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6) WELFARE E SERVIZI SOCIALI <br />

Welfare Metropolitano <br />

La costruzione del sistema di welfare metropolitano deve essere la sfida premiante e alta <br />

del governo della città. Non possiamo più misurare l’efficacia e il grado di soddisfazione dei <br />

servizi sociali e socio-­‐sanitari a partire dall’angusto limite dei confini dei nostri Comuni, perché <br />

serve uno scatto ulteriore in direzione di una scala davvero di area vasta anche nella definizione <br />

delle politiche sociali e di welfare. Ripensare il sistema di welfare urbano come un nuovo modello <br />

di cittadinanza, individuando un mix di intereventi a carattere universalistico e selettivo, che <br />

punti a intercettare i mutamenti sociali in atto (nuove povertà, crisi della famiglia tradizionale, <br />

trasformazioni demografiche, precarietà lavorativa, difficoltà nell’accesso ai diritti fondamentali, <br />

perdita della idea di comunità ecc.). Questo nuovo modello dovrà divenire lo strumento <br />

funzionale per l’affermazione di un approccio a investimento sociale e di welfare generativo. I <br />

servizi, gli operatori, il privato sociale e il terzo settore, parte integrante del sistema attuale, <br />

dovranno essere coinvolti in tale processo e dovranno essere formati e riattivati secondo questa <br />

nuova idea di cittadinanza. <br />

Per quanto riguarda la nostra città, è necessario prima di tutto dare corso alla gestione <br />

associata dei servizi in campo sociale già avviata insieme con gli altri Comuni dell’ULSS 12, e <br />

verificare progressivamente la possibilità di cooperare con altre realtà dell’area metropolitana <br />

nella costruzione di servizi di area vasta, ad esempio nel campo dell’assistenza domiciliare e <br />

tutelare. L’obiettivo politico fondamentale sarà esattamente riuscire nella sfida che il <br />

centrodestra ha fallito: fissare a livello metropolitano alcuni livelli essenziali delle prestazioni <br />

sociali e creare le condizioni per porli in essere. <br />

Dare priorità alla domiciliarità: consolidare e ampliare il nuovo modello dei servizi. <br />

Quella della domiciliarità costituisce una scelta di valore strategico per l’Amministrazione <br />

Comunale di Venezia: consentire alle persone di permanere all’interno del proprio nucleo <br />

familiare anche in condizione di fragilità o di parziale perdita di autosufficienza significa <br />

garantire un progetto di vita per sé e per i propri cari. Il nuovo modello centrato sulla <br />

collaborazione delle IPAB attraverso la Fondazione ONLUS costituisce una delle possibili leve di <br />

gestione del servizio. Esso deve superare la fase di sperimentazione, ed essere verificato rispetto <br />

alla sua efficacia. In questo senso è necessario, in un periodo storico contraddistinto dalla <br />

limitatezza delle risorse, fare un passo in più, e scegliere coraggiosamente di perseguire la <br />

progressiva aggregazione delle diverse IPAB oggi presenti nel territorio veneziano in una realtà <br />

unitaria e integrata che, fortemente patrimonializzata, potrebbe garantire investimenti nel <br />

campo dell’assistenza domiciliare e dei servizi rivolti alle persone in condizioni di fragilità. <br />

In questo modo sarà possibile dare sostegno e mantenere i legami familiari e sociali, <br />

promuovendo il benessere psico-­‐fisico e l’autodeterminazione (anche con l’importante apporto <br />

dell’associazionismo e del volontariato). In questo senso è prioritario lasciare <br />

all’Amministrazione Comunale le leve di governance, del sistema integrato dei servizi a partire <br />

dalla personalizzazione dei progetti di assistenza e dalla conseguente attivazione delle risorse <br />

necessarie a tal fine. <br />

Va pertanto definitivamente creata una filiera dell’assistenza all’anziano, al disabile, alle <br />

persone in perdita di autonomia creando un circuito virtuoso (e gestito unitariamente) tra servizi <br />

Programma di coalizione<br />

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