta<br />

come la GdF a cui semmai spetterebbe<br />

il compito <strong>di</strong> arginare palesi illeciti,<br />

specialmente nel mondo delle <strong>di</strong>scoteche)<br />

e ricordarsi che se esistono è solo<br />

perché esistono musicisti, scrittori, attori<br />

da tutelare e non da raggirare; ma per<br />

fortuna c’è anche tra loro chi ha capito<br />

che l’artista è come l’orso polare: una<br />

specie da salvare.<br />

La seconda annotazione è più complicata:<br />

possibile che in Valdera non esista<br />

un privato che abbia voglia <strong>di</strong> investire<br />

su un vero club dove ascoltare musica,<br />

affidandosi a una <strong>di</strong>rezione artistica e<br />

tecnica seria e competente, e non sul solito<br />

banale e pretenzioso <strong>di</strong>sco-bar che<br />

si ricicla a live-club occasionale solo<br />

per pura convenienza?<br />

Mi pare che sia un caso <strong>di</strong> “miopia”<br />

<strong>di</strong> notevole portata se solo si pensa a<br />

quante generazioni siano trasversalmente<br />

coinvolte dalla passione per la<br />

musica suonata.<br />

Forse la soluzione sta in una commistione<br />

tra Pubblico e Privato? Perché no?!<br />

Un’altra considerazione è conseguente<br />

a queste ultime su Pubblico e Privato:<br />

spesso si crede che il moltiplicarsi degli<br />

eventi possa essere una ragione del fallimento<br />

<strong>di</strong> alcuni degli stessi; mai valutazione<br />

fu più errata!<br />

Il punto sta nel come si progettano gli<br />

eventi culturali, con quanta passione e<br />

professionalità (mezzi adeguati permettendo);<br />

non si deve aver premura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />

il proprio piccolo orto, anzi la<br />

ricchezza <strong>di</strong> manifestazioni e iniziative<br />

su un territorio è in<strong>di</strong>scutibilmente motivo<br />

<strong>di</strong> attrazione per un “turismo culturale”<br />

variegato e composito, certo a patto<br />

che gli eventi rispondano accettabilmente<br />

a quei criteri <strong>di</strong> qualità e accuratezza<br />

che altrimenti porterebbero il territorio a<br />

<strong>di</strong>ventare un outlet del <strong>di</strong>vertimento.<br />

Oltre a ciò, come da un po’ <strong>di</strong> tempo avviene<br />

qui da noi, coor<strong>di</strong>nare gli eventi più<br />

significativi rispetto al calendario è importante<br />

e non va ad escludere comunque<br />

il verificarsi <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> minor portata<br />

spontanei e improvvisi che<br />

sono altrettanto importanti:<br />

ovvero non si può chiedere<br />

a un quin<strong>di</strong>cenne <strong>di</strong><br />

perdersi tra mille scartoffie<br />

e permessi <strong>di</strong> ogni genere.<br />

Adesso, che mi sono stancato<br />

(e vi avrò stancato)<br />

cercando <strong>di</strong> mettere or<strong>di</strong>ne<br />

nei miei pensieri e subito<br />

scriverli, voglio provare a<br />

de<strong>di</strong>care qualche altra riga<br />

a me, al mio rapporto con<br />

la Musica….non penso<br />

che dopo questa avrò/vorrò<br />

molte altre occasioni per esprimere<br />

così a ruota libera le mie dabbenaggini.<br />

A volte mi chiedo quanto sia stata importante<br />

la mia de<strong>di</strong>zione, curiosità e<br />

passione per la musica, e se sia stata più<br />

determinante dell’ambiente culturale e<br />

familiare in cui sono cresciuto. No, per<br />

carità, non voglio riferirmi a presunti<br />

risultati conseguiti, che son sempre arbitrari<br />

e passeggeri, semmai mi rivolgo<br />

a quanto la Musica ha con<strong>di</strong>zionato e<br />

riempie la mia vita, a quante persone<br />

mi ha fatto conoscere ed apprezzare,<br />

alla ricchezza <strong>di</strong> esperienze che mi<br />

ha immeritatamente concesso. A volte<br />

guardo i miei allievi, ai quali cerco<br />

maldestramente <strong>di</strong> comunicare qualcosa,<br />

e spesso vedo in loro quella stessa<br />

passione che ancora mi spinge a far<br />

chilometri su chilometri, a non dormire<br />

la notte; non li incoraggio, non ne hanno<br />

bisogno, però mi fanno pensare che<br />

tanto tempo fa ho fatto la scelta giusta<br />

e che la Musica continua ad accompagnarmi,<br />

ad aiutarmi, ad elevarmi, me e<br />

chi mi sta vicino.<br />

Per il resto penso a una de<strong>di</strong>ca che Leo<br />

Ferrè, alla fine <strong>di</strong> quel poco tempo insieme,<br />

mi scrisse, su un foglio che ancora<br />

conservo, usando una frase <strong>di</strong> una<br />

sua celebre canzone: André, anche tu<br />

farai del tuo peggio!<br />

Je ferai de mon pire! (da “Ni Dieu,<br />

Ni Maitre”)<br />

Libbiano, fine Settembre 2008<br />

Jam Session con John<br />

Beach, Willie Murphy e<br />

vari horn players, al Viking<br />

Bar <strong>di</strong> Minneapolis<br />

(Foto Fatticcioni)


