Massimo Varini e la nuova EKO MIA - Fingerpicking Net
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TOMMYEMMANUELonstage & backstageBEPPEGAMBETTAe le 11 Acoustic Night<strong>Massimo</strong><strong>Varini</strong>e <strong>la</strong> <strong>nuova</strong><strong>EKO</strong> <strong>MIA</strong>L’ALBERO DELLACHITARRA ACUSTICAUNA McALISTERPER SARZANAROB POLANDil fondatore del<strong>la</strong>CandyRatTECNICALasse JohanssonEric LugoschFranco MoroneIN PROVA: Goodall GC - Walden Supranatura - Audio Technica AE5100 - Samson G-Track
sommariosrLe meglio giornateFinalmente iniziano le bellegiornate, le notti sono ancorafresche, ma le stelle già bril<strong>la</strong>nocalde e lucenti. È il momento deifestival e <strong>la</strong> chitarra acustica <strong>la</strong> fada padrona. Ecco arrivato il periododelle grandi occasioni, incontri,nuove amicizie, tanta musica,progetti che si concludono e altriche ricevono il loro battesimo.Il primo incontro è stato conBeppe Gambetta e <strong>la</strong> sua AcousticNight 2011, come sempremagistralmente organizzata,mentre ora siamo tutti in trepidanteattesa per <strong>la</strong> quattordicesimavolta di Alessio Ambrosi e dell’AcousticGuitar Meeting di Sarzana.È un appuntamento a cuicerchiamo di non mancare maie, di solito, noi di <strong>Fingerpicking</strong>.net ne approfittiamo per fare ilpunto del<strong>la</strong> situazione. Due annifa discutevamo proprio a Sarzanadel progetto del nuovo sito; l’annoscorso contavamo soddisfattii video realizzati, gli iscritti e gliaccessi; quest’anno, con oltremille video al nostro attivo, sovrapponiamoal<strong>la</strong> titanica faticadi <strong>Fingerpicking</strong>.net l’altrettantoambizioso sogno chiamato ChitarraAcustica.Con questo secondo numerodel<strong>la</strong> nostra rivista digitale, ci sentiamopiù maturi e più preparatiagli eventi futuri che continuanoa tormentare le nostre notti semprepiù insonni. La realizzazionein due lingue è un’ulteriore fatica,ma anch’essa non priva di fruttie soddisfazioni. Non solo stiamoconquistando pian piano spazionel panorama europeo, ma anchedagli Stati Uniti riceviamosempre più adesioni e lusinghiericommenti.Però, voliamo bassi, per noncoprire le stelle e perché vogliamocontinuare a fare del<strong>la</strong> modestia<strong>la</strong> nostra bandiera. Sappiamoche abbiamo lunghe stradeda percorrere e, spesso, non nevediamo <strong>la</strong> fine ma continuiamo acorrere. L’attività editoriale di <strong>Fingerpicking</strong>.netprosegue anchesu altri campi. Dopo i tre volumidistribuiti da Carisch – il manualeBottleneck Guitar di Paolo Bonfanti,Fingerstyle Blues Guitar diDaniele Bazzani e i dieci branidi Fingerstyle Guitar Easy di DanieleBazzani e Luca Francioso– siamo pronti con cinque nuoveuscite: Stefan Grossman e… Lachitarra ragtime, Giorgio Cordinicon Bouzouki Technique, RiccardoZappa con <strong>la</strong> novità assolutadell’audiolibro Zapateria, PeppinoD’agostino con 10 OriginalSongs e Reno Brandoni (sigh!)con Open Tuning Basics.Le belle giornate saranno semprepiù lunghe e più calde e,quest’anno, penso che ci meriteremoqualche giorno di riposoin riva al mare… Chissà, meglionon contarci!Reno BrandoniEditorialeeditoriale di Andrea Carpi pag. 3NotizieQuando brucia una biblioteca di Daniele Bazzani pag. 6BlogLa città delle chitarre di Alessio Ambrosi pag. 7Ma <strong>la</strong> SIAE è davvero dal<strong>la</strong> parte di chi crea? di Luca Francioso pag. 8Didattica ignorante - 1 di Giovanni Pelosi pag. 10Colourstrings di A<strong>la</strong>n Geddes pag. 12L’arrangiamento e <strong>la</strong> rivisitazione dei Bruskers pag. 13Recensioni, presentazioni, impressioni di Giuseppe Cesaro pag. 14Un sogno lungo una notte di Reno Brandoni pag. 16Miles of Blues di Frando Morone pag. 18Il Mondo del<strong>la</strong> Musica di Giorgio Cordini Pag. 19Recensioni pag. 20ArtistiI ‘Colori del<strong>la</strong> notte’ di Alex di reto di Andrea Carpi pag. 24L’albero del<strong>la</strong> chitarra acustica di Daniele Bazzani pag. 25Intervista a Rob Pol<strong>la</strong>nd di Stefania Benigni pag. 28Tommy Emmanuel a Roma di Daniele Bazzani pag. 30Beppe Gambetta e le sue 11 Acoustic Night di Andrea Carpi pag. 32<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>: uno di noi di Mario Giovannini pag. 383chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
srStrumentiChitarra acutistica Eko Mia 018 di Mario Giovannini pag. 42Una McAlister per Sarzana di Andrea Fabi pag. 44Chitarra Acustica Goodall Grand Concert di Mario Giovannini pag. 50Chitarra acustica Walden Supranatura G3030CEQ di Mario Giovannini pag. 52Microfono a condensatore Audio Technica AE5100 Artist Elite di Daniele Bazzani pag. 54Microfono a condensatore USB Samson G-Track di Daniele Bazzani pag. 56Martin in Italia intervista a Max Canevaro di Mario Giovannini pag. 58Notizie di mercato dalle aziende pag. 60TecnicaEsercitarsi con il metronomo di Erich Lugosh pag. 62Il valzer ragtime e altri ritmi alternativi di Lasse Johansson pag. 66Corde brasiliane <strong>la</strong> chitarra di João Gilberto di Giovanna Marinuzzi pag. 69“Alice in This Land” di Giovanni Ferro pag. 70Celtic Fingerstyle Guitar di Frando Morone pag. 72La chitarra acustica baritona di Dario Fornara pag. 74Orchestra di chitarre una sezione a tre parti di Micki Piperno pag. 76www.chitarra-acustica.netDirettore responsabileAndrea Carpiandrea.carpi@fingerpicking.netEditore<strong>Fingerpicking</strong>.netVia Prati, 1/1040057 Granarolo dell’Emilia (BO)info@fingerpicking.netwww.fingerpicking.netProgetto graficoOutline s.a.s. di Matteo Dittadi & C.Impaginazione e coordinamento webMario GiovanniniChitarra Acustica è una pubblicazione mensileRegistrazione del Tribunale di Bolognan. 8151 del 07.12.2010Amministrazione e coordinamentoReno Brandonireno.brandoni@fingerpicking.netPubblicitàTel. +39 349 0931913adv@fingerpicking.netManoscritti e foto originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.È vietata <strong>la</strong> riproduzione anche parziale di testi, documenti,disegni e fotografie.4chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
editorialeedVorrei iniziare ringraziando tuttiquelli che ci hanno scritto percommentare <strong>la</strong> nascita del<strong>la</strong> nostrarivista. Evidentemente l’attesadi un ‘organo ufficiale’, di unavera e propria ‘testata giornalistica’dedicata in modo specificoal<strong>la</strong> chitarra acustica era moltoforte, tanto da far prevalere <strong>la</strong>soddisfazione per <strong>la</strong> <strong>nuova</strong> natasu ogni tentativo di avviare unasana discussione sulle prospettive,sulle direzioni da intraprendereo da evitare, sulle cose chepiacerebbe trovare e su quelleche non si vorrebbero vedere,insomma <strong>la</strong> libera espressionedi un senso critico e costruttivoche tanto può aiutarci a cresceresani e robusti. Ma, va bene così,godiamoci per il momento i tantiauguri, rallegramenti, complimenti…e persino l’immagine deldirettore artistico del<strong>la</strong> nostra etichetta<strong>Fingerpicking</strong>.net, l’apparentementeimpassibile GiovanniPelosi, «emozionato come unragazzino»!Grazie inoltre a chisi è proposto per dare una mano:offerte del genere sono sempregraditissime.E arriviamo dunque al secondonumero, che per noi è partico<strong>la</strong>rmenteimportante perché è ilnumero che portiamo all’AcousticGuitar Meeting di Sarzana, dovesiamo presenti in forze con tantodi stand, palco e studio di registrazionevideo. Dopo il preamboloL’albero del<strong>la</strong>chitarra acusticain ambito teatrale del<strong>la</strong> AcousticNight di Beppe Gambetta, cuidedichiamo una lunga cronistoriadelle sue undici edizioni raccoltadal<strong>la</strong> stessa voce di Beppe,<strong>la</strong> quattordicesima edizionedell’AGM inaugura infatti dal 18al 22 maggio <strong>la</strong> grande stagionedei festival di chitarra acusticain Italia. Ospitiamo qui volentieriil messaggio di presentazioneche il direttore artistico AlessioAmbrosi ha scritto per il catalogodel<strong>la</strong> rassegna. E pubblichiamoin anteprima il racconto e le fotografiedel<strong>la</strong> gestazione e del<strong>la</strong><strong>la</strong>vorazione di una chitarra ‘Crosbymodel’ che Roy McAlister,liutaio appunto di artisti come DavidCrosby e Jackson Browne tragli altri, ha voluto dare in omaggioad Ambrosi e al costituendomuseo dell’AGM, come ringraziamentoper l’ospitalità ricevutaal festival e per il premio “Corde& Voci per Dialogo & Diritti” assegnatol’anno scorso al propriopupillo JB.Sarà questo un articolo di partico<strong>la</strong>reintesse per i nostri lettori,come anche <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong>Goodall Grand Concert, perchéin una comunità di appassionatidello strumento acustico come<strong>la</strong> nostra, gli argomenti legatial<strong>la</strong> alta liuteria suscitano sempreuna vivissima curiosità. Tuttavia,<strong>la</strong> storia di copertina diquesto numero abbiamo volutoconsacrar<strong>la</strong>, per contrasto, a unostrumento di fascia economicadall’eccezionale rapporto qualità/prezzo,<strong>la</strong> Eko Mia ideata eprogettata in col<strong>la</strong>borazione con<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>. Perché ci piacepensare che uno strumento diproduzione italiana possa andaretra le mani di tanti giovani aspirantisuonatori, che si affaccianoper <strong>la</strong> prima volta al mondo del<strong>la</strong>chitarra, e possa acquisire unagrandissima popo<strong>la</strong>rità, com’èstato in passato per <strong>la</strong> gloriosaEko Ranger 12 corde associataperlopiù all’immagine diEdoardo Bennato. E così comel’accoppiata tra Bennato e <strong>la</strong>Ranger è diventata il simbolo diun nuovo modo di cantare e disuonare, ci auguriamo che il binomiotra <strong>Varini</strong> e <strong>la</strong> Mia possadiventare l’emblema del<strong>la</strong> diffusionetra le giovani generazionidel nuovo chitarrismo acusticocontemporaneo. Del resto <strong>Massimo</strong><strong>Varini</strong>, con il suo retroterradi turnista, produttore e tuttofarenell’ambito del<strong>la</strong> musica pop, hatutte le carte in rego<strong>la</strong> per portarenel<strong>la</strong> ‘nicchia’ del<strong>la</strong> chitarra acusticaun fortissimo contributo intermini di capacità comunicativae di condivisione nei confronti delgrande pubblico.A livello internazionale, unruolo simile è universalmente riconosciutoa Tommy Emmanuel.Daniele Bazzani – che vanta alsuo attivo questo ambìto riconoscimentoda parte del grandechitarrista australiano: «Bestunknown guitar talents out there?There’s a guy from Italy calledDaniele Bazzani, who p<strong>la</strong>ys well,really well» – lo ha incontrato inoccasione di un suo recente concertoa Roma, dove ET si è esibitoanche in veste elettrica con <strong>la</strong>band e ha presentato il suo nuovodoppio album Little by Little.Daniele ha compi<strong>la</strong>to in questonumero anche un generosoabbozzo di albero genealogicodel<strong>la</strong> chitarra acustica, per lomeno di quel<strong>la</strong> chitarra che si èandata sviluppando a cavallodell’Ottocento e dell’Ottocentonegli Stati Uniti, fino a diventareil nostro attuale universo di riferimento.Questo ‘albero del<strong>la</strong> chitarraacustica’ dovremo cercarepian piano di completare con articolidi approfondimento e nuovicontenuti, man mano che <strong>la</strong> storiadel<strong>la</strong> nostra rivista crescerà.Andrea Carpi5chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
ntnotizieQuando una biblioteca bruciaDedicato a Ernesto De Pascale, giornalista, musicista, produttore«Quando muore un uomo, una biblioteca brucia»Questo struggente proverbio africano mi è venutosubito in mente quando ho appreso che le condizionidi Ernesto erano molto gravi, troppo perchéci fosse una speranza di ripresa. Il proverbio nel<strong>la</strong>sua semplicità ci dice, meglio di quanto mille parolenon possano fare, che nel<strong>la</strong> testa e nel<strong>la</strong> storiadi ognuno di noi ci sono migliaia di volumi immaginari,immagazzinati nel corso di una vita: sono solonostri, e <strong>la</strong>sciano questo mondo non appena lo facciamonoi.Nel caso di Ernesto non brucia solo una biblioteca,brucia una discoteca, una stazione radio, un localeda concerto, va in fumo una vita dedicata al<strong>la</strong> musica.Si spezza quel collegamento che teneva insiemetutti i pezzi: <strong>la</strong> collezione dei suoi dischi, senza di lui,non ha più senso, i concerti che ha visto, i musicistiche ha intervistato, tutto andato.Il legame che ognuno di noi rappresenta con il propriomondo appare chiaro quando uno di noi se ne va,in cerca di qualcosa di meglio, mi viene da pensare.Anche se quello che Ernesto aveva qui non erapoco. Gli affetti delle persone care, i molti amici e iconoscenti che lo stimavano, gli sconosciuti silenziosiche lo hanno ascoltato per radio nel corso deglianni. Era sempre in cerca di qualcosa di nuovo, erasempre sul palco di qualche manifestazione bluese soul a presentare musicisti più o meno noti. Conoscevatutti.«Ernesto, ti ricordi dei Rockpile? Ho appenascoperto il loro unico disco, fantastico».«Li ho visti dal vivo nel 1979 a New York».Questo era il tenore delle nostre conversazioni.Aveva sempre qualcosa da insegnarti, senza fartelopesare. Un suggerimento, un consiglio se eri ungiovane musicista, una mano se ti stimava e credevanel tuo progetto. Mai par<strong>la</strong>to di soldi, solo amoree passione per ciò che faceva.Non era il mio migliore amico, né io il suo, ma difficilmente<strong>la</strong> scomparsa di qualcuno a me non intimomi ha toccato di più. Forse perché lo conoscevodai primi anni ‘90, forse perché ci siamo sentiti adistanza di anni con lo stesso piacere e <strong>la</strong> stessaleggerezza, forse perché negli ultimi tempi era ilproduttore del Gina Trio di cui faccio parte e stavaspingendo come un matto per questi tre musicistiche difficilmente risulteranno ‘commerciali’. Ma infondo, a chi importa? La musica prima di tutto.Forse solo perché ho realizzato che Ernestoera ‘cultura’ allo stato puro, quel<strong>la</strong> cultura con cuisto cercando di riempire <strong>la</strong> mia vita, vita che conlui era un po’ più piena di quanto non sia ora.Ma il suo insegnamento ci deve spronare, a farsempre meglio e sempre di più, a non fermarsi difronte alle difficoltà, perché il nostro confine lo decidiamosoltanto noi, come mi ha detto nel<strong>la</strong> nostraultima chiacchierata, mentre lo accompagnavo al<strong>la</strong>stazione Termini, dopo che era venuto a Roma daFirenze per assistere al nostro concerto-intervistasu Isoradio.Sarà strano andare a Firenze e pensare di nonpotergli fare un colpo di telefono.Molti suoi amici lo stanno celebrando sul web enon solo, e molti hanno pensato <strong>la</strong> stessa cosa, ilmodo in cui anche a me piace ricordarlo: da qualcheparte, a par<strong>la</strong>re con Robert Johnson, Sam Cooke,Jimi Hendrix. Gli unici che ancora mancavano alsuo appello.Lunga vita al Blues.ErnestoDe Pascale, foto di Carlo ChiavacciLunga vita a Ernesto De Pascale.Daniele Bazzani6chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
logblLa città delle chitarreUna domenica dello scorso marzo, sfogliando lepagine di La Repubblica, rimanevo senza parolenel trovare due pagine intere a colori dedicate aitre grandi liutai newyorkesi che hanno fatto <strong>la</strong> storiadelle chitarre acustiche e semiacustiche archtop:John D’Angelico, Jimmy D’Acquisto e John Monteleone.A parte il titolo un po’ pittoresco (“SpaghettiChitarra”!), le foto di strumenti meravigliosi e lestorie-leggende dei tre italo-americani, che pur conoscevobene, mi hanno rapito per l’ennesima voltae <strong>la</strong> voglia di essere al Metropolitan Museum di NewYork, dove li stavano celebrando con una mostrafavolosa, era tanta.Dei tre, in vita e ancora giovane ed energico, c’èil grande John Monteleone e mi sono detto: incredibile,tra poco lo vedrò perché quest’anno è qui connoi all’Acoustic Guitar Meeting di Sarzana per <strong>la</strong>seconda volta in 5 anni! Che soddisfazione e chegioia sapere che questo maestro liutaio, autore diopere d’arte sonore, terrà un corso di liuteria proprionelle sale seco<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> Fortezza Firmafede esi intratterrà con tutti quanti vorranno incontrarlo echiedergli i segreti del<strong>la</strong> sua arte, del perché MarkKnopfler un giorno abbia detto: Ho incontrato JohnMonteleone ed è stato come incontrare Stradivari.La sua chitarra suona come un violino.E poi non è solo, con lui ci sarà anche l’australianoSteve Gilchrist, lo “Stradivari” dei mandolini, edal momento che John porterà anche i suoi di mandolini,potranno confrontarli e scambiarsi opinioni, èsuccesso solo a Sarzana! E che dire poi se dopo <strong>la</strong>loro lezione ci sarà quel<strong>la</strong> del più grande costruttoredi banjo al mondo: Greg Deering, tito<strong>la</strong>re dell’aziendaproduttrice più importante sul mercato, <strong>la</strong> DeeringBanjo Company?Si può dire che questo è quello che offre e caratterizzal’Acoustic Guitar Meeting: un castello medioevalesplendido, quasi magico, dove in un’atmosferadi creatività e di energia produttiva vitale, si incontranoe confrontano autentici geni del<strong>la</strong> costruzionedello strumento musicale e operatori del mercato,attenti ad offrire al pubblico quanto di meglio esistatra gli strumenti acustici a corde.L’area diventa sempre più vasta, sia come numerosia come qualità delle proposte, per <strong>la</strong> soddisfazionedei tanti appassionati e degli operatori.Allora vedremo esposte e parleremo delle migliorichitarre acustiche, ma anche di molti banjo e mandolini,senza dimenticare l’ukulele, che ormai a Sarzanasi è ritagliato uno spazio su misura straordinario,grande successo del<strong>la</strong> passata edizione e congrandi aspettative per quest’anno, viste le attività egli artisti in cartellone all’”Ukulele Vil<strong>la</strong>ge”.Nel grande contenitore del Meeting, e forse segretodel<strong>la</strong> sua costante crescita e successo, oltreal<strong>la</strong> vasta area espositiva, troviamo tanti artisti chesi aggirano tra gli stand e <strong>la</strong> sera entusiasmano ilAlessio Ambrosi con Diane Ponzio, foto di Reno Brandonipubblico sul grande palco del<strong>la</strong> Piazza D’Armi: dallenuove proposte e ricerche stilistiche del fingerstyle,ai maghi virtuosi del bluegrass, per arrivare alle proposteetniche, quest’anno affidate a nomi di grandeprestigio.La scelta inoltre di premiare due artisti di musicapopo<strong>la</strong>re, quali Victor Jara e Violeta Parra, per dipiù il primo vittima del<strong>la</strong> repressione di una dittaturascellerata, dà <strong>la</strong> dimensione che con una chitarra, ocon un qualsiasi altro strumento tra le mani, non siinfi<strong>la</strong>no so<strong>la</strong>mente note una dietro l’altra, ma si trasmettonoemozioni e importanti messaggi, con unagrande responsabilità nei confronti del pubblico edei giovani soprattutto, primi fruitori sia dello strumentoche dell’ascolto musicale. La musica è un’artedi grande divertimento, capace di creare evasionee sollievo da un mondo reale spesso grigio, maè anche una cosa molto seria.Con queste idee e con tanto <strong>la</strong>voro di preparazionee organizzazione, diamo inizio a questa 14a edizione,salutando tutti quanti contribuiranno a renderei 5 giorni a Sarzana una piacevole e costruttivaesperienza nell’arte, nel<strong>la</strong> formazione e nel mercatodel<strong>la</strong> musica e degli strumenti a corde in partico<strong>la</strong>re.Ringraziamo tutti i partner e sponsor, istituzionalie privati, le varie organizzazioni chitarristiche cheinterverranno e che ci aiutano nel<strong>la</strong> promozionedell’evento e salutiamo gli amici del<strong>la</strong> Disma, con iquali realizziamo questo sempre più splendido catalogoe speriamo di col<strong>la</strong>borare ancora più assiduamentein futuro negli altri grandi appuntamentinazionali.La “Città delle Chitarre” apre le sue porte!Alessio Ambrosi[dal catalogo del Festival]7chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
lblogMa <strong>la</strong> Società Italiana degli Autori ed Editoriè davvero dal<strong>la</strong> parte di chi crea?Al<strong>la</strong> fine dell’Ottocento, acausa del crescente consumodi massa delle opere letterarieed artistiche, il dirittod’autore è stato al centro dimolte discussioni nei salotticulturali e motivo del sorgeredi sistemi normativi organicicapaci di tute<strong>la</strong>re gli autori inpatria, ma non all’estero. Conl’accordo noto come Convenzionedi Berna, voluto da VictorHugo e stipu<strong>la</strong>to nel 1886,il diritto d’autore è divenutointernazionale, essendo per<strong>la</strong> prima volta riconosciuto reciprocamentedalle nazioni aderenti al patto, rivistoe aggiornato poi nel corso degli anni.È in questo movimentato contesto storico chequattro anni prima, il 23 aprile 1882 a Mi<strong>la</strong>no, letteratie artisti italiani tra cui De Amicis, Carducci,Verga e Verdi, hanno fondato <strong>la</strong> SIAE (Società Italianadegli Autori ed Editori), l’ente associativo di salvaguardiae tute<strong>la</strong> del diritto d’autore tuttora vigentein Italia, inizialmente confortata dai più facilmenteaccertabili diritti teatrali che non da quelli musicali, icui accertamenti nei primi anni sono stati causa piùdi dibattiti giudiziari che di incassi.Questo affascinante sodalizio culturale, nel girodi cinquant’anni, si è trasformato in un’agenziache opera in campo economico con una funzioneintermediaria tra pubblico e autori, aumentando gliincassi in seguito all’enorme sviluppo del cinema,del<strong>la</strong> radio e degli altri mezzi di riproduzione delleopere e diventando, con <strong>la</strong> Legge n. 633 del 22aprile 1941 tutt’oggi in vigore, l’unica ed esclusivaattività di intermediazione.Dopo più di un secolo di storia, tra cambiamenticulturali e ideologici, come spesso accade ancheper le idee più nobili, <strong>la</strong> sensazione è che qualcosasi sia spento con il passare del tempo, come se sifossero persi scopi e obiettivi. Lo spirito, il fervore elo s<strong>la</strong>ncio che avevano spinto gli artisti dell’epocaa fare gruppo per tute<strong>la</strong>re il loro ingegno e le lorocreazioni appare molto distante dal<strong>la</strong> burocrazia daufficio e dagli onerosi e indistinti compensi previstianche per eventi di natura non lucrativa, che oggiimbrigliano qualsiasi tentativodi proposta artistica.Il crescente malumore degliartisti associati SIAE, peri tanti punti controversi delsuo statuto, è un sintomoche non si può non considerare,essendo un entepubblico economico a baseassociativa, a meno che siscelga di non farsene unproblema, confortati e arricchitidall’assenso di pochiprivilegiati soci.Sul legiferato monopoliodetenuto dal<strong>la</strong> SIAE, oggi presente sul territorio alivello capil<strong>la</strong>re con 13 sedi regionali, 34 filiali e oltre600 mandatari con funzione di sportello, in moltihanno sollevato dubbi sul<strong>la</strong> correttezza di tale posizione,visto che di fatto è vietato costituire nuoveorganizzazioni di intermediazione.Inoltre, <strong>la</strong> SIAE, mette sullo stesso piano copyrighte diritto d’autore, impedendo <strong>la</strong> libertà di condivisionedell’opera con chiunque, anche senza scopidi lucro, visto che l’autore associato non può ri<strong>la</strong>sciareopere sotto differente licenza, ad esempio CreativeCommons.Altra questione scottante è il bollino SIAE. Standoall’articolo 181 bis del<strong>la</strong> già citata Legge n. 633, suogni supporto contenente opere protette dal dirittod’autore deve obbligatoriamente essere applicatouno speciale contrassegno, i cui costi si aggiranointorno agli 80 centesimi di euro tra stampa e dirittod’autore, e con i cui proventi si garantirebbe <strong>la</strong> ripartizionedei diritti dell’opera contenuta nel supporto.L’8 novembre 2007, <strong>la</strong> Corte di Giustiziadelle Comunità Europee ha revocato tale obbligo,considerandolo una rego<strong>la</strong> tecnica che non può esserefatta valere nei confronti di un privato. Tuttavia,il 23 febbraio 2009, è stranamente tornata in vigorel’obbligatorietà del bollino, con un Decreto delPresidente del Consiglio dei Ministri dall’inusualeefficacia retroattiva, che a molti è sembrata più unamanovra ‘salva SIAE’, considerata <strong>la</strong> mole del debitomaturato dall’ente, arrivato a 10 milioni di euronel gennaio 2010, e che di fatto ha ignorato <strong>la</strong> Sentenzadel<strong>la</strong> Corte di Giustizia delle Comunità Europee.Nel considerare tale debito è importante tenere8chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
logblpresente che <strong>la</strong> SIAE acquisisce un compenso sul<strong>la</strong>vendita in Italia di dispositivi di memorizzazionecome pellicole fotografiche, cd, dvd, masterizzatori,hard disk, penne usb, schede di memoria, computer,decoder, lettori mp3 e telefoni cellu<strong>la</strong>ri, per <strong>la</strong>tute<strong>la</strong> preventiva del diritto d’autore sull’ipotetica copiaprivata di materiale protetto, e che l’ammontarecomplessivo degli introiti di questa tassa, denominata“equo compenso”, viene stimato da Confindustriae Assinform in 300.000.000 di euro all’anno.Tornando al<strong>la</strong> storia, il 30 novembre dello stessoanno, il presidente del<strong>la</strong> SIAE, l’avvocato GiorgioAssumma, si è dimesso dall’incarico a causa del<strong>la</strong>spaccatura profonda esistente negli organismiassociativi, a partire proprio dall’assemblea, i cuimembri legati alle major discografiche volevanofondare una propria società di gestione, rompendocosì il tanto discusso monopolio SIAE. In una letterainviata al ministro Bondi da FEM (FederazioneEditori Musicali), ANEM (Associazione NazionaleEditori Musicali) e FA (Federazione Autori), ed estesaal<strong>la</strong> Presidenza del Consiglio dei Ministri, siaccusa <strong>la</strong> SIAE di aver smantel<strong>la</strong>to <strong>la</strong> società siain termini economici, sia in termini etici, e di aver<strong>la</strong>resa territorio di caccia di clientele e interessi personali.E così, in questa bufera, non è tardata adarrivare l’ennesima scelta discutibile, quel<strong>la</strong> di affidareil 3 marzo 2011 al novantenne Sandro Rondi <strong>la</strong>presidenza del<strong>la</strong> Società, in un periodo in cui ormaii diritti riguardano in grandissima parte <strong>la</strong> rete, <strong>la</strong>musica digitale e lo streaming.Francesco Paolo Michetti, ritratto di Verdi, 1887,Museo di Casa Barezzi, Busseto (PR)L’ultima amara riflessione <strong>la</strong> faccio su un personalesentore, un gemito di tristezza e rabbia ognivolta che, da associato, entro in un qualsiasi ufficioSIAE. L’impressione sistematica che ho di fronteallo sportello è di non essere un suo tute<strong>la</strong>to, maun suo dipendente: una persona qualsiasi, senzanome e senza faccia che contribuisce a far girareun ingranaggio arrugginito e obsoleto.Ma allora, con Viva Verdi in una mano, <strong>la</strong> rivistaufficiale del<strong>la</strong> Società Italiana degli Autori ed Editoripiena zeppa di visi rugosi e capelli bianchi, ei resoconti delle ripartizioni dei proventi dei mieidiritti d’autore nell’altra, interamente scribacchiati dinumeri messi al<strong>la</strong> rinfusa da non capirci nul<strong>la</strong>, michiedo: <strong>la</strong> SIAE è davvero dal<strong>la</strong> parte di chi crea?Luca FranciosoLascia un commento9chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
lblogDidattica ignorante? – 11. «Le lingue dal punto di vista fonetico sono migliaia,mentre dal punto di vista psicologico ne esistonosolo due: <strong>la</strong> lingua materna o primaria e tuttel’altre lingue messe insieme o seconde».«[…] <strong>la</strong> lingua più profonda e nobile è quel<strong>la</strong> linguache <strong>la</strong> mamma trasmette con naturalezza alfiglio».(Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, 1953)2. «I confini del<strong>la</strong> mia lingua sono i confini del miouniverso».(Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus,5.6, 1921)Giovanni Pelosi con Rodolfo Maltese a Franciacorta2010 foto di Elio BerardelliNon scomoderò ulteriormente Ludwig Wittgenstein,né mi occuperò di pedagogia, eppure partiròdal bambino. Nessuno ha mai avanzato l’ipotesiche un bambino, per par<strong>la</strong>re, possa prima impararele complesse regole del<strong>la</strong> grammatica e del<strong>la</strong> sintassi.Si richiedono almeno cinque anni di “look andlearn” o, meglio, di “listen and learn” nell’ambito, essenzialmente,familiare.L’importanza di quel<strong>la</strong> che chiameremo <strong>la</strong> “linguamaterna” è tale da farci riconoscere, ad esempio,che il nostro Presidente del<strong>la</strong> Repubblica, personadi grande esperienza politica, culturale e di vita, ènato a Napoli, o lì vicino.Per chi, come me, ha vissuto in città nelle quali sipar<strong>la</strong>no dialetti differenti, è naturale l’osservazioneche nessuno, colto o ignorante, sbaglia una so<strong>la</strong>espressione dialettale e, nei rari casi in cui si cadein errore, ci si rivolge ai ‘vecchi’ per farsi correggere.La profondità di quel linguaggio sta nell’esseretrasmessa da un esempio costante, ripetuto,all’inizio del<strong>la</strong> nostra vita ‘fonetica’, nelle fasi finalidel<strong>la</strong> maturazione del nostro Sistema Nervoso Centrale.Se riconosciamo che <strong>la</strong> musica è paragonabilead una lingua, potremmo trasferire alcuni concettiimportanti dal<strong>la</strong> didattica linguistica al<strong>la</strong> didatticamusicale, e ce n’è uno che mi sta partico<strong>la</strong>rmentea cuore: non cerchiamo di insegnare <strong>la</strong> grammaticaa chi non sa par<strong>la</strong>re. In questo modo ci hanno insegnatol’inglese, e non l’abbiamo imparato, nel<strong>la</strong>scuo<strong>la</strong> media. In questo modo ci hanno insegnato il<strong>la</strong>tino e il greco al liceo, e certo non abbiamo imparatoa par<strong>la</strong>re l’uno, né l’altro. Nel caso delle linguemorte, non c’è neanche <strong>la</strong> possibilità di ricevere deicredibili esempi.Una persona di media cultura e di medio comportamentoutilizza, a seconda del contesto, un linguaggioconfidenziale ed uno formale, che assomigliadi più a quello imparato sui libri. Per “contesto”intendo, molto più degli interlocutori, l’argomento dicui si par<strong>la</strong>: difficilmente si discute di matematica,medicina o filosofia, in un linguaggio confidenzialeo in dialetto. Come difficilmente si utilizzerà <strong>la</strong> miglioreforma italiana nel raccontare una barzelletta.Perché?La risposta che provo a dare è multip<strong>la</strong>: da unaparte, l’inadeguatezza del linguaggio familiare overnaco<strong>la</strong>re ad una materia scientifica, umanisticao, insomma, colta. Dall’altra, <strong>la</strong> maggiore efficaciadi un linguaggio spontaneo, spesso colorito in sé,per un contenuto confidenziale. Da una parte, il riferirsicon frequenza a ciò che si è letto, dall’altrariferirsi più spesso a ciò che si è ascoltato. Da unaparte, cercherò di essere preciso, spesso prepareròle mie re<strong>la</strong>zioni con cura, a volte scrivendoleprima per verificarne <strong>la</strong> correttezza, e dall’altra micurerò soltanto dell’efficacia e del<strong>la</strong> suggestione diciò che dirò, sarò spontaneo accettando il fatto chepotrei commettere degli errori e che il rapporto conl’ascoltatore è informale.Da una parte l’accademia, dall’altra <strong>la</strong> tradizionepopo<strong>la</strong>re. Da una parte, <strong>la</strong> lingua materna, dall’altrale lingue “seconde”.Se è vero che un Accademico del<strong>la</strong> Crusca si puòpermettere di par<strong>la</strong>re in dialetto nel suo privato, è altrettantovero che non è p<strong>la</strong>usibile che una personache par<strong>la</strong> un dialetto e non abbia studiato l’italianodecida di par<strong>la</strong>rlo in un’occasione pubblica, e ci riesca.Sarebbe, dunque, vero che, se accettiamo ilsecondo suggestivo punto del<strong>la</strong> citazione di Wittgenstein,chi studia ha un universo meno limitato dichi non lo fa. Francamente, ne sono convinto, anchese ho delle riserve sul campo di applicazione diquesta massima, e ve ne parlerò.Nel<strong>la</strong> prossima blog entry cercherò di riferirmi piùspecificamente ai generi musicali e all’insegnamentosecondo me appropriato, ovviamente sempre… con‘ignoranza’.Giovanni Pelosi10chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
