18. Alto Adriatico - LTER italia
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I siti <strong>LTER</strong> 179con periodicità pressoché mensile. Queste informazioni permettonodi documentare sia l’evoluzione trofica del bacino, sia l'impatto su diesso dei cambiamenti climatici.La Fig. <strong>18.</strong>1.2 illustra l'evoluzione pluriennale della biomassa fitoplanctonicanel Golfo di Venezia, evidenziando sia la elevata variabilitàinterannuale, sia la tendenza all’oligotrofizzazione dell’area. Le ricercheecologiche in atto sono volte, oltre che a proseguire lo studiodell'evoluzione temporale delle variabili meteoclimatiche, fisiche,chimiche e biologiche, a indagare tematiche quali: le variazioni trofiche,la sensibilità del bacino agli scambi CO 2 aria mare eall’acidificazione marina, i suoi impatti sui cicli biogeochimici principali,le variazioni della struttura dei popolamenti planctonici, lo sviluppoe l’applicazione di sistemi tecnologici.Fig. <strong>18.</strong>1.2. Evoluzione pluriannuale della biomassa fitoplanctonica (clorofilla a) nelGolfo di Venezia.L'accesso ai dati storici è libero per quanto già pubblicato, citandola fonte. L'accesso a quanto non pubblicato va concordato con l'Enteche ha eseguito e/o finanziato la raccolta di dati. L'accesso alle strutturedisponibili (imbarcazioni, sistemi di campionamento, laboratori, foresteria)è possibile previo accordo con la Direzione dell'Istituto.
180 La rete <strong>LTER</strong> <strong>italia</strong>na<strong>18.</strong>2. Golfo di TriesteB. Cataletto, M. Cabrini, P. Del Negro, M. Giani, M. Monti, V. TirelliSigla: IT12-002-MStatus di protezione: il Sito è incluso nella zona di protezione parziale dell’Area MarinaProtetta “Riserva Naturale Marina di Miramare”,Persona di riferimento: B. Cataletto, OGSEnti coinvolti: OGS.Golfo di TriesteLat. 45,50 - 45,78 Lon. 13,08 - 13,73Profondità max:25 mFig. <strong>18.</strong>2.1. La stazione di campionamento C1 e posizionamento della Boa Mambonel Golfo di Trieste.Il Golfo di Trieste si trova nella parte più settentrionale del Mare<strong>Adriatico</strong> ed è un bacino semichiuso con una superficie di circa 600km2 e una profondità massima di 25 metri. Il principale apportod’acqua dolce deriva dal fiume Isonzo, mentre i corsi d’acqua provenientida sud-est sono di natura torrentizia. La costa ha fondali bassi esabbiosi nel tratto occidentale, caratterizzato dalla presenza di numerosetrezze, mentre il resto del litorale è in prevalenza alto e rocciosoin quanto si trova a ridosso dell’altopiano del Carso.Dalla seconda metà del secolo scorso, è stata oggetto di numerosissimericerche a carattere ecologico, condotte da istituzioni nazionali einternazionali. Le prime osservazioni regolari sulla biologia marinanella stazione denominata “C1” risalgono ai primi anni ’70, quandoiniziarono gli studi sulla comunità zooplanctoniche. Dal 1986 ebberoinizio campionamenti mensili regolari per lo studio delle caratteristicheidrologiche, chimiche e biologiche (fitoplancton e zooplancton).La disponibilità di una lunga serie temporale permette di riconoscerela variabilità interannuale dell’abbondanza microfitoplanctonica nelGolfo di Trieste (Fig. <strong>18.</strong>2.2). Dal 1994, il numero di parametri misuratiè progressivamente aumentato, venendo a includere tutte le classi
I siti <strong>LTER</strong> 181funzionali planctoniche (pico- e nanoplancton, e virus) e diversi processifisiologici. A partire dal 2002 lo studio è stato estesoall’ambiente bentonico ed è stata istituita una banca dati dedicata aidati raccolti fin dal 1986. Dalla sua istituzione formale nell’ottobre2005, il Dipartimento di Oceanografia Biologica dell’Istituto Nazionaledi Oceanografia e di Geofisica Sperimentale - OGS si occupa dellaprosecuzione delle ricerche ecologiche nel sito.3000250010 3 cell -120001500100050001986198719881989199019911992199319941995199619971998199920002001200220032004200520062007200820092010Fig. <strong>18.</strong>2.2 Abbondanza media del microfitoplancton nello strato superficiale dellastazione “C1”.In prossimità del sito “C1”, l'OGS gestisce dal 1998 una boa meteo-oceanograficadenominata “MAMBO” (Monitoraggio AMBientaleOperativo) dedicata all’acquisizione in continuo di dati meteorologicied oceanografici.Le attività di ricerca in atto sono dirette, oltre che a proseguire laserie storica di dati idrologici, biologici e biochimici, ad approfondiretematiche specifiche quali: il ciclo degli elementi biogenici, la trasformazionebiochimica delle sostanze organiche, la struttura e la funzionalitàdelle comunità microbiche, gli effetti della CO 2 sui cicli biogeochimicie sulle comunità microbiche, le variazioni trofiche, le variazionidella struttura dei popolamenti planctonici.L'accesso ai dati storici è libero per quanto già pubblicato, citandola fonte. L'accesso a quanto non pubblicato va concordato con l'Enteche ha eseguito e/o finanziato la raccolta di dati. L'accesso alle strutturedisponibili (sistemi di campionamento, laboratori) è possibile previoaccordo con la Direzione dell'Istituto.
