piano territoriale di coordinamento provinciale - Provincia di Forlì ...
piano territoriale di coordinamento provinciale - Provincia di Forlì ...
piano territoriale di coordinamento provinciale - Provincia di Forlì ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong>-Cesena<br />
VARIANTE AL<br />
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO<br />
PROVINCIALE<br />
(approvato con delibera <strong>di</strong> CP n. 68886/149 del 14/09/2006)<br />
IN RECEPIMENTO DEI PIANI DI GESTIONE DEI DISTRETTI<br />
IDROGRAFICI DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE E<br />
DELL'APPENNINO CENTRALE E DEL PIANO REGIONALE DI<br />
TUTELA DELLE ACQUE<br />
Attuazione dell'art. 27 bis della L.R. 20/2000 e s.m.i.<br />
Relazione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento della Variante<br />
al PTCP con il PTCP previgente<br />
e<br />
Norme <strong>di</strong> attuazione della Variante
Relazione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento della Variante al PTCP con il PTCP previgente<br />
La Variante al PTCP della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong> Cesena comporta il recepimento <strong>di</strong> quanto previsto<br />
nei Piani <strong>di</strong> Gestione del Distretto idrografico dell'Appennino settentrionale, dell'Appennino<br />
centrale nonché del Piano <strong>di</strong> Tutela delle Acque della Regione Emilia Romagna.<br />
In particolare:<br />
- ai sensi <strong>di</strong> quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE e dal D.Lgs. 152/06, la Variante al PTCP<br />
in recepimento delle previsioni <strong>di</strong> piani sovraor<strong>di</strong>nati, comporta il recepimento degli obiettivi <strong>di</strong><br />
qualità, le misure per il loro raggiungimento ed i tempi, specificamente in<strong>di</strong>cati nei Piani <strong>di</strong><br />
gestione dell'Appennino Settentrionale e dell'Appennino Centrale, per quanto riguarda i corpi<br />
idrici superficiali (compresi l'invaso <strong>di</strong> Ridracoli e le acque marino costiere) nonché i corpi idrici<br />
sotterranei.<br />
- ai sensi <strong>di</strong> quanto previsto dal Piano <strong>di</strong> Tutela delle Acque della Regione Emilia Romagna circa<br />
la trasposizione cartografica in scala operativa delle perimetrazioni delle aree <strong>di</strong> ricarica delle<br />
zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee nel territorio <strong>di</strong> pedecollina – pianura, delle zone <strong>di</strong><br />
protezione delle acque superficiali, nonché della delimitazione delle aree <strong>di</strong> ricarica delle zone <strong>di</strong><br />
protezione delle acque sotterranee in territorio collinare - montano, la Variante al PTCP in<br />
recepimento delle previsioni <strong>di</strong> piani sovraor<strong>di</strong>nati, comporta la sostituzione <strong>di</strong> parte della attuale<br />
Tavola 2 “Zonizzazione Paesistica” e <strong>di</strong> parte della Tavola 4 del PTCP “Carta del <strong>di</strong>ssesto e<br />
della vulnerabilità <strong>territoriale</strong>” ove sono in<strong>di</strong>cate le “Zone <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e<br />
sotterranei”, le “aree <strong>di</strong> alimentazione degli acquiferi sotterranei” e le “aree caratterizzate da<br />
ricchezza <strong>di</strong> falde idriche”. In tali tavole saranno ricomprese le:<br />
“Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio <strong>di</strong> pedecollina-pianura”;<br />
"Zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali destinate al consumo umano" ;<br />
“Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio collinare-montano”,<br />
comprensive delle “emergenze naturali della falda”;<br />
Risulta pertanto necessario recepire gli obiettivi <strong>di</strong> qualità le misure per il loro raggiungimento<br />
ed i tempi, specificamente in<strong>di</strong>cati nei Piani <strong>di</strong> gestione dell'Appennino Settentrionale e<br />
dell'Appennino Centrale, per quanto riguarda i corpi idrici superficiali (compresi l'invaso <strong>di</strong><br />
Ridracoli e le acque marino costiere) nonché i corpi idrici sotterranei.<br />
Conseguentemente all'approvazione della nuova cartografia, redatta in conformità al PTA ed in<br />
collaborazione con la Regione Emilia Romagna, risulta inoltre necessario declinare l'impianto<br />
normativo del PTCP negli articoli che sono in relazione con la suddetta cartografia.<br />
Il PTCP vigente affronta i temi oggetto del PTA agli articoli 48 “Piano <strong>di</strong> tutela delle acque<br />
Regionale”, 49 “Ulteriori <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei” e 50<br />
“Adeguamento del PTA: ulteriori zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee”.<br />
Altre <strong>di</strong>sposizioni inerenti, sono presenti anche nell'art. 28 “Zone <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici<br />
superficiali e sotterranei”.<br />
Pertanto, la variante si occupa <strong>di</strong> riportare i contenuti normativi dei suddetti articoli alla giusta<br />
relazione con il recepimento dei Piani sovraor<strong>di</strong>nati e della nuova cartografia.
Nel complesso, la variante al PTCP comprende:<br />
1) l’elenco degli elaborati costitutivi della Variante al PTCP per il recepimento dei Piani<br />
<strong>di</strong> Gestione del Distretto idrografico dell'Appennino settentrionale, dell'appennino<br />
centrale nonché del Piano <strong>di</strong> Tutela delle Acque della Regione Emilia Romagna, e<br />
le modalità con cui ciascuno <strong>di</strong> essi integra o sostituisce determinati elaborati del<br />
PTCP vigente;<br />
2) l’elencazione delle mo<strong>di</strong>fiche alle norme del PTCP vigente;<br />
3) l’esplicitazione del carattere delle norme, con la <strong>di</strong>stinzione fra prescrizioni, <strong>di</strong>rettive<br />
ed in<strong>di</strong>rizzi;<br />
4) il testo dei nuovi articoli così come mo<strong>di</strong>ficati in sostituzione dei precedenti articoli<br />
<strong>di</strong> PTCP n. 28, 48, 49 e 50.
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong>-Cesena<br />
VARIANTE AL<br />
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO<br />
PROVINCIALE<br />
(approvato con delibera <strong>di</strong> CP n. 68886/149 del 14/09/2006)<br />
IN RECEPIMENTO DEI PIANI DI GESTIONE DEI DISTRETTI<br />
IDROGRAFICI DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE E<br />
DELL'APPENNINO CENTRALE E DEL PIANO REGIONALE DI<br />
TUTELA DELLE ACQUE<br />
Attuazione dell'art. 27 bis della L.R. 20/2000 e s.m.i.<br />
Norme <strong>di</strong> attuazione
INDICE<br />
NORME DI ATTUAZIONE della variante........................................................................................7<br />
ART. 1 Elaborati costitutivi della Variante al Piano Territoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />
<strong>Provincia</strong>le della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong> Cesena, ex art. 27 bis della L.R. 20/2000 in<br />
recepimento del <strong>piano</strong> regionale <strong>di</strong> tutela delle acque e dei piani <strong>di</strong> gestione dei <strong>di</strong>stretti<br />
idrografici dell'appennino settentrionale e dell'appennino centrale........................................7<br />
ART. 2 – Mo<strong>di</strong>fiche alle norme del PTCP ...........................................................................7<br />
ART. 3 – Abrogazioni...........................................................................................................12<br />
ART. 4 – Obiettivi <strong>di</strong> qualità..................................................................................................12<br />
PTCP integrato.............................................................................................................................12<br />
Art. 3 - Elaborati costitutivi del Piano...................................................................................13<br />
Art. 28A - Zone <strong>di</strong> protezione dei corpi idrici superficiali e sotterranei in territorio <strong>di</strong><br />
pedecollina pianura..............................................................................................................17<br />
Art. 28B - Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio collinare-montano ........19<br />
Art. 28C - Disposizioni per le zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali ...........................21<br />
Art. 48 – Piano <strong>di</strong> Tutela delle Acque Regionale: obiettivi e adeguamento.........................21<br />
Art. 49 – Ulteriori <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei...................21<br />
Art. 50 – Adeguamento al PTA: ulteriori zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee.........22
PREMESSA E PRINCIPI INFORMATORI<br />
La <strong>di</strong>rettiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000, ha come<br />
obiettivo prioritario quello <strong>di</strong> istituire un quadro per l'azione comunitaria in materia <strong>di</strong> protezione<br />
delle acque, al fine in particolare <strong>di</strong> ridurre l'inquinamento, impe<strong>di</strong>re un ulteriore deterioramento<br />
e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, degli ecosistemi terrestri e delle zone umide<br />
sotto il profilo del fabbisogno idrico; promuovere e agevolare un utilizzo idrico sostenibile,<br />