lblogColourstrings il metodo didattico delle corde colorateA<strong>la</strong>n Geddes è un chitarrista e insegnante di musicadi G<strong>la</strong>sgow. Dopo molti anni di attività dal vivoe di insegnamento ai bambini attraverso il metodoColourstrings per chitarra, sta gestendo attualmenteun sito web dedicato all’insegnamento del<strong>la</strong>chitarra fingerstyle: http://www.fingerpickingguitar.org. Recentemente ha aderito al<strong>la</strong> nostra comunitàcon il nickname “fingerpicking” e ha <strong>la</strong>sciato un interessantecommento al post “Didattica ignorante –2” di Giovanni Pelosi. Su richiesta di Giovanni, ciha inviato questo stimo<strong>la</strong>nte articolo che volentieripubblichiamo.* * *Il metodo didattico Colourstrings è stato sviluppatoin Fin<strong>la</strong>ndia a partire dal<strong>la</strong> filosofia di ZoltánKodály, nel<strong>la</strong> quale l’apprendimento inizia con ilcanto e con lo sviluppo dell’orecchio ‘interiore’.Per bambini molto piccoli, dai diciotto mesi in su,le lezioni sono presentate in modo da incoraggiareil gioco e l’immaginazione. I bambini cantano, battonole mani e marciano seguendo un programmamusicale costruito accuratamente, basato sui principidi ritmo, intonazione, dinamica, tempo, timbro,forma e stile.All’inizio i bambini imparano ripetendo le azionidell’insegnante: l’insegnante canta una canzone, ilbambino <strong>la</strong> ripete; l’insegnante batte un tempo conle mani, il bambino ripete. Appena crescono un pochino,questa imitazione è accompagnata da gestimanuali che corrispondono al sistema Tonic Sol-Fa.Uno dei primi intervalli che imparano è l’intervallodiscendente di terza minore, Sol-Mi. Non sono sicuroper ciò che riguarda l’Italia, ma sicuramente inScozia questo intervallo appare rego<strong>la</strong>rmente nellecanzoni da cortile dei bambini, per i quali è un intervallomolto naturale da intonare. Gradualmente,attraverso <strong>la</strong> ripetizione delle canzoni e del batterele mani a tempo, poi attraverso l’uso del<strong>la</strong> notazioneritmica, i bambini cominciano a riconoscere lenote sul pentagramma. All’età di sei anni imparanoa suonare gli strumenti, utilizzando lo stesso metododi canto e imitazione. Si insegna loro a cantareil brano, poi loro imparano a suonarlo sul propriostrumento.Originariamente <strong>la</strong> tecnica Colourstrings è statasviluppata sul violino dal suo fondatore Géza Szilvay.Ad ogni corda del violino viene assegnato uncolore per aiutarne il riconoscimento, da cui il nomeColourstrings (‘corde colorate’). La notazione musicaleviene tenuta al minimo essenziale con i bambini,ai quali viene mostrata soltanto <strong>la</strong> notazione aloro necessaria per suonare. Per esempio, al bambinonon vengono inizialmente mostrate tutte le lineedel pentagramma, ma soltanto quelle usate per lenote insegnate. Il metodo è ovviamente molto benapplicabile al violino, a causa del<strong>la</strong> sua necessità diuna buona intonazione: se il bambino è in grado dicantare una nota, allora si accorgerà se sta suonandofuori tono. E anche se questo problema di intonazionenon è applicabile a uno strumento a tasticome <strong>la</strong> chitarra, <strong>la</strong> metodologia che consiste nellosviluppare l’orecchio per istruire le mani è – secondome – il miglior modo di insegnare <strong>la</strong> chitarra. Perparecchi anni ho incluso il metodo Colourstrings perchitarra, sviluppato da Jussipekka Rannanmaki,nel<strong>la</strong> mia didattica per bambini dai sei anni in su, eho trovato che i risutati sono straordinari. Fortunatamentemolti dei bambini a cui insegnavo avevanopartecipato a c<strong>la</strong>ssi di canto Colourstrings, per cuierano avvezzi all’idea di cantare. Il fatto di insegnareai bambini a cantare <strong>la</strong> melodia, mostrando poiloro come suonar<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> chitarra, otteneva invariabilmenteun effetto di scorrevolezza del<strong>la</strong> musica.Benché soltanto parzialmente e<strong>la</strong>borati come metodoper chitarra, i princìpi al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> metodologiaColourstrings e degli insegnamenti di Kodály,dai quali il metodo si è sviluppato, hanno in me unagrande risonanza. Quando insegno, faccio sempreriferimento ai princìpi musicali che consistono nellosviluppare l’orecchio interiore e cantare ciò che sivuole suonare.A<strong>la</strong>n Geddes* Tonic Sol-Fa è una tecnica pedagogica per insegnare<strong>la</strong> lettura a vista nel canto, sviluppata inInghilterra da Sarah Ann Glover (1785-1867) eresa popo<strong>la</strong>re da John Curwen (1816-1880) che <strong>la</strong>adattò da differenti sistemi musicali antichi quali <strong>la</strong>solmisazione medievale. Utilizza un sistema di notazionemusicale basato sul “Do mobile”, nel qualeil Do viene considerato come “tonica mobile”, applicabilein sostituzione del<strong>la</strong> tonica fissa di ogni sca<strong>la</strong>maggiore (mentre il La diventa <strong>la</strong> tonica di ogni sca<strong>la</strong>minore). Questo metodo venne perfezionato inmaniera esemp<strong>la</strong>re da Zoltán Kodály (1882–1967).E nel 1972, in Italia, Roberto Goitre (1927-1980)pubblicò una delle più importanti versioni modernedi questo sistema in Cantar Leggendo.12chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
logblL’arrangiamento e <strong>la</strong> rivisitazioneSi percepisce chiaramente <strong>la</strong> passione con cui ilportale <strong>Fingerpicking</strong>.net è portato avanti: <strong>la</strong> vogliadi crescere e migliorare si sve<strong>la</strong> in ogni <strong>nuova</strong> iniziativa,in ogni dettaglio, evidenziandosi dagli articolifino alle pagine del forum. Questo è sicuramenteda apprezzare, pertanto è nostro desiderio cercaredi contribuire attivamente, con <strong>la</strong> speranza che lenostre idee e i nostri spunti possano risultarvi interessantie stimo<strong>la</strong>rvi nel<strong>la</strong> vostra attività musicale.In una serie di articoli tratteremo alcune delletematiche che ruotano intorno all’arrangiamento e,soprattutto, <strong>la</strong> rivisitazione con <strong>la</strong> chitarra di braniscritti per formazioni che non includevano originariamente<strong>la</strong> nostra amata seicorde. Occorre fare unapremessa, poiché due sono, a nostro parere, le vieattraverso cui è possibile avvicinarsi a un brano.Una prima ipotesi è quel<strong>la</strong> di conservare fedelmente<strong>la</strong> struttura, i temi, l’armonia e il ‘feeling’ originali, perpoi addentrarsi nell’affascinante compito di rendereefficace questo insieme attraverso <strong>la</strong> chitarra. Èpossibile invece reinterpretare il brano concependoun arrangiamento che non ha più l’obiettivo di esserefedele all’originale: ci si allontana da un percorsogià scritto e si entra così nel complicato mondoche – per alcuni aspetti – è più simile al<strong>la</strong> composizioneche all’arrangiamento, quello del<strong>la</strong> rivisitazione.Noi ci occuperemo di quest’ultima possibilità,in quanto con il passare del tempo ci siamo semplicementeresi conto di preferire questo metodo di<strong>la</strong>voro, che ci fa sentire più liberi, pur consapevoli dipoter essere molto più facilmente criticabili. È fondamentalmenteuna questione di gusto: se vi piacequest’idea potete continuare a leggere!Probabilmente qualcuno di voi potrà obiettareche alcune delle nostre considerazioni vertano suargomenti ovvi. Nel nostro percorso ci siamo peròresi conto che una cosa è conoscere l’esistenza ditali questioni, un’altra è possedere questi strumentied esserne pienamente consapevoli e – di conseguenza– saperli efficacemente utilizzare. Ve li sottoponiamo.In questo primo articolo ci teniamo asottolineare quello che per noi rappresenta <strong>la</strong> chiavefondamentale per e<strong>la</strong>borare efficacemente unareintepretazione e il successivo arrangiamento perchitarra di un brano: <strong>la</strong> personalità. La vostra improntadeve quindi emergere chiaramente da quelloche fate. Ognuno di noi ha un proprio background,una formazione e un’origine musicale che non occorrenascondere. Per essere personali, il nostrostile deve poter emergere senza troppi vincoli, purcon l’obiettivo di creare un arrangiamento equilibratosotto vari punti di vista, che andremo in seguitoad analizzare. A volte però risulta difficile capireesattamente qual è il nostro stile, dal momentoche spesso le nostre caratteristiche personali possonopassare inosservate al nostro orecchio, ormaiabituato e in un certo senso ‘assuefatto’ al<strong>la</strong> nostramusica. Un consiglio che ci sentiamo di dare èquello di riascoltarsi il più possibile e annotarsi tuttigli elementi ricorrenti che possiamo ritrovare nel<strong>la</strong>nostra esecuzione. Alcuni esempi: ripetitività di partico<strong>la</strong>ritecnici (ad esempio un uso personale deglistrisciati, delle legature o degli accenti), fraseggiche si ripetono, utilizzo delle dinamiche, ironia, serietàecc. Siamo pronti a scommettere che con unpo’ di pazienza ognuno di noi può ritrovare almenouna breve lista di partico<strong>la</strong>ri che ci rendono diversidagli altri. Se non li trovate, dovete semplicementeascoltarvi meglio oppure far ascoltare il vostro materialea qualcun altro il quale, magari carta e pennaal<strong>la</strong> mano, sarà certamente in grado di ritrovarecaratteristiche ‘vostre” nel<strong>la</strong> musica che suonate.Questo proprio perché ognuno di noi segue un percorsodiverso, ascolta musica diversa e incontranel tempo persone diverse: sono questi gli elementicapaci di influenzarci e di contribuire al<strong>la</strong> nostraformazione, model<strong>la</strong>ndoci e facendoci diventare,a nostro modo, unici. Una volta identificate questecaratteristiche potrete approcciarvi al brano e, dopoche vi sarà entrato perfettamente nell’orecchio, <strong>la</strong>nciatevinel personalizzarlo, utilizzando gli elementiche avete precedentemente scoperto. Non importache siano presenti tutti, ma è rilevante che il vostrocontributo, il vostro valore aggiunto all’internodell’arrangiamento, sia chiaro all’ascoltatore.Qui di seguito il nostro esempio. Come forse avetepotuto notare dai video che abbiamo registratoper <strong>Fingerpicking</strong>.net, e come abbiamo meglio espostonel<strong>la</strong> nostra spiegazione del<strong>la</strong> rivisitazione edell’arrangiamento di “A Night in Tunisia”, noi abbiamoindividuato come nostre caratteristiche personali<strong>la</strong> continua opposizione tra uno stile ‘c<strong>la</strong>ssico’e uno ‘moderno’, rigoroso e ironico, essendo noi diformazione chitarristica differente, ma anche <strong>la</strong> possibilitàdi creare un dialogo tra i nostri strumenti e,infine, l’utilizzo massiccio delle dinamiche. Abbiamocercato quindi di far emergere questi elementiall’interno delle nostre esecuzioni, con l’obiettivo direnderci il più possibile riconoscibili. A presto peri prossimi articoli, dove, accanto a più dettagliateinformazione tecniche, cercheremo di curare e approfondirel’aspetto del<strong>la</strong> creatività.Ciao da Eugenio e Matteo!Bruskers13chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
lblogRecensioni, presentazioni, impressioni personaliDopo più di vent’anni (sebbene con qualche interruzione)di onorato (spero) e fedele (questo è certo)servizio tra le pagine del<strong>la</strong> nobile Chitarre del ‘maestrodei maestri’, Andrea Carpi, raccolgo volentieri ilsuo invito a portare il mio piccolo contributo di pensierie parole sulle pagine di <strong>Fingerpicking</strong>.net. Unospazio che – per <strong>la</strong> qualità e <strong>la</strong> ricchezza di temi enarratori – rappresenta senz’altro uno dei più autorevolipunti di riferimento per chiunque abbia nel<strong>la</strong>chitarra <strong>la</strong> busso<strong>la</strong> e il sestante del proprio navigare<strong>la</strong> musica: direi «LA community» dei fingerpicker dicasa nostra. E – perché no? – anche di qualche‘vicino’.La speranza è che pensieri e parole valgano iltempo che impiegherete a leggere e che quantosono riuscito a rubare a questo mezzo secolo (<strong>la</strong>maggior parte del quale trascorso con <strong>la</strong> testa e talvoltale mani tra le sei corde) possa, se non altro,stimo<strong>la</strong>re curiosità e interesse e magari spingere aindagare orbite e rivoluzioni di un pianeta – <strong>la</strong> chitarra– che, al contrario del<strong>la</strong> luna, non mostra mai<strong>la</strong> stessa faccia e, dunque, non ha un solo… <strong>la</strong>tooscuro. That’s it.Dato che comincerò col par<strong>la</strong>re di alcuni album,credo si renda necessaria una picco<strong>la</strong> premessa dimetodo. Mettiamo<strong>la</strong> così: non di recensioni si tratterà,semmai di presentazioni e impressioni personali.Una sorta di ‘visita guidata’ all’ascolto.Innanzitutto per evitare il rischio dell’imperante‘mollicanesimo’. Mi riferisco allo stile quasi agiograficoche talvolta assumono certi servizi di TG (nonme ne voglia il buon e bravo Vincenzo Mollica), conil rischio di <strong>la</strong>sciare in chi ascolta <strong>la</strong> fuorviante impressionedi trovarsi ogni volta di fronte all’ennesimocapo<strong>la</strong>voro e di non riuscire più a distinguerecosa da cosa.La seconda esigenza è quel<strong>la</strong> di evitare il sospettodel ‘conflitto di interessi’. Ce n’è fin troppi nel nostroPaese: non mi sembra igienico originarne di nuovi.Molti degli album dei quali scriverò, infatti, saranno,inevitabilmente, album di colleghi, in qualche casodi amici, e molti saranno prodotti proprio da <strong>Fingerpicking</strong>.net.Dunque – per rispettare il <strong>la</strong>voro di autorie interpreti, ma anche autorevolezza e prestigiodi questa testata – mi sembra necessario chiariresubito il taglio di queste riflessioni: un ascolto attento,il più possibile informato, che illustri a chi si trovadavanti un titolo ed una tracklist cosa ci sia dietro(e, soprattutto, dentro) quel titolo e quel<strong>la</strong> tracklist.Il tutto, senza mai dimenticare che <strong>Fingerpicking</strong>.net è più o meno l’equivalente di ciò che il marchioDOCG è per i vini: denominazione di origine control<strong>la</strong>tae garantita, che, nel nostro caso, potremmotradurre in “denominazione di origine chitarristicagarantita”.Gusti personali a parte, è, quindi, davvero improbabileche su queste pagine si possa incappare indischi che possano <strong>la</strong>sciare insoddisfatti o, peggio,farci storcere il naso. E, dunque, l’uso di certi super<strong>la</strong>tivirischia, una volta tanto, di essere davveromotivato.Giuseppe CesaroLascia un commento14chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Visita il nostro shop digitalewww.fingerpicking.net/digitallezioni di:Beppe GambettaBruskersDaniele BazzaniDavide MastrangeloEric LugoshFabiano CorsoFranco MoroneGiorgio CordiniGiovanni PalomboGiovanni PelosiLuca Francioso<strong>Massimo</strong> Nardi<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>Muriel AndersonPaolo BonfantiPaolo CapizziPaolo MariPaolo SerenoPeppino D’agostinoPietro NobilePino RussoReno BrandoniRiccardo ZappaStefan GrossmanStefano BarbatiStefano Mirando<strong>la</strong>Val Bonetti
lblogUn sogno lungo una notteVivo a Bologna, ma quando posso fuggo lontanodal<strong>la</strong> pianura al<strong>la</strong> ricerca del mare: orizzonte inesauribilecolorato di albe e tramonti, silenzio e sale,pelle bruciata dal sole, serenità infinita. Ho eletto daalcuni anni come mia patria d’esilio <strong>la</strong> Sardegna, e lìpasso sempre più parte del mio tempo, nascosto tramirto ed elicriso a suonare e pensare, a condividerecon gli amici sardi le mie nuove idee sul<strong>la</strong> musicae sul sito. La musica è un linguaggio universale e,quando due uomini che <strong>la</strong> vivono con estrema passiones’incontrano, non può che nascere qualcosadi buono. Così è stato tra me e l’amico Gianni.In questa terra ho trovato le radici per una <strong>nuova</strong>giovinezza e sempre di più mi appassiono al gustoe alle tradizioni di questo popolo, che difende e ama<strong>la</strong> propria cultura e – quando vede nei tuoi occhi unminimo d’emozione per i suoi suoni – si riempie ilcuore di gioia.Da qualche anno invito Stefan Grossman a passarecon me una settimana in questa terra e, rapitoanche lui dall’armonia del luogo, ha trasformatoil saltuario invito in una piacevole consuetudine.L’anno scorso, dopo averlo presentato ai miei amiciLucia e Gianni e dopo aver partecipato a una fantasticacena a casa loro conclusasi con un’improvvisataesibizione di Stefan e mia, l’esaltazione el’emozione di Gianni lo hanno portato a pronunciareuna solenne promessa verso Stefan: «Il prossimoanno, se ritorni, organizzerò una festa dove potraiapprezzare dal vivo <strong>la</strong> nostra musica».La promessa non è svanita nel piacevole ricordodel<strong>la</strong> serata, ma è rimasta ben viva nel<strong>la</strong> mentedi Gianni e – devo dire – anche in quel<strong>la</strong> mia e diStefan. Per cui quest’anno, quando Stefan ha confermatoche il 14 agosto mi avrebbe raggiunto perpassare una settimana di vacanza con <strong>la</strong> mia famigliaed io ho comunicato <strong>la</strong> notizia agli amici del luogo,nel ‘segreto’ più assoluto Gianni ha organizzatol’evento promesso comunicandoci semplicemente:«Venerdì sarete a casa mia per una cenetta sarda»…Che dietro l’invito si nascondesse quello chesto per raccontarvi era lontano da qualsiasi possibilefantasiosa immaginazione.Cerco di riassumere sperando di poter trasmetterecon queste righe, poche foto e qualche piccolovideo amatoriale (grazie a un’improvvisata telecamera/telefonino),<strong>la</strong> ‘tensione’ emotiva del<strong>la</strong> serata.Arriviamo a casa di Lucia e Gianni e il quadro èquesto: in primo piano una tavo<strong>la</strong> imbandita consalumi e altre leccornie caratteristiche del luogo. Insecondo piano, <strong>la</strong>ggiù nel<strong>la</strong> grande veranda, duealtopar<strong>la</strong>nti che denunciavano <strong>la</strong> presenza di unimpianto di amplificazione, presagio di qualcosa dibuono… Ci vengono presentati il maestro del coro,Giovanni Puggioni, e due ragazzi: un chitarrista eun cantante. Ci sediamo a tavo<strong>la</strong> e davanti a unpiatto di malloreddus, cui fa seguito il mitico porceddu,si inizia a par<strong>la</strong>re di musica. Il maestro cercadi spiegarci il ‘segreto’ del<strong>la</strong> polifonia sarda e, alzandosi,chiede ai due ragazzi di aiutarlo in qualcheesempio: le prime brevi note ed è subito magia…Stefan mi guarda sorpreso, ed è come se ci fossescoppiata una bomba vicino: l’energia di quelle pochenote inaspettate, così calde e coinvolgenti, rischiara<strong>la</strong> serata riempiendo quel luogo di una luceabbagliante.Parlo del mio amore per “Non potho reposare”,ed ecco che il maestro – imbracciato un chitarronesardo che subito attira <strong>la</strong> curiosità di Stefan – improvvisail brano richiesto. Da lì in poi è festa!Stefan prova a suonare un blues sul chitarrone.Io eseguo <strong>la</strong> mia versione di “Non potho reposare”accompagnato dall’armonica dal maestro del coro.Arriva Peppe Cuga, esperto suonatore di <strong>la</strong>uned-16chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
lblogMiles of BluesRipartendo da alcune righe di blog [GiovanniPelosi, Didattica ignorante? – 1]: è vero, un generemusicale è simile a una lingua par<strong>la</strong>ta che ha unproprio vocabo<strong>la</strong>rio, una terminologia, delle regolegrammaticali, una punteggiatura e così via. Allostesso modo una tradizione musicale conserva elementiche contraddistinguono il proprio linguaggio:scale con determinati intervalli, accenti, dinamiche,ritmiche, progressioni e armonizzazioni tipiche, secondoregole certe.Fin qui tutto semplice, solo che il blues per suanatura non ama troppo regole fisse, nasce e si sviluppain un contesto non preordinato nei dettagli,c’è poco di formale. Tutto nasce in modo naturalee spontaneo, prendere o <strong>la</strong>sciare, terreno quasiincolto eppure a suo modo produttivo. Più chelingua scritta risulta linguaggio par<strong>la</strong>to, fatto di dialettie s<strong>la</strong>ng, che si acquisiscono con <strong>la</strong> passionedell’ascoltatore unita al ‘chilometraggio’ del musicista.L’esperienza diretta fatta di pratiche trasmesseoralmente, acquisite a orecchio, fa del blues il generetradizionale per eccellenza…Sono stati poi i bianchi a codificare, scrivendo ecercando di fissare le note sul<strong>la</strong> carta, passaggi cheperò per loro natura risultano mutevoli e soggetti avariazioni dello stato d’animo del musicista. Questapratica ha portato a forme di improvvisazione sviluppatesipoi con il jazz. Cosa sarebbe il jazz senzail blues? Probabilmente un linguaggio privo di spinadorsale… Ho ascoltato musicisti che aggirando ilblues sono saltati a piè pari nel jazz: risultato? Frasicomplesse ed esecuzioni cerebrali, frutto di puroesercizio accademico. Note che come fiume in pienasi spargono ovunque a caso. Le frasi semplicie di senso compiuto vengono considerate ovvie,troppo facili da suonare.Quando un linguaggio diventa carente nei suoitratti essenziali si stacca dalle proprie radici e diventaqualcos’altro. Come insegna Miles Davis, occorrenon solo suonare le note giuste, quelle b<strong>la</strong>ck perintenderci, ma anche evitare di suonarne troppe.Quindi saper usare il silenzio, che si traduce in unsapiente utilizzo delle pause.Immaginiamo l’ascoltatore investito da incessantiquartine di sedicesimi sparate senza respiro: è facileche si stanchi subito. Il musicista che le suonasenza ascoltarsi, al contrario, sembra proprio nonstancarsi. Può sembrare un paradosso, ma a volte<strong>la</strong> voglia di stupire, <strong>la</strong> voglia di dimostrare a tutti icosti <strong>la</strong> propria abilità in maniera autocelebrativa,sono tentazioni che – se non rego<strong>la</strong>te – possonoprendere il sopravvento. Proprio per questo il musicista,durante il suo percorso artistico, è meglioche conservi quel<strong>la</strong> sana passione di ascoltatore,soprattutto del<strong>la</strong> musica che lui stesso produce.Nel caso del blues, l’ascoltatore/musicista ne coglieil mood, gli accenti, le ulu<strong>la</strong>nti blue notes, i vibrati,tutti quei sentimenti sottintesi o apertamentedichiarati che saltano fuori dalle righe del pentagramma.Nel caso non succeda nul<strong>la</strong> di tutto ciò,prima che si covi il dubbio di non essere in gradodi emozionarsi, meglio rimettersi in viaggio, al<strong>la</strong> ricerca,altre miglia lontano. A volte è solo questionedi cercare altrove.Sì, perché spesso le note che troviamo occasionalmentesenza fatica non bastano. Occorre cercarein lungo, in <strong>la</strong>rgo, fino ai confini. Così un giorno troviamouna frase che ci muove qualcosa dentro, perchéha dei contenuti. Successioni di note e progressioniarmoniche incastonate su di una ritmica checi prende e ci porta via… Adesso sappiamo dove ecome cercare, funziona così anche con le persone,i luoghi e tutto ciò che amiamo avere intorno.Quando diventiamo consapevoli di quello che cipiace veramente abbiamo fatto un passo avanticome persone e come musicisti. Attraverso una rigidaselezione di ciò ci appassiona riusciamo anche atrasmettere qualcosa di coerente, una personalità,un nostro stile… Non è una scelta, a questo punto èuna conseguenza naturale.Ed è anche giusto che del blues non ci piacciaproprio tutto, è normale che in un genere musicalesi trovino cose che ci <strong>la</strong>sciano indifferenti. Nel bluestroviamo tutto e il suo contrario: passione e indifferenza,trasgressione e tradizione, bianco e nero,carica sessuale e astinenza forzata, religiosi gospelse profane pratiche voodoo, blues delle prigionie canti di libertà, e poi ancora walking, talking blues.Chi ‘ha un blues’, come si diceva un tempo, è unoche ha qualcosa da dire, che ha una storia vissuta inprima persona, non necessariamente triste: quellodel<strong>la</strong> tristezza del blues è un luogo comune; qui sitratta di qualcuno che comunica e che ha voglia dicoinvolgere gli altri. È forse per questo che abbiamoda subito amato il blues, è stato un amore a primavista, non certo un semplice prurito giovanile, vistoche dura ancora.Il successo del blues in tutto il mondo simbolicamenterappresenta da sempre <strong>la</strong> rivincita di unpopolo oppresso, è storia di tanti anni fa, ma èsempre bello ricordar<strong>la</strong>, perché mai come in questocaso <strong>la</strong> musica ha contribuito all’integrazione di culturediverse.E poi, nel senso strettamente strumentale, comeresistere al trasporto del ritmo, energia che ramificaulteriori stili e generi come ragtime, boogie, swing,jazz, rock, country, entra nelle canzoni e nelle bal<strong>la</strong>tefino ai mix multietnici. Un viaggio di contaminazioniinfinite perché, comunque, nel blues <strong>la</strong> stradadiventa più importante del<strong>la</strong> stessa destinazione,come nelle storie di Kerouac. Non importa se sia<strong>la</strong> strada maestra, una mu<strong>la</strong>ttiera o magari il crocicchiodel film Crossroads. Piuttosto, anche nel<strong>la</strong> vitareale è meglio evitare patti col diavolo, si rischia didovergli essere riconoscente tutta una vita. Ad uncerto punto del<strong>la</strong> nostra esistenza un incrocio, piùseriamente, ci obbliga a prendere una direzione…Altrimenti, come nel<strong>la</strong> canzone di Jimmy Cliff, ci ritroviamoseduti nel limbo [“Sitting in Limbo”], aspettandoche qualcuno ci porti lungo una strada chenon abbiamo scelto…Wow, si è fatto tardi adesso! A proposito di questacanzone, avrei dovuto par<strong>la</strong>rvi del mio nuovo cdMiles of Blues, ma non è mai facile par<strong>la</strong>re del<strong>la</strong>propria musica. Poi le note suonate talvolta diconomolto più di quelle scritte, per chi le ascolta, per chiancora ci crede…Franco Morone18chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
logblIl mondo del<strong>la</strong> musicaIn queste pagine racconterò le mie esperienzevissute nel mondo del<strong>la</strong> musica, in piccoli localifrequentati da poche decine di persone, sui grandipalchi dove ho avuto <strong>la</strong> fortuna di salire a fianco diartisti famosi. Racconterò di chitarre e mandolini,ma anche di uno strumento che mi sta molto a cuore:il bouzouki. Una specie di mandolino di grandiproporzioni con quattro corde doppie, che i grecinon accordano per quinte, ma esattamente comele prime quattro corde di una chitarra, un tono sotto:CFAD. Tuttavia, nel mondo ‘etnico’ di Mauro Paganie di Fabrizio De André, il bouzouki doveva evocaresonorità mediterranee e arabeggianti. Ecco ilperché delle accordature aperte ADAD o BEBE oaddirittura C#F#C#F#, che Mauro usava abitualmente.Ho imparato a suonare questo strumento inun modo singo<strong>la</strong>re, proprio quando ho conosciutoFabrizio De André.Fabrizio si affezionava alle persone e non si dimenticavamai degli amici. E non era neanche difficileentrare nelle sue simpatie. Lui ascoltava chiunquee dava spazio a tutti. Non aveva pregiudizi oriserve.Nell’inverno del 1990 iniziarono le prove del<strong>la</strong>tournée Le nuvole. Io ero stato reclutato da MauroPagani, che era il produttore di quell’album e con ilquale già suonavo. Per me era <strong>la</strong> prima esperienzadi quel livello ed entrare nel<strong>la</strong> band di Fabrizio DeAndré, che era sempre stato uno dei miei cantautoripreferiti, era come toccare il cielo con un dito.Il primo giorno di prove, a Mi<strong>la</strong>no, mi presentaicon tutto il mio armamentario personale, <strong>la</strong> chitarraelettrica, quel<strong>la</strong> acustica, quel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica, il mio amplificatoreMarshall, i miei effetti…Incontrai i musicisti, alcuni dei quali già conoscevo:El<strong>la</strong>de Bandini, il batterista, Naco alle percussioni,Giancarlo Parisi ai fiati, Pierre Miche<strong>la</strong>tti il bassista,Gilberto Martellieri il pianista, Michele Ascolesel’altro chitarrista. Mancava solo Mauro Pagani… inritardo.Nell’attesa pensai bene di presentarmi a Fabrizio,che ancora non conoscevo. Una stretta di mano:De André, Cordini, Naco e Pier Miche<strong>la</strong>tti nel 1991«Sono Giorgio, il chitarrista che suona con Mauro.Piacere». «Ciao» rispose. «Piacere. Mauro mi hadetto che suoni un gran bene il bouzouki».Rimasi bloccato. Mauro non poteva avermi fattoquesto. Che cosa gli aveva raccontato?! Mi guardaiintorno disperato per capire che cos’era un bouzouki,ma in realtà non l’avevo mai neppure visto. Presicoraggio e gli dissi: «Fabrizio, io non ho mai suonatoil bouzouki in vita mia. So suonare <strong>la</strong> chitarra e sevuoi posso imparare a suonarlo». Fabrizio era visibilmentecontrariato. Naturalmente non ce l’avevacon me, ma con Mauro Pagani che non gliel’avevaraccontata tutta giusta.Per me le prove erano iniziate proprio con il piedesbagliato. I primi giorni furono terribili. Mi sentivocontinuamente sotto esame e ogni giorno avvertivoche avrebbe potuto essere l’ultimo. Non fu così.Forse Fabrizio aveva apprezzato <strong>la</strong> mia onestà, <strong>la</strong>mia franchezza, e dopo una settimana già mi affidavadelle parti da suonare proprio con il bouzouki,che nel frattempo mi ero messo a studiare.Il rapporto con lui si consolidò nel tempo. Nelletournée successive, anche quando Mauro Paganinon era più con lui, venni sempre riconfermatoe rimasi a suonare chitarra e bouzouki nel<strong>la</strong> suaband fino all’ultimo. Mi diede addirittura <strong>la</strong> grandesoddisfazione di insegnargli a suonare il bouzouki.Lui ci teneva a suonarlo davvero, non a far finta,come avrebbe fatto un altro. E durante le prove del<strong>la</strong>tournée Mi innamoravo di tutto volle che andassiqualche volta a casa sua per insegnargli “Crêuzade mä” e “Jamín-a”. Era molto meticoloso e finchénon imparava bene una cosa non l’abbandonava.Al limite del<strong>la</strong> noia ripetevamo le parti decine e decinedi volte finché lui non era sicuro che gli eranorimaste in testa.Da allora fino al<strong>la</strong> fine suonò sempre quelle particon il bouzouki in concerto, e sempre con grandeprecisione.Giorgio CordiniCon Cristiano De André a Franciacorta 2010foto di Elio Berardelli19chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
