Speciale 75° Girasoli non soli - Suore Ospedaliere
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tività della parrocchia.Nell’87 viene affidata ad eccellenti e fidati impiegatilaici molta responsabilità dell’attività amministrativadiventata sempre più complessa.La Casa si apre sempre più al volontariato con una seriedi attività ricreative. L’UNITALSI è molto vicinaalla Casa e anima momenti di svago e di festa peri malati.Nel ‘92 si vivono momenti molto difficili per un procedimentodi sconvenzionamento nell’ambito della riorganizzazionesanitaria della Regione Marche. Descrivendoquesti momenti la cronista ribadisce la fiduciain Dio con la motivazione semplice e certa: «l’operaè per il bene dei sofferenti e quindi l’aiuto del Signore<strong>non</strong> può mancare».Le stagioni avverse che l’albero frondoso deve anchesuperare! Negli anni successivi l’ attività della Casa attraversavarie e spesso travagliate vicende. Sono tuttaviagli anni in cui la Casa è animata sempre spessodalla presenza di giovani che fanno esperienze diservizio e riflessione guidati da sacerdoti, spesso loroparroci, e dalle suore incaricate per la Pastorale giovanile-vocazionale.É un susseguirsi di presenze che daràorigine ad una realtà molto significativa per la SanGiuseppe: la presenza di un volontariato che ha sicuramentesvolto una parte molto importante e significativaper gli ammalati.Le feste della casa scandiscono il tempo con le lorocelebrazioni e coinvolgimento. In particolare vengonosempre descritte : la festa di san Giuseppe, quelladella Fondazione, di Nostra Madre, del 31 maggio,la festa del Sacro Cuore, il Natale, la festa della “Befana”.Sono occasioni di gioiose presenze della Parrocchiae della città (con le relative autorità) nella Casa.Nel ‘99 la Ca<strong>non</strong>izzazione del Fondatore BenedettoMenni vede una grande partecipazione della cittàall’evento. Sindaco e varie autorità sono presenti allacelebrazione in San Pietro. Si partecipa con moltocoinvolgimento.Negli anni che seguono, la gestione della Casa si avviaverso un cambiamento radicale, inserito in quellodi tutta la sanità italiana che assume sempre più il modellogestionale aziendale.Si giunge così alla gestione manageriale. Dal 2002 alDirettore Sanitario si aggiunge il Direttore Generaleche, recita la Carta dei Servizi della Casa «amministra,rappresenta, coordina, e dirige le varie divisioni della Strutturaed è responsabile dell’andamento economico e gestionale del Centro».Segni concreti del nuovo corso gestionale sono:i lavori di ristrutturazione (2004-2008) della Casa secondoi criteri richiesti per l’accreditamento regionale,la Certificazione di Qualità (ISO 9001-2000), la nuovadelibera regionale (del 2009) che riclassifica i postiletto della Casa secondo criteri più moderni: 20 postidi Post-acuzie-psichiatrica (SRT), 18 di RiabilitazioneAlcologica, 20 di Casa Protetta, 17 di LungodegenzapostAcuzie e le attività ambulatoriale. Ad essi si èaggiunta la locazione di un reparto all’Istituto Riabi-6 • ottobre 2010
La redazione incontra le suoreIl carisma dell’ospitalità la nostra forzadi Alfredo ManciniSuor Serafina De Angelis lei è la decana dellaCasa: 30 anni di presenza e certamente havisto cambiare tantissime cose, forse tutto.Può dirci in breve qualcosa su questo cambiamento?Sono arrivata alla San Giuseppe nel 1980e da allora sono la Caposala del reparto Uomini.Eravamo solo suore e qualche ragazza che ci aiutavanel duro lavoro che richiedeva il servizio alle malate.Non c’erano le terapie e i mezzi di oggi! Certo il climaera quello di una vera famiglia. Ora i rapporti sono rovesciati:tanti collaboratori e pochissime suore, ma iocredo che siamo riusciti a mantenere un clima di buonaintesa, di famiglia appunto! Per cui si può dire chesì era bello prima, ma che è molto bello anche ora. Ciòche importa a noi suore è far vivere il Carisma, checioè il malato sia sempre al centro di tutto, come i nostriFondatori ci hanno inculcato, perché ci rappresentaGesù stesso. E oggi è bello vedere che <strong>non</strong> solo lesuore, ma che anche tanti laici, dipendenti e volontari,condividono con noi l’ideale di servire bene il malato.Io in ciò vedo un’espansione, uno sviluppo del Carisma.E ogni giorno noi suore preghiamo sia per i malatiche per i nostri collaboratori. Anzi io dico che nelcorso degli anni siamo testimoni di un miglioramentonel servizio del malato. Il progresso della medicinae dell’assistenza ha reso il rapporto con il malato semprepiù rispettoso della sua persona e dei suoi bisogni.E il malato di oggi ha tanto bisogno di ascolto, di amicizia.Inoltre constato anche che il malato ha tanto bisognodi Dio, di spiritualità. Quando, nel pomeriggio,prego il Rosario in reparto, i malati vengono tuttia pregare e anzi si chiamano l’un l’altro. E sono moltocontenti quando il sabato pomeriggio leggiamo e riflettiamosul vangelo della domenica.I nostri ospiti hanno il tempo molto impegnato nelleattività terapeutiche: visite mediche, terapie di gruppo,colloqui individuali, animazione, ecc., ma hannobisogno anche della preghiera, di una parola di speranza,di incoraggiamento.Hanno bisogno della Parola di Dio! E <strong>non</strong> c’è cosa piùbella e gratificante che vedere rinascere, nel malato, lafiducia; vedere un sorriso sul suo viso, sentire che riprendefiducia in se stesso, nelle cure, nel suo futuro.Anche il personale si ferma volentieri a pregare. Comedicevo, io vedo in tutto ciò uno sviluppo del Carisma.E di questo dobbiamo ringraziare il Signore.Suor Rosa Urso oggi ci sono tanti dipendentiche lavorano a servizio dei malati nella Casadi Cura San Giuseppe. Qual’é secondo leiil compito della suora? La mia presenza nella casa,come la presenza di ogni suora, deriva unicamentedal “Sì” che ho detto al Signore che mi ha voluto donareil dono immenso della Vocazione alla Vita ReligiosaOspedaliera.Questo dono è il Carisma che i nostri Fondatori hannoricevuto e che ci hanno trasmesso.Non siamo qui per fare solo le infermiere, le caposala,ecc. Tutte cose che potevamo fare senza farci suore.Dunque