dossier
Il futuro del retail
è adesso: siete pronti?
Intervista:
Il retail italiano
ha ancora molto
da esprimere
Tendenze:
Il futuro dello
shopping secondo
Retail 2020
dossier
Il retail tricolore ha ancora
molto da esprimere
Jones Lang LaSalle (JLL) non richiede
voli pindarici in sede d’introduzione,
costituendo una delle più significative
realtà nel contesto del real
estate planetario e vantando un’ormai
più che ventennale presenza nel Belpaese.
La sua precipua dimensione glocal,
contemperante respiro internazionale
e radicamento domestico, assume paradigmatici
risvolti in rapporto al comparto
retail: presidiato con pionieristico
afflato fin dalle sue embrionali fasi
di sviluppo e oggi affidato alla complementare
operatività dei team di specialisti
capitanati da Simone Burasanis e
da Davide Dalmiglio (in rigoroso ordine
alfabetico), diòscuri settoriali con rispettiva
giurisdizione sugli ambiti correlati
dell’agency e dei capital markets,
che abbiamo incontrato per fare il punto
nave, mentre il mercato di riferimento
è attraversato da moti ondosi di intensità
variabile.
n Il mare dell’economia resta molto agitato,
determinando un clima di rinnovata
incertezza. Sotto il profilo degli investimenti,
le transazioni retail hanno denotato
un incremento dei volumi a livello
continentale, ma l’Italia pare in standby
come target core.
D.D. Premesso che l’Italia è in stand-by
sotto molteplici profili, nell’attuale contesto
è fuori dai radar della maggior parte
dei principali investitori esteri e per
rientrarvi deve offrire concrete opportunità.
Cosa significa? Maggiori ritorni,
2
In un contesto
in mutamento,
servono visione
e competenze
specialistiche
Davide Dalmiglio Simone Burasanis
prezzi più bassi? Ci vuole un fuori tutto
da investment outlet? Forse il mercato
ne ha bisogno per tornare a essere propulsivo:
sebbene i centri commerciali
siano ancora meritevoli d’interesse, potendo
offrire ritorni superiori rispetto alle
altre asset class. Bisogna però capirli
e, soprattutto, saperli gestire. Vedendo
poi quanto sono denigrati gli stessi
prodotti che due anni fa venivano considerati
iper-liquidi, mi viene da pensare
che tutti noi abbiamo un atteggiamento
schizofrenico in termini di approccio
e di analisi.
n La polarizzazione qualitativa dello
stock è di palmare evidenza: i prodotti
prime sono al centro dell’attenzione,
quelli di seconda fascia arrancano. E
non basta l’invocato repricing per ren-
dere esitabili gli asset da trattato di teratologia
immobiliar-finanziaria…
D.D. Il re-pricing è una condizione necessaria
ma non sufficiente. Senza un
allineamento dei prezzi al profilo di rischio
del paese non avremo speranze di
attrarre nuovamente i capitali cross border.
Questo processo non si è compiuto
pienamente, ma la strada è tracciata. Se
poi mi chiede fino a dove si deve spingere
la correzione, nessuno è in grado di
dirlo: a maggior ragione guardando ai
prodotti secondari o a quelli (troppi) che
non hanno molto “senso” commerciale
e finanziario, indulgendo all’eufemismo.
Sul versante prime si può tracciare
una rotta e cercare di prevedere quali
driver ne andranno a determinare i valori
futuri, ma per il restante 80% dovremo
pazientare, auspicando una rinnovata
energia, frutto anche della crescente
allocazione di liquidità domestica.
n Nell’odierna temperie, il segmento high
street sembra rappresentare una reale
alternativa ai centri commerciali, con
gli attori nazionali in prima fila. Al riguardo,
il minor grado di complessità di tale
tipologia d’investimento non risulta essere
un fattore adiaforo.
D.D. L’high street è un bene rifugio, in
particolare per i player meno sofisticati
e senza grandi capacità di comprensione
delle specificità degli shopping centre,
poco propensi a valutarne la redditività
sulla scorta di un cash flow. La sua
relativa semplicità pone questa catego
ia in cima alla lista della spesa ove si
ambisca a preservare il valore patrimoniale.
