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Rifugi - CAI Sezione di Brescia

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n. 113Direzione - redazione - amministrazioneOrganizzazione <strong>di</strong> volontariatoiscritta al registro regionaleRegione Lombar<strong>di</strong>a foglio n. 659prog. 2630 Sez. B - Onlusvia Villa Glori 13 - tel. 030 32183825126 <strong>Brescia</strong><strong>di</strong>rettore responsabile:GIUSEPPE ANTONIOLIredattori:PIERANGELO CHIAUDANO, RICCARDODALL’ARA, RITA GOBBI, FAUSTO LEGATI,ANGELO MAGGIORI, PIA PASQUALI,FRANCO RAGNI, TULLIO ROCCO,MARCO VASTALa collaborazione è aperta a tutti, leopinioni espresse dai singoli autorinegli articoli firmati non impegnanoné la <strong>Sezione</strong> né la Rivista. La rivistaviene inviata gratuitamente ai Socior<strong>di</strong>nari, vitalizi della <strong>Sezione</strong> e delleSottosezioni.A chi intende scrivere su“Adamello” si ricorda che, per unaequilibrata <strong>di</strong>stribuzione dello spazionella Rivista, ogni articolo non devesuperare gli 8000 caratteri, spaziinclusi. Gli articoli devono pervenirealla Segreteria della <strong>Sezione</strong> entro leseguenti date:ENTRO IL 30 APRILEPER IL NUMERO DI GIUGNOENTRO IL 30 SETTEMBREPER IL NUMERO DI DICEMBREORARI DELLA SEZIONE DI BRESCIAdal martedì al sabatodalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00giovedìanche dalle 21.00 alle 22.00chiusolunedì e festiviaut. trib. <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> n. 89 - 15.12.1954spe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - 70%Filiale <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>Conc. pubblicità: EMMEDIGI PubblicitàStampa: Grafiche Artigianelli - Via Ferri, 73 <strong>Brescia</strong>In copertina: parete ovest dell’Adamello (m 3554)Foto <strong>di</strong> FRANCO SOLINApag. 4 – Adamello 113e-mail:caibrescia@cai.bs.itinternet:www.cai.bs.itsommario05 Vita associativaAssemblea dei Soci 18 marzo 201312 StoriaIl miracoloGiulio Franceschini14 ArcheologiaL’età del Rame a <strong>Brescia</strong>Giovanna Bellan<strong>di</strong>Ci hanno chiamatigli archeologi più alti d’EuropaGiovanna Bellan<strong>di</strong>Ma dov’è il Sinai?Franco Ragni15 Corsa in montagna10° Trofeo Paolo Ravasio20 RicordoA Bruno, volato viaErosArturo Crescini,alpinista e botanicoGiuseppe BerrutiCiao Cesare…Giulio FranceschiniGrazieGigi22 <strong>Rifugi</strong>Quando un’esperienza finisceMaria Domenica Madeo FioraniLassù, sotto il Re <strong>di</strong> Castello…Giovanni ScandolaraEra la “Capanna Baitone”…Franco Ragni…oggi rifugio TonoliniGiacomo Fassere Mariapaola Fracassi29 Etica dell’alpinismoNuove frontiere dell’alpinismoEdoardo Martinelli30 Alpinismo giovanileSettimana estiva 2013Programma gite 2013Carlotta31 ExtraeuropeoApatani e NagaAngelo MaggioriPancharmo e Mera PeakMarco VastaIl rifugio Tonolini, inverno 2013(foto G. Fasser)Trekking in MaroccoTeresita Giliani39 Nuove nomineIstruttore ISA Ivan RigosaOperatore naturalistico e culturalenazionale Piero Borzi39 EscursionismoDoverosa precisazioneAldo GiacominiMonte Pizzocolo,un panorama infinitoGiorgio Pran<strong>di</strong>, Lorenzo Rota,Davide Dall’AngeloScialpinismo in TransilvaniaIlenia Testa44 AlpinismoPrime ascensioniFausto Camerini49 G.P.E.Eh sì, l’isola d’Elba se<strong>di</strong>mentataLina AgnelliUn gruppo seniores sui colli<strong>di</strong> Bovezzo e ConcesioArturo MilanesiIl caffè della Rosetta…Giulio FranceschiniProgramma escursioni 2° semestre 201353 Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoLe fotografie escono dagli arma<strong>di</strong>Giovanna Bellan<strong>di</strong>Due gran<strong>di</strong> eventiManuel BonomoSei in montagnaMaria Rius, Josep ParramonOpere entrate in bibliotecaInvito alla lettura <strong>di</strong>…59 Vita della <strong>Sezione</strong>Tabella rifugi e bivacchi60 Gite C.A.I. <strong>Brescia</strong>Calendario 201361 Vita delle SottosezioniManerbio: Dante nel sublimeLina AgnelliNave: Col <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Nave per arrivarefin dove si puòDario Liberini


