ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI CARRARA
Diploma Biennio Specialistico
Corso di Net Art e Culture Digitali
Prof. Massimo Cittadini
Nel Futuro il Passato sarà sempre Presente
Relatore
Prof. Alessandro Ludovico
Candidato
Francesco Marcolini
Anno Accademico 2012/2013
.index
. il tempo come misura
..
(mi) vedo quindi sono
.
. in principio era il panopticon
.
. global video surveillance
.
. alterazioni dello spazio tempo
..
.
. nel futuro il passato sarà sempre presente
.preamble
6 7
Il ricordo è parte di un’azione passata che viene
immagazzinata nella mente, in questo processo si
mescolano emozioni e dati sensoriali collegati a quel
determinato attimo.
I dettagli e in alcuni casi il ricordo stesso vengono
alterati dal cervello 1 , il risultato, cioè quello che viene
rievocato, non rappresenta necessariamente quanto
realmente è accaduto.
L’umanità, nel corso degli anni, ha trovato vari modi
per tutelare il passato. Ad oggi, insieme alla scrittura,
uno dei metodi più diffusi è la registrazione digitale.
Videocamere, telecamere e webcam registrano per
minuti, ore e giorni innumerevoli accadimenti in tutto
il pianeta. I filmati sono poi racchiusi nelle memorie
virtuali, negli hard disk e nei server sparsi per la rete.
La videocamera rappresenta un osservatore freddo,
distaccato, che registra la realtà così come la vede;
non immagazzina ricordi ma azioni vissute; uno
strumento perfetto per sorvegliare il presente e
preservare il passato.
La conoscenza del passato permette di scoprire
alcuni aspetti del futuro, ricordare quanto accaduto
ieri per sapere ciò che avverrà domani.
E se tale conoscenza fosse stata affidata alla
videosorveglianza, alle macchine, che oggi ci
““ri/conoscono” a livello esteriore in modo molto
approfondito? Chi meglio di questi “oggetti altamente
tecnologici” potrebbe prevedere le azioni di cui
saremo protagonisti?
Forse, una lunga serie di calcoli, un giorno non
troppo lontano, potrà rivelare le nostre azioni future,
sebbene imprecise o parziali, oppure, in un mondo
bombardato dalla propaganda sfrenata e dal surplus
di informazioni, saremo diventati così prevedibili nelle
nostre scelte che non serviranno calcoli per scoprire
cosa ci riserva l’avvenire.
Dal momento della nascita cominciamo ad acquisire
un passato, siamo testimoni del presente e passo
dopo passo ci proiettiamo in qualcosa di non ancora
scritto, che fa già parte del nostro essere e ci rende
artefici di quello che verrà.
1 Orsola Coppola, Psicologia dello sviluppo ed educazione,
ediz. Simone, Napoli, 1999, p.114-115.
9
.il tempo come misura
11
La necessità di controllare e di misurare è una
pulsione innata nell’uomo, da sempre infatti, si è
cercato un metodo di paragone che permettesse
di conoscere, in qualche maniera, le determinate
caratteristiche di un oggetto o di un fenomeno. Il
calcolo della lunghezza, del volume ecc., esprimono
traguardi importanti per l’umanità, grazie a queste
innovazioni abbiamo iniziato a comprendere il mondo
intorno a noi e a cercare soluzioni ai problemi inerenti
lo spazio, la velocità ed il tempo. Quest’ultimo
elemento, rappresenta da sempre uno dei più grossi
misteri su cui l’umanità si sia mai interrogata.
Il metodo più diretto per comprendere lo scorrere
del tempo è la durata del giorno, in quanto,
essendo ciclica, rappresenta un evento che si
ripete più volte ed ogni volta ha un inizio (alba)
ed una fine (tramonto); con ciò, è stato possibile,
fin dall’antichità, misurare un intervallo temporale,
seppur molto ampio. Successivamente si è quindi
sentita la necessità di costruire uno strumento che
ponderasse parti di intervallo specifiche all’interno
del giorno; lo gnomone, successivamente evoluto
in “meridiana” sopperì a tale bisogno. 1 Il problema
1 Giovanni Bosca e Piero Stroppa, Meridiane e orologi
solari, Il Castello, Milano 1996.
è che tali strumenti potevano e possono funzionare
solo con luce diurna; diventava quindi essenziale un
dispositivo che fosse indipendente dalle osservazioni
astronomiche.
La clessidra 2 rappresentò un cambiamento
importante, prima ad acqua (a partire dal XV secolo
a.C.) e successivamente a sabbia (1300 d.C.),
era in grado di poter misurare intervalli temporali
che andavano da una manciata di secondi alle
ventiquattro ore.
Verso la metà del 1600, il matematico olandese
Christiaan Huygens, raccogliendo l’eredità di Galileo
Galilei, brevettò il primo orologio a pendolo. 3 Questo
strumento venne presto adottato come il principale
mezzo per misurare il tempo e data la sua precisione
veniva usato anche per misurazioni di carattere
scientifico.
Dopo gli orologi meccanici da tasca comparsi intorno
alla metà del 1800, un’altra grande innovazione
fu apportata nel 1927 con l’orologio a quarzo 4 (W.
A. Marrison e J.Hortonon); fu poi la tipologia ad
evolversi o quantomeno a modificarsi con l’arrivo dei
primi display a led (1966 circa), grazie ai quali ebbe
2 http://it.wikipedia.org/wiki/Clessidra
3 http://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_a_pendolo
4 http://it.wikipedia.org/wiki/Orologio_al_quarzo
12 13
inizio la grande famiglia dei dispositivi digitali che si
sono affiancati a quelli analogici fino ai giorni nostri.
In un certo senso, dopo l’invenzione dell’orologio, è
come se fossimo provvisti di un organo artificiale al
polso o nella tasca che ci permette di relazionarci
con un qualcosa, che altrimenti potremmo solo
intuire indirettamente, attraverso gli altri sensi. Ad
esempio, fissando una lampada in una stanza, non
avremo nessuna informazione sul tempo che passa,
potremmo empiricamente stabilire se ne è passato
poco o molto ma non sapremmo mai con esattezza
quanto.
considerato in maniera molto differente, inizialmente
era uso comune pensare fosse una costruzione
mentale inventata dall’uomo, un’illusione partorita,
per così dire, dall’incapacità di comprendere
l’eternità. Tuttavia, nella seconda metà del XVII
secolo, un fisico inglese fece di questa “illusione”
una delle leggi fondamentali dell’universo. Per Isaac
Newton 5 (1642-1727), tutti i fenomeni di natura fisica
avvengono in uno spazio tridimensionale, immobile
e assoluto. Ogni mutamento che avviene nel mondo
fisico viene descritto in base ad una dimensione
separata chiamata tempo, anch’essa assoluta,
questa dimensione fluisce in modo uniforme dal
passato al futuro, attraverso il presente. A livello
pratico, si può dire che, secondo Newton tutto
avveniva per una causa definita, la quale dava luogo
a un effetto definito; in questo modo, conoscendo
lo stato e tutti i suoi particolari, si sarebbe potuto
prevedere con certezza assoluta il futuro di una parte
qualsiasi del sistema.
se per di più fosse abbastanza profonda per
sottomettere questi dati all’analisi, abbraccerebbe
nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi
dell’universo e dell’atomo più leggero: nulla sarebbe
incerto per essa e l’avvenire, come il passato,
sarebbe presente ai suoi occhi”. 6
Pierre-Simon de Laplace
Sfortunatamente, passato, presente e futuro, così
concepiti in modo lineare, come detta la fisica
classica, delineano una successione non veritiera del
tempo.
Facendo riferimento alla teoria della relatività
generale 7 (elaborata da A. Einstein tra il 1905 e il
1913), oggi sappiamo che lo spazio non è affatto
formato da tre dimensioni ed il tempo non è separato
dallo spazio, ma al contrario, tempo e spazio
formano, con la loro connessione, un continuo
quadridimensionale, chiamato per l’appunto “spaziotempo”.
Nel corso della storia il tempo è stato percepito e
“Un’intelligenza che, ad un dato istante, conoscesse
tutte le forze da cui è animata la natura e la
situazione rispettiva degli esseri che la compongono,
5 Paolo Casini, L’Universo-macchina. Origini della filosofia
newtoniana, Laterza, Roma-Bari, 1969.
6 Citato in M. Capek, op. cit., p. 122 [si veda P.-S. de
Laplace, Opere, Utet, Torino 1967, p. 243].
7 Albert Einstein, Come io vedo il mondo. La teoria della
relatività, Collana Grandi Tascabili Newton Compton, Bologna,
Newton Compton Editore, 1975.
14 15
Nella teoria di Einstein, viene abbandonato il
[…]non esiste uno spazio assoluto indipendente
osservato fino all’osservatore. Gli astronomi non
Tutto quello che vale per la lunghezza vale anche per
concetto newtoniano di spazio e tempo assoluto.
dall’osservatore”. 8
hanno perciò una visuale di ciò che sta accadendo
il tempo:
Essi ora rappresentano essenzialmente elementi del
Fritjof Capra
in tempo reale nel punto dell’universo osservato, ma
linguaggio che vengono utilizzati da un osservatore
un’immagine passata.
“Ciò significa che gli orologi in moto rallentano e il
per descrivere fenomeni concernenti il proprio punto
Ad esempio, quando guardiamo il sole, vediamo
tempo scorre più lentamente. Questi orologi possono
di vista.
effettivamente lo stato che aveva otto minuti prima,
essere di tipi svariati: orologi meccanici, orologi
Le trasformazioni dello spazio-tempo sono quindi
questo perché la luce impiega quel determinato
atomici o addirittura il battito del cuore dell’uomo.
effetto della posizione dell’osservatore rispetto alla
intervallo di tempo ad arrivare dal sole alla terra.
Se di una coppia di gemelli uno dei due partisse per
velocità costante della luce nel vuoto.
Strano ma vero, siamo più immersi nel passato
un veloce viaggio di andata e ritorno nello spazio
L’impressione che abbiamo di poter ordinare gli
di quanto ne siamo nel presente, o almeno più
esterno, al suo rientro a casa risulterebbe più giovane
avvenimenti che accadono intorno a noi, in una
di quanto potessimo immaginare, tutto ciò che
del fratello, perché dal punto di vista di quest’ultimo,
successione temporale, è data dal fatto che la
osserviamo (se pur a livello impercettibile), è una
rimasto sulla terra, tutti i suoi «orologi» - il battito del
velocità della luce (300.000 Km/s circa) è talmente
visione di quello che era e non di quello che è.
cuore, il flusso del sangue, le onde celebrali, ecc. -
grande da farci supporre di osservare un evento
Tali concetti, risultano forse un po’ ostici per il senso
sarebbero rallentati durante il viaggio”. 9
nell’attimo in cui si sta verificando. In realtà, la luce,
comune, perché nella vita ordinaria non abbiamo
Fritjof Capra
per veloce che sia, richiede comunque un certo
prove dirette che ci permettono di afferrare il concetto
tempo per andare dall’evento all’osservatore.
Se il tempo è relativo anche lo spazio deve essere
considerato tale.
“ […] non è più possibile definire un preciso istante
di tempo uguale per tutto l’universo. Un evento
lontano che avviene in un particolare istante per un
osservatore può avvenire prima o dopo per un altro
osservatore.[...]
ipercubo
Il legame tra spazio e tempo era ben noto per gli
astronomi molto prima della teoria della relatività.
Osservando gli astri, si ha a che fare con distanze
enormi e anche in questo caso la luce impiega un
determinato tempo per andare da ciò che viene
8 F. Capra, The Tao of Physics, Adelphi, Milano, 1982,
p. 192.
di spazio-tempo quadridimensionale.
Nella fisica classica si è sempre dato per scontato
che un oggetto qualsiasi, per esempio una matita,
abbia la stessa lunghezza sia che si trovi in uno
stato di quiete che in moto. Ma come detto sopra, lo
spazio varia con il tempo e viceversa, cosicché, due
oggetti uguali in stato di quiete, risulteranno avere
dimensioni diverse avendo moti diversi.
Come la storia ci insegna, prima di una forte
innovazione scientifica, ne avviene una intellettuale,
la necessità di cambiare la percezione di un
qualcosa, come nel caso della percezione del tempo,
è stata raccolta in anticipo dall’arte.
L’idea lineare di tempo, che ci porta a pensare
di camminare lungo un’asse mentre ci dirigiamo
dal passato verso il futuro, trova riscontro nella
9 F. Capra, The Tao of Physics, Adelphi, Milano, 1982,
p. 198.
16 17
percezione cartesiana di spazio, questa visione non è
però in grado di descrivere il divenire del tempo.
Molti artisti si sono impegnati al fine di trovare
un modo per riuscire a raffigurare ciò che con la
prospettiva classica risultava impossibile. Picasso
(1881-1973), come Gauguin (1848-1903) e Cézanne
(1839-1906), per citarne alcuni, rivoluzionarono il
sistema pittorico accademico, infrangendo le regole
prospettiche fino a quel momento utilizzate per
descrivere il reale; venne anche alterata l’unicità
del punto di vista dell’osservatore, in questo modo
le parti di tali composizioni pittoriche vengono
percepite ancora oggi da angoli diversi e in diverse
fasi temporali, ottenendo così una totalità spaziotemporale.
10
Il dipinto, non è più la “rappresentazione prospettica
della realtà esterna”, bensì una “realtà interiorizzata”,
frammentata, che non accetta regole di successione
ordinate, ma che è in grado di poter descrivere il
movimento ed il peso costante del tempo sullo spazio
e viceversa.
Parallelamente alla teoria di Einstein, negli stessi
M. C. Escher, Print Gallery, litografia, 1956.
10 Paolo Manzelli, Tempo - bidimensionale nell’arte e nella
scienza, http://www.edscuola.it/archivio/lre/tempo_bidimensionale.htm
Marcel Duchamp, Nu descendant en escalier, 1912.