Centro Stu<strong>di</strong> e Documentazione Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Collaboratori<br />

Nelle immagini: Samuele<br />

Borsò durante alcune delle<br />

sue performance<br />

SAMUELE BORSÒ<br />

<strong>di</strong> Mario Lupi<br />

“Sette sere in musica” è una performance<br />

<strong>di</strong> Samuele Borsò con<br />

la sua chitarra e la sua voce in un<br />

repertorio senza tempo, nel mese <strong>di</strong><br />

agosto in città, davanti ad un bar.<br />

Un’altra performance <strong>di</strong> Borsò ha avuto<br />

luogo, nel mese <strong>di</strong> ottobre, davanti a<br />

un pub per la festa dei commercianti.<br />

Spulciando su internet troviamo una<br />

infinita serie <strong>di</strong> impegni <strong>di</strong> questo musicista<br />

e cantante citta<strong>di</strong>no. Chi è questo<br />

“ragazzo” venuto alla ribalta? Intanto<br />

sappiamo che proviene da una famiglia<br />

<strong>di</strong> musicisti <strong>di</strong> cui fa parte anche il<br />

tenore Umberto Borsò, un grande della<br />

lirica a cui, nel 2006, è stato assegnato<br />

il premio Caruso come ambasciatore<br />

del canto italiano nel mondo.<br />

Samuele Borsò si esibisce a un pubblico<br />

<strong>di</strong> giovani, ma, e questo convince<br />

anche un pubblico eterogeneo, il repertorio<br />

che propone va dai cantautori<br />

contemporanei ai classici <strong>di</strong> ogni tempo.<br />

Suona e canta, la sua voce è calda<br />

e non uniforme e crea atmosfere <strong>di</strong><br />

piacevole go<strong>di</strong>mento.<br />

Un giovane, quin<strong>di</strong>, che insieme con<br />

altri connota una koinè musicale che<br />

prospera in questa città della Valdera.<br />

UNO DEI PIU’ GRANDI<br />

VIAGGIATORI ITALIANI<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

Uno dei più gran<strong>di</strong> viaggiatori<br />

italiani è nato in questa città:<br />

il dott. Alberto Pacchiani<br />

neurologo. La tra<strong>di</strong>zione definisce<br />

gli italiani poeti e navigatori e anche<br />

con Alberto Pacchiani, detto Pack,<br />

la tra<strong>di</strong>zione non si smentisce. Poeta<br />

satirico fin dagli anni del liceo ha<br />

sempre coltivato questa sua abilità,<br />

ma la cosa che stupisce <strong>di</strong> più è la<br />

sua avventura per le vie del mondo;<br />

e non è un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: ha visitato<br />

in 42 anni ben 161 paesi del globo,<br />

anche siti negli angoli più sperduti.<br />

In 42 anni <strong>di</strong> viaggi ha sperimentato<br />

i climi più <strong>di</strong>versi dal Polo Nord nel<br />

1998 alle zone equatoriali, all’Antartide<br />

accumulando avventure ed<br />

esperienze le più <strong>di</strong>verse possibili.<br />

Conoscitore <strong>di</strong> 6 lingue straniere (oltre<br />

al latino e al greco classico), vero<br />

poliglotta ha sempre comunicato con<br />

i relativi autoctoni nella lingua locale<br />

fIno ad essere scambiato per uno<br />

<strong>di</strong> loro. Conoscitore come pochi del-<br />

le realtà geografiche del pianeta, ha<br />

riportato nei suoi <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> viaggio,<br />

scritti in “maccheronico”, notizie tecniche<br />

e alcune impressioni sulle terre<br />

visitate. La sua collezione <strong>di</strong> immagini<br />

è consistente: circa 9200 cartoline,<br />

moltissime mappe e 184 quaderni<br />

sempre scritti in “maccheronico” che<br />

rappresentano i <strong>di</strong>ari dei viaggi.<br />

L’ ”Uomo Nero”, chiamato così dagli<br />

amici per il suo eccentrico vestimento,<br />

è un uomo pieno <strong>di</strong> risorse e curiosità,<br />

sempre pronto a nuove avventure<br />

come un moderno Livingstone alla ricerca<br />

delle sorgenti dell’Umanità.<br />

Nell’ambito dei viaggi più salienti si<br />

possono menzionare:<br />

Ferrovia Transiberiana Moskwa –<br />

Vla<strong>di</strong>vostok.<br />

Giro del mondo in 36 giorni, in senso<br />

antiorario, in aereo, a tappe.<br />

1 volo in Concorde New York – Londra.<br />

2 volte in Antartide.<br />

Raggiungimento dell’altezza <strong>di</strong> 5220<br />

m/sm. Nel Tibet, in autobus.<br />

Traversata atlantica sulla rotta del<br />

Titanic.<br />

ALBERTO PACCHIANI<br />

Nato a <strong>Pontedera</strong> nel 1936.<br />

Laureato a Pisa nella facoltà<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia.<br />