sono qui per seguire il Signore che devo riconoscerenel malato, nel sofferente. Concretamente ciòsi traduce sia nel vigilare affinché il malato sia curato,rispettato, amato, ma anche nel testimoniare sempreil Primato di Dio nella vita umana. Questo è il nostroimpegno primario e specifico, questo è il significatodella mia e della nostra, presenza nella Casa di Cura.Altrimenti potrebbe essere sì un Centro bello ed efficiente,ma <strong>non</strong> sarebbe quello che deve anche essere:una testimonianza evangelica. La presenza di tanti laicicomporta per noi suore un compito molto importante,quello di aiutare i laici a conoscere e accogliereanch’essi il nostro Carisma, affinché la loro competenzaprofessionale sia animata dal Carisma e la Casadi Cura possa continuare a essere una vera incarnazionedi esso. Noi suore siamo dunque chiamate a spenderetutte le nostre capacità umane e spirituali sia nelservizio al malato, sia nei rapporti con quanti collaboranocon noi. Se tutti, suore o collaboratori, vivremo,ognuno, lo specifico della nostra Vocazione secondoil Carisma dell’Ospitalità, sicuramente la San Giuseppemigliorerà sempre perché poggerà sulla Roccia cheè il Cristo presente nel malato. E’ questo che auguroalla Casa in questo 75° di vita!8 • ottobre 2010
Suor Agata Villadoro, lei è la superiora dellaComunità. Come vive il suo mandato? Sì losono dal mese di gennaio. E’ la prima volta che mitrovo a svolgere questo specifico servizio ed è la primavolta che mi trovo a vivere ad Ascoli e confermola mia esperienza del Signore: sempre meraviglioso!Infatti sono molto contenta della comunità e dellaCasa nella quale Il Signore, attraverso la voce dellaSuperiora Provinciale, mi ha posto. Qui ogni giornoper me è una scuola di umanità e di fede. Certosento la responsabilità di essere chiamata ad animarequesta realtà, ma io stessa mi sento sempre animatada tutti: dalle mie consorelle più grandi che vivonoesemplarmente il Carisma Ospedaliero, dalle consorellepiù giovani così gioiose nella vocazione. Sonoedificata anche dai collaboratori nei quali constato unnotevole senso di appartenenza alla Casa. E poi ci sonoi protagonisti: i malati! In essi c’è una presenza specialedi Dio stesso e con la loro pazienza nel vivere lasofferenza ci aiutano tutti nel cammino di fede. Eccoio credo questo: che ci aiutiamo a vicenda nel vivereognuno la nostra vocazione: suore, malati, laici.Questa bella circostanza del 75° è provvidenziale perme. Grazie ad essa ho avuto modo di immergerminella storia di questa Comunità e di questa Casa, traendoneun grandissimo bene spirituale. Posso infattidire di aver potuto conoscere e amare di più il Carismache ho ricevuto con la Vocazione Religiosa!Ancora certamente ho tanto da capire e da scoprire,ma è certo che il Signore ci conduce sempre per il nostromaggior bene. Noi dobbiamo solo fidarci di Luisempre!10 • ottobre 2010
La Direzione GeneraleLa Casa di Cura San Giuseppe compie 75 anni e comeresponsabile della Direzione Generale, sono ben felicedi esprimere alle <strong>Suore</strong> e a tutti i collaboratori i mieipiù sinceri auguri per il traguardo raggiunto.Il mio primo incontro con la San Giuseppe è avvenutonel giugno 2007 e fin da subito ho avvertito un sensodi calore e di vera ospitalità, elementi questi che sostengonoe rafforzano il valore ed il senso di tutta laCongregazione.In particolare oggi, per me come per tutti i miei collaboratori,cresce l’esigenza di condividere e rafforzareun progetto comune, quello di offrire ai nostri ospiti“Accoglienza e Servizio”, valori che la Congregazionetraduce con il nome di “OSPITALITÀ”.“L’OSPITALITÀ” è pertanto il valore che definisce lanostra “MISSION”.Durante questi anni ho cercato di impostare un lavorodi riqualificazione di tutti i reparti della clinicaportando la stessa ad ottenere la certificazione di qualitàISO 9000/2001 a fine 2009 ed il prossimo auspicatoaccreditamento regionale definitivo entro la finedel 2010.Nell’ottobre del 2009 una pietra importante per il futurodella nostra clinica è stata la delibera regionale(n. 1575) con la quale si è definita la riqualificazionee riconversione della nostra azienda con l’attribuzionedegli attuali n. 75 posti letto accreditati e convenzionatidi cui n. 18 di riabilitazione alcologica, n. 17 dilungodegenza post acuzie, n. 20 di psichiatria postacuziee n. 20 di casa protetta. Ci tengo molto a sottolinearequesto risultato proprio perché si è trattato diun importante riconoscimento teso ad accrescere notevolmentel’immagine ed il ruolo della nostra aziendanel comprensorio ascolano e nell’intera regione; ciauguriamo che l’apertura del reparto di riabilitazionealcologica ci porti molto giovamento sia in termini dirisultati attesi che di immagine e ricaduta positiva pertutto il territorio in cui operiamo.La casa di cura San Giuseppe intende adempiere allapropria “MISSION” con efficacia ed efficienza mettendoal centro di ogni attività e pensiero il malato.In questi 75 anni molti sono venuti a contatto con larealtà della Casa di Cura e, come in un grande mosaico,ognuno di loro ha messo il proprio tassello per migliorarneed accrescerne l’immagine.Storicamente la struttura era gestita e curata da solesuore. Oggi, anche in sintonia con la valorizzazionedel laicato nella Chiesa, le suore sono affiancate datanti collaboratori, con l’intento di fornire una assistenzasempre più qualificata a chi vive nel disagio fisicoe mentale.Voglio ringraziare per questo tutti coloro che primadi me hanno dato supporto ed aiuto nella riuscita diquesto progetto di OSPITALITÀ ed in particolare lepersone che ancora oggi, dopo anni, tornano in Clinicaad abbracciare le suore ed i colleghi ancora in servizio.Nei loro sorrisi emerge questa continuità di rispettoper le suore e di condivisione della sofferenza altrui.Ecco perché il compito mio e di tutti i miei collaboratoriè di <strong>non</strong> staccare mai questo legame che vivifical’intera struttura.Ringrazio infine le suore che oggi operano nella Casadi Cura e tutte quelle che hanno lasciato qui ad Ascoliun ricordo straordinario.A loro tutte dobbiamo il nostro grazie per averci datola possibilità di attingere allo straordinario Carisma diSan Benedetto Menni.Auguri di cuore a tutti Voi, nella speranza di ritrovarcitutti a festeggiarne il Centenario...IL DIRETTORE GENERALEDr. Massimo Badolatoottobre 2010 • 11