equilibrato ed equo e contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.<br />
La Direttiva Quadro amplia la prospettiva <strong>di</strong> tutela delle acque, mettendo in relazione la tutela<br />
delle acque – intesa come tutela delle caratteristiche fisico chimiche e quantitative – con la<br />
salvaguar<strong>di</strong>a degli ambienti e degli ecosistemi acquatici.<br />
Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nel dare attuazione alla <strong>di</strong>rettiva 2000/60/CE, ha<br />
in<strong>di</strong>viduato all'art. 64 i <strong>di</strong>stretti idrografici in cui è ripartito l'intero territorio nazionale e all'art. 117<br />
ha <strong>di</strong>sciplinato i Piani <strong>di</strong> gestione, stabilendo che per ciascun <strong>di</strong>stretto sia adottato un Piano <strong>di</strong><br />
gestione, che rappresenta articolazione interna o stralcio del Piano <strong>di</strong> bacino <strong>di</strong>strettuale. Il<br />
medesimo decreto all'art. 63 ha, inoltre, previsto l'istituzione in ciascun <strong>di</strong>stretto idrografico <strong>di</strong><br />
un'Autorità <strong>di</strong> bacino <strong>di</strong>strettuale.<br />
Il Distretto dell'Appennino Settentrionale fa capo, per quanto concerne il ruolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento,<br />
all'Autorità <strong>di</strong> bacino del fiume Arno, mentre il Distretto dell'Appennino Centrale fa capo<br />
all'Autorità <strong>di</strong> Bacino del fiume Tevere.<br />
Per quanto attiene, infine, ai contenuti dei Piani <strong>di</strong> gestione, occorre richiamare l'Allegato VII<br />
della <strong>di</strong>rettiva che elenca gli elementi che il Piano deve contenere. Occorre comunque riba<strong>di</strong>re,<br />
al riguardo, che il Piano <strong>di</strong> gestione previsto dall'art. 13 è cosa <strong>di</strong>versa e <strong>di</strong>stinta dai Piani<br />
regionali <strong>di</strong> tutela delle acque, previsti e <strong>di</strong>sciplinati all'art. 121 del decreto legislativo n.<br />
152/2006, tra i cui contenuti si ravvisano alcuni degli elementi pur previsti nell'Allegato VII.<br />
I Piani regionali <strong>di</strong> tutela costituiscono, infatti, documenti <strong>di</strong> riferimento in base ai quali viene<br />
elaborata la proposta <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> gestione, analogamente ad altri strumenti <strong>di</strong> pianificazione<br />
<strong>territoriale</strong> e <strong>di</strong> settore, dei quali è stato tenuto conto nella redazione del Piano <strong>di</strong> gestione e ai<br />
quali è stata de<strong>di</strong>cata particolare attenzione nella elaborazione della proposta <strong>di</strong> Piano.<br />
Pag. 6
Pertanto, ai sensi dell'art. 27 bis della L.R. 20/2000 la variante al PTCP della provincia <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong><br />
Cesena, recepisce la previsione dei seguenti piani sovraor<strong>di</strong>nati, che hanno implementato le<br />
previsioni già presenti nel <strong>piano</strong> regionale <strong>di</strong> tutela delle acque della Regione Emilia Romagna<br />
(PTA):<br />
PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELL'APPENNINO<br />
SETTENTRIONALE<br />
E<br />
PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELL'APPENNINO CENTRALE<br />
Gli articoli della variante al PTCP stabiliscono <strong>di</strong>sposizioni e definiscono ambiti territoriali<br />
assoggettati a specifiche forme <strong>di</strong> tutela, in riferimento alla nuova cartografia recepita e a quanto<br />
<strong>di</strong>sposto dalle Norme tecniche <strong>di</strong> attuazione del PTA, me<strong>di</strong>ante riscrittura dell'art. 28 del PTCP<br />
vigente.<br />
In particolare, viene effettuata una operazione <strong>di</strong> “mosaicatura” fra quanto già <strong>di</strong>sposto dall'art.<br />
28 del PTCP vigente, reinterpretando le zone soggette a tutela rispetto alle nuove<br />
perimetrazioni, e le previsioni normative <strong>di</strong> cui al PTA.<br />
Pertanto, conseguentemente a quanto sopra riportato, gli artt. 48, 49 e 50 del PTCP vigente,<br />
che raccordavano il PTCP al PTA, vengono necessariamente abrogati.<br />
Pag. 7
Legenda<br />
(P) = norma prescrittiva<br />
(D) = <strong>di</strong>rettiva<br />
(I) = norma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo<br />
Pag. 8
NORME DI ATTUAZIONE della variante<br />
ART. 1 Elaborati costitutivi della Variante al Piano Territoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />
<strong>Provincia</strong>le della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong> Cesena, ex art. 27 bis della L.R. 20/2000 in<br />
recepimento dei piani <strong>di</strong> gestione dei <strong>di</strong>stretti idrografici dell'appennino settentrionale e<br />
dell'appennino centrale e del <strong>piano</strong> regionale <strong>di</strong> tutela delle acque.<br />
1. La presente Variante al PTCP è costituita dai seguenti elaborati:<br />
a) Relazione <strong>di</strong> Piano e allegati;<br />
b) Relazione <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento della Variante al PTCP con il PTCP previgente e Norme <strong>di</strong><br />
attuazione;<br />
c) i seguenti elaborati cartografici: Tavola 2 “Zonizzazione Paesistica” e Tavola 4 del PTCP<br />
“Carta del <strong>di</strong>ssesto e della vulnerabilità <strong>territoriale</strong>” nelle quali saranno ricomprese le<br />
seguenti zone:<br />
- “Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio <strong>di</strong> pedecollina-pianura”;<br />
- "Zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali destinate al consumo umano"<br />
- “Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio collinare-montano”,<br />
comprensive delle “emergenze naturali della falda”;<br />
2. Gli elaborati <strong>di</strong> cui alle lettere a), b) del primo comma integrano gli elaborati del PTCP<br />
vigente.<br />
3. le tavole <strong>di</strong> cui al primo comma punto c), sostituiranno le medesime tavole del PTCP.<br />
ART. 2 – Mo<strong>di</strong>fiche alle norme del PTCP<br />
3. L'art. 28 del PTCP è sostituito dai seguenti:<br />
“Art. 28A - Zone <strong>di</strong> protezione dei corpi idrici superficiali e sotterranei in territorio <strong>di</strong><br />
pedecollina pianura<br />
1. Le zone <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei nel territorio <strong>di</strong> pedecollinapianura<br />
si identificano nella fascia <strong>di</strong> territorio che si estende lungo il margine<br />
pedecollinare a ricomprendere parte dell'alta pianura caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong><br />
conoi<strong>di</strong> alluvionali dei corsi d'acqua appenninici che presentano in profon<strong>di</strong>tà le falde<br />
idriche da cui attingono i principali acquedotti per usi idropotabili; in esse sono<br />
ricomprese sia le aree <strong>di</strong> alimentazione degli acquiferi caratterizzate da elevata<br />
permeabilità dei terreni, sia aree proprie dei corpi centrali delle conoi<strong>di</strong>, caratterizzate<br />
da ricchezza <strong>di</strong> falde idriche. Le caratteristiche morfologiche, le peculiarità<br />
idrogeologiche e <strong>di</strong> assetto storico-inse<strong>di</strong>ativo definiscono questa fascia <strong>di</strong> transizione<br />
come uno dei sistemi fisico-ambientali strutturanti il territorio <strong>provinciale</strong>.<br />
2. Ai fini dell’applicazione delle <strong>di</strong>sposizioni del presente articolo tale ambito è articolato in<br />
<strong>di</strong>stinte zone delimitate nelle tavole contrassegnate dal numero 4 del presente Piano<br />
nel modo seguente:<br />
A) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo A: aree caratterizzate da ricarica <strong>di</strong>retta della falda, a<br />
ridosso dei principali corsi d’acqua idrogeologicamente identificabili come sistema<br />
monostrato, contenente una falda freatica in continuità con la superficie da cui riceve<br />
alimentazione per infiltrazione;<br />
B) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo B: aree caratterizzate da ricarica in<strong>di</strong>retta della falda, quasi<br />
interamente comprese tra la zona A e la me<strong>di</strong>a pianura, idrogeologicamente<br />
identificabili come sistema debolmente compartimentato in cui alla falda freatica<br />
superficiale segue una falda semiconfinata in collegamento per drenanza verticale;<br />
Pag. 9
C) settore <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo C: bacini imbriferi <strong>di</strong> primaria alimentazione dei settori <strong>di</strong><br />
tipo A e B;<br />
D) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D: fasce a<strong>di</strong>acenti agli alvei fluviali con prevalente<br />
alimentazione laterale subalvea.<br />
3.(D) Nelle zone ricomprese nei perimetri definiti dal secondo comma, fermi restando i<br />
compiti <strong>di</strong> cui al D.P.R. 236/88 e D.lgs. 152/06 e s.m.i., è sottoposta a precise<br />
prescrizioni qualsiasi attività suscettibile <strong>di</strong> danneggiare i corpi idrici.<br />
4.(D) Nelle zone A, B e D l'esercizio delle attività estrattive va effettuato nel rispetto delle<br />
seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- le attività estrattive non devono comportare rischi <strong>di</strong> contaminazione della falda<br />
e sono subor<strong>di</strong>nate alla definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> recupero ambientale da effettuarsi alla<br />