Specializzazione in Malattie<br />

Nervose e Mentali.<br />

Ha abitato per 25 anni a <strong>Pontedera</strong>,<br />

10 a Pisa, 30 a Volterra,<br />

7 a <strong>Pontedera</strong> dove attualmente<br />

risiede.<br />

Dal 1996 in pensione.<br />

110<br />

111


Collaboratori<br />

Contributo dei lettori<br />

L’UOMO MASCHERATO PARTE PER L’ANTARTIDE<br />

MAMMA MIA!<br />

RESTERÀ LAGGIÙ?<br />

VENGO ANCH‛IO?<br />

AUTORITRATTO<br />

Quando col freddo intenso, a meno trenta,<br />

batton i denti i teschi al cimitero,<br />

ratto, nell’infuriar della tormenta,<br />

s’aggira per Volterra L’”Omo Nero”.<br />

Di notte, chi lo vede si spaventa,<br />

perché l’attornia un’ombra <strong>di</strong> mistero:<br />

transita, infatti, in una sciarpa avvolto,<br />

che fin sugli occhi gli ricopre il volto.<br />

Spesso, mentr’ei procede a gran<strong>di</strong> passi,<br />

gli urlan taluni a tergo a più non posso:<br />

“Tappati bene: è freddo!! Passan bassi !?!...”;<br />

Ehi!!, bada, batti... Attento, lì c’è un fosso!...”;<br />

e ridon come tanti satanassi,<br />

provando gusto a dargli sempre addosso.<br />

Ma lui per la sua strada a correr seguita,<br />

in barba a chi lo sfotte e lo perseguita.<br />

- Che sia forse un fantasma da leggende,<br />

l’uomo invisibil, che stragi minaccia?!?...-;<br />

chi poi d’elettrotecnica s’intende<br />

pensa che porti un radar sulla faccia.<br />

Lui, che i commenti altrui non vilipende,<br />

par che del proprio arcano si compiaccia;<br />

e con cappel, cappotto, sciarpa e guanti,<br />

fra vento, neve e gelo tira avanti.<br />

Autore: l’Omo Nero (Packjanow)<br />

ANDIAMO PAK!<br />

ASSOCIAZIONE<br />

MICOLOGICA<br />

BRESADOLA<br />

GRUPPO A. VICHI<br />

<strong>di</strong> Alessandro Pinori<br />

Il Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

nasce nel 1973 dall’unione <strong>di</strong> alcuni<br />

amici appassionati <strong>di</strong> funghi, fra<br />

cui il dott. Raimondo Gonfiantini (farmacista),<br />

il dott. Giorgio Caputo (ufficiale<br />

sanitario) e il sig. Franco Antonelli<br />

(vigile sanitario), costituendosi poi<br />

ufficialmente il 1 aprile 1975.<br />

Il Gruppo viene quasi subito intitolato<br />

alla memoria <strong>di</strong> Arterio Vichi, socio<br />

fondatore prematuramente scomparso.<br />

Già dalla sua costituzione, le finalità<br />

statutarie sono state quelle <strong>di</strong> promuovere:<br />

la cultura ecologica, intesa come<br />

conoscenza degli ecosistemi naturali e<br />

dei comportamenti relativi, lo stu<strong>di</strong>o<br />

dei funghi e dei problemi connessi alla<br />

micologia, l’educazione sanitaria relativa<br />

alla micologia, la collaborazione<br />

con promozione <strong>di</strong> iniziative comuni<br />

con altri Enti, Istituti e Associazioni<br />

con finalità analoghe, la raccolta<br />

<strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>dattico, bibliografico<br />

e scientifico relativo alla micologia e<br />

alle scienze affini con la relativa fruizione<br />

per i soci; quin<strong>di</strong> un orizzonte <strong>di</strong><br />

interessi culturali ben più ampio del<br />

semplicistico “saper riconoscere i funghi<br />

buoni da mangiare”.<br />

Il Gruppo Micologico si <strong>di</strong>mostra subito<br />

una fresca novità nella Valdera,<br />

aggregando un cospicuo numero <strong>di</strong><br />

associati, sia pontederesi sia <strong>di</strong> altre<br />

località anche abbastanza <strong>di</strong>stanti, tipo<br />

Santa Croce sull’Arno, Volterra e Pisa,<br />

riuscendo da subito ad organizzare le<br />

mostre micologiche, inizialmente solo<br />

autunnali.<br />

La mostra micologica viene organizzata<br />

in occasione della ricorrenza della<br />

“fiera” <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, per convenzione<br />

il primo giove<strong>di</strong> dopo San Luca, solitamente<br />

nella terza decade <strong>di</strong> ottobre,<br />

della durata inizialmente <strong>di</strong> quattro<br />

giorni poi ridotti a due; è il momento<br />

culminante per il sodalizio, i soci partecipano<br />

portando cassette piene <strong>di</strong> funghi<br />

<strong>di</strong> ogni tipo, per la classificazione<br />

delle specie fungine dal gruppo centrale<br />

<strong>di</strong> Trento interviene <strong>di</strong>rettamente il cav.<br />