La Direzione SanitariaSettantacinque... E <strong>non</strong> li dimostraPensando ai 75 anni della Casa di Cura ho avuto la curiosità di andare a visionare la Prima Cartella Clinica e, avutala tra lemani, è stato spontaneo confrontarla con l’ultima (allo stato in cui scrivo).Prima cartella clinicaN. 1 di MatricolaCasa di Salute “San Giuseppe” Ascoli PicenoSanatorio per SignoreCartella Nosografica dell’Inferma S. A.Ammessa il giorno 12 novembre 1936Forma Morbosa : Stato Depressivo MelanconicoData dell’uscita: 27 aprile 1937A voler confrontare i due frontespizi sembra che nulladi sostanziale sia cambiato.Casa di Salute = Casa di Cura;Cartella Nosografica = Cartella Clinica;Forma Morbosa = Diagnosi;Stato Depressivo Melanconico = Disturbo dell’Umore.Ma di mezzo ci sono 74 anni dall’arrivo della primamalata (dopo le opere di adattamento che le suorehanno realizzato nella Villa dei Conti Cornacchiacomprata nel 1935). Sono anni che hanno visto uncambio epocale nella storia della Psichiatria. Un cambioche è sotto gli occhi di tutti e che <strong>non</strong> è necessarioripercorrere in questa sede e occasione. Possiamo bendire oggi che la Psichiatria ha acquisito la sua dignitàdi specialità medica, spogliandosi dai condizionamenticulturali e sociali che l’avevano relegata a brancaminore della medicina. La ricerca scientifica ha affiancatocon un importante impegno il nuovo processoculturale e la scoperta dei differenti neurotrasmettitoriper i vari fenomeni psicopatologici ha consentitola messa a punto di principi farmacologici che permettonoallo specialista di curare in modo semprepiù mirato e sicuro i vari disturbi. Nel contempo si èsviluppata la scienza che accompagna lo stabilizzarsidella patologia: la Riabilitazione Psichiatrica conle nuove figure professionali conseguenti: Educatori,Animatori, Tecnici della Riabilitazione... A guardarlooggi è stato uno sviluppo esaltante, ma <strong>non</strong> si puònegare che ha comportato anche tante difficoltà e aCartella clinica di oggiCartella n.° 27mila ecc..Casa di Cura”San Giuseppe” Ascoli PicenoPaziente: D.A.Data di ingresso../../2010Data i Dimissione ../../2010Diagnosi: Disturbo dell’Umore.volte contraddizioni nel processo di adeguamento sociale,legislativo e sanitario. Possiamo dire, senza temadi smentita, che la San Giuseppe ha attraversato ilcambio epocale vivendone, spesso con fatica, tutti gliinterrogativi e le incertezze. Ma sempre ha cercato dirispondere sia ai bisogni del territorio che alle richiesteche il progresso scientifico psichiatrico poneva. Ei risultati sono arrivati. La Casa di Cura oggi con lasua rinnovata struttura edilizia, con la sua ampliataofferta di servizi (Riabilitazione Alcologica, StrutturaResidenziale Terapeutica, Lungodegenza postAcuzie,Comunità Protetta, Ambulatorio Psichiatrico e Neurologico)e con la sua specializzata e multidisciplinareequipe terapeutica ha un suo posto ben definito e riconosciutonell’ambito della Sanità Territoriale e Regionale.Ed ecco che la mia riflessione sul “ Nulla èCambiato” trova il suo filo rosso: lo spirito delle <strong>Suore</strong><strong>Ospedaliere</strong> del Sacro Cuore di Gesù, che da semprereggono e animano questa Casa di Cura. In oltre 22anni di collaborazione ho avuto modo di interagirenel lavoro con diverse di esse, e pur nelle difficoltàproprie del condurre insieme un’opera in continua ecomplessa evoluzione, ho sempre dovuto riconoscereche il loro operato era rivolto esclusivamente all’interessedel paziente. A nome di tutti i pazienti grazie,<strong>Suore</strong>, per quello che avete fatto e continuerete a farenel vostro percorso medico-assistenziale e umanitarioe spirituale.IL DIRETTORE sanitarioDr. Giovanni Solito12 • ottobre 2010
ottobre 2010 • 13
Associazione “Solidarietà e Servizio” ONLUS - ONGL’Associazione “Solidarietà e Servizio” (S&S) esistedal dicembre 1989. Costituitasi come OrganizzazioneNon Lucrativa di Utilità Sociale (ON-LUS), S&S opera sia nell’ambito delle Comunità Territorialidove ha le proprie sedi operative (Nettuno, AscoliPiceno e Albese con Cassano -Prov. Como), che in Paesiesteri attraverso progetti di Cooperazione Internazionale(Cina e Filippine).Nello specifico, le finalità dell’Associazione sono:- Lavorare nel campo del volontariato al fine divalorizzare e potenziare le competenze di coloroche operano con persone portatrici di particolaridisagi e/o in strutture socio-sanitarie a supportodelle attività svolte da personale specializzato;- Contribuire alla rimozione degli ostacoli checontrastano il benessere psichico, fisico e socialedelle persone con particolare riferimento alle fascepiù deboli della popolazione;- Impegnarsi nella realizzazione di interventi inambito socio-sanitario e educativo finalizzatialla prevenzione del disagio dei giovani;- Impegnarsi nel lavoro di promozione dellosviluppo umano sostenibile.L’Associazione opera sia attraverso professionisticon competenze diversificate ed integrate e una retedi volontari qualificati, e si propone, sui territoridove è attiva, come catalizzatore di capacità e dirisorse anche attraverso l’attivazione di Reti costituiteda Istituzioni Pubbliche e Private, Rappresentantidell’Associazionismo, Servizi, Imprese, Singoli Cittadini,etc.La progettazione socio-educativaS&S è impegnata sin dai primi anni della sua attivitàistituzionale nella riabilitazione di persone con disagiopsichico, collaborando con strutture pubbliche eprivate al fine di contribuire alla loro riabilitazionee re-integrazione sociale. In tale ambito sono statirealizzati, in ognuna delle sedi di S&S, progetti di diversanatura mirati principalmente alla riattivazione e/omantenimento delle capacità residuali degli utenti, siaall’interno che all’esterno delle strutture di residenza, incollaborazione