crecensioniLuca FranciosoIl segno<strong>Fingerpicking</strong>.netBasterebbe un click, un indirizzo,http://www.ilsegno.info/Il_segno/Il_segno.html,tasto sinistrodel mouse e sapreste tutto de Ilsegno. Come sempre Luca Franciosonon si accontenta, non glibasta, non si limita, non si risparmia.Non resiste, deve raccontare.Il desiderio di coinvolgere realmenteil pubblico lo porta, forse,a volerlo raggiungere tramite tuttii nostri sensi (sull’olfatto e il tattoci sta <strong>la</strong>vorando…), ma principalmente<strong>la</strong> nostra testa, passandoprima per il cuore.La musica è forse <strong>la</strong> sua principaleforma espressiva, ma dicerto non le è seconda <strong>la</strong> scrittura:dal 1998 ad oggi 11 CD (conre<strong>la</strong>tivi spartiti), 2 DVD, 8 libri (dicui uno, 12 Birre – Un thriller tra ipost, pubblicato a puntate sul nostroportale), per non contare leinnumerevoli col<strong>la</strong>borazioni e iniziativeche hanno raccolto i suoipensieri, le sue emozioni, il suomondo.Un mondo che negli ultimissimianni si è anche aperto all’infanzia.La recente paternità gli hadato altri spunti, altre storie daraccontare. Di recente uscita Primadi chiudere gli occhi – 7 ninnenanne e 7 fi<strong>la</strong>strocche, dovead ogni brano strumentale corrispondeuna fi<strong>la</strong>strocca, scritta daNovel<strong>la</strong> Agostini, da leggere alproprio bimbo.Anche il web lo vede moltoattivo. Come non potrebbe, uncomunicatore come lui, non utilizzareanche i tanti canali attiviin rete: video su YouTube, unblog qui da noi, passando per unsuo sito web (http://lucafrancioso.com)ricco, fra le altre e tantecose, di foto che documentano isuoi concerti e di download gratuitidi MP3 e tab<strong>la</strong>ture. Un sitoche in questi pochi anni ho vistorinnovarsi almeno tre volte e chelo vede anche nelle vesti di webdesigner, prova del<strong>la</strong> sua irrequietezzacomunicativa e, forse,di una sua costante ricerca del<strong>la</strong>perfezione.‘Perfezione’, da non confondersicon ‘presunzione’. Non è <strong>la</strong>voglia di primeggiare, è il timoredi essere frainteso, di non riusciread esprimere con chiarezza ipropri pensieri, correndo anche ilrischio di essere amichevolmentedefinito ‘logorroico’. Anche daquesto, credo, viene il ricorso amezzi di comunicazione così diversitra loro.Ah… già… Il segno…Sì, basterebbe un vostro click,ma desidero ugualmente par<strong>la</strong>rvene(anch’io potrei esseretranquil<strong>la</strong>mente definito ‘logorroico’…).«Il segno non è solo musica eprosa, ma anche e soprattuttouna tenace convinzione. La fortee incondizionata convinzioneche c’è un unico modo per essererealmente felici, quel camminodalle direzioni troppo spessooffuscate da dubbi e incertezze:essere se stessi.”Queste alcune delle parole conle quali Luca Francioso presentail suo progetto discografico, cheha visto anche una sua evoluzionenel DVD che racconta <strong>la</strong> seratadel concerto di presentazioneufficiale.Si potrebbe, quindi, affermareche si tratta anche di un <strong>la</strong>voroautobiografico. E in questa ricercadel proprio essere, Luca si affidasenza esitazione al<strong>la</strong> propriachitarra.C’è una paro<strong>la</strong> che mi vienespesso in mente quando ascolto<strong>la</strong> musica di Luca, una paro<strong>la</strong> cheè per me una sensazione: ‘tensione’.Corde, legno, suono, dita,tutto esprime tensione. Un ‘tutto’proposto con una tecnica chitarristicacristallina, con legati, glissati,percussioni, un linguaggio disuoni che Luca control<strong>la</strong> fin nelleminime sfumature, una padronanzadello strumento raggiuntagrazie ai tantissimi concerti cheogni anno lo vedono protagonista.Dai teatri agli house concert,senza problemi, purché si suoni,purché si comunichi.Dunque… dicevamo… Il segno.“Scrigni”, “Dal fuoco”, “Roccaforte”,“Il dono”, una sequenza didodici composizioni originali, basateognuna su una idea melodicaben precisa, che si sviluppa esi racconta per poi ritornare su sestessa. Tra queste, comunque, ilbrano più significativo di questo<strong>la</strong>voro è, a mio parere, senz’altro“L’albero nel vento”, non a casoutilizzato come base per il videopromozionale. Un brano cheesprime maturità compositiva edesecutiva e che rende pienamenteil concetto di ‘tensione’ che hoprecedentemente descritto a fatica.Un CD registrato in manieraimpeccabile, con un suono di chitarralimpido e profondo al tempostesso, un suono, c’è da dirlo,che Luca è capace di rendere altrettantonelle sue esibizioni dalvivo.Incluso c’è anche un booklet,con uno scritto che accompagnai brani paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong>, «unasorta di mappa fatta di segni eimmagini attraverso cui decodificare,assieme alle note, lo scopodell’intero progetto».Sì, talvolta basta davvero unclick per aprire un mondo dalquale, poi, si fa fatica ad uscire.Pierre BensusanVividlyDadgad MusicAlfonso GiardinoC’è il mondo del<strong>la</strong> chitarra acustica.E c’è Pierre Bensusan.C’è chi suona in DADGAD.E c’è Pierre Bensusan.C’è chi ha un paio di buoneidee compositive.E c’è chi, come Pierre Bensusan,può permettersi di pubblica-20chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
cCon questi suoi otto arrangiamentidi brani di Michael Jacksonl’eclettico Stefano Mirando<strong>la</strong> havoluto intraprendere un nuovoviaggio musicale, forte del suoricco bagaglio musicale e tecnico.La sua originaria formazionesul<strong>la</strong> chitarra c<strong>la</strong>ssica, al<strong>la</strong> qualeha affiancato prima il jazz e poi<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> chitarra fingerpicking,brasiliana e anchef<strong>la</strong>menca, gli ha consentito di realizzarequesta sua ultima produzionediscografica, datata 2010,con <strong>la</strong> mente, diciamo così, liberadagli inevitabili condizionamenti‘pop’ dei quali si potrebbe esserevittime quando ci si trova di frontea tali successi p<strong>la</strong>netari.L’approccio seguito da Mirando<strong>la</strong>ha, così, privilegiato l’aspettoartistico di queste composizionidi e per MJ, confrontandosicon esse nello spirito del musicistacurioso e scevro da qualsiasipreconcetto snob, che è riuscitoad inquadrarle nel<strong>la</strong> loro realeessenza di veri e propri standardmoderni, al di là del<strong>la</strong> sempliceveste ‘popo<strong>la</strong>re’.Conosciamo bene queste melodie,le armonie complesse, gliarrangiamenti sofisticati, ricchi digroove e di soluzioni musicali chehanno fatto scuo<strong>la</strong>. Affrontare untale repertorio non è certo impresafacile: non si tratta di una sempliceriproposizione di c<strong>la</strong>ssiciche, nel tempo, hanno visto cosìtante interpretazioni da far quasiperdere, in un certo senso, <strong>la</strong> loroversione originale nel ricordo collettivo.Possiamo, quindi, capire bene<strong>la</strong> difficoltà per un chitarrista, perdi più acustico, di riuscire a renreun <strong>la</strong>voro del calibro di questonuovissimo Vividly dopo averappena messo in commercio uncofanetto composto da ben diecialbum, che racchiude i trent’annidi carriera di questo straordinariomusicista.Perché è di questo che parliamo,di un grande artista, che suonain modo unico, con una vocechitarristica davvero personalee una voce da cantante che <strong>la</strong>maggior parte degli strumentistinon può far altro che invidiargli.Il suo chitarrismo è fatto di grandefeeling accompagnato da unatecnica sopraffina. Il fraseggiosempre contrappuntato mette inrisalto una melodia chiara e leggerache si fonde al<strong>la</strong> perfezionead un oceano di suoni provenienti,sempre e solo, da un unicostrumento.Per fortuna c’è chi non ragionaancora solo in termini di mp3ma ci rega<strong>la</strong> perle come questosplendido disco, <strong>la</strong> cui traccia diapertura “Veilleuse” vale da so<strong>la</strong>il prezzo dell’acquisto. Tutto il <strong>la</strong>vorocomunque è molto vario e dialtissimo livello. Dopo trenta annidi carriera senza una sbavaturae senza discese a compromessicommerciali, ci si aspetterebbeuna flessione, invece il suo mododi suonare è sempre più ricco:“Dadgad Café” potrebbe tranquil<strong>la</strong>menteessere uno standardjazz, <strong>la</strong> complessità del fraseggioè davvero impressionante,nei suoi brani si ascoltano echidi musiche di mezzo mondo, dalF<strong>la</strong>menco al Blues al Jazz allemusiche popo<strong>la</strong>ri di tanti paesi, iltutto fuso in unico blocco con soprastampato il suo nome.Da sottolineare anche il fattoche tutto il <strong>la</strong>voro sia un continuoalternarsi di brani strumentalie cantati, dove le parti cantate,molto belle e intense, sono supportateda un <strong>la</strong>voro di tessituramusicale di altissimo livello. Alcunecomposizioni con <strong>la</strong> vocesono bellissime, basti ascoltare“Le Chien Qui Tourne”, “The In-Between” o il valzer di “La JavaDu Concessionaire”.Non abbiamo molte parole perdescrivere il disco, <strong>la</strong> musicacome questa va solo ascoltata.Daniele BazzaniStefano Mirando<strong>la</strong>Michael Jackson On Guitarwww.stefanomirando<strong>la</strong>.comdere appieno l’insieme di sensazionie di suggestioni che unascoltatore contemporaneo haancora ben vivo e presente.Dopo l’ascolto di questo CD, riteniamodi poter tranquil<strong>la</strong>menteaffermare: «Missione compiuta,Stefano Mirando<strong>la</strong> è riuscito nelsuo intento!»Anche grazie ad un’attentascelta dei brani proposti, alternandoa ormai veri e propri c<strong>la</strong>ssicidel<strong>la</strong> dance music (da ‘BillieJean’ a ‘Thriller’) alcuni dei momentipiù poetici dell’intera produzionedi MJ (‘Liberian Girl’ e ‘IJust Can’t Stop Loving You’ soprattutto),l’ascolto scorre via piacevolmente,riuscendo a goderepienamente dei raffinati arrangiamentirealizzati da Mirando<strong>la</strong>,senza assolutamente rimpiangerel’originale.Alfonso GiardinoNel<strong>la</strong> sezione Video del nostroportale è possibile vedereStefano Mirando<strong>la</strong> eseguire duedei brani presenti in questo CD,‘Thriller’ e ‘Human Nature’, con <strong>la</strong>possibilità di scaricare anche <strong>la</strong>videolezione del primo dal<strong>la</strong> sezioneShop.Giorgio CordiniI fiori di Faber<strong>Fingerpicking</strong>.net«Saepe nomina sunt consequentiarerum» dicevano i nostriavi, a sottolineare come, talvolta,il senso (come anche il destino)di cose e persone («In nomenomen») possa essere iscrittonel loro nome. Non sorprende,dunque, che Giorgio Cordini sinutra e ci nutra di chitarre, bouzouki,mandolini & Co. Sorpren-21chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
cdono, invece – piacevolmente - <strong>la</strong>sapienza, <strong>la</strong> cura, l’attenzione, ilgarbo con i quali egli riesce a toccaree far vibrare le sue e le nostrecorde.Cordini è musicista colto, preparato,intenso, sensibile. <strong>Fingerpicking</strong>.net– che ‘firma’ questosuo I fiori di Faber, artisticamenteprodotto dallo stesso Cordini e daReno Brandoni – non lo scoprecerto oggi. Oggi, semmai, trovaulteriore, felice, conferma unapartico<strong>la</strong>re (e assai rara) qualitàdi questo musicista: il suo nonrubare mai <strong>la</strong> scena al<strong>la</strong> musica,ma <strong>la</strong>sciare sempre a lei il centrodel palco. È lui che è lì perlei: non viceversa. E, attraversodi lei, Cordini è lì per tutti noi cheascoltiamo. Si appassiona. Ciappassiona. Un musicista chesta al<strong>la</strong> musica come l’ordito aun arazzo nel quale domina <strong>la</strong>trama: c’è, ma non si vede. Eppure,senza di lui, l’immagine nonesisterebbe e l’arazzo non ‘significherebbe’.Non conosco personalmenteCordini (purtroppo),ma dai profumi che emanano Ifiori di Faber credo di poter direche ciò sia parte del<strong>la</strong> sua natura,del<strong>la</strong> sua personale via all’analisi(costruzione e ri-costruzione),al<strong>la</strong> scrittura (composizione e ricomposizione)e all’esecuzione.Del suo essere nel<strong>la</strong> musica eper <strong>la</strong> musica.Qualità che si esalta nel momentonel quale egli si confrontacon il songbook di un altro autore.Se, poi, a questo autore(Fabrizio De André) lo unisceun legame antico, profondo epartico<strong>la</strong>rmente artico<strong>la</strong>to (Cordiniè stato in tour con De Andréper quasi tutti gli anni ’90; vantaun’amicizia con Mauro Paganiche risale addirittura al<strong>la</strong> fine deglianni ’60; ha col<strong>la</strong>borato con<strong>Massimo</strong> Bubo<strong>la</strong> – co-autore dimolti grandi successi del musicistagenovese – e con Cristiano DeAndré; è tra i fondatori di una tributeband che si chiama Mille AnniAncora e fondatore-ispiratore diun ensemble, La Picco<strong>la</strong> OrchestraApocrifa, che esegue dal vivol’intero La buona novel<strong>la</strong> insiemea un florilegio di brani del grandeFaber), si capisce che – per suae nostra fortuna – Cordini è il musicistagiusto, nell’album giusto,di un repertorio giusto.Due elementi, su tutti, lo confermano(se ancora ve ne fossebisogno): <strong>la</strong> scelta dei brani;l’architettura degli arrangiamenti.I fiori di Faber, infatti, non è unalbum ‘dèjà vu’, con una ‘semplice’selezione del meglio di DeAndré. È un viaggio, che nessunofino ad oggi aveva ancoraimmaginato, nel nobile repertoriodi Faber, visto attraverso i ‘fiori’citati nelle sue canzoni. Citazionimai casuali, né occasionali, masempre di alto valore poetico edi forte valenza simbolica. C’è,dunque, un fil rouge intenso, chesegna<strong>la</strong> (e offre) pensiero, poetica,profondità, senso. Stessacosa vale per gli arrangiamenti.Solo ad un ascolto disattento einconsapevole essi possono apparireeccessivamente ‘filologici’,‘didascalici’ quasi. Sono, invece,tutt’altro. Sono rigorosi. Di quelpartico<strong>la</strong>re, alto, rigore al qualeobbliga <strong>la</strong> poesia. Rigore di forma,metro, immagine, lessico,accento, colore. Lo stesso rigoredi meditazione, assimi<strong>la</strong>zioneed esecuzione che (quando ci siconfronta con un repertorio c<strong>la</strong>ssico,qual è – nel suo spazio – <strong>la</strong>musica di De André) consente difar vivere e respirare <strong>la</strong> ‘pagina’e far cogliere, persino agli scettici,<strong>la</strong> differenza che c’è tra fareed essere musica. Rigore che cichiede non solo di sentire, ma,soprattutto, di ascoltare.Un ultimo, brevissimo, suggerimento:se vi avvicinate a I fiori diFaber (e consiglio caldamente difarlo), partite dall’ultima traccia,quel<strong>la</strong> che dà il titolo all’album eche è l’unica firmata da GiorgioCordini (in coppia con CosimoSaponaro). Capirete subito dicosa sto par<strong>la</strong>ndo. Benvenuti nelgiardino (incantato) dei Faber-Cordini.Giuseppe CesaroThe Rough Guide to Jazz andBlues LegendsRobert Johnson & MuddyWatersRecensione unica per due diversiCD (in realtà sono quattro)del<strong>la</strong> stessa col<strong>la</strong>na “TheRough Guide to Jazz and BluesLegends”: i leggendari bluesmanRobert Johnson e Muddy Watersentrano a far parte del catalogodel<strong>la</strong> immensa collezione “MusicRough Guides”, che vede rappresentatele musiche di moltipaesi del mondo. Di solito i CDcontengono raccolte di musicatradizionale del paese in questione;in questa serie specificainvece, come a voler sottolinearel’importanza dei personaggi, unintero <strong>la</strong>voro è dedicato al singoloartista: andiamo a vedere di cosasi tratta.Robert JohnsonWorld Music <strong>Net</strong>workEgea DistributionSi tratta di registrazionistoriche. Robert Johnson non haprobabilmente bisogno di presentazioni:nell’iconografia blues,che lo meriti o meno, è a lui che sifa riferimento. Le poche immaginiche lo ritraggono, le storie dipatti con il diavolo, <strong>la</strong> prematurascomparsa a soli ventisette anni,<strong>la</strong> straordinaria musica rimasta,ventinove brani dalle sole cinquesedute di registrazione, tutto haconcorso a costruire una leggendache è destinata a durare.Il CD contiene venti branied è ottimo per avere una raccoltaquasi completa del <strong>la</strong>vorodell’artista, o anche solo peravvicinarsi al<strong>la</strong> sua opera.22chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
arartistiI ‘colori del<strong>la</strong> notte’ di Alex Di Reto cantautoreDel<strong>la</strong> sua prima opera, il video didattico Lachitarra slide, Marco Manusso ha scritto su Chitarrenel luglio 2002: «Dal punto di vista didattico AlexDi Reto è estremamente comprensibile, chiaro edesegue con precisione ogni esempio musicale,senza dare nul<strong>la</strong> per scontato». E sempre suChitarre, nel dicembre 2006, Mario Giovannini hadetto del suo primo CD My Own Song: «Alex, cheè un ottimo intrattenitore (da vedere dal vivo percredere) alterna sapientemente brani originali adarrangiamenti di standard blues, pezzi strumentalia cantati, mettendo in mostra una buona venacompositiva e un eccellente gusto per <strong>la</strong> melodia».La stessa chiarezza, <strong>la</strong> stessa leggerezza daintrattenitore, <strong>la</strong> stessa vena compositiva e melodicache ritroviamo oggi amalgamate e rafforzatenel nuovo album Night Colors, che presenta unrepertorio tutto di canzoni originali, voce, chitarra earmonica, dove Alex mostra di aver trovato una suastrada ben riconoscibile, compiuta e omogenea:un songwriting agile ed efficace, con un personaleandamento <strong>la</strong>id back, dove le evidenti radici folkblues confluiscono con continuità e naturalezzain una personale visione del filone Americana. Neparliamo a caldo con lo stesso interprete, di fronteal suo <strong>la</strong>voro fresco di stampa e pronto per uscire.Allora Alex, terminato il CD Night Colors?Dopo più di un anno ho finalmente realizzato il CD:è stato un processo lento, pieno di ripensamenti emodifiche, i miei brani erano in continuo divenire!Cosa intendi?Intendo dire che non sono partito da un progettodefinito. Mi sono ritrovato una quindicina di branicomposti negli ultimi due-tre anni, che ho iniziatoa registrare circa un anno e mezzo fa. Li hoprima arrangiati voce e chitarra, poi in duo conun batterista, poi volevo elettrificarli e suonarlicon <strong>la</strong> band… Si sono modificati nel tempo, e conl’aggiunta dell’armonica hanno finalmente raggiunto<strong>la</strong> connotazione giusta, dello stile che io chiamo:una voce, una chitarra e una storia.Perché il disco s’intito<strong>la</strong> Night Colors?S’intito<strong>la</strong> Night Colors perché quasi tutti i brani liho composti nelle ore notturne: condividono tutti <strong>la</strong>stessa atmosfera intima e contemp<strong>la</strong>tiva, che solo<strong>la</strong> notte può darti. Spesso parlo a me stesso.Quanti brani suoni?Sono dodici brani che trattano temi sociali,re<strong>la</strong>zionali. Alcuni sono legati a storie personali, altrifrutto di fantasia, alcuni divertenti, altri meno.Perché scrivi le tue canzoni in inglese?Ho vissuto in Canada durante gli annidell’adolescenza. Lì ho iniziato a suonare <strong>la</strong>chitarra ed ho ancora legami con quel paese. Hosempre pensato che <strong>la</strong> lingua inglese sia idealeper il genere folk blues, in termini di cadenza eritmo. Basta pensare alle origini del country blues,dove il par<strong>la</strong>to era fortemente ritmico, in rispostaal<strong>la</strong> chitarra marcatamente percussiva. Secondome <strong>la</strong> lingua italiana si presta di più a una musicamelodica, meno pulsante.Sei soddisfatto del CD?Sono soddisfatto dei testi e degli arrangiamenti instile folk blues, soprattutto felice di essere riuscito acogliere il giusto spirito, grazie al fatto di aver potutoregistrare tutti i brani a casa. Tecnicamente invecenon si può mai essere soddisfatti, <strong>la</strong> tecnologiadigitale non ha limiti! Importante è stato l’editing e ilmastering in studio.Quando e dove verrà pubblicato Night Colors.A giorni sarà disponibile su <strong>Fingerpicking</strong>.net, suiTunes e altri siti online.Andrea CarpiAlex Di reto a ferentino Acustica 2010foto di Alfonso Giardino24chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
arL’albero del<strong>la</strong> chitarra acusticaartistiarSalve a tutti! Quello che andiamo a presentareè qualcosa che ci sarebbe piaciuto avere, ma nonc’era, quindi lo abbiamo compi<strong>la</strong>to. Forse vi saràcapitato di vedere quegli alberi genealogici dedicatia questo o quel genere musicale: sotto forma di piantasi parte dal<strong>la</strong> radice di uno stile per arrivare atempi recenti, percorrendone <strong>la</strong> storia. Ne abbiamopensato uno dedicato al nostro strumento, <strong>la</strong> chitarraacustica, ed eccolo: nelle pagine seguentie, atutta pagina.Per compi<strong>la</strong>rlo è servito parecchio tempo ed èstato necessario consultare testi e musicisti chehanno una profonda conoscenza del genere, masappiamo bene quanto un foglio così sintetico possaessere limitato e limitante. È quindi obbligatoriauna breve introduzione scritta per evitare confusionee fraintendimenti.Una domanda frequente che ci sentiamo rivolgereè quel<strong>la</strong> riguardante il percorso storico del<strong>la</strong> chitarrafolk, soprattutto di quel<strong>la</strong> dedicata al fingerstyle(il f<strong>la</strong>tpicking è qui presente ma meno approfondito):chi posso ascoltare? Da dove viene questo oquello? Molti avrebbero voglia di studiare il tema manon sanno da dove iniziare: speriamo che questopossa essere uno stimolo a farlo.Iniziamo con il dire che questa è <strong>la</strong> ‘nostra’ visionedel percorso del<strong>la</strong> chitarra acustica nel 1900: se il<strong>la</strong>voro fosse fatto da cento persone diverse, sarebbedifferente ogni volta. Alcuni nomi saranno dimenticati,altri <strong>la</strong>sciati fuori, i generi musicali raggruppatiin maniera grosso<strong>la</strong>na e a volte forzata. Speriamonessuno se ne abbia a male, non è una c<strong>la</strong>ssifica oun saggio, è un orientamento per chi volesse approfondire<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> sei corde in metallo e avere aportata di mano un sommario quadro generale.I collegamenti fra i generi e i musicisti sono solo indicativi.È praticamente impossibile definire quantee quali possono essere le influenze di ogni singolochitarrista, a volte sono talmente tante e inaspettateche a riportarle tutte si creerebbe un’indecifrabileragnate<strong>la</strong>, più che uno schema.E sarebbe comunque impossibile trovare cosaha influenzato chi. Ci siamo quindi limitati a unoscheletro, per fornire un mezzo di locomozione,all’interno del mondo acustico, a chi ne fosse sprovvisto.Non è un testo approfondito, ma potrebbe esserel’occasione per procurarsene uno e sviscerare iltema.Quello che si intuisce è che, fra <strong>la</strong> finedell’Ottocento e l’inizio del Novecento, alcuni elementidi base come <strong>la</strong> parlor guitar (‘chitarra dasalotto’), <strong>la</strong> musica dei minstrel show, il ragtime, <strong>la</strong>musica dei Monti Appa<strong>la</strong>chi (con il banjo nelle sueforme diverse, il fiddle e <strong>la</strong> sua storia americanache ne devia il percorso britannico, il dulcimer) epiù avanti <strong>la</strong> musica hawaiiana con il <strong>la</strong>p style e leaccordature aperte, tutto si è fuso insieme in percentualicasuali e sconosciute dando linfa vitale aquesto strumento così affascinante e vario, che haavuto per protagonisti musicisti diametralmente opposticome Robert Johnson e Leo Kottke, ReverendGary Davis e Tommy Emmanuel, Michael Hedges eMerle Travis, Doc Watson e Pierre Bensusan.Una storia sempre più ricca e complessa chenon è certo finita, anzi sembra vivere un momentodi splendore, e che vogliamo celebrare con questopiccolo omaggio, sperando di non ricevere criticheper gli errori e le interpretazioni ma apprezzamentiper lo sforzo fatto.Il <strong>la</strong>voro è solo iniziato, sarà lo spunto per una seriedi articoli di approfondimento dedicati a questo oquel tema, che potrete anche scrivere e sottoporci,se vi facesse piacere e aveste cose interessanti dadire.Stiamo anche <strong>la</strong>vorando a qualcosa di simile dedicatoal<strong>la</strong> chitarra elettrica, lo diciamo per incuriosirvi,sappiate che è già in cantiere.Buona arrampicata!Rev. Gary Davis, Archivio GrossmanDaniele BazzaniLascia un commento25chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciScarica l’immagine
arartistiRob Po<strong>la</strong>ndIntervista al fondatore del<strong>la</strong> CandyRat RecordsRob Po<strong>la</strong>nd porta una ventata di ottimismo nelmondo del<strong>la</strong> musica per chitarra acustica, graziealle fortune del<strong>la</strong> sua etichetta CandyRat Records,coraggiosamente dedicata alle nuove tecniche chitarristichee alle giovani generazioni di musicistidel<strong>la</strong> cosiddetta ‘chitarra acustica contemporanea’.In questa intervista ci racconta del<strong>la</strong> nascita dell’etichettanel 2005 intorno al talento di Don Ross, del<strong>la</strong>sua ferma fiducia nel<strong>la</strong> forza di Internet e dei nuovimezzi di comunicazione, del<strong>la</strong> grande visibilità cheYouTube offre agli artisti e del<strong>la</strong> paralle<strong>la</strong> importanzadei concerti dal vivo, del<strong>la</strong> fondata speranza chesempre di più il pubblico acquisterà musica attraversoi nuovi sistemi di vendita online.Nel 2005 hai fondato CandyRat Records, un’etichettacompletamente dedicata al<strong>la</strong> musicaper chitarra acustica. Apparentemente, una verasfida. Come hai avuto l’idea, e qual è il motivo diun nome così curioso?L’idea mi è venuta mentre promuovevo alcuni concertidi Don Ross negli Stati Uniti. Mentre guidavotra uno show e l’altro, Don mi informò che l’etichettacon cui era sotto contratto stava eliminando <strong>la</strong>parte di produzione legata al<strong>la</strong> musica strumentale,e che quindi anche lui sarebbe stato libero. Al tempoio avevo già maturato un’esperienza decennalenell’impresa di famiglia e le cose non andavano tantobene, quindi ero in cerca di un nuovo businessda mettere in piedi. Ho offerto a Don Ross di creareun’etichetta e di produrre <strong>la</strong> sua musica, lui ha accettatol’offerta e subito dopo ho fondato l’aziendacon l’aiuto di mio padre, che è anche socio dell’etichetta.Quando il giro di affari è diventato più grande,è intervenuta anche mia moglie Holly a <strong>la</strong>vorarea tempo pieno per aiutarmi. Il nome CandyRatRecords è soltanto un dominio che era disponibilesu Internet, sfortunatamente non c’è nessuna storiainteressante collegata al nome.Rob Po<strong>la</strong>nd (in piedi) in studio con il batterista Steven Gillis,il chitarrista Andrew White e il produttore Vijay Tellis-NayakCandyRat ha prodotto una sessantina di <strong>la</strong>voridi musicisti come Don Ross, Andy McKee,Antoine Dufour e di molti altri giovani chitarristidel<strong>la</strong> generazione del<strong>la</strong> cosiddetta ‘chitarra acusticacontemporanea’. Ci puoi raccontare qualcosadel tuo interesse per questa <strong>nuova</strong> musicae per queste nuove tecniche?Attualmente, CandyRat ha 56 album e 5 DVDnel suo catalogo. Il mio interesse personale per <strong>la</strong>musica è semplice, mi piace ascoltare musica. Moltissimevolte ho una reazione fortemente emotivaascoltando <strong>la</strong> musica dell’etichetta, e questo è il motivoal<strong>la</strong> base dell’aver<strong>la</strong> creata: amavo così tanto <strong>la</strong>musica di Don Ross che volevo sentire più musicaper chitarra, così ho iniziato a mettere sotto contrattoper <strong>la</strong> CandyRat altri chitarristi che poi hannosuonato altra grande musica. Per quanto riguardale nuove tecniche… io sono cresciuto suonando eamando lo strumento chitarra, ed è davvero belloper me vedere il progresso delle nuove tecniche el’alto livello di abilità raggiunto oggi. Ed è una bellissimasensazione quel<strong>la</strong> di sapere che stiamo aiutandoquesto tipo di musica ad essere ascoltato daun pubblico più ampio.Don Ross28chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLa maggior parte dei musicisti CandyRat provienedagli Stati Uniti e dal Canada, ma ce nesono diversi anche europei, per non menzionare‘l’angolo italiano’ rappresentato da Forastiere,Barone e Altamura. È un panorama internazionale…Sì, è meraviglioso che Internet abbia permesso acosì tanti grandi chitarristi di tutto il mondo di trovareCandyRat. E allora anche noi possiamo usare Internetper cercare di aiutarli a sviluppare il loro fanbaseinternazionale. Ci sono alcuni artisti CandyRatche io non ho mai incontrato personalmente, macon cui sono in contatto solo per e-mail, telefonoe Skype. Questo è un altro modo in cui le nuovetecnologie ci aiutano nel business musicale di oggi.