18 19
anni, troviamo un’opera di Marcel Duchamp (1887-
1968), che formalizza ed esprime le “nuove regole”
della misura spaziotemporale.
Nu descendant en escalier (1912), è un quadro che
misura 1,47 x 0,98 m; dove il giallo ocra inseme al
marrone descrivono su carta fotografica la sintesi
di un movimento protratto nel tempo. Superando
le possibilità dello scatto fotografico, Duchamp
riesce a produrre una sincronia di istanti che non
hanno ne inizio ne fine, o meglio, che si rinnovano
in contemporanea, creando come risultato un
paradosso in cui non è possibile descrivere con
certezza dove si trova il soggetto, ne determinare
se è in stato di moto o di quiete. Eppure, la totalità
dell’azione e la percezione di simultaneità dell’evento
viene impressa chiaramente nell’opera.
Salvador Dalì (1904-1989), sensibilmente affascinato
dalle teorie e dalle nuove scoperte della fisica
moderna si è distinto per le sue sperimentazioni
pittoriche ai limiti dell’assurdo; nel 1931 realizza La
persistenza della memoria, rendendo omaggio ad
Einstein, con quest’opera egli sottolinea il passaggio
epocale dato dalla nuova visione. Attraverso le forme
distorte con cui caratterizza i suoi orologi, l’artista
Salvador Dalì, La persistenza della memoria, 1931.
vuole palesare che l’oggetto principale per misurare il
tempo non è più utile, dal momento che l’idea stessa
di tempo è mutata ed è ormai una realtà personale
che varia nella forma e nel peso a seconda dei
soggetti coinvolti.
“Io credo che il momento sarà vicino quando,
attraverso una procedura di attivo pensiero
paranoico, sarà possibile sistematizzare la
confusione e contribuire a gettare un totale discredito
sul mondo della realtà”.
Salvador Dalì
La logica e l’istinto si diramano lungo emisferi diversi
all’interno del cervello umano, tuttavia, vedendo
l’evoluzione della scienza e dell’arte nell’ambito della
concezione temporale, sembra che queste due vie si
uniscano in un unica percezione.
Il tempo è impalpabile ma ci sovrasta, fa parte della
nostra cultura e quindi del nostro modo di affrontare
le cose. Anche se non ne abbiamo un riscontro
materiale, possiamo misurarlo, rappresentarlo e
scrivere teorie che indagano la sua natura.
20 21
William Blake, Isaac Newton, 1795.
Engraving, (600 cm x 460 cm).
23
.(mi) vedo quindi sono
25
La vista gioca un ruolo centrale nella ricostruzione
del reale, non a caso è il senso privilegiato, tramite
quest’organo, che agisce da mediatore fra l’interno e
l’esterno, abbiamo accesso critico al vero.
Nella lingua francese la parola “vedere” costituisce la
radice per esprimere azioni differenti:
voir (vedere)
savoir (sapere)
gruppi sociali, Georg Simmel (1858-1918), nel suo
libro Soziologie (1908), inserisce una “appendice alla
sociologia dei sensi”, 1 in cui riflette sulla differenza
di efficacia tra i vari organi sensoriali ed enfatizza le
abilità psicologiche peculiari che l’occhio possiede
nel processo di socializzazione. Nella connessione
che gli individui creano quando si guardano tra loro,
Simmel riconosce la più diretta e pura interrelazione
che possa esistere tra due esseri umani. 2
pouvoir (potere)
La relazione etimologica rivela specificatamente la
struttura duale della visione, e cioè una connessione
stretta fra la ragione e il controllo delle capacità di
azione.
La predominanza della vista deriva dalla sua
appercezione attiva, situata al più alto livello
di autocoscienza. D’altra parte, l’udito rimane
“annebbiato” a causa dalla sua fruizione di natura
passiva.
L’occhio ricopre un ruolo attivo nella formazione dei
René Magritte, The false mirror, 1928.
1 Georg Simmel, Soziologie, Leipzig: Duncker & Humblot,
1908.
2 Astrit Schmidt-Burkhardt , The All-Seer: God’s Eye as
Proto-Surveillance, in Thomas Y. Levin, Ursula Frohne and Peter
Weibel (eds.), CTRL [SPACE] – Rhetorics of Surveillance from
Bentham to Big Brother, Boston, Mass. 2002, p. 18.
27
Gran parte del nostro tempo viene impiegato a
cercare di comprendere che “cosa siamo”, in modo
più specifico “chi siamo” realmente; come siamo
fatti a livello interno ma anche e soprattutto a livello
permette di fissare nella mente l’immagine di se
stessi, ma c’è un altro processo, più profondo, che
avviene parallelamente a questo e cioè il divenire
coscienti della propria identità. Da quel momento
distinta risulta sostanziale, in quanto supera, a livello
percettivo, l’ostacolo visivo dato dall’inversione
dell’immagine propria dello specchio.
esterno. Questo perché, vivendo in delle società,
non pensiamo al nostro essere solo come ad un
ente singolo, ma siamo coscienti di appartenere
ad una moltitudine culturale. Il modo con cui gli
altri ci vedono e ci identificano è rilevante, se
non fondamentale, ne risulta che, la stragrande
maggioranza delle persone necessita di avere sotto
controllo il proprio aspetto per sapere come porre se
stessi nelle relazioni con gli altri.
Lo specchio, rappresenta certamente il mezzo
principale con cui vediamo noi stessi e proviamo
a conoscere il nostro aspetto, anche se a tutti gli
effetti, ciò che vediamo è un riverbero distorto
della verità. Per sua natura infatti, lo specchio
riflette un’immagine, non mostra quindi la realtà,
ma esattamente l’opposto da un punto di vista di
coordinate; ciò che nel reale è a destra diventa a
sinistra e viceversa. Paradossalmente, l’immagine
a cui ci affezioniamo fin da piccoli esiste solo nello
specchio.
Il primo contatto con il riflesso della propria figura
in poi, ci saranno principalmente due immagini del
nostro essere che rimarranno fisse nella mente:
quella nello specchio e quella nelle fotografie e/o
nelle videoregistrazioni.
Due tipologie di immagini che sono concretamente
differenti, eppure, entrambe hanno un valore di
identità specifico e vengono immagazzinate nella
memoria attraverso temporalità complementari.
L’immagine riflessa, pur non mostrando realmente
come siamo (in quanto ribalta l’asse delle ascisse,
provocando l’inversione destra-sinistra), ci parla
di un’azione che si sta svolgendo nel presente,
un’azione che viene mostrata nel momento preciso
in cui si guarda. È possibile quindi dire che, il riflesso
della nostra immagine (in uno specchio) viene
accettato come reale, cioè in grado di descrivere
la nostra identità, principalmente per le sue qualità
temporali; le quali riescono a palesare, in modo
diretto e simultaneo, tutte le azioni e i cambiamenti
che partono dal soggetto stesso. Questa qualità
René Magritte, Ritratto di Edward James, 1937.
[...] vi sono due modi di guardarsi allo specchio.
La prima modalità ignora la particolare autoreferenzialità
dell’immagine contenuta nello
specchio e tende a considerarla come se fosse
un’immagine fra le altre di cose o persone. Quando
questo avviene, non significa che non si sappia che
l’immagine che appare nello specchio è la nostra;
ma tale riconoscimento avviene basandosi sulla
memoria e avvalendosi di percorsi mentali “periferici”,
che non coinvolgono le dimensioni profonde del Sé e
dell’identità.
[...]Poi c’è un secondo modo di guardarsi allo
specchio, in cui chi guarda “sente” appartenergli
l’immagine restituita. Si guarda, per così dire, la
propria identità specchiata. Per cui, per un certo
tempo, si resta lì a tentare di colmare la distanza che
c’è fra il sentimento interiore, spesso inespresso e
inconscio, dell’essere se stessi con quella immagine,
che pure è nostra e della quale dobbiamo farci una
ragione, dobbiamo anch’essa sentirla come se fosse
28 29
nostra, anche se questo è difficoltoso, perché quella
immagine non rappresenta un oggetto qualunque, ma
noi stessi[...]. 3
AA.VV.
“Secondo certi negromanti, gli specchi sarebbero
delle voragini senza fondo, che inghiottono, per non
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!”
tempo trascorso, filmando e riguardando un video a
cui abbiamo preso parte, appaghiamo da un lato il
nostro narcisismo e dell’altro il bisogno di tutelare la
nostra storia. Attraverso la visione di luoghi, persone,
situazioni ed eventi, ripercorriamo con la mente varie
immagini catalogate che sono state processate in
ricordi.
consumarle mai, le luci del passato (e forse anche
Charles Baudelaire, 1857. 5
Il video permette, in alcuni casi, di avvicinarsi in
del futuro)”. 4
maniera considerevole alla ricostruzione reale dei
Elsa Morante
L’altro punto da approfondire, riguarda la visione di
fatti, almeno a livello teorico. Di fatto, una volta
se attraverso un “occhio esterno”, vale a dire tramite
che ci siamo identificati in un filmato molto spesso
“Sempre il mare, uomo libero, amerai!
l’utilizzo di quei mezzi che mostrano il nostro vero
accettiamo il resto come verità, di frequente perciò
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
aspetto esteriore, quello che mostriamo anche agli
accade che un evento passato viene ricordato in
nell’infinito svolgersi dell’onda
altri.
modo parzialmente o totalmente distorto rispetto agli
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
La macchina fotografica e la videocamera creano
effettivi eventi trascorsi.
non meno amaro. Godi nel tuffarti
un’immagine mediatica, una finestra che ci fa vedere
in seno alla tua immagine; l’abbracci
quello che siamo o meglio quello che eravamo. Un
Come emerge dal pensiero di C. Baudelaire (1821-
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
video o una foto restituisce forme e figure catturate
1867) , è possibile dividere la memoria in due
si distrae dal tuo suono al suon di questo
in un determinato momento, per cui se lo specchio
tipologie; la memoria volontaria, dove il processo
selvaggio ed indomabile lamento.
costituisce il mezzo mediante il quale abbiamo la
di archiviazione dell’informazione viene filtrato
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Narciso, 1597-1599.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
percezione del presente, la videocamera registrando
dalla coscienza, e quella involontaria, che emerge
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
una serie di immagini in un flusso video, diviene
in maniera inaspettata facendo riaffiorare stimoli
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
il tramite con cui poter guardare il passato. Tutto
legati al bagaglio sensoriale e corporeo. Il ricordo è
3 Stefano Polenta, Specchio e coscienza di Sé in Pirandello,
in AA. VV., L’io allo Specchio, Macerata, 2005, p. 77.
4 Elsa Morante, Aracoeli, Einaudi, Torino, 1982.
ciò che registriamo nella nostra vita ci parla di un
5 Trad. it. a cura di luigi De Nardis in Charles Baudelaire,
I fiori del male, Feltrinelli, Milano, 1996.
distruttivo, perché altera la memoria e ci mostra un
quadro non oggettivo del passato.
30 31
Le tecnologie attuali ci permettono invece di avere
una registrazione chiara e univoca, disponibile ogni
volta a ripercorrere le immagini nello stesso modo in
cui sono state riprese.
Il funzionamento di questi oggetti prescinde dalle
emozioni del cervello umano, generando un prodotto
inalterato almeno dal punto di vista emotivo.
La telecamera riceve informazioni ottiche che
trasforma in segnali elettrici; nella registrazione
analogica, questo processo prevede la creazione
di un campo magnetico da parte di una testina
su nastro, per vedere quanto registrato basta
poi compiere il processo all’inverso. Con tale
sistema nel 1967, fu messo in commercio il primo
videoregistratore casalingo che ha permesso la
diffusione mondiale di video e immagini su cassetta.
Questa rivoluzione ha avuto un’evoluzione nel 1997,
quando dopo circa trent’anni, dalle telecamere
analogiche si è passati a quelle digitali. La
telecamera è stata quindi riprogettata per trasformare
le informazioni ottiche in dati binari, i file ottenuti
vengono poi immagazzinati negli hard disk o in
dispositivi portatili (cassette DV, CD-Rom, DVD, Blu-
Ray).
Pubblicità, videorigestratore SONY, 1967.
Oggi seguendo l’onda digitale, abbiamo a
disposizione una moltitudine di telecamere
diverse a seconda delle esigenze e siamo quindi in
grado di filmare in ogni momento quello che accade.
L’era digitale ha dato sfogo alla continua necessità
di usufruire di qualsiasi tipo di informazioni, siano
esse utili che inutili. La televisione, internet ed altri
mezzi di comunicazione si cibano in continuo di video
amatoriali, foto, film, ecc. questo materiale viene,
copiato, frammentato, sminuzzato, rincollato secondo
le scelte del mercato e della politica, per essere infine
servito in una nuova formula.
Accade così che quanto viene filtrato dall’occhio
tecnologico molto spesso risulta più distorto
dell’immagine che ci restituisce lo specchio.
La telecamera è in grado di filmare il “vero”, se nel
processo di registrazione e in quello di riproduzione,
non intervengono manipolazioni di sorta. Questo
limite risulta utopico nella società attuale, dove
praticamente tutto viene ritoccato ad arte o
brutalmente mascherato per distorcere a piacimento
la realtà.
Il bisogno di vita reale che coinvolge la sfera
emozionale dello spettatore viene perciò sedato con
delle somministrazioni di “reale” costruite
Lana e Andy Wachowski, The Matrix, 1999.
ad-hoc; lo spettatore ne rimane coinvolto,
frequentemente senza capire che le cose in cui si
riconosce sono quelle decise a tavolino dai creatori di
film o di reality.