Vita associativaAssemblea dei Soci18 marzo 2013Il giorno 18 marzo 2013 si è tenutal’Assemblea Or<strong>di</strong>naria della <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong><strong>Brescia</strong>.In apertura <strong>di</strong> seduta il Presidentedella <strong>Sezione</strong> Carlo Fasser invita ilgeom. Giulio Franceschini a fungere laPresidente e il sig. Piero Borzi a fungereda Segretario. L’Assemblea approva.Il Presidente dell’Assemblea GiulioFranceschini propone <strong>di</strong> dare per letta larelazione dell’Assemblea del 26 Marzo2012. L’Assemblea approva.RELAZIONEDEL CONSIGLIO DIRETTIVOSULL’ATTIVITÁ 2012Il Presidente Giulio Franceschinipassa la parola a Carlo Fasser (Presidentedella <strong>Sezione</strong>) per la lettura dellarelazione:Carissimi amici,all’inizio del nostro mandato ci eravamoassunti l’impegno <strong>di</strong> far crescerela visibilità delle nostre attività come serviziopubblico <strong>di</strong> elevato livello, <strong>di</strong> allargarei nostri confini aprendoci <strong>di</strong> più allacollaborazione esterna con gli organicentrali e regionali, con le altre Sezionie soprattutto con le nostre 12 Sottosezioni.Piera Franceschini, socio cinquantennaleQualche risultato è stato ottenuto:– il nuovo Consiglio Direttivo si è arricchitocon la presenza <strong>di</strong> 3 rappresentanti<strong>di</strong> altrettante Sottosezioni: Manerbio,Provaglio e Gavardo– abbiamo instaurato rapporti <strong>di</strong> collaborazionecon la Conferenza stabiledelle Sezioni della val Camonica in particolaresul progetto della zona escursionisticaprotetta denominata Area VastaValgrigna.– Nell’Assemblea regionale <strong>di</strong> Seregnoabbiamo ottenuto la designazione<strong>di</strong> un nostro Socio nel Consiglio Centrale:Renato Veronesi, già incaricato dallostesso Consiglio Centrale <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>narela progettazione <strong>di</strong> una nuova piattaformaper il tesseramento. A lui toccal’onere <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare e spiegare questanuova procedura per cui è impegnatoin una serie <strong>di</strong> incontri con le Sezioni <strong>di</strong>tutta Italia.– Ora ci chiedono <strong>di</strong> can<strong>di</strong>dare unnostro rappresentante anche nel ConsiglioRegionale.Intanto è passato un anno dall’Assembleache ci ha eletti e dobbiamo fareun primo bilancio o esame <strong>di</strong> coscienzasu quello che abbiamo realizzatorispetto a quanto ci eravamo proposti<strong>di</strong> fare. Parlo anche a nome dei miei Vicepresidentie Consiglieri pregandoli <strong>di</strong>intervenire per correggermi se sbaglioin qualche affermazione o per colmareeventuali lacune.Due importanti temi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussionehanno impegnato il consiglio:– La proposta del Comitato DirettivoCentrale <strong>di</strong> un riassetto degli OTCOe recenti mo<strong>di</strong>fiche al regolamento degliOTCO-OTTO,– Il Bidecalogo.Sul primo tema ha prevalso quasiunanimemente una posizione poco favorevoleall’impostazione del documento,in accordo sostanziale con tutte lealtre Sezioni lombarde e con il ConsiglioRegionale.Sul secondo tema il Consiglio haespresso un giu<strong>di</strong>zio generale negativosulle linee complessive del documento esulle modalità con cui molte delle tematicheaffrontate sono state risolte.Su questo argomento comunque ilConsiglio ha espresso l’opportunità cheil documento critico da noi sottoscrittosia sottoposto al giu<strong>di</strong>zio anche dell’interocorpo sociale. Per questo potetetrovare sul sito della <strong>Sezione</strong> sia il testodel Bidecalogo sia il nostro documento<strong>di</strong> rigetto. Restiamo quin<strong>di</strong> in attesa deivostri quasi 5000 pareri.Accenno solo alle altre attività deliberatee attuate sulle quali riferirannopiù nei dettagli i relativi responsabili:È stata creata una Commissione Me<strong>di</strong>ca,avviata con notevole successo dalnostro Dott. Dario Bene<strong>di</strong>ni.Sono stati attuati alcuni importantiinterventi in alcuni dei nostri rifugi.Tutti i nostri rifugi esaminati hannoottenuto il marchio <strong>di</strong> Qualità Regionale.È stato acceso un mutuo con il Cre<strong>di</strong>toSportivo che ha comportato l’iscrizione<strong>di</strong> una ipoteca a garanzia sulnostro rifugio Berni (questo argomentoverrà <strong>di</strong>scusso più avanti).È stato avviato un aggiornamentodel nostro sito web che “dovrà essereconcepito come una piattaforma unicache integri sia un front end <strong>di</strong> presenzanel web sia un back end <strong>di</strong> supporto alleattività <strong>di</strong> segreteria”. Anche in questaGiuseppe Misserini, socio cinquantennaleAdamello 113 – pag. 5


