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L’illegalità che dominasui terreni sicilianiVito Lo MonacoGerenzaDeve far rifletteretutti la nascita diforme moderne di caporalatoe di sfruttamentodei nuoviimmigrati in SiciliaNonostante la crisi, che ha devastato l’economia siciliana enazionale, il settore agroindustrialimentare è quello che leha resistito di più. In Sicilia, nel 2013 rispetto al 2012, l’industriaha perso ben 10,5 % di Valore Aggiunto, mentre l’agricolturasolo il 2,6%, con 108 mila addetti e 2,5 miliardi euro di VAprodotto. Allora tutto bene? Per niente! La crisi ha fatto lievitaretutte le patologie del sistema economico e sociale come ha documentatoil recente Rapporto dell’Osservatorio sui Fondi europei,promosso dal Centro studi La Torre. Infatti, sono cresciute le povertàsociali, il peso e la rete transnazionale dell’economia illegalee criminale. In questo quadro, il sommerso in agricoltura, del qualefa parte il lavoro nero, ha assunto nuove forme all’interno dellequali il sistema mafioso è prosperato. A fronte di una flessione deiconsumi rilevata nel primo semestre del 2014, nella quale è significativaquella degli acquisti alimentari delle famiglie, l’Istat segnalala contemporanea flessione dei prezzi alla produzione el’aumento dei prezzi al consumo col concorso dell’intermediazionespeculativa, parassitaria e mafiosa. Sono confermati nella filieradal produttore al consumatore tutti gli storici intrecciperversi, ai quali non sono estranei i sistemimafiosi, come dimostrato dalle vicende giudiziarieche hanno investito alcuni Centri commercialiagroalimentari del paese, il mercato di Fondi (Lt),quello di Giugliano (Na), o dalle polemiche suquelli di Vittoria e Gela in Sicilia. A tal proposito,l’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil ha rilevatoche” il settore primario è ancora quello doveè più rilevante la percentuale di VA prodotta dalsommerso pari al 36% dell’intera economia delsettore”. Basta analizzare il controllo del sistemadi trasporto su ruota, il funzionamento dei grandimercati alla produzione, compreso quello di Vittoria(ufficialmente 400 milioni euro di fatturato annuo), dove prevalgonofigure ambivalenti di concessionari che sono anchecommercianti e produttori agricoli avendo investito le loro plusvalenzenell’acquisto delle aziende dismesse dagli antichi coltivatori.Il Rapporto, realizzato in stretta collaborazione con la Flai sicilianae pubblicato da Asudeuropa, denuncia e documenta quanto sianoestesi, con la crisi, lavoro nero e le nuove forme illegali del mercatonell’agricoltura siciliana. Deve far riflettere tutti, forze socialie politiche, governi locali, regionali e nazionali, la nascita di formemoderne di caporalato e di sfruttamento dei nuovi immigrati presentinei centri di accoglienza presenti i Sicilia. Le piaghe del sommersoe del lavoro nero nell’agricoltura siciliana ci sono semprestate, ma non era organizzato da caporali come avviene oggiusando anche la tratta dei nuovi schiavi del ventunesimo secoloospitati presso il Cara di Mineo, i cui proprietari e gestori sono statilambiti dall’indagine Mafia Capitale. Il sindacato documenta tuttala sua azione di contrasto del caporalato che fornisce manodoperaservile a basso prezzo (la metà di quello di piazza) ai commerciantiche hanno comprato le arance all’albero o a proprietariagricoli di pochi scrupoli. In questi circuiti trova spazio il ricattosessuale verso le immigrate e la prostituzione. Tutto ciòoffende la dignità di quella gente sfortunata e tradisce lo storicospirito d’accoglienza e d’inclusione dei siciliani. Quello che preoccupaè la difficoltà di coinvolgere l’intera società nella battagliadei diritti dei lavoratori agricoli, italiani e immigrati,sostenuta dal sindacato. La rappresentanza politica democraticache storicamente ha tratto dalle campagne linfa e valori percostruire una moderna democrazia, non è molto presente.Oggi, nell’area serricola, orticola e agrumicola della Sicilia, trale più importante d’Italia, si è indebolito il tessuto cooperativodemocratico, migliaia di piccoli produttori i cui nonni da bracciantierano diventati contadini imprenditori, sono ritornati a farei braccianti o altri mestieri, mentre si fa sempre più stringente ilconfronto con la globalizzazione dei mercati, la contraffazionedei prodotti spacciati per siciliani ( vedi il tarocco spagnolo, ilpomodorino magrebino, i carciofi egiziani importati da qualchegrossista di Catania ecc. ecc.), fenomeni neiquali sono pienamente operativi i sistemi mafiosi.Tuttociò condiziona lo sviluppo, la crescitae la democrazia. Per questo motivonessun sincero democratico può sentirsi offesoperché si rendono pubbliche tali patologiesociali ed economiche soprattutto inquelle aree- ragusane, siracusane, catanesidovesono nate a cavallo tra l’ottocento e ilnovecento, assieme ai Fasci siciliani e al movimentosocialista, le prime “leghe di miglioramentodei contadini”. Sono gli stessiterritori dove i contadini, sospinti dalle avversitàatmosferiche, hanno inventato la coltivazionedegli ortaggi in serra e costruito organizzazionicooperative democratiche che hanno saputo contenere la presenzadella mafia nel mercato del lavoro e della produzione.La loro volontà creativa di un nuovo sistema produttivo era supportatadalla coscienza politica democratica che da quell’energiaseppe trarre la stimolo per spingere in avanti il Paese.Il caporalato segnala un passo indietro che va fermato con unapresa di coscienza collettiva del pericolo dell’indebolimento deidiritti non solo per i lavoratori agricoli. Il caporalato è ormai unreato punito, ma ciò non basta a prevenirlo e garantire il rispettodella dignità della persona e della legalità per tutti, europei eimmigrati. Al rispetto di questa va subordinato l’accesso alleagevolazioni pubbliche, come chiesto dal sindacato e annunciatoanche dall’assessore regionale all’agricoltura che ipotizzauna premialità per le aziende agricole che adottano i protocollidi legalità. All’Expo 2015 presentiamo tra i frutti della Siciliaanche quelli della sua lunga battaglia contro le mafie e ingiustiziasociale!ASud’Europa settimanale realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 9 - Numero 2 - Palermo, 23 febbraio 2015Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampato presso Punto Grafica Mediterranea s.r.l. - Fondo La Rosa, C.da Battaglia - 90039 Villabate (PA)Comitato Editoriale: Mario Azzolini, Gemma Contin, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stancanelli, Vincenzo Vasile.Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Art Director: Davide MartoranaRedazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: asudeuropa@piolatorre.it.II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonteIn questo numero articoli e commenti di: Giuseppe Ardizzone, Antonio Caffo, Calogero Massimo Cammalleri, Salvatore Carpintieri, Fabrizio Colonna, AmbraDrago, Alida Federico, Melania Federico, Franco Garufi, Giacoma Giacalone, Roberto Iovino, Franco La Magna, Salvatore Lo Iacono, Antonella Lombardi, VitoLo Monaco, Davide Mancuso, Alfio Mannino, Anna Maria Martorana, Teresa Monaca, Angela Morgante, Giuseppe Pardo, Gaetano Pensabene, Angelo Pizzuto,Tonino Russo, Nunzio Scornavacche, Salvatore Tripi, Vera Uccello, Nuccio Valenti.

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