182 La rete <strong>LTER</strong> <strong>italia</strong>na<strong>18.</strong>3. Delta del Po e costa romagnolaM. Ravaioli, G. Bortoluzzi 1 , P. Focaccia 1 , G. Stanghellini 1 , A. Russo 2 , F. Riminucci1,P. Giordano 1Sigla: <strong>LTER</strong>_EU_IT_12-003-MStatus di protezione: nessunoPersona di riferimento: M. Ravaioli, CNR ISMAR, Bologna, mariangela.ravaioli@ismar.cnr.itEnti coinvolti: CNR-ISMAR 1 sede di Bologna, Università Politecnica delle Marche 2 .Il crescente riconoscimento della rilevanza rivestita sotto vari a-spetti dalla fascia costiera, con la conseguente necessità di una correttagestione e di un’adeguata valutazione e prevenzione dei rischi, siscontra con la carenza di osservazioni continue in situ, fondamentalianche alla luce dei cambiamenti climatici in atto.Fin dagli anni ‘90 numerose iniziative (progetti muldisciplinari Prisma,Sinaspi, Adricosm, Anocsia, Emma, Vector, Enveurope) hannorivolto la loro attenzione all’acquisizione di dati in continuo in aree distudio chiave. Fra queste aree ne è stata selezionata una tra il Delta delPo ed il litorale di Rimini, particolarmente rilevante dal punto di vistaeconomico-sociale, soggetta a fenomeni distrofici ed esposta ad impattiantropici, in cui il CNR-ISMAR ha posizionato due boe meteooceanografiche.Boa Meteo-Oceanografica S1Lat 44,74 Lon 12,46Prof. Fondale 22,5 m sotto l mFondale siltoso-argillosoBoa Meteo-Oceanografica E1Lat 44,14 Lon 12,57Prof. Fondale 10,5 m sotto l mFondale sabbioso-siltosoFig. <strong>18.</strong>3.1. Ubicazione delle boe S1 (Delta del Po) ed E1 (costa riminese).
I siti <strong>LTER</strong> 183La boa S1 è attiva da marzo 2004. Comprende nell’attuale configurazionesensori meteorologici, marini superficiali e di fondo. La boaE1, attiva da agosto 2006, è simile alla precedente, è rappresentativadi un ampio tratto di zona costiera, fra Rimini e Ancona, e viene impiegatain particolar modo in azioni di monitoraggio degli episodi ipoanossiciche in passato hanno spesso caratterizzato questo settore litoraneo.I dati di entrambe le boe, trasmessi e pubblicati su sito web intempo quasi reale (s1.bo.ismar.cnr.it/, e1.bo.ismar.cnr.it/), risultanofondamentali per le applicazioni in modellistica oceanografica e inparticolare per la validazione delle previsioni mediante confronto fra ilmodello e il dato reale.I dati della boa S1, da anni, sono utilizzati per validare il modelloAREG del sistema di previsioni dell’<strong>Adriatico</strong> del GNOO (AFS –gnoo.bo.ingv.it/afs) mediante il confronto di temperatura, salinità ecorrenti. La boa E1 fornisce invece dati necessari alla validazione delmodello ROMS (Fig.<strong>18.</strong>3.2), finalizzato alla previsione di livelli anomalidi O 2 collegati a possibili episodi di ipo-anossia.Fig. <strong>18.</strong>3.2. Esempio di rappresentazioni grafica per il confronto tra la boa E1 ed ilmodello ROMS. Confronto fra il dato di ossigeno disciolto registrato dalla boa E1 equello previsto dal modello ROMS registrato tra giugno 2007 e giugno 2009.L’integrazione dei dati acquisiti in continuo dalle due boe con quellisui processi biogeochimici (in particolare quelli sul ciclo del carbonio)derivati da campagne di misurazione in tutto l’<strong>Adriatico</strong>, ha datoun rilevante impulso agli studi sui cambiamenti climatici dell’area a-driatica centro-settentrionale.