con cooperative sociali, associazioni disettore, servizi del territorio.La progettazione per il territorioS&S è attiva nella realizzazione di progetti per il territorio,con l’obiettivo di:- Sensibilizzare su tematiche importanti ed attualicome l’abuso di alcol e di sostanze;- Contribuire all’educazione alla <strong>soli</strong>darietà e allamultietnicità nelle scuole;- Contribuire alla prevenzione di particolari patologiein collaborazione con Aziende <strong>Ospedaliere</strong> eFondazioni attive nel settore socio-sanitario;- Contribuire alla prevenzione primaria, secondaria eterziaria del disagio adolescenziale e di problematichederivanti da abusi di sostanze psicoattive.Il volontariatoLa figura del volontario, all’interno dell’Associazione,oltre ad offrire sostegno, <strong>soli</strong>darietà e conforto a chi neha bisogno, deve essere in grado di comprendere qualisono le dinamiche che entrano in gioco nel rapportarsia persone con problematiche complesse e diversificate.Solidarietà e Servizio si occupa anche di fornire aivolontari tutti gli strumenti utili per poter svolgere unservizio idoneo alle caratteristiche delle diverse strutture.In particolare:- Formazione in ambito medico/sanitario in meritoalle problematiche connesse al lavoro con personeche soffrono di disagio psichico;- Formazione su: cooperative learning, peer educatione tecniche di comunicazione efficace;- Formazione nelle scuole sui temi della cultura della<strong>soli</strong>darietà della multietnicità, della cooperazioneallo sviluppo e del terzo settore;- Formazione rivolta ai volontari che collaborano allagestione dei servizi all’interno delle Case di Curadella Congregazione.Nel settore della Cooperazione allo Sviluppo, Solidarietàe Servizio, divenuta Organizzazione Non Governativanel 2007, è impegnata nel sostegno a Centri socioassistenzialiper minori e adolescenti e di strutturepsichiatriche in Filippine e Cina, in diretta collaborazionecon le istituzioni pubbliche e con gli organismi di settoredi tali Paesi. Per maggiori informazioni e per sostenerel’Associazione è possibile consultare il nostro sitowww.<strong>soli</strong>darietaeservizio.it.14 • ottobre 2010
Vi porto sempre nel mio cuoreLavoro nella Casa di Cura da 40 anni, prima come ausiliaria ora come OSS, e per questo anniversario della casavorrei poter raccontare i ricordi più belli. Le suore! Le ricordo tutte e sono state tantissime! Ognuna di loro halasciato in me l’amore per la scelta che avevano fatto e ho imparato anche a rispettare chi successivamente hafatto un’altra scelta. Ci siamo aiutate sempre a vicenda ma tante purtroppo ci hanno lasciato per sempre. Lesuore ci hanno insegnato questo lavoro in modo straordinario, ci hanno sempre sostenuto nell’affrontare confiducia le difficoltà quotidiane, ma soprattutto ci hanno insegnato ad assistere tutti i malati con il medesimoamore, a partire dal <strong>non</strong> fare distinzione tra chi aveva problemi fisici e chi problemi psichici. Ci hanno insegnatoad essere più attente ai malati più bisognosi per vari motivi e a dare loro serenità già con il sorriso. Grazie aloro nella mia vita quotidiana ho imparato a sorridere sempre affidando me e la mia famiglia al buon Dio checi sostiene e ci fortifica tutti i giorni. E i pazienti! Con le loro battute ci hanno aiutato a svolgere questo nostrolavoro con loro e per loro. Luisa che <strong>non</strong> aveva mai visto il mare anche se era molto anziana: come dimenticareil suo stupore alla vista di “tanta acqua”? Domenica, che raccoglieva tutto ciò che le capitava per cui svestirlaera un’impresa! Adalgisa, che con la sua precisione ci aiutava tanto a sistemare la biancheria, ma poi, una voltal’anno,“andava in ferie” e se ne stava in giardino tutto il giorno, per almeno 15 giorni! Carmela che amava moltissimouscire con le volontarie. Tonino che cercava sempre il posto dove si fabbricano i soldi. E tanti e tantialtri dei quali è impossibile ora dire e ricordare! Sono tutti nel mio cuore perché ci siamo voluti bene! Sento chedentro di me c’è un tesoro e in questo anniversario della San Giuseppe chiedo al Buon Dio di benedirci tutti!Silvana NataliniO.S.S.Casa di Cura San Giuseppe, distribuzione deipasti, Silvana Natalini O.S.S. • 1992ottobre 2010 • 15
Piacevoli ricordi della Casa di Cura San GiuseppeLa prima volta che ho varcato il cancello della Casa di Cura era il 1972. Dovevo effettuare un periodo di tirocinioper essere abilitata alla professione. Il Primario e il Direttore Sanitario era il Professor Ego Polimanti cheamo ricordare con riconoscenza per avermi dato le basi per un corretto rapporto terapeutico con il paziente.In quel periodo la legge <strong>non</strong> prevedeva la presenza del medico per l’intera giornata e il Professor Polimantiveniva il giovedì, visitava tutte le pazienti e aveva una parola per tutte anche per quelle che, a causa della patologia,erano apparentemente incapaci di relazionarsi. Il giovedì era dunque un giorno molto importante perl’attività sanitaria della struttura. Ma era anche un giorno che assumeva un <strong>non</strong> so che di festa! Le infermiere ele caposala erano le suore supportate dalle ausiliarie che venivano chiamate affettuosamente “ragazze”. Tuttoera in funzione della cura del paziente. Visitava i malati anche un sacerdote, Don Roberto Pelletti, uomo daivari e ampi interessi, ma soprattutto di grande carica umana. Era anche il sacerdote della sezione ascolana dell’U.N.I.T.A.L.S.I. e questa benemerita Associazione diventò una presenza fedele e attiva nell’animazione dellaCasa di Cura. Le leggi cambiarono e fu necessaria una presenza psichiatrica maggiore. Venne il Dottor MauroScagliarini, neurologo-psichiatra e psicoterapeuta, con una profonda conoscenza delle tecniche di psicoterapiadi gruppo. Iniziammo a mettere in atto le tecniche dello Psicodramma, la Psicoterapia di gruppo con pazientipsichiatrici e con alcolisti. La nostra struttura ha aiutato molto il diffondersi dei gruppi di Alcolisti A<strong>non</strong>iminella zona. Nel frattempo io mi ero