Mauro Angarano e talvolta anche l’ing.<br />

Bruno Cetto.<br />

Passano gli anni, il livello <strong>di</strong> conoscenza<br />

dei componenti del Comitato<br />

Scientifico <strong>di</strong>venta notevole, quin<strong>di</strong><br />

viene “tagliato” il cordone ombelicale<br />

e il Gruppo <strong>di</strong>venta autonomo a<br />

tutti gli effetti.<br />

Comunque l’appartenenza al Bresadola<br />

consente l’accesso <strong>di</strong> due delegati <strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong> al Comitato Scientifico Nazionale<br />

AMB, due sessioni, una primaverile<br />

e l’altra autunnale, tenute sempre<br />

in località <strong>di</strong>verse e in ogni regione<br />

d’Italia.<br />

Questa palestra continua forgia gli<br />

esperti <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> e consente <strong>di</strong> crescere<br />

a tutti i soci, che <strong>di</strong>spongono poi<br />

delle conoscenze acquisite.<br />

Per alcuni anni sarà proposta anche una<br />

mostra dei funghi primaverili, ma la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> reperire il materiale fungino<br />

occorrente per la limitatezza del periodo<br />

favorevole e per la scarsità <strong>di</strong> miceti<br />

presenti, sconsiglierà <strong>di</strong> continuare con<br />

questa esperienza e il progetto verrà abbandonato.<br />

È con grande sod<strong>di</strong>sfazione possibile<br />

affermare che il Gruppo Micologico <strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong> ha contribuito fattivamente<br />

alla riduzione degli avvelenamenti fungini<br />

nella nostra zona:<br />

- intervenendo talora presso la struttura<br />

Le specie nuove per la scienza<br />

con la data <strong>di</strong> pubblicazione:<br />

Cortinarius ianuarius<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2006<br />

Inocybe juniperina<br />

M. Marchetti,<br />

Franchi & Bizio<br />

2003<br />

Inocybe fusipes<br />

Bizio, Franchi & M. Marchetti<br />

2006<br />

Inocybe subdecipiens<br />

Bres. ex Bellù, Bizio & M.<br />

Marchetti in Bizio & Marchetti<br />

1998<br />

Psathyrella wavereniana M.<br />

Marchetti<br />

1993<br />

Ramaria dolomitica<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2000<br />

Ramaria me<strong>di</strong>terranea Schild<br />

& Franchi in Schild<br />

1998<br />

Ramaria subbotrytis f. flavipes<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria thalliovirescens<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2000<br />

Le ricombinazioni operate<br />

con la data <strong>di</strong> pubblicazione:<br />

Clavulina coralloides<br />

f. bicolor (Donk)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2000<br />

Clavulina coralloides f. cristata<br />

(Holmsk. Fr.)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2000<br />

Clavulina coralloides f. mutans<br />

(Burt)<br />

Franchi & M. Marchetti in<br />

Franchi, Giovannetti, Gorreri,<br />

Marchetti & Monti<br />

2006<br />

Una delle mostre<br />

micologiche allestita<br />

nell’atrio del Palazzo<br />

Comunale <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>


Contributo dei lettori<br />

Recensioni<br />

114<br />

115<br />

Boletus Lupinus<br />

Clavulina coralloides f. subcinerea<br />

(Donk)<br />

Franchi & M. Marchetti in<br />

Franchi,Giovannetti, Gorreri,<br />

Marchetti & Monti<br />

2006<br />

Clavulina coralloides f. subrugosa<br />

(Corner) Franchi & M.<br />

Marchetti<br />

2000<br />

Helvella corium var. macrosperma<br />

(Favre) Bizio, Franchi<br />

& M. Marchetti<br />

1998<br />

Helvella leporina (Batsch :<br />

Fries) Franchi, Lami & M.<br />

Marchetti<br />

1999<br />

Inocybe rimosa var. umbrinella<br />

(Bres.) Bizio & M. Marchetti<br />

1998<br />

La riorganizzazione del genere<br />

Ramaria a livello europeo,<br />

con le sezioni pubblicate:<br />

Ramaria sect. Apiculatae<br />

(Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Avellaneae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Botrytes<br />

(Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Dimiticae<br />

(Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Flavae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Formosae<br />

(Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Gran<strong>di</strong>sporae<br />

(Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Gypseae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Luteae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Neoformosae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Niveae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Pseudobotrytes<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Spinulosae<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

