LE IDEE DELL'ASTRONOMIA
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La misura della terra di Eratostene 40<br />
Naturalis Historia di Plinio, otto mostrano una deviazione di meno del 5%<br />
dalla reale distanza, tre di esse meno dell’1%.<br />
Esiste tuttavia un’altra possibilità e riguarda il possibile uso di sistemi<br />
dotati di lenti per il rilevamento geodetico. Facciamo un passo indietro.<br />
Conosciamo molto poco dell’ottica nel mondo greco perché le due principali<br />
opere conservate, quelle di Euclide e di Tolomeo, sono separate nel<br />
tempo da circa mezzo millennio. Sembra che il trattato di Euclide rappresenti<br />
un fase iniziale di questa scienza, che ebbe maggiore sviluppo nei<br />
trattati ellenistici di epoca successiva ma che a noi non sono giunti. L’opera<br />
di Tolomeo, invece, rappresenterebbe, secondo vari indizi, più un parziale<br />
recupero delle conoscenze precedenti che non uno sviluppo. Quindi non<br />
possiamo ricostruire lo stato realmente raggiunto dalla scienza ottica nel<br />
periodo ellenistico e tra le conoscenze su cui mancano informazioni hanno<br />
particolare significato quelle relative alla rifrazione. La parte ad essa relativa<br />
nell’opera di Tolomeo ci è giunta incompleta. È però evidente il valore<br />
applicativo di questa disciplina perché essa apre la strada all’impiego delle<br />
lenti. Esistevano davvero delle lenti nell’antichità?[13, 14] In diverse fonti<br />
letterarie ci sono testimonianze di impieghi di lenti. Plinio (Naturalis Historia,<br />
XXXVII, 28–29) riferisce dell’uso in medicina di lenti per cauterizzare<br />
delle ferite. Esistono poi evidenze archeologiche particolarmente significative<br />
di lenti fabbricate nell’antichità. A Creta sono state ritrovate due lenti<br />
piano-convesse e una di esse poteva ingrandire sette volte. Al museo di<br />
Iraklion sono in mostra oltre una ventina di lenti e anche a Pompei fin dal<br />
XVIII secolo, sono state ritrovate lenti. Tuttavia spesso queste sono state<br />
interpretate come monili e non riconosciute come prodotti tecnologici rivolti<br />
per lo più ai fabbricanti di gioielli ed incisori. Ma le fonti letterarie ci<br />
dicono altro, più pertinente con il nostro intento che è quello di ricostruire<br />
le metodologie che Eratostene avrebbe potuto impiegare per determinare<br />
le dimensioni della Terra. Un riferimento particolarmente significativo è<br />
quello di Strabone. Egli accenna a certe “canne” mediante le quali si potrebbe<br />
ottenere un ingrandimento delle immagini per mezzo della rifrazione<br />
dei raggi visuali (Geographia, III, i, 5). Anche un passo di Gemino,<br />
studioso del I secolo a.C., è interessante. In esso si spiega come gli addetti<br />
al rilevamento che usavano le diottre, si basassero a volte sul fenomeno<br />
della rifrazione. Questo strumento, la diottra, consisteva in un sistema di<br />
cerchi graduati con una mira, secondo una descrizione fornita da Erone di<br />
Alessandria (c. 10 a.C.–c. 70 d.C.) ed era impiegata estensivamente nella<br />
realizzazione di strade ed acquedotti. Significa forse che Gemino riferisce<br />
la circostanza che le diottre potevano montare dei sistemi di lenti per ingrandire,<br />
cioè dei piccoli cannocchiali, esattamente come nei moderni teodoliti?<br />
È una possibilità che non può essere del tutto scartata soprattutto se<br />
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