Rob Pol<strong>la</strong>ndarsuona meno dal vivo.Andy McKeeFin dal principio tu hai fortemente creduto nel<strong>la</strong>forza di Internet e dei nuovi media, e il canaleYouTube di CandyRat oggi è il numero 58 nel<strong>la</strong>top100 del<strong>la</strong> categoria “Musica Globale”, conoltre 130.000 iscritti. Ti aspettavi un successocosì fenomenale, e cosa hai fatto per poterloraggiungere? (Sembra che i vostri non sianosemplici clienti, ma veri e propri fan dell’etichetta…)Sì, molti fan del<strong>la</strong> CandyRat sono veramente fedeliall’etichetta. Questo contraddice tutte le bruttestorie che abbiamo sentito e visto sul<strong>la</strong> stampa aproposito del<strong>la</strong> vita recente delle etichette discografiche.Inoltre, i nostri fan comprano più album chesingoli, e questo è un altro dato in controtendenzarispetto al resto dell’industria discografica, che oggivende più singoli che album. Questo perché noi abbiamofan che vogliono veramente <strong>la</strong> musica cheproduciamo, e che sono fedeli agli artisti che hannoscelto di seguire. Noi comunque <strong>la</strong>voriamo sodoper far uscire CD che siano di grande qualità dal<strong>la</strong>prima all’ultima traccia. Anche se non mi sarei maiaspettato un tale successo per il canale YouTube,sapevo che mostrare questa musica ad un pubblicopiù <strong>la</strong>rgo ci avrebbe portato molti fan. All’inizio del<strong>la</strong>nostra storia su YouTube siamo stati molto fortunaticon uno dei primi ‘video virali’ di Internet, il pezzo“Drifting” di Andy McKee: ci ha aiutato con il passaparo<strong>la</strong>per questa musica e ci ha fatto guadagnaremolte sottoscrizioni. Con il progressivo crescere delpubblico di YouTube nel mondo siamo cresciuti anchenoi, ne abbiamo beneficiato e il nostro pubblicocontinua a crescere ancora.La discografia e distribuzione internazionaleadduce tutte le colpe a Internet, e in effetti diventaogni giorno più facile scaricare musica evideo gratis. Per <strong>la</strong> tua esperienza, quanto nuoceil download illegale al business musicale?Credi che <strong>la</strong> pirateria potrà essere mai fermata?Non so per certo se sarà mai fermata, ma pensoche adesso ci siano talmente tante buone possibilitàlegali, che sempre più persone iniziano a comprarelegalmente <strong>la</strong> musica nei negozi digitali, invece discaricar<strong>la</strong> illegalmente. Penso che abbiamo toccatoil fondo e che per questo col passare del tempo nonpotrà che andare meglio. Sono state istituite multeconsiderevoli per scoraggiare il download illegalenon solo per <strong>la</strong> musica, ma per tutte le forme di proprietàintellettuale online, come libri, film, giochi etutti i tipi di software.Tu vendi CD in tutto il mondo: come va <strong>la</strong> battagliatra copia fisica e download digitale? Chivince?Ha già vinto il digitale. Le vendite dei CD stannointorno al 15-20% del mercato totale, e anche noisiamo su quel<strong>la</strong> strada.Cosa consiglieresti di fare (e non fare) a ungiovane chitarrista che sta iniziando adesso <strong>la</strong>sua carriera?Gli consiglierei di fare quello che vuole, in unaprecisa direzione musicale. Cercare di essere unicoa modo suo. Registrare un demo, suonare qualcheconcerto e vedere quale è <strong>la</strong> reazione del pubblicoal<strong>la</strong> musica e al<strong>la</strong> performance dal vivo. Se vamolto bene dal vivo o su Internet, allora c’è un mercatoper lui e deve continuare così. Se <strong>la</strong> reazionenon è buona, allora bisogna capire se va modificatoqualcosa, cambiare e ritentare. Molte cose buonehanno bisogno di tempo per svilupparsi, perciò nonbisogna avere paura di provare <strong>la</strong> novità e insistere.Stefania BenigniLa visibilità che YouTube offre agli artisti èenorme, ma che ne pensi dei concerti dal vivo?Sono altrettanto importanti?Molto importanti! I fan vogliono avere l’opportunitàdi vedere i loro artisti preferiti suonare dal vivo.Penso che i musicisti che suonano molto in tour abbianoun pubblico e vendite maggiori rispetto a chi29Antoine Dufourchitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
arartistiTommy Emmanuel a Roma Onstage & BackstageSe si ha <strong>la</strong> fortuna di trovarsi nel backstage di unconcerto di Tommy Emmanuel si vuole fare unacosa, prima di tutto: condivider<strong>la</strong> con altri. Ed è proprioquello che faremo, par<strong>la</strong>ndodel nuovo albume riportando brevemente le piccole cose che ci haraccontato prima dello show al Teatro Tendastriscedi Roma, spettacolo nuovo anche per noi che lo abbiamogià visto tante volte. Perché questa volta nonè da solo sul palco, ma accompagnato da una banddi musicisti australiani.Il backstageTommy ci accompagna sul palco, interrompendo<strong>la</strong> cena che deve ancora finire, vuole mostrarcigli strumenti che utilizzerà in concerto, sa beneche siamo abituati a vederlo con una so<strong>la</strong> chitarra,massimo due. Entrando a sa<strong>la</strong> vuota avevamo giàvisto il bel palco del Tendastrisce di Roma pieno distrumenti: tastiere, due postazioni per i chitarristi,Tommy e il bravo Simon Hosford, batteria e basso.Salendo le scale che portano al palco troviamo <strong>la</strong>rastrelliera con le acustiche ed elettriche di Tommye il banco del suo tecnico personale, sempre prontoa passargli <strong>la</strong> chitarra che userà sul brano successivo,accordata e pronta, ci saranno molti passaggidi strumenti.La prima che prende è <strong>la</strong> sua fida Fender Telecasterdel 1966, piuttosto rovinata in quanto a finitura,equipaggiata con tre pickup Bartolini attivi, glistessi che troveremo sull’altra Telecaster, una CustomShop blu del 1993 costruita per lui. La terza èuna <strong>nuova</strong> Maton elettrica, una semiacustica dalloTE on stage, foto di Simone Cecchettisplendido suono che forse utilizzerà più avanti.Le chitarre passano da una pedaliera che, conuno switch Lehle, seleziona gli amplificatori perelettriche o il piccolo Aer che usa per l’acustica. Ivalvo<strong>la</strong>ri sono un Fender Blues De Ville Hot Rod eun Fender The Twin, ma solo l’Hot Rod è microfonato.Ci scusiamo se alcune informazioni sono incomplete,ma il giro è stato velocissimo ed è statopossibile solo grazie al<strong>la</strong> cortesia di Tommy. Nonsi può considerare vera intervista e non c’è stato iltempo di chiedere tutto quello che avremmo voluto.Nel<strong>la</strong> pedaliera ci sono due overdrive, uno è il celebrepedale giallo del<strong>la</strong> Boss, il Super Overdrive,l’altro è un Nobles Distortion, Tommy li usa singo<strong>la</strong>rmentecon poco Gain e a volte insieme, quandovuole un suono più lungo e compresso. Splendidisuoni, comunque. Ha anche degli switch con suonipreimpostati su un piccolo rack che tiene alle suespalle, utilizza un Chorus, un De<strong>la</strong>y, uno S<strong>la</strong>p BackDe<strong>la</strong>y molto breve e può inserirli a suo piacimento.L’accordatore è il Polytune del<strong>la</strong> TC Electronics, ilresto riguarda le acustiche. Come al solito sono tutteaustraliane Maton, c’è una <strong>nuova</strong> EBG808 cheporta il suo nome, molto bel<strong>la</strong>, e una che sembrauna Jumbo, ma è nel<strong>la</strong> rastrelliera e non abbiamo iltempo di veder<strong>la</strong>, siamo al buio.Poco tempo per capire ma molto per godere,Tommy suona solo per noi una splendida versionesolista di “Moon River” con <strong>la</strong> Maton elettrica, e cidelizia con un breve medley di canzoni che suonavaChet Atkins, fra cui <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> “Chaplin in New Shoes”,per dimostrare <strong>la</strong> versatilità del<strong>la</strong> chitarra e checon quel<strong>la</strong> riesce a tirar fuori il suono del compiantochitarrista di Luttrell, Tennessee. Ma dobbiamo tornareai camerini perché il tempo stringe.Due parole con l’altro chitarrista, Simon Holford,ci portano a conoscenza del suo setup: due piccoliFender Blues De Luxe del<strong>la</strong> serie Hot Rod cheusa stereo, con un Eventide che crea un ritardo costantedi 20 millisecondi per al<strong>la</strong>rgare ulteriormenteil suono. Un altro Eventide è utilizzato per i de<strong>la</strong>ysugli assoli, e i due distorsori sono un Suhr Riot eun Wampler Plextortion, mentre il chorus è del<strong>la</strong> VoodooLab.Il concertoL’inizio è come al solito folgorante, Tommy, acc<strong>la</strong>matodal pubblico, entra armato del<strong>la</strong> so<strong>la</strong> sei cordeacustica e attacca con “The Tall Fiddler”, branoche ormai da tempo usa per aprire i suoi spettacoli.A seguire molti pezzi fra cui un medley di canzonidi Merle Travis (“Nine Pound Hammer”, “SaturdayNight Shuffle”, “Sixteen Tons”) e uno di pezzi deiBeatles, si va da “Here Comes The Sun” all’ormaicelebre binomio “Day Tripper/Lady Madonna”.Il pubblico è in visibilio e <strong>la</strong> serie prosegue con <strong>la</strong>band che sale sul palco, inizialmente i quattro suonanosolo degli ovetti/shaker e cantano con Tom-30chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Tommy Emmanue<strong>la</strong> Romaarmy, ma dal brano successivo <strong>la</strong> musica cambia.La band, formata da Robbie Little al basso, KevinMurphy al<strong>la</strong> batteria, il già citato Simon Hosford allechitarre e Ashley Crick alle tastiere, ha un gran tiro,Hosford si alterna fra acustica ed elettrica, è davveromolto bravo, e il bassista ha anche un contrabbassoelettrico che usa su alcuni brani. Quelloche notiamo è che Tommy si diverte come un matto,dopo anni e migliaia di concerti da solo, si percepisce<strong>la</strong> necessità che ha di condividere il palco, delresto <strong>la</strong> sua carriera è cominciata così, tutti i suoiprimi album erano elettrici. Il concerto prosegue suquesta falsariga e il bis è suonato ancora acustico,come potevamo immaginare e per <strong>la</strong> gioia dei presenti.Non possiamo nascondere che è difficile migliorarequalcosa di praticamente perfetto, Tommyda solo sul palco rega<strong>la</strong> emozioni indescrivibili, <strong>la</strong>presenza di altri musicisti sembra quasi “nascondere”<strong>la</strong> sua grandezza, anziché valorizzar<strong>la</strong>, ma se alui sta bene così, va bene anche a noi.Daniele Bazzani nel backstage di TEfoto di Simone CecchettiIl discoLittle By Little è il nuovo, splendido doppio <strong>la</strong>vorodel chitarrista australiano, nel<strong>la</strong> sua lunga carrieraha pubblicato otto album elettrici e tre acustici, piùdiversi live, raccolte, dvd didattici e non. Qui nonè da solo, ma ha una band che lo accompagna indiversi momenti, tutti musicisti di Nashville, città incui Tommy vive ormai da qualche anno quando nonè in tour. Troviamo il grande Victor Wooten al basso,fra gli altri. Quello che colpisce al primo ascolto è <strong>la</strong>facilità con cui <strong>la</strong> sua musica e il suo stile emergonoormai prepotentemente in ogni occasione, caratteristicaquesta dei grandi musicisti. Molto bel<strong>la</strong> <strong>la</strong>traccia di apertura “Halfway Home”, come “The JollySwagman”, “Locomotivation” e “Welsh Tornado”,dedicata al giovane talento gallese Gareth Pearson.Il <strong>la</strong>voro è molto vario, troviamo brani che suonada tempo in concerto, ma rivisti e arrangiati con <strong>la</strong>band, come “Guitar Boogie”, che lo vede duettare inmaniera strepitosa con il basso di Victor Wooten; cisono strumentali suonati con grandi chitarristi comeJohn Knowles e Doyle Dykes, e canzoni cantate daaltri amici come Pam Rose e Rick Price. Il tutto risultain un insieme complessivamente vario e omogeneo,gradevole da ascoltare nonostante i due cd.Inutile dire che i momenti più intensi sono quelli incui Tommy, in splendida solitudine, ci rega<strong>la</strong> <strong>la</strong> suamusica.Interessante anche leggere le note interne nellequali sono riportate le varie chitarre usate sui singolibrani, si va dalle fedeli Maton – inclusa <strong>la</strong> picco<strong>la</strong>compagna di viaggio ormai distrutta da anni divita on the road – al<strong>la</strong> vecchia Gibson Ka<strong>la</strong>mazoodel 1934, da una Larrivée a una Martin D-28, dauna dreadnought Wayne Henderson a una GretschSynchromatic fino a una Martin 00-17 del 1940, cen’è per tutti i gusti.E’ una sorta di compendio di molti anni di <strong>la</strong>voro,come se fosse un giro di boa, l’inclusione dei moltistili, brani e strumenti aggiuntivi al<strong>la</strong>rga di molto loscenario, vedremo cosa il futuro riserverà a questoincredibile musicista, sperando sappia rega<strong>la</strong>rci ancoramomenti di grande musica e performance daricordare.Daniele Bazzani31chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
arartistiBeppe Gambetta e le sue 11 Acoustic NightBeppe Gambetta non è unicamente l’alfiere italianodel<strong>la</strong> chitarra f<strong>la</strong>tpicking, ma anche l’infaticabileorganizzatore – insieme al<strong>la</strong> moglie Federica CalvinoPrina – delle Acoustic Night, annuale appuntamentoprimaverile al Teatro del<strong>la</strong> Corte di Genova evera e propria testa di ponte del<strong>la</strong> chitarra acusticanel circuito teatrale italiano, che si dimostra un tasselloessenziale per tentare di avvicinare un pubbliconon soltanto specialistico e di appassionati, mapiù diversificato e si spera sempre più ampio. L’annoscorso le Acoustic Night hanno raggiunto il traguardodei primi dieci anni di vita. Con l’undicesimaedizione di quest’anno ci auguriamo che possanoinaugurare una <strong>nuova</strong> stagione, altrettanto ricca efeconda del<strong>la</strong> precedente. Dal 5 al 7 maggio Beppeè stato quindi <strong>nuova</strong>mente nel<strong>la</strong> sua Genova peruna Acoustic Night intito<strong>la</strong>ta alle Radio d’America,nel<strong>la</strong> quale ha celebrato <strong>la</strong> musica e <strong>la</strong> storia deipiù importanti Radio Shows statunitensi, insieme aprotagonisti come Nick Forster, Bryan Sutton e PeterOstroushko. Durante le tre serate ha presentatoanche il suo nuovo CD Beppe Gambetta Live at Teatrodel<strong>la</strong> Corte, con i momenti più emozionanti deiprimi dieci anni del<strong>la</strong> manifestazione. E <strong>la</strong> serata divenerdì 6 è stata inoltre trasmessa in diretta da RaiRadio 3.A Beppe abbiamo chiesto per l’occasione di dedicarciuna sua personale cronistoria di questi undicianni di esperienze. Eccolo il suo racconto delleAcoustic Night, con le proprie considerazioni e leproprie speranze.Ross, McManus, Gambetta e Crary (foto di Stefano Goldberg)L’esordio«Il concetto del primo tentativo del<strong>la</strong> AcousticNight è stato in effetti un’idea di mia moglie Federica,se ti devo dire. Perché a quel tempo io facevo aGenova due-tre spettacoli diversi durante l’anno inteatri minori, con due-trecento posti. Venivano tuttibene, però era un grande sforzo organizzativo indirezioni diverse. Ero io da solo, oppure in duo conDan Crary o con Carlo Aonzo. E allora Federica hapensato: “Ma se tutti questi sforzi fossero convogliatiin un’unica serata speciale, e tu smettessi difare l’artista che si ripropone sempre nel<strong>la</strong> sua città,come succede spessissimo, ma ti proponessi comequalcuno che ogni anno organizza qualcosa di specialeper <strong>la</strong> propria scena musicale, qualcosa chepoi un giorno tutti attenderanno come un evento?”Ed è stata un’intuizione interessante, perché moltospesso gli artisti hanno <strong>la</strong> tendenza a trovare <strong>la</strong>vorovicino casa, a suonarvi tante volte, così che conl’andare del tempo il loro pubblico finisce per nonaspettare più quel tipo di spettacolo… E Federicaaggiungeva: “No, rifiuta assolutamente di fare qualsiasipicco<strong>la</strong> cosa, in modo da creare un’aspettativaper una bel<strong>la</strong> cosa su cui possiamo <strong>la</strong>vorare intensamente.E <strong>la</strong> cosa più naturale sarebbe, anzichéchiamare un unico col<strong>la</strong>boratore, chiamarne diversie far nascere una sinergia”. Da qui è nata l’idea.Non l’idea di un festival, ma proprio – non so comedefinir<strong>la</strong> in italiano – di una ‘All Star Night’.Per <strong>la</strong> serata del primo anno, nel 2001, mi ricordoche eravamo preoccupatissimi di questo teatro da32chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Beppe Gambettaarmille posti – era già il Teatro del<strong>la</strong> Corte – con le suedimensioni da far veramente intimidire. Avevamofatto proprio tutto ciò che era possibile fare, avevamocontattato ogni singolo giornalista, ogni singo<strong>la</strong>persona. Ci eravamo detti: “Dopo tanto <strong>la</strong>voro,questo è un bel momento del<strong>la</strong> carriera che deveassolutamente portare qualcosa!” Quindi avevamo<strong>la</strong>vorato intensamente per mesi e mesi, poi il risultatodi un tutto esaurito di mille persone al primotentativo è stata <strong>la</strong> prova che <strong>la</strong> formichina che seminatanto, negli anni, al<strong>la</strong> fine viene ricompensatadei suoi sforzi.In questa prima edizione, che aveva il sottotitolodi Chitarre dal mondo, c’era Rolf Lislevand, fantasticochitarrista norvegese di musica antica, chetra l’altro vive in Italia: è uno dei massimi esponentidi quel settore e suona <strong>la</strong> chitarra barocca, il liuto,il chitarrone. Poi c’erano Stephen Bennett e DanCrary. E infine Steve P<strong>la</strong>yer, un altro chitarristabarocco, che danzava con Federica mentre suonava,come si faceva in epoca antica. Ai tempi diquel<strong>la</strong> prima edizione io e Federica, che è diplomatain chitarra c<strong>la</strong>ssica e si dedica al<strong>la</strong> ricerca e allostudio nel campo del<strong>la</strong> danza rinascimentale e baroccae dell’etnomusicologia, riuscivamo ancora amesco<strong>la</strong>re, a far toccare i nostri due mondi. È statobello, io ho suonato “Fandango per <strong>la</strong> bionda” e leiha danzato, pensa. È stata una delle edizioni piùcomplesse.»Chitarre dal mondo«Nel 2001, sempre con il sottotitolo Chitarre dalmondo, abbiamo continuato con Steve Kaufmane Franco Morone. Steve è stato vincitore per bentre volte del prestigioso National F<strong>la</strong>tpicking Championship,che si svolge ogni anno a Winfield nelKansas, e <strong>la</strong> sua musica spazia dal bluegrass alloBeppe Gambetta (foto di Franco Rosso)Gambetta, Parsons e Coppo (foto di Stefano Goldberg)swing, dai fiddle tunes ir<strong>la</strong>ndesi e dei monti Appa<strong>la</strong>chiai c<strong>la</strong>ssici del folk e del country, senza tra<strong>la</strong>sciarecomposizioni personali. È considerato il piùsincero continuatore del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Doc Watson. Inquesta seconda edizione abbiamo fatto <strong>nuova</strong>menteil tutto esaurito e 100-200 persone che non eranoriuscite a trovare posto. Così al<strong>la</strong> fine ci siamo dettiche potevamo cercare di passare da una serata adue, che forse potevamo farce<strong>la</strong>.»Men of Steel«E per <strong>la</strong> terza edizione del 2003 abbiamo fondatoi Men of Steel con Dan Crary, Don Ross, TonyMcManus e me. Sempre in quell’occasione abbiamoverificato che il pubblico rimaneva partico<strong>la</strong>rmenteaffascinato dal<strong>la</strong> dimensione teatrale, perchéSergio Bianco ci aveva preparato una scenografiafantastica con delle grandi matite da cui schizzavanoverso il cielo delle biciclette immaginarie. Eabbiamo capito che il pubblico gradiva tantissimo ilfatto di poter ascoltare uno spettacolo acustico, chedi per sé non ha nessuna spettaco<strong>la</strong>rità visiva o nelmovimento, aggiungendo una regia nei movimenti,facendo attenzione a evitare tempi morti, facendoin modo che ci fossero sempre le luci a seguire lospettacolo e il carattere dei vari brani, che ci fosseun racconto preparato. Nasceva in quel periodoquesta caratteristica dell’Acoustic Night, perché ciaccorgevamo che lo spettacolo assumeva una marciain più data da tutti questi aspetti curati con attenzione.»Chitarre e voci dal mondo«Poi l’anno dopo ci siamo detti: “La gente gradiscetantissimo anche <strong>la</strong> presenza di un tema”. E iltema è stato quello delle grandi voci e grandi chitarre,quindi Gene Parsons dei Byrds e <strong>la</strong> cantautrice-chitarristaPatty Larkin. Inoltre avevo fatto delledate preparatorie con Gene Parsons insieme anchea Martino Coppo, e ci siamo accorti che il nostrotrio vocale funzionava così bene che Martino è statomoltissimo insieme a noi anche sul palco del<strong>la</strong>Acoustic Night. È stata una scelta molto felice. Que-33chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Beppe Gambettaara cercare di leggere e interpretare i numeri re<strong>la</strong>tivial<strong>la</strong> risposta del pubblico.L’altra Nashville«Allora nel 2007 abbiamo fatto L’altra Nashville,nel tentativo di mostrare un’altra faccia, meno conosciutae più creativa e impegnata, del<strong>la</strong> musicadi Nashville: un tema nuovo con artisti nuovi comeDarrell Scott, chitarrista-cantautore, e Brad Davis,maestro delle nuove tecniche del f<strong>la</strong>tpicking. Ed èstato appunto un successo, grazie al quale l’annoseguente abbiamo dovuto e potuto aggiungere unaterza serata. In quegli anni l’Acoustic Night era rimastasempre con le due serate, che però si riempivanosempre di più, sempre di più. Questa per meè stata una sorpresa incredibile: pensavo, sì, cheesistesse un serbatoio determinato di persone interessate,ma non avrei mai creduto che questo bacinosi rive<strong>la</strong>sse man mano inesauribile. E, anzichéattingere nuovi fan dal<strong>la</strong> stretta cerchia di appassionatidel<strong>la</strong> chitarra o del<strong>la</strong> musica acustica, scoprivopersone di provenienza diversa che attraverso ilpassaparo<strong>la</strong> decidevano di venire, aprivano questaporta e diventavano degli spettatori fedeli, continuavanoa seguire <strong>la</strong> manifestazione. Insomma, l’AcousticNight si è andata un po’ caratterizzando ancheper lo stupore di fronte a questa scoperta: attingendoda un pubblico completamente diverso, si riuscivaa far crescere questo nostro mondo del<strong>la</strong> musicaindipendente. L’Acoustic Night, presentandosi concura, con c<strong>la</strong>sse, poteva diventare uno spunto permolte persone in cerca di qualcosa di nuovo. Mettendoin luce gli aspetti più belli dell’arte, lentamente<strong>la</strong> gente continuava a seguirci.»Chitarre e non solo«Quando si aggiunge una <strong>nuova</strong> serata, magarisi pensa di riempire mezzo teatro… Per proseguirel’evoluzione che si era andata delineando e dareun segnale ancora diverso, l’anno seguente abbiamopensato di aprire a strumenti diversi. L’AcousticNight 8 ha presentato <strong>la</strong> chitarra di Jim Hurst, il contrabbassodi Missy Raines, il violino, il banjo e <strong>la</strong>chitarra di Bruce Molsky. Ed è stata l’apoteosi, perchéabbiamo verificato che potevamo reggere le treserate, che il teatro si era riempito al primo colpo…»Rendez-Vous«Nel 2009 c’è stata una celebrazione un po’ piùmia. Di solito mi tengo abbastanza indietro, perchéè giusto che non emerga una primadonna, considerandoanche il fatto che a me il pubblico di Genovami ritrova sempre: quindi è meglio cercare sempre<strong>la</strong> misura giusta del<strong>la</strong> mia presenza, e in questa misuranon mettermi mai troppo in primo piano. Peròquell’anno era l’anno dell’album Rendez-vous, checelebrava i miei vent’anni ‘on the road’. Così misono <strong>la</strong>sciato un po’ andare e nel programma miAcoustic Night 11Marshall e GambettaIl brindisi dell’Acoustic Night 10 (foto di Sergio Farinelli)Darrell Scott (foto di Stefano Goldberg35chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
arBeppe Gambettasono messo più in vista, insieme a Marco Pereira,Mike Marshall e <strong>la</strong> mia band composta dal percussionistaMarco Fadda e dal contrabbassista RiccardoBarbera. Uno spettacolo con tante componenti,in partico<strong>la</strong>re con l’apertura di Pereira verso <strong>la</strong> chitarradell’America Latina, che è importantissima persuperare l’idea di un legame esclusivo con <strong>la</strong> musicanordamericana.»Hurst, Raines, Gambetta e Molsky (foto di Stefano Goldberg)Il decennale«L’edizione del decennale dell’anno scorso è statauna sorta di The Best Of, <strong>la</strong> festa che raccoglievagli artisti più rappresentativi e che avevano dimostrato– negli anni – di aver vissuto meglio lo spiritodell’Acoustic Night. Gli artisti che sono ritornatisono quelli che hanno gradito di più questo formatomusicale, caratterizzato dall’essere se stessi, maal tempo stesso dal cercare l’incontro, dal goderedell’incontro con gli altri senza voler primeggiare.Sono le persone che hanno amato di più, e chesono state amate di più dal pubblico: Patty Larkin,Mike Marshall, Tony McManus, Bruce Molsky, DarrellScott. Anzi, il problema dell’Acoustic Night 10 èstato proprio che tutti avevano portato <strong>la</strong> famiglia,e che bisognava portarli tutti in giro, appunto perquesto fatto che si erano innamorati dell’ambiente,del<strong>la</strong> città. Il che in realtà ci ha fatto un gran piacere,anche se poi ci è venuto un po’ di mal di testa a stardietro a tutti quanti!L’unico problema dell’Acoustic Night, semmai, èche meriterebbe un paio di belle date anche a Mi<strong>la</strong>no,a Roma… Come fare? Io provo a presentarmi aidirettori, ai produttori dei teatri dicendo: “Guardate,sono un chitarrista genovese e… produco lo spettacolopiù bello del mondo!” No, non proprio così,però bisogna avere anche un minimo di orgoglio,no? Però… mi trattano come un Testimone di Geova!Probabilmente chi ha <strong>la</strong> mentalità del musicistanon ha <strong>la</strong> mentalità del manager, ed è difficile presentarsia un direttore di teatro facendo un discorsodel genere. Di solito ti risponde: “Guardi, passi domani,vedrà, vedrà”…»Radio d’America«Proseguendo nell’idea, ormai ben sperimentata,di costruire ogni stagione uno spettacolo musicalesu un nuovo tema, ho deciso di invitare celebri artistiinternazionali per raccontare con loro il ruolo che<strong>la</strong> radio ha avuto ed ha tutt’ora nel<strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong>musica acustica. Radio d’America è, dunque, il sottotitoloscelto per Acoustic Night 11. E il motivo nascenon solo dal<strong>la</strong> constatazione che questo mezzodi comunicazione è radicato profondamente nel<strong>la</strong>storia del<strong>la</strong> musica nordamericana, ma anche dalfatto che <strong>la</strong> radio è stata il motore attraverso cui <strong>la</strong>musica del Novecento è nata ed è stata diffusa. Ancoraoggi <strong>la</strong> radio è l’asse portante su cui si basa <strong>la</strong>vita, il continuo rinnovarsi e <strong>la</strong> sopravvivenza stessadel<strong>la</strong> musica indipendente. Per raccontare questastoria ho invitato i protagonisti di tre importanti LiveRadio Shows statunitensi (quelli che vanno in ondatrasmessi da teatri con il pubblico in sa<strong>la</strong>): Nick Forster(voce, chitarra, chitarra slide, chitarra elettrica,contrabbasso) è il presentatore e fondatore del famosoradio show eTown che trasmette da Boulder,in Colorado; Peter Ostroushko (voce, mandolino,violino) fa parte del<strong>la</strong> band del radio show PrairyHome Companion, che trasmette da Minneapolis inMinnesota; Bryan Sutton (voce, chitarra) è apparsomolte volte al Radio Show del<strong>la</strong> Grand Ole Opry aNashville in Tennessee.»Andrea Carpi36chitarra acustica 21 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