cessazione dell'attività; nella formazione dei detti progetti dovrà essere valutato il<br />
potenziale utilizzo delle ex cave come bacini <strong>di</strong> accumulo della risorsa idrica;<br />
- non sono ammessi tombamenti <strong>di</strong> invasi <strong>di</strong> cava con terreni eccedenti i limiti <strong>di</strong><br />
qualità <strong>di</strong> cui alla colonna A della Tabella 1 dell'Allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs<br />
152/06;<br />
- nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D le attività estrattive vanno finalizzate<br />
prioritariamente al recupero idraulico al fine <strong>di</strong> ripristinare e favorire il rapporto fiumefalda;<br />
5.(P) Nel rispetto della legislazione vigente, nelle zone A, B, D <strong>di</strong> cui al precedente<br />
secondo comma sono vietati:<br />
- lo stoccaggio sul suolo <strong>di</strong> concimi organici nonché <strong>di</strong> rifiuti pericolosi (per questi<br />
ultimi anche se si tratta <strong>di</strong> deposito temporaneo);<br />
- pozzi neri <strong>di</strong> tipo assorbente;<br />
- la localizzazione <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti industriali a rischio rilevante <strong>di</strong> cui alla<br />
<strong>di</strong>rettiva CEE n. 96/82 (come recepita dal D.lgs. 17.08.99, n. 334);<br />
- lo span<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquami zootecnici;<br />
6.(P) Nelle zone A, B, D sono inoltre vietati:<br />
a) le attività che comportano uno scarico <strong>di</strong>retto o in<strong>di</strong>retto nelle acque sotterranee<br />
e nel sottosuolo, comprese quelle previste ai commi 2 e 3 dell’art. 104 del D.lgs.<br />
n. 152/06. Gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> e <strong>di</strong> altre<br />
sostanze <strong>di</strong> qualsiasi genere o provenienza, con la sola eccezione della<br />
<strong>di</strong>stribuzione agronomica del letame e delle sostanze ad uso agrario, nonché dei<br />
reflui trattati provenienti dalle case sparse poste al <strong>di</strong> fuori degli ambiti<br />
urbanizzati, o da usi assimilabili, non allacciabili alla pubblica fognatura, per i<br />
quali dovranno essere previsti sistemi <strong>di</strong> depurazione con scarico in acque<br />
superficiali, e quin<strong>di</strong> ad esclusione della subirrigazione, così come regolato dalla<br />
Delibera <strong>di</strong> G.R. 1053 del 09/06/2003;<br />
b) il lagunaggio dei liquami prodotti da allevamenti al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> appositi lagoni e/o<br />
vasche <strong>di</strong> accumulo a tenuta, secondo le norme <strong>di</strong> cui al Regolamento<br />
Regionale n. 1 del 28.10.2011;<br />
c) la ricerca <strong>di</strong> acque sotterranee e l'escavo <strong>di</strong> pozzi, ad eccezione <strong>di</strong> quelli ad uso<br />
domestico, nei fon<strong>di</strong> propri o altrui, ove non autorizzati dalle pubbliche autorità<br />
competenti ai sensi dell'art. 95 del R.D. 11 <strong>di</strong>cembre 1933 n. 1775;<br />
d) la realizzazione e l'esercizio <strong>di</strong> nuove <strong>di</strong>scariche per lo smaltimento dei rifiuti <strong>di</strong><br />
qualsiasi genere e provenienza, con l'esclusione <strong>di</strong> quelle per rifiuti inerti <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 4, primo comma lett. a), del D.lgs. n. 36/03 e nel rispetto delle <strong>di</strong>sposizioni<br />
statali e regionali in materia;<br />
e) la realizzazione <strong>di</strong> opere o interventi che possano essere causa <strong>di</strong> turbamento<br />
del regime delle acque sotterranee ovvero della rottura dell'equilibrio tra prelievo<br />
Pag. 10
e capacità <strong>di</strong> ricarica naturale degli acquiferi, dell'intrusione <strong>di</strong> acque salate o<br />
inquinate.<br />
7.(D) Nelle zone A, B, C, D <strong>di</strong> cui al precedente secondo comma valgono inoltre le<br />
seguenti <strong>di</strong>rettive:<br />
- la <strong>di</strong>stribuzione agronomica del letame e delle sostanze ad uso agrario deve<br />
essere condotta in conformità al quadro normativo e pianificatorio vigente in materia<br />
ed in applicazione del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> buona pratica agricola (Dir.CEE 91/676) al fine <strong>di</strong><br />
prevenire la <strong>di</strong>spersione dei nutrienti e dei fitofarmaci nell'acquifero soggiacente;<br />
- devono essere promosse iniziative <strong>di</strong> lotta guidata/integrata/biologica, ed<br />
iniziative <strong>di</strong> razionalizzazione della fertilizzazione, anche orientando le scelte <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>rizzi colturali tali da controllare la <strong>di</strong>ffusione nel suolo e sottosuolo <strong>di</strong> azoto ed altri<br />
nutrienti;<br />
- le derivazioni <strong>di</strong> acque superficiali devono essere regolate in modo da garantire<br />
il livello <strong>di</strong> deflusso (deflusso minimo vitale) necessario alla vita negli alvei sottesi e<br />
tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati;<br />
- le fognature devono essere a tenuta e dotate dei <strong>di</strong>spositivi necessari per la loro<br />
perio<strong>di</strong>ca verifica.<br />
8.(D) Nelle zone A, B, C, D ricomprese nei perimetri definiti dal secondo comma valgono<br />
le seguenti <strong>di</strong>rettive:<br />
- devono essere attivate misure per la programmazione <strong>di</strong> un razionale uso delle<br />
acque incentivando forme <strong>di</strong> risparmio per le <strong>di</strong>verse utilizzazioni;<br />
- gli stoccaggi interrati <strong>di</strong> idrocarburi devono essere collocati in manufatto a<br />
tenuta, ovvero essere realizzati con cisterne a doppia camicia, ispezionabile;<br />
- i pozzi <strong>di</strong>smessi devono essere chiusi secondo le modalità stabilite dall’autorità<br />
competente.<br />
9.(D) Gli strumenti <strong>di</strong> pianificazione comunali sono tenuti ad in<strong>di</strong>viduare le zone<br />
interessate da sorgenti naturali, da risorgive, o <strong>di</strong> valenza naturalistica, paesaggistica,<br />
ambientale, storico-culturale ed a dettare le relative <strong>di</strong>sposizioni volte a tutelare<br />
l’integrità dell'area <strong>di</strong> pertinenza anche ai fini della salvaguar<strong>di</strong>a della qualità e della<br />
quantità delle risorse idriche.<br />
10.(D) Nelle zone costiere e retro-costiere, i Comuni, nei propri strumenti urbanistici<br />
regolamentano, con <strong>di</strong>vieti ovvero limitazioni o preventive verifiche idrogeologiche, la<br />
realizzazione <strong>di</strong> nuovi vani interrati laddove ciò richieda l’utilizzo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> scavo<br />
con pompaggio delle acque <strong>di</strong> falda, con l’obiettivo <strong>di</strong> non alimentare il fenomeno<br />
dell’ingressione <strong>di</strong> acque saline.<br />
11.(I) Gli strumenti <strong>di</strong> pianificazione comunali potranno elaborare ulteriori specificazioni <strong>di</strong><br />
zona e <strong>di</strong> norma, qualora risultino da stu<strong>di</strong> sulla vulnerabilità degli acquiferi sotterranei,<br />
che vadano a dettagliare nel passaggio <strong>di</strong> scala quanto previsto dal presente Piano.<br />
12.(D) L'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività industriali nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo A va<br />
subor<strong>di</strong>nato al rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- che non sia presente uno stato <strong>di</strong> contaminazione delle acque sotterranee tale<br />
da rendere insostenibile ulteriore carico veicolato;<br />
- che gli scarichi permettano il collettamento in pubblica fognatura delle acque<br />
reflue <strong>di</strong> lavorazione;<br />
- che il prelievo <strong>di</strong> acque sotterranee a scopo produttivo sia verificato alla luce <strong>di</strong><br />
una valutazione <strong>di</strong> compatibilità con il bilancio idrico locale. Quando è richiesto un<br />
nuovo prelievo <strong>di</strong> acqua sotterranea, è necessario che venga eseguito a cura del<br />
richiedente uno stu<strong>di</strong>o idrogeologico che permetta all'Autorità idraulica competente <strong>di</strong><br />
valutare, a scala <strong>di</strong> conoide interessata o porzione <strong>di</strong> essa, le tendenze evolutive della<br />
falda (piezometria) nel tempo e gli effetti del prelievo;<br />
- che non vengano previste o potenziate attività <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> rifiuti pericolosi<br />
Pag. 11
13.(P) Nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D non va consentito l'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività<br />
industriali;<br />
14.(D) Al fine <strong>di</strong> ridurre gli scarichi <strong>di</strong>retti e <strong>di</strong>lavamenti con recapito al corpo idrico nei<br />
settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo C:<br />
- nelle aree non urbanizzate è demandata a varianti del PTCP la definizione delle<br />
quote e/o dell'ubicazione delle aree destinabili a successive e<strong>di</strong>ficazioni;<br />
- nelle aree non urbanizzate ma destinate all'urbanizzazione da strumenti<br />
urbanistici approvati o adottati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della variante al PTCP in<br />