The Truman Show 6 (regia di Peter Weir ,1998), offre
ottimi spunti sull’argomento. Questo film ha come
protagonista un bambino, che adottato alla nascita
da un’emittente televisiva, cresce all’interno di un
“mondo perfetto”, costruito artificialmente, dove
per trent’anni a sua insaputa, tutti gli avvenimenti,
le persone, compresi amici e parenti sono stati
saggiamente scritturati. Il mondo che crede di
conoscere è fittizio, composto da scene, comparse,
attori principali, fondali e sceneggiature.
6 http://it.wikipedia.org/wiki/The_Truman_Show
32 33
Ogni singolo istante della sua esistenza viene
ripreso da migliaia di telecamere, sparse per tutto
il gigantesco set; i flussi video in tempo reale sono
trasmessi dall’emittente in televisione tramite un
canale, che 24 ore su 24 mostra Truman e la sua vita
“vera”.
Il reality delinea l’ossessione che la gente nutre per
la realtà senza filtri, il desiderio di pura autenticità,
tutto ciò che viene filmato e trasmesso, presentato
con una forma standard, risulta incorruttibile e
accettato da tutti. Vedere come vive la gente, spiare
ogni movimento, avere costantemente il volto di
uno sconosciuto proiettato in casa propria su uno
schermo, tutto questo per sentirsi più vicini al vero
e riconoscersi in un viso che può assomigliare al
proprio.
Il legame che viene ad instaurarsi fra osservatore
e osservato nasce dalla dipendenza reciproca
sviluppata per la telecamera. Frequentemente,
la televisione viene lasciata accesa senza che
nessuno la guardi, questo perché, il brusio generato
in sottofondo dalle voci, seppur unilateralmente,
instaura una sorta di legame sociale.
La rappresentazione della verità crea un cortocircuito
nel concetto stesso di reale, falsandone i principi
base, così da creare un circolo vizioso che,
paradossalmente, porta a riconoscere se stessi in
qualcosa che ritrae il proprio essere.
L’illusione data dalle immagini in tempo reale ci
preclude, in quanto tale, il presente, che risulta
inafferrabile, se ridotto alla sola percezione passiva.
“We accept the reality of the world with which we are
presented”. 7
Christof
Peter Weir, The Truman Show, 1998.
7 Christof (Ed Harris), The Truman Show, regia di Peter
Weir, 1998.
34 35
Daniel Rozin, Shiny Balls Mirror, 2003.
921 hexagonal black-anodized aluminum tube
extrusion, 921 chrome-plated plastic balls,
819 motors, control electronics, video camera,
computer, (142cm x 127cm x 50cm).
37
.in principio era il panopticon
39
L’idea di qualcosa o di qualcuno che controlli il
tutto, di un occhio che imponente scruta dall’alto i
cambiamenti ed i movimenti terrestri, può trovare
la sua prima raffigurazione in un dipinto del 1500 di
Hieronymus Bosch, dal titolo Seven Deadly Sins. 1
In quest’opera è possibile individuare una “pupilla”
che prende parte al centro della composizione,
contornata da raffigurazioni allegoriche sui sette
peccati capitali, racchiuse a loro volta da un anello
esterno; questo cerchio può essere ricondotto alla
simbologia geometrica del globo, ma anche ad una
sorta di riflessione del mondo nell’occhio di Dio.
La scritta che percorre la circonferenza interna del
quadro recita: “Caue caue d[omin]us videt” che
tradotto dal latino significa: “fai attenzione, il Signore
ti sorveglia”.
Il simbolo dell’occhio ha acquisito nel corso delle
epoche i valori più svariati, in altrattanti svariati
contesti, facendo rimanere inalterata però la sua
reputazione di supervisore assoluto.
È stato all’inizio il modello iconico religioso per
eccellenza, per poi essere utilizzato ed inserito come
simbolo nella rivoluzione ideologica illuminista.
L’occhio onnipresente di Dio ma anche l’occhio
illuminato della scienza.
1 vedere a p. 50.
La consapevolezza dell’onnipresenza dell’occhio
diventa un’idea fissa dopo il 1800, quando in campo
artistico, avviene un cambiamento di tema che si
sviluppa in tre fasi.
Il simbolismo, il surrealismo, e la pittura neofigurativa
del primo novecento fanno guadagnare all’occhio
nuove caratteristiche, promuovendolo come simbolo
universale.
La storia non scritta della meccanizzazione della
visione, dimostra da un lato come la simbolica
funzione di sorveglianza della vista divina è stata
lentamente ma inesorabilmente delegata all’occhio
elettronico, che ne ha sostituito in tutto e per tutto la
figura di osservatore onnipresente. 2
Essere costantemente spiati, tenuti sotto
osservazione da qualcuno, influisce molto sul nostro
modo di agire e di pensare, ovviamente quando
siamo realmente consapevoli di essere osservati.
Grazie a questo principio spunta, verso la fine del
1700, una nuova concezione di sistema di controllo
che sfrutta tali regole in ambito civile.
Un solo guardiano, che universalmente, vede e
2 Astrit Schmidt-Burkhardt , The All-Seer: God’s Eye as
Proto-Surveillance, in Thomas Y. Levin, Ursula Frohne and Peter
Weibel (eds.), CTRL [SPACE] – Rhetorics of Surveillance from
Bentham to Big Brother, Boston, Mass. 2002, pp. 18-31.
41
controlla tutte le azioni e i cambiamenti che
avvengono all’interno di più stanze, in una parola il
“Panopticon”.
L’artefice di questa rivoluzione strutturale, che investì
per lo più gli edifici adibiti alla repressione, come
carceri e manicomi, fu il teorico Jeremy Bentham
(1748-1832), il quale, nel 1791 progettò questo
sistema per venire incontro ai problemi economici e
funzionali derivati dalla deportazione dei prigionieri in
territori remoti.
La struttura architettonica, prevedeva lo sviluppo
dell’edificio a partire da una torre di controllo centrale,
grande abbastanza da ospitare il guardiano e la sua
famiglia. Le celle erano disposte a cerchio attorno
alla torre, ogni cella aveva una finestra sul lato
esterno che illuminava lo spazio circoscritto e una
porta che si affacciava verso l’interno. I detenuti
non potevano vedere ne il guardiano, ne gli altri
prigionieri; al contrario, il guardiano, grazie all’effetto
controluce, riusciva a percepire facilmente la
posizione di ogni recluso, disponendo in questo modo
di un campo di vista praticamente totale.
Interno di un Panopticon a Presidio Modelo, Isla de la Juventud, Cuba.
[…] Tradizionalmente, il potere è ciò che si vede,
ciò che si mostra, ciò che si manifesta, e, in modo
paradossale, trova il principio della sua forza nel
gesto con cui la ostenta. Coloro sui quali si esercita,
possono rimanere nell’ombra; essi non ricevono luce
che da quella parte di potere che è loro concessa,
o dal riflesso che essi ne portano per un istante. Il
potere disciplinare si esercita rendendosi invisibile,
e, al contrario, impone a coloro che sottomette un
principio di visibilità obbligatoria. Nella disciplina
sono i soggetti a dover essere visti. L’illuminazione
assicura la presa del potere che si esercita su di loro.
E’ il fatto di essere visto incessantemente, di poter
sempre essere visto, che mantiene in soggezione
l’individuo disciplinare. E l’esame è la tecnica con
cui il potere, in luogo di emettere i segni della sua
potenza, in luogo di imporre il marchio ai suoi
soggetti, li capta in un meccanismo di oggettivazione.
[...]Ciascuno, al suo posto, rinchiuso in una cella, è
visto di faccia dal sorvegliante; ma i muri laterali gli
impediscono di entrare in contatto coi compagni. E’
visto, ma non vede; oggetto di una informazione,
mai soggetto di una comunicazione. La disposizione
della sua cella, di fronte alla torre centrale, gli impone
una visibilità assiale, ma le divisioni dell’anello,
42 43
quelle celle ben separate, implicano una invisibilità
laterale, che è garanzia di ordine. Se i detenuti
sono dei condannati, nessun pericolo di complotto,
o tentativo di evasione collettiva, o progetti di
nuovi crimini per l’avvenire, o perniciose influenze
reciproche; se si tratta di ammalati, nessun pericolo
di contagio; di pazzi, nessun rischio di violenze
reciproche; di bambini, nessuna copiatura durante
gli esami, nessun rumore, niente chiacchiere, niente
dissipazione. Se si tratta di operai, niente risse, furti,
coalizioni, nessuna di quelle distrazioni che ritardano
il lavoro, rendendolo meno perfetto o provocando
incidenti. La folla, massa compatta, luogo di
molteplici scambi, individualità che si fondono,
effetto collettivo, è abolita in favore di una collezione
di individualità separate. Dal punto di vista del
guardiano, essa viene sostituita da una molteplicità
numerabile e controllabile; dal punto di vista dei
detenuti, da una solitudine sequestrata e scrutata. Di
qui, l’effetto principale del “Panopticon”: indurre nel
detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura
il funzionamento automatico del potere. Far sì che la
sorveglianza sia permanente nei suoi effetti, anche
se è discontinua nella sua azione; che la perfezione
del potere tenda a rendere inutile la continuità del suo
esercizio;[...] 3
Paul Michel Foucault
I primi Panopticon vengono edificati alla fine del
1800, 4 si sviluppano in Olanda nelle città di Arnheim,
Breda e Haarlem e a Stateville nell’Illinois (USA).
Anche se gran parte degli edifici costruiti sull’idea di
Bentham sono stati demoliti, alcuni sono ancora in
funzione. Altri come quello presente sull’Isla de la
Juventud, vicino Cuba; sono stati successivamente
riconvertiti in musei.
È possibile trovare un punto di contatto fra la
discussione affrontata da Paul Michel Foucault (1926-
1984) sul Panopticon, il quale afferma che lo sguardo
del potere autoritario esorta alla disciplina adottando
come modelli di società dei sistemi di reclusione, e
l’uso della sorveglianza nell’immagine della società
narrata da George Orwell in “1984”.
Nel design dell’architettura si nasconde la forza della
struttura, che permette di osservare gli altri senza far
trapelare il momento esatto in in cui questo avviene.
Foucault vede il Panopticon come l’ultimo mezzo
3 Michel Foucault, Surveiller et punir. Naissance de la
prison, Paris. 1975, pp. 64-69.
4 http://it.wikipedia.org/wiki/Panopticon
tramite il quale la sorveglianza riesce nell’intento
di disciplinare; per Bentham rappresenta un nuovo
metodo con cui ottenere il potere della mente sulla
mente.
Fra gli effetti scaturiti dal Panopticon è rilevante il
profondo stato di cosciente e permanente visibilità
che assicura la funzione automatica di potere sul
prigioniero; questo sistema esprime il perfetto utilizzo
del potere in quanto non ha bisogno di ulteriori mezzi
per disciplinare, in un certo senso le persone che ne
sono all’interno si autodisciplinano.
“[...]Sui soldi, sui francobolli, sulle copertine dei
libri, sulle bandiere, sui cartelloni e sui pacchetti di
sigarette… da per tutto. Gli occhi avrebbero guardato
sempre e la voce avrebbe risuonato sempre. Da
sveglio o mentre si dormiva, mentre si mangiava o
bevevo, dentro casa o fuori, nel bagno, a letto… non
c’era modo di sfuggire. Nulla si possedeva di proprio
se non pochi centimetri cubi dentro il cranio».
[...]E se tutti quanti accettavano la menzogna imposta
dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la
stessa favola, ecco che la menzogna diventava un
fatto storico, quindi vera.
44 45
“Chi controlla il passato”
controllare, tale sistema permetteva di spiare gli
Short, che già dal XVII secolo era esperta nella
diceva lo slogan del Partito “controlla il futuro. Chi
abitanti e le attività svolte nella zona, in modo molto
costruzione di strumenti scientifici.
controlla il presente controlla il passato.” E però
simile a come oggi si può osservare una mappa
L’edificio era stata utilizzato in precedenza come una
il passato, sebbene fosse per sua stessa natura
satellitare.
sorta di museo scientifico, al suo interno era possibile
modificabile, non era mai stato modificato. Quel che
La “camera obscura” 6 è un dispositivo ottico
trovare svariati strumenti, come microscopi solari e
era vero adesso, lo era da sempre e per sempre. Era
conosciuto fin dall’antichità. Il suo funzionamento era
telescopi acromatici. L’elemento che più attraeva e
semplicissimo, bastava conseguire una serie infinita
conosciuto già nel IV secolo a.C. Il filosofo greco
colpisce ancora oggi è situato all’ultimo piano della
di vittorie sulla propria memoria. Lo chiamavano
Aristotele (384-322 a.C.) studiando la proprietà della
torre. In una stanza completamente buia (chiamata
“controllo della realtà”. La parola in neolingua era:
luce del sole in natura, osservò la forma crescente
appunto Camera Obscura 8 ) è ancora possibile
“bipensiero”[...]” 5
del sole proiettata in terra durante un’eclissi
controllare alcune zone della città attraverso il riflesso
George Orwell
parziale attraverso dei fori creati naturalmente dalla
disposizione delle foglie di un platano.
Proiezione delle immaginii nella Camera Obscura, Outlook Tower,
Edimburgo.
delle immagini esterne.
Il meccanismo di questa camera obscura è un
Il “Panopticon” risultava funzionale grazie alla sua
L’ottica euclidea, tramite l’utilizzo della camera
meno luce riesce ad entrare più le immagini risultano
incrocio fra una giantesca camera stenopeica e un
struttura ed al gioco di luci. Con l’avvento della
obscura, ha dimostrato che la luce si muove in linea
definite e nitide. Inserendo poi uno specchio
periscopio. Al centro della stanza è situato un largo
videosorveglianza, oggi non è più importante ne
retta. Succesivamente fu osservato che la luce di una
all’interno del processo di riflessione è possibile
tavolo concavo, rotondo, di colore bianco sul quale
la forma dell’edificio, ne la posizione della luce
candela, passante in un foro, crea un punto luminioso
correggere il ribaltamento dell’immagine.
vengono proiettate le immagini.
e ne tantomeno l’ubicazione dell’osservatore, le
in una schermata che compare nella direzione
Questa tecnologia è stata impiegata
un cilindro metallico posizionato più in alto, con lenti
telecamere possono infatti coprire grandi distanze ed
opposta alla fessura circolare.
successivamente per il funzionamento della
di vario spessore e coperto da una cappa protettiva
essere posizionate praticamente dappertutto.