arartisti<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>: uno di noiAl<strong>la</strong> Cremeria Acustica di Genova nel 2010 con <strong>la</strong> Martin OM-42<strong>Massimo</strong> è uno di noi, non ci sono dubbi. Si potrebberoscrivere pagine intere per raccontare <strong>la</strong>sua carriera come chitarrista, spesso a fianco divere star del music biz, o come produttore, impegnatoin progetti come il musical Casanova messoin scena l’anno scorso, senza dimenticare Sanremoo lo Zecchino d’Oro. Ma rimane il fatto che è uno dinoi. Con <strong>la</strong> stessa passione per <strong>la</strong> chitarra, identicoamore per <strong>la</strong> musica, tanta voglia di confrontarsi econdividere idee e progetti. Figlio del suo tempo,vive con intensità <strong>la</strong> rete e le sue risorse. E dal<strong>la</strong>rete è ricambiato con un seguito impressionante.Ma rimane sempre accessibile e disponibile a unachiacchierata su chitarre, corde, plettri… o per farequattro parole su Anacrusis, il suo ultimo <strong>la</strong>voro.Te lo avranno già chiesto al<strong>la</strong> noia, ma da dovearriva il termine “anacrusis”, che dà il titolo altuo ultimo disco?Mi fa piacere spiegarlo! Mi rifaccio a quello cho hotrovato su Wikipedia: «Per anacrusi (termine chederiva dal greco e significa “spinta indietro” e quindipreludio) s’intende, in musica, una o un gruppodi note poste sul tempo debole di una battuta (o inlevare) che precedono quelle d’inizio del<strong>la</strong> battutasuccessiva (poste sul tempo forte). È un tipo di figurazioneche si trova spesso come inizio di un branoo di una frase musicale». Mi sono accorto che l’anacrusiè tipico del mio modo di scrivere. Per esempio,già “Laura non c’è” ha gli inizi di strofa e ritornelloin anacrusi, ma così tantissime altre canzoni che hocomposto. Così ho pensato di fare un’intera operabasata su questo tipo di figura musicale.Si può quindi par<strong>la</strong>re, se non di un ‘concept’,almeno di un tema di base dominante per tuttal’opera?Hai detto bene: una sorta di ‘concept’. Le melodiepiù caratterizzanti del<strong>la</strong> maggior parte dei brani deldisco sono appunto in anacrusi, un filo conduttoreche lega tutto il disco; come accade in una colonnasonora, in un musical o cose simili.Come <strong>la</strong>vori in fase di composizione e di arrangiamentodei brani?Non ho una metodologia precisa, mi metto con <strong>la</strong>chitarra in braccio e penso a suggestioni, a cose chemi circondano, a emozioni… e le canzoni arrivanoda sole. E questo è il <strong>la</strong>to ‘romantico’. Poi c’è poi<strong>la</strong> parte più razionale, cercare di trasporre in musi-38chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>arca – anche basandomi su concetti armonici – quelloche vorrei trasmettere. Difficile fare esempi chepossano risultare efficaci in uno scritto, ma ci provo:se voglio dare un colore partico<strong>la</strong>rmente riflessivo,magari scelgo un accordo minore con <strong>la</strong> nona masenza <strong>la</strong> settima, perché so che quell’accordo midarà quel<strong>la</strong> connotazione… Poi se all’ascolto diquelle note parte <strong>la</strong> creatività il gioco è fatto. Se nonparte… scelgo un altro giorno in cui scrivere! Macosì potrei dirti che per dare maggior ‘spinta’ ad unsecondo giro in maggiore scelgo un accordo con ilbasso di terza (primo rivolto) per dare tensione albasso, ecc. Immagino che leggendo queste righepossa sembrare una cosa meccanica, mentre nonlo è affatto: tutto è veico<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> creatività. Per l’arrangiamentocerco invece di trovare una chiave dilettura per ciascun brano. Decido che sarà un brano‘con del tiro’ o molto ‘soft’ e quindi scelgo <strong>la</strong> parte ritmicapiù adeguata. Per <strong>la</strong> parte armonica, mi piaceveico<strong>la</strong>re melodie molto semplici: sono un musicistapop, fiero di esserlo, e cerco di movimentare iltessuto armonico intorno, senza andare verso braniche profumino troppo di atmosfere jazz.Rispetto a My Sides [Kymotto Music, 2009], ingenerale, questo mi sembra un <strong>la</strong>voro più intimo,dai toni più delicati e introspettivi… Menomuscoli e più cuore se mi passi <strong>la</strong> semplificazione.Com’è già accaduto in passato, non posso farea meno di apprezzare <strong>la</strong> tua sensibilità! È sicuramentecome dici… in My Sides c’era più ‘tecnica’:le stesse tecniche che poi ho utilizzato nel manualePercussioni, tapping e altre tecniche per chitarraacustica [Carisch, 2010]. In questo caso ho suonatosoprattutto con il capotasto, usando accordaturastandard o dropped D; meno accordature apertequindi. Potrei dire che sto diventando più ‘intimo’con <strong>la</strong> mia chitarra!Con <strong>la</strong> Martin MV Signature a vicenzAcustica 2009(foto di Mario Giovannini)Incasel<strong>la</strong>re in una definizione, in un’etichetta,un album come questo non è semplice. Comedefiniresti <strong>la</strong> tua musica?Canzoni senza voce? O forse è troppo breve? Maè così, le melodie me le canto in testa e immaginodi poterle cantare. Questo potrebbe essere unaqualità dei miei brani ma, al tempo stesso, un limite.Una volta Reno Brandoni, dopo aver ascoltato i mieibrani, mi ha fatto notare come le mie melodie si sviluppinospesso nel<strong>la</strong> stessa ottava. In effetti, capitaspesso che le mie composizioni si articolino conun’estensione più per <strong>la</strong> voce che per lo strumento.A cosa è dovuta <strong>la</strong> scelta di farlo uscire in dueparti, solo su digital store, e di presentare in unsecondo tempo il disco completo?Marketing? No! Piuttosto ‘frego<strong>la</strong>’, come si dice.Voglia di far ascoltare i miei brani, non vederli invecchiaresolo nelle mie mani e tra le mura di casa.Mi muovo molto sul Web e, fortunatamente, ci sonomolte persone che ascoltano <strong>la</strong> mia musica e seguonole mie lezioni: sai quanto stiano andandobene il mio canale YouTube (oltre 8.200.000 visualizzazioni),il mio sito, Facebook… ora c’è anche <strong>la</strong>mia App per iPhone. Mi sembrava carino ‘incontrare’le persone nello stesso luogo dove le incontro disolito: <strong>la</strong> rete. E così ho pubblicato anche tutti i mieiprecedenti dischi (anche elettrici).Il discorso del<strong>la</strong> ‘natural tuning’ che hai utilizzatoin Anacrusis II è molto interessante. Ti va diapprofondirlo un po’?Ho prodotto una band che si chiama Santabar-39chitarra acustica 21 duemi<strong>la</strong>undici
ar<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>bara: sono ragazzi di Torino, molto bravi e sensibili,sempre al<strong>la</strong> ricerca di qualcosa oltre <strong>la</strong> musica. Propriopar<strong>la</strong>ndo con Mattia, il cantante, è venuto fuoriquesto discorso. La musica a 432 hertz ha un mododi ‘arrivare’ molto diverso. Potrei spiegarti ‘filosoficamente’quanto il 432 sia un multiplo dell’8 e quanteteorie si siano mosse in questo ambito; ci sono deiveri studiosi di questa cosa: si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong> rotazioneterrestre, del La verdiano, del ‘natural tuning’ e altrecose… Ma sono una persona abbastanza praticae ti dirò che dopo aver letto tante cose ho pensatodi provare ad accordare a 432 hertz e suonare.Quello che è uscito mi è sembrato più armonico, piùprofondo… e ho capito che mi piace tanto! Si possonotrovare tante informazioni in rete, che fannoentrare in un mondo di ricerca molto interessante!Così Anacrusis I è a 440, ma Anacrusis II è a 432.Registrerò altri brani a 432 e tutti troveranno spazioin Anacrusis 432, che questa volta sarà un CD fisico.Lo porterò ai miei concerti da fine aprile in poi,dopo un anno di stop al<strong>la</strong> mia attività dal vivo e diseminari. Ho dovuto registrare questi brani e ultimarediversi manuali didattici in uscita, oltre a suonarein alcuni importanti dischi di artisti italiani.Al solito, in entrambe le pubblicazioni hai unsuono strepitoso. Che chitarra hai usato? Ecome hai <strong>la</strong>vorato in fase di registrazione?Intanto grazie, poi… be’, ci sarebbe da scrivereparecchio, ma cerco di essere conciso. La chitarraè una stupenda Martin OM-42 Custom Solid C<strong>la</strong>roWalnut, che già con il nome ti porta via cinque minuti!È un modello custom di cui mi sono innamoratoal Music Italy Show 2010 a Bologna, poi di nuovoall’Acoustic Guitar Meeting a Sarzana lo stessoanno… fino a comprar<strong>la</strong> (sono endorser Martin eho anche <strong>la</strong> mia Martin MV Signature)! Mi sembrache <strong>la</strong> ‘voce’ di questo strumento sia molto vicina aquel<strong>la</strong> che vorrei per questi brani. Ogni tanto il mio<strong>la</strong>voro di produttore artistico si affaccia anche sul<strong>la</strong>chitarra e, come accadde per My Sides, mi impediscedi… registrare un disco e basta. Sento l’obbligodi una progettualità che parta dalle composizioni,passi attraverso il suono e l’esecuzione. Ho <strong>la</strong>voratomoltissimo quindi sul<strong>la</strong> ripresa. Anacrusis I èstato registrato usando due microfoni SennheiserMKH 80 preamplificati con il TG2 EMI Limited del<strong>la</strong>Chandler (replica del banco Neve di Abbey Road);i due microfoni posizionati <strong>la</strong>rghi – uno davanti al<strong>la</strong>tastiera e uno circa davanti al ponticello – in posizionecardiode. Per Anacrusis II ho affiancato a questidue microfoni uno Shoeps MC5 con capsu<strong>la</strong> cardiode41; ho messo in posizione omni i due MKH elo Schoeps davanti al XV tasto circa, passando perun preamp Germanium del<strong>la</strong> Chandler e un po’ dicompressione del Distressor (rego<strong>la</strong>to in opto). Horegistrato il tutto a 24 bit/88.2 kHz senza passare dasommatori, ma restando sempre dentro a ProToolsHD. Come reverb ho usato il plugin dell’Eventidee una serie di de<strong>la</strong>y del<strong>la</strong> Sound Toys, rego<strong>la</strong>ti inmodo da formare un reverb/modu<strong>la</strong>tion. Ho registrato,mixato e masterizzato da solo il tutto nel miostudio… si trattava di una cosa così privata che hovoluto anche registrare con <strong>la</strong> stessa intimità. Sonomolto soddisfatto del suono, mi rappresenta molto.Come turnista, produttore, ma anche solistao accompagnatore, ti confronti continuamentecon generi musicali molto diversi. Ma cosa ticoinvolge di più? A parte, naturalmente le tuecomposizioni…Mi coinvolge <strong>la</strong> musica in generale… <strong>la</strong> sfida creativa,il cercare di fare sempre qualcosa di nuovo.Nel pop è un po’ utopico pensare di fare qualcosa di40chitarra acustica 21 duemi<strong>la</strong>undici
<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>arnuovo, ma io faccio ogni cosa con grande dedizionee amore.Sta per uscire, anzi, stanno per uscire le nuoveEko Mia. Hai già dato diverse anticipazionisul tuo canale YouTube: vogliamo riassumerequali saranno le caratteristiche principali di questechitarre?Sono usciti un paio di centinaia di pezzi delle nuoveEko Mia con il FastLok System, un brevetto del<strong>la</strong>casa di Recanati. Dopo <strong>la</strong> Mia D (Dreadnought),sono arrivate <strong>la</strong> D CW (Cutaway), <strong>la</strong> 018 e <strong>la</strong> 018CW. Queste ultime tre hanno il sistema FastLok,che permette di cambiare il tilt, cioè l’angolo di incidenzadel manico rispetto al<strong>la</strong> tastiera. Inoltre hannoil ponticello rego<strong>la</strong>bile in altezza e il truss rod adoppia azione, che <strong>la</strong>vora non solo fino al XII tastocome nelle acustiche tradizionali, ma fino in fondoal manico; e che si può togliere. È più semplice dareun’occhiata ai miei video sul Tubo che spiegarlo aparole. Sono soddisfatto e ho già molti feedback positivi!Hanno un gran rapporto qualità/prezzo: sonoin commercio intorno ai 300 euro. Sono poi quasipronte le Mia SA (Semi Acustica) e sto pensandoal<strong>la</strong> Mia Elettrica, ma ci vorrà almeno un anno emezzo ancora!Con <strong>la</strong> <strong>nuova</strong> Eko Mia in tutte le sue declinazioniMario GiovanniniLink iTunes per Anacrusis IIhttp://itunes.apple.com/it/album/id419138116Link iTunes per tutti i dischi di <strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>http://itunes.apple.com/it/artist/massimo-varini/id165188264Presentazione Anacrusis IIhttp://www.youtube.com/watch?v=51oLn9rcODAEko Mia con FastLokhttp://www.youtube.com/watch?v=SC0VbsFQct4Eko Mia semiacusticahttp://www.youtube.com/watch?v=fw7kWxN2q8YLascia un commento41chitarra acustica 21 duemi<strong>la</strong>undici
ststrumentiChitarra acusticaEko Mia 018Uscita sul mercato nel 2009, <strong>la</strong> Eko Mia di <strong>Massimo</strong><strong>Varini</strong>, il modello ‘dread’ per intenderci, è statoun vero successo commerciale. Sicuramente ilpeso mediatico del personaggio ha avuto <strong>la</strong> suavalenza, ma è indubbio che si trattava di buoni strumenti,ben costruiti e con materiali di qualità, propostia un prezzo assolutamente concorrenziale. Adue anni di distanza assistiamo all’evoluzione del<strong>la</strong>specie e all’ampliamento dell’offerta con una dreada spal<strong>la</strong> mancante e l’introduzione dello shape 018,sia ‘intero’ che cutaway. I presupposti di partenzasono sempre gli stessi: l’attento <strong>la</strong>voro di <strong>Massimo</strong> edi tutti quelli che gli stanno attorno in fase di progettazione,un buon rapporto qualità/prezzo e l’inevitabilescelta di una costruzione delocalizzata in EstremoOriente per contenere i costi di produzione.Il modello ricevuto in prova è <strong>la</strong> ‘<strong>nuova</strong>’ 018, maa portata di mano c’era anche una prima serie concassa D, per poter fare gli inevitabili paragoni trale due. Senza cadere nei soliti luoghi comuni del‘quelle nuove non suonano come le prime’, ‘chi leconosce sa di cosa stiamo par<strong>la</strong>ndo’ e altre amenitàvarie da mercatino musicale.Zero diciotto quindi, con dimensioni del<strong>la</strong> cassamolto ridotte anche a causa dello spessore, leggermentesottodimensionato, come sul modello Doriginale. La tavo<strong>la</strong> è in cedro massello di buonaqualità, in due parti unite a libro, fasce e fondo sonoin mogano <strong>la</strong>minato. Le giunzioni sono ornate da undoppio filetto bianco e nero e da un binding in acero.Ben realizzato e ben posato, ha un colore cheben si sposa con l’estetica dello strumento, al contrariodi quello un po’ p<strong>la</strong>sticoso del<strong>la</strong> prima serie. Ilbordo sale anche sul manico, realizzato in moganocon profilo a V e con tastiera in palissandro, su cuisono perfettamente posati 20 tasti jumbo. L’intonazioneè perfetta. La paletta, di dimensioni generose,è marrone scuro con il logo del<strong>la</strong> casa in ivoroid, emonta meccaniche senza brand, cromate con palettinacolor ebano. Svolgono il loro compito in manieraimpeccabile. Il ponte in palissandro, in matchcon <strong>la</strong> tastiera, racchiude <strong>la</strong> prima di alcune dellepeculiarità di questo strumento. Sono presenti duedadi a brugo<strong>la</strong> che permettono di rego<strong>la</strong>re l’altezzadell’osso in maniera molto semplice e immediata.La chitarra monta di serie un sistema di amplificazioneFishman, il Presys Blend, e il piezo sotto sel<strong>la</strong>è fissato all’osso a morsetto, grazie a quel meccanismo.In modo che non sia possibile che si creinospazi tra i due elementi, con i ben noti problemi al<strong>la</strong>resa del sistema. Il fatto che, praticamente, il pontenon sia a contatto con <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica può crearequalche perplessità. Sarà interessante verificarese ci saranno problemi nel<strong>la</strong> resa sonora.Il manico si inserisce nel<strong>la</strong> cassa al XIV tasto ed èprivo di tacco. Sia perché il truss rod, cui si accededal<strong>la</strong> paletta, è studiato per intervenire su tutta <strong>la</strong> tastierae non solo fino all’innesto, sia per <strong>la</strong> presenzadel FastLok. In via di brevetto, questo sistema permettedi control<strong>la</strong>re, semplicemente agendo su unabocco<strong>la</strong> posta sul retro del<strong>la</strong> cassa in corrispondenzadell’innesto del manico, <strong>la</strong> sua inclinazione edeventualmente lo sblocco per smontarlo dallo strumento.È molto più complicato da spiegare che dafare, a essere sinceri. In pochi minuti, con <strong>la</strong> com-42chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Chitarra acusticaEko Mia 018stbinazione di FastLoke ponte rego<strong>la</strong>bile, èpossibile fare un setuppraticamente perfettoal<strong>la</strong> chitarra. Magarisperimentando rego<strong>la</strong>zioniun po’ estreme:ad esempio con un angolodel manico moltopronunciato è possibilealzare di conseguenzal’osso, mantenendol’action molto agevole e creando un buon punto ditensione – e quindi di trasmissione delle vibrazioni– sul ponte. Tutto questo, ovviamente, sul<strong>la</strong> primaserie non c’era.Ma veniamo al<strong>la</strong> prova pratica. Appena imbracciata,<strong>la</strong> chitarra risulta leggermente sbi<strong>la</strong>nciata verso<strong>la</strong> paletta, quasi inevitabile viste le dimensionidel<strong>la</strong> cassa. Non una cosa tragica comunque. Anzi,si avverte appena. D’altro canto, <strong>la</strong> piccolina risultadavvero comoda da imbracciare e, vista <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zionedel manico semplice e immediata, sembra diaver<strong>la</strong> per le mani da sempre. Al primo accordo, ilsolito Mi in prima posizione, tutte le perplessità suspessore del<strong>la</strong> cassa e conformazione del pontespariscono: <strong>la</strong> chitarra suona, eccome. Come per <strong>la</strong>vecchia serie, <strong>la</strong> prima cosa che colpisce è il volume,assolutamente inaspettato. E non è tutto fumo,c’è anche sostanza. Il tono è artico<strong>la</strong>to, seppurleggermente compresso – ma non è per forza unacosa negativa – con un ottimo equilibrio su tutta <strong>la</strong>gamma. Strumento ideale per il fingerstyle, sia perdimensioni che per lo shape del corpo, anche se,come spesso accade per chitarre di questo tipo, sipresta bene anche a uno strumming leggero di accompagnamento.Il sistema di amplificazione montatodal<strong>la</strong> casa fa egregiamente il suo <strong>la</strong>voro, compliceanche il microfononino a capsu<strong>la</strong>, integrato nelpre montato sul<strong>la</strong> fascia superiore. La resistenza alfeedback è notevole, merito anche delle vituperatefasce e fondo in <strong>la</strong>minato.SCHEDA TECNICAEko Mia 018Tipo: chitarra acusticaCostruzione: CinaDistributore: <strong>EKO</strong> Music Group SpAVia Falleroni, 92 – P.O. Box 52 - 62019Recanati (MC) Tel. 0733 226271www.ekomusicgroup.comPrezzo: 320 euro street priceTop e catene: cedro masselloFasce e fondo: mogano <strong>la</strong>minatoManico: moganoTastiera: palissandroPonte: palissandroBattipenna: noBinding: p<strong>la</strong>sticaMeccaniche: cromate con palettinain ebanoLarghezza al capotasto: 44 mmLarghezza al ponte: 56 mmSca<strong>la</strong>: 650 mmTasti: 20Si potrebbe ripetere quasi paro<strong>la</strong> per paro<strong>la</strong>quanto già detto in merito al<strong>la</strong> prima serie: ottimorapporto qualità/prezzo, ottima costruzione, buonimateriali e soluzioni tecniche davvero interessanti.Chitarra ideale per… tutti: per chi comincia, per chi<strong>la</strong> vuole come muletto, da consigliare all’allievo chepuò acquistare uno strumento serio senza rischiaredi essere sbattuto fuori casa. Rispetto al<strong>la</strong> primaserie, le nuove Mia sono più curate nei dettagli enelle finiture con il plus di una rego<strong>la</strong>zione del setupassolutamente user friendly. Speriamo solo cheil distributore non si accorga che ho infi<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong>custodia quel<strong>la</strong> ‘vecchia’ e mi sono tenuto <strong>la</strong> 018…Mario Giovannini43chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
ststrumentiUna McAlister per SarzanaProbabilmente il 20 luglio 2001 e l’8 dicembre2006 sono date senza significato per i più, e invecesono state il punto di partenza di un’incredibileserie di eventi, concerti, incontri e bellissime amicizie:E il bello è che le persone coinvolte non sannoche tutto è cominciato proprio da queste due date:il 20/07/2001, concerto di David Crosby a Lucca,e l’8/12/2006, l’incontro ad Ancona con il vulcanicoAlessio Ambrosi – patron dell’AGM di Sarzana – neldopo concerto di Bob Brozman.A Lucca, dopo il suo concerto, David Crosbyscende dal palco per firmare autografi e scambiaredue chiacchiere con i suoi fan, quando gli sottopongo<strong>la</strong> pagina centrale di Acoustic Guitar perfirmare <strong>la</strong> foto in cui letteralmente ‘abbraccia’ unaMcAlister Crosby model: lui mi guarda un po’ sorpreso,e da lì a par<strong>la</strong>re di chitarre il passo è davverobreve. Mi racconta del suo «amore al primo tocco»con <strong>la</strong> McAlister e che in casa non suona altro chequel<strong>la</strong> chitarra costruita dal suo amico Roy; chitarrache usa tantissimo anche in studio ma che – fino aqualche mese fa – non si portava ‘on stage’ perchénon aveva trovato un modo soddisfacente per amplificar<strong>la</strong>…Poi, data <strong>la</strong> ressa dei fan, mi <strong>la</strong>scia conun: «Buy it, if you don’t like it I’ll take it!»Passa l’estate e ricevo un’e-mail di risposta daRoy McAlister, che – dopo avermi ringraziato perl’interessamento – mi dice che Croz era stato a casasua al<strong>la</strong> fine del tour europeo e gli aveva par<strong>la</strong>to diun «Italian gentleman» che aveva fatto domandesulle sue chitarre e… inizia l’avventura: ordino unachitarra a Roy, che mi arriverà nel 2005.Durante il suo concerto acustico di Firenze,scambio un paio di battute con Jackson Browne trauna canzone e l’altra e gli chiedo di suonare unaMcAlister. E lui divertito mi chiede quale volevo sentire,se <strong>la</strong> Concert o <strong>la</strong> Smeck: opto per <strong>la</strong> Smeck elui suona “These Days”, che suonerà poi a Sarzanacon <strong>la</strong> mia McAlister 00-45, ma… non andiamotroppo avanti!Soddisfattissimo del<strong>la</strong> mia prima McAlister, ne ordinoun’altra e –nel frattempo – l’8 dicembre 2006dopo un concerto pirotecnico di Bob Brozman incontroAlessio Ambrosi, a cui chiedo se gli interessache il liutaio di David Crosby e Jackson Brownevenga a Sarzana 2008. Lui mi risponde di sì senzapensarci un secondo, cosi cominciamo a scambiarcie-mail e telefonate, fino a che Roy parteciperà effettivamenteall’AGM del 2008 tenendo un workshopsul top voicing. Roy rimane incantato dal festival,dall’ambiente e dal clima di amicizia che lo circonda,e si ripromette di tornare ca<strong>la</strong>ndo un asso inimmaginabile:«Ma se provassimo a portare JacksonBrowne?» Alessio coglie <strong>la</strong> pal<strong>la</strong> al balzo e inizia unlungo <strong>la</strong>voro diplomatico per portare il ‘fratellino’ alfestival, <strong>la</strong>voro che chi frequenta <strong>Fingerpicking</strong>.netgià conosce.Nel 2009, grazie a Roy, riesco ad avere un passper il backstage del concerto di Jackson Browne aBologna, dove io e lui parliamo di chitarre e del festivaldi Sarzana (già anticipato da Roy) per oltremezz’ora e ci <strong>la</strong>sciamo con <strong>la</strong> speranza di rivederciproprio a Sarzana. Passano dodici mesi e JacksonBrowne si esibisce sul palco centrale del<strong>la</strong> FortezzaFirmafede di Sarzana, dopo aver ricevuto il premio“Corde & Voci per Dialogo & Diritti” (“Strings & Voicesfor Dialogue & Civil Rights”).Roy, per ringraziare Alessio, decide di costruireuna chitarra che donerà al costituendo museodell’AGM. La chitarra è una Crosby model (ovviamente),cutaway, pensata per chitarristi fingerstylecon top in abete italiano acquistato proprio al festivaldel 2010, con fasce e fondo in palissandro indiano.Il progetto originario prevedeva il simbolo diSarzana intarsiato nel<strong>la</strong> paletta da Larry Robinson,il quale però lo ha sconsigliato, perché avrebbe dovutoridurre fin troppo il disegno che sarebbe venutomale. Ed ecco allora che il buon Larry ha disegnatoe prodotto un intarsio rappresentativo del festival dainserire al dodicesimo tasto. Il giudizio di Roy è emblematico:«I got the in<strong>la</strong>y today and it’s fantastic! Iam so excited. I thought it would be too simple andnot enough detail, but Larry is the master!»Questa sarà un chitarra speciale non tanto per ilegni o per il suono (che sarà comunque stupendo)ma per quello che rappresenta: amici trovati al festival,amici lontani eppure cosi presenti nel<strong>la</strong> vita ditutti i giorni, momenti indimenticabili come quandoJB suona sul palco del festival, oppure quando unestasiato John Gorka – dopo aver mangiato e bevutodi tutto assieme ai maestri Stanzani e McAlisteral<strong>la</strong> corte di Lauro & Co. – imbraccia <strong>la</strong> chitarra e cisuona quattro pezzi in sa<strong>la</strong> da pranzo per ringraziaredell’ospitalità…Se un giorno ci sarà occasione di raccontare unpo’ di queste storie a David Crosby, di raccontargli acosa ha dato iniziato… be’, sono sicuro che se <strong>la</strong> rideràsotto i suoi mitici baffi dicendo: «Ma io ti avevosolo consigliato di comprare una chitarra!»Andrea Fabi44chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