recepimento del PTA Regionale, e nelle aree che saranno destinate all'urbanizzazione<br />
in conformità alle <strong>di</strong>sposizioni del PTCP gli strumenti urbanistici comunali prevedono<br />
misure per la tutela quantitativa e qualitativa della risorsa idrica in<strong>di</strong>cando le attività<br />
consentite (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> attività comportanti scarichi pericolosi), le modalità <strong>di</strong><br />
realizzazione delle infrastrutture tecnologiche (reti fognarie separate, idonei impianti <strong>di</strong><br />
depurazione , recapito dell'impianto <strong>di</strong> depurazione in altro corpo idrico o a valle della<br />
derivazione; nel caso <strong>di</strong> prelievi idropotabili da bacino, l'effluente dovrà essere<br />
scaricato nell'emissario) e delle infrastrutture viarie (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> recapito delle acque <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>lavamento delle strade nel corpo idrico a monte della captazione;<br />
Art. 28B - Disposizioni per le zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali<br />
1.(D) Le “zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali” sono rappresentate nella<br />
Tavola 4 del PTCP. Esse sono <strong>di</strong>stinte in:<br />
- zone <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> invasi (bacini artificiali <strong>di</strong> interesse regionale destinati<br />
all'approvvigionamento idropotabile), costituite dal bacino imbrifero che alimenta<br />
l'invaso a monte della captazione;<br />
- zone <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> captazioni <strong>di</strong> acque superficiali (corsi d'acqua naturali) la<br />
cui presa è posta altimetricamente a una quota superiore a 100 m s.l.m., costituite<br />
dall'intero bacino imbrifero a monte della captazione.<br />
2.(D) Al fine <strong>di</strong> ridurre gli scarichi <strong>di</strong>retti e <strong>di</strong>lavamenti con recapito al corpo idrico<br />
superficiale:<br />
- nelle aree non urbanizzate è demandata a varianti del PTCP la definizione delle<br />
quote e/o dell'ubicazione delle aree destinabili a successive e<strong>di</strong>ficazioni;<br />
- nelle aree non urbanizzate ma destinate all'urbanizzazione da strumenti<br />
urbanistici approvati o adottati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della variante al PTCP in<br />
recepimento del PTA Regionale, e nelle aree che saranno destinate all'urbanizzazione<br />
in conformità alle <strong>di</strong>sposizioni del PTCP gli strumenti urbanistici comunali prevedono<br />
misure per la tutela quantitativa e qualitativa della risorsa idrica in<strong>di</strong>cando le attività<br />
consentite (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> attività comportanti scarichi pericolosi), le modalità <strong>di</strong><br />
realizzazione delle infrastrutture tecnologiche (reti fognarie separate, idonei impianti <strong>di</strong><br />
depurazione , recapito dell'impianto <strong>di</strong> depurazione in altro corpo idrico o a valle della<br />
derivazione; nel caso <strong>di</strong> prelievi idropotabili da bacino, l'effluente dovrà essere<br />
scaricato nell'emissario) e delle infrastrutture viarie (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> recapito delle acque <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>lavamento delle strade nel corpo idrico a monte della captazione;”<br />
Art. 28C - Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio collinare-montano<br />
1.Le “zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee nel territorio collinare-montano”<br />
sono rappresentate nella Tavola 4 del PTCP. Al loro interno sono comprese le aree <strong>di</strong><br />
ricarica e le emergenze naturali della falda. La sud<strong>di</strong>visione delle aree <strong>di</strong> ricarica<br />
comprende:<br />
1) aree delle “rocce magazzino”all’interno delle quali sono <strong>di</strong>stinte<br />
− gli ammassi rocciosi;<br />
− le coperture detritiche prevalentemente associate ad ammassi rocciosi<br />
Pag. 12
− le aree <strong>di</strong> possibile alimentazione delle sorgenti per il consumo umano<br />
2) aree della formazione gessoso-solfifera, meritevoli <strong>di</strong> tutela naturalistico-ambientale.<br />
La Tavola 4 riporta inoltre la localizzazione dei punti <strong>di</strong> emergenza della falda (sorgenti e<br />
scaturigini) <strong>di</strong>stinte secondo vari criteri tra i quali l’uso domestico, l’alimentazione <strong>di</strong><br />
acquedotti rurali, il pregio naturalistico.<br />
2.(D) Nelle zone <strong>di</strong> cui al precedente secondo comma la <strong>di</strong>stribuzione agronomica del<br />
letame e delle sostanze ad uso agrario deve essere condotta in conformità al quadro<br />
normativo e pianificatorio vigente in materia ed in applicazione del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> buona<br />
pratica agricola (Dir.CEE 91/676) al fine <strong>di</strong> prevenire la <strong>di</strong>spersione dei nutrienti e dei<br />
fitofarmaci nell'acquifero soggiacente;<br />
3.(D) Nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti<br />
l'esercizio delle attività estrattive va effettuato nel rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- le attività estrattive non devono comportare rischi <strong>di</strong> contaminazione della falda<br />
e sono subor<strong>di</strong>nate alla definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> recupero ambientale da effettuarsi alla<br />
cessazione dell'attività; nella formazione dei detti progetti dovrà essere valutato il<br />
potenziale utilizzo delle ex cave come bacini <strong>di</strong> accumulo della risorsa idrica;<br />
- non sono ammessi tombamenti <strong>di</strong> invasi <strong>di</strong> cava con terreni eccedenti i limiti <strong>di</strong><br />
qualità <strong>di</strong> cui alla colonna A della Tabella 1 dell'Allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs<br />
152/06;<br />
- le attività estrattive vanno finalizzate prioritariamente al recupero idraulico al<br />
fine <strong>di</strong> ripristinare e favorire il rapporto fiume-falda.<br />
4.(P) Nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti non sono<br />
ammesse <strong>di</strong>scariche <strong>di</strong> rifiuti, pericolosi e non.<br />
5.(D) L'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività industriali nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle<br />
aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti va subor<strong>di</strong>nato al rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- che non sia presente uno stato <strong>di</strong> contaminazione delle acque sotterranee tale<br />
da rendere insostenibile ulteriore carico veicolato;<br />
- che gli scarichi permettano il collettamento in pubblica fognatura delle acque<br />
reflue <strong>di</strong> lavorazione;<br />
- che il prelievo <strong>di</strong> acque sotterranee a scopo produttivo sia verificato alla luce <strong>di</strong><br />
una valutazione <strong>di</strong> compatibilità con il bilancio idrico locale. Quando è richiesto un<br />
nuovo prelievo <strong>di</strong> acqua sotterranea, è necessario che venga eseguito a cura del<br />
richiedente uno stu<strong>di</strong>o idrogeologico che permetta all'Autorità idraulica competente <strong>di</strong><br />
valutare, a scala <strong>di</strong> conoide interessata o porzione <strong>di</strong> essa, le tendenze evolutive della<br />
falda (piezometria) nel tempo e gli effetti del prelievo;<br />
- che non vengano previste o potenziate attività <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> rifiuti pericolosi<br />
ART. 3 – Abrogazioni<br />
1. Gli articoli 48, 49 e 50 del PTCP vigente sono abrogati.<br />
ART. 4 – Obiettivi <strong>di</strong> qualità, misure per il loro raggiungimento e tempi.<br />
1. Sono assunti quali obiettivi <strong>di</strong> qualità, le misure per il loro raggiungimento ed i<br />
tempi, quelli specificamente in<strong>di</strong>cati nei Piani <strong>di</strong> gestione dell'Appennino Settentrionale e<br />
dell'Appennino Centrale, per quanto riguarda i corpi idrici superficiali (compresi l'invaso <strong>di</strong><br />
Ridracoli e le acque marino costiere) nonché i corpi idrici sotterranei.<br />
Pag. 13
2. Per quanto riguarda i corpi idrici superficiali e sotterranei compresi nel Piano <strong>di</strong><br />
gestione dell'Appennino Settentrionale, gli obiettivi <strong>di</strong> qualità, le misure per il loro<br />
raggiungimento ed i tempi sono quelli specificamente in<strong>di</strong>cati nelle schede sub unità 10<br />
Bacini Romagnoli e sub unità 11 Marecchia Conca allegati alla relazione <strong>di</strong> Piano della<br />
Variante al PTCP.<br />
3. Per quanto riguarda il corpo idrico superficiale “Fiume Tevere” per un tratto <strong>di</strong><br />
9,5 Km ricadente nel territorio della provincia <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong> Cesena, compreso nel Piano <strong>di</strong><br />
gestione dell'Appennino Centrale, l'obiettivo <strong>di</strong> qualità è fissato nel mantenimento della<br />
classificazione attuale “buono” al 2015 e le misure sono quelle già stabilite nel Piano <strong>di</strong><br />
Tutela delle Acque della Regione Emilia Romagna.<br />
Pag. 14
PTCP integrato<br />
NOTA<br />