Vita associativaBroccardo Casali, socio sessantennaleElda Zizioli e Giorgio Kuffenschin, soci sessantennaliiniziativa il protagonista è Renato Veronesiche è stato invitato dalla <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong>Bergamo a con<strong>di</strong>videre con loro la suaspecifica professionalità.È stato avviato l’esperimento <strong>di</strong> gestireinternamente la raccolta della pubblicità,che è vitale per la nostra rivista,ma che, affidata all’esterno, costavatroppo.È in corso la formalizzazione ufficialedella cessione al Comune <strong>di</strong> Borno deiruderi del <strong>Rifugi</strong>o Coppellotti e del terreno.È stato creato con sod<strong>di</strong>sfazione ilGruppo <strong>di</strong> Mountain bike.È stato realizzato con esito trionfaleil Raduno GPE Seniores a Borno, che havisto la presenza <strong>di</strong> tantissimi rappresentantidei gruppi Seniores della Lombar<strong>di</strong>ae non solo.È stato celebrato il 25° anniversario<strong>di</strong> costituzione del Gruppo G.P.E.È stata deliberata e realizzata la sistemazionedella Via Terzulli ora più sicurae funzionale.È stata deliberata la partecipazioneal prossimo Sport Show sfruttando l’esperienzamaturata nella scorsa e<strong>di</strong>zione.Dopo l’ottimo esito della manifestazioneottenuto nell’e<strong>di</strong>zione 2012 siè deliberato <strong>di</strong> organizzare anche per il2013 il Trofeo Paolo Ravasio (giunto cosìalla sua decima e<strong>di</strong>zione).Si sono svolte due manifestazioni <strong>di</strong>elevato livello culturale: la celebrazionedel centenario della nascita <strong>di</strong> FoscoMaraini e il centenario della <strong>di</strong>chiarazione<strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza del popolo tibetano.Per la realizzazione <strong>di</strong> queste manifestazionisi deve riconoscere il grande merito<strong>di</strong> Manuel Bonomo e dei membri dellanostra Commissione Cultura: Eros Pedrini,Riccardo Dall’Ara e Franco Ragni.Anche il ciclo <strong>di</strong> conferenze organizzatoda Oscar Rossini ha arricchito sensibilmentela nostra annata culturale.Per tutto quanto è stato realizzatodevo comunque ringraziare i VicepresidentiGiacomo e Mirella che, nei rispettivicampi, tecnico e amministrativo, hannoagito con de<strong>di</strong>zione assoluta e conineccepibile competenza professionale.Alla pari devo ringraziare il SegretarioBorzi e il suo vice Cristini insiemea tutti i Consiglieri per la pazienza el’impegno profusi nell’affrontare le variegateproblematiche incontrate nellelunghe sedute <strong>di</strong> Consiglio, sempre conun atteggiamento attento, non passivoma costruttivamente critico. Spero chequesta fattiva collaborazione sia <strong>di</strong>ventatauno standard acquisito e quin<strong>di</strong> chequesto meritato apprezzamento valgaanche per gli anni a venire.Che cosa ci proponiamo <strong>di</strong> realizzarenei prossimi anni <strong>di</strong> mandato?Sull’esempio delle Sezioni della ValCamonica riunite nella Conferenza Stabilee delle 4 Sezioni della ConferenzaStabile del Montorfano anch’esse riunitecon esiti finora molto positivi ci siamoriproposti <strong>di</strong> valutare l’opportunità <strong>di</strong>creare una Conferenza Stabile <strong>di</strong> tuttele Sezioni della Provincia <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>.La collaborazione su progetti <strong>di</strong> ampiorespiro e la con<strong>di</strong>visione dei problemi<strong>di</strong> gestione porta frutti decisamente piùricchi e allarga gli orizzonti <strong>di</strong> tutti conevidenti benefici.Abbiamo avuto la richiesta <strong>di</strong> collaborazionenei festeggiamenti in novembredel centenario <strong>di</strong> fondazionedella UOEI. Abbiamo raccolto l’invitocon piacere perché ci stimola a festeggiarein quell’occasione anche il 150°del <strong>CAI</strong>. L’anno venturo invece ci vedràimpegnati a festeggiare i 140 anni dellanostra fondazione. È stato proposto<strong>di</strong> introdurre nei festeggiamenti anche ilripristino del sentiero attrezzato dei Mughio <strong>di</strong> Cima Caldoline, detto anche delCentenario perché creato 40 anni fa inoccasione <strong>di</strong> quell’anniversario. È un nostrofiore all’occhiello, purtroppo ancorasuggerito dalle guide nonostante sia ormaiimpraticabile.Il prossimo futuro ci vedrà comunquesempre impegnati nel lungo processo<strong>di</strong> adeguamento dei nostri rifugialle nuove esigenze delle norme e deifrequentatori.Sollecitati dal Gruppo Regionalesono in programma incontri con la <strong>di</strong>rezionedelle scuole citta<strong>di</strong>ne e provincialiper iniziative che favoriscano la frequentazionedei rifugi da parte dei giovanistudenti.Si sono aperti anche contatti positivicon l’Università della Montagna <strong>di</strong> Edoloper iniziative <strong>di</strong> alto livello culturale.Resta sempre aperto anche il problemadella manutenzione dei sentieri.Il Comitato <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento <strong>CAI</strong> - Provincia<strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> istituito nel 2006 è cadutoin grave crisi da quando è cessatoil finanziamento da parte della Provincia,unica possibilità <strong>di</strong> sopravvivenza <strong>di</strong>questa iniziativa dato che le nostre pocherisorse sono attualmente impegnatesoprattutto nella manutenzione straor<strong>di</strong>nariadei rifugi. Ultimamente tuttaviasembra riattivarsi l’attenzione della Provinciaper queste infrastrutture turistichemodeste ma <strong>di</strong> somma importanza per ilpag. 6 – Adamello 113