Peraltro, il segmento presenta una
certa opacità. Diciamo pure che è una
giungla, infestata da attori poco professionali:
e come in ogni ambiente ostile
devi essere attrezzato a combattere contro
tutte le avversità. In JLL abbiamo le
competenze per muoverci anche nelle
situazioni meno favorevoli, mantenendoci
ancorati al nostro codice etico, forti
di una cultura aziendale e di un know
how che fa la differenza.
n Rispetto agli utilizzatori, la domanda
di spazi relativamente più debole non si
è ancora tradotta in un’apprezzabile diminuzione
dei canoni, per i quali ci si attende
anzi una crescita, seppure di limitata
entità e in linea con l’aumento del
tasso d’inflazione.
S.B.Nelle posizioni prime non abbiamo
registrato una diminuzione dei canoni,
perché i fatturati si sono mantenuti ai livelli
pre-crisi. Ergo, gli utilizzatori non
avanzano richieste di riduzione, non si
crea vacancy e gli affitti rimangono stabili,
fatto salvo l’aumento inflattivo. Nei
centri secondari la dinamica è diversa:
i retailer non esitano a chiedere condizioni
migliori (non soltanto alla scadenza
del contratto) e trovano proprietà disposte
a venire loro incontro. E’ un trend
che proseguirà fino a fine anno. La leva
che influenza le oscillazioni dei canoni
di affitto sul medio-lungo periodo è comunque
il fatturato, al di là della forza
negoziale di una parte o dell’altra: i tassi
di sforzo, infatti, non possono rimanere
troppo a lungo sotto pressione.
n I retailer internazionali sono più cauti
circa le proprie strategie di espansione.
Il concetto si applica pure agli operatori
autoctoni. La progressiva contrazione
delle vendite registrata a partire
dal secondo semestre 2011 è stata un
bel campanello d’allarme…
S.B Lo spavento c’è stato e anche l’andamento
dei primi mesi dell’anno non è
incoraggiante, visto l’impatto delle note
difficoltà economico-politiche. Peraltro,
la minor domanda di spazi è stata equilibrata
da un ridotto numero di aperture:
non si sono dunque verificate tensioni
particolari, al di là della diminuzione
delle negoziazioni. In realtà, gli operatori
internazionali continuano a essere interessati
al nostro paese, concentrandosi
sui prodotti di elevata qualità localizzati
al nord e al centro. E se gli operatori
nazionali pagano lo scotto della difficoltà
di finanziarsi, non mancano le eccezioni
degne di nota, che stanno spingendo
l’acceleratore anche oltre confine
(giusto per fare qualche nome: Calzedonia,
Geox, Illy, Intimissimi, Rosso
Pomodoro).
n Il reddito disponibile delle famiglie
italiane, a seguito di un quinquennio di
contrazione, è avviato a tornare ai livelli
d’inizio millennio. I consumi stanno però
risentendo sia dell’erosione del potere
d’acquisto sia dell’aleatorietà degli scenari
futuribili.
S.B.Parlavo prima della correlazione
tra canoni di affitto e fatturati: che sono,
in ultima analisi, la misura dei livelli
di consumo. Mentre il reddito disponibile
è apparentemente aumentato nel
2011, il potere di acquisto delle famiglie,
tenuto conto dell’inflazione, è diminuito
e si è tradotto in un decremento dei
consumi nei beni di largo consumo: anzi,
i dati pubblicati (quale che sia la fonte)
mostrano nell’insieme un quadro assai
negativo, in generale e rispetto al comparto;
questo preoccupa, oltre alla persistenza
di elementi di forte incertezza
circa il futuro prossimo: insomma, le
criticità del presente influenzano il sentiment,
spingendo alla cautela preventiva
e peggiorando la situazione. Il pa-
norama è però variegato e denota una
marcata segmentazione.
n Domanda delle cento pistole: uscendo
dalla logica delle previsioni di breve
periodo, quale immagina possa essere
l’evoluzione del mercato tricolore considerando
un orizzonte temporale espanso?
Insomma, come sarà l’Italia del retail
nel 2020?