Il principio di funzionamento della camera obscura
macchina fotografica, ma anche per la costruzione di
aperta da un lato, proietta la luce proveniente dal
Prima della rivoluzione tecnologica, messa in atto
risulta quindi abbastanza semplice. Tramite un foro
veri e propri osservatorii.
tetto della stanza.
dalla videosorveglianza, esistevano degli strumenti
stenopeico, che è possibile applicare su una scatola
L’Outlook Tower di Edimburgo 7 è un esempio di
analoghi ed efficaci per sorvegliare il territorio e le
persone anche a breve distanza.
Senza dover ricorrere alla creazione di una struttura
costruita su misura, che ospitasse gli individui da
chiusa o sulla parete di una stanza, la luce entra
proiettando l’immagine esterna capovolta nella
facciata opposta al foro. Le dimensioni del foro
influiscono sulla qualità dell’immagine, in quanto,
come, già nel 1800, era possibile disporre di un
sofisticato sistema di controllo video. Patrick Geddes
(1854-1932), progettista, urbanista e sociologo
scozzese, acquistò la torre appartenente alla famiglia
5 George Orwell, Nineteen Eighty-Four, London. 1948.
6 http://en.wikipedia.org/wiki/Camera_obscura
7 http://en.wikipedia.org/wiki/Outlook_Tower
8 http://www.camera-obscura.co.uk/
46 47
Outlook Tower, Edimburgh, Scotland (GB).
Sotto la cappa è installato uno specchio piano, il
quale è rivolto verso l’esterno e protetto da un vetro.
La luce dagli oggetti passa in questo vetro,
successivamente lo specchio, orientato ad una certa
altezza, riflettere la luce verso il basso, quindi nelle
lenti e poi nel tavolo della stanza, in questo modo le
immagini risultano visibili nella stanza oscurata. Lo
specchio può essere ruotato di 360° in modo da poter
cambiare la visuale.
L’immagine prodotta non è ingrandita ma riprodotta a
grandezza reale.
A differenza della camera oscura classica, lo
specchio raddrizza e corregge l’immagine, mentre le
lenti la mettono a fuoco. La messa a fuoco è molto
precisa e la larghezza di campo molto ampia.
Se l’apertura diventa molto piccola, gli oggetti più
vicini aumentano di definizione, ciò comporta però,
una notevole diminuzione dell’apporto di luce e
quindi anche un oscuramento drastico delle immagini
stesse.
Geddes utilizzò la torre per scopi sociali, voleva in un
certo modo, andare a modificare l’atteggiamento con
cui la gente si approccia alla vita, mostrando come la
vita stessa in realtà scorre uniforme a livello totale ed
il territorio continua ad estendersi anche aldilà dei
48 49
limiti previsti dalla città.
Tornando al Panopticon, è doveroso sottolineare
come tale sistema abbia avuto varie ripercussioni
sui mezzi di controllo che oggi vengono adottati
per sorvegliare gli individui, siano questi detenuti,
pazienti o allievi. L’incontro tra la dottrina di Bentham
e le tecnologie di sorveglianza, evolutesi nel corso
degli anni, ha contribuito fortemente ad instaurare il
regime di controllo attuale, in cui le telecamere e gli
osservatori svolgono indisturbati il proprio ruolo.
Il controllo è stato esteso nelle strade, nei luoghi
pubblici e perfino nelle abitazioni, i soggetti sottoposti
a questa vigilanza forzata non sono più confinati
nelle celle di un istituto penitenziario o nelle stanze di
un manicomio. L’architettura iniziale, relegata ad un
tipo di edificio, si è ora estesa in alcuni casi estremi
ad intere città. La popolazione in generale è tenuta
sotto osservazione, molto spesso senza esserne
consapevole, altre volte invece basta un cartello
che avvisa la presenza di una o più telecamere per
innescare i meccanismi di autocontrollo.
Se da un lato la percezione di essere perennemente
sotto osservazione può far aumentare il senso
di sicurezza e protezione, dall’altro ci obbliga ad
adottare alcuni atteggiamenti che contribuiscono a
mettere in crisi la nostra identità e il nostro modo di
rapportarci a livello sociale.
Capita così, di ritrovarsi a compiere quotidianamente
dei gesti automatici, di assumere atteggiamenti che
non ci appartengono, svolgendo in questo modo la
parte che ci è stata tacitamente assegnata. Tutto ciò
assomiglia molto a quel sistema di autodisciplina,
imposto dai meccanismi di cui parlava Foucault,
che l’osservatore adottata per mantenere il controllo
totale.
Particolare di una banconota da un dollaro.
A partire dagli anni sessanta, varie azioni artistiche
hanno messo in evidenza le conseguenze sociali
derivate dalla trasformazione del controllo mediale in
auto-controllo.
Il video viene usato dagli artisti come mezzo
principale per osservare se stessi e conoscere in
modo approfondito quegli aspetti legati all’immagine
effettiva del corpo.
“Questo concetto artistico di trasmettere direttamente
gli eventi dalla sfera privata a quella pubblica, ha
anticipato non solo la trasparente architettura del
contenitore chiamato grande fratello, ma anche la
diffusione di intimità come si verifica oggi con migliaia
di webcam su internet”. 9
9 Ursula Frohne , “Screen Tests”, in Thomas Y. Levin,
Ursula Frohne and Peter Weibel (eds.), CTRL [SPACE] – Rhetorics
of Surveillance from Bentham to Big Brother, Boston, Mass.
2002, p. 262.
50 51
Hieronymus Bosch, The Seven Deadly Sins and
the Four Last Things, around 1500.
Oil on wood, (120cm x 150cm).
53
.global video surveillance
55
Il progresso a livello tecnologico raggiunto finora ha
portato allo sviluppo di una rete di telesorveglianza
globale che rapidamente guadagna terreno.
Ogni giorno miliardi di immagini catturate da
videocamere e fotocamere, vengono inglobate in
un sistema di diffusione e riproduzione perpetuo ed
implacabile: internet.
La diffusione smodata di livecam in rete protende
sempre più ad invadere la vita privata degli utenti,
in quasi ogni casa risiede un occhio digitale che
può trasmette senza filtri le immagini da una parte
all’altra del mondo, tramutando l’ambiente privato in
pubblico e viceversa. La diffusione su scala mondiale
di tali strumenti è direttamente proporzionale alla
crescente richiesta di nuove tecnologie, in alcuni casi
queste apparecchiature low cost non hanno nulla da
invidiare a quelle professionali.
Il modello classico di televisione raffigura uno
strumento che rende l’utente succube di ciò che sta
guardando, l’unica posizione offerta è quindi quella di
spettatore passivo. Nelle modalità di comunicazione
di Internet, diventa invece possibile essere sia il
soggetto attivo della ripresa che il fruitore delle
immagini video.
Tutto questo, mette inevitabilmente di fronte a
quello che Paul Virilio chiama “crash of images”. 1
Dal momento che internet sta vincendo la battaglia
intrapresa con gli altri media per il dominio delle
immagini, in modo particolare per quello che
concerne l’approvigionamento delle “immagini
fresche” (appena scattate); accade che, prima dei
telegiornali o delle radio, la rete è oggi in grado di
mostrare foto, video o dichiarazioni, riguardanti un
qualunque evento verificatosi pochi minuti prima,
in alcuni casi ciò avviene in tempo reale grazie allo
streaming.
È proprio il “livestream” uno dei punti chiave per
comprendere il successo dei filmati che circolano nel
web; tramite dei dispositivi idonei alla ripresa, come
smartphone o tablet, diventa facile e naturale filmare
costantemente quello che accade nel mondo per
poi pubblicarlo e diffonderlo al pubblico telematico.
Le riprese in real time non sono però appannaggio
esclusivo degli utenti standard, anzi una notevole
quantità di filmati presenti su internet proviene da
1 Paul Virilio , The Visual Crash, in Thomas Y. Levin,
Ursula Frohne and Peter Weibel (eds.), CTRL [SPACE] – Rhetorics
of Surveillance from Bentham to Big Brother, Boston, Mass.
2002, p. 109.
57
telecamere, satelliti e videocamere di sorveglianza,
installate in svariati punti del territorio, sia a livello
locale che nazionale.
le informazioni presenti nei database.
La massiccia presenza di videodispositivi montati
nelle strade, negli edifici pubblici e nelle principali
su misura a seconda del tipo di obbiettivo da
preseguire. Avendo a disposizione una ricostruzione
tridimensionale precisa del territorio è possibile agire
La grande diffusione del videocontrollo digitale
ha invaso non solo la sfera pubblica, ma anche
quella privata. In un certo senso, sembra ormai
comunemente accettato, che in ogni luogo (pubblico
o privato), sia sempre possibile monitorare
attraverso un video dei soggetti. In molti casi, sono
gli utenti stessi che trasmettono in diretta spezzoni
della loro vita privata. Essere spiati e registrati
incessantemente è diventato uno dei paradigmi vitali
dell’uomo moderno.
In Inghilterra la diffusione della videosorveglianza è
fortemente estesa, non a caso Londra è la città più
videocontrollata d’Europa.
In vari quartieri londinesi, l’attività combinata di
telecamere e operatori tengono sotto controllo
quotidianamente una quantità stimata in più di
200.000 persone.
Con svariate ore di ripresa all’attivo, i computer
possono così elaborare tramite degli algoritmi le
immagini, in modo da zoomare in dettaglio il volto
delle persone per poi confrontare i risultati filtrati con
vie di collegamento della città, consente di seguire
un individuo per tutto il tempo necessario e senza
interruzioni.
Paradossalmente, sarebbe possibile seguire la
giornata tipo di un qualsiasi cittadino, senza che
questo se ne accorga. Forse è proprio questo il
punto, la videosorveglianza globale è stata accettata
dalla comunità grazie alle sue modalità operative
apparentemente indolori. La non curanza è stata
adottata come metodo per tollerare, nella vita di tutti
i giorni, un “intruso” che spia, in modo silenzioso, gli
spostamenti e i rapporti sociali, registrando la nostra
storia e come viene investito il nostro tempo.
Per avere un quadro più completo delle possibilità
offerte dal nuovo mondo della videosorveglianza, le
tecniche video vanno affiancate a quelle informatiche,
nello specifico alla grafica 3D, la quale permette di
muoversi in base a regole prospettiche in un mondo
analogo a quello reale.
Le tecnologie militari, mostrate nel 1990 in occasione
della guerra del Golfo, hanno cambiato da un punto
di vista percettivo l’approccio visivo agli eventi.
Per la prima volta, grazie alle immagini trasmesse
a livello globale dalle televisioni, è stato possibile
vedere da vicino ed in prima persona, un evento
bellico di grande portata, soggettive di missili diretti
su obbiettivi sensibili, visuali interne dei mezzi, ecc.
Prima di allora non era mai accaduto che avvenimenti
del genere venissero mostrati pubblicamente.
Lo scanning del territorio e la creazione di mappe
virtuali hanno permesso di studiare da vicino strategie
con estrema esattezza sullo spazio concreto.
Un’ulteriore implementazione dal punto visivo
strategico è stata apportata dall’utilizzo dei radar,
tramite questo strumento tutto lo spettro visivo è
ridotto in tanti oggetti virtuali, diventa perciò possibile
esplorare l’ambiente anche in mancanza di una
visibilità concreta ed eliminare la latenza fra la
risposta visiva e l’input video trasmesso.
Con tali strumenti diventa fattibile, non solo gestire
la realtà virtuale sulla base di oggetti reali, ma anche
manipolare a livello interattivo elementi ed immagini
non esistenti.
La strada attualmente è stata quindi spalancata ai
software che processano immagini e video; ritocchi e
fotomontaggi sono all’ordine del giorno, ma non solo.
Le immagini possono essere comparate fra di loro
in modo preciso per determinare automaticamente
le eventuali differenze. L’analisi dei dati da parte dei
programmi è così approfondita da aver soppiantato
nell’arco di poco tempo il lavoro svolto in passato
dall’uomo. A livello di costo, di tecnica e di tempo la
macchina non conosce rivali.
58 59
Non lontano dalla visione distopica di Orwell
del 1948, abbiamo convissuto e stiamo tutt’ora
convivendo con la paura di essere guardati,
intercettati, controllati e derubati dalla nostra privacy.
In un paese come gli Stati Uniti le dinamiche di
controllo non conoscono limiti. Dopo la fine della
guerra fredda, le tecnologie progettate a scopo
militare sono state in parte riconvertite per essere
impiegate a livello civile.
Il progetto “ECHELON”, ad esempio, istituisce una
cooperazione globale di videosorveglianza tra alcuni
Paesi fra cui: Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada,
Nuova Zelanda e Australia. Il compito di questo
sistema è “fiutare” all’interno del traffico dati di
Internet, dei satelliti, dei fax e delle email.
IKONOS, invece, è il nome di un servizio di immagini
satellitari capace di incrementare la risoluzione delle
foto provenienti dai satelliti. Su richiesta è possibile
spingersi fino ad arrivare ad un metro di distanza o
addirittura ad alcuni centimentri da terra. Come è
possibile immaginare, questo sistema viene utilizzato
anche per osservare la popolazione civile. Se a
questa sofisticata tecnologia satellitare uniamo i
dispositivi “retina scan”, i quali permettono
l’identificazione di un soggetto tramite il
riconoscimento della retina, ecco che abbiamo un
quadro abbastanza completo di come sia possibile
identificare le persone ed i loro spostamenti in tutto
il mondo. Una grossa banca dati che archivia tutti gli
accessi ai luoghi pubblici, insieme a video satellitari
che, tramite immagini chiare, palesano gli effettivi
spostamenti senza margine d’errore.