stDiario di <strong>la</strong>voro di Roy McAlisterQueste sono le parti basi<strong>la</strong>ri del corpo del<strong>la</strong>chitarra di Sarzana. L’assemb<strong>la</strong>ggio delle fasceè nel<strong>la</strong> forma, ma <strong>la</strong> intaccatura non è ancorainstal<strong>la</strong>ta. La tavo<strong>la</strong> armonica è incatenata manon ancora intonata. L’intonazione sarà di tiposcalloped, ma con le quattro catene esterne disupporto affuso<strong>la</strong>te, per permettere di ottenereuna voce frizzante adatta per il fingerstylecontemporaneo.Ecco l’assemb<strong>la</strong>ggio del corpo in fase diincol<strong>la</strong>ggio – <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>, il fondo e le fascevengono tutte incol<strong>la</strong>te contemporaneamente.Il corpo viene incol<strong>la</strong>to essendo tenuto nel<strong>la</strong>forma con i diffusori di col<strong>la</strong>nte ben posizionati.Successivamente, quando <strong>la</strong> col<strong>la</strong> è seccata,questi ultimi sono rimossi attraverso <strong>la</strong> buca eil corpo è estratto dal<strong>la</strong> forma.Ecco l’assemb<strong>la</strong>ggio del corpotutto incol<strong>la</strong>to con i bordi rifi<strong>la</strong>tie pronti per <strong>la</strong> preparazione delbinding.Le ‘cornici’ e i ‘giunti’ del binding sono statitagliati e sto instal<strong>la</strong>ndo il binding. Il bindingdel fondo è stato incol<strong>la</strong>to in posizione e stosistemando il binding del<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong>. Potetevedere il binding e i listelli separati del tope delle fasce che devono essere incol<strong>la</strong>ti.Uso un nastro adesivo molto robusto pertenere il binding in posizione mentre <strong>la</strong>col<strong>la</strong> si asciuga. Il binding è in palissandrobrasiliano e i listelli sono in fibra nera/bianca/nera da .030” per le fasce, e in unacombinazione di fibra nera/bianca/nera elegno (agrifoglio) per il top.46chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Una McAlister per SarzanastHo sistemato il manico e incol<strong>la</strong>to <strong>la</strong> tastiera. Mi sto preparandoa intagliare il manico. Questo è il mio attrezzo per intagliare ilmanico… che semplicemente lo tiene fermo mentre lo intagliosecondo il giusto profilo.Una volta che <strong>la</strong> col<strong>la</strong> del binding si è seccata, il nastro viene rimosso e il binding èraschiato e levigato. Quindi spruzzo con lo spray un sottile strato di sigil<strong>la</strong>nte. La foto èscattata nel<strong>la</strong> postazione per lo spray dopo aver applicato lo strato di sigil<strong>la</strong>nte.Qui sto intagliando il manico.Adotto <strong>la</strong> vecchia tecnicatradizionale di usare un coltelloper <strong>la</strong>vorare il legno al fine diottenere <strong>la</strong> giusta forma e il giustospessore.Sto verificando le specifiche del manico – <strong>la</strong> <strong>la</strong>rghezza delcapotasto, lo spessore e il profilo del manico. Questo èun passo cruciale per assicurare che <strong>la</strong> chitarra abbia <strong>la</strong>comodità e suonabilità desiderata.47chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
stUna McAlister per SarzanaEccomi (vecchio grassone…) mentre dò <strong>la</strong>sistemazione finale di precisione al<strong>la</strong> giuntura deltacco con <strong>la</strong> spal<strong>la</strong> mancante, usando un cesello perintagliare e sistemare con esattezza.Sto facendo un controllo finale di qualità, per assicurarmiche il fissaggio e <strong>la</strong> sistemazione del manico, così comel’allineamento del<strong>la</strong> tastiera con <strong>la</strong> buca siano corretti,prima di iniziare <strong>la</strong> fase di verniciatura.Che chitarra fantastica! È appena finita e il tono è incredibile. Non costruivo con abete italiano da parecchi anni – èun abete sensazionale per il fingerstyle. Questa tavo<strong>la</strong> armonica è stata selezionata a mano e portata a casa invaligia dall’ultimo Guitar Meeting di Sarzana. Ma adesso torno in bottega. In questo periodo sto <strong>la</strong>vorando sedici oreal giorno, per poter spedire in tempo tutte le chitarre in Italia. Sono stanchissimo!48chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
ststrumentiChitarra acustica Goodall Grand ConcertPer un occhio allenato, riconoscere al volo ipossessori di una chitarra realizzata da JamesGoodall non è difficile. Basta saper individuarel’espressione sorniona e soddisfatta, il sorrisettobeato e l’atteggiamento un po’ distaccato con cuivalutano gli altri strumenti. E, in effetti i <strong>la</strong>vori delliutaio americano, che di recente ha <strong>la</strong>sciato le Hawaiiper tornare in Continente, a Fort Bragg in California,sono delle piccole opere d’arte. La sua produzione,circa trecento esemp<strong>la</strong>ri l’anno, si artico<strong>la</strong> su dueserie: <strong>la</strong> Traditional, che replica i modelli Martin prewar,e una di progettazione originale con cinqueshape del corpo differenti. Si parte dal<strong>la</strong> Parlor 12Fret per arrivare al<strong>la</strong> Jumbo, a crescere in ordinedi dimensione. La chitarra ricevuta in prova è unaGrand Concert, <strong>la</strong> seconda secondo questa sca<strong>la</strong> dic<strong>la</strong>ssificazione. Uno strumento quindi, almeno sul<strong>la</strong>carta, decisamente votato al fingerstyle.Una volta imbracciata – e sarebbe anche ora –<strong>la</strong> GC risulta perfettamente bi<strong>la</strong>nciata, al puntodi stare su da so<strong>la</strong>, senza l’ausilio delle braccia.La sezione del manico è a C tonda, e riempie <strong>la</strong>mano al punto giusto. Il set up non è da corsa, masicuramente valorizza <strong>la</strong> resa dello strumento. Che è,obbiettivamente, impressionante. L’attacco è prontoe veloce, il sustain lungo e corposo, arricchito da unLe dimensioni del<strong>la</strong> chitarra sono molto vicinea quelle di una OM, leggermente più picco<strong>la</strong> macon <strong>la</strong> stessa profondità. I materiali utilizzati sonodi livello eccellente: <strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica è in abeteEngelmann Master Grade, così chiaro che si fa faticaa individare <strong>la</strong> giunzione delle due sezioni a libro;fasce e fondo sono realizzate in ebano Macassar,con una marezzatura spettaco<strong>la</strong>re. Le giunzionisono ornate da un binding in acero fiammato supiano e fondo, da un bordo bianco sulle fasce. Pontee tastiera, in match, sono in ebano, con alcunevenature che richiamano il Macassar del fondo. Larosetta al<strong>la</strong> buca, molto semplice, è un doppio filettocon un elegante intarsio in abalone. Il battipenna c’èma non si vede, nel senso che è trasparente, e nonsi sarebbe potuto fare altrimenti con questi legni. Ilmanico, con 21 tasti perfettamente posati e intonati,è in mogano come <strong>la</strong> paletta che monta meccanicheGotoh 510 Super Machine Head cromate, con <strong>la</strong>palettina in ebano. I segnatasti sono a fiocco di nevein abalone. Come di consuetudine per Goodall, <strong>la</strong>headstock è impial<strong>la</strong>cciata in accordo con <strong>la</strong> cassa,con il logo a<strong>la</strong>to intarsiato in madreper<strong>la</strong>. In tantabellezza e armonia di forme e materiali, questo èl’unico elemento che stona un po’: sembra grezzo,appena sbozzato. Il sospetto che si tratti di unascelta precisa per restituire lo strumento al<strong>la</strong> suadimensione ‘artigianale’ è forte.Ficcando il naso dentro <strong>la</strong> cassa si percepisceimmediatamente il profumo delle essenze e nonsi può far a meno di notare, oltre al tradizionalecartiglio con i dati del costruttore, <strong>la</strong> presenza di unaseconda etichetta posizionata sul tacco del manico,che riassume i materiali utilizzati per <strong>la</strong> costruzione.Molto interessante, comodo e sensato in casodi diversi passaggi di mano dello strumento…anche se una situazione del genere non pareun’eventualità così probabile. La pulizia, comunque,regna sovrana: niene sbaffi di col<strong>la</strong> in eccesso, conincastri netti e precisi, privi di schegge.50chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Chitarra acusticaGoodall Grand ConcertstSCHEDA TECNICAGoodall Grand ConcertTipo: chitarra acusticaCostruzione: Stati UnitiImportatore: Daniele Cabibbe, Mi<strong>la</strong>no,tel./fax 02 4814508, sassopazzo@alice.itPrezzo: 7275,00 euroTop e catene: abete Engelmann Master GradeFasce e fondo: ebano MacassarManico: moganoTastiera: ebanoPonte: ebano MacassarBattipenna: trasparenteBinding: acero fiammatoMeccaniche: Gotoh 510 Super MachineHead con palettina in ebanoLarghezza al capotasto: 45 mmLarghezza al ponte: 58 mmSca<strong>la</strong>: 650 mmTasti: 21bel riverbero naturale. La gamma sonora espressa ècompleta e bi<strong>la</strong>nciata, senza buchi o eccessi in nessunpunto del<strong>la</strong> curva. Il tono è ricco, complesso e artico<strong>la</strong>to,ma sempre senza esagerare. Overtone e armonichenon prevaricano mai <strong>la</strong> fondamentale, <strong>la</strong>sciando bennetta <strong>la</strong> distinzione tra le note. Proprio per questacaratteristica è <strong>la</strong> chitarra perfetta per il fingerstyle. Icantini, in partico<strong>la</strong>re, rotondi e asciutti, permettono divalorizzare <strong>la</strong> melodia senza nessuna fatica. Ma hannofatto bene a metterci anche il battipenna, perché anchecon il plettro ha il suo perché. Non è da trascurare peruno strumming leggero in accompagnamento al canto.Proprio come una OM, cui fa riferimento, è una chitarrapiacevolmente versatile, pur avendo carattere davendere. Certo, se si vuol fare a ‘cannonate bluegrass’,meglio rivolgersi a una delle sorelle maggiori.Nel complesso si tratta di uno strumento di valoreassoluto, con un suono molto moderno ed efficace,versatile e a suo agio anche in tecnica mista dita/plettro. Certo, <strong>la</strong> qualità di questo livello si paga, e nonpoco. Ma, a parte il sorrisetto beato che ci si stampa sulviso, seguito da un’immancabile «Oh mio Dio!», meritadi essere provata, soprattutto da chi è al<strong>la</strong> ricerca diuna ipotetica chitarra definitiva. Potrebbe essere unbuon punto di partenza, visto poi che il buon Jamesè disposizione per realizzare personalizzazioni diqualsiasi tipo.Mario GiovanniniLascia un commento51chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
ststrumentiChitarra acustica Walden Supranatura G3030CEQ«L’obiettivo sarà realizzare strumenti che dovrebberocostare, per qualità dei materiali e del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione,fino a cinque volte di più.» Parole di CharlesFox, noto liutaio americano – proprio quello del<strong>la</strong>CFox Guitars – al momento di avviare in col<strong>la</strong>borazionecon KHS Music l’avventura di Walden Guitars.Un matrimonio azzeccato, verrebbe da aggiungere,tra un professionista affermato del settore e un autenticocolosso manifatturiero che occupa, a variotitolo e in distaccamenti sparsi su tutto il globo, piùdi quattromi<strong>la</strong> persone. La ‘Kong Hsue Sheh’, chesignifica ‘Contributo al<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> e al<strong>la</strong> Società’, delresto è nata, in origine, come fornitrice ufficiale discuole di musica e conservatori in Cina e ha solidebasi in questo campo. Le Walden vengono realizzatea Li<strong>la</strong>n, un paesino nelle vicinanze di Langfang,in uno stabilimento all’avanguardia nel settore. E, diprimo acchito, l’impressione è ottima: in generale sitratta di strumenti ben realizzati, con buoni materiali,scelte costruttive partico<strong>la</strong>ri e un rapporto qualità/prezzo molto interessante.La chitarra ricevuta in prova è una SupranaturaG3030CEQ, praticamente il top del<strong>la</strong> gamma Walden,anche se costa poco più di mille euro. E da topdel<strong>la</strong> gamma sono le dotazioni di serie, dal<strong>la</strong> custodiarigida di qualità all’umidificatore piazzato nel<strong>la</strong>buca, senza dimenticare selletta e chiodino fermacordadi riserva, pi<strong>la</strong> per l’amplificazione di scorta etracol<strong>la</strong> per il trasporto. Si tratta di una Grand Auditoriuma spal<strong>la</strong> mancante – veneziana – interamenterealizzata in legni masselli. La tavo<strong>la</strong> armonica è indue pezzi di cedro rosso, molto scuro, con venaturefitte e compatte. Fasce e fondo sono in palissandroindiano con una bel<strong>la</strong> marezzatura. La finitura dellostrumento è a nitrocellulosa, con un effetto finalesatinato piacevole sotto le dita. Le giunzioni dellefasce con tavo<strong>la</strong> e fondo, ornate da un binding inacero fiammato, sono un tocco di eleganza all’esteticadel<strong>la</strong> chitarra. Il manico in mogano, con tastierain ebano in match con il ponte dall’originale designsvasato, è rinforzato con due barre di grafite, chesostuiscono il tradizionale binding e contribuisconoal<strong>la</strong> rigidità del<strong>la</strong> struttura. Inoltre il truss rod, cui siaccede dal<strong>la</strong> buca, è del tipo a doppia azione, estremamenteefficace. La tastiera è priva di segnatasti,mentre sul bordo del manico sono presenti i c<strong>la</strong>ssicipallini di riferimento. La paletta, dal disegno moltosemplice ma non per questo banale, è impial<strong>la</strong>cciatain palissandro con il logo del<strong>la</strong> casa intarsiato inabalone. Le meccaniche, prive di brand, sono doratecon <strong>la</strong> palettina tartarugata. Capostato e sellettasono realizzati in osso. La rosetta al<strong>la</strong> buca è unc<strong>la</strong>ssico triplo filetto con il centrale in abalone. Nelcomplesso si ha l’impressione di uno strumento realizzatoad arte: il binding è posato al<strong>la</strong> perfezione,all’interno del<strong>la</strong> cassa non ci sono segni di col<strong>la</strong> ineccesso o imperfezioni di sorta. La qualità dei materialie <strong>la</strong> cura dei dettagli è davvero degna di esseresottolineata.Una volta imbracciata, finalmente, <strong>la</strong> chitarra ri-52chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Chitarra acusticaWalden Supranatura G3030CEQstsulta perfettamente bi<strong>la</strong>nciata, nel senso che stasu da so<strong>la</strong>, senza l’ausilio delle braccia. Il manicocon profilo a C sottile, ma non troppo, unito a una<strong>la</strong>rghezza di 46 mm al capotasto e un set up – peruna volta – da non doversi spaccare <strong>la</strong> mano, rendeimmediato l’approccio allo strumento. L’accoppiatacedro-palissandro è un c<strong>la</strong>ssico da fingerstyle, soprattuttocon uno shape del corpo di queste dimensioni.E le aspetattive non vengono tradite: si trattadi una chitarra naturalmente votata a essere suonatacon le dita, con una gamma sonora ben bi<strong>la</strong>nciataed equilibrata. L’attacco, com’è lecito aspettarsi,è pronto e immediato, arricchito da una puntadi riverbero naturale. Il sustain è notevole, ricco emodu<strong>la</strong>to. Il suono è croccante, artico<strong>la</strong>to, ricco diovertone, ma senza eccessi. In effetti, anche con ilplettro non è niente male, soprattutto per un strummingleggero in accompagnamento al canto.Di serie è montato un sistema di amplificazioneFishman Prefix Plus, purtroppo con il solito ‘citofono’sul<strong>la</strong> fascia superiore. Pur non trattandosi di untrasduttore di ultimissima generazione, è comunqueun buon prodotto, che si rive<strong>la</strong> rispettoso delle caratteristichedello strumento e molto versatile. Peccatoche sia <strong>la</strong> versione senza microfono aggiuntivo,che è un po’ limitante per chi fa uso di tecnichepercussive.Nel complesso si tratta di un ottimo strumento,molto ben realizzato, versatile e con un prezzodavvero competitivo. Adatto… un po’ a tutti: tantoallo studente al<strong>la</strong> ricerca del primo strumento serio,quanto a chi suona spesso in giro e non se <strong>la</strong> sentedi rischiare i pezzi da novanta. Certo, <strong>la</strong> fascia diprezzo in cui si va a collocare è estremamente affol<strong>la</strong>tae ‘agguerrita’, ma <strong>la</strong> Supranatura ha le cartein rego<strong>la</strong> per farsi notare. In effetti Fox ha forse unpo’ esagerato nel<strong>la</strong> sua dichiarazione di intenti, magiusto un po’…Mario GiovanniniSCHEDA TECNICAWalden Supranatura G3030CEQTipo: Chitarra acusticaCostruzione: CinaImportatore: Casale Bauer, ViaIV Novembre 6, 40057 Granarolodell’Emilia (Bologna), tel. 051 766648www.casalebauer.itPrezzo: 1186 euroTop e catene: Cedro rossoFasce e fondo: Palissandro indianoManico: MoganoTastiera: EbanoPonte: EbanoBinding: AceroMeccaniche: Walden con palettinacolor ambraAmplificazione: Fishman Prefix ProLarghezza al capotasto: 46 mmLarghezza al ponte: 58 mmSca<strong>la</strong>: 650 mmTasti: 2153chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
ststrumentiMicrofono a condensatoreAudio Technica AE5100 Artist EliteSalve a tutti, eccoci pronti a ‘raccontarvi’ un altromicrofono, di quelli che tanto interessano l’utentemedio che si voglia approcciare al grande mondodell’home recording, senza spendere cifre esorbitantie allo stesso tempo non rinunciando al<strong>la</strong> qualità.Il microfono a condensatore Audio TechnicaAE5100 Artist Elite è un prodotto in commercio daqualche tempo, di cui si è detto e si continua a direun gran bene.Da una veloce ricerca sul web ne abbiamo trovatouno usato a 140 euro, uno da un negozio online a223 euro, e diversi altri shop lo propongono a prezziche variano fra i 270 e i 350 euro. Non sappiamoquanto venga di listino, ma ormai i prezzi sonosoggetti a talmente tante variabili che è quasi inutilesaperlo.Il marchio in questione produce molti diversi modellie quello da noi testato è un microfono a condensatorea diaframma <strong>la</strong>rgo, nonostante le dimensionie <strong>la</strong> forma, adatto a molte tipologie di utilizzo e perfettoper chi volesse cimentarsi con <strong>la</strong> registrazionedi chitarra acustica e voce in casa propria.Andiamo a vederne le caratteristiche salienti. Vadetto che il microfono si presenta bene: bel looke davvero robusto in quanto a costruzione (pesacirca 150 grammi); è solo un’impressione, ma vasottolineata. Essenziali i due switch, che ci permettonodi tagliare gli 80 Hz per eliminare le bassissimefrequenze in caso ne avessimo bisogno, e diridurre di -10 dB il segnale in ingresso. Come tuttii microfoni a condensatore ha ovviamente bisognodell’alimentazione a 48 volt, <strong>la</strong> cosiddetta phantom,per funzionare. Non c’è molto altro da dire, andiamoquindi a cercare di descrivere come suona.Il testPer <strong>la</strong> prova abbiamo utilizzato una scheda audioPresonus Firebox (Firewire) e una versione di CubaseSE come software di registrazione. Il microfonoè stato testato con tre diversi strumenti: unachitarra c<strong>la</strong>ssica Bruno Tozzi del 1982, una LarrivéeOM-10 degli anni ‘90 e una Martin D-28 dello stessoperiodo. Tutta questa strumentazione è già statausata in precedenza in occasione di altri test simili.Potrebbe essere quindi interessante comparare ivari file audio, considerando che le chitarre e il chitarrista,oltre al<strong>la</strong> scheda audio, sono le stesse.Come al solito quelli che ascoltate non sono mp3ma dei brevi file wav, per non compromettere <strong>la</strong>qualità del timbro con compressioni e passaggi inutili,e come al solito non c’è alcun riverbero né tipodi intervento in fase di equalizzazione: quindi ognunodi questi esempi può suonare meglio di così,se ritoccato.54chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Microfono a condensatoreAudio Technica AE5100 Artist ElitestLa posizione è simile per ognuna delle chitarre:abbiamo posizionato l’AE5100 fra <strong>la</strong> buca e il XIItasto a circa 15 cm di distanza.I file audioIl microfono si presenta davvero bene: molto bi<strong>la</strong>nciatosu tutte le frequenze, risulta caldo e bril<strong>la</strong>nteal tempo stesso, come evidenziato dal riascoltodei file.Dove il timbro delle corde in nylon del<strong>la</strong> Tozzi apparemorbido e rotondo, così <strong>la</strong> Larrivée viene rappresentatanel<strong>la</strong> sua bril<strong>la</strong>ntezza e presenza, con lesfumature sempre evidenti. La Martin invece, suonatacon il plettro per far<strong>la</strong> rendere al meglio dellesue possibilità, tira fuori una ‘voce grossa’ ma maiinvadente, esattamente quel<strong>la</strong> che tanti di noi hannoimparato ad apprezzare e amare in tanti anni diascolto.Questo per dire che, nel<strong>la</strong> sua fascia di prezzo(e per <strong>la</strong> sua fascia di prezzo), l’AE5100 offre performancedi tutto rispetto, dando filo da torcere amarchi e modelli di ogni tipo, anche di prezzo decisamentesuperiore. A questo punto ci piacerebbesentirlo con un preamplificatore da studio per capirequanto margine di miglioramento ci sia, anche se <strong>la</strong>nostra scheda va al<strong>la</strong> grande e non ci fa mancarenul<strong>la</strong>, considerando che si par<strong>la</strong> di home recording.ConclusioniProprio da questa considerazione partiamo perarrivare al dunque: l’Audio Technica AE5100 è unmicrofono che potrebbe trovare posto in molti studidi registrazione, ma noi ci occupiamo di homerecording, cercando quindi buone soluzioni a cifreragionevoli per registrare le nostre sei corde inmaniera adeguata.In questo modello abbiamo trovato sicuramenteun fido compagno di ventura. Se usato, si puòprendere a cifre quasi ridicole per questo livello diqualità; ma anche sul nuovo il prezzo è davvero al<strong>la</strong>portata di molti. Non dobbiamo dimenticare che sitratta di materiale di ottimo livello e, quindi, qualchecentinaio di euro si possono e si devono spendere:una mano sul portafogli e una sul cuore potrannodirci in che direzione andare per fissare le idee checi vengono in mente.Ottimo per <strong>la</strong> chitarra acustica e <strong>la</strong> voce, può sicuramenteavere diverse altre applicazioni che lorendono piuttosto versatile, anche se a noi interessail suo comportamento davanti al<strong>la</strong> buca di unachitarra, comportamento che potete ascoltare neibravi esempi audio all’interno dell’articolo.Sperando di aver fatto qualcosa di utile, vi diamoappuntamento al<strong>la</strong> prossima prova. Buone registrazionia tutti!Daniele BazzaniIl marchio Audio Technica è distribuito in Italiada:Prase Engineering, via Nobel 10, 30020, Noventadi Piave (VE), ITALY, tel. +39 0421 571411,www.prase.it.55chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
ststrumentiMicrofono a condensatoreUSB Samson G-TrackSalve a tutti, eccoci pronti a cercare di descrivervi,a parole e con i suoni, un microfono di ultima generazione,il Samson G-Track, che ha <strong>la</strong> caratteristicadi essere USB oltre che a condensatore, e non necessitadi scheda audio: ne ha una integrata e faquindi tutto da solo. Una soluzione niente male perchi volesse avvicinarsi al mondo delle registrazioniprofessionali senza spendere una barca di soldi,senza rinunciare al<strong>la</strong> qualità e in grande scioltezza,visto che – se collegato a un piccolo notebook – ciconsente di registrare ovunque.Andiamo intanto a vederne le caratteristiche.CaratteristicheIl G-Track è un microfono a condensatore a diaframma<strong>la</strong>rgo (19 mm) che si fa subito apprezzareper il peso e <strong>la</strong> robustezza. Bello esteticamente ericco di controlli, non sembra certo di avere fra lemani un prodotto qualsiasi: <strong>la</strong> sensazione è quel<strong>la</strong>di trovarsi di fronte ad attrezzatura professionale.A differenza di altri microfoni a condensatore,solitamente alimentati dal<strong>la</strong> phantom, il G-Trackprende l’alimentazione direttamente dal collegamentoUSB. La scheda audio interna permette diregistrare i suoni con una qualità di 16 bit e 48K.Sul<strong>la</strong> parte frontale ha due mini switch, Inst/MicLine e Mono/Stereo/CPU, e tre piccoli potenziometria scomparsa, ottimi per settare e non perdereaccidentalmente <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione del momento.Sul fondo abbiamo <strong>la</strong> presa USB e due ingressimini-jack dedicati a un eventuale strumento e al<strong>la</strong>cuffia. Possiamo infatti monitorare in tempo realequanto stiamo registrando senza alcun ritardo rispettoal<strong>la</strong> base: un problema annoso che negli ultimianni vediamo finalmente risolto. Non c’è ingressoper un jack XLR bi<strong>la</strong>nciato – <strong>la</strong> scelta di connessioneal PC fra il modo USB e quello tradizionale non sipone – c’è invece <strong>la</strong> possibilità di utilizzare il microfonoe l’ingresso per strumenti, avendo l’accortezzadi settare il nostro software di registrazione predisponendodue tracce separate: questa funzione èinteressante e si fa davvero apprezzare.Non solo:se il selettore Mono/Stereo/CPU è su Stereo, possiamoutilizzare l’ingresso jack per strumenti a duecanali come una tastiera o una drum machine.Percorrettezza diciamo che a noi interessa <strong>la</strong> rispostaacustica del Samson e non ci <strong>la</strong>nceremo in registrazioniche non siano quelle delle nostre chitarreacustiche e c<strong>la</strong>ssiche.Va anche sottolineato, però, che <strong>la</strong> doppia possibilitàdi registrazione può essere molto utile sevolessimo riprendere <strong>la</strong> nostra chitarra sia acusticamentecon il Samson, sia dal pickup instal<strong>la</strong>to sullostrumento: questa tecnica è molto usata e permetteuna misce<strong>la</strong>zione fra segnali piuttosto diversi fraloro e combinabili quindi in fase di missaggio.Dicevamodelle cuffie e del monitoraggio diretto privo di<strong>la</strong>tenza. Qui entrano in gioco i potenziometri: possiamorego<strong>la</strong>re il volume dell’ascolto e ascoltareanche due suoni che stiamo registrando allo stessotempo (sia in mono che in stereo) con <strong>la</strong> eventualetraccia già registrata; ecco che tutte le potenzialitàdel<strong>la</strong> scheda audio interna vengono fuori, ancheperché – visto che il G-Track non manda il segnaledell’ascolto al<strong>la</strong> DAW – <strong>la</strong> <strong>la</strong>tenza è zero.Macchine come questa fino a pochi anni fa sarebberostate un sogno irraggiungibile!Possiamo chiuderequesta descrizione dicendo che un piccoloLED, posto sempre sul<strong>la</strong> parte frontale, ci aiuta acapire se <strong>la</strong> quantità di volume che stiamo mandandoa registrare è eccessiva, risparmiandoci quindiproblemi ulteriori. Segnaliamo anche che <strong>la</strong> dotazioneinterna è molto ricca: troviamo diversi tipi diconnettori e adattatori funzionali allo scopo di connettercial PC, o al Mac, visto che il prodotto è adattoa ogni piattaforma (non sappiamo se <strong>la</strong>vori anchein