S.B.Il mondo che ci aspettiamo nel 2020
sarà un mercato dove le banche riprenderanno
a finanziare (mi scuso con Davide
se ho invaso il suo campo) magari
in modo selettivo e prudente, premiando
i progetti di spessore. Gli sviluppatori
non dovranno più lottare contro vincoli
imposti da leggi e interessi locali, ma saranno
liberi di realizzare un centro calibrato
sulle effettive caratteristiche del
bacino d’utenza. Ci sarà un mercato globale
e anche nel nostro paese coesisteranno
retailer internazionali e autoctoni:
già oggi abbiamo aziende italiane sanissime,
capaci di competere in qualità
e innovazione con le maggiori catene
internazionali. Non sto sognando a
occhi aperti: anzi, in JLL stiamo già lavorando
in questa direzione.
D.D. L’Italia Retail del 2020 sarà paragonabile
al Walhalla. Mercati completamente
internazionalizzati e uniformati
rispetto agli altri paesi sia dal punto
di vista finanziario che legale e fiscale.
L’asset sarà sempre di più compreso da
un numero elevato di soggetti, e ciò garantirà
maggiore liquidità a tutto il sistema.
L’industria dei centri commerciali
subirà una trasformazione più forte
rispetto agli altri paesi perché saremo
partiti più tardi. L’obsolescenza degli asset
nostrani ci obbligherà a una più repentina
trasformazione, che dovrà avvenire:
ormai credo dopo il 2015 o comunque
una volta che il mercato del debito
darà nuovamente linfa a proprietari
e promotori. Enrico Biasi
3
dossier
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Il futuro dello shopping
secondo Retail 2020
Nei prossimi dieci anni il mondo
retail vivrà un periodo di
cambiamenti critici. Per proprietari
e utilizzatori, sviluppatori e
retailer, le condizioni nella prossima
decade saranno più difficili rispetto a
quelle che hanno caratterizzato i dieci
anni passati, ma ci saranno anche
enormi opportunità per chi saprà cogliere
in anticipo i segnali del cambiamento.
All’uscita dalla recessione,
il settore retail rappresenterà ancora
e sempre più una parte importante
della nostra economia, alimentando
la crescita, fornendo lavoro e sviluppando
un nuovo contesto dinamico
per i consumatori.
Per supportare i propri clienti in questa
evoluzione del settore e creare valore
per retailer, proprietari, investitori
e sviluppatori, Jones Lang LaSalle ha
lanciato uno studio sul panorama globale
del retail nei prossimi dieci anni.
Lo studio analizza tutti i fattori – economici,
tecnologici, demografici e culturali
– che prevedibilmente avranno un
impatto nei prossimi dieci anni sul mercato
immobiliare di un settore, quello
del retail, in costante e rapido cambiamento,
e pone un interrogativo: che cosa
ci riserva il futuro e come riusciranno
i maggiori player a tenere il passo?
Più potere ai consumatori
Il futuro prossimo vedrà innanzitutto la
crescita inesorabile del potere dei consumatori
grazie in particolare a Inter-
Jones Lang LaSalle
analizza gli impatti delle
tendenze retail
nei prossimi dieci anni
sul mercato immobiliare
net e alle tecnologie ad esso associate. I
consumatori stessi stanno cambiando,
diventano più esigenti che mai, e stanno
gradualmente sottraendo potere a retailer
e produttori. Questi ultimi non si
limitano più ad affidarsi a canali esterni
di vendita, ma proprio grazie alle
nuove tecnologie hanno cominciato
a vendere direttamente ai consumatori
(B2C: business to consumer).
Retailer e proprietari dei centri commerciali
dovranno, quindi, confrontarsi
con numerosi e rapidi cambiamenti
nei prossimi dieci anni. I retailer dovranno
riconsiderare i bisogni dei consumatori,
che sono stati alquanto ignorati
nel corso del recente “decennio del
Elisabetta Terzariol -
Corporate Marketing Manager
Jones Lang LaSalle S.p.A
boom”, specialmente l’accessibilità e la
facilità dello shopping. Il tempo e la comodità
saranno i fattori cruciali che i
consumatori terranno in grande considerazione
quando decideranno di fare
acquisti. I retailer più capaci dovranno
rispondere prontamente a importanti
trend sociali per fornire ai consumatori
una connessione più autentica
con lo shopping, tra cui la art of living,
il multiculturalismo, il design e la longevità,
la sensibilità ecologica. I centri
commerciali e i retailer dovranno allearsi
per soddisfare questi bisogni ed
è molto probabile che si assista ad un
ritorno all’investimento nelle location
retail vicine alle comunità locali.