Nel presente elaborato non viene riportato il testo degli articoli che non subiscono<br />
mo<strong>di</strong>fiche.<br />
Pag. 15
Art. 3 - Elaborati costitutivi del Piano<br />
(omissis artt. da 1 a 2)<br />
1. Il presente Piano è costituito da:<br />
a) Quadro Conoscitivo, composto dagli elaborati e dalle cartografie <strong>di</strong><br />
seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
a1) Volume A - Il sistema economico-sociale ed istituzionale ;<br />
a2) Allegato A - Il sistema economico-sociale ed istituzionale;<br />
a3) Volume B - Il sistema naturale ed ambientale;<br />
a4) Volume B1 - Il sistema naturale ed ambientale – Stato e criticità del<br />
litorale;<br />
a5) Allegato B - Il sistema naturale ed ambientale;<br />
a6) Carta del <strong>di</strong>ssesto della Regione Emilia – Romagna (su supporto<br />
informatico);<br />
a7) Schede IFFI (su supporto informatico);<br />
a8) Volume C Parte I - Il sistema <strong>territoriale</strong>;<br />
a9) Volume C Parte II - Il sistema <strong>territoriale</strong>;<br />
a10) Allegato C.1.1 “Il sistema inse<strong>di</strong>ativo e la gerarchia dei centri urbani”;<br />
a11) Allegato C.1.2 “I poli funzionali (schede descrittive)”;<br />
a12) Allegato C.1.3 “Ambiti specializzati per attività produttive”;<br />
a13) Allegato C.4 “Il sistema del territorio rurale”;<br />
a14) Allegato C.1.4 “Il sistema della pianificazione comunale (aggiornamento<br />
31/12/04)”;<br />
a15) Allegato C.2.1a “Il sistema degli impianti e delle reti tecnologiche”;<br />
a16) Allegato C.2.2 “Gli spazi e le attrezzature pubbliche”;<br />
a17) Allegato C.2.2 “Gli spazi e le attrezzature pubbliche (schede<br />
comunali)”;<br />
a18) Allegato C.3a – C.3b “Il sistema delle infrastrutture per la<br />
mobilità”;<br />
a19) Allegato C.3c “Il sistema delle infrastrutture per la mobilità –<br />
Percorsi ottimali”;<br />
a20) Relazione denominata “Gli esercizi cinematografici nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Forlì</strong> – Cesena (2007)”;<br />
a21) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.1.1.1 “Carta dello stato<br />
ecologico dei corsi d’acqua (Anni 2000 e 2001) e dei fattori <strong>di</strong> pressione<br />
potenziali” in scala 1:50.000;<br />
a22) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.1.2.1 “Carta dei fattori <strong>di</strong><br />
pressione delle acque sotterranee” in scala 1:50.000;<br />
a23) numero 21 tavole contrassegnate dalla sigla B.1.3.1 “Analisi rete<br />
idrografica superficiale ai sensi del D.lgs. 42/2004” in scala 1:25.000;<br />
a24) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.2.1 “Urbanizzato e<br />
permeabilità dei suoli” in scala 1:50.000;<br />
a25) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.3.1.2 “Accessibilità dei<br />
boschi” in scala 1:50.000;<br />
a26) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.3.2.1 “Rete ecologica<br />
Stato attuale” in scala 1:50.000;<br />
a27) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.3.3.1 “Sistema della<br />
pianura” in scala 1:50.000;<br />
a28) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla B.3.4.1 “Sistema del verde”<br />
in scala 1:50.000;<br />
a29) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.1 “Macrosettore 1<br />
Produzione pubblica elettricità, impianti <strong>di</strong> cogenerazione e<br />
teleriscaldamento (CORINAIR 1990)”;<br />
a30) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.2 “Macrosettore 2<br />
Impianti <strong>di</strong> combustione commerciali, istituzionali e residenziali<br />
(CORINAIR 1990)”;<br />
Pag. 16
a31) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.3 “Macrosettore 3<br />
Impianti <strong>di</strong> combustione industriali e processi con combustione<br />
(CORINAIR 1990)”;<br />
a32) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.4 “Macrosettore 4<br />
Processi <strong>di</strong>versi della combustione (CORINAIR 1990)”;<br />
a33) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.5 “Macrosettore 5<br />
Estrazione e combustione <strong>di</strong> combustibili fossili (CORINAIR 1990)”;<br />
a34) numero 1 tavola contrassegnata assegnate dalla sigla B.4.6<br />
“Macrosettore 6 Uso dei solventi (CORINAIR 1990)”;<br />
a35) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.7 “Macrosettore 7<br />
Trasporto su strada (CORINAIR 1990)”;<br />
a36) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.8 “Macrosettore 8 Altre<br />
modalità <strong>di</strong> trasporto (CORINAIR 1990)”;<br />
a37) numero 1 tavola contrassegnata dalla sigla B.4.9 “Macrosettore 9<br />
Trattamento e smaltimento rifiuti (CORINAIR 1990)”;<br />
a38) numero 1 tavola contrassegnata B.4.10 “Macrosettore 10 Agricoltura<br />
(CORINAIR 1990)”;<br />
a39) numero 1 tavola contrassegnata B.4.11 “Macrosettore 11 Natura<br />
(CORINAIR 1990)”;<br />
a40) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.1.1 “Ruolo dei centri<br />
urbani” in scala 1:50.000;<br />
a41) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.1.3 “Ambiti specializzati<br />
per attività produttive” in scala 1:50.000;<br />
a42) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.2 “Sistema<br />
acquedottistico Stato della rete” in scala 1:50.000;<br />
a43) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.2.A “Sistema<br />
acquedottistico Potenziale <strong>di</strong> riserva della rete” in scala 1.50.000;<br />
a44) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.2.B “Sistema<br />
acquedottistico Dotazione rete minuta” in scala 1:50.000;<br />
a45) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.3 “Sistema fognario e<br />
depurativo Stato della rete” in scala 1:50.000;<br />
a46) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.4 “Sistema gas<br />
energetico Rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione” in scala 1:50.000;<br />
a47) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.4.A “ Sistema gas<br />
energetico Potenziale <strong>di</strong> riserva della rete” in scala 1:50.000;<br />
a48) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.5.A “Elettrodotti Carta<br />
dei vincoli E<strong>di</strong>lizio-Urbanistici” in scala 1:50.000;<br />
a49) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.5.B “Elettrodotti Carta<br />
delle aree <strong>di</strong> tutela paesaggistico ambientale” in scala 1:50.000;<br />
a50) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.2.1.5.C “Elettrodotti Carta<br />
delle limitazioni fisico-morfologiche” in scala 1:50.000;<br />
a51) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.3.1.1 “Sistema della<br />
mobilità – Capacità <strong>di</strong> portata delle strade” in scala 1:50.000;<br />
a52) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.3.1.2 “Sistema della<br />
mobilità – Gli incidenti stradali” in scala 1:50.000;<br />
a53) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.3.1.3 “Sistema della<br />
mobilità – Congestione della rete viaria attuale” in scala 1:50.000;<br />
a54) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.3.2.1 “Trasporti pubblici e<br />
percorsi ciclopedonali” in scala 1:50.000;<br />
a55) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.1 “Limitazioni all’uso<br />
agricolo” in scala 1:50.000;<br />
a56) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.2 “Sintesi dell’uso del<br />
suolo” in scala 1:50.000;<br />
a57) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.3 “Elementi <strong>di</strong> valore<br />
naturale ed ambientale” in scala 1:50.000;<br />
a58) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.4 “Sistema irriguo” in<br />
scala 1:50.000;<br />
a59) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.5 “Attività zootecnica ed<br />
aree <strong>di</strong> fragilità” in scala 1:50.000;<br />
Pag. 17
a60) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.6 “Interventi<br />
agroambientali ed aree preferenziali” in scala 1:50.000;<br />
a61) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla C.4.7 “Sistemi rurali<br />
provinciali” in scala 1:50.000;<br />
a62) Relazione generale della Variante al PTCP in attuazione del Piano <strong>di</strong><br />
Tutela delle Acque Regionale;<br />
b) Progetto, composto dagli elaborati e dalle cartografie <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
b1) Relazione;<br />
b2) numero 2 tavole relative alle “Unità <strong>di</strong> Paesaggio” contrassegnate dal<br />
numero 1, in scala 1:50.000;<br />
b3) numero 21 tavole relative alla “Zonizzazione paesistica” contrassegnate<br />
dal numero 2, in scala 1:25.000;<br />
b4) numero 21 tavole relative alla “Carta forestale e dell’uso dei suoli”,<br />
contrassegnate dal numero 3, in scala 1:25.000;<br />
b5) numero 21 tavole relative alla “Carta del <strong>di</strong>ssesto e della vulnerabilità<br />
<strong>territoriale</strong>” contrassegnate dal numero 4, in scala 1:25.000;<br />
b6) numero 21 tavole relative allo “Schema <strong>di</strong> assetto <strong>territoriale</strong>”<br />
contrassegnate dal numero 5, in scala 1:25.000;<br />
b7) numero 21 tavole relative al “Rischio sismico – Carta delle aree<br />
suscettibili <strong>di</strong> effetti locali” contrassegnate dal numero 6, in scala<br />
1:25.000;<br />
b8) numero 21 tavole relative alle “Zone non idonee alla localizzazione <strong>di</strong><br />
impianti <strong>di</strong> smaltimento e recupero <strong>di</strong> rifiuti urbani, speciali e speciali<br />
pericolosi” contrassegnate dalla sigla 5A, in scala 1:25.000;<br />