ambiente Linux); i vari adattatori ci eviteranno didover andare al negozio di strumenti più vicino per56chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Microfono a condensatoreUSB Samson G-Trackstprocurarci questa o quel<strong>la</strong> riduzione: al<strong>la</strong> Samsonhanno pensato a tutto, e non è poco. Ottimo anchel’adattatore per fissare il microfono a un’asta: il G-Track è pesante e deve essere stabile.Come suona?Le prime considerazioni che facciamo in questicasi sono quelle re<strong>la</strong>tive al tipo di prodotto, all’utentea cui è rivolto e al prezzo rapportato a ciò che offre:siamo nel campo dell’home recording e non dobbiamodimenticarlo. Il test, come sa bene chi ci segue,è eseguito usando diversi strumenti, che spessosono gli stessi e che trovate in altre prove simili, suonatidalle stesse mani cercando di coprire diversistili chitarristici, per sentire <strong>la</strong> risposta del microfonoa sollecitazioni diverse. Le chitarre usate sono dueacustiche, una Larrivée OM-10 e una Martin D-28,e una c<strong>la</strong>ssica artigianale Bruno Tozzi del 1982. Nientescheda audio, visto che il Samson è autosufficiente,e una versione di Cubase SE come DAW;anche se in occasione di uno degli esempi abbiamopure provato a registrare con Audacity, softwaregratuito molto diffuso sul web.I file audioLa prima impressione è ottima: dall’ascolto dei filepotrete percepire chiaramente <strong>la</strong> qualità di registrazionedel G-Track, qualità che fino a poco tempofa era impensabile da un prodotto di questa fasciadi prezzo e, soprattutto, non alimentato dal<strong>la</strong>48 V. Perché crediamo sia questo il vero punto diforza del Samson, l’essere slegato da ogni altro dispositivoe poter quindi funzionare in un minuto suqualsiasi computer, di casa e non. Il microfono hale qualità dei suoi colleghi a condensatore, moltodefinito, cristallino, versatile, adatto a registrarestrumenti acustici o voce senza alcuna difficoltà. Cipiace se arpeggiamo e suoniamo delicati o con decisione,come anche se suoniamo uno strummingpotente con il plettro. La D-28 esce in maniera deltutto differente rispetto alle altre due (non parliamosolo del timbro, ovviamente diverso), ma potrebbeessere anche un discorso legato al posizionamentoo equalizzazione del microfono.Come facciamo di solito, vi <strong>la</strong>sciamo ascoltare evalutare i file WAV (non MP3, attenzione) e vi ricordiamoche non abbiamo aggiunto effetti né equalizzatoi suoni: quindi quello che ascoltate è solomicrofono davanti al<strong>la</strong> chitarra (fra <strong>la</strong> buca e il XIItasto a circa 20 cm di distanza) senza tagli di frequenze.Il consiglio è quello di ascoltare i sampleaudio con delle buone casse o una cuffia seria, nondalle casse del PC o con le cuffiette dell’iPod, cherendono quasi inascoltabili <strong>la</strong> maggior parte dei dettagli.Per<strong>la</strong>nciarci a capofitto nel mondo delle registrazioniveramente casalinghe abbiamo utilizzatoanche Audacity, come accennato in precedenza,un software gratuito che consente anche <strong>la</strong> registrazionemultitraccia: a dimostrazione di come certedifferenze fra prodotti siano sensibilmente ridotterispetto al passato, il risultato ci sembra ottimo. Ovviamentele funzionalità sono ridotte rispetto ad altriprogrammi, ma se dovessimo dire che sentiamo veramentedelle differenze, staremmo mentendo.ConclusioniIl prezzo fornitoci dal distributore italiano (197,50euro IVA inclusa) è un prezzo ufficiale, già ottimo disuo. Se non fosse che sul Web lo abbiamo trovatofra i 120 e i 160 euro! Che lo rendono un prodottoassolutamente al top nel suo campo: a quel<strong>la</strong> cifraè difficile avere concorrenti.La qualità del<strong>la</strong> ripresa, unita al<strong>la</strong> semplicità diutilizzo e alle molte possibilità cui accennavamosopra, come il poter collegare una chitarra elettricao registrare anche due fonti sonore e riascoltarsiin tempo reale, ne fanno un’arma perfetta per chiavesse velleità di vestire i panni del fonico-produttore-musicista,ma non volesse o potesse acquistareprodotti molto costosi. Non stiamo dicendo chesuona meglio di microfoni da mille euro o più, soloche suona bene soprattutto in rapporto al prezzo.La portabilità del G-track che, grazie al<strong>la</strong> schedaaudio integrata, ci consente di registrare dovunque(volendo, senza prese di corrente) anche soltantocon un piccolo notebook come studio, è una caratteristicadi modelli simili a questo che negli ultimitempi stanno davvero spopo<strong>la</strong>ndo fra gli utenti consumer,consapevoli del fatto che – imparando adusare strumenti come questo – si possono conseguirerisultati fino a pochi anni fa impensabili.Daniele BazzaniIl marchio Samson è distribuito in Italia da:M. Casale Bauer, via IV Novembre 6-8,40057 Granarolo dell’Emilia (BO), Italia,www.casalebauer.com.57chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
ststrumentiMartin in Italiaintervista a Max CanevaroVisto l’interesse che hanno suscitato le novitàproposte recentemente dal<strong>la</strong> Martin, abbiamo pensatodi approfondire il discorso con il distributoreitaliano del marchio americano, l’Eko Music Group,nel<strong>la</strong> persona di Max Canevaro, product managerresponsabile Martin per <strong>la</strong> divisione Eko Combo.Sei tornato da poco dal NAMM Show diAnaheim in California, quali sono le novità principaliche avete presentato?Tante… tante novità in casa Martin. Si amplia <strong>la</strong> famigliadel<strong>la</strong> Performing Artist Series, dove i modellitop di gamma, Dreadnought Cutaway 1, OrchestraModel 1 e <strong>la</strong> nuovissima shape Grand Performing1, sono affiancati in ordine di costo dal<strong>la</strong> PerformingArtist Mahogany GP Cutaway, ultima nata del<strong>la</strong>linea FSC® [Forest Stewardship Council] certifiedwoods, con top in abete massello europeo certificato,fasce e fondo e manico in mogano massellocertificato, elettronica esclusiva Fishman Aura F1.Al riguardo mi permetto di aprire una doverosa parentesiper sottolineare l’impegno del<strong>la</strong> casa americanaper <strong>la</strong> protezione e conservazione dell’ambiente.Cito: «Soddisfacendo i bisogni del presentesenza compromettere <strong>la</strong> capacità delle generazionifuture di soddisfare i propri bisogni» <strong>la</strong> RainforestAlliance, che certifica alcuni modelli Martin, utilizzail potere del mercato per arrestare i principali ‘agenti’del<strong>la</strong> deforestazione e distruzione ambientale,quali l’estrazione del legname… «Questo significache gli alberi non dovrebbero essere tagliati più velocementedi quanto è necessario per mantenere<strong>la</strong> terra sicura e vivibile per gli esseri umani». Molteimprese affiliate <strong>la</strong>vorano secondo rigorosi standarddi sostenibilità: attraverso i sigilli Rainforest AllianceCertified e Rainforest Alliance Verified, dimostranoche le pratiche sostenibili possono aiutare le aziendea prosperare nell’economia moderna.Chiusa questa lunga parentesi, troviamo a seguirele Performing Artist 3, con top in sitka massellolucidato, fasce e fondo in palissandro satinato,manico in hardwood ed esclusivo sistema FishmanAura F1 digitale. Anche qui tre formati, DC, OM e ilnuovo GP.Chiudono le bellissime ed economiche PerformingArtist 4, con top in sitka massello lucidato, fasce efondo in mogano sapele massello satinato, elettronicaFishman Aura F1 analogica, che è un sistemadi elettrificazione semplificato (con tone shape, onboarddigital chromatic tuner e phase control) derivantedal più completo F1. Anche in questo caso treformati: DC, OM e GP.58chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLe caratteristiche più interessanti di tutte questechitarre sono il manico P easy access e il nuovocorpo Grand Performing. I prezzi dimostrano invecelo sforzo che <strong>la</strong> C.F. Martin & Co. ha fatto negli ultimidieci anni per creare dei prodotti di qualità, made inUSA e usciti dal<strong>la</strong> storica casa madre di Nazareth, aun prezzo abbordabile. Ricordate: Martin non significapiù so<strong>la</strong>mente ‘<strong>la</strong> chitarra famosa e inarrivabile’.La serie P dei modelli D-18 e D-28, in partico<strong>la</strong>re,ha suscitato parecchio interesse tra gli appassionati.I fingerstyler sperano da sempre diPerforming Artist GP Cutaway 1
Martin in Italiaintervista a Max Canevarostunire al suono di quellechitarre un manico piùadatto alle loro esigenze.Qual è <strong>la</strong> tua impressione?Ottima… Te ne accorgisubito quando prendi <strong>la</strong>chitarra in mano: si notaquanto sia snello il manicorispetto al tipico low profileMartin. ‘P Neck’ significa‘Parallel Neck Profile’.Questo manico è nato con<strong>la</strong> <strong>nuova</strong> Performing ArtistSeries, di cui par<strong>la</strong>vamoprima, per andare incontroal<strong>la</strong> domanda di mercatodi avere un manico confacile accesso e manegevolezza.Ideale quindi per ifingerstyler, ma anche percoloro che, seppur prediligendo<strong>la</strong> chitarra elettrica,si dilettano o utilizzano a livello professionale anche<strong>la</strong> chitarra acustica. Il P Neck ha un feeling veloce,un profilo più snello e una <strong>la</strong>rghezza confortevoledai primi agli ultimi tasti, una caratteristica che facilitaanche i solisti.Sono strumenti che si reperinanno facilmentenei negozi? In che fascia di prezzo?Da aprile di quest’anno inizieranno ad arrivarepresso tutti i centri Martin in Italia. Questi modellivanno dai 1380 euro delle Performing Artist 4 ai1850 euro del<strong>la</strong> D-18P, fino ai 2150 euro delle PerformingArtist 3 e del<strong>la</strong> D-28P. Saranno esposti alprossimo Acoustic Guitar Meeting di Sarzana, dal18 al 22 maggio, che avrà <strong>la</strong> Martin quale sponsorprincipale del<strong>la</strong> manifestazione. Ci sarà l’opportunitàdi provarli presso <strong>la</strong> nostra ormai consueta sa<strong>la</strong>espositiva al primo piano del<strong>la</strong> Fortezza Firmafede,dove tra l’altro si esibiranno artisti del calibro di<strong>Massimo</strong> <strong>Varini</strong>, che presenterà il nuovo disco Anacrusis432, <strong>la</strong> mitica Diane Ponzio e Marco Poeta.Per finire con un seminario sul<strong>la</strong> manutenzione dellechitarre del liutatio ufficiale Martin in Italia, LucioAntonio Carbone. Vi aspettiamo!La Performing Artist Series è una ‘possibilità’per Martin di uscire un po’ da quelli che sonodiventati, di fatto, i suoi standard di progettazione?Sicuramente ha fatto par<strong>la</strong>re di sé il nuovo corpo,il GP, ed è un bene… Soprattutto perché attira l’attenzione,genera curiosità e invoglia a provare lostrumento. Se si guarda al<strong>la</strong> linea in generale, que-Diane Ponzio all’AGM 2008 di Sarzana con <strong>la</strong> sua Martin JDPII Signature(foto di Mario Giovannini)sto è sicuramente un progetto voluto da Martin perpenetrare al meglio in segmenti di mercato per cui,negli anni passati, era quasi impossibile competere;e in cui <strong>la</strong> serie 16, di modelli a spal<strong>la</strong> mancanteelettrificati, non arriva. Lottare con degli standard affermatiè sempre una battaglia terribile, ma era necessariointraprendere nuove strade e quindi nuovesfide. È questo che ci aiuta a ravvivare il mercato erendere il nostro <strong>la</strong>voro così interessante.Com’è <strong>la</strong> situazione del mercato? Quanto sisente <strong>la</strong> crisi?La crisi è <strong>la</strong>tente, ma persiste ovunque e sonocambiati molti standard di vendita e di gestionedel<strong>la</strong> cliente<strong>la</strong>. Senza entrare nei partico<strong>la</strong>ri, neapprofitto per ringraziare tutti i colleghi distributori,gli operatori e i negozianti che si adoperano ognigiorno per fare in modo che questo nostro mercatocontinui a girare, mantenendo tutti noi occupati (intutti i sensi). Noi tutti ‘corriamo’ per rendere felici gliutenti finali. Per rendere tutti coloro che entrano neinegozi felici di portarsi a casa lo strumento tantodesiderato.Non ho ancora visto i dati di quest’anno, manel 2009 <strong>la</strong> consueta indagine Dismamusicadava il segmento delle chitarre acustiche ancorain crescita, addirittura come uno dei segmentitrainanti del settore.Dal 2010 si vede il mercato del<strong>la</strong> chitarra acusticaancora in crescita e questo ci dà carica. Il 2009 èstato in generale un anno difficile e piuttosto piatto.Mario Giovannini59chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciLascia un commento
ststrumentiNotizie di mercatodalle aziendeDunlop Suppressor ProUn tappo per <strong>la</strong> buca antifeedback in grado di preservare il tonooriginale dello strumento. Progettatto da Todd A. Falk, creativoguitar builder, ha un design innovativo per agevo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> normaletrasmissione dell’aria attraverso <strong>la</strong> buca e permettere al top divibrare naturalmente. Realizzato con un sottile foglio di alluminiocontornato in gomma, si adatta al<strong>la</strong> maggior parte delle chitarrein commercio. Ne esistono due modelli, a nove fori piccoli e a unforo grande, in tre colorazioni differenti.Info: http://www.jimdunlop.com/product/suppressor-pro.Fender acusticheNovità in casa Fender per il 2011 con <strong>la</strong> <strong>nuova</strong> serie C<strong>la</strong>ssic Design e diversi restiling sulle seriegià in commercio.La <strong>nuova</strong> CD-220SCE è una chitarra dreadnought con costruzione in legni esotici, disponibile indue splendidi modelli, con fondo e fasce in ovangkol o con fondo e fasce in frassino occhiel<strong>la</strong>to;entrambi i modelli hanno tavo<strong>la</strong> armonica in abete massello con finitura naturale. Nuove caratteristichetecniche riguardano il battipenna tartarugato e <strong>la</strong> rosetta in abalone dal design rinnovato,i pin per il bloccaggio delle corde al ponte, neri con dot in abalone, il logo Fender intarsiato inmadreper<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> paletta e i segnatasti a dot più piccoli (3 mm). Le caratteristiche standardcomprendono <strong>la</strong> costruzione con incatenature a X scolpite, <strong>la</strong> striscia centraleposteriore con intarsio a mosaico, <strong>la</strong> tastiera in palissandro con20 tasti, il truss rod a doppia azione, l’hardware dorato e il pickupFishman Presys con preamplificazione attiva, accordatore, controllidi volume e tono e indicatore di carica del<strong>la</strong> batteria.Una serie di chitarre acustiche con tavo<strong>la</strong> armonicain legno massello sono ora dotate di un nuovobattipenna tartarugato, di una <strong>nuova</strong> rosetta inmadreper<strong>la</strong>, di un ponte in palissandro dal<strong>la</strong>forma rinnovata con pin dall’aspetto antichizzato, disegnatasti a dot più piccoli (3 mm) e di logo Fender intarsiatosul<strong>la</strong> paletta. Queste modifiche riguardano le acustichedreadnought CD-280S, CD-280SCE, CD-140S e CD-140SCE; <strong>la</strong> CJ-290SCE jumbo cutaway; <strong>la</strong> CA-360SCEauditorium cutaway; e <strong>la</strong> CD-160SE 12 corde.Anche i modelli dreadnought con tavo<strong>la</strong> armonica in legno<strong>la</strong>minato hanno ricevuto significativi miglioramenti, eora hanno battipenna nero di <strong>nuova</strong> forma, una <strong>nuova</strong> rosettain acrilico, un nuovo ponte con pin bianchi e dot neri, esegnatasti a dot più piccoli (3 mm). Gli strumenti in questionesono CD-100 (e re<strong>la</strong>tivo modello mancino), CD-100CEcutaway (e re<strong>la</strong>tivo modello mancino), CD-110CE cutaway,CD-100 12-String, CD-60 e CD-60CE cutaway.La Fender è distribuita in Italia da Casale Bauer.60chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Gas AddictionstSchertler per MaccaferriStat-Macc è un trasduttore acustico progettato dal<strong>la</strong> casaelvetica appositamente per l’applicazione su chitarre tipoSelmer/Maccaferri. La sua concezione si basa sul<strong>la</strong> tecnologiaLYDiA, uno dei migliori trasduttori acustici progettati daSchertler per chitarra acustica. È costituito da un microfonoelettrostatico di alta qualità situato all’interno del trasduttore.Tutti i materiali (sughero e fibra di cotone) sono selezionatiper ottenere il suono più naturale possibile e per riprodurre ilsuono del<strong>la</strong> chitarra al meglio. Il trasduttore viene fissato tra<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> armonica e il ponte, in modo che solo le vibrazionidello strumento vengano captate. Il trasduttore è totalmenteiso<strong>la</strong>to da tutte le altre sorgenti acustiche, il che rende possibileun’estrema resistenza al feedback. Il sistema è facileda instal<strong>la</strong>re. In qualsiasi momento può essere applicato erimosso rapidamente senza pericolo di danneggiare alcunaparte del<strong>la</strong> chitarra. Stat-Macc viene fornito insieme ad unpreamplificatore in c<strong>la</strong>sse A di alta qualità.È disponibile in due versioni: Stat-Macc-Set fornito con ilpreamplificatore Stat-Pre; e Stat-Macc-Sel fornito con il preamplificatorePre-A III.L’acquisto del solo pickup con il cavo è possibile, nel casoin cui si sia già in possesso di uno dei prodotti di cui sopra odi un amplificatore Schertler.Info: http://www.schertler.com/homepage_schertler/statmacc-it.htmlIntellitouch Capo TunerCon un ampio disp<strong>la</strong>y, molto leggibile, e un design estremamenteazzeccato, il Capo Tuner unisce in un unico oggetto dueaccessori molto utilizzati dal chitarrista acustico: capotasto mobilee accordatore da paletta. In questo caso il capotasto – ditipo c<strong>la</strong>ssico a pinza – funge anche da rilevatore, ed essendoapplicato direttamente alle corde risulta essere estremamenteaffidabile. Ovviamente, in caso di non utilizzo come capotasto,si può piazzare tranquil<strong>la</strong>mente sul<strong>la</strong> paletta ottenendo lo stessorisultato come accordatore. Il diapason è rego<strong>la</strong>bile tra 430 e450 MHz e funziona tanto per le sei quanto per le dodici corde.Costa circa 60 euro ed è garantito a vita.Info: http://www.tuners.com/intellitouch.aspMartin su YouTube: una paro<strong>la</strong> di ChrisÈ attivo da qualche mese il canale ufficiale del<strong>la</strong> casa diNazareth: http://www.youtube.com/user/cfmartinguitar. Almomento sono caricati una trentina di video dimostrativi,con diverse demo dei nuovi modelli presentati al NAMM.Molto interessante quello che è destinato a diventare unappuntamento fisso, con cadenza mensile, A Word fromChris. Il signor Martin in persona, insomma, che si mettein gioco per raccontarsi e raccontare una passione lungaquasi due secoli.Lascia un commento61chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tctecnicaEsercitarsi con il metronomoCiao a tutti, spero che il mioarticolo sull’accordatura siastato utile per qualcuno di voi.L’argomento di oggi ha a che farecol metronomo. Il metronomonon è amatissimo da molte persone,ma trovo che sia uno strumentoincredibilmente utile. Oravi darò un paio di semplici idee sucome ‘fare amicizia’ con questoutile elemento del<strong>la</strong> nostra strumentazione.Per prima cosa, mi piaccionoi vecchi metronomi di una volta(quelli grossi, di legno, a forma dipiramide). A un bel po’ di gentepiacciono quelli elettronici, ma iocredo che non siano così buoni.Preferisco il vecchio tipo, perchéposso realmente ‘vedere’ iltempo succedersi guardando ilmovimento del braccio avanti eindietro. I metronomi elettronici ticostringono a seguire una luce intermittenteo un bip, ma non puoivedere l’onda del tempo. I vecchistrumenti impegnano maggiomenteil corpo e i sensi, oltre <strong>la</strong>semplice vista o il semplice udito,a percepire il ritmo. E poi, questivecchi metronomi di legno sonosemplicemente fichi a vedersi!Al momento, tuttavia, se tuttociò che avete è un metronomoelettronico, è pur sempre unostrumento utile. Vi invito a usarlomentre vi allenate con i prossimiesercizi.Mi piace rego<strong>la</strong>re il metronomoin modo da raggiungere due obiettivi.Il primo obiettivo è tenereil pezzo lento, così da ridurre alminimo le difficoltà tecniche e poterci<strong>la</strong>vorare su quello che chiamoil ‘tempo normale’. Il ‘temponormale’ è quando ciascun bassosuonato col pollice del<strong>la</strong> destracade su ogni click del metronomo.Lo chiamo anche velocità ‘daesercizio’.Il secondo obiettivo è velocizzareil brano fino al ‘ritmo daconcerto’, conservando lo stessotempo sul metronomo. Questo vienechiamato ‘tempo doppio’, nelquale il pollice suona due bassiper ogni colpo del metronomo.Il vantaggio di fare in questomodo sta nel permetterti di perfezionarele parti che ti danniproblemi, ma anche di suonareal<strong>la</strong> velocità ‘di performance’senza modificare il settaggio delmetronomo. Inoltre, a mio mododi vedere, ti aiuta ad associare undeterminato tempo a un partico<strong>la</strong>rebrano musicale, in modo damantenere questo ritmo durantetutto il brano. Ascoltate i due esempiche ho incluso per illustrarecome funziona.Questi due brani vengono dal<strong>la</strong>mia Fingerstyle Academy. Ilprimo è un pezzo per principiantiche si chiama “Drop D PracticeSong”, e il secondo è un branoper chitarristi intermedi, “Living inthe Country”.Prima ascolterete quattro clickdel metronomo, poi piazzerò ibassi su quattro click prima di iniziareil brano. Successivamente,ripeterò ciascun brano al<strong>la</strong> velocitàdi performance, ma con lostesso settaggio del metronomo.Penso che troverete questosistema utile per dissezionarei brani e determinaredove si annidano i punti debolidell’esecuzione. Vi aiuterà anchea non rallentare un brano quandoarrivano i passaggi difficili. Vedetecosa ne pensate e fatemisapere come va.Al<strong>la</strong> prossima!Eric LugoschLascia un commentoEric Lugosch a Ferentino 2010, foto di Alfonso Giardino62chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
HarmonyEsercitarsicon il metronomotc5th fr.pivotwait!BG6Drop Do nsASL.C VIIICapo 3rd fret3har.codaD.C. al coday xw412AbarGEmp i m a1.Scarica il 2. pdf*2.Page 25th fret"Drop D" Practice SongxProgressionArranged by: Eric LugoschretEBGDGD0000000000thumb: 6,5,4 stringsindex: 3,2 stringsmiddle: 1 stringA whole step isalways 2 frets!A half step is 1 fret.D6e-6712138149150 16117F# -e-D6e-9GA7 (5th in bass!!)016712132814349 1510 16D651117D6 e-F# -e-9 G3rd fret5th fret5th fret63chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tcG7xDm75th fret005Capo 3rd fret65 6 5 672 5 33SL.IIISL.EmIEmAbariDScarica il pdfG6sC7IIX421.2.C7Living in the CountryDrop DD/AEBGDAD**5 570Abar5020230027000D wait!300201pivotx**yDD/A5700 32 2 20 0004 3 1D/A410 9 700200*Arranged by: Eric Lugosch5 7 5770000*G7000005 51.2.AbarD1* Dpivot *5 3 2 022D230 3302 2 220000000 0000 01234G1 1* * D*G2 0 00 3 2 0 330200 0050005001301200* D302020030A2002002022D302001AD1pivotpivot020 2 0 0 302 22 22 2022000000 0* D32020D.S alyD/AVGV0064chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tcUn valzer ragtime?Se fate attenzione ai sottotitolidei ragtime c<strong>la</strong>ssici, ci troveretedelle indicazioni sul<strong>la</strong> divisioneritmica dei brani. Le più comunisono March & Two-Step, ma ancheA Slow Drag, A SyncopatedNovelty o An Afro-Intermezzo,giusto per citarne alcune. Questesi riferiscono tutte a composizionirigorosamente in tempo di marciain 2/4, ma non tutti i brani di ragtimec<strong>la</strong>ssico sono in 2/4. Esistonoper esempio alcuni valzer ragtime,anche di Scott Joplin, cheha composto “Bethena (A ConcertWaltz)” e “Pleasant Moments(Ragtime Waltz).Io ho registrato una volta un arrangiamentodi “Echoes from theSnowball Club (Ragtime Waltz)”di Harry P. Guy, un valzer ragtimein sei sezioni con introduzione einterludi. Questo brano, che hooriginariamente inciso su vinileper <strong>la</strong> Kicking Mule Records [inAA.VV., Masters of the RagtimeGuitar, 1977], è appena stato ripubblicatosu CD dallo StefanGrossman’s Guitar Workshop[2010].Il ritmo di habaneraUn altro ritmo di buon effettoimpiegato da compositori di ragtimeproviene da Cuba, da cuiil nome habanera (La Habana).Sebbene sia in 2/4, sembra piùun tango che una marcia. Com’èche funziona? La prima croma èpuntata, poi c’è una semicromaseguita da due crome.Probabilmente è un ritmo adattatodal<strong>la</strong> contradanza spagno<strong>la</strong>,importata nelle Indie OccidentaliIl valzer ragtimee altri ritmi alternatividurante il XIX secolo.Molti compositori di ragtimeaggiunsero una sezione in cui <strong>la</strong>mano sinistra – invece di suonareun tempo pesante di marcia in2/4: basso-accordo-basso-accordo– utilizza questo ritmo cubano.“Heliotrope Bouquet”, frutto del<strong>la</strong>col<strong>la</strong>borazione di Joplin con LouisChauvin, presenta lo stessoritmo nel<strong>la</strong> sua prima sezione. Eci sono altri esempi. Il ritmo erapopo<strong>la</strong>re anche nel primo jazz.Jelly Roll Morton ha compostodiversi brani a ritmo di habanera.Jelly, che era creolo, lo chiamavail “colore spagnolo”.So<strong>la</strong>ce“So<strong>la</strong>ce (a Mexican Serenade)”è una composizione di Joplin incui ciascuna sezione presenta ilbasso e il ritmo del<strong>la</strong> habanera.Possiamo ascoltar<strong>la</strong> ne La Stangata,il film che ha <strong>la</strong>nciato <strong>la</strong>moda del ragtime negli anni ’70.“The Entertainer” di Joplin era iltema principale, ma anche l’ultimasezione di “So<strong>la</strong>ce” fu utilizzatain maniera molto evocativadal produttore musicale MarvinHamlich.“So<strong>la</strong>ce” non ha una sezionein tonalità minore, cosa alquantoinusuale, e le sue melodie hannoun tocco del maxixe brasiliano,tecnicache divenne popo<strong>la</strong>re pochi annidopo.Tutto ciò, ancora una volta, èl’interessante conferma che le influenzesu questo stile musicaleprofondamente americano sonostate molte e varie. Proprio comegli abitanti del Sud degli Stati Uniti,questo stile ha le sue radici inluoghi diversi nel mondo. A NewOrleans, le influenze musicaliiberiche, africane, cubane, parigine,martinicane e americane divennerotutte parte di quel patoismusicale chiamato jazz.Questo arrangiamentoIn origine era un duetto, registratoper <strong>la</strong> Kicking Mule con ilmio partner chitarristico C<strong>la</strong>esPalmkvist negli anni ’70 [in LasseJohansson & C<strong>la</strong>es Palmkvist,Ragtime Guitar Duets, 1977].Questo vinile sta per essere ripubblicatoda Stefan Grossmanquest’autunno.Ho riarrangiato il brano per chitarraso<strong>la</strong> e qui sotto trovate leprime due sezioni.Noterete che allontanarsi dallostile rego<strong>la</strong>re del basso alternatoè piuttosto difficile all’inizio, macredo che valga <strong>la</strong> pena affrontarequesta prova, perché il basso‘boom-chick’ può diventare assailimitante se ci si ferma a quello.Provate quindi l’habanera, rompetei vecchi schemi e accoglietei ritmi del mondo nel<strong>la</strong> vostramusica!Buona fortuna,Lasse Johanssonwww.<strong>la</strong>ssejohansson.seLascia un commentoScarica il pdf66chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
