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l'«adunata sediziosa» del '41. Le mille donne di Cadelbosco in - Anpi

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StoriaRicordato un episo<strong>di</strong>o <strong>del</strong> Reggiano: l’«adunata se<strong>di</strong>ziosa» <strong>del</strong> ’41<strong>Le</strong> <strong>mille</strong> <strong>donne</strong> <strong>di</strong> Ca<strong>del</strong>bosco<strong>in</strong> piazza contro il fascismo<strong>di</strong> Teresa VergalliErano tuttebraccianti agricole.Si ritrovarono,nel 1941,sotto il Comuneper chiederepane e pace.Dieci furonoarrestate.Emozionati i nipoti,i vecchi amicie i parentiLitografia <strong>del</strong> pittoreWa<strong>in</strong>er Marconi consegnataai familiari <strong>del</strong>le10 <strong>donne</strong> arrestate.Èandato <strong>in</strong> scena a Ca<strong>del</strong>bosco, prov<strong>in</strong>cia<strong>di</strong> Reggio Emilia, uno spettacolo<strong>del</strong> Teatro <strong>del</strong>l’Orsa cheprende ispirazione da un antico episo<strong>di</strong>o<strong>di</strong> quelle parti. Un teatro che si fa veicolo<strong>di</strong> storia.Noi <strong>di</strong> Patria, che abbiamo l’impegno <strong>di</strong>impe<strong>di</strong>re che l’Italia deragli verso nuoviautoritarismi simili alla <strong>di</strong>ttatura, nonpossiamo che rallegrarci che il teatro, cosìcome la letteratura, si faccia strumentoper una consapevolezza e una conoscenzaad un tempo storica e culturale.Cosa si ricorda <strong>in</strong> quello spettacolo? Unepiso<strong>di</strong>o veramente eccezionale accadutol’8 ottobre <strong>del</strong> 1941, a poco più <strong>di</strong> unanno dall’entrata <strong>di</strong> Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> guerra.Episo<strong>di</strong>o tanto più eccezionale perché nesono state protagoniste le <strong>donne</strong>. Tante<strong>donne</strong>, un migliaio almeno. Per quelborgo agricolo che <strong>di</strong> abitanti ne potevaavere soltanto poche migliaia, quel migliaiofa veramente impressione. <strong>Le</strong> cronachefasciste <strong>del</strong>l’epoca hanno def<strong>in</strong>itoil fatto come “adunata se<strong>di</strong>ziosa”, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>illegale, <strong>di</strong>sfattista, da reprimere con durezza.Erano <strong>donne</strong>, quasi tutte braccianti agricole,cioè povere. Quelle che come i precari<strong>di</strong> oggi, andavano rastrellando gior-nate <strong>di</strong> lavoro saltuario qua e là, perscampare alla miseria, nera ospite fissache se non era dentro casa era comunquesempre affacciata sull’uscio.Andavano alla vendemmia, e anche amietere il riso, quelle <strong>donne</strong>. Non so perche paga, ma certamente vic<strong>in</strong>a a quella<strong>del</strong>le giovani <strong>donne</strong> schiacciate giorni fasotto il crollo <strong>di</strong> Barletta. Qualche storico-economistafaccia il confronto fra lepaghe <strong>di</strong> poche lire <strong>di</strong> allora e gli scarsieuro <strong>di</strong> oggi. Credo che ci sia un esattotriste parallelo.Quelle nostre nonne e bisnonne conta<strong>di</strong>neandavano a pie<strong>di</strong> o <strong>in</strong> bicicletta versocampi sparpagliati, venivano dai tanti casolarie frazioni, ma ad un bivio, occasioneobbligata <strong>di</strong> <strong>in</strong>contro, scambiandosi<strong>in</strong> <strong>di</strong>aletto i loro malumori, erano arrivatealla decisione <strong>di</strong> ribellarsi. Il pane erapoco e cattivo. La guerra un <strong>in</strong>cubo. Simettono d’accordo per l’<strong>in</strong>domani, cambiarepercorso, avvertire le altre, tutte lealtre e andare non nei campi ma dentro ilborgo, al municipio. A far che? A protestareper i boll<strong>in</strong>i <strong>del</strong> pane, boll<strong>in</strong>i <strong>di</strong>stribuitida poco e risultati così <strong>in</strong>sufficienti,così scarsi. Boll<strong>in</strong>i <strong>del</strong> pane, cioè fame ebollett<strong>in</strong>i <strong>di</strong> guerra, cioè dolore. Nelpaese è già arrivata notizia <strong>di</strong> ragazzimorti <strong>in</strong> Grecia e <strong>in</strong> Albania.Gli altri ragazzi sonochissà dove a fare forse lastessa f<strong>in</strong>e. Molte <strong>di</strong> quelle<strong>donne</strong> se hanno gli uom<strong>in</strong>i<strong>in</strong> fabbrica alle Reggiane o<strong>in</strong> qualche altro cantiereavranno r<strong>in</strong>unciato al pezzo<strong>di</strong> pane personale perfarne il fagott<strong>in</strong>o attaccatoal manubrio <strong>del</strong>la biciclettadei loro uom<strong>in</strong>i lavoratori.Come se anche loro <strong>donne</strong>non fossero lavoratrici, masi sa, specialmente allora,come ancora oggi, dalle<strong>donne</strong> si ottiene sempre un<strong>di</strong> più <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione.Col passaparola il primogruppetto <strong>di</strong>venta grande epoi gigante, improvviso,32 l patria <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente l 30 ottobre 2011