laureata e Suor Eugenia Galdeano, allora economa, mi propose l’assunzione.Pian piano la Clinica stava cambiando da “pensionato per anziani” ritornava ad essere Clinica Psichiatricache era ai suoi inizi. La superiora era Suor Amalia Perla fu molto determinata nell’obbiettivo da raggiungere: laCasa di Cura doveva funzionare per la Mission dell’Ordine Religioso delle <strong>Suore</strong> Ospitaliere del Sacro Cuore diGesù, e cioè “la cura e l’assistenza medica-psichiatrica e religiosa del paziente” e ci riuscì. Si aprì il Reparto Uominied anche il laboratorio di analisi del quale il Dottor Augusto Giammiro fu il primo direttore. Il DottoreGiammiro era una persona gioviale; organizzava spesso momenti conviviali, feste, gite ed anche proiezioni difilms per i pazienti. Era convinto che tutto ciò servisse a creare armonia e collaborazione tra tutti i dipendentiper un migliore servizio ai pazienti. Gradualmente vennero assunti altri medici: il Dottor Romanelli, psichiatra,che succedette al Dottor Scagliarini, il Dottor Vannicola, il Dottor Tacchini, la Dottoressa Izzi, E amo ricordarela carissima dottoressa MariaFlavia Laureati, neurologa, checi ha lasciati da qualche anno.Eravamo un gruppo molto affiatatoche lavora insieme allesuore, alle infermiere, alleausiliarie. Tutti con l’obbiettivodi migliorare l’assistenzaspecializzata che dovevasempre più caratterizzare laClinica. C’era un clima dicollaborazione, ma anche diveri legami amicali. Seguì uncambio di medici e venneroil Dottor Solito, attuale Primarioe Direttore Sanitarioe altri come il Dottor Testa,il Dottor Arturo, la Dotto-16 • ottobre 2010
essa Pasqualini e il Dottor Petronio, la dr.ssa Sanguigni, il dr Valchera che hanno lavorato e dato il loro importantecontributo alla crescita della Casa, optando poi per altre scelte. Tutti però rimanendo in contatto con lastruttura, con noi. Da qualche anno l’ equipe si è arricchita di Animazione e di Riabilitazione Psichiatrica e didue miei validissimi collaboratori psicologi: la Dottoressa Melissa Panichi e il Dottor Marco Nardini. Mi sentodi dire in tutta onestà che nella nostra struttura si fa di tutto per praticare una “buona sanità”, in cui gli aspettisquisitamente specialistici si integrano con le componenti umane di tutti coloro che qui operano, ponendo alcentro di ogni intervento sanitario, <strong>non</strong> la malattia, ma “l’uomo” in tutte le sue componenti. Tali principi, sostenutida Padre Benedetto Menni, “fondatore” delle <strong>Suore</strong> Ospitaliere del Sacro Cuore di Gesù, hanno semprepervaso l’operato delle nostre suore che, a loro volta, ne sono state messaggere verso il personale tutto.Dottoressa Daniela ScalellaPsicologa PsicoterapeuticaIo, volontaria-compagna di viaggio!Da tempo desideravo impegnarmi in esperienze di volontariato. L’occasione si è presentata tramite un invito afrequentare il corso di formazione al volontariato presso la Clinica San Giuseppe, terminato il quale ho decisodi cimentarmi nell’esperienza. I primi tempi mi sentivo in imbarazzo. Avevo timore di ferire, senza volerlo, ipazienti. Tutto era nuovo ma, conoscendo meglio l’ambiente e il personale, ho cominciato a sentirmi più sicurae a capire meglio dove mi trovavo. Mi sono avvicinata ai pazienti pian piano, cercando di comunicare con lasola presenza, ascoltando, e partecipando alle attività di animazione. Mi piace sedere insieme, fare gruppo, perchéspesso è così che si comincia a parlare, ci si apre e spesso si ride di gusto per qualche battuta o situazioneparticolare. In questo anno ho conosciuto ragazzi e ragazze con fragilità dolorose, donne e uomini depressi. Hoconosciuto donne come Loredana 1 ospite della casa da tantissimi anni. Lei fa i capricci, è coccolona e coccolata,ragiona come una bambina e, come tutti i bambini (e <strong>non</strong> solo), spesso viene presa da brutti ricordi che forsehanno ferito la sua anima, generando paure e chiusure. Quando è serena ha uno sguardo dolcissimo che si faseduttivo e leggermente malizioso quando vuole qualcosa. La Casa è il suo mondo e con lei (e quelli come lei)è giusto condividere, di tanto in tanto, momenti della vita. Sono entrata in un mondo apparentemente diversodal nostro anche se, riflettendo, esso <strong>non</strong> ci è poi così estraneo o lontano. A volte viene da pensare che loro sianol’altra parte della medaglia, la facciata nascosta che molti di noi (i più fortunati?) riescono in qualche modoa gestire. In essa si trovano le nostre paure, incertezze, confusioni, le stesse passioni o debolezze che loro <strong>non</strong>possono più nascondere e sono lì come a dirci: “io per il momento <strong>non</strong> ce l’ho fatta, ho ceduto. Tu <strong>non</strong> fare fintadi essere molto diverso da me. Io sono uno specchio per te”. Ed è a questo punto che i ruoli cambiano pianopiano, senza che nessuna delle due parti se ne accorga: i pazienti diventano i nostri volontari, perché vedere lasofferenza aiuta la comprensione. Il giudizio si sospende davanti alla più piccola capacità di penetrare dentro lenostre debolezze. Ed è chiaro come il sole che tutto questo può renderci più liberi interiormente, più indulgenti,più buoni. Dove mi porterà questa esperienza <strong>non</strong> lo so. Non so se per l’avvenire saprò farne buon uso, maringrazio coloro che mi hanno messa nella condizione di poterla vivere e ringrazio i pazienti, nostri compagnidi viaggio, “passeggeri che salgono e che scendono”, e soprattutto quelli che per qualche ragione sono destinatia rimanere a <strong>non</strong> “scendere”.1 Nome fittizioC. M.Volontariaottobre 2010 • 17