b9) numero 21 tavole relative alla “Carta dei vincoli” contrassegnate dalla<br />
sigla 5B, in scala 1:25.000;<br />
c) Valutazione <strong>di</strong> incidenza, composta dagli elaborati e dalle cartografie <strong>di</strong><br />
seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
c1) Relazione <strong>di</strong> incidenza;<br />
c2) Relazione <strong>di</strong> incidenza 1/A;<br />
c3) una Tavola unica relativa allo “Stralcio delle previsioni del PTCP sui SIC<br />
e sulle ZPS” contenente 11 inquadramenti a scala variabile (1:25.000 o<br />
1:50.000);<br />
c4) numero 1 tavola relativa allo “Stralcio delle previsioni del PTCP sui SIC<br />
e sulle ZPS” contrassegnata dalla sigla 1/A in scala 1:25.000;<br />
d) Valutazione <strong>di</strong> sostenibilità ambientale e <strong>territoriale</strong> (VAL.S.A.T.),<br />
composto dagli elaborati e dalle cartografie <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
d1) Relazione;<br />
d2) Relazione <strong>di</strong> VAL.S.A.T. della variante integrativa al P.T.C.P.,<br />
comprensiva <strong>di</strong> elaborati cartografici;<br />
d3) Allegato A “In<strong>di</strong>rizzi metodologici per la Val.S.A.T dei Piani Strutturali<br />
Comunali”;<br />
d4) Allegato B “Tempi <strong>di</strong> percorrenza al 2025”;<br />
d5) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 1A “Scenario<br />
stato <strong>di</strong> fatto anno 2005 - Valutazione della suscettibilità alla<br />
trasformazione inse<strong>di</strong>ativa” in scala 1:50.000;<br />
d6) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 1B “ Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2025 - Valutazione della suscettibilità alla trasformazione<br />
inse<strong>di</strong>ativa” in scala 1:50.000;<br />
d7) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 2A “ Scenario<br />
stato <strong>di</strong> fatto anno 2005 - Valutazione delle emissioni in atmosfera <strong>di</strong><br />
CO2” in scala 1:50.000;<br />
d8) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 2B “ Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2025 - Valutazione delle emissioni in atmosfera <strong>di</strong> CO2”<br />
in scala 1:50.000;<br />
d9) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 3A “ Scenario<br />
stato <strong>di</strong> fatto anno 2005 - Valutazione degli impatti derivanti da<br />
inquinamento acustico” in scala 1:50.000;<br />
Pag. 18
d10) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 4A “ Scenario<br />
stato <strong>di</strong> fatto anno 2005 - Valutazione degli impatti derivanti da<br />
inquinamento elettromagnetico” in scala 1:50.000;<br />
d11) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 5A “ Scenario<br />
stato <strong>di</strong> fatto anno 2005 - Valutazione della congestione del sistema<br />
infrastrutturale viario” in scala 1:50.000;<br />
d12) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 5B “ Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2010 - Valutazione della congestione del sistema<br />
infrastrutturale viario” in scala 1:50.000;<br />
d13) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 5C “Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2015 - Valutazione della congestione del sistema<br />
infrastrutturale viario” in scala 1:50.000;<br />
d14) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 5D “ Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2020 - Valutazione della congestione del sistema<br />
infrastrutturale viario” in scala 1:50.000;<br />
d15) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla VAL.S.A.T. 5E “ Scenario <strong>di</strong><br />
progetto anno 2025 - Valutazione della congestione del sistema<br />
infrastrutturale viario” in scala 1:50.000;<br />
e) Allegati al Piano <strong>di</strong> seguito in<strong>di</strong>cati:<br />
e1) Allegato 1 Piano operativo per gli inse<strong>di</strong>amenti commerciali <strong>di</strong> interesse<br />
<strong>provinciale</strong>;<br />
e2) Allegato 2 Elementi <strong>di</strong> sismicità dell’area <strong>Forlì</strong> – Cesena ai fini del Piano<br />
Territoriale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento <strong>Provincia</strong>le;<br />
e3) Allegato 3 Elementi <strong>di</strong> microzonazione sismica dell’area <strong>di</strong> Predappio<br />
Bassa;<br />
e4) Allegato 4 Zone a rischio <strong>di</strong> incidente rilevante;<br />
e5) Piano energetico ambientale della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Forlì</strong> – Cesena (su<br />
supporto informatico);<br />
e6) Allegato B “Schede <strong>di</strong> rilevamento dei movimenti franosi” (su supporto<br />
informatico);<br />
e7) Allegato I “Proposta <strong>di</strong> valorizzazione naturalistica dell’area <strong>di</strong> Rio Cozzi”<br />
(su supporto informatico);<br />
e8) Allegato 2A “Repertorio degli inse<strong>di</strong>amenti urbani storici e delle strutture<br />
inse<strong>di</strong>ative storiche non urbane - Viabilità storica” (su supporto<br />
informatico);<br />
e9) Allegato 2B “Repertorio della viabilità panoramica” (su supporto<br />
informatico);<br />
e10) numero 2 tavole relative alla “Carta dei fattori <strong>di</strong> pericolosità<br />
geoambientale” contrassegnate dalla lettera A, in scala 1:50.000, (su<br />
supporto informatico);<br />
e11) numero 2 tavole relative alla “Carta idrogeologica” contrassegnate dalla<br />
lettera B, in scala 1:50.000, (su supporto informatico);<br />
e12) numero 2 tavole relative alla “Consistenza della struttura inse<strong>di</strong>ativa<br />
desunta dai catasti storici” contrassegnate dalla lettera H, in scala<br />
1:50.000, (su supporto informatico);<br />
e13) numero 2 tavole relative alla “Tipologia delle strutture e tipizzazione<br />
delle unità inse<strong>di</strong>ative” contrassegnate dalla lettera I, in scala 1:50.000,<br />
(su supporto informatico);<br />
e14) numero 2 tavole contrassegnate dalla sigla 5Ai “In<strong>di</strong>rizzi per la<br />
redazione del Piano <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Gestione Rifiuti”; in scala 1:50.000;<br />
f) le presenti Norme con relative appen<strong>di</strong>ci, che ne costituiscono parte<br />
integrante.<br />
2. Le Tavole del presente Piano sono redatte sulla base della Carta Tecnica Regionale, ad<br />
eccezione delle Tavole contrassegnate dalla sigla B.3.1.2 per le quali si è utilizzato il<br />
Digital Terrain Model, e delle tavole <strong>di</strong> cui alle lett. a26), a27), a28), a29), a30), a31),<br />
a32), a33), a34), a35) e a36) del precedente comma, che sono state realizzate<br />
utilizzando i dati Corinair dell’anno 1990.<br />
Pag. 19
3. Gli elaborati che costituiscono gli approfon<strong>di</strong>menti paesistici svolti in attuazione dell'art. 7<br />
del P.T.P.R. sono quelli in<strong>di</strong>cati alle lettere b2), b3), b4), b5), e5) e6) e7), e8), e9), e10)<br />
e11) ed e12) del precedente primo comma.<br />
d) La documentazione del presente Piano, che assume valore ed effetti <strong>di</strong> P.S.C. per i<br />
Comuni in<strong>di</strong>cati nel comma 3bis del precedente articolo 2, è costituita dagli elaborati<br />
elencati nell’Appen<strong>di</strong>ce C delle presenti Norme.<br />
(omissis artt. da 4 a 27)<br />
Art. 28A - Zone <strong>di</strong> protezione dei corpi idrici superficiali e sotterranei in territorio <strong>di</strong><br />
pedecollina pianura<br />
1. Le zone <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei nel territorio <strong>di</strong> pedecollinapianura<br />
si identificano nella fascia <strong>di</strong> territorio che si estende lungo il margine<br />
pedecollinare a ricomprendere parte dell'alta pianura caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong><br />
conoi<strong>di</strong> alluvionali dei corsi d'acqua appenninici che presentano in profon<strong>di</strong>tà le falde<br />
idriche da cui attingono i principali acquedotti per usi idropotabili; in esse sono<br />
ricomprese sia le aree <strong>di</strong> alimentazione degli acquiferi caratterizzate da elevata<br />
permeabilità dei terreni, sia aree proprie dei corpi centrali delle conoi<strong>di</strong>, caratterizzate da<br />
ricchezza <strong>di</strong> falde idriche. Le caratteristiche morfologiche, le peculiarità idrogeologiche e<br />
<strong>di</strong> assetto storico-inse<strong>di</strong>ativo definiscono questa fascia <strong>di</strong> transizione come uno dei<br />
sistemi fisico-ambientali strutturanti il territorio <strong>provinciale</strong>.<br />
2. Al fini dell’applicazione delle <strong>di</strong>sposizioni del presente articolo tale ambito è articolato in<br />
<strong>di</strong>stinte zone delimitate nelle tavole contrassegnate dal numero 4 del presente Piano nel<br />
modo seguente:<br />
A) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo A: aree caratterizzate da ricarica <strong>di</strong>retta della falda, a<br />
ridosso dei principali corsi d’acqua idrogeologicamente identificabili come sistema<br />
monostrato, contenente una falda freatica in continuità con la superficie da cui riceve<br />
alimentazione per infiltrazione;<br />
B) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo B: aree caratterizzate da ricarica in<strong>di</strong>retta della falda, quasi<br />
interamente comprese tra la zona A e la me<strong>di</strong>a pianura, idrogeologicamente<br />
identificabili come sistema debolmente compartimentato in cui alla falda freatica<br />