Vita associativago<strong>di</strong>mento razionale della montagna. Miresta un ultimo, sentito dovere, quello <strong>di</strong>ringraziare Clau<strong>di</strong>a e Paola che con mehanno dovuto esercitare tanta pazienza.COMMISSIONERIFUGIPresidente: Giacomo FasserPrima <strong>di</strong> elencare gli interventi oggettodei rifugi è doveroso premettereche i nostri sette rifugi hanno costantebisogno <strong>di</strong> interventi manutentivi a volteanche molto onerosi, inoltre devonoessere adeguati alle <strong>di</strong>sposizioni normativein continua mutazione, soprattuttoallo specifico Regolamento regionalerifugi alpinistici e escursionistici.I costi afferenti i rifugi sostenuti dalla<strong>Sezione</strong> sono unicamente giustificati dalservizio che la <strong>Sezione</strong> intende offrirealla comunità <strong>di</strong> escursionisti, alpinisti egitanti Soci o non Soci del <strong>CAI</strong>. Non èpensabile ritenere che i rifugi rappresentinouna risorsa economica per la <strong>Sezione</strong>proprietaria.Quest’anno sono stati effettuati interventimanutentivi or<strong>di</strong>nari e straor<strong>di</strong>narioltre ad adeguamenti normativi.I lavori promossi dal Direttivo hannoportato all’aumento del patrimonio della<strong>Sezione</strong> utilizzando fon<strong>di</strong> a perderemessi a <strong>di</strong>sposizione dallo Stato, dallaRegione e dal <strong>CAI</strong> centrale.Abbiamo inoltre aderito all’iniziativapromossa dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a riferitaai rifugi alpinistici ed escursionisticidel territorio per iscrivere i nostri rifuginell’elenco delle strutture segnalate conil marchio “Q” Ospitalità Italiana, l’ambitomarchio è stato ottenuto da tutti inostri rifugi ad esclusione del “Maria eFranco” che non ha potuto essere visitatodagli ispettori, l’en-plein sarà rimandatoalla prossima stagione.In generale la passata stagione horilevato un numero <strong>di</strong> passaggi nei nostririfugi del tutto simile a quello dei passatiesercizi, complice anche un’estate moltocalda che ha compensato l’attenzioneal risparmio dei normali frequentatoridella montagna dovuta alla crisi.Dalla prima in alto:Maria Rosa Ziliani, socio venticinquennaleFrancesco Veronesi, socio venticinquennaleFulvio Veronesi, socio venticinquennaleAdamello 113 – pag. 7


Vita associativa<strong>Rifugi</strong>o Maria e FrancoRistrutturazioni: Non erano previsti lavori.Andamento stagione: Vale quanto detto nella premessa. Nonostante il caldo abbia prematuramente scioltola neve, risorsa idrica per il rifugio, abbiamo avuto la fortuna <strong>di</strong> rilevare <strong>di</strong>versi temporali che hanno garantitol’approvvigionamento, per cui quest’anno è andata bene, in futuro si vedrà.<strong>Rifugi</strong>o PrudenziniRistrutturazioni: Sono stati eseguiti i lavori previsti per l’adeguamento agli standard imposti dal RegolamentoRegionale <strong>Rifugi</strong>, i lavori che hanno visto anche la ri<strong>di</strong>stribuzione degli spazi del piano terra sono statifinanziati al 50% dalla regione. Per la prossima stagione è previsto, a completamento del progetto d’intervento,l’istallazione <strong>di</strong> una turbina idroelettrica, che relegherà ad un’unità <strong>di</strong> back-up l’attuale generatore agasolio.Andamento stagione: I lavori non hanno impe<strong>di</strong>to il normale esercizio del rifugio.<strong>Rifugi</strong>o GnuttiRistrutturazioni: Non erano previsti lavori.Andamento stagione: Il rifugio è utilizzato oltre che dai frequentatori del n° 1 e dagli escursionisti anche dachi intende ascendere all’Adamello attraverso la Via Terzulli, recentemente sistemata. Si ricorda che il 2012è stato l’ultimo anno della gestione affidata alla Sig.ra Domenica Madeo e al consorte Davide Fiorani, e cheper il prossimo anno avremo un altro giovane gestore con lo stesso DNA.<strong>Rifugi</strong>o TonoliniRistrutturazioni: Si sono conclusi i lavori programmati per adeguare il rifugio al Regolamento Regionale,in particolare è stato realizzato l’ampliamento della sala da pranzo e dei servizi igienici. Il nuovo ambiente,eseguito con un innovativo progetto strutturale dalla Società Legno Camuna e dal progettista ing. Almicisecondo le <strong>di</strong>sposizioni della Comunità Montana e della Sovrintendenza dei beni architettonici ed ambientali,è stato finito in tempi record e sarà formalmente inaugurato il giorno 30 giugno prossimo. Il nostrorifugio sarà inoltre interessato da un innovativo progetto pilota <strong>di</strong> fitodepurazione condotto dal Parco dell’Adamelloe stu<strong>di</strong>ato dal suo Direttore Dott. Furlanetto.Andamento stagione: I lavori sono stati eseguiti senza interferire con l’esercizio del rifugio, garantendo lanormale ospitalità agli escursionisti.