L’evoluzione del marketing
Il futuro del marketing del settore si focalizzerà
senza dubbio sul coinvolgimento
di tutti gli operatori nel dialogo
diretto con i consumatori. Fino ad
ora l’industria del retail è rimasta silenziosa
rispetto alla comunicazione con
i propri clienti; la crescente importanza
di Internet non solo consentirà, ma
richiederà esplicitamente l’intervento
dei retailer. I social network permetteranno
ai retailer di diventare parte della
vita reale dei consumatori, con un
impatto diretto sull’esperienza complessiva
di acquisto. I retailer, inoltre,
avranno accesso a un numero altissimo
di informazioni sui propri clienti,
attraverso Facebook, Twitter e le applicazioni
per l’iPhone. Nel corso dei pros
L’innovazione digitale
Il retail online è oggi un fenomeno relativamente giovane,
ma nei prossimi dieci anni, grazie a Internet, il panorama
cambierà drasticamente: le barriere all’ingresso si
ridurranno sensibilmente e aumenterà la convenienza
per i consumatori. Mentre molti retailer tradizionali
hanno già compreso le potenzialità dello shopping
online, ancora pochi fino ad oggi hanno lanciato
business completamente nuovi e modelli di business
basati sul web. Per reggere la competizione,
i retailer tradizionali dovranno essere veramente
flessibili e modificare il proprio format operativo,
ma avranno anche bisogno di una nuova generazione
di dipendenti dotati delle adatte competenze.
I portali dello shopping online non dovranno ovviamente preoccuparsi
dei costi operativi delle high street o dei centri commerciali, anche
se ciò non significa automaticamente che l’utilizzo di un immobile
come punto vendita possa divenire una pratica obsoleta per i retailer.
La presenza fisica sarà ancora necessaria, ma questa dovrà evolversi
e fornire ai consumatori un’esperienza di shopping avvincente, con
intrattenimento innovativo e servizi di ristoro. Con l’inarrestabile
crescita del commercio elettronico, i retailer tradizionali dovranno offrire
“esperienze” e non solo un semplice prodotto. Il futuro dell’esperienza
retail si definirà attraverso proposte nuove e creative che stimoleranno
nei consumatori un attaccamento emotivo autentico allo shopping,
con disponibilità di prodotti locali, globali ed etici in spazi ben progettati
e con servizi all’avanguardia.
simi dieci anni sarà molto difficile creare
un’attività retail di successo senza
confrontarsi con questo fenomeno in
continua crescita.
A questo punto però sorge spontanea
una domanda: riuscirà tutto ciò a realizzarsi,
visti i segni lasciati da un’economia
che ha subito una battuta d’arresto
non indifferente? La recessione
ha avuto effetti sia sui comportamenti
d’acquisto dei consumatori sia sugli
orizzonti dei retailer. Abbiamo visto
negozi sparire e centri commerciali
arrancare con fatica. Il cosiddetto “credit
crunch” di cui forse oggi vediamo
la fine ha fatto sì che venissero accantonati
importanti problemi strutturali:
la crisi delle pensioni si farà sentire
pesantemente nei prossimi dieci an-
ni, causata dall’invecchiamento della
popolazione, che sarà causa anche
di problemi ai sistemi sociali e sanitari.
A tutto ciò vanno aggiunti i costi
che andranno sostenuti per ripagare i
danni causati dai cambiamenti climatici,
per le forniture di energia, acqua e
derrate alimentari. Sarà quasi inevitabile
per i consumatori dover affrontare
nuove tasse o tagli alla spesa pubblica
per sostenere i nuovi bisogni di welfare.
Inoltre l’accesso al credito sarà sempre
più ristretto negli anni a venire. Questo
scenario è totalmente diverso rispetto
ai dieci anni appena trascorsi, in cui il
commercio era fortemente sostenuto
dai finanziamenti.
