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FRATRUM MINORUM - OFM

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396 AN. CXXVII – SEPTEMBRIS-DECEMBRIS 2008 – N. 3gliamo incontrarci con Lui, vogliamo che sifaccia vicino al nostro cuore, desideriamoentrare in quella stessa intimità che Francescocontinuamente ricercava. È lo stesso SpiritoSanto, che vive in noi, a spingerci a questoincontro, è Lui che ci anima ad andare alPadre e che, con gemiti inesprimibili, continuamenteintercede per noi.Allora, in questanotte, facciamo silenzio, fuori e dentro dinoi, e ascoltiamo questa voce che è in noi eci chiama, come un tempo chiamò Abramo,verso la nostra vera dimora, la nostra terra, lanostra origine: il nostro Signore e Creatore.Conosceremo, allora, anche noi, comeFrancesco qui alla Verna, i misteri di Dio:l’ampiezza dei suoi benefici, l’estensionedelle sue promesse, la sublimità della suamaestà e la profondità dei suoi giudizi (cf.Pater 3). Qui Francesco si è così profondamenteunito a Dio, da ricevere nella sua carnegli stessi segni dell’amore di Dio perl’umanità, quelle sante piaghe che ci hannoresi nuovamente suoi figli. Francesco è statototalmente sopraffatto da questo amore e,come racconta Tommaso da Celano: «erainvaso da viva gioia e sovrabbondante letiziaper lo sguardo bellissimo e dolce con ilquale il Serafino lo guardava, di una bellezzainimmaginabile; ma era contemporaneamenteatterrito nel vederlo confitto in crocenell’acerbo dolore della passione» (1Cel94). Come Francesco lasciamoci catturaredallo sguardo traboccante d’amore che Dioci rivolge e lasciamo che il nostro cuore sistrugga, perché ci ha amati a tal punto, daaccogliere per noi una così grande sofferenza.Questo è il mistero che Dio ha rivelato econtinua a rivelarci: il suo amore senza confiniper l’uomo, che in Gesù Cristo si è incarnato,ha patito ed è stato glorificato. Lasciamociafferrare e plasmare da questoamore. Frate Francesco seguì le orme delSignore nostro Gesù Cristo e lo imitò in tuttofino al punto di meritare di somigliare alui anche nella carne, portando il sigillo dellestigmate nella carne ed essere per questochiamato alter Christus. Chiediamo a lui, inquesta veglia, di essere nostra guida nelviaggio all’incontro con il Signore Gesù.Allora anche il nostro cuore sarà trasformato.Quando scenderemo da questo santomonte, anche se nella nostra carne non cisaranno i segni della passione, avremo certamenteimparato un po’ di più ad amarci ea stimarci con affetto fraterno, a rallegrarcicon quelli che sono nella gioia e a piangerecon chi è nel pianto. Sapremo essere un po’più lieti nella speranza, forti nella tribolazione,perseveranti nella preghiera e sollecitiverso le necessità dei fratelli. In una parolaconosceremo un po’ di più cosa vuoldire amare con sincerità (cf. Rom 12,9-13).Cari ragazzi e ragazze, portate questoamore là dove vivete, in famiglia, al lavoro oa scuola, tra gli amici. Portatelo con semplicitàe sia questa la vostra più grande ricchezza.Il mondo ha sete di questo amore. Donatelocon abbondanza e con l’entusiasmo dicui voi giovani siete capaci. Non renderetepiù bella solo la vita di coloro ai qualil’offrite, ma anche la vostra troverà un sensopiù pieno. Certo, ci saranno dei giorni in cuipotrà sembrarvi che questa via è difficile, daperdenti, che chi vuole avere successo deveservirsi di altri mezzi. Come ricordava ilSanto Padre nell’Angelus, a chiusura dellaGiornata Mondiale della Gioventù, le fiabeterminano con la frase “e da quel giorno visserotutti felici e contenti”. Sappiamo beneche nella vita reale non è così. In quei giorniricordatevi di tornare, anche solo con la mentee con il cuore, su questo monte per ritrovarela verità di questo incontro, per prenderenuova forza e ripartire da qui con audaciasulla strada che avete intrapreso, perché forteè Colui nel quale avete riposto la vostra fiduciae la vostra speranza.FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CRABALLO, <strong>OFM</strong>Ministro generale3. Omelia nella festa delle Stimmate disan FrancescoSantuario della Verna, 17.09.2008PORTO LE STIMMATEDI GESÙ NEL MIO CORPO«Io porto le Stimmate di Gesù nel miocorpo». Questa espressione dell’Apostoloci introduce nel mistero che ha segnato in

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