Una volta sperimentata la loro efficenza in campo
militare, come spesso accade per le nuove
tecnologie, questi strumenti fanno il loro ingresso in
campo civile. In pratica, è come se i governi dopo
essersi difesi dal nemico utilizzassero gli stessi
mezzi per controllare e “proteggersi” dalla propria
popolazione.
Anche nel versante europeo si sta sviluppando
una specie di ECHELON, un grande raccoglitore
di informazioni private che ha lo scopo di captare
flussi di dati sospetti provenienti da telecamere di
videosorveglianza, PC, ecc.
Come il cugino americano questo sistema pone le
basi per una sorveglianza forzata di massa, con cui
i governi possono tenere sotto controllo le rispettive
popolazioni in nome della sicurezza comune.
Un impianto di ECHELON a Menwith Hill (GB).
60 61
Questo progetto prende il nome di “Indect” 2 e
tiene sotto controllo i dati provenienti da siti web,
forum, gruppi usenet, file servers, reti P2P, e singoli
computer. Indect analizza inoltre i materiali video
provenienti dalle telecamere a circuito chiuso per poi
effettuare eventuali segnalazioni di azioni sospette.
Il pricipale obiettivo è quindi quello di rivelare
automaticamente minacce e comportamenti anomali
o violenti.
“Il fine è quello di convincere l’individuo che
esprimere la loro libertà in pubblico, impegnarsi in
ogni tipo di protesta o semplicemente mettere in
discussione la struttura di potere che li circonda,
è un atto “sospetto” dannoso per la società e che
conseguenze negative seguiranno ogni schiavo che
osi fare un passo al di fuori di questa invisibile ma
opprimente cella di prigione”. 3
Paul Joseph Watson
2 http://www.stampalibera.com/?p=6901
3 http://www.prisonplanet.com/eu-plans-massive-surveillance-panopticon-that-would-monitor-abnormal-behavior.html
Immagine satellitare proveniente da IKONOS.
Lo scenario fantascientifico di Minority Report 4 (S.
Spielberg, 2002), non è poi così lontano dal nostro.
Anzi, stando ai recenti avvenimenti qualcosa di molto
simile sta già accadendo.
Nel film di Spielberg viene presentata una visione
futuristica del mondo, in cui l’ossessione per il
controllo e la sicurezza si sono spinte oltre il limite
4 http://it.wikipedia.org/wiki/Minority_Report
tecnologico, infrangendo totalmente la barriera della
privacy. La sceneggiatura, liberamente tratta da un
racconto di Philip K. Dick (Minority Report, 1956), è
incentrata sull’evoluzione di un nuovo tipo di agenzia
per la sicurezza chiamata “Precrime”. Il sistema si
basa sulle premonizioni di tre “precog” che vengono
poi filtrate da un computer. I precog sono dei
veggenti, degli individui con poteri extrasensoriali, i
quali riescono a captare i crimini prima che vengano
compiuti. Il film è ambientato nel 2054, ma come
spesso accade, la fantascienza dà le basi per una
nuova realtà.
Una specie di precrime è infatti entrata in funzione a
Londra nel 2013. Grazie ad una formula matematica
e un computer collegato a delle banche dati, questo
sistema che prende il nome di “PredPol” 5 (predicting
policing), viene utilizzato con successo dagli agenti
di polizia. Il calo dei crimini è rilevante e in alcuni casi
arriva fino al trenta per cento. Grazie alla PredPol,
solitamente non devono essere effettuate né azioni,
né arresti, viene semplicemente inviata una pattuglia
sul posto segnalato prima che avvenga il crimine.
Al posto di veggenti con poteri paranormali troviamo
5 Enrico Franceschini, La Rebubblica.it, 7 Gennaio 2013.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/01/07/news/algoritmo_
prevede_reati-50032539/
un elaboratore di dati che, anche se ancora non
riesce a prevedere il nome del “precriminale” e l’ora
esatta, può comunque fornire un aiuto decisivo alle
forze dell’ordine.
Steven Spielberg, Minority Report, 2002.
62 63
Il tutto è iniziato in America, dove all’Università di
antropologia della California (UCLA), il professor
J. Brantigham con l’aiuto di un criminologo ed un
matematico sono riusciti ad ideare un metodo
scientifico per prevedere e controllare quei fattori che
influiscono nell’attuazione di un crimine.
La prima città dove è stato effettuato l’esperimento
è stata Santa Cruz, in cui, grazie alle indicazioni di
questo sistema, sono stati assicurati alla giustizia
molti criminali e sventati in maniera preventiva altri
crimini.
La videosorveglianza globale è stata al centro di
varie tematiche in campo artistico, le sue funzioni di
controllo sono state analizzate sotto vari aspetti e in
alcuni casi riprodotte per destabilizzare il pubblico o
per far riflettere sulle convenzioni accettate, in modo
da poter risvegliare negli spettatori, quel senso critico
e costruttivo che molto spesso rimane sopito.
Di seguito verranno illustrate alcune opere di artisti
che, in vari periodi, si sono serviti delle tecnologie
utilizzate per la videosorveglianza. È interessante
notare come queste tecnologie si evolvono a
seconda degli anni, inducendo talvolta un mutamento
nel linguaggio artistico e/o nel messaggio dell’opera.
Bruce Nauman (1941), è un artista contemporaneo
americano, il suo lavoro si focalizza sulle modalità
del linguaggio e sulla comunicazione fra artista e
ricevente.
Video Surveillance Piece: Public room, Private room
(1969-1970), 6 è una delle prime installazioni basate
sui processi di osservazione che intercorrono nella
videosorveglianza, si entra in una stanza bianca
asettica, dove uno schermo appoggiato a terra
sembra mostrare le immagini panoramiche della
stanza stessa. Sul soffitto una videocamera a circuito
chiuso riprende ciò che accade (public room). Fino
a qui, niente di strano, ma appena ci si avvicina
allo schermo, ecco che dopo pochi istanti qualcosa
sembra non funzionare. Il monitor mostra infatti le
immagini video provenienti da un’altra stanza, del
tutto uguale a quella in cui ci si trova, ma che rimane
inaccessibile (private room).
Abbandonando la stanza aperta al pubblico è facile
notare che il muro prosegue in modo da circoscrivere
un’area protetta di pari grandezza a quella
precedente, in questa stanza nascosta vengono
proiettate le riprese provenienti dalla telecamera
situata nella prima stanza. Gli elementi nelle due
6 www. medienkunstnetz. de/ works/ video- surveillancepiece/
stanze rimangono invariati, quello che cambia è il
soggetto e chi ne usufruisce.
L’opera invita a riflettere sul sottile gioco che si
instaura fra ripresa video e spazio, ma anche sulla
percezione del reale. Non sempre ciò che guardiamo
è ciò che pensiamo di guardare e molto spesso
l’accettazione di questa verità può mandare in crisi i
meccanismi della percezione.
Bruce Nauman, Video Surveillance Piece: Public room, Private room,
(1960-1970).
64 65
Il rapporto fra video, spazio e percezione che si viene
ad instaurare nel luogo pubblico ed in quello privato
è l’argomento trattato anche nelle opere di un altro
artista.
Jonas Dahlberg (1970), con la sua Safe Zones No.
7 (2001), dà vita ad una installazione creata ad arte
per ingannare il visitatore, il tutto si svolge all’esterno
della toilette dello ZKM (Center of Art and Media),
dove l’artista posiziona dei monitor attaccandoli
al muro. Il video mostra l’interno dei bagni,
lasciando immaginare allo spettatore che il tutto sia
videocontrollato. Solo varcando la porta della toilette
il visitatore verrà a conoscenza dei meccanismi
reali dell’installazione. Infatti, una volta entrati nel
bagno, si scopre che la videocamera sta riprendendo
l’interno di un modellino in scala riprodotto nei minimi
particolari.
Dahlberg, introducendo un dispositivo ideato per
il controllo degli spazi pubblici in un luogo privato,
va ad intaccare la sfera intima. L’accettazione della
sorveglianza diventa necessaria per comprendere
l’opera. Nel momento in cui l’osservatore compie
il gesto di entrare, si rassegna al fatto di essere
immortalato nelle immagini dei monitor esterni, tale
decisione in realtà lo porterà a scoprire la verità. Jonas Dahlberg, Safe Zones No. 7, (2001).
Safe Zones No. 7, Particolare.
Niels Bonde (1961), è un artista danese, dal 1995
lavora principalmente sui temi legati ai meccanismi
di controllo sociale e alla sicurezza. I never had
hair on my body or head (1995/2001), 7 prende vita
7 http://nielsbonde.com/index.php?/projects/i-never-hadhair-on-my-body-or-head/
66 67
in un luogo familiare, casalingo, intimo, che viene
dei reality televisivi come il Grande Fratello, questo
ha messo in scena davanti alle telecamere della
riprodotto posizionando in una stanza, oggetti di
esperimento aveva una particolarità in più, gli utenti
metropolitana di New York, il classico di Orwell.
uso abitativo comune. Un tavolo, una sedia, un letto
collegandosi in rete potevano non solo guardare i
La struttura delle telecamere a circuito chiuso non
da bambino e sopra il letto dei peluches, con un
due, ma anche interagire con loro tramite una chat
permette la trasmissione dell’audio, varie scene
chiaro rimando all’innocenza e all’infanzia. Questi
room, dove potevano esprimere apprezzamenti,
sono state quindi integrate con l’utilizzo di appositi
giocattoli però sono caratterizzati da qualcosa di
fare richieste ecc. La pressione data da quest’ultimo
cartelloni, utilizzati principalmente per il titolo, le
diverso, al posto di uno dei due occhi prende posto
fattore ha provocato l’abbandono della casa, dopo
scene ed i dialoghi. Lo spettacolo, realizzato da
un microcamera, impiantata dall’artista. I pupazzi
circa sessanta giorni, da parte della fidanzata
“utenti attivi”, viene visto da chi osserva il video, in
diventano immediatamente sospetti perdendo
di Josh. I due hanno interrotto sia il rapporto di
questo caso dalla vigilanza. Tramite l’utilizzo della
quell’aura d’innocenza propria del gioco. In un’altra
convivenza controllata che la propria relazione
scrittura e della mimica, l’impossibilità comunicativa,
sala sono posti a terra dei piccoli monitor dove
vengono trasmesse le immagini a circuito chiuso
Niels Bonde, I never had hair on my body or head, (1995/2001).
a seguito dell’enorme stress psicologico indotto
dall’esperimento.
pregiudicata dall’unidirezionalità della videocamera,
viene superata ed il messaggio può arrivare a
captate dai peluches, sopra i monitor è stato steso
un lenzuolo a mo’ di tetto che sta a simboleggiare
la sicurezza di un riparo dove potersi nascondere
ed osservare senza essere visti. L’artista cerca di
ricreare quei meccanismi di sicurezza e di tranquillità
tipici del luogo familiare, per poi decostruire il tutto,
in modo da spingere lo spettatore ad esplorare
l’installazione alla ricerca di un luogo più sicuro.
La casa è la concretizzazione dello spazio privato,
rappresenta il simbolo di sicurezza e di libertà per
eccellenza, questo simbolo viene spesso preso in
oggetto per installazioni o esperimenti sociali, come
nel caso di We live in Public. 8
Nel 2000 è stato condotto un esperimento di
videosorveglianza considerevole che ha connesso
la vita privata di due persone con il pubblico di
internet. Collegandosi al sito www.weliveinpublic.
com era possibile seguire la vita del milionario Josh
Harris e della sua compagna, ogni stanza della casa
di Josh era tenuta sotto sorveglianza estrema da
La natura stessa della videosorveglianza impone
principalmente la connessione fra due
utenti, uno che usufruisce del video e l’altro che è
oggetto passivo della ripresa.
I Surveillance Camera Players (1996), tramite le
loro performance provano a scambiare il ruolo dei
due utenti, le loro azioni si svolgono davanti alle
videocamere di sorveglianza installate nei luoghi
pubblici, dando vita a rappresentazioni che sono un
mezzo di denuncia contro la diffusione dei sistemi di
controllo video che minano alla base il principio della
privacy.
destinazione.
un totale di 32 webcam e 30 microfoni. A differenza
8 http://en.wikipedia.org/wiki/Josh_Harris_(internet)
Nel caso di George Orwell’s 1984 (1998) 9 , il gruppo
9 http://www.notbored.org/the-scp.html
Surveillance Camera Players, George Orwell’s 1984, (1998).
68 69
Negli stessi anni in cui si formano in America gli
predilige i luoghi pubblici per le sue azioni, oltre alla
su fogli di carta bianca, il primo foglio in genere
rispondere affermativamente o negativamente alle
SCP 10 , altre performance di natura analoga vengono
telecamera esiste un pubblico autonomo formato dai
contiene il nome dell’artista, a mano mano che il
domande tramite il movimento della videocamera.
attuate da altri artisti in altre parti del mondo. È il caso
passanti (secondary audience). La gente ha pieno
tempo passa i fogli vengono visualizzati dalla
Sfogliando l’ultima frase, l’artista lascia intendere
di Denis Beaubois (1970), che in Australia, mette in
controllo sulla performance, in quanto può fermare o
telecamera, alcuni di questi contengono domande
che il tutto è stato filmato da lui stesso e che in
atto diverse performance dal titolo: In the event of
lasciar continuare l’evento oppure ignorarlo. Appena
inerenti alle registrazioni video come ad esempio:
realtà non necessita di alcuna copia del filmato della
Amnesia the city recall (1996-1997) 11 , indagando la
conquistata l’attenzione delle due tipologie di
“May I have copy of the video footage?” 12 , altri
telecamera di sorveglianza. Tuttavia, considerando
relazione fra individuo e collettività.
pubblico, l’artista inizia a sfogliare delle frasi scritte
messaggi contengono delle indicazioni su come
l’oggetto telecamera (e gli osservatori ai monitor),
Dodici punti “sensibili” sono stati individuati
dall’artista nella città di Sydney, dove l’attività
delle videocamere di sorveglianza è molto diffusa.