superficiale segue una falda semiconfinata in collegamento per drenanza verticale;<br />
C) settore <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo C: bacini imbriferi <strong>di</strong> primaria alimentazione dei settori <strong>di</strong><br />
tipo A e B;<br />
D) settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D: fasce a<strong>di</strong>acenti agli alvei fluviali con prevalente<br />
alimentazione laterale subalvea.<br />
3. (D) Nelle zone ricomprese nei perimetri definiti dal secondo comma, fermi restando i<br />
compiti <strong>di</strong> cui al D.P.R. 236/88 e D.lgs. 152/06 e s.m.i., è sottoposta a precise<br />
prescrizioni qualsiasi attività suscettibile <strong>di</strong> danneggiare i corpi idrici.<br />
4. (D) Nelle zone A, B e D l'esercizio delle attività estrattive va effettuato nel rispetto delle<br />
seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- le attività estrattive non devono comportare rischi <strong>di</strong> contaminazione della falda<br />
e sono subor<strong>di</strong>nate alla definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> recupero ambientale da effettuarsi alla<br />
cessazione dell'attività; nella formazione dei detti progetti dovrà essere valutato il<br />
potenziale utilizzo delle ex cave come bacini <strong>di</strong> accumulo della risorsa idrica;<br />
- non sono ammessi tombamenti <strong>di</strong> invasi <strong>di</strong> cava con terreni eccedenti i limiti <strong>di</strong><br />
qualità <strong>di</strong> cui alla colonna A della Tabella 1 dell'Allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs<br />
152/06;<br />
- nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D le attività estrattive vanno finalizzate<br />
prioritariamente al recupero idraulico al fine <strong>di</strong> ripristinare e favorire il rapporto fiumefalda;<br />
Pag. 20
5. (P) Nel rispetto della legislazione vigente, nelle zone A, B, D <strong>di</strong> cui al precedente<br />
secondo comma sono vietati:<br />
- lo stoccaggio sul suolo <strong>di</strong> concimi organici nonché <strong>di</strong> rifiuti pericolosi (per questi<br />
ultimi anche se si tratta <strong>di</strong> deposito temporaneo);<br />
- pozzi neri <strong>di</strong> tipo assorbente;<br />
- la localizzazione <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti industriali a rischio rilevante <strong>di</strong> cui alla<br />
<strong>di</strong>rettiva CEE n. 96/82 (come recepita dal D.lgs. 17.08.99, n. 334);<br />
- lo span<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> liquami zootecnici;<br />
6. (P) Nelle zone A, B, D sono inoltre vietati:<br />
a) le attività che comportano uno scarico <strong>di</strong>retto o in<strong>di</strong>retto nelle acque sotterranee<br />
e nel sottosuolo, comprese quelle previste ai commi 2 e 3 dell’art. 104 del D.lgs.<br />
n. 152/06. Gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> e <strong>di</strong> altre<br />
sostanze <strong>di</strong> qualsiasi genere o provenienza, con la sola eccezione della<br />
<strong>di</strong>stribuzione agronomica del letame e delle sostanze ad uso agrario, nonché dei<br />
reflui trattati provenienti dalle case sparse poste al <strong>di</strong> fuori degli ambiti<br />
urbanizzati, o da usi assimilabili, non allacciabili alla pubblica fognatura, per i<br />
quali dovranno essere previsti sistemi <strong>di</strong> depurazione con scarico in acque<br />
superficiali, e quin<strong>di</strong> ad esclusione della subirrigazione, così come regolato dalla<br />
Delibera <strong>di</strong> G.R. 1053 del 09/06/2003;<br />
b) il lagunaggio dei liquami prodotti da allevamenti al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> appositi lagoni e/o<br />
vasche <strong>di</strong> accumulo a tenuta secondo le norme <strong>di</strong> cui alla Deliberazione<br />
Assemblea Legislativa 16.01.2007 n. 96 e conseguenti <strong>di</strong>rettive e/o in<strong>di</strong>rizzi<br />
inerenti i requisiti tecnici dei contenitori;<br />
c) la ricerca <strong>di</strong> acque sotterranee e l'escavo <strong>di</strong> pozzi, ad eccezione <strong>di</strong> quelli ad uso<br />
domestico, nei fon<strong>di</strong> propri o altrui, ove non autorizzati dalle pubbliche autorità<br />
competenti ai sensi dell'art. 95 del R.D. 11 <strong>di</strong>cembre 1933 n. 1775;<br />
d) la realizzazione e l'esercizio <strong>di</strong> nuove <strong>di</strong>scariche per lo smaltimento dei rifiuti <strong>di</strong><br />
qualsiasi genere e provenienza, con l'esclusione <strong>di</strong> quelle per rifiuti inerti <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 4, primo comma lett. a), del D.lgs. n. 36/03 e nel rispetto delle <strong>di</strong>sposizioni<br />
statali e regionali in materia;<br />
e) la realizzazione <strong>di</strong> opere o interventi che possano essere causa <strong>di</strong> turbamento<br />
del regime delle acque sotterranee ovvero della rottura dell'equilibrio tra prelievo<br />
e capacità <strong>di</strong> ricarica naturale degli acquiferi, dell'intrusione <strong>di</strong> acque salate o<br />
inquinate.<br />
7. (D) Nelle zone A, B, C, D <strong>di</strong> cui al precedente secondo comma valgono inoltre le<br />
seguenti <strong>di</strong>rettive:<br />
- la <strong>di</strong>stribuzione agronomica del letame e delle sostanze ad uso agrario deve<br />
essere condotta in conformità al quadro normativo e pianificatorio vigente in materia<br />
ed in applicazione del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> buona pratica agricola (Dir.CEE 91/676) al fine <strong>di</strong><br />
prevenire la <strong>di</strong>spersione dei nutrienti e dei fitofarmaci nell'acquifero soggiacente;<br />
- devono essere promosse iniziative <strong>di</strong> lotta guidata/integrata/biologica, ed<br />
iniziative <strong>di</strong> razionalizzazione della fertilizzazione, anche orientando le scelte <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>rizzi colturali tali da controllare la <strong>di</strong>ffusione nel suolo e sottosuolo <strong>di</strong> azoto ed altri<br />
nutrienti;<br />
- le derivazioni <strong>di</strong> acque superficiali devono essere regolate in modo da garantire<br />
il livello <strong>di</strong> deflusso (deflusso minimo vitale) necessario alla vita negli alvei sottesi e<br />
tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati;<br />
- le fognature devono essere a tenuta e dotate dei <strong>di</strong>spositivi necessari per la loro<br />
perio<strong>di</strong>ca verifica.<br />
8. (D) Nelle zone A, B, C, D ricomprese nei perimetri definiti dal secondo comma valgono<br />
le seguenti <strong>di</strong>rettive:<br />
Pag. 21
- devono essere attivate misure per la programmazione <strong>di</strong> un razionale uso delle<br />
acque incentivando forme <strong>di</strong> risparmio per le <strong>di</strong>verse utilizzazioni;<br />
- gli stoccaggi interrati <strong>di</strong> idrocarburi devono essere collocati in manufatto a<br />
tenuta, ovvero essere realizzati con cisterne a doppia camicia, ispezionabile;<br />
- i pozzi <strong>di</strong>smessi devono essere chiusi secondo le modalità stabilite dall’autorità<br />
competente.<br />
9. (D) Gli strumenti <strong>di</strong> pianificazione comunali sono tenuti ad in<strong>di</strong>viduare le zone<br />
interessate da sorgenti naturali, da risorgive, o <strong>di</strong> valenza naturalistica, paesaggistica,<br />
ambientale, storico-culturale ed a dettare le relative <strong>di</strong>sposizioni volte a tutelare l’integrità<br />
dell'area <strong>di</strong> pertinenza anche ai fini della salvaguar<strong>di</strong>a della qualità e della quantità delle<br />
risorse idriche.<br />
10. (D) Nelle zone costiere e retro-costiere, i Comuni, nei propri strumenti urbanistici<br />
regolamentano, con <strong>di</strong>vieti ovvero limitazioni o preventive verifiche idrogeologiche, la<br />
realizzazione <strong>di</strong> nuovi vani interrati laddove ciò richieda l’utilizzo <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> scavo con<br />
pompaggio delle acque <strong>di</strong> falda, con l’obiettivo <strong>di</strong> non alimentare il fenomeno<br />
dell’ingressione <strong>di</strong> acque saline.<br />
11. (I) Gli strumenti <strong>di</strong> pianificazione comunali potranno elaborare ulteriori specificazioni <strong>di</strong><br />
zona e <strong>di</strong> norma, qualora risultino da stu<strong>di</strong> sulla vulnerabilità degli acquiferi sotterranei,<br />
che vadano a dettagliare nel passaggio <strong>di</strong> scala quanto previsto dal presente Piano.<br />
12. (D) L'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività industriali nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo A va<br />
subor<strong>di</strong>nato al rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- che non sia presente uno stato <strong>di</strong> contaminazio0ne delle acque sotterranee tale<br />
da rendere insostenibile ulteriore carico veicolato;<br />
- che gli scarichi permettano il collettamento in pubblica fognatura delle acque<br />
reflue <strong>di</strong> lavorazione;<br />
- che il prelievo <strong>di</strong> acque sotterranee a scopo produttivo sia verificato alla luce <strong>di</strong><br />
una valutazione <strong>di</strong> compatibilità con il bilancio idrico locale. Quando è richiesto un<br />
nuovo prelievo <strong>di</strong> acqua sotterranea, è necessario che venga eseguito a cura del<br />