<strong>Rifugi</strong>o Garibal<strong>di</strong>Ristrutturazioni: I lavori <strong>di</strong> manutenzione e miglioramento, in particolare l’ampliamento del portico, lacostruzione del locale deposito e la sostituzione degli infissi, previsti per l’adeguamento al RegolamentoRegionale, sono stati spostati alla stagione prossima ventura. Le autorizzazioni sono state reperite solo astagione ormai finita. Siamo comunque in grado <strong>di</strong> mantenere gli impegni formalizzati con la Regione Lombar<strong>di</strong>ae con il <strong>CAI</strong> centrale co-finanziatori dei lavori.Andamento stagione: I dati rispecchiano quanto già detto in introduzione.<strong>Rifugi</strong>o BozziRistrutturazioni: Le manutenzioni hanno per lo più interessato l’impianto <strong>di</strong> generazione elettrico costituitoda pannelli fotovoltaici e generatore a gasolio. Per affrancarci dal generatore a motore abbiamo aderitoad un bando per il co-finanziamento da parte dello Stato <strong>di</strong> impianti a basso impatto ambientale. Mentreatten<strong>di</strong>amo lo sviluppo della gara stiamo stu<strong>di</strong>ando la possibilità <strong>di</strong> dotare il rifugio <strong>di</strong> un generatore idroelettricousufruendo delle competenze dell’Università <strong>di</strong> Ingegneria <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> e <strong>di</strong> un bando promosso dauna fondazione provinciale per un co-finanziamento.Andamento stagione: La calda estate ha portato in montagna un maggior numero <strong>di</strong> persone che però acausa della crisi non ha proporzionalmente utilizzato i servizi del rifugio.<strong>Rifugi</strong>o BerniRistrutturazioni: Abbiamo aderito al progetto Vetta, che si pone come obiettivo il collegamento in rete deirifugi nelle regioni confinanti con altri stati frontalieri. Il rifugio risulta quin<strong>di</strong> collegato in rete a spese delprogetto. Sono stati effettuati lavori manutentivi sull’impianto elettrico.Andamento stagione: I passaggi registrati si mantengono in linea con quelli delle passate stagioni, circa500 presenze.pag. 8 – Adamello 113


Vita associativaCOMMISSIONEESCURSIONISMOCoor<strong>di</strong>natore: Oscar RossiniRelatore: Piero BorziCarissimi soci buona sera, a nomedella Commissione <strong>di</strong> Escursionismo viespongo la relazione sull’attività svoltadalla nostra Commissione nel 2012.Durante l’anno sono state effettuate 43escursioni con 750 presenze (una me<strong>di</strong>a<strong>di</strong> circa 18 persone, con picchi <strong>di</strong> 35 personealle gite meno impegnative, mentreper gite più impegnative abbiamo dovutoporre un limite al numero massimodei partecipanti). Le escursioni sonostate organizzate su <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>verse,sono state effettuate anche 5 escursionicon le ciaspole, dotando i partecipantidel kit <strong>di</strong> sicurezza (artva, pala e sonda).Quest’anno non siamo riusciti ad effettuareil trekking del Gran Sasso dato l’esiguonumero <strong>di</strong> partecipanti, problemariscontrato anche in alcune gite <strong>di</strong> duegiorni; un paio sono state annullate permancanza <strong>di</strong> iscritti. Ringrazio <strong>di</strong> cuoretutti gli Accompagnatori che si sonoimpegnati nella conduzione delle escursioni,la Segreteria e tutta la strutturadella <strong>Sezione</strong>. Invito come <strong>di</strong> consueto aconsultare il nostro calendario 2013 ed apartecipare alle nostre escursioni.ATTIVITÁ GRUPPOESCURSIONISMOSENIORES – G.P.E.Relatore: Osvaldo CinelliBuona sera a tutti, il bacino <strong>di</strong> utenzadel nostro gruppo è <strong>di</strong> più <strong>di</strong> 400 escursionistiregistrati. L’attività è svolta neigiorni <strong>di</strong> Martedì e Mercoledì con egualiobiettivi e con lo stesso itinerario, obiettiviuguali anche per il Giovedì ma conitinerario <strong>di</strong>verso. Al Martedì sono stateeffettuate 50 escursioni in pullman con2600 partecipanti totali. Al Mercoledìsono state effettuate sempre 50 escursioniin pullman con 2700 partecipantitotali. Al Giovedì sono state effettuate38 escursioni con pullman con un totale<strong>di</strong> 1950 persone totali. Nel periodoinvernale, da <strong>di</strong>cembre a fine