Ramaria sect. Strictae (Corner)<br />

Franchi & M. Marchetti<br />

2001<br />

ospedaliera per classificazioni <strong>di</strong> reperti<br />

fungini non identificabili altrimenti e<br />

causa <strong>di</strong> intossicazioni da curare;<br />

- avvalendosi della collaborazione <strong>di</strong><br />

quoti<strong>di</strong>ani locali per lanciare ai lettori<br />

un monito sul rischio <strong>di</strong> intossicazioni<br />

per la nascita troppo abbondante<br />

<strong>di</strong> una specie velenosa nei boschi<br />

<strong>di</strong> querce e lecci, il Boletus lupinus,<br />

sosia perfetto dello squisito Boletus<br />

regius, al contrario decisamente poco<br />

comune, come si è reso necessario<br />

nell’autunno del 2005;<br />

- fornendo consulenze e consigli <strong>di</strong>sinteressati<br />

ai fruitori delle mostre micologiche<br />

e accogliendo presso la sede sociale<br />

tutti quei simpatizzanti desiderosi<br />

<strong>di</strong> farsi classificare i funghi raccolti.<br />

Attualmente e senza fini <strong>di</strong> lucro, il<br />

Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> svolge<br />

le sue attività particolarmente nei<br />

territori della Valdera e del Valdarno inferiore<br />

dove, durante la stagione autunnale<br />

è consueto curare l’allestimento <strong>di</strong><br />

mostre micologiche e delle erbe commestibili<br />

in occasione <strong>di</strong> manifestazioni<br />

<strong>di</strong> vario genere che si svolgono nei comuni<br />

limitrofi, si ricordano oltre a quella<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, anche quelle <strong>di</strong> Ponsacco,<br />

Santa Croce sull’Arno e Uliveto Terme,<br />

più altre saltuarie e occasionali.<br />

Il Gruppo Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong><br />

è pure inserito nella federazione dei<br />

Gruppi Micologici Toscani, denominata<br />

AGMT, associazione che vede le sue<br />

origini nel <strong>di</strong>cembre del 1993.<br />

L’associazione attualmente è costituita<br />

da 24 gruppi micologici <strong>di</strong>stribuiti su<br />

tutto il territorio toscano, è referente<br />

con l’ARSIA a livello regionale e ha<br />

svolto <strong>di</strong>versi progetti, fra cui la map-<br />

patura dei funghi in Toscana, a cui ha<br />

partecipato fattivamente anche il Gruppo<br />

Micologico <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, culminato<br />

poi nella pubblicazione <strong>di</strong> un libro, che<br />

ha consentito alla regione Toscana <strong>di</strong><br />

qualificarsi come una delle prime regioni<br />

italiane in grado <strong>di</strong> svolgere progetti<br />

<strong>di</strong> censimento così articolati e durevoli<br />

nel tempo (periodo <strong>di</strong> osservazione <strong>di</strong><br />

4 anni) e la pubblicazione <strong>di</strong> un libro<br />

a carattere educativo e <strong>di</strong>vulgativo, “Io<br />

sto con i funghi”, <strong>di</strong>stribuito <strong>di</strong>rettamente<br />

dai gruppi.<br />

Grazie alla sensibilità dell’amministrazione<br />

comunale che qui si ringrazia, la<br />

sede sociale è in Via Saffi n. 45 a <strong>Pontedera</strong>,<br />

ed è aperta a soci e simpatizzanti<br />

ogni marte<strong>di</strong> dalle ore 21:30 alle ore<br />

23:30 circa (escluso i festivi), mentre la<br />

collocazione della mostra micologica<br />

e delle erbe commestibili è situata nell’ampio<br />

salone d’ingresso <strong>di</strong> Palazzo<br />

Stefanelli, sede del municipio.<br />

A chiusura <strong>di</strong> questo resoconto, forniamo<br />

due dati importanti: la mostra micologica<br />

<strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong> quest’anno è stata<br />

la 34esima, mentre quella delle erbe<br />

commestibili la 6ª e<strong>di</strong>zione; poche sono<br />

in toscana altre Associazioni che possono<br />

vantare simili traguar<strong>di</strong>.<br />

È motivo <strong>di</strong> orgoglio e <strong>di</strong> prestigio il<br />

livello <strong>di</strong> conoscenza raggiunto dai<br />

componenti del Comitato Scientifico<br />

del nostro Gruppo, alcuni <strong>di</strong> essi infatti<br />

sono <strong>di</strong>ventati autori <strong>di</strong> numerose pubblicazioni<br />

scientifiche e lavori organici<br />

su ambienti particolari, come i funghi<br />

del bruciato e i funghi dei litorali sabbiosi,<br />

oppure vere monografie come lo<br />

stu<strong>di</strong>o del genere Ramaria in Europa,<br />

da soli o in sinergia con valenti esponenti<br />

dell’Università <strong>di</strong> Pisa e del Parco<br />

Naturale Migliarino, San Rossore,<br />

Massaciuccoli.<br />

A lato in queste pagine sono trascritte le<br />

specie “nuove per la scienza” descritte<br />

dai nostri soci, <strong>di</strong>stribuite su generi<br />

<strong>di</strong>versi a <strong>di</strong>mostrazione delle notevoli<br />

competenze, unitamente alle ricombinazioni<br />

tassonomiche che si sono rese<br />

necessarie per allineare la materia agli<br />

stu<strong>di</strong> contemporanei.<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