In uno scenario così incerto sopravvivranno
solo coloro che saranno abili
Con la crescita del
commercio elettronico i
retailer tradizionali dovranno
offrire non solo prodotti ma
esperienze di acquisto
e veloci nell’approfittare delle nuove
opportunità e nel reindirizzare le proprie
offerte ai nuovi target, comunicando
direttamente con i consumatori e
lanciando nuovi format.
Sempre alla ricerca di servizi innovativi
per essere al passo con le mutevoli
condizioni di mercato, Jones Lang La-
Salle ha realizzato, oltre a Retail 2020,
un altro strumento all’avanguardia per
supportare i propri clienti: il Retail Intelligence
Hub.
Retail Intelligence Hub è il portale
web di retail intelligence che in un’unica
e semplice soluzione offre informazioni,
dati e analisi su tutti i segmenti retail
in cui Jones Lang LaSalle è operativa
a livello EMEA, insieme ad indicazioni
sui centri commerciali in relazione ai
quali abbiamo offerto o stiamo offrendo
servizi di commercializzazione, gestione,
valutazione, consulenza o investimento
in tutta Europa. È un’applicazione
che permetterà ai nostri clienti di
esplorare dati, visualizzare grafici, indicatori
e report, mettendo a frutto l’estesa
e profonda esperienza di JLL nel settore;
uno strumento che li possa aiutare ad
indirizzare la propria attività, dal quale
trarre vantaggio e valore aggiunto in un
mondo in continua evoluzione. n
5
dossier
Le High Street assorbono
meglio gli urti del mercato
Nel dinamico mercato del retail,
il segmento high street
attira sempre maggiore interesse.
Nonostante la crisi, i retailer high
street e in particolare gli operatori
del lusso hanno resistito molto bene alle
difficoltà economiche. E contro ogni
previsione si stanno espandendo. È un
fatto che gli acquirenti sono tornati in
centro città per lo shopping. Le politiche
urbane volte a rivitalizzare le high
street esistenti hanno dato nuovo slancio
ad aree che avevano perso parte del
proprio prestigio, sfruttando il panorama
unico che i centri cittadini ancora
offrono, di fronte all’omogeneizzazione
dell’offerta retail. Retailer di ogni tipo
hanno quindi mostrato un rinno-
6
Beni di lusso:
comparto fra i più
internazionalizzati.
Principali mercati di
sbocco: Italia, Francia,
Gran Bretagna,
Germania e Russia
vato interesse nelle high street cittadine:
brand nazionali in fase di ripoisizonamento,
brand internazionali in cerca
di un ingresso di successo nel mercato
italiano, oppure ancora brand che
intendono rafforzare il proprio posi-
Gli specialisti a supporto: retail intelligence
Jones Lang LaSalle ha diversi team specializzati sui vari aspetti dei mercati Real Estate, sia
per quanto riguarda i centri commerciali sia per l’high street.
Retail Agency: un team di oltre 50 professionisti in EMEA della consulenza nel settore
retail che hanno esperienza sia locale sia globale grazie al network di Jones Lang LaSalle.
Per quanto riguarda il settore high street, stiamo attualmente commercializzando circa 8,2
milioni di mq di gla in 220 location in tutta Europa (solo per citarne alcuni: a Parigi Hugo Boss
e Nespresso sugli Champs Elysées, Versace in Avenue Montaigne, Kenzo in Avenue George
V; a Londra Gucci, Tiffany, Cartier, Bulgari, Hermès, Paul Smith; in tutta Europa altri marchi
quali Giuseppe Zanotti, Hermès, Paul Smith, Tod’s, Celine, Harry Winson, Graff, Bally; in Italia
Triumph in via Dante a Milano, Godiva a Roma in Piazza di Spagna).