Prima dell’inizio di ogni performance, nei vari punti,
vengono effettuati gradualmente più sopralluoghi. Dal
momento in cui il performer entra in azione, egli si
pone automaticamente di fronte alla videocamera.
L’azione è rivolta direttamente alla telecamera che
rappresenta il pubblico (primary audience). Le azioni
In the event of Amnesia the city recall, particolare.
non vengono mai pubblicizzate prima, ne viene
come una sorta di pubblico, l’artsita informa su
chiesto il permesso per esibirsi, semplicemente
quanto sta accadendo: ”Warning you may be
quando il performer arriva sul luogo l’azione
photographed reading this sign” 13 .
comincia.
In un certo senso, stando dall’altro lato dell’obiettivo
Nel momento in cui s’instaura una relazione bilaterale
della camera, è come se fossimo tutte comparse in
fra le due parti (performer, videocamera), ecco che il
un grande film che viene trasmesso e registrato di
significato di pubblico si espande. Dato che l’artista
continuo, quando però qualcuno prende coscienza di
10 Surveillance Camera Players
11 http://www.denisbeaubois.com/Amnesia/In%20the%20
event%20of%20Amnesia%20copy%202.html Denis Beaubois, In the event of Amnesia the city recall, (1996-1997).
5 trad. “Possa avere una copia del filmato?”
13 trad. “Attenzione leggendo questa scitta sarai probabilmente
fotografato”
70 71
sé ed inizia a comportarsi come se fosse realmente
emozioni vissute in prima persona non sono le stesse
osservati.
“It was my intention to create something that tries to
un attore, ecco che il sistema di controllo non registra
mostrate nello schermo, parallelamente a come
L’ambivalenza che nasce dall’azione di guardare
start communication with people by reflecting their
più la realtà ma la finzione. Il problema fondamentale
di solito avviene nell’ambito della televisione e dei
ed essere guardato è uno degli argomenti che
own image. It really felt like it had a personality and
della videoripresa è che quello che appare nel
media.
viene maggiormente affrontato in campo artistico-
that’s why it’s named. The work is called Vilno. All the
monitor può sia corrispondere che non corrispondere
La registrazione e la successiva archiviazione delle
multimediale.
works I have made have been given names”. 17
al vero.
informazioni video che passano dalla videocamera
Harco Haagsma apporta il suo contributo attraverso
Harco Haagsma
al database sotto forma digitale, è solo uno dei
Biological System: Vilno (1997). 16 Vilno è un braccio
L’artista francese Dominique Gonzalez-Foerster,
processi che oggi vengono attuati a livello globale.
robotico munito di sensori e di videocamera. La
indaga proprio questo aspetto. Nella sua installazione
Attualmente, i flussi dati intercettati comprendono
sua funzione è quella di captare la presenza dei
Sturm 14 del 1996. La scena si compone come in un
come abbiamo visto in precedenza anche mail, fax e
visitatori che accedono all’installazione nella stanza,
set cinematografico: ventilatori, proiettori e lampade
files in generale.
una volta che i sensori comunicano la presenza di
stroboscopiche sono tutti orientati verso il punto
qualcosa, il braccio meccanico appeso al soffitto
in cui si posizionerà il visitatore. Le strumentazioni
Nel 2001 Jenny Marketou ha ideato un portale
inizia a muoversi in direzione del visitatore. Vilno
sopraelencate servono a produrre suoni, immagini
multiuso opensource raggiungibile all’indirizzo www.
scruta le persone si avvicina per “ascoltarle”, per
ed elementi necessari per la simulazione di una
taystes.net. Entrando all’interno del sito, l’utente
“guardare” come si muovono; i video in tempo reale
tempesta. Una volta entrato, il visitatore si trova
si trova a gestire dei web-tools, che permettono
vengono trasmessi ai quattro angoli della stanza
immerso in uno scenario mediatico, diventando un
di avere un accesso praticamente illimitato a tutti
attraverso degli schermi. Inverosimilmente, la
attore involontario.
gli scambi di dati che avvengono in rete, tramite le
principale reazione che si prova quando si accede
Una telecamera riprende quello che accade,
webcam, attraverso le chat rooms e con i flussi video
all’installazione è di tranquillità, come se la presenza
trasmettendo le immagini a tre schermi separati, due
provenienti dalle telecamere di sorveglianza.
della macchina mettesse a proprio agio i visitatori.
sono a terra mentre il terzo rimane situato in un posto
Taystes.net 15 è un grande contenitore in cui è
La visualizzazione dei video negli schermi porta allo
ben visibile all’osservatore. In questo modo, lo
possibile guardare l’evoluzione della comunicazione
scoperto il lavoro del braccio robotico e quindi la
spettatore/attore si rende conto che l’immagine filtrata
fra i vari utenti dopo l’avvento di internet. Tutti i dati
funzione della macchina. Non ci sono registrazioni e
dalla telecamera è molto diversa dalla realtà e che le
14 Sylvia Martin, Video arte, Taschen, 2006, p.50.
relativi ai soggetti diventano di pubblico dominio, si
entra per guardare mentre simultaneamente si viene
15 http://www.jennymarketou.com/works_2001_1.html
non c’è nessun controllore dall’altra parte del monitor.
16 http://harco.park.nl/
Harco Haagsma, Biological System: Vilno, (1997).
17 Estratto di un’intervista condotta con Harco Haagsma da
Ulrike Havemann and Dörte Zbikowki, Ottobre 2001.
72 73
L’intenzione dell’artista è quella di far entrare in
comunicazione il pubblico con gli organismi di
controllo, in modo da decontestualizzarne la funzione
di sorveglianza e promuovere un atteggiamento
positivo rivolto alla scoperta della propria immagine.
Recentemente un’artista giapponese, Seiko Mikami
ha composto una grande installazione utilizzando
anche in questo caso delle braccia robotiche.
Desire of Code (2011) 18 , prende forma in un grande
spazio ed è composta da un muro formato da
aste, videocamere e sensori; un set di sei braccia
robotiche che scendono dal soffitto e si muovono
lungo lo spazio dell’installazione e da una parete in
cui vengono proiettati 61 video di forma esagonale, i
quali vanno a comporre una sorta di grande occhio.
I video proiettati mostrano le registrazioni delle visite
avvenute in passato e le immagini di quelle presenti,
insieme ai video pubblici provenienti da telecamere di
sorveglianza sparse per il mondo.
“The database is made of data, and so, Mikami says
of “desires”, accumulated in an automatic memory,
potentially omni-comprehensive and combining parts
of the bodies the machine is interested in. In front of
the belly of surveillance beast, we’re not indifferent
anymore, but targeted, and so fulfilled by an attention
that is dangerous, but satisfynig”. 19
Seiko Mikami, Desire of Code, (2011).
18 http://doc.ycam.jp/work/index_en.html
19 Neural (issue 36), Desire of Codes, the tentacles of the
surveillance beast, (2012).
74 75
Banksy, One Nation Under CCTV, 2008.
London (UK).
77
.alterazioni dello spazio tempo
79
La possibilità di gestire le azioni presenti, così
come di organizzare quelle future, è data dalla
conoscenza del tempo. Nel radicato concetto di
realtà, sia lo spazio che il tempo, occupano un
posto fondamentale. In questo modo, possiamo
catalogare gli eventi, comunicare delle esperienze
e comprendere la natura fisica delle cose che ci
circondano. Queste regole hanno subito, come
abbiamo visto nei capitoli precedenti, una profonda
modificazione con l’avvento della teoria della
relatività.
Per il mondo occidentale, l’accettazione che lo spazio
e il tempo siano un unico elemento indivisibile, e non
due entità separate, ha rappresentato un passo molto
difficile.
La concezione dei due elementi in modo separato ha
iniziato a diffondersi già all’epoca dei greci ed è stata
radicata successivamente dalla teoria di Newton.
In oriente al contrario, si è sempre mantenuta la
consapevolezza che sia lo spazio che il tempo sono
costruzioni della mente, in quanto sono concetti
intellettuali e quindi relativi.
“Al centro della teoria della relatività c’è il
riconoscimento che la geometria... è una costruzione
dell’intelletto. Solo accettando questa scoperta, la
mente può sentirsi libera di modificare le nozioni
tradizionali di spazio e di tempo, di riesaminare
tutte le possibilità utilizzabili per definirle, e di
scegliere quella formulazione che più concorda con
l’esperienza”. 1
Henry Margenau
La quarta dimensione, ovvero lo spazio-tempo, è un
concetto che rimane molto difficile da comprendere,
questo perché averne una prova diretta nel
quotidiano risulta quasi impossibile.
Tramite discipline come la meditazione è possibile
raggiungere uno stato in cui le regole ordinarie
che vengono seguite abitualmente si dissolvono.
I mistici orientali ne hanno avuto prova diretta fin
dall’antichità, queste alterazioni della percezione si
avvicinano molto ai concetti della relatività espressi
dai fisici teorici moderni.
1 F. Capra, The Tao of Physics, Adelphi, Milano, 1982,
p. 188.
80 81
“Sia chiaro che lo spazio non è altro che un modo di
venire indotti tramite il consumo di sostanze
(1920-1996) compie un complesso percorso di studi
particolarizzazione che non ha esistenza reale di per
psicoattive.
sulle reazioni del corpo e della mente all’uso di
se stesso... Lo spazio esiste solo in relazione alla
LSD (Lysergsäurediethylamid); secondo Leary l’uso
nostra coscienza che particolarizza”. 2
di questa sostanza provoca un’esperienza diretta
Asvaghosa
dei processi che avvengono a livello celebrale, le
protezioni che normalmente sono attive si abbassano
La percezione della realtà è legata all’idea di spazio
e tutti gli stimoli sensoriali esterni vengono recepiti in
e di tempo. A loro volta questi concetti sono prodotti
maniera integrale.
della mente e vengono posti come principi base per
Per utilizzare le parole di Leary, “[...]Stiamo parlando
lo sviluppo dei meccanismi legati alla coscienza di sé,
della tremenda accelerazione delle immagini, delle
alla memoria e alla capacità critica e di azione.
percezioni analogiche che si sbriciolano in scie
Accade per esempio, che a seguito di un trauma (sia
di lampi off/on dei neuroni, la moltiplicazione di
di carattere fisico, che mentale), il cervello non riesca
disordinati programmi mentali che scivolano dentro e
più ad elaborare la realtà secondo le basi adottate
fuori dalla consapevolezza come floppy disk.” 3
normalmente. La dissociazione peritraumatica, per
Nella descrizione del viaggio (trip), per meglio
l’appunto, è un tipo di amnesia dissociativa che
comporta fra gli altri effetti (senso di smarrimento,
Timothy Leary, The Psychedelic Experience LP, (1974).
visualizzare le immagini delle alterazioni, vengono
utilizzati dei termini informatici. Negli Anni ‘90, le
confusione, disorientamento), anche la distorsione
Queste sostanze vanno ad influire sull’integrità
esplorazioni della coscienza descritte da Leary
della percezione del tempo. Questo tipo di condizione
delle capacità neuro-psichiche del sistema nervoso,
trovano, non a caso, un nuovo mezzo di diffusione
viene indotta dal cervello come meccanismo di difesa
agendo in maniera diretta sui neuro-trasmettitori e
nella realtà virtuale.
per far fronte ad eventi traumatici che risiedono nella
provocando una modifica delle capacità di reazione
L’avvento della Silicon Valley fu l’inizio della
memoria.
Oltre a queste patologie che si verificano senza il
Alex Grey, St. Albert and the LSD Revelation Revolution, (2006).
agli stimoli, distorsioni cognitive e un’alterazione della
percezione dello spazio e del tempo.
“liberazione tecnologica”. I computer che fino a
quel momento venivano utilizzati nelle aziende per
volere del soggetto, altri stati di alterazione possono
A partire dagli anni ‘50 lo scrittore Timothy Leary
incrementare la produzione, a partire dal 1984,
2 F. Capra, The Tao of Physics, Adelphi, Milano, 1982,
p. 189.
3 T. Leary, Caos e cibercultura, Apogeo-Urra, Milano
1994.
82 83
diventano “personal” e cioè possono essere utilizzati
da tutti a casa propria, in modo semplice. Grazie a
questa rivoluzione, non associando più la macchina
ad un ambiente lavorativo, le persone hanno la
possibilità di esaminare le nuove superfici del mondo
virtuale, dove le regole dello spazio e del tempo sono
malleabili e flessibili.
Anche l’arte concede una completa immersione in un
mondo governato da regole elastiche ed inconsuete.
Lo spazio viene plasmato a seconda del volere
dell’artista tramite la scelta prospettica di un quadro,
o la realizzazione di un ambiente performativo,
creando nuove basi per la percezione.
Quando viene raggiunta l’immedesimazione o la
catarsi da parte dell’osservatore, ecco che il tempo
si riduce in numeri di orologio. Le sensazioni provate
di fronte ad un’opera d’arte sono complesse da
descrivere, in quanto prescindono dall’ordinario; ciò
accomuna sotto alcuni aspetti la percezione dell’arte
a quella della dimensione quadridimensionale.
Attraverso il video, l’arte si impone sul tempo, ne
manipola la durata, forma delle costruzioni temporali
per sorprende e promuovere nuovi stimoli sensoriali.