Un incontro davvero specialeIl mio primo incontro con le suore e la Casa di Cura San Giusepperisale al 1972, quando Monticelli era solo una frazione di periferia conpoche case di campagna sparse nella zona e <strong>non</strong> avendo una parrocchia,tutte le funzioni religiose si svolgevano nella chiesa della Casa.Proprio qui infatti ho ricevuto il sacramento della comunione assistitacon pazienza e bravura da Suor Angela Scotto; è ancora vivo il ricordo,quando durante il triduo pasquale noi bambini della zona partecipavamocon piacere al giovedì Santo per la lavanda dei piedi dove poial termine aspettavamo con gioia la merenda che le suore con amoreci preparavano (i prelibati biscotti). Uscendo dalla cappellina laterale,ci si divertiva con corse e scivolate lungo tutto il corridoio semprelucido e ben incerato. Il legame con le suore e la frequentazione dellaCasa si è protratto nel tempo, tanto che è stato punto di riferimentodella mia crescita dalla fanciullezza a quella adulta. Un pensiero vaal nostro amatissimo don Roberto Pelletti cappellano della Casa diCura di quegli anni e nostra guida spirituale per molti anni. L’affettoche ci legava a lui era grande e insieme trascorrevamo molte serateinvitandolo a cena o semplicemente ad un caffè. Purtroppo venne a mancare dopo una lunghissima malattia ericordo con quali amorevoli cure, fino alla fine le suore tutte lo hanno assistito. Nel 1981 mio padre entrò a farparte del personale dipendente prestando servizio nella struttura per molti anni e come lui molti abitanti dellezone limitrofe ebbero l’opportunità di lavorare e collaborare con le suore di San Giuseppe (così le chiamavanotutti), ed ora anche io ho avuto l’onore di lavorare qui, mantenendo vivo il ricordo di quei tempi. Ringraziosempre, con cuore sincero le suore per la loro educazione alla vita e il carisma che ci hanno insegnato, in particolarel’ospitalità di cui ancora oggi si servono per venire incontro alle situazioni di disagio dei più deboli esofferenti.Gabrielli Loredana(Portiere centralinista)La Clinica San Giuseppe… La mia CasaSono quasi 30 anni che soffro di depressione e <strong>non</strong> conto piùquanti ricoveri ho fatto alla San Giuseppe. La malattia mi hafatto perdere tutti gli affetti. Qui trovo le risorse per le miepene e l’affetto che mi serve per ritornare poi alla mia casa,alla mia <strong>soli</strong>tudine. Posso dire che qui ho i miei amici: le suore,i medici, gli infermieri, gli altri ammalati. Con tanti ormaici siamo conosciuti qui e siamo amici. Posso dire che la SanGiuseppe è per me quasi come la mia famiglia.Ospite18 • ottobre 2010
Racconti del passato e nuovi orizzontiLa mia storia nella Casa di Cura San Giuseppe risale agli ultimi 10 anni e credo che mai come in questo decenniosiano stati compiuti rinnovamenti su tutti i fronti; dall’aspetto manageriale a quello strutturale, dallapresenza di un reparto LPA(lungodegenza post acuzie), alla riabilitazione alcoologica. Dalla mia esperienza edai racconti delle mie colleghe più “anziane” posso testimoniare che molte cose sono cambiate: alcune si sonoevolute, altre perse completamente e rimpiazzate da cose “più moderne”. Da un’assistenza più residenziale siè passati ad una più tecnica e specializzata che prevede diversi professionisti ognuno dei quali interviene sul econ il paziente visto nella sua globalità. Chi opera e ruota intorno al malato è competente, come la nuova figuradell’ O.S.S. e di tutti gli altri collaboratori. Come operatori di salute ci alleniamo tutti i giorni a considerare ilmalato proprio nella sua globalità (familiare e spirituale) e <strong>non</strong> nella sua condizione patologica. Proprio per questorimango affascinata dai racconti dei “famosi” sabato pomeriggio quando, nei reparti femminili, si facevanomesse in piega, tinte e varie acconciature; quando si cuciva, si cucinava insieme ai pazienti o li si preparava perla santa messa domenicale o per le festività più importanti dell’anno. Ma le infermiere che lo facevano chi erano?Sembra lontano quel tempo, ma fortunatamente molte di loro sono ancora in servizio, <strong>non</strong> hanno scelto difare nuove esperienze nel pubblico e sono rimaste. Forse hanno preferito lavorare in un ambiente a gestione piùfamiliare, diversa dalla ASUR e dalle dimensioni più vaste dell’assistenza pubblica. Dal 2006 con l’arrivo dei pazientiLPA, si è instaurato un filo diretto con l’ospedale Mazzoni e una possibilità di continuo miglioramento,grazie anche alla variabilità di patologie di cui sono affetti i nostri nuovi ospiti. La parte amministrativa rendepossibile il nostro aggiornamento e la possibilità di partecipare a master informativi; le suore rappresentano unacostante insostituibile soprattutto per i malati nella loro assistenza religiosa e la parte medica è sempre pronta alconfronto insieme a quella che io chiamo “forza lavoro” ovvero i vari collaboratori che mettono tutta la loro attenzionein ogni gesto rivolto al malato. Cerchiamo di mantenere la qualità, quella che ci èstata certificata e quella che tutti ci chiedono continuamentea tutti i livelli da quellodirigenziale, medico,dai colleghi, dai familiarie, <strong>non</strong> per ultimi,i pazienti. Guardo alfuturo con ottimismoma quando mi parlanodei “minuti assistenziali”(Parametro checonsidera il tempo dadedicare ai bisogni deipazienti) preferisco pensarealle messe in piegadelle <strong>non</strong>nine di allora esoprattutto, a quelle, anchese più rare e frettolose,che vedo fare tutt’oggi.Rosanna BorelliniInfermiera Professionaleottobre 2010 • 19
La Casa di Cura San Giuseppe oggiStoria ed attivitàLa Casa di Cura S. Giuseppe, fondata nel 1936, è unadelle strutture sanitarie di proprietà della Congregazionedelle <strong>Suore</strong> Ospitaliere del Sacro Cuore di Gesù cheoperano nel campo sanitario delle patologie psichiatricheed alcologiche sia in fase acuta che di cronicità (casaprotetta).La Casa di Cura S. Giuseppe è composta da un corpocentrale della fine degli anni 1800, su quattro piani(ex Villa Cornacchia), lato Est su tre piani realizzato nel1953 e lato Ovest su due piani realizzato nell’anno 1964.Tutti i reparti sono stati recentemente ristrutturati (fineristrutturazione nel luglio del 2008). Consta attualmentedi n. 96 posti letto, suddivisi in camere singole e doppietutte con servizi privati, fornite di impianto gas medicalicentralizzato ed aria climatizzata a cui si aggiungonospazi comuni, spazi all’aperto alberati, bar, parcheggioauto interno ed ampio parco