I siti <strong>LTER</strong> 185ticolare, che si amplifica negli anni in cui si verificano portate eccezionalicome nell’Ottobre-Novembre 2000.Transetto Senigallia-SusakLat. 44,266 – 45,283Lon. 13,666 - 14.45Lunghezza transettoProfondità maxProfondità min120 km70 m10 mFig. <strong>18.</strong>4. Transetto Senigallia-Susak le stazioni attualmente monitorate sono cerchiatein rossoLo studio e l’analisi di queste serie storiche di parametri fisici echimici collezionati lungo il transetto ha permesso una migliore comprensionedelle anomalie nei processi fisici e biologici nell’intero bacino<strong>Adriatico</strong>.Fig. <strong>18.</strong>4.1. Transetto Senigallia-Susak: evoluzione pluriennale dei valori di Densità(kg m -3 ; strato di fondo).L'accesso ai dati storici è libero, previa richiesta, per quanto giàpubblicato e citando la fonte. L'accesso a quanto non pubblicato vaconcordato con l'Ente che ha finanziato e/o eseguito la raccolta di dati.
186 La rete <strong>LTER</strong> <strong>italia</strong>naL'accesso alle strutture disponibili (imbarcazioni, sistemi di campionamento,laboratori) è possibile previo accordo con la Direzione dell'Istituto.Riferimenti web:www.ismar.cnr.it;www.enveurope.eu;www.sisoe.ve.ismar.cnr.it/;www.ismar.cnr.it/infrastrutture/piattaforma-acqua-alta/www.ogs.trieste.it; nettuno.ogs.trieste.it/ilter/BIO/s1.ismar.cnr.it; e1.ismar.cnr.it;Riferimenti bibliografici:Artegiani, A., D. Bregant, E. Paschini, N. Pinardi, F. Raicich, & A. Russo. 1997a.The Adriatic Sea general circulation. Part I. Air-sea interactions and water massstructure. Journal of Physical Oceanography, 27, 1492-1514.Artegiani, A., D. Bregant, E. Paschini, N Pinardi, F. Raicich, & A. Russo. 1997b.The Adriatic Sea general circulation. Part II: Baroclinic Circulation Structure.Journal of Physical Oceanography, 27, 1515-1532.Beretta, A., H.E Roman, F. Raicich, & F. Crisciani. 2005. Long-time correlations ofsea-level and local atmospheric pressure fluctuations at Trieste. Physica A, 347,695-703.Bernardi Aubry, F., A. Berton, M. Bastianini, G. Socal, & F. Acri. 2004.Phytoplankton succession in a coastal area of the NW Adriatic over a 10-yearsampling period (1990-1999). Cont. Shelf Res., 24: 97-115.Bortoluzzi G., F. Frascari, P. Giordano, M. Ravaioli, G. Stanghellini, A. Coluccelli,G. Biasini, & A. Giordano. 2006. The S1 Buoy station, PoRiver Delta: datahandling and presentation. Acta Adriatica, 47(Suppl):113-131.Campanelli A., F. Grilli, E. Paschini, & M. Marini. 2011. The influence of anexceptional Po River flood on the physical and chemical oceanographic propertiesof the Adriatic Sea. Dynamics of Atmospheres and Oceans, 52: 284-297.Conversi A, T. Peluso, & S. Fonda Umani. 2009. The Gulf of Trieste: a changingecosystem. J. Geophys Res. C, 114 C03S90 (doi:10.1029/2008JC004763).Cozzi, S., & M. Giani. 2011. River water and nutrient discharge in the NorthernAdriatic Sea: current importance and long term changes. Continental Shelf Res.,doi:10.1016/j.csr.2011.08.010.Fonda Umani, S., P. Del Negro, C. Larato, C. De Vittor, M. Cabrini, M. Celio, C.Falconi, F. Tamberlich, & F. Azam. 2007. Major inter-annual variations in