TRANSHUMANZ<br />

Mauro Gambicorti, alla “Prima<br />

Rassegna <strong>di</strong> Fotografi Pisani”<br />

tenuta nel 1994 presso il Centro<br />

<strong>di</strong> Arti Visive <strong>di</strong> <strong>Pontedera</strong>, presentò<br />

13 fotografie dal titolo “Terre <strong>di</strong> Toscana”<br />

dove i paesaggi fortemente antropizzati<br />

erano proposti con linee colori e<br />

forme amorevolmente plasmati dall’Autore<br />

per ritrovare un legame con le origini<br />

della sua infanzia. Oggi con questo<br />

libro <strong>di</strong> viaggi, Transhumanz, <strong>di</strong> uomini<br />

e animali che ripercorrono vie antiche<br />

nella storia dell’uomo, ritroviamo quell’amore<br />

che Mauro ha sempre avuto per<br />

gli odori, <strong>di</strong> sapori della terra e il lavoro<br />

dell’uomo dove il sudore e la fatica sono<br />

i valori proposti.<br />

In “Transhumanz”, e<strong>di</strong>to da Bandecchi &<br />

Vival<strong>di</strong> ( con la solita maestria nella stampa<br />

delle immagini) scopriamo immagini<br />

<strong>di</strong> grande poesia, segnata dal <strong>di</strong>venire<br />

delle stagioni e dal paesaggio attraverso<br />

i nostri monti, <strong>di</strong> uomini e animali in un<br />

antico rito che oggi, nell’era tecnologica,<br />

ci sorprende esista ancora.<br />

Cominciando a sfogliare il libro, piano,<br />

piano si resta coinvolti nell’osservare la<br />

bellezza delle immagini, ma soprattutto<br />

dal sentimento con cui questa immagini<br />

sono state raccolte e dalla commovente<br />

partecipazione <strong>di</strong> Mauro.<br />

Immagini tratte<br />

dalla pubblicazione<br />

<strong>di</strong> Mauro Gambicorti


Collaboratori<br />

Collaboratori<br />

116<br />

117<br />

LUCA LUPI<br />

LUCA,<br />

FOTOGRAFO D’ARTE<br />

<strong>di</strong> M. L.<br />

La mostra all’Accademia<br />

degli Euteleti a San Miniato<br />

Quando in altri tempi si doveva<br />

imparare un mestiere, si metteva<br />

il ragazzo “a bottega” dall’artigiano<br />

che era <strong>di</strong>sposto a insegnargli.<br />

Molti fotografi famosi hanno incominciato<br />

la loro attività in questo modo.<br />

Nei nostri tempi non è più così ma, chi<br />

ha imparato il mestiere con intelligenza<br />

e caparbietà, oggi è in grado <strong>di</strong> inserirsi<br />

nel mondo della comunicazione iconica<br />

avendo tutte le carte in regola per esprimersi<br />

nella maniera migliore.<br />

Ricordo, con piacere, un ragazzino timido<br />

con gli occhi neri che faceva tesoro<br />

degli insegnamenti che gli davo, e<br />

che presto fu in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere<br />

con me le soluzioni ai problemi<br />

che il lavoro richiedeva. Quel ragazzino,<br />

oggi, è un fotografo con<br />

una solida preparazione tecnica <strong>di</strong><br />

base, e, dato che ama il suo lavoro,<br />

ha raggiunto una capacità espressiva<br />

notevole riuscendo a portare<br />

nelle sue immagini una carica<br />

emotiva che coinvolge lo spettatore.<br />

La capacità <strong>di</strong> esprimersi è<br />

un momento complesso che coinvolge<br />

l’emotività, la capacità tecnica, la cultura<br />

del fotografo e, nel mare magnum <strong>di</strong><br />

immagini che invadono la nostra contemporaneità,<br />

gli unici che produrranno<br />

cose valide saranno coloro che con passione<br />

e amore sapranno guardare ciò<br />

che è importante per l’uomo.<br />

Le foto che propone Luca sono il frutto <strong>di</strong><br />

una ricerca portata avanti con anni <strong>di</strong> lavoro<br />

fatta <strong>di</strong> scelte, ripensamenti, rinunce,<br />

selezioni e coraggio per operare, quelle<br />

scelte significative che rispecchiassero il<br />

suo modo <strong>di</strong> essere, <strong>di</strong> percepire la fotografia<br />