attrezzato. La struttura èdotata di impianti moderni a norma di legge.I locali per la centrale termica, la centrale dei gas medicali,gruppo elettrogeno e deposito rifiuti sono situatiall’esterno dell’edificio. Nel parco vi è una piccola palazzinasu un piano rialzato che viene adibita a foresteria.L’intera struttura è collocata nel Quartiere periferico“Monticelli” confinante ad Ovest con l’OspedaleMazzoni. Gli edifici sono luminosi, gli ambienti sonoampi e accoglienti. È completamente priva di barrierearchitettoniche ed i percorsi dei visitatori sono assistitida precise segnaletiche.Dal 2006, oltre ad occuparsi delle patologie psichiatriche,collabora strettamente con l’Ospedale CivileMazzoni di Ascoli Piceno nel trattamento delle postacuzieospedaliere (LpA - Lungodegenza post acuzie) icui Pazienti afferiscono tramite proposta dei reparti dimedicina e chirurgia.La Casa di Cura è accreditata con il SSN oltre che per ledegenze, anche per i servizi ambulatoriali di psichiatria,neurologia ed elettroencefalografia.All’interno della Casa di Cura viene svolta a favore deipazienti attività di animazione grazie agli educatori edai volontari.Nel rispetto delle normative in materia ecologica la Casadi Cura è supportata un impianto fotovoltaico per laproduzione di energia di 20 Kw e di un impianto solaretermico per la produzione di acqua calda.Dal luglio 2008 una parte dei 96 p.l. (n. 21 p.l.) autorizzatiè gestita dall’Istituto S. Stefano che vi svolge attivitàdi riabilitazione in attesa della costruzione di unanuova palazzina.Nel Novembre del 2009 la Casa di Cura San Giuseppeha ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001:2008.20 • ottobre 2010
Dal 1 gennaio 2010 la casa di cura, a seguito della DGR1575 del 5.10.2009, si riconvertirà in struttura residenzialee potrà esercitare i seguenti moduli:1. Modulo di 20 p.l. SRT (per pazienti psichiatrici inpost acuzie)2. Modulo di 18 p.l. di riabilitazione alcologica3. Modulo di 17 p.l. di Lungodegenza Post Acuzie4. Modulo di 20 p.l. di Casa ProtettaInformazioni sui servizi fornitiServizi comuniLa Casa di Cura S. Giuseppe offre una serie di servizicomuni a tutti gli ospiti che si ricoverano, allo scopodi rendere più confortevole il periodo di permanenzae nello stesso tempo adeguato alla vita di tutti i giorni.SERVIZIO DI RISTORAZIONELa gestione del servizio di ristorazione è affidato aduna ditta specializzata nel settore.Si è optato per questa soluzione puntando sulla qualitàe sulla varietà, cercando di offrire cibi il più possibilegradevoli.Tutti i piatti sono cucinati in modo da assicurare lamassima digeribilità, seguendo tabelle dietetiche, inmodo da procurare un apporto calorico di livellostandard per le esigenze dei nostri pazienti. Il menùgiornaliero viene sviluppato in due versioni: estiva einvernale. La prima colazione prevede la possibilità discelta fra più bevande calde, biscotti e fette biscottate,marmellata. Il pranzo e la cena prevedono la possibilitàdi scelta fra 2 primi piatti, 2 secondi piatti, 2contorni, frutta fresca e dolce.In occasione di ricorrenze e festività vengono propostiagli ospiti menù speciali.La Casa di Cura all’interno del proprio spazio verdeha posizionato un piccolo spazio adibito a bar interno,gestito da società esterna qualificata, che è aperto tuttii giorni ad eccezione della domenica.SERVIZI INFERMIERISTICI e MEDICILa continuità assistenziale è garantita anche dalla costantepresenza 24 ore su 24 di personale infermieristico.Allo scopo di dare continuità alla cura la Strutturaprevede una guardia medica 24 ore su 24, ad integrazionee in collaborazione con l’attività medica diurnasvolta dai singoli professionisti operanti all’internoottobre 2010 • 21
alle persone socialmente svantaggiate, agli anziani.Nella struttura è presente una piccola biblioteca.Per accedervi e per utilizzare i libri, occorre contattareeducatori ed animatori presenti dal lunedì al venerdìpomeriggio. È presente inoltre una Sala Convegni (auditorium)di recente ristrutturazione dotata di supportimultimediali in grado di ospitare fino a 90 persone.della struttura. Il personale Infermieristico si individuacon divisa bianca colletto blu, il personale OSScon divisa bianca colletto verde, il personale ausiliaredivisa blu. Tutto il personale di reparto è identificatoa mezzo cartellino.SERVIZI DI VOLONTARIATOAll’interno di ogni reparto sono presenti volontariche prestano la loro opera affiancandosi agli animatoried educatori della struttura.Essi sono coordinati dall’Associazione «Solidarietà eServizio» (inizio attività 2008) che trova le sue radiciall’interno della Congregazione delle <strong>Suore</strong> Ospitalieredel Sacro Cuore di Gesù; l’Associazione ha lasua sede principale a Viterbo. Lo scopo fondamentaledell’Associazione di volontariato «Solidarietà e Servizio»è quello di portare aiuto ed assistenza agli ammalati,ai soggetti portatori di handicap fisici e mentali,SERVIZI DI CUSTODIASi fa presente che la Casa di Cura S. Giuseppe, declinandoogni responsabilità su eventuali sottrazionidi denaro o oggetti di valore, consiglia vivamente di<strong>non</strong> trattenere durante la degenza somme eccessivedi denaro o oggetti preziosi. Qualora fosse richiesto,eventuali somme di denaro potranno essere custoditepresso gli Uffici Amministrativi, previa consegna allaCapo Sala.COPIE DI CARTELLE CLINICHEI Pazienti possono richiedere copia della cartella clinicao di duplicati degli esami diagnostici o di certificatidi ricovero all’Ufficio Amministrazione direttamenteo tramite persona che abbia il ruolo di tutore o sia inpossesso di delega e documento di identità del Paziente.La cartella clinica viene consegnata entro 15 giornidalla richiesta. In caso di urgenza entro 3 giorni.SERVIZI DI RECEPTIONAll’ingresso della Casa di Cura S. Giuseppe è situata lareception presso la quale vengono espletate funzionidi portineria e centralino.Tale servizio è a disposizione dalle ore 07,00 del mattinoalle ore 21,30 della sera, offrendo assistenza edinformazioni. Sono inoltre disponibili, all’interno dei22 • ottobre 2010
