<strong>scarp</strong>torinoLo spettacolo“Orazio”, viaggio nella follia«C’è umanità dietro la fragilità»Come siete organizzati?Poco per volta siamo cresciuti, strutturandociin base alle esigenze del quartiere.Oggi possiamo contare su tre dipendentipart time, che si occupano diorganizzazione e logistica e che occupanoun ufficio al primo piano. Si trattadell’unico spazio con un uso esclusivo:tutti gli altri vengono utilizzati alternativamentedalle associazioni inbase alle proprie necessità. <strong>Il</strong> bar, apertotutti i giorni dalle 9 alle 24, compresisabato e domenica, è stato dato ingestione a una cooperativa sociale, chesi preoccupa di servire il pranzo e gliaperitivi serali. Per aprire il luogo il piùpossibile al quartiere, dentro la Casa siorganizzano anche feste di compleannoe di comunità. Gli appuntamenticon gruppi filippini, marocchini, ecuadoregnie senegalesi stanno ormai diventandouna costante.Quante persone frequentano la Casadel Quartiere?L’accesso è libero e la Casa è frequentatada tutti. Le persone che frequentanoregolarmente i corsi sono alcunecentinaia, ma durante le iniziative piùpopolari i partecipanti si contano a migliaia.Sono tante le giovani famiglieche trovano nella Casa del Quartiereun posto ideale e acogliente per trascorreregiornate e serate in compagniadei propri bambini.La Casa del Quartiere è frequentataanche da persone senza dimora...La nostra intenzione è tenere aperte leporte a tutti, senza discriminare nessuno.Quello che cerchiamo di fare èsalvaguardare, per quanto possibile,l’accessibilità. Resta il fatto che siamoun’associazione che gestisce spazi eOrazio, spettacolo di e con Luca Vonella (Teatro a Canone)è la testimonianza di un viaggio nella psichiatria, nel disagio mentale enei sentimenti, raccolta dalla viva voce di coloro che certe storie le hannovissute da protagonisti. Luca Vonella ci ha parlato del suo modo di fareun teatro diverso dal solito, in quanto itinerante, una sorta di viaggioattraverso un mondo che al contempo spaventa e affascina: il mondo<strong>della</strong> “follia”. Per realizzare la sua performance, Luca ha scelto la <strong>strada</strong>del confronto diretto, arrivando a vivere per 45 giorni in una comunitàper disabili psichici.Come sei entrato in contatto col mondo del disagio psichico?Mi ha sempre interessato questo mondo a sé, con le fragilità e i vissutiche lo delimitano e lo caratterizzano. Volevo esplorarlo, raccogliere storiee sensazioni di persone che hanno la voglia di raccontarsi.Per fare questo hai scelto la <strong>strada</strong> <strong>della</strong> convivenza. Come è statoil primo impatto?Agli inizi percepivo diffidenza nei miei confronti, al contempo temevodi rompere il loro equilibrio, per altro già fragile. Con il passare dei giorni,superata la diffidenza iniziale, sono stato accettato. Aggiungerei che,alla fine dell’esperienza, con alcuni di loro sono nate delle amicizie.Come si sono rapportate con te queste persone?Inizialmente sentivo la loro paura di essere giudicate, mi hanno spintoad abbassare le mie difese, a mettermi in discussione; dopo cena parlavocon loro, vita e lavoro si mescolavano. Ne ero affascinato.I manicomi sono cosa del passato: perché tenere viva la memoria?Sarebbe ovvio rispondere che certi orrori non devono andare dimenticati,perché non si ripetano in futuro. Riguardo ai manicomi, provo una stranasensazione: non riesco a immaginarmi come erano; non ne ho visto,fortunatamente, uno in esercizio. Oggi i centri psichiatrici sono belli,addirittura attraenti con parchi enormi, alberi immensi. Eppure quandoerano manicomi certo sono stati teatro di orrori, ma anche di momentidi grande umanità. Ricordo una storia raccontata da un ex infermiera:a una ricoverata nacque un bambino che non vide mai più perché le futolto. La cosa bella di quell’evento fu che il momento di gioia <strong>della</strong> nascitavenne condiviso da tutte le persone all’epoca presenti.Perché la scelta del teatro itinerante?Non mi ci sono avvicinato per passione; per me il teatro è un viaggioe uno strumento per confrontarsi con nuove diversità, nuovi vissuti. Perperfezionarmi faccio formazione con altri attori attraverso spettacoliuniversitari, nei licei e con persone soggette ad handicap. In futuroho in programma spettacoli sui No Tav, Occupy Wall Street, su storielegate al sociale e sul capolarato.INFO www.teatroacanone.itMister X e Nemesinon abbiamo strumenti per mettere inatto interventi sociali. Quindi quandola situazione diventa difficoltosa a causadi presenze eccessive o comportamentisopra le righe siamo costretti adintervenire per consentire l’uso <strong>della</strong>struttura a tutti.