I siti <strong>LTER</strong> 187microbial dynamics in the Gulf of Trieste (Northern Adriatic Sea) and theirecosystem implications. Aquat. Microb. Ecol. 46: 163-175.Grilli, F., M. Marini, D. Degobbis, C. R. Ferrari, P. Fornasiero, A. Russo,M. Gismondi,T. Djakovac, R. Precali, & R. Simonetti. 2005. Circulation and horizontalfluxes in the Northern Adriatic Sea in the period June 1999-July 2002. Part II:Nutrients transport. Science of the Total Environment, 353, 115-125.Guarnieri, A., P. Oddo, G. Bortoluzzi, M. Pastore, N. Pinardi, & M. Ravaioli. 2008.The Adriatic Basin Forecasting System: new model and system development.Dahlin, H.; EuroGOOS, Conference Papers.Kamburska L. & S. Fonda Umani. 2006. Long-Term Copepod Dynamic in the Gulfof Trieste (Northern Adriatic Sea). Recent Changes and Trends. Clim. Res. 31:195-203.Kamburska L. & S. Fonda Umani. 2009. Seasonal and inter-annual variability ofmesozooplankton biomass in the Northern Adriatic Sea (Gulf of Trieste). J. Mar.Syst. 78: 490–504.Lipizer M., G. Cossarini, C. Falconi, C. Solidoro & S. Fonda Umani. 2011. Impactof different forcing factors on N:P balance in a semi-enclosed bay: the Gulf ofTrieste (North Adriatic Sea). Cont. Shelf Res. 31 (16): 1651-1662.Luchetta, A., C. Cantoni & G. Catalano. 2010. New Observations of CO2 inducedacidification in the northern Adriatic Sea, over the last quarter century. Chemistryand Ecology, 26, S1, 1–17Marini, M., B. H. Jones, A. Campanelli, F. Grilli, & C. M. Lee. 2008. Seasonalvariability and Po River plume influence on biochemical properties along westernAdriatic coast. Journal of Geophysical Research, 113, C05S90,doi:10.1029/2007JC004370.Mozeti P., C. Solidoro, G. Cossarini, G. Socal, R. Precali, J. Francé, F. Bianchi, N.Smodlaka, C. De Vittor & S. Fonda Umani. 2009. Recent trends towardsoligotrophication of the northern Adriatic: evidence from chlorophyll a time series.Estuar. Coast. 33: 362-375.Piontkovski S.A., S. Fonda Umani, A. Olita, A. de Olazabal, L. Stemmann, C. G.Rubio, S. Gasparini, M. G. Mazzocchi, I. Siokou-Frangou, S. Zervoudaki, A. Gubanova& D. Altukhov. 2010. The 2003 heat wave and marine planktoncommunities. ICES Cooperative Research Report No. 300: 57-60.Pugnetti, A., A. Bazzoni, A. Beran, F. Bernardi Aubry, E. Camatti, M. Celussi, J.Coppola, E. Crevatin, P. Del Negro, & A. Paoli. 2008. Changes in BiomassStructure and Trophic Status of the Plankton Communities in a Highly DynamicEcosystem (Gulf of Venice, Northern Adriatic Sea). Marine Ecology 29: 367-74.Russo, A., S. Rabitti, & M. Bastianini. 2002. Decadal climatic anomalies in theNorthern Adriatic Sea inferred from a new oceanographic data set. P.S.Z.N.: Mar.Ecol., 23 Suppl. 1: 340-351.Russo, A., A. Coluccelli, I. Iermano, F. Falcieri, M. Ravaioli, G. Bortoluzzi, P. Focaccia,G. Stanghellini, C.R. Ferrari, J. Chiggiato & M. Deserti. 2009. Anoperational system for forecasting hypoxic events in the northern Adriatic Sea.Geofizika, 26(2): 191–213.
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