eparti, telefoni pubblici a scheda telefonica prepagata.All’interno dei reparti è possibile comprare giornalie riviste ogni giorno.Il Servizio ReligiosoAlla S. Giuseppe è presente una cappella di ampia metraturaaperta a svolgere funzioni religiose in qualsiasimomento della giornata.Un cappellano è a disposizione tutti i giorni per lacelebrazione della messa e su desiderio degli ospiti perassolvere ad altre funzioni che vanno da Ministeri Sacri(confessione ecc..) a un semplice colloquio e consulenza.Ogni giorno viene celebrata, presso la cappella, unamessa alle ore 7.30 del mattino, mentre la domenica efestivi alle ore 10,00. La Direzione assicura su richiestaanche l’assistenza per altre religioni.Ufficio Relazioni con il PubblicoLa tutela del cittadino viene esercitata dalla Casa diCura S. Giuseppe attraverso una pluralità di comportamentivolti a responsabilizzare gli operatori di ogniordine e grado verso i diritti delle persone ricoverate.L’utente (o il familiare) ha in ogni caso, la possibilitàdi presentare un reclamo o un encomio, personalmenteo attraverso le associazioni di difesa dei consumatori,in forma verbale o scritta, al Responsabiledell’URP, dr. Salvatore Tropea (ufficiourp@ascoli.suoreospitaliere.it). Il reclamo può essere presentatoentro 30 giorni dal momento in cui l’interessato haavuto conoscenza dell’atto o dell’intervento lesivo deipropri diritti. L’URP espleterà la relativa istruttoria edarà risposta scritta entro 5 giorni. L’URP ha inoltreil compito di analizzare i dati rilevati dalla raccolta deiquestionari sulla “soddisfazione degli utenti” rispettoai servizi offerti dalla Casa di Cura S. Giuseppe;i questionari, sono comunicati e discussi nell’ambitodei Consigli di Direzione e comunicati al PersonaleDipendente della Casa di Cura.Rilevazione del grado di SoddisfazioneChiediamo a tutti i Pazienti o loro familiari di compilare,al momento delle dimissioni, un questionarioa<strong>non</strong>imo a risposte multiple sui vari aspetti che hannoinfluenzato la loro soddisfazione ed il loro giudizio neiriguardi della Casa di Cura e del Personale.Ciò per facilitare l’attività di miglioramento della nostraorganizzazione e per garantire servizi sempre miglioriai nostri Pazienti. Il questionario compilato puòessere consegnato con le stesse modalità dei reclamiin apposite cassette postali ubicate all’interno dellaCasa di Cura, in ogni reparto.ottobre 2010 • 23
La Missione di San Benedetto MenniEbbe inizio quando il giovane milanese cominciò a confrontarsi con la sofferenza umana: tra i feriti e i moribondi della battagliadi Magenta e le donne malate, abbandonate, socialmente emarginate del la Spagna ottocentesca esisteva un comunedenominatore, l’assenza di chi si prendesse cura di loro. La decisione di colmare questo vuoto storico segnò il destino di Benedettoche <strong>non</strong> si limitò, infatti, a dare un obiettivo a chi decise di seguirlo condividendo la sua visione delle cose del mondo,ma definì anche il modo con cui affrontare il problema, prodigandosi oltre ogni limite. Per realizzare stabilmente il suoideale di assistenza, fondò infatti, con due giovani granadine, Maria Giuseppina Recio e Maria Angustias Gimenez, la Congregazionedelle <strong>Suore</strong> <strong>Ospedaliere</strong> del Sacro Cuore di Gesù. Negli oltre 125 anni di attività, l’Ordine si è diffuso nel mondointessendo una fattiva collaborazione con i laici cui è richiesto di porre la persona ammalata al centro della attività, servendoCristo in essa e attraverso di essa. Ciò che stupisce del pensiero di San Benedetto Menni è la sua modernità; il valore universaleindipendentemente da credenze religiose e politici o filosofie; il fatto che il concetto di assistenza sanitaria stia valicandoi confini del sanitario per estendersi a tutte le dimensioni della persona e riecheggiando la visione del Fatebenefratelli.EVENTI DELLA CLINICASABATO 2 OTTOBRE 2010CONVEGNO DI STUDIOPSICHIATRIA E OSPITALITÀOre 9.30Sala degli SpecchiConfindustria Ascoli PicenoCorso Mazzini, 151 - Ascoli PicenoProgrammaRegistrazione partecipanti - open barore 10.00apertura dei lavoriore 10.15interventi di salutoAvv. Guido Castelli, Sindaco di Ascoli PicenoIng. Piero Celani, Presidente della ProvinciaDott. Gabriele Rinaldi, Direttore ASUR Z.T. 13Relazioni di baseL’umanizzazione del rapportocol malato e con il suo doloreSalvino LeoneMedico, Docente di Teologia morale e BioeticaFacoltà teologica di SiciliaIl dolore mentalePaolo GirardiProfessore Associato di PsichiatriaUniversità “La Sapienza”-II Facoltà di Medicina, RomaL’apporto del Carisma d’OspitalitàFra Elia TripaldiSac. Consigliere Generale Postulatoredell’Ordine dei FatebenefratelliConcludeS.E. Mons. GianCarlo Maria BregantiniArcivescovo di Campobasso BojanoPresidente Commissione Episcopale peri Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la PaceModeratoreDott. Mario TacchiniSABATO 2 OTTOBRE 2010MOMENTO DI CULTURA MUSICALEOFFERTO ALLA CITTADINANZAOre 18.00Giardino d’Inverno del Circolo CittadinoCorso Mazzini, 85 - Ascoli PicenoILEANA STEFANIA WALDENMAYERVIOLONCELLOANGELA BRUCCOLERIPIANOFORTESU HYUN HANMEZZO SOPRANOPropongono opere diI PARTEBACHIII SUITE PERVIOLONCELLO SOLOVEDRES CSABA CANTILENAGRANADOS-CASSADO INTERMEZZODALL’OPERA GOYESCASII PARTEMEZZO SOPRANOSU HYUN HANINNI SACRIVALENTINI SONATA N° 10DONIZETTIUNA FURTIVA LACRIMAPAGANINIVARIAZIONI SU UNA CORDASU UN TEMA DI ROSSINIAl termine saranno consegnati riconoscimenti a dipendentiDOMENICA 3 OTTOBRE 2010ore 9.30Chiesa Casa di Cura S. GiuseppeS. Messa celebrata daS.E. Mons. Silvano MontevecchiVescovo di Ascoli Picenoore 16.00 - 19.00Festa dei malatianimata dai giovani dell’UNITALSI sottosezione di Ascoli PicenoRedazione:Collaboratori:Grafica:Stampa:Suor Agata Villadoro (Superiora), Suor M. Biberly Galo, Dott. Massimo Badolato, Dott. Alfredo Mancini.Antonello Pala, Donatella Costantini, Donatella Petritola, Giampiero Modola, Katina Ferretti, Maria TeresaAntolini, Melissa Panichi, Patrizia Rossi, Rosanna Borellini.Fas Graphic • www.servizifas.itTipografia Da.Sa. Ascoli Piceno