Il valzer ragtimee altri ritmi alternativitc1EBGDAE Introduction0 01 3 42Scott JoplinArranged By Lasse Johansson7 8585 7 3 840124 23102012 1 03 2 0 1 2005 First section233 6TAB0013120311071202 203123081335320587697865107710077 10TAB8568000 23311120887007751264703012 11300 032021233 1419TABTAB00888173120 8930111010150 1 02 0231. 2 2012 812 87 8 98163 5 30 11 2233 2.21083 1803 2 171 / 25008768353177845056228 7 81810 116105 7 9 1079 Second section5 H 066 85 7871010 983 H6 6 8 6667chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
68tcchitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciSo<strong>la</strong>ce - a Mexican Serenade - Scott JoplinArranged By Lasse Johansson2 / 2TAB2366000454 634352423243343546425557R006353450265685H 706 38766H6862766000013 20234 TAB2800030003232432923203 23303033010010353631764 66733232330100103536TAB33764 6776534855R0755810Sl7Sl129 35121010R101065436643300000337102063534501.TAB3810234003312 1 2.TAB39888 1023CodaIl valzer ragtimee altri ritmi alternativi
tecnicaVerso <strong>la</strong> metà degli anni ’50,un gruppo di giovani musicistidel<strong>la</strong> buona borghesia di Rio cominciòa riunirsi rincorrendo unostesso ideale, quello di liberarsidel<strong>la</strong> “schiavitù” del samba, cheormai ritenevano limitato per <strong>la</strong>sua struttura ritmica binaria e perle tematiche dei suoi testi chepar<strong>la</strong>vano solo di barracão, <strong>la</strong> baraccadelle fave<strong>la</strong>s dove si dicevanascesse il samba puro. Mentreperciò i vari Roberto Menescal,Ronaldo Boscoli, Carlos Lyra, ifratelli Castro Neves e altri, tuttidestinati a diventare famosi,cercavano di creare un ritmo eun tipo di armonizzazione chesi ispirasse a quel jazz che giàartisti affermati coltivavano neinight club, apparve all’orizzonteJoão Gilberto, un eccentrico baianoche si accompagnava al<strong>la</strong>chitarra con una batida (cioè il ritmoeseguito con <strong>la</strong> mano destra)decisamente originale, insommacon una bossa (termine che nelgergo di quell’epoca significava“modo” di fare qualcosa) del tutto<strong>nuova</strong>. Ecco come il giornalistascrittoreRuy Castro racconta, nelsuo bel libro Chega de saudade[Chega de saudade. A históriae as histórias da Bossa Nova,Companhia das Letras, 1990; ed.it. Chega de saudade. Storia estorie del<strong>la</strong> bossa nova, Angelicaed., 2005], il fatidico incontro traMenescal e Gilberto, che avrebbecambiato il corso del<strong>la</strong> storiadel<strong>la</strong> musica brasiliana dandoorigine al<strong>la</strong> bossa nova:«“Ce l’hai una chitarra qui? Iosono João Gilberto, potremmosuonare qualcosa”. Menescal,sorpreso da quel tipo strano, lofece entrare in casa. Aveva giàsentito par<strong>la</strong>re di un baiano mezzomatto, geniale, intonatissimo,che a volte, verso il 1957, si facevavedere nel locale “P<strong>la</strong>za”.Carlos Lyra quel “soggetto” giàlo conosceva… Poiché c’eranoospiti lo portò nel<strong>la</strong> stanza piùappartata… Chitarra esaminatae debitamente accordata. Joãocominciò a cantare una sua composizione,“Ho-ba-<strong>la</strong>-là”, unaspecie di beguine, ritmo caraibicoormai dimenticato. Menescal nonCorde brasiliane<strong>la</strong> chitarra di João Gilbertocapì niente delle parole, ma a chiimportavano le parole? La vocedel “tizio” era uno strumento! Untrombone del<strong>la</strong> migliore qualità.E Gilberto non sembrava cantare,diceva le parole in un sussurro,aprendo appena appenale <strong>la</strong>bbra. E ripeté <strong>la</strong> stranissima“Ho-ba-<strong>la</strong>-là” cinque o sei volte,ogni volta in un modo diverso masempre con <strong>la</strong> stessa <strong>la</strong> stessa“bossa”, <strong>la</strong> stessa “batida”».… Quel<strong>la</strong> stessa batida di chitarrache, diventata il simbolo delmovimento musicale bossa nova,ha poi varcato le frontiere portando<strong>la</strong> musica brasiliana in tutto ilmondo.La chitarra di Gilberto è stataanche definita come violão gago,cioè “balbuziente”, a causa del<strong>la</strong>“sfasatura” tra gli accenti ritmicidell’accompagnamento e quellidel<strong>la</strong> melodia, ricca di sincopi.Modello del<strong>la</strong> batidaIl modello completo si sviluppasu due battute. Le ultime duenote, sedicesimo e ottavo puntato,possono anche essere semplicementedue ottavi. Gli accordisi prendono su quattro corde, vistoche le dita del<strong>la</strong> mano destra(indice-medio-anu<strong>la</strong>re) suonanosempre simultaneamente.Per esercitarsi cominciare(molto lentamente) su un solo accordoe successivamente su dueaccordi, uno per ogni battuta. Lalinea superiore sul pentagrammaindica indice-medio-anu<strong>la</strong>re.La linea inferiore indica il pollice(basso) che suona sempre suogni quarto.Un errore molto frequente èquello di spostare il terzo bassodel modello anticipandolo sull’ottavoprecedente (cioè sull’ultimoottavo del<strong>la</strong> prima battuta) neltentativo di realizzare una sincope.In realtà l’anticipo sull’ultimoottavo del<strong>la</strong> prima battuta si devefare con le tre dita del<strong>la</strong> destraeseguendo già l’accordo del<strong>la</strong>battuta successiva.Buon divertimento!tcUna donna di nome chitarra«Un giorno, casualmente, dissiad un amico che <strong>la</strong> chitarra era“<strong>la</strong> musica in forma di donna”. Lafrase lo incantò e lui andò diffondendo<strong>la</strong>come se costituisse ciòche i francesi chiamano “un motd’esprit”. Mi duole considerareche essa non vuole essere nientedi ciò; è piuttosto, <strong>la</strong> pura veritàdei fatti.La chitarra è non solo <strong>la</strong> musicain forma di donna, quanto, di tuttigli strumenti che si ispirarono al<strong>la</strong>forma femminile (vio<strong>la</strong>, violino,mandolino, violoncello, contrabbasso),l’unico che rappresenta<strong>la</strong> donna ideale: né grande népicco<strong>la</strong>, di collo allungato, spallerotonde e dolci ed anche piene,vita sottile; colta, ma senza ostentazione;riluttante ad esibirsi senon per mano di colui che ama;attenta ed obbediente all’amato,ma senza perdita di carattere edignità; e, nell’intimità, tenera,sapiente ed appassionata. […]»[in Vinicius de Moraes, Paraviver um grande amor, 1962; ed.it. Per vivere un grande amore,1997]Giovanna Marinuzzi(1 – continua)Lascia un commento69chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tcIl brano “Alice in This Land”,dal mio album Chitarrista (2009),è dedicato a mia figlia e il titolofa il verso al noto standard “Alicein Wonder<strong>la</strong>nd”, ma è solo ungioco linguistico che mi piacevaper l’effetto ironico del<strong>la</strong> contrapposizione.Questa musica è natacome un giochino di quelli che sifanno imbracciando <strong>la</strong> chitarrasul sofà, senza alcuna idea chepotesse diventare un brano veroe prorprio, piuttosto un esercizioper rafforzare il legato praticatosul<strong>la</strong> prima corda, udibile nel<strong>la</strong>frase che segue l’intro. Ogni voltaGiovanni Ferro“Alice in This Land”che abbozzavo questa musica <strong>la</strong>bimba si metteva a bal<strong>la</strong>re nelsoggiorno, in pratica non potevoprendere in mano <strong>la</strong> chitarrasenza che arrivasse <strong>la</strong> piacevolerichiesta. Così pian piano quello‘scherzo’ ha preso una forma piùstrutturata diventando un branostrumentale, con l’aggiunta diun’introduzione e un refrain. È’ unbrano semplice e orecchiabile, <strong>la</strong>gente lo apprezza per quel<strong>la</strong> stessagiocosità che muoveva <strong>la</strong>bimba nel soggiorno di casa.Giovanni Ferrotecnicawww.myspace.com/giovanniferrofingerstylezonacustica(Grazie a Federico Bruni per avere<strong>la</strong>borato lo spartito al computercon il programma open sourceLilyPond http://lilypond.org)Lascia un commentoScarica il pdfAlice in this LandChitarrista (2009)Giovanni Ferro82 2 11 3234 3 21 4 …4 321 …00223402032400323030020022400443 35812340523 33420032300320 233102…310450 1 37502147 1089798VII…1 32 …42 3 … … 70VII…chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici … … 3
834053334200323310 080 20 07 902 45353031Giovanni Ferro“Alice in This Land”7 10 7tc91388VII…8………771 328778 …42 3 …109108 … 002 300000 22 02 020 0 4 22 033 0303 2810VII7877…87… …330023 1.233320 2033………IIIIII2.perc.17 perc.8 …… …3 5 3 3 03 53 3 5 5 53 33 5 50 4 40 4 44 5 4 4 5535 53 3 5 030……… …35218 …… 123 1…431……… … ……Da Capo 78 7 08757700 200789880121210101112100 20078988012 12100022trascritto da Federico Bruni con LilyPond - http://lilypond.org/71chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tctecnicaCeltic Fingerstyle GuitarO’ Caro<strong>la</strong>n e <strong>la</strong> cultura gaelicaLa musica celtica comprendetradizioni di diversi paesi, masoprattutto in Ir<strong>la</strong>nda si è sviluppatacon elementi autonomi eidentificabili. In questo paese <strong>la</strong>musica per arpa aveva un ruoloimportante nel<strong>la</strong> società, soprattuttoperché radicata da tempoe legata al<strong>la</strong> cultura gaelica. Ibardi erano i depositari di questacultura tramandata e diffusa nelpaese attraverso i loro spostamenti.Tra questi musicisti erranti unodei più conosciuti è stato TurloughO’Caro<strong>la</strong>n (1670-1738),sicuramente il più grande arpistae compositore ir<strong>la</strong>ndese,<strong>la</strong> cui fama a quei tempi oltrepassòi confini nazionali. Primadi lui ci sono pervenute soltantopoche testimonianze di musicascritta, ma molti pensano che inprecedenza esistesse un repertoriomolto vasto e antico di melodie,che purtoppo negli anni sonoandate perdute.Non si può negare che alcunecaratteristiche del<strong>la</strong> musica deibardi abbiano avuto una forteinfluenza e risultino tutt’oggi utilizzate,costituendo un segno dicontinuità tra passato e presente.Si possono prendere ad esempiodiverse canzoni che oggi ripropongonomoduli stilistici, ritmici edi struttura simili alle antiche slowairs in 2/4 o in 6/8.Dance TunesDiverso dalle arie di originegaelica, il repertorio di gighe,reels, hornpipes, marce e countrydances è suonato in genereda cornamuse, violini, f<strong>la</strong>uti e organetti.Questi strumenti prevalentementemonofonici hannoprodotto in origine melodie spessoprive di accompagnamento,fatta eccezione per alcune notedi bordone. Se si mettono a confrontole prime incisioni re<strong>la</strong>tive aquesto repertorio con quelle dellegenerazioni successive, è possibiledelineare lo sviluppo dellinguaggio e dell’arrangiamento,dove accompagnamento e armonizzazionesono stati aggiuntisolo di recente.Resta inteso che il folk ir<strong>la</strong>ndeseconserva una forte connotazionemelodica e il suo svilupporesta essenzialmente legato al<strong>la</strong>personalità degli esecutori che,da sempre, interpretano le dancetunes in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> loro abilitàe al loro gusto personale.O’ Caro<strong>la</strong>nLa chitarra acustica e le accordatureDagli anni 1960 il folk revivalinizia una rivisitazione stimo<strong>la</strong>ntee creativa, aggiungendo sezionid’accompagnamento e utilizzandostrumenti non ‘tradizionali’come <strong>la</strong> chitarra acustica. Superata<strong>la</strong> prima diffidenza, diversigruppi inseriscono un chitarristanell’organico. Di seguito fanno <strong>la</strong>loro comparsa anche i primi solistifingerstyle: Martin Carthy, DaveyGraham e John Renbourn.Le accordature aperte eranogià conosciute attraverso il blues,che utilizzava le open G e le openD, ossia semplici accordaturemaggiori o minori. Quelle usateper <strong>la</strong> musica celtica sono differentiin re<strong>la</strong>zione al genere musicale:nel<strong>la</strong> maggior parte dei casisono delle accordature ‘sospese’(né maggiori, né mibori) come <strong>la</strong>DADGAD o <strong>la</strong> EADEAE .Normalmente, in ogni accordatura,si utilizzano tonalità nellequali si ottengono i massimi risultatiin termini di sonorità. Inoltresi hanno a disposizione più rivoltidi accordi e le note del<strong>la</strong> melodia,dei bassi, di bordone coincidonospesso con corde a vuoto, producendosustain e semplificandol’esecuzione.John Renbourn a Madame Guitar 2009, foto di Riccardo Bostiancich72chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciMelodiaDal confronto di più versioni
Celtic FingerstyleGuitartcDavey Grahamdi uno stesso brano, si possonoindividuare consuetudini cherestano comuni agli interpreti dimusica celtica: sebbene le noteche identificano <strong>la</strong> melodia di unbrano siano mantenute per lo piùinvariate, spesso l’esecutore aggiungediversi elementi melodicie armonici, specialmente nellesezioni ripetute.Altra caratteristica ricorrente ècostituita dal movimento circo<strong>la</strong>redelle melodie, terminanti cioècon una nota che non chiude <strong>la</strong>frase, ma <strong>la</strong> porta a ripetersi o aintrodurre una <strong>nuova</strong> melodia. Inquesto senso capita spesso diascoltare più motivi melodici riunitiin medley.Un ulteriore elemento caratterizzantedel<strong>la</strong> melodia è rappresentatoda note re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>utilizzata, sulle quali l’esecutoreritorna più volte. La scelta diqueste note, più che da attribuirsiall’armonia o al<strong>la</strong> tonalità, risale aorigini di carattere melodico: unapratica musicale, questa, efficaceper imprimere maggior pathos eimpatto emotivo al brano.AbbellimentiSi tratta di una pratica strumentalemolto usata e in gradodi conferire dinamica e originalitàal<strong>la</strong> melodia. Possiamo trovarel’acciaccatura semplice, doppiao trip<strong>la</strong>: nel primo caso <strong>la</strong> notaprincipale è preceduta da unaso<strong>la</strong> nota di abbellimento, mentrenegli altri due casi è preceduta dadue o tre note.Ogni strumento ha una propriaserie di ornamenti tipici. Acciaccaturedoppie o triple sonotipiche di violino, f<strong>la</strong>uto e organetto.La cornamusa, invece, passada abbellimenti tra note di egualealtezza ad abbellimenti tra noteche si trovano a intervalli diversi.VariazioniUna tra le più frequenti variazioniritmiche riguarda i gruppi di trecrome (tre ottavi) spesso interpretaticome un quarto seguito dadue sedicesimi (sul<strong>la</strong> prima notasi ha generalmente uno staccato).Inoltre lo stesso gruppo di treottavi può essere sostituito da unquarto seguito da un ottavo, o daun quarto puntato.Le variazioni melodiche, ornamentalie di accentazione, sonospesso presenti nelle sezioni ripetutee in tutti i casi in cui l’abilitàdi un musicista diventa condizionenecessaria per questotipo di esecuzione.ModiLa musica ir<strong>la</strong>ndese è ‘modale’,nel senso che le strutture melodichenon sempre coincidono conle scale maggiori o minori tipichedelle musica c<strong>la</strong>ssica, ma si riferisconopiuttosto a successionidi toni e semitoni chiamate appunto‘modi’. I modi più frequentementeutilizzati nel<strong>la</strong> musicair<strong>la</strong>ndese sono lo ionico, il misolidio,il dorico e l’eolio. Lo ionicocoincide con <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> maggioreed è quello più usato: Do Re MiFa Sol La Si Do. Il modo doricosi ottiene con le stesse note delmodo ionico, partendo dal Re: ReMi Fa Sol La Si Do Re. Il modomisolidio è costruito sul quintogrado del modo ionico, cioè partendodal Sol: Sol La Si Do Re MiFa Sol. Il modo eolio è costruitosul sesto grado, partendo dal La:La Si Do Re Mi Fa Sol La.73chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undiciRitmo e strutturaI brani strumentali del<strong>la</strong> tradizioneir<strong>la</strong>ndese, chiamati comunementetunes, hanno ritmidifferenti a seconda dei casi.La giga é scritta in 6/8 e può essereanche chiamata double jig.L’accento è normalmente postosul primo e quarto ottavo. La slipjig è scritta in 9/8 e <strong>la</strong> single jigin 12/8.I reels sono in 4/4 con accentispesso ricorrenti sul primo equinto ottavo del<strong>la</strong> battuta.Anche le hornpipes sono in 4/4,ma con un’esecuzione terzinata.Il primo e terzo quarto del<strong>la</strong> battuta,essendo più accentati, conferisconoal ritmo del<strong>la</strong> hornpipeun’impronta ponderata e precisa,diversa in ogni caso dal<strong>la</strong> giga odal reel.Altre tipiche danze sono <strong>la</strong>polka, notata in 2/4, il valzer in3/4, <strong>la</strong> marcia in 2/4 e le countrydances in 4/4.Le gighe, così come i reels ele hornpipes, constano generalmentedi due sezioni aventi ottobattute ciascuna, dove ogni parteè quasi sempre ripetuta nel<strong>la</strong>c<strong>la</strong>ssica successione AABB. Èpossibile inoltre trovare dei tunesche prevedano tre/quattro/cinquesezioni, come pure altre strutturetipo ABAB.Franco MoroneMartin Carthy, foto di Mike GarveyLascia un commento
tctecnicaLa chitarra acustica baritonaDue chitarre baritono realizzate da Aldo Illotta, a tastiera radiale (sopra) e tradizionale (nel<strong>la</strong> pagina a fianco)Da qualche anno ormai, nelmondo del<strong>la</strong> chitarra acustica èsempre più presente un ‘nuovo’strumento: <strong>la</strong> chitarra acusticabaritona. Non proprio nuovo,forse, se pensiamo per esempioal<strong>la</strong> chitarra acustica baritonasarda, strumento popo<strong>la</strong>re diffusogià nel<strong>la</strong> prima metà del ’900e utilizzato principalmente comestrumento di accompagnamentoe supporto armonico al canto,spesso in coppia con <strong>la</strong> fisarmonica:uno strumento simile a quello‘moderno’ per alcune caratteristichetecniche come il diapason el’accordatura utilizzata, ma diversonel<strong>la</strong> sonorità e nell’utilizzo,in quanto <strong>la</strong> chitarra baritona attualesi è sviluppata soprattuttoper un uso solistico, fingerstylee f<strong>la</strong>tpicking, uno strumento piùversatile con possibilità espressivepiù ampie.È facile allora ipotizzare chelo strumento moderno sia natoda un’evoluzione paralle<strong>la</strong> maindipendente rispetto allo strumentodel<strong>la</strong> tradizione italiana,un’e<strong>la</strong>borazione quindi di quel<strong>la</strong>che possiamo chiamare chitarraacustica ‘tradizionale americana’.Oggi diversi costruttori, piccoliartigiani ma anche importantiaziende, propongono vari modellidi baritona, spesso diversi tra loroquasi a rimarcare <strong>la</strong> caratteristicapropria del<strong>la</strong> chitarra acustica,ovvero <strong>la</strong> non conformità ad ununico progetto. Ma se possiamopar<strong>la</strong>re di Dreadnought, OM, 000,Jumbo come di varianti sonore diun unico strumento, con definiticanoni estetici e costruttivi, par<strong>la</strong>redi baritona è forse par<strong>la</strong>re diun’altra cosa.Tecnicamente e costruttivamente<strong>la</strong> caratteristica principaledifferente è proprio il diapasonmaggiorato, che può variare dai680 mm ai 730 mm, con le soliteeccezioni del caso. L’utilizzodi una sca<strong>la</strong> così lunga, unitamentea quello di corde con diametriproporzionalmente maggiori,permette allo strumento diessere accordato più in bassorispetto al<strong>la</strong> chitarra tradizionale.In partico<strong>la</strong>re l’accordatura piùutilizzata è quel<strong>la</strong> in Si, cioè unaquarta sotto (prendendo comeriferimento il Mi dell’accordaturastandard), mantenendo gli stessiintervalli del<strong>la</strong> tradizionale. Ma,proprio come <strong>la</strong> chitarra acusticanormale, è spesso utilizzata conle più svariate accordature alternative.Proprio chi utilizza partico<strong>la</strong>riaccordature su una baritona sabene che è di fondamentale importanza<strong>la</strong> scelta del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>turadelle corde: le tensioni in giocosono differenti e gli spessori andrannoben calibrati in base allesoggettive necessità. Di basepossiamo dire che le sca<strong>la</strong>turepiù utilizzate partono con una primacorda .015/.016 per arrivareal<strong>la</strong> sesta con spessori intorno ai.065/.070.Interessante notare come <strong>la</strong>seconda corda (il Fa diesis per intenderci)possa essere liscia o ditipo wound, ‘avvolta’ (solitamente.022w), con una sostanziale differenzatimbrica. Personalmentetrovo più equilibrato e definito ilsuono del<strong>la</strong> corda avvolta, piùomogeneo e meno s<strong>la</strong>bbrato,soprattutto se si utilizzano accordatureaperte che ne allentano <strong>la</strong>tensione.Allo scopo di migliorare il bi<strong>la</strong>nciamentotimbrico, soprattutto tra74chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
La chitarra acusticabaritonatccorde avvolte e lisce, sono natechitarre con tastiere radiali, condiapason differenti, maggioratisui bassi e minori sui cantini: unasoluzione che sembra realmenteproporre una valida alternativa eche, provata, sembra un passoavanti nel<strong>la</strong> soluzione di questoproblema.La forma dello strumento, ingenerale, ricalca le dimensionidei modelli Auditorium o SmallJumbo, taglie che permettonoun buon equilibrio sonoro e <strong>la</strong> giustaprofondità. Per il musicistaè fondamentale scegliere strumenticon una timbrica definita:l’attacco del<strong>la</strong> nota deve esserepreciso così come <strong>la</strong> tecnica dichi sta suonando.Dario Fornara con <strong>la</strong> baritona Illotta, foto di Elena TommasinoLa baritona genera una sonoritàche porta spesso ad unapproccio differente, a volte minimalista,dove ogni nota, soprattuttole basse, hanno bisogno dispazio per poter vibrare, e parliamodi ‘spazio armonico’, pernon andare a sovrapporsi ad altrecreando confusione timbricae armonica. Una chitarra chepuò realmente portare un musicistaad esplorare nuovi percorsimusicali, o più semplicementea rivedere e riproporre <strong>la</strong> propriamusica in chiave differente.La troveremo allora partico<strong>la</strong>rmenteefficace sia nel ricreare riffe groove tipici del basso funky,ma anche nel proporre delicatiarrangiamenti e armonie fingerstyle.Perfetta anche utilizzatanel f<strong>la</strong>tpicking solistico, rive<strong>la</strong> ilsuo – forse – unico limite nello‘strumming’, dove richiede unamaggiore attenzione nel<strong>la</strong> sceltae quantità di note suonate.Per ora mi fermo qui, più avantiapprofondiremo sia alcuni aspettitecnici costruttivi, sia esempimusicali che ci permetterannodi conoscere meglio questa chitarra.A presto!Dario Fornarawww.dariofornara.itLascia un commento75chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tctecnicaOrchestra di chitarreuna sezione a tre partiIn questa rubrica vorrei soffermarmisul<strong>la</strong> possibilità di utilizzare<strong>la</strong> chitarra come strumentoin orchestra e, entrando nellospecifico, focalizzare l’analisi diuna sezione a tre strumenti. Lasperanza è che ciò possa essereutile a tutti voi come idea di baseper arrangiare più chitarre anchein contesti abituali dal vivo.L’aspetto fondamentale, perquel<strong>la</strong> che è <strong>la</strong> mia esperienzafrutto di <strong>la</strong>voro ed esperimenti,consiste nell’evitare sovrapposizionidi frequenze tra le variechitarre, le quali – naturalmente– presentano una timbrica simile.Per questo, se non fossero organizzatein modo appropriato,non farebbero altro che creareun roboante e fastidioso… ‘grancasino’!È importante pensare al<strong>la</strong> distribuzionedelle parti come sestessimo <strong>la</strong>vorando con un equalizzatorea tre bande. Dunque, dividiamole parti in questo modo:una chitarra <strong>la</strong>vora su frequenzebasse, con <strong>la</strong> tradizionale ritmicastrumming; <strong>la</strong> seconda sulle frequenzemedie sfruttando sopratuttole corde centrali, quelle delRe e del Sol; e <strong>la</strong> terza chitarra<strong>la</strong>vorerà sui tre cantini creandointerventi simili a quelli dei fiati:armonizzando quest’ultima lineacon più chitarre sui cantini, verrannoa crearsi sonorità tipichedelle sezioni di fiati ‘al<strong>la</strong> Tower ofPower’, per intenderci.Un altro effetto che utilizzo è realizzatocon gli armonici. Soprattuttonelle bal<strong>la</strong>d, questa tecnicapermette di ottenere sonorità similia quelle di un grande carillon;che sono associabili al suono deipizzicati degli archi in orchestra.Micki Piperno a Ferentino Acustica 2010 (foto di Alfonso Giardino)Esamineremo questo aspettoin modo più approfondito nelleprossime puntate.Quando si <strong>la</strong>vora con più strumenti,ma soprattutto con piùstrumenti simili, <strong>la</strong> dinamica el’interp<strong>la</strong>y assumono una prioritàvitale. Il musicista in orchestradeve avere una sensibilità dinamicamatura, altrimenti rischia digenerarsi una lotta al ‘chitarristamigliore del West’, situazioneche non apprezzo nel<strong>la</strong> musica,neanche in quel<strong>la</strong> solistica e strumentale.Nell’esempio che segue hoanalizzato una parte a tre chitarreestrapo<strong>la</strong>ta dal mio arrangiamentodi “Walking by Myself” diJimmy Rogers, un c<strong>la</strong>ssico delrepertorio blues a cui ho volutodare un connotato più aderenteal fingerstyle, che credo possaessere un’idea utile per riproporrebrani del passato con una veste<strong>nuova</strong> e a noi cara.Buon divertimento!Micki PipernoMicki Piperno ha fondato <strong>la</strong>scuo<strong>la</strong> MP Music di Roma (oraMusic Academy Roma, www.musicacademyrome.it)ed è direttoremusicale del<strong>la</strong> MP Delta BluesOrchestra, organico di sole chitarreacustiche che ha partecipatoa diversi festival quali l’AcousticGuitar Meeting di Sarzana,Ferentino Acustica, Vox Mundi ealtri. Ha già scritto e definito alcuniconcetti di base riguardo al<strong>la</strong>coesistenza di più chitarre acustichein un organico orchestralein un articolo pubblicato nel gennaio2010 sul<strong>la</strong> rivista Chitarre.Ha col<strong>la</strong>borato con <strong>la</strong> rivista Axee scritto per <strong>la</strong> Sinfonica Jazz ilManuale di chitarra moderna. Èendorser Lakewood.Lascia un commentoScarica il pdf76chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici
tcOrchestra di chitarreuna sezione a tre parti2Gtr 15 7 5547 755475365 5736565755565455 5 1 034665677677767Gtr 2 5577 5577775577 44565755565455 5 1 034665677677767Gtr 3 7 57575758697979797565755565455 5 1 03466567767776778chitarra acustica 2 duemi<strong>la</strong>undici