Retail Capital Markets: oltre 80 professionisti in 12 paesi europei esperti in investimenti
nel settore retail, che anche in questo caso, grazie al network internazionale sono in grado
di supportare i clienti sia a livello locale che globale attraverso un’uniformità di approccio al
cliente ed alla transazione. Il team può vantare un’approfondita conoscenza del settore, ed
è market leader in Europa grazie agli oltre 12,5 miliardi di euro investiti negli ultimi tre anni
grazie alla consulenza di Jones Lang LaSalle. E.T.
zionamento attraverso l’espansione e
la ristrutturazione di spazi esistenti. Il
segmento dei luxury good ha affrontato
ancora meglio le avversità economiche
rispetto agli altri. Nessun altro segmento
retail è internazionalizzato tanto
quanto quello dei beni di lusso, con
i principali mercati europei in termini
di vendite localizzati in Italia, Francia,
Gran Bretagna, Germania e Russia.
Dal punto di vista immobiliare, i marchi
di alta gamma hanno sempre mantenuto
una forte presenza nelle principali
vie dello shopping dei mercati occidentali.
Questo è vero in Italia, dove,
storicamente, le boutique multimarca
hanno offerto una selezione di luxury
good nei centri nevralgici dello shopping
cittadino. Il rinnovato interesse
dei luxury retailer verso le high street si
traduce principalmente in un rinnovamento
dei punti di vendita, nell’ampliamento
dei negozi esistenti o nello spostamento
in aree più strategiche. Inoltre,
le case di moda stanno lavorando
per utilizzare in modo vantaggioso le
proprie location e razionalizzare i propri
network. I nuovi arrivati sono sempre
più interessati a posizioni “prime”,
meglio se in prossimità dei brand di alta
gamma, per godere di ricadute benefiche.
La crescente domanda di spazi
nelle high street determina l’aumento
dei canoni. Il retail high street sta inoltre
diventando un’opzione sempre più
“core” per gli investitori nazionali e internazionali.
n
dossier
Tétris, una “firma”
nel fit-out dei negozi
Tétris Design & Build , società
General Contractor fondata
nel 2003 e acquisita nel 2007
dal gruppo Jones Lang LaSalle, leader
mondiale nella consulenza immobiliare,
ha aperto in Italia alla fine del 2010
come ampliamento del network europeo
oggi formato da 150 dipendenti fra
consulenti, project manager, architetti,
ingegneri, site manager in Regno Unito,
Francia, Belgio, Spagna, Portogallo,
Maghreb, Russia e Olanda. Marina Vidal,
dal 2011 responsabile dello sviluppo
del settore retail in EMEA, spiega le
competenze della società e i vantaggi offerti
ai propri clienti.
n Signora Vidal, qual è l’attività di Tétris?
Tétris propone i suoi servizi in qualità
di consulente e General Contractor
per la progettazione e costruzione
nel settore office e retail. Realizziamo
progetti chiavi in mano, dal disegno
alla consegna dei lavori.
Marina Vidal
ha 12 anni di esperienza nella
distribuzione di prodotti di
moda e del lusso. Come
Retail Manager per
Montblanc, Porsche Design
e Guess, ha aperto
negozi in Ue e Medio
Oriente, maturando
solide conoscenze
retail e brand
management.
Società specializzata
nella progettazione e
costruzione in ambito
office e retail
n Cosa ci può dire sull’espansione in
Europa?
Nata anni fa in Francia e Spagna,
Tétris ha esportato il suo modello in 10
paesi EMEA stabilendo un business di
successo che ha chiuso il 2011 con un
giro di affari di 75 milioni di euro. Il team
ha un’esperienza ultradecennale
nella progettazione d’interni. Negli ultimi
anni, Tétris Retail ha consegnato
progetti per marchi come Energy,
Miss Sixty, Reebok, Sephora. Recentemente
ha lavorato su progetti internazionali,
quali lo sviluppo e l’attuazione
di nuovi concept store per il marchio
Lavinia in Ucraina, Spagna e Francia.
Il team di Tétris Retail in Portogallo
ha sviluppato il design e completato
con successo la progettazione e il fitout
per i negozi Multiopticas presenti
all’interno dei centri commerciali.
n Quali sono gli impegni che avete preso
nei confronti dei vostri clienti?
Progettiamo e completiamo i nostri
progetti con i più alti standard di mercato.
La nostra offerta chiavi in mano
è una soluzione rapida per la soddisfazione
delle esigenze del cliente e semplificata
per la gestione del progetto.