Dan Graham (1942) è un artista statunitense che
dagli anni ‘70 propone installazioni che indagano le
varie modalità percettive legate alla temporalità.
In present continuos past(s) 4 del 1974, lo spettatore
entra in uno spazio chiuso dove la sua immagine
viene ripetuta, in maniera continua, tramite due pareti
perpendicolari specchianti. Contemporaneamente, in
un’altra parete, uno schermo proietta le immagini di
una videocamera che filma la stanza. Il video mostra
però le immagini in ritardo di otto secondi, la parete
specchiante riflette sia l’immagine del visitatore
che quella dello schermo, in questo modo vengono
unificati e connessi due diversi momenti temporali,
quello presente e quello passato.
Dan Graham, present continuos past(s), (1974).
4 www. medienkunstnetz. de/ works/ present- continuouspasts/
Una continua progressione di immagini che
generano, tramite lo specchio ed il video, uno spazio
infinito. Due temporalità diverse, vengono unificate
nella stessa visione, rimanendo allo stesso tempo
scollegate a livello concettuale ed ovviamente
asincrone a livello percettivo.
Lo spazio delimita il territorio, ne circoscrive i limiti
e crea uno strato di protezione dal mondo esterno.
In molte opere, soprattutto di video arte, questo
elemento è utilizzato per amplificare la forza
present continuos past(s), schema di funzionamento dell’opera.
dell’opera o per completare il messaggio che l’artista
vuole rivolgere all’esterno. Lo spazio, in quanto
completamente personalizzabile, diventa un mezzo
per immergersi totalmente nella percezione dei propri
sensi.
Uno dei primi artisti, che ha contribuito al rinnovo
del concetto di arte facendo riflettere sulle
possibilità concesse dal video è sicuramente Bruce
Nauman (1941). Nauman propone allo spettatore
un’esperienza unica, in cui si è partecipi del rinnovo
84 85
dei linguaggi espressivi proposti dal video. Come nel
In questo lavoro vengono proiettate su una parete
caso esemplare di Live/Taped video Corridor (1960-
due video differenti che hanno però come soggetto la
70), 5 in questa installazione claustrofobica, troviamo
stessa persona, John Wojtowicz.
un corridoio bianco, stretto, lungo sei metri, in
Nel 1972 John ed il suo complice Sal entrano in una
lontananza compaiono due monitor messi uno sopra
banca di New York con l’intento di rapinarla, l’evento
l’altro.
crea un enorme frastuono mediatico, tanto da girarci
Nel monitor in basso appoggiato a terra, c’è una
un film tre anni dopo (Quel pomeriggio di un giorno
registrazione video del corridoio vuoto, in quello in
da cani,1975) 8 . Huyghe mette a confronto la versione
alto invece, vengono visualizzate le immagini di una
romanzata cinematografica interpretata da Al Pacino,
telecamera a circuito chiuso che filma lo spettatore
con una ricostrizione video dell’accuduto effettuta
da dietro. S’instaura così un senso di estraneità
Live/Taped video Corridor, particolare.
30 anni dopo dallo stesso Wojtowicz. Il risultato è
nel visitatore, il quale guarda la sua immagine di
Il senso di estraneità nel riconoscere la propria figura
interessante, in quanto è possibile vedere, come la
spalle, ciò viene ulteriormente amplificato dal fatto
in un filmato è stato via via superato nel corso degli
ricostruzione effettuata dalla stessa persona che ha
che, data la posizione della videocamera a circuito
anni. A causa del costante bombardamento mediatico
realmente compiuto il gesto, sia stata di fatto alterata
chiuso, avvicinandosi e percorrendo lo spazio ci si
da parte della televisione si è arrivati a raggiungere
dalla riproduzione della vicenda su pellicola.
allontana sempre di più dalla propria immagine, lo
l’opposto e cioè al riconoscesi principalmente nella
L’opera mette in mostra la condizione vissuta dal
schermo quindi proietta l’immagine del visitatore con
tipologia di immagine, manipolata e filtrata, che viene
protagonista della vicenda, la sua identità si trova
una dimensione inversamente proporzionale alla sua
proposta dai media.
in perenne conflitto fra la memoria personale e
vicinanza.
Bruce Nauman, Live/Taped video Corridor, (1960-70).
la rappresentazione di quest’ultima. È come se
orientation and emotional insecurity clash with each
A tale proposito è necessario citare l’opera di Pierre
Wojtowicz impersonificasse il personaggio di se
[…] Moreover, the feeling of alienation induced by
other. A person thus monitored suddenly slips into the
Huyghe (1962), dal titolo, The Third Memory (2000). 7
stesso.
walking away from yourself is heightened by your
role of someone monitoring their own activities.[...] 6
Questo artista francese, si serve del video come
being enclosed in a narrow corridor. Here, rational
Thomas Y. Levin
mezzo per rielaborare la temporalità ed indagare il
5 http://www.medienkunstnetz.de/works/live-taped-video-corridor/
6 Dörte Zbikowski, in Thomas Y. Levin, Ursula Frohne and
Peter Weibel (eds.), CTRL [SPACE] – Rhetorics of Surveillance
from Bentham to Big Brother, Boston, Mass. 2002, p. 66.
vero.
7 http://www.imdb.it/title/tt0396251/
8 http://it.wikipedia.org/wiki/Quel_pomeriggio_di_un_giorno_da_cani
86 87
[…] Pertanto come andrebbe intesa la “ricostruzione”
attuare diversi processi, come la codifica del testo e
Bill Viola è stato uno dei pionieri della video arte
Il montaggio e la fusione di diverse fonti video,
di The Third Memory? Come il tentativo di ottenere
la comprensione delle parole, solo in questo modo
di cui oggi è uno dei massimi esponenti, nelle sue
diventano in questo lavoro di Viola gli elementi
finalmente la verità, di permettere a Wojtowicz di
è possibile raffigurare mentalmente un’immagine
composizioni il video viene sfruttato come tecnologia
fondamentali per la creazione di un ambiente
reimpossessarsi della sua faccia? Oppure come
partendo da un testo scritto. Il video va interpretato
per descrivere mondi fuori dall’ordinario, capovolgere
surreale.
l’ulteriore finzione e interpretazione di un ruolo?[...] 9
come un testo, bisogna analizzare come è stato
le regole cronologiche della sequenza, ottenendo
Daniel Birnbaum
montato, se è stato manipolato oppure riguarda
dalle immagini la massima capacità di espressione.
riprese dal vivo ecc.
The reflecting pool (1977-79) 10 , è un filmato della
Il filmato non sempre riesce da solo a restituire
Non sempre però, i mezzi a disposizione del reale
durata di sette minuti circa, dove viene mostrata
un’immagine veritiera dei fatti.
sono sufficienti per descrivere un concetto o per
una piscina ripresa con un’inquadratura fissa.
Quando ad esempio si legge un libro, è necessario
suscitare un’emozione nello spettatore.
Tutto intorno un ambiente naturale fatto di alberi e
vegetazione; ad un tratto un uomo esce dal bosco e
si dirige verso il bordo della vasca. Si toglie le scarpe
e cammina fino ad arrivare a limite con l’acqua, il suo
riflesso è perfettamente speculare e si congiunge
all’altezza dei piedi. L’uomo rimane fermo, fissando
per un po’ lo sguardo davanti a se, poi prende
forza, piega le gambe e salta chiudendo il corpo
Bill Viola, The reflecting pool, (1977-79).
in posizione fetale. Il tuffo si blocca a mezz’aria,
“Skin has become inadequate in interfacing with
improvvisamente il riflesso sull’acqua scompare,
reality. Technology has become the body’s new
una dimensione parallela sembra fluire dalla piscina
membrane of existence.” 11
dove gocce e riverberi si susseguono in una lenta
Nam June Paik
Pierre Huyghe, The Third Memory, (2000).
metamorfosi temporale.
9 Daniel Birnbaum, Cronologia - Tempo e identità dei film
e nei video degli artisti contemporanei, Postmedia, Milano. 2007,
p. 52.
10 http://www.festarte.it/blog/?p=281
11 Kristine Stiles e Peter Selz Theories and Documents of
Contemporary Art: a Sourcebook of Artists’ Writings, 1996.
88 89
Pere Borrell del Caso, Escapando de la crítica,
1874.
Oil on canvas, (76 cm x 63 cm).
.nel futuro il passato sarà sempre
presente
93
“Sono solito ritornare eternamente all’eterno ritorno.
Di nuovo nascerai da un ventre, di nuovo nascerà il
tuo scheletro, di nuovo percorrerai tutte le ore della
tua vita fino all’ora della tua morte incredibile”. 1
J. L. Borges
“Nello spazio-tempo, tutto ciò che per ciascuno di
noi costituisce il passato, il presente e il futuro è
dato in blocco... Ciascun osservatore col passare
del suo tempo scopre, per così dire, nuove porzioni
dello spazio-tempo, che gli appaiono come aspetti
successivi del mondo materiale, sebbene in realtà
l’insieme degli eventi che costituiscono lo spaziotempo
esistesse già prima di essere conosciuto”. 2
P. A. Schilpp
“In questo mondo spirituale non ci sono suddivisioni
di tempo come passato, presente e futuro; esse si
sono contratte in un singolo istante del presente nel
quale la vita freme nel suo vero senso... Il passato e
il futuro sono entrambi racchiusi in questo momento
presente di illuminazione e questo momento presente
non è qualcosa che sta in quiete con tutto ciò che
1 Jorge Luis Borges, Storia dell’eternità, Adelphi, 1997.
2 Citato in F. Capra, The Tao of Physics, Adelphi, Milano,
1982, p. 216.
contiene, ma si muove incessantemente”. 3
D. T. Suzuki
Il passato risiede nella memoria. Tutte le azioni
compiute (anche quelle che non sembra di
ricordare), tutte le frasi, le immagini e i suoni sono
racchiusi nel cervello. Le azioni presenti e quelle
che saranno messe in atto in futuro sono influenzate
dall’esperienza fatta in passato.
Certo, conoscere il futuro è ritenuto da molti una cosa
impossibile.
Gli elaboratori di calcolo più sofisticati, come abbiamo
visto, possono prevedere sulla base delle probabilità,
ciò che potrebbe avvenire in un determinato
contesto, anche se per ora, in modo abbastanza
approssimativo. Un giorno non troppo lontano,
disporremo forse delle tecnologie necessarie per
poter calcolare, in modo scientifico, tutte le possibili
varianti di futuro che si diramano davanti ad una
singola azione compiuta nel presente.
3 D. T. Suzuki, On Indian Mahãyãna Buddhism, cit., pp.
148-149.
95
La fantascienza ha prodotto, e sforna tutt’oggi, una
Donnie Darko (Richard Kelly, 2001), 6 è la storia
messaggi criptici e premonizioni. La storia culmina
grande quantità di film sull’argomento, come del resto
ambientata nel 1988 di un adolescente americano,
con la tragedia realmente avvenuta il 15 Dicembre
anche serie televisive. Premonizioni, whormoles 4 e
interpretato da Jake Gyllenhaal. Il film si apre con
1967, quando il Silver Bridge crollò causando la
macchine del tempo sono alcuni degli elementi su cui
una rivelazione avuta da Donnie nel giardino di
morte di quarantasei persone. Questa come altre
si alternano storie ai limiti del possibile.
casa. In preda a sonnambulismo, il protagonista
catastrofi precedenti, stando al resoconto dei
ascolta una voce che lo informa dell’imminente fine
testimoni, vennero preannunciate agli abitanti di Point
Ritorno al futuro (Robert Zemeckis, 1985), 5
del mondo. Nel frattempo, quella stessa notte, un
Pleasant dal misterioso personaggio alato.
rappresenta nel genere, uno dei film cult più
motore appartenente ad un aereo di linea si stacca
apprezzati e conosciuti. La storia in breve, presenta
le avventure di Marty McFly, un giovane liceale
e precipita a terra distruggendo la camera di Donnie.
Il ragazzo, in quanto assente dalla stanza, si salva.
Primer (Shane Carruth, 2004), 8 film al confine
fra scienza e fantascienza, in cui due ingegneri
Robert Zemeckis, Back to the future, 1985.
interpretato da Michael J. Fox e di Emmett L. Brown
Da questo momento in poi, inizia una specie di
informatici, Aaron (Shane Carruth), e Abe (David
detto “Doc” interpretato da Christopher Lloyd. I due si
viaggio nel tempo o per alcuni un loop temporale, che
Sullivan), realizzano, con dei pezzi trovati in
trovano ad affrontare un viaggio nel tempo, innescato
riporterà dopo vari accadimenti il protagonista alla
laboratorio, uno strumento con cui è possibile
dal flusso catalizzatore della famosa automobile
scena di partenza.
modificare il tempo.
DeLorean che funge da macchina del tempo. Il
Una volta azionata la macchina è necessario
viaggio avviene con successo, Marty e Doc vengono
The Mothman Prophecies (Mark Pellington,
attendere alcune ore per entrarci, per poi aspettare
catapultati negli anni ‘50, da quel momento in poi
2002), 7 è la trasposizione cinematografica di un
le stesse ore prima di uscirne. Il viaggio a ritroso
Richard Kelly, Donnie Darko, 2001.
cercheranno affannosamente di trovare un modo
romanzo di John Keel dal titolo omonimo, basato
nel tempo avviene quindi a seconda delle ore che si
per tornare indietro trovare un modo per tornare
su testimonianze reali. Il film descrive i fatti accaduti
attendono. Per esempio, accendendo il macchinario
indietro (o meglio in avanti, cioe’ nel presente dei
nella piccola città di Point Pleasant (Virginia
alle ore 15.00 ed entrando alle 19.00, dopo aver
protagonisti).
occidentale, U.S.) dove le apparizioni di una figura
aspettato nella macchina quattro ore sarà possibile
denominata “mothman” (trad. “uomo falena”),
ritornare alle ore 15.00. In questo modo si crea un
sconvolge le vite di alcune persone del luogo tra
punto in cui i “doppi” dei due protagonisti potrebbero
4 http://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_di_Einstein-Rosen
5 http://it.wikipedia.org/wiki/Ritorno_al_futuro
6 http://it.wikipedia.org/wiki/Donnie_Darko
7 http://it.wikipedia.org/wiki/The_Mothman_Prophecies_-_
Voci_dall’ombra
incontrarsi e causare un paradosso temporale.