Un momento <strong>del</strong>lo spettacolo “8 ottobre 1941 - Adunata se<strong>di</strong>ziosa” <strong>del</strong>la compagnia <strong>del</strong> Teatro <strong>del</strong>l’Orsa.imprevisto, <strong>in</strong>immag<strong>in</strong>abile. Inva<strong>del</strong>a piazza e straripa dentro ilmunicipio. Il grido è “vogliamopane e basta con la guerra”. Una<strong>di</strong> loro <strong>di</strong>ce: “Non chiedevamo ilburro, o la bistecca, che nemmenosapevamo cos’era”.Prima i carab<strong>in</strong>ieri cercano <strong>di</strong> farletornare a casa, ma poi chiamano lapolizia. Nascono tafferugli, le<strong>donne</strong> si <strong>di</strong>fendono, ci sono alcunifermi, ma è il giorno dopo che avvengonogli arresti. Dieci <strong>donne</strong>sono messe <strong>in</strong> cella a Ca<strong>del</strong>boscoSopra, poi mandate al carcere <strong>di</strong>San Tommaso a Reggio. Anzi, siva a vedere nelle loro case se ci sono<strong>del</strong>le provviste <strong>di</strong> grano o far<strong>in</strong>a,considerati evidentemente corpi<strong>del</strong> reato o aggravanti, <strong>di</strong>mostrazione<strong>di</strong> non povertà, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>prova per quella accusa <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfattismoe <strong>di</strong> bolscevismo per la qualesi rischiavano anni <strong>di</strong> galera o conf<strong>in</strong>o.Inutilmente furono cercati ipromotori o le promotrici <strong>di</strong> quellaadunata “se<strong>di</strong>ziosa”. Furono arrestateanche alcune che alla manifestazionenon c’erano, come laAntenisca Bertani <strong>in</strong> Rossi, cheaveva il torto d’essere sposata conun antifascista già condannato daltribunale speciale. In prigione,con<strong>di</strong>zione terribile per <strong>donne</strong> <strong>di</strong>campagna abituate agli spazi apertie angosciate per i figli a casa, cirestano quasi due mesi. Alla f<strong>in</strong>evengono rilasciate senza processo.Forse i capi fascisti ebbero la percezioneche era meglio far scendereil silenzio per non provocare l’espandersi<strong>del</strong>le proteste. Forse perl’imponenza <strong>del</strong>la manifestazioneun processo sarebbe <strong>di</strong>ventatoproblematico e <strong>di</strong>rompente.Trenta anni dopo quell’episo<strong>di</strong>o,nel 1971, il comune <strong>di</strong> Ca<strong>del</strong>boscoSotto, ha voluto onorare quelle<strong>donne</strong> e quell’episo<strong>di</strong>o, dal qualegiustamente si considera partitala resistenza alla guerra e al fascismo.Alle <strong>di</strong>eci <strong>in</strong>carcerate sonostate assegnate Medaglia d’Oro e<strong>di</strong>ploma. Una bella targa ricordo èstata messa alla parete <strong>del</strong> palazzo<strong>del</strong> municipio.Ora che sono passati altri quarantaanni, allo spettacolo teatrale <strong>di</strong>questo 2011 hanno assistito i parenti,i nipoti e pochissimi dei contemporanei.Voglio immag<strong>in</strong>are laloro emozione. In una pubblicazione<strong>di</strong> quel 1971 trovo le fotografie<strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>eci <strong>in</strong>carcerate.Donne <strong>del</strong>la mia terra, facce semplicie pulite che ci guardano negliocchi con il loro racconto <strong>di</strong> fatichee <strong>di</strong> onestà. Immag<strong>in</strong>o faccesimili e occhi uguali per tutte le altre,sconosciute, che c’erano <strong>in</strong>quella folla, <strong>in</strong> quel migliaio <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>gnatee ribelli.Credo che sia giusto, nonostante isettanta anni passati, ripetere ancoraalmeno i nomi <strong>del</strong>le <strong>di</strong>eci, lepiù sfortunate. Eccoli <strong>in</strong> or<strong>di</strong>ne alfabetico:Santa Ardu<strong>in</strong>i classe1896; Ester<strong>in</strong>a Be<strong>di</strong>ni, 1909; AnteniscaBertani, 1907; AngelaBrozzi, 1893; Silvia Cantarelli,1916; Giusepp<strong>in</strong>a Co<strong>del</strong>uppi,1891; Giusepp<strong>in</strong>a Immovilli,1913; Anna Lusetti, 1907; On<strong>di</strong>naPederzoli, 1912; Iolanda Spaggiari,1910.Da quelle parti, Ca<strong>del</strong>bosco Sotto,Ca<strong>del</strong>bosco Sopra, e qualsiasi altrocomune <strong>del</strong>la “bassa reggiana” enon solo, questi cognomi sonofrequenti, ripetuti. Chi li porta,anche se non è parente o <strong>di</strong>scendente,credo debba essere contentocomunque <strong>di</strong> avere un legamecon queste <strong>donne</strong>, così vago nelnome, ma così profondo nell’esempio.patria <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente l 30 ottobre 2011 l 33

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