in una visione “moderna” dell’immagine.<br />

Luca è sempre stato attento a<br />

quello che veniva pubblicato nel mondo<br />

della fotografia perché la conoscenza <strong>di</strong><br />

ciò che i fotografi producono ha maturato<br />

il suo modo <strong>di</strong> vedere e ha guidato la<br />

sua attenzione a percepire gli umori dei<br />

tempi e a tradurli in immagini.<br />

Luca ha lavorato per molti anni nelle<br />

Soprintendenze ai Beni Artistici ed ha<br />

documentato migliaia <strong>di</strong> opere: è qui<br />

che ha <strong>di</strong>mostrato il suo valore perché<br />

non è stato il freddo esecutore <strong>di</strong> una<br />

documentazione asettica per l’archiviazione,<br />

ma il “curatore”, per amore, <strong>di</strong><br />

opere che devono essere riprese “al meglio”,<br />

e con sensibilità.<br />

In fotografia, quando si parla <strong>di</strong> “linguaggio<br />

fotografico”, sarebbe più appropriato<br />

parlare <strong>di</strong> “linguaggi” in quanto, non esistendo<br />

una grammatica strutturata e una<br />

sintassi, forse nemmeno un co<strong>di</strong>ce unificato,<br />

ogni fotografo struttura il suo. Che<br />

questo sia un bene o un male, uomini,<br />

semiologi, artisti <strong>di</strong>battono da sempre la<br />

questione; il fatto è che quando un artista<br />

riesce a muovere delle emozioni, dei<br />

pensieri, delle idee fa sì che la comunicazione<br />

che passa chiarisca ciò che non<br />

è co<strong>di</strong>ficato o strutturato.<br />

Le immagini che presenta Luca, perfette<br />

tecnicamente, corrette dal punto <strong>di</strong> vista<br />

formale, hanno il fascino inconsueto<br />

delle immagini <strong>di</strong> colui che le ha prodotte<br />

vivendole emotivamente, seguendone<br />

il percorso che con fasi successive<br />

concorre al risultato finale. La ripresa,<br />

prima, prefigura il risultato, partendo<br />

da un’emozione o da un’intuizione; il<br />

lavoro da artigiano mette in evidenza la<br />

sua padronanza della tecnica; l’immagine<br />

finale rivela la sua sensibilità e la<br />

cultura visiva dell’autore.<br />

Le immagini “fine art” che presenta<br />

possono essere “lette” come percorsi a<br />

tema ma anche come singole creazioni,<br />

la loro forza sta nell’impatto emotivo<br />

che coinvolge l’osservatore in atmosfere<br />

incantate <strong>di</strong> sapore metafisico. Ci sono<br />

elementi naturali che hanno sempre<br />

coinvolto Luca: l’acqua, la vegetazione,<br />

il cielo, il paesaggio, per cui i tagli che<br />

opera, le scelte tra le immagini, i toni<br />

dei grigi così ricchi<br />

e espressivi ne fanno<br />

un raffinato percorso.<br />

Ciò prelude a maggiori<br />

traguar<strong>di</strong>.<br />

Luca Lupi nato a <strong>Pontedera</strong><br />

in provincia <strong>di</strong> Pisa nel<br />

1970, attualmente vive e lavora<br />

a Fucecchio, Firenze.<br />

Dopo aver conseguito il<br />

<strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> maturità nella<br />

sua città, entra nel mondo<br />

del lavoro ma contemporaneamente,<br />

frequenta con<br />

interesse lo stu<strong>di</strong>o fotografico<br />

<strong>di</strong> Mario Lupi, dove<br />

apprende le prime nozioni<br />

della fotografia, sua vera<br />

precoce passione. Si iscrive<br />

a Firenze a corsi <strong>di</strong> fotografia<br />

e successivamente lavora<br />

come assistente presso<br />

uno stu<strong>di</strong>o fotografico.<br />

Nel 1995 consegue un attestato<br />

per la professione<br />

<strong>di</strong> fotografo presso l’istuto<br />

statale d’arte F. Russoli <strong>di</strong><br />

Pisa. Abbandona del tutto<br />

il precedente lavoro per<br />

de<strong>di</strong>carsi completamente<br />

alla fotografia aprendo uno<br />

stu<strong>di</strong>o, che nel tempo si<br />

specializza nella documentazione<br />

<strong>di</strong> opere d’arte grazie<br />

alla collaborazione con<br />

le Soprintendenze <strong>di</strong> Pisa,<br />

<strong>di</strong> Firenze e <strong>di</strong> Lucca, con<br />

l’Opificio delle Pietre Dure<br />

<strong>di</strong> Firenze ed altri enti e stu<strong>di</strong><br />

privati. L’attività dello<br />

stu<strong>di</strong>o si incentra su campagne<br />

fotografiche per mostre<br />

e pubblicazioni d’arte, documentazioni<br />

per i restauri<br />

e <strong>di</strong>agnostica artistica.<br />

Parallelamente all’attività<br />

professionale sviluppa,<br />

proprio attraverso la frequentazione<br />

e l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