La continua tentazione di correggere il passato
8 http://it.wikipedia.org/wiki/Primer_(film)
Mark Pellington, The Mothman Prophecies, 2002.
96 97
influenzerà le decisioni dei due, portandoli a
compiere svariati viaggi nel tempo.
abbastanza attendibile il futuro imminente.
Tale capacità è stata denominata “attività anticipatoria
Da quanto emerge, l’uomo sarebbe in grado di avere
delle reazioni corporee prima che si verifichi uno
anomala”. 11 In pratica è stato appurato che - le
stimolo, una scoperta importante, ma che ci porta
FlashForward (David S. Goyer, 2009), 9 è una serie
persone sottoposte a due o più tipi di stimoli
ovviamente a rivedere l’idea classica del veggente
televisiva americana.
appositamente ordinati per risultare imprevedibili
che osserva il futuro da una sfera di cristallo.
Il 6 ottobre 2009, tutte le persone del pianeta,
producevano una differente attività biologica post-
Nessuna visione, nessun flash in avanti, ma piuttosto
simultaneamente, perdono conoscenza per 2 minuti e
stimolazione. La sorpresa rilevata è data dal fatto
una percezione amplificata, una rapida sensazione
17 secondi.
che l’attività che precedeva lo stimolo stesso era già
anticipata simile a quella che si verificherà di lì a
Durante questo tempo, ogni essere umano ha una
indirizzata e quindi anticipava quella conseguente
poco.
visione del futuro ed una testimonianza di come
la propria vita dovrebbe risultare nei sei mesi
David S. Goyer, FlashForward, 2009.
alla stimolazione. In sostanza i ricercatori hanno
preso in considerazione diverse variabili biologiche,
Riflettendo un attimo su questo argomento, si può
notare che anche quando ci si lascia trasportare
successivi, in particolare cosa accadrà il 29 Aprile
realmente anche la capacità per poter prevedere gli
come l’attività elettrodermica cutanea, la frequenza
dai ricordi in un evento passato, quello che conta
2010.
avvenimenti futuri.
cardiaca, la dilatazione della pupilla, l’attività
realmente sono le emozioni che questo ricordo
Un team di agenti dell’FBI di Los Angeles è incaricato
Alcuni test effettuati al Rhine Center 10 (Carolina
elettroencefalografica e il volume sanguigno, notando
ci riporta alla mente. Le immagini supportano le
di individuare le cause del “flashforward” (salto in
del Nord, U.S.), proverebbero che alcune persone
che talvolta le attività prima e dopo lo stimolo
emozioni e non viceversa. L’emozione può quindi
avanti) e capire se ci sono possibilità che questo
possiedono veramente l’abilità di poter leggere
andavano nella stessa direzione. - Le reazioni
esistere al di là del ricordo visivo. In molti casi come
si verifichi nuovamente. Nelle varie ricostruzioni
nel futuro. Questi test si basano sulla capacità
anticipatorie rilevate, prosegue la ricerca, sono molto
abbiamo già visto, tale ricordo risulta alterato a
dei flashforward le visioni e i particolari coincidono
d’identificazione, da parte dei soggetti, di alcune carte
deboli, ma potrebbero facilmente essere amplificate
livello sostanziale a tal punto da non permettere
e si intersecano fra di loro. Nessuno ha avuto
prima che queste vengano scoperte.
con degli algoritmi. In campo militare la percezione
la connessione e la successiva ricezione di quella
un’allucinazione sotto effetto di droghe. Sembra che
Ultimamente, un’altra ricerca, condotta sui risultati
amplificata ha già trovato applicazioni effettive, come
determinata sensazione.
tutti, collettivamente e psicologicamente abbiano
di analisi effettuate fra il 1978 ed 2010, ha provato
dimostrato di recente da alcuni esperimenti condotti
viaggiato nel tempo.
che gli esseri umani possono prevedere in maniera
sul campo. 12
In ogni epoca si è sempre cercato di scoprire se
l’uomo, fra le molte facoltà intellettive, ha in se
9 http://it.wikipedia.org/wiki/FlashForward
10 Michio Kaku, Fisica dell’impossibile - Un’esplorazione
scientifica nel mondo dei phaser, dei campi di forza, del teletrasporto
e dei viaggi nel tempo, Codice edizioni, Torino, 2008,
p.283
11 http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_ottobre_26/premonizione-attivita-anticipatoria_826b5eda-1f67-11e2-8e43-dbb0054e521d.shtml
12 http://www.frontiersin.org/Perception_Science/10.3389/
fpsyg.2012.00390/abstract
98 99
“la pura e semplice immagine mi riporterà al passato
dell’universo e l’infinità del tempo rendono possibile
così seducente. Le sue esigenze risulterebbero
“L’ambizione di rappresentare un livello di esperienza
soltanto perché, in effetti, è nel passato che sono
questo apparente paradosso.
controbilanciate da quelle del futuro, ma il futuro non
che non sia possibile ridurre a qualsiasi forma
andato a cercarla”. 13
possiede questa realtà; il futuro non è che una figura
oggettiva conduce naturalmente a forme d’arte
Henri-Louis Bergson
[…] In un tempo infinito, il numero delle permutazioni
retorica, un fantasma del pensiero”. 15
che provano a non essere merci”, proseguendo,
possibili si esaurisce e l’universo comincia a ripetersi.
Gilles Deleuze fornisce invece, uno spaccato sui
“l’installazione del tempo consiste nello scegliere
Il cinema ha stabilito alcune regole rappresentative
Ma forse non sono tanto le cose fisiche a ritornare, gli
processi che avvengono nel corso dello scorrere
il giusto modello spaziale, il più adeguato
riguardo alla figurazione temporale, per cui, quando
eventi storici, le forme di vita […] L’eterno ritorno, in
del tempo, “Ciò che costituisce l’immagine-cristallo
”schematismo” che permetta la traduzione di
guardiamo un film possiamo intuire abbastanza
effetti, non è l’idea che l’universo debba ripresentarsi
è l’operazione fondamentale del tempo: dato che il
proprietà temporali nello spazio.
rapidamente se l’azione si sta svolgendo in un tempo
nello stesso modo, ma piuttosto che la differenza
passato non si forma dopo il presente che esso è
Cicli, circolarità e rotazioni sono modi di
passato o in un tempo diverso. Queste regole, pian
ritorna sempre ” 14 .
stato, ma contemporaneamente, il tempo deve in ogni
visualizzazione, modi di (in)stallare il tempo.” 17
piano, sono diventate il nostro modo di visualizzare il
Nella sua riflessione, Birnbaum mette a confronto
istante sdoppiarsi in presente e passato, differenti
passato o d’immaginare eventi futuri.
varie scuole di pensiero; per Immanuel Kant (1724-
per natura uno dall’altro o, ed è lo stesso, deve
1804), il tempo è monodimensionale e non possiede
sdoppiare il presente in due direzioni eterogenee, di
Daniel Birnbaum (1963), ha affrontato l’argomento
contorni specifici. Non avendo quindi una forma, tutto
cui una si slancia verso l’avvenire e l’altra ricade nel
tempo ed identità per quello che concerne i film
ciò che possiamo fare è crearci un’immagine del
passato. Il tempo deve scindersi mentre si pone e si
ed i video prodotti dagli artisti contemporanei. Nel
tempo tramite delle analogie; per Vladimiri Nabokov
svolge: si scinde in due getti asimmetrici uno dei quali
suo libro Cronologia (2005), egli affronta gli aspetti
(1899-1977) l’attaccamento agli eventi passati da
fa passare tutto il presente e l’altro conserva tutto
filosofici legati alla concezione temporale e discute
parte della natura umana è dovuto all’impossibilità di
il passato. Il tempo consiste in questa scissione, è
le teorie promosse da vari pensatori nel corso della
percepire gli avvenimenti futuri.
essa, esso che si vede nel cristallo”. 16
storia.
Birnbaum afferma che, “Qualsiasi cosa accada
“Forse se il futuro esistesse in modo concreto e
Nel libro è possibile anche trovare delle riflessioni sul
nell’universo, deve essere già accaduta ed è
individuale, come qualcosa che può essere percepito
come concepire artisticamente uno spazio volto alla
destinata ad accadere ancora, preceduta e seguita
da un cervello superiore, il passato non sarebbe
rappresentazione temporale.
sempre esattamente dagli stessi eventi. La finitudine
13 Henri Bergson, Materia e Memoria, Laterza, Bari, 1996,
p. 155.
14 Daniel Birnbaum, Cronologia - Tempo e identità dei film
e nei video degli artisti contemporanei, Postmedia, Milano. 2007,
pp. 7-12.
15 Vladimir Nabokov, Cose trasparenti, Adelphi, Milano.
1998, p. 9.
16 Gilles Deleuze, Cinema 2. L’immagine-tempo, Ubulibri,
Milano, 1989, p. 96.
17 Daniel Birnbaum, Cronologia - Tempo e identità dei film
e nei video degli artisti contemporanei, Postmedia, Milano. 2007,
pp. 47-49.
100 101
Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità
nello spazio, 1913.
Bronzo, (126,4 cm).
103
.appendix
105
Nel futuro il passato sarà sempre presente è il titolo
che ho voluto dare alla mia installazione.
Due anni fa, quando pensai per la prima volta
all’ideazione di questo lavoro, non ero ancora a
conoscenza delle tecniche che avrei potuto utilizzare
per portarlo a termine, ne tantomeno del modo con
cui poter presentare in maniera poco complessa tutta
l’installazione.
L’unica immagine che avevo fissa era quella di tre
specchi.
Lo specchio è un oggetto familiare con cui
approcciamo abbastanza presto, il rapporto che
abbiamo con lo specchio è quotidiano, tramite il
suo utilizzo impariamo a conscerci e a conoscere il
significato della parola tempo.
Gli “specchi” di cui mi servo, non sono propriamente
tali ma sono degli schermi muniti di un input video,
i quali catturano e successivamente prioettano
l’immagine del visitatore. Questi schermi mantengono
la funzione dello specchio in quanto riflettono,
ma hanno come particolarità quella di mostrare
le immagini in tre diversi momenti: nel passato,
nel presente e nel futuro. Partendo dallo schermo
centrale (schermo del presente), l’input video dalla
webcam del primo computer viene riprodotto in
maniera costante ed in tempo reale come fosse
uno specchio digitale. Alla sua sinistra troviamo un
altro monitor collegato a sua volta con il computer
centrale, in questo monitor (schermo del passato)
viene riprodotta l’immagine video iniziale ma con una
latenza, quindi con un ritardo di alcuni secondi.
La parte più complessa del lavoro è stata la
concezione e la ricerca di tecnologie adeguate per
il funzionamento del terzo schermo (schermo del
futuro), quello cioè che deve essere in grado di
riprodurre in un video qualcosa che deve ancora
avvenire. Dopo varie prove e ripensamenti, sono
arrivato alla conclusione che, se non è possibile con
chiarezza definire le azioni future di una qualsiasi
persona, dato che il libero arbitrio e l’imprevedibilità
fanno parte della vita di ognuno, risulta invece
plausibile fare delle previsioni.
Le previsioni si basano su delle percentuali e queste
in alcuni casi posso giocare a favore della previsione
stessa. Nello schermo di destra pertanto non sarà
proiettata l’immagine reale dell’azione che il visitatore
andrà a compiere (dato che ancora, una tecnologia
realmente in grado di prevedere e visualizzare gli
eventi prossimi non esiste), bensì una previsione di
come questa azione, che pur avverrà in modo certo,
107
potrebbe presentarsi. L’ambiente, cosi come è stato
ideato, permette a tutti gli schermi di funzionare in
modo corretto, fornendo un’esperienza pluritemporale
e multivisiva.
Nello specifico il meccanismo che permette la
riuscita della previsione funziona in questo modo:
L’installazione è costruita su due stanze uguali
collegate da un porta nel mezzo, l’anticamera ha una
porta di entrata centrale ed un’altra che permette
l’accesso alla stanza degli “specchi digitali”. Nella
parete in comune fra le due stanze, compaiono due
scritte e precisamente “ENTRY” dal lato dell’entrata
ed “EXIT” da quello dell’uscita. Mentre il visitatore
accede nell’ultima stanza, una telecamera riprende
dall’alto l’entrata del soggetto, questo flusso video
viene mandato al computer che tramite un software lo
rielabora: sovrapponendo la scritta entry e mettendo
la scritta exit. Successivamente il video viene
proiettato in loop sul terzo schermo. Il video restituirà
quindi l’immagine del visitatore che esce, quando in
realtà si trova ancora nella stanza. In questo modo
il visitatore avrà a disposizione la sua immagine
nel presente, nel passato e quella che ancora non
è stata registrata, ma che restituisce un’azione
ancora da compiere pronta per essere visualizzata.
L’opera si compone di diversi momenti visivi, che
rappresentano contemporaneamente il tempo sotto
varie forme. L’impossibilità di afferrare il tutto nello
stesso momento è data dalla stessa incapacità di
comprende il tempo.
“Se un’idea non sembra inizialmente assurda, allora
è senza speranza”. 1
Albert Einstein
1 Citato in Michio Kaku, Fisica dell’impossibile - Un’esplorazione
scientifica nel mondo dei phaser, dei campi di forza,
del teletrasporto e dei viaggi nel tempo, Codice edizioni, Torino,
2008.
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