marzo, sieffettuano escursioni con le ciaspole econ gli sci (fondo, <strong>di</strong>scesa ed escursionismo).In gennaio è stata realizzata lasettimana bianca a Pozza <strong>di</strong> Fassa con54 partecipanti. A maggio, su incaricodella Commissione Lombarda <strong>di</strong> escursionismoSeniores, abbiamo organizzatoil Raduno Regionale a Borno: conl’aiuto <strong>di</strong> 130 volontari senior sono statericevute ed accompagnate 1200 personelungo 3 percorsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa lunghezza,arrivati a Borno con 88 automobili e 20bus. Sono stati <strong>di</strong>stribuiti nella giornata600 pasti fra ristoranti convenzionati inpaese e nella tenda organizzata dagli alpini<strong>di</strong> Borno. È stato festeggiato il 25°anniversario <strong>di</strong> fondazione del G.P.E.,che annovera fra gli accompagnatori delgiovedì i soci fondatori.Sono stati organizzati:– un Trekking all’Isola d’Elba con 54partecipanti– tre giorni in Val Formazza con 48partecipanti– trekking in Perù dall’1 al 23 lugliocon 14 partecipanti e con i seguentiobiettivi:- sociale: per conoscere da vicino lagrave situazione dei Campesinos;- escursionistico: con il trekking delRio Santa nella Cor<strong>di</strong>llera Blanca;- alpinistico: durante il trekking alcunicomponenti hanno raggiuntoquattro vette oltre i 5000 m (Iscinca,Collo dell’Alpa Major, Nevaio Pisco eUascaran).– Il tutto è stato realizzato grazieal supporto logistico delle guide <strong>di</strong> Marcarà,Casa delle Guide Renato Casarottodell’O.M.G., che tutti conoscete.L’attività del 2012 ha movimentatoun numero tra gli 8000 e 9000 escursionisticon un grande ritorno <strong>di</strong> immagineed un buon introito economico per lanostra sezione <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>. Che altro <strong>di</strong>re:grazie dell’attenzione e della pazienzaed un saluto e arrivederci al prossimoanno.CICLO ESCURSIONISMORUOTE NEL VENTORelatore: Bruno FelappiIl programma 2012 prevedeva gitetutti i venerdì da marzo a ottobre per untotale <strong>di</strong> 30.Sono state tutte regolarmente svoltecon un numero <strong>di</strong> partecipanti che è variatoda un minimo <strong>di</strong> 3 ad un massimo<strong>di</strong> 39. All’interno <strong>di</strong> queste gite una voltaal mese siamo andati fuori dalla regionecon pullman e bici al seguito. I tragitticoperti hanno variato per lunghezza dai50 agli 80 km. Siamo sempre partiti conbuoni propositi <strong>di</strong> pranzi frugali al saccoma a volte per strada le tentazioni eranofortissime e cascavamo in qualche trattoriao agriturismo che proponeva piattia cui non riuscivamo a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no… e allafine eravamo ben contenti!!! Il programma2013 è della stessa intensità delloscorso anno con mete <strong>di</strong>verse ancheperché ci aspettiamo piacevoli sorpresesul fronte trattorie e agriturismi.ALPINISMO GIOVANILEResponsabile: Gian Franco OgnibeneRelatore: Chiara ApostoliIl gruppo <strong>di</strong> Alpinismo Giovanile dellanostra <strong>Sezione</strong> è costituito da una dozzina<strong>di</strong> accompagnatori e da un numerovariabile tra i 20 ed i 30 giovani, tendenzialmentein aumento. Come ormai datanti anni anche nel 2012 noi accompagnatoriabbiamo proposto ai nostrigiovani un’uscita in ambiente per ognimese dell’anno, tranne agosto. Gennaioe febbraio hanno avuto come protagonistala neve e quin<strong>di</strong>, in Maniva e alMonte Pora, abbiamo imparato comesi costruisce un igloo, come si usano leciaspole, quali sono i pericoli dell’ambienteinnevato, ma non ci siamo fattimancare tuttavia lunghe battaglie a palle<strong>di</strong> neve. A marzo, ai pie<strong>di</strong> del Guglielmo,abbiamo imparato le tecniche base delprimo soccorso. Aprile, sotto la pioggia,ci ha visto impegnati lungo il percorsotematico delle fucine <strong>di</strong> Casto... un po’ <strong>di</strong>cultura alpina non fa mai male. Maggio,giochi <strong>di</strong> arrampicata alla storica palestra<strong>di</strong> Virle. Sempre grande entusiasmoper quest’uscita dove si arrampica, siimparano i no<strong>di</strong>, le manovre base ed ipericoli del mondo verticale. In giugno cisiamo concessi due giornate strepitosein Val Grande, utilizzando come puntod’appoggio il Bivacco Occhi. Parolad’or<strong>di</strong>ne: autogestione. A luglio è tempo<strong>di</strong> trekking: in Val d’Aosta il nostro amicoGianni Pasinetti ci ha guidato per 5 giornidal Grand Combin sino alle pen<strong>di</strong>cidel Monte Bianco. Preziosa occasione<strong>di</strong> aggregazione e crescita non solo “alpinistica”,ma anche e soprattutto umana.Tutti al mare a settembre. A DeivaMarina la gita, breve, si conclude per lagioia <strong>di</strong> tutti con un tuffo nel Mar Ligure.Giunti in treno tra la Concarena ed ilPizzo Ba<strong>di</strong>le in ottobre abbiamo tentatouna castagnata, con scarsissimi risultatipurtroppo. Ci siamo quin<strong>di</strong> consolatiandando tra i boschi alla ricerca delleincisioni rupestri. A novembre sono statii giovani a condurre il gruppo in occasionedella giornata de<strong>di</strong>cata ai giochi <strong>di</strong>orientamento a Cariadeghe. Concludendo,in <strong>di</strong>cembre, ospiti del rifugio degliAdamello 113 – pag. 9


