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anno I, n. 5 - Dipartimento della Protezione Civile

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17tà in alveo e la messa in sicurezza dei mezzie macchinari, assicura una reperibilità finalizzata,in via prioritaria, alla ricezione di ulterioriaggiornamenti, assicura la sorveglianza attraversoil presidio territoriale delle zone a elevatapredisposizione al dissesto idrogeologicoe ad alta pericolosità idraulica”. Le zone sonoindividuate nella cartografia delle criticitàa uso <strong>della</strong> <strong>Protezione</strong> <strong>Civile</strong> e nelle sue eventualiintegrazioni di dettaglio a cura dei Comuni.Sia in caso di allerta 1 sia di allerta 2,i Comuni s’avvalgono del supporto del volontariato,dei corpi dello Stato, di enti pubblicie privati preposti alla bonifica, alla difesa delsuolo e del territorio, alla gestione <strong>della</strong> viabilitàstradale e ferroviaria e anche dell’energia.Non ci possono essere confusione e sovrapposizionidi ruoli e prerogative nella gestionedelle emergenze. “La catena di comando è bendefinita – sostiene Gabrielli – le azioni chedevono essere eseguite sono scritte”. Ciò cheserve è insistere sull’auto-protezione.U I piani di protezione civile e l’informazionealla popolazioneI piani di protezione civile devono essere predispostie resi pubblici da Comuni e Province.Su questo fronte Gabrielli è perentorio. “Quandosi afferma che il <strong>Dipartimento</strong> emana gliavvisi e poi sono i Comuni che li devono attuare,non è uno ‘scaricabarile’, non è un metterela croce addosso all’ultimo anello <strong>della</strong>catena”. Il Sistema di protezione civile funzionanel nostro Paese in senso sussidiario.È il Sindaco la prima autorità di protezione civilee, sussidiariamente, nella gestione delleemergenze i comuni possono essere affiancatidalle autorità sovraordinate. La stessa RegioneLiguria con delibera n. 746 del 9 luglio del2007, parlando dei tipi di allerta idrogeologicae delle azioni da intraprendere, prevedeche “il Sindaco, in qualità di autorità comunaledi protezione civile, attiva la struttura comunaledi protezione civile, comunica in tempo utilealla popolazione tramite le strutture comunalia disposizione, ivi compreso il volontariato,la necessità di mettere in atto misure di autoprotezione”.Ogni Comune dovrebbe aver predispostoun piano di protezione civile. Se poiquesti piani non sono conosciuti dalla genteè come se non esistessero. Ecco che emergeil tema dell’informazione alla popolazione: ilcombinato disposto tra l’articolo 15 <strong>della</strong> leggen. 225 del 1992 e l’articolo 12 <strong>della</strong> leggen. 265 del 1999 pone in capo al sindaco lecomunicazioni alla popolazione. Informare lacollettività è prerogativa del Sindaco – ricordaGabrielli – “non per una perversione, ma peruna semplice ed elementare considerazione:chi meglio di colui che sta sul territorio ne conoscele condizioni?”.U Proposte e conclusioniGabrielli pone infine l’accento sulla necessitàdi rifinanziare il Fondo nazionale e regionaledi protezione civile: le risorse limitate potrebberodeterminare una riduzione <strong>della</strong> capacitàoperativa del sistema di protezione civile;sulla necessità di modificare le recentidisposizioni normative, come la legge n. 10 del26 febbraio 2011, che incidono sul reperimentodelle risorse da destinare alle emergenze;sull’esigenza di introdurre forme diassicurazione obbligatoria rispetto ai rischinaturali, come avviene in altri Paesi europeie non europei; sul bisogno per il Sistema di protezionecivile di rafforzare le attività di prevenzionenon strutturale 2

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