<strong>Il</strong> quartiere come ha accolto unastruttura come la vostra?Molto bene, anche perchè si sentiva lanecessità di uno spazio pubblico conservizi e attività per le persone. Da partenostra ci siamo impegnati a trattaretutti allo stesso modo, senza privilegiaresigle più importanti rispetto ad altre.E questo lavoro sta dando frutti. .luglio - agosto 2012 <strong>scarp</strong> de’ <strong>tenis</strong>.39
genovaCrisi nella Riviera di Ponente. Una via d’uscita c’è: ridare valoreai piccoli produttori locali, contro le storture del mercato globaleFiori “tracciabili”,profumo di dirittiUn primato in discussioneLa produzione floricola di Sanremo hamantenuto una sorta di monopolio suimercati europei (Gran Bretagna, Norvegia,persino Finlandia e Turchia) praticamentedagli anni Trenta sino aglianni Sessanta, anche grazie allo sviluppodelle reti di trasporto e dell’economiain generale. Nei decenni successivi,i primi fenomeni di delocalizzazioneproduttiva hanno portato un aumento<strong>della</strong> concorrenza, con un progressivorafforzamento del ruolo dell’Olanda, sinoa che, negli anni Novanta, con la globalizzazionedei mercati e delle merci,hanno fatto la loro comparsa i paesi invia di sviluppo (Kenya, Etiopia, Zambia,Uganda), ma anche paesi come Israelee, in America Latina, Ecuador e Colombia.Queste realtà, caratterizzate dacondizioni climatiche favorevoli e, soprattutto,da un bassissimo costo <strong>della</strong>manodopera, in poco tempo sono riuscitea raggiungere e a superare le posizionidei concorrenti europei, erodendiPaola MalaspinaAvventurandosi da Genova verso la Riviera di Ponente, lungo le tortuosecurve <strong>della</strong> via Aurelia, si apre alla vista, nei pressi di Sanremo, un panorama inconsuetoe ricco di suggestione: una piccola città incuneata nel golfo, e alle sue spallele colline digradanti sul mare, coperte di vegetazione tropicale. Palme, cactus ecespugli fitti di fiori si succedono tra serre e grandi cisterne d’acqua sui particolariterreni in pendenza (in lingua locale, “fasce”), che il lavoro paziente dei coltivatori hareso negli anni più produttivi di sterminate pianure. Siamo proprio nel cuore delmondo floro-vivaistico, nel luogo che, per eccellenza, ospita la miglior produzionedi fiori e piante. «Eppure – spiega Cristiano Calvi, presidente del movimento “Fiorie diritti” – lo scenario nel tempo è molto cambiato. Anche se noi liguri, e non solonoi, fatichiamo a capirlo».Cristiano segue da diversi anni ilprogetto di “Fiori di diritti”, un’idea nataall’interno di Bottega Solidale, per promuoverela cultura <strong>della</strong> sostenibilità, Attimosociale e ambientale, nel consumo difiori e piante.40.<strong>scarp</strong> de’ <strong>tenis</strong> luglio - agosto 2012In un attimola tempesta,in un attimola quiete.Attimo con te,attimi con me.In un attimo,il mio per te,palpiti,in un attimoper tuttoil tempo,per questonostro amore.Franckdone evidenti quote di mercato. In questoscenario, le produzioni <strong>della</strong> nostraRiviera, riconducibili per lo più a impresedi grandi tradizioni e conoscenze,ma di piccolissime dimensioni, rischianodi restare schiacciate; a lorosvantaggio, infatti, gioca anche la crisiglobale, con l’impennata dei costi delgasolio, indispensabile per il funzionamentodelle serre.Una perdita per tutti«Uno scenario del genere sembra configurareuna perdita collettiva, un dannoper tutti – commenta Calvi –. Ci perde,innanzitutto, il sistema di produzionelocale <strong>della</strong> Riviera di Ponente: semprepiù serre e vivai sono costretti a chiuderei battenti. Nella maggior parte dei ca-