dell’opera d’arte,<br />

una particolare sensibilità<br />

alla visione che lo porta<br />

a de<strong>di</strong>care parte della sua<br />

attività anche a progetti <strong>di</strong><br />

ricerca personali.<br />

Nel 1998 partecipa al concorso<br />

“The International<br />

Photo Contest” indetto da<br />

Hasselblad, dove ottiene un<br />

riconoscimento per l’eccellente<br />

creatività.<br />

Nel 2005 attreverso la partecipazione<br />

al concorso fotografico<br />

“Paesaggi immaginari”<br />

viene selezionata<br />

una sua immagine per essere<br />

pubblicata in un volume<br />

della rivista “Progresso Fotografico”.<br />

Nel 2006, 2007, 2008 una<br />

sua opera viene scelta per<br />

la realizzazione della copertina<br />

del volume dell’Accademia<br />

degli Euteleti della<br />

città <strong>di</strong> San Miniato.<br />

Esposizioni principali<br />

2007 personale “Intuizione<br />

e forma”, Palazzo Migliorati,<br />

Accademia degli Euteleti,<br />

San Miniato (Pi)<br />

2007 collettiva “Percorsi<br />

paralleli”, Galleria del<br />

Baluardo <strong>di</strong> San Regolo,<br />

Lucca<br />

2007 donazione “Un immagine<br />

per la libertà” opera<br />

donata al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Lucca<br />

2008 personale “Immagini<br />

da un cantiere”, Croce <strong>di</strong><br />

Lucca, Napoli<br />

Hanno scritto <strong>di</strong> lui<br />

Antonia d’Aniello, Mario<br />

Lupi, Saverio Mecca, Mauro<br />

Favilla, Filippo Lotti.


INDICE<br />

Introduzione<br />

Andrea Pisano e l’assimilazione della lezione <strong>di</strong> Giotto e dell’antico<br />

Di Sara Taglialagamba<br />

Andrea da <strong>Pontedera</strong> e l’oreficeria pisana dal XIV secolo alla conquista fiorentina<br />

Di Jonath Del Corso<br />

Beni Culturali: qualità, valore e sviluppo economico per il rilancio del Paese<br />

Di Angela Loretta<br />

Dario Vival<strong>di</strong><br />

Di Mario Lupi<br />

Africano Paffi<br />

A cura della redazione del Centro<br />

Alberigo e Carlo Novelli: l’Arte dal padre al figlio<br />

Di Africano Paffi<br />

Gallerie d’Arte in città: primo censimento ragionato<br />

A cura della redazione del Centro<br />

Arte, bambini, scuola dell’infanzia<br />

Di Anna Maria Braccini<br />

Riflessioni sull’Arte del “Contemporaneo”<br />

Di Mario Lupi<br />

L’Arte Contemporanea nella scuola: perchè e come<br />

Di Anna Ferretti<br />

Il battello fluviale Andrea da <strong>Pontedera</strong><br />

Di Mario Mannucci<br />

Salvini fotografo in Valdera<br />

Di Alessandro Salvini<br />

I primi 40 anni del “Truciolo d’Oro”<br />

Di Enzo Gaiotto<br />

Simone Stefanelli, funerale a Gaza<br />

Di Simone Stefanelli<br />

Marco Bruni<br />

Di M. L.<br />

Giovanni Pascoli, il poeta-fotografo<br />

Di Enzo Gaiotto<br />

Introduzione alla Musica<br />

Di Mario Lupi<br />

pag. 3<br />

pag. 4<br />

pag. 7<br />

pag. 13<br />

pag. 16<br />

pag. 18<br />

pag. 20<br />

pag. 24<br />

pag. 30<br />

pag. 35<br />

pag. 39<br />

pag. 44<br />

pag. 48<br />

pag. 52<br />

pag. 56<br />

pag. 62<br />

pag. 64<br />

pag. 67<br />

Fare musica a scuola: il piacere del fare<br />

Di Mario Piatti<br />

Dino Cavallini liutaio<br />

Di M. L.<br />

L’acustica a teatro<br />

Di Valentina Reino<br />

Maria Cioppi, cantante lirica<br />

Di Anna Vanni<br />

Il Teatro Era<br />

A cura della redazione del Centro<br />

Brenno Ristori<br />

Di Michelangelo Gorini<br />

Riccardo Moretti<br />

Di Anna Vanni<br />

David Calamai<br />

A cura della redazione del Centro<br />

La “Volere è Potere”<br />

Di M. L.<br />

Significato dell’insegnamento. La creatività educabile<br />

Di Luigi Nannetti<br />

Riccardo Fogli<br />

Di Anna Vanni<br />

Riflessioni<br />

Di Andrea Lupi<br />

Samuele Borsò<br />

Di Mario Lupi<br />

Uno dei più gran<strong>di</strong> viaggiatori italiani<br />

Di M. L.<br />

Associazione Micologica Bresadola Gruppo A. Vichi<br />

Di Alessandro Pinori<br />

Transhumanz<br />

Di M. L.<br />

Luca, fotografo d’Arte<br />

Di M. L.<br />

pag. 68<br />

pag. 73<br />

pag. 77<br />

pag. 81<br />

pag. 86<br />

pag. 89<br />

pag. 92<br />

pag. 94<br />

pag. 96<br />

pag. 99<br />

pag. 103<br />

pag. 104<br />

pag. 110<br />

pag. 111<br />

pag. 113<br />

pag. 115<br />

pag. 116


Finito <strong>di</strong> stampare<br />

nella Tipografia<br />

Bandecchi & Vival<strong>di</strong><br />

<strong>Pontedera</strong><br />

LOGO<br />

Marzo <strong>2009</strong>

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