richiedente uno stu<strong>di</strong>o idrogeologico che permetta all'Autorità idraulica competente <strong>di</strong><br />
valutare, a scala <strong>di</strong> conoide interessata o porzione <strong>di</strong> essa, le tendenze evolutive della<br />
falda (piezometria) nel tempo e gli effetti del prelievo;<br />
- che non vengano previste o potenziate attività <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> rifiuti pericolosi<br />
13. (P) Nei settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo D non va consentito l'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività<br />
industriali;<br />
14. (D) Al fine <strong>di</strong> ridurre gli scarichi <strong>di</strong>retti e <strong>di</strong>lavamenti con recapito al corpo idrico nei<br />
settori <strong>di</strong> ricarica <strong>di</strong> tipo C:<br />
- nelle aree non urbanizzate è demandata a varianti del PTCP la definizione delle<br />
quote e/o dell'ubicazione delle aree destinabili a successive e<strong>di</strong>ficazioni;<br />
- nelle aree non urbanizzate ma destinate all'urbanizzazione da strumenti<br />
urbanistici approvati o adottati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della variante al PTCP in<br />
recepimento del PTA Regionale, e nelle aree che saranno destinate all'urbanizzazione<br />
in conformità alle <strong>di</strong>sposizioni del PTCP gli strumenti urbanistici comunali prevedono<br />
misure per la tutela quantitativa e qualitativa della risorsa idrica in<strong>di</strong>cando le attività<br />
consentite (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> attività comportanti scarichi pericolosi), le modalità <strong>di</strong><br />
realizzazione delle infrastrutture tecnologiche (reti fognarie separate, idonei impianti <strong>di</strong><br />
depurazione , recapito dell'impianto <strong>di</strong> depurazione in altro corpo idrico o a valle della<br />
derivazione; nel caso <strong>di</strong> prelievi idropotabili da bacino, l'effluente dovrà essere<br />
scaricato nell'emissario) e delle infrastrutture viarie (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> recapito delle acque <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>lavamento delle strade nel corpo idrico a monte della captazione;<br />
Pag. 22
Art. 28B - Disposizioni per le zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali<br />
1. (D) Le “zone <strong>di</strong> protezione delle acque superficiali” sono rappresentate nella<br />
Tavola 4 del PTCP. Esse sono <strong>di</strong>stinte in:<br />
- zone <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> invasi (bacini artificiali <strong>di</strong> interesse regionale destinati<br />
all'approvvigionamento idropotabile), costituite dal bacino imbrifero che alimenta<br />
l'invaso a monte della captazione;<br />
- zone <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong> captazioni <strong>di</strong> acque superficiali (corsi d'acqua naturali) la<br />
cui presa è posta altimetricamente a una quota superiore a 100 m s.l.m., costituite<br />
dall'intero bacino imbrifero a monte della captazione.<br />
2. (D) Al fine <strong>di</strong> ridurre gli scarichi <strong>di</strong>retti e <strong>di</strong>lavamenti con recapito al corpo idrico<br />
superficiale:<br />
- nelle aree non urbanizzate è demandata a varianti del PTCP la definizione delle<br />
quote e/o dell'ubicazione delle aree destinabili a successive e<strong>di</strong>ficazioni;<br />
- nelle aree non urbanizzate ma destinate all'urbanizzazione da strumenti<br />
urbanistici approvati o adottati alla data <strong>di</strong> entrata in vigore della variante al PTCP in<br />
recepimento del PTA Regionale, e nelle aree che saranno destinate all'urbanizzazione<br />
in conformità alle <strong>di</strong>sposizioni del PTCP gli strumenti urbanistici comunali prevedono<br />
misure per la tutela quantitativa e qualitativa della risorsa idrica in<strong>di</strong>cando le attività<br />
consentite (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> attività comportanti scarichi pericolosi), le modalità <strong>di</strong><br />
realizzazione delle infrastrutture tecnologiche (reti fognarie separate, idonei impianti <strong>di</strong><br />
depurazione , recapito dell'impianto <strong>di</strong> depurazione in altro corpo idrico o a valle della<br />
derivazione; nel caso <strong>di</strong> prelievi idropotabili da bacino, l'effluente dovrà essere<br />
scaricato nell'emissario) e delle infrastrutture viarie (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> recapito delle acque <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>lavamento delle strade nel corpo idrico a monte della captazione;<br />
Art. 28C - Zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee in territorio collinare-montano<br />
1. Le “zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee nel territorio collinare-montano”<br />
sono rappresentate nella Tavola 4 del PTCP. Al loro interno sono comprese le aree <strong>di</strong><br />
ricarica e le emergenze naturali della falda. La sud<strong>di</strong>visione delle aree <strong>di</strong> ricarica<br />
comprende:<br />
1) aree delle “rocce magazzino”all’interno delle quali sono <strong>di</strong>stinte<br />
− gli ammassi rocciosi;<br />
− le coperture detritiche prevalentemente associate ad ammassi rocciosi<br />
− le aree <strong>di</strong> possibile alimentazione delle sorgenti per il consumo umano<br />
2) aree della formazione gessoso-solfifera, meritevoli <strong>di</strong> tutela naturalistico-ambientale.<br />
La Tavola 4 riporta inoltre la localizzazione dei punti <strong>di</strong> emergenza della falda (sorgenti e<br />
scaturigini) <strong>di</strong>stinte secondo vari criteri tra i quali l’uso domestico, l’alimentazione <strong>di</strong><br />
acquedotti rurali, il pregio naturalistico.<br />
2. (D) Nelle zone <strong>di</strong> cui al precedente secondo comma la <strong>di</strong>stribuzione agronomica del<br />
letame e delle sostanze ad uso agrario deve essere condotta in conformità al quadro<br />
normativo e pianificatorio vigente in materia ed in applicazione del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> buona<br />
pratica agricola (Dir.CEE 91/676) al fine <strong>di</strong> prevenire la <strong>di</strong>spersione dei nutrienti e dei<br />
fitofarmaci nell'acquifero soggiacente;<br />
3. (D) Nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti<br />
l'esercizio delle attività estrattive va effettuato nel rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- le attività estrattive non devono comportare rischi <strong>di</strong> contaminazione della falda<br />
e sono subor<strong>di</strong>nate alla definizione <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> recupero ambientale da effettuarsi alla<br />
cessazione dell'attività; nella formazione dei detti progetti dovrà essere valutato il<br />
potenziale utilizzo delle ex cave come bacini <strong>di</strong> accumulo della risorsa idrica;<br />
Pag. 23
- non sono ammessi tombamenti <strong>di</strong> invasi <strong>di</strong> cava con terreni eccedenti i limiti <strong>di</strong><br />
qualità <strong>di</strong> cui alla colonna A della Tabella 1 dell'Allegato 5 alla Parte IV del D.Lgs<br />
152/06;<br />
- le attività estrattive vanno finalizzate prioritariamente al recupero idraulico al<br />
fine <strong>di</strong> ripristinare e favorire il rapporto fiume-falda.<br />
4. (P) Nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti non sono<br />
ammesse <strong>di</strong>scariche <strong>di</strong> rifiuti, pericolosi e non.<br />
5. (D) L'inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività industriali nei settori <strong>di</strong> ricarica corrispondenti alle<br />
aree <strong>di</strong> delimitazione delle sorgenti va subor<strong>di</strong>nato al rispetto delle seguenti con<strong>di</strong>zioni:<br />
- che non sia presente uno stato <strong>di</strong> contaminazione delle acque sotterranee tale<br />
da rendere insostenibile ulteriore carico veicolato;<br />
- che gli scarichi permettano il collettamento in pubblica fognatura delle acque<br />
reflue <strong>di</strong> lavorazione;<br />
- che il prelievo <strong>di</strong> acque sotterranee a scopo produttivo sia verificato alla luce <strong>di</strong><br />
una valutazione <strong>di</strong> compatibilità con il bilancio idrico locale. Quando è richiesto un<br />
nuovo prelievo <strong>di</strong> acqua sotterranea, è necessario che venga eseguito a cura del<br />
richiedente uno stu<strong>di</strong>o idrogeologico che permetta all'Autorità idraulica competente <strong>di</strong><br />
valutare, a scala <strong>di</strong> conoide interessata o porzione <strong>di</strong> essa, le tendenze evolutive della<br />
falda (piezometria) nel tempo e gli effetti del prelievo;<br />
- che non vengano previste o potenziate attività <strong>di</strong> gestione <strong>di</strong> rifiuti pericolosi<br />
(omissis artt. da 29 a 47)<br />
Art. 48 – Piano <strong>di</strong> Tutela delle Acque Regionale: obiettivi e adeguamento<br />
ABROGATO<br />
Art. 49 – Ulteriori <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei<br />
ABROGATO<br />
Art. 50 – Adeguamento al PTA: ulteriori zone <strong>di</strong> protezione delle acque sotterranee<br />
ABROGATO<br />
(omissis artt. da 51 a 87)<br />
(omissis APPENDICE A, B e C)<br />
Pag. 24