I nostri Project Manager monitorano
quotidianamente ogni aspetto del
cantiere e permettono a Tétris di assicurare
al cliente il rispetto del progetto,
dei tempi e dei costi stabiliti .
n Qual è il valore aggiunto che date ai
clienti?
La presenza europea di Tétris Retail
assicura un alto livello di servizio in
tutti paesi in cui opera. Il vantaggio
di Tétris Retail è fornire un unico interlocutore
con cui interfacciarsi, un
project manager dedicato, un’unica
offerta e una responsabilità chiara.
Così riusciamo a costruire partnership
di lunga durata con i nostri clienti
e otteniamo alti livelli di soddisfazione.
Infatti, il 40% del nostro fatturato
proviene da clienti già consolidati.
n A quali nuovi progetti state lavorando
per il 2012?
Ludendo, marchio specializzato in
giocattoli leader in Europa, ha in progetto
il raddoppio dei propri punti vendita
in tutta Europa, da 300 negozi a
600. Tétris è stata incaricata del fit-out
di alcuni di questi negozi in Francia e
Spagna. Uniqlo progetta di aprire da
10 a 20 flagship store a Parigi e di ristrutturare
il proprio network nel Regno
Unito. Stiamo partecipando alla
gara per il fit-out del loro negozio a
Levallois-Perret (Parigi), di 1.500mq.
Hanno scelto Tétris per la qualità dei
servizi e del prodotto finito. n
7
dossier
PRoGettI In vetRIna: GROTTE CENTER
Rinasce il polo
commerciale di Camerano
Grotte Center si trova nel comune
di Camerano (An) a
circa 10 minuti dal centro
di Ancona, nelle Marche.
La struttura è posizionata tra la
SS Adriatica Aspio Terme e Via
Farfisa. È facilmente raggiungibile
dall’uscita «Ancona Sud-Osimo»
dell’autostrada A14 Bologna-
Taranto. Grotte Center costituisce
il recupero dell’ area commerciale
ex Conforama, prima ancora occupata
dallo storico (per la realtà
marchigiana) Emmezeta.
La struttura commerciale, adiacente
all’esistente Carrefour, ampiamente
fidelizzato, andrà a completare
l’offerta commerciale di medie
e grandi strutture di vendita
presenti nell’area Camerano/Osimo/Ancona
sud, rafforzando il polo
commerciale. n
8
GROTTE CENTER
Promotore:
Prelios SGR - Olinda Fondo Shops
Commercializzazione:
Jones Lang LaSalle S.p.A.
Località: Camerano (AN)
GLA: oltre 18.000 mq
Parcheggi: 1.500
Livelli commerciali: 1
Medie e grandi superfici: 6
Unità di vendita: 44
Fitness area:
1 palestra (circa 3.700 mq)
+ pista di pattinaggio
Apertura prevista:
dicembre 2012
Camerano (An)
PRoGettI In vetRIna: fORNaCE ShOppiNG CENTER
Urbino recupera
la storica fornace
La “Fornace Shopping Center” si
colloca alle pendici della città di
Urbino lungo la statale 73 proveniente
da Fano. La nuova viabilità consentirà
un agevole accesso dalla SS73,
anche in vista della prevista realizzazione,
nell’area di intervento, del nuovo
capolinea degli autobus diretti alla/in
partenza dalla città di Urbino al
cui centro storico è previsto che l’area
venga collegata da un modernissimo
impianto di risalita.
Massima l’attenzione che verrà pre-
stata all’integrazione del progetto
nell’importante contesto paesaggistico
e culturale di riferimento, attraverso
il recupero della storica fornace
che ospiterà le funzioni culturali e
la ristorazione.
Massima cura nella definizione del
merchandising mix e nella scelta dei
tenants per offrire una galleria commerciale
di qualità al servizio della città
di Urbino e del suo comprensorio,
ma anche dei numerosi turisti e studenti.
n
La fORNaCE
ShOppiNG
CENTER
Promotore: Edilmix S.r.l.
Commercializzazione:
Jones Lang LaSalle S.p.A.-
Across S.r.l.
Località: Urbino (PU)
GLA: circa 8.000 mq
Parcheggi: 800
Livelli commerciali:
1 + primo piano Fornace
Medie superfici: 4
Unità di vendita: 20
Apertura prevista: autunno 2013
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