Vita associativaalpini <strong>di</strong> Concesio, ci siamo scambiatigli auguri per le festività natalizie. L’anno2012 è per noi da ricordare anche perchéil nostro Giovanni è stato nominatoAccompagnatore Nazionale <strong>di</strong> AlpinismoGiovanile. Chiu<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong> il 2012con un bilancio più che positivo. Infineun ringraziamento alle nostre segretarieche con pazienza e competenza ci aiutanonella logistica.SCUOLA DI ALPINISMOE SCIALPINISMO“ADAMELLOTULLIO CORBELLINI”Direttore e Relatore: Roberto BoniottiCari Soci e Socie della <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong><strong>Brescia</strong> del Club Alpino Italiano e dellesue Sottosezioni, per chi ancora non miconosce mi chiamo Roberto Boniotti eda un anno sono stato eletto <strong>di</strong>rettoredella Scuola <strong>di</strong> Alpinismo e Scialpinismoe, spero presto, <strong>di</strong> Arrampicata Libera“Adamello – Tullio Corbellini” <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>.Sono Istruttore Nazionale <strong>di</strong> Scialpinismoe collaboro con la scuola da oramai15 anni. In primo luogo mi sentoin dovere <strong>di</strong> ringraziare <strong>di</strong> cuore tutti gliIstruttori che mi stanno aiutando nell’espletamentodelle funzioni della scuola.Partecipando ai vari corsi mi sono resoconto <strong>di</strong> quanta passione, competenzae de<strong>di</strong>zione siamo loro debitori. Un ringraziamentoparticolare va inoltre a coloroche hanno partecipato ancora piùattivamente alla vita organizzativa dellaScuola e più in generale della <strong>Sezione</strong>,de<strong>di</strong>cando il loro tempo e le loro energieal Consiglio Direttivo, alla Biblioteca, ai<strong>Rifugi</strong>, alle riunioni della CommissioneTecnica e dei gruppi <strong>di</strong> lavoro o svolgendoil ruolo <strong>di</strong> Direttore <strong>di</strong> un corsoo espletando le onerose incombenze <strong>di</strong>segreteria.Ringrazio inoltre il Presidente CarloFasser ed il vicepresidente GiacomoFasser per l’attenzione prestata agliavvenimenti della vita della Scuola cosìcome il Consiglio che sentiamo presentenella vita dell’Associazione con nuovovigore.La nostra scuola è composta da 63Istruttori <strong>di</strong> cui: 8 Istruttori Nazionali (2INA + 5 INSA + 1 INAL), 14 Istruttori Regionali(5 IA + 6 ISA + 3 IAL), 40 IstruttoriSezionali, 1 Istruttore emerito FrancescoMantese.Come ricordato, dal 6 febbraio 2012io sono Direttore della Scuola affiancatodai Vice <strong>di</strong>rettori Raffaele Poli (INSA) eMauro Torri (IA). La Segretaria è MilvaOttelli (IAL) a cui si affiancheranno nelcorso del 2013 Francesca Bosio e BarbaraSaleri.Nel 2012 la Scuola <strong>di</strong> Alpinismo eScialpinismo “Adamello - T. Corbellini”ha svolto la consueta attività <strong>di</strong>datticache riassumo qui brevemente:Totale dei Corsi svolti: 5 (Alpinismo1-SA1- AL1 - AR1 - Artva1). Nel 2013 abbiamoincrementato il numero dei Corsiaggiungendo SA2, AL2, Ghiaccio AltaMontagna AG2.Totale delle Uscite pratiche: 42, totaledei giorni uomo de<strong>di</strong>cati alle uscitepratiche: 345, totale degli Allievi (buonaparte <strong>di</strong> essi sono nuovi Soci): 82Voglio complimentarmi con FrancescaGorini che ha conseguito il titolo <strong>di</strong>Istruttore Regionale <strong>di</strong> Arrampicata Liberae con Ivan Rigosa che ha conseguitoil titolo <strong>di</strong> Istruttore Regionale <strong>di</strong>Scialpinismo.Sono entrati a far parte dell’organico8 nuovi Istruttori Sezionali: Valerio Calzoni,Ramon Chio<strong>di</strong>, Davide Pighetti eBarbara Saleri per lo scialpinismo; SamueleCapelli, Daniele Rosa e AlbertoValenti per l’alpinismo; Olmo Chittò perl’arrampicata.A <strong>di</strong>mostrare quanto sia attiva e <strong>di</strong>namicala nostra scuola ci sono altri 13nuovi aspiranti Istruttori Sezionali cheproseguiranno la loro formazione.Oltre alle attività relative ai Corsi abbiamoeffettuato aggiornamenti degliistruttori. In particolare:Aggiornamento Roccia – VirleAggiornamento Ghiaccio – <strong>Rifugi</strong>oPizzini14 Ottobre: Aggiornamento istruttorititolati (CLSASA - Bergamo)1-2 Dicembre: Corso formazionemateriali e tecniche (CSMT - Padova)Aggiornamento ARTVA e tecniche <strong>di</strong>scavo – Maniva1 Corso Sanitario <strong>CAI</strong> – ANPASQuest’anno ci aspetta anche un altrocompito importante: l’organizzazionepresso la nostra città del congresso degliIstruttori lombar<strong>di</strong>. Un appuntamentoimportante per far conoscere la nostra<strong>Sezione</strong>, la nostra Scuola, la nostra cittàe le nostre montagne. Se qualcunofosse interessato a darci una mano adorganizzare questo evento è invitato acontattarmi.Negli ultimi decenni abbiamo assistitoa profon<strong>di</strong> cambiamenti dellanostra società e del nostro modo <strong>di</strong>vivere la montagna. Abbiamo assistitoallo sviluppo <strong>di</strong> un tecnicismo e <strong>di</strong> una<strong>di</strong>fferenziazione dei settori dell’alpinismo,allo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipline quali lecompetizioni in montagna, e poi ad unaccostamento alla montagna in versionemor<strong>di</strong> e fuggi. Ritengo sia invece compitofondamentale dei nostri Corsi passareai nostri Allievi, alpinisti, arrampicatori,scialpinisti o comunque futuri frequentatori<strong>di</strong> montagne un messaggio che sia<strong>di</strong> insegnare anche con il nostro esempioil profondo rispetto per l’ambienteche ci circonda e le montagne in particolare,come patrimonio da salvaguardareper le generazioni future. Quin<strong>di</strong> sìall’insegnamento della sicurezza e delletecniche <strong>di</strong> progressione ma anche <strong>di</strong>un corretto atteggiamento. In tal sensoauspico l’interazione sempre più strettacon le altre realtà della nostra <strong>Sezione</strong>,delle Sottosezioni e delle altre Associazionio semplici citta<strong>di</strong>ni che abbiano ache vedere con “le terre alte”.SCUOLA DI SCI DI FONDOESCURSIONISTICODirettore e Relatore: Simone ZanoniQuest’anno l’attività è iniziata conuna importante celebrazione: il 40° <strong>di</strong>fondazione della nostra scuola. All’eventoorganizzato in Maniva, luogo dovehanno visto la luce le prime uscite delcorso negli anni ’70, hanno preso partequasi 100 persone che, oltre ad unaescursione lungo i percorsi <strong>di</strong> quelle chefurono le piste <strong>di</strong> fondo del Maniva, hannopreso parte alla consueta ottobrataorganizzata presso la Locanda Bonar<strong>di</strong>.Come <strong>di</strong> consueto anche quest’annoabbiamo iniziato la nostra attività ai primi<strong>di</strong> ottobre con alcune uscite <strong>di</strong> allenamento,propedeutiche allo sci <strong>di</strong> fondo.Con l’ausilio dei bastoncini da Nor<strong>di</strong>cWalking abbiamo percorso e riscopertoalcune zone del nostro territorio e dellanostra città. A novembre abbiamoiniziato il corso, il 41°, sotto la <strong>di</strong>rezione<strong>di</strong> Simone Zanoni, Mauro Moran<strong>di</strong>e Massimo Gorni con circa 30 allievi ecirca 10 fuoricorso, coor<strong>di</strong>nati dai nostriistruttori. Le uscite <strong>di</strong> presciistica sonostate effettuate sulle colline <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>.Nell’ultima abbiamo effettuato la prova<strong>di</strong> orientamento, con carta e bussola, el’abbiamo organizzata sull’altipiano <strong>di</strong>Cariadeghe.Qui siamo riusciti a compiere l’esercitazionee a raggiungere (e qui nessunosi è perso) la trattoria per uno spiedo incompagnia. Presso la Sede abbiamo tenutole consuete lezioni serali <strong>di</strong> primopag. 10 – Adamello 113


Vita associativasoccorso, sciolinatura, preparazione etrattamento dello sci, tecnica, attrezzatura,topografia ed orientamento e unnuovo intervento de<strong>di</strong>cato alla nivologiae alla preparazione della gita. Le primedue lezioni giornaliere sulla neve purtropponon sono state effettuate nelledate previste, per mancanza dell’elementoessenziale: la neve! Il primo contattocon la neve lo abbiamo potuto offriresolo per il 9 <strong>di</strong>cembre sulle nevi <strong>di</strong>Madonna <strong>di</strong> Campiglio, seguito dal consuetoweek-end del 15 e 16 <strong>di</strong>cembre,svolto a Dobbiaco. Le ulteriori lezioni suneve si sono svolte a gennaio e si sonotenute a Passo Coe. Tutte le uscite sonostate effettuate con pullman. Le gite sciistichesono state effettuate sull’Alpe <strong>di</strong>Villandro, sui Monti Lessini e al PassoSan Pellegrino. La settimana bianca èstata organizzata a Dobbiaco: MassimoGorni e Mauro Zanoni hanno coor<strong>di</strong>natole escursioni nelle valli della Pusteriaproponendo ogni giorno piste ed itinerari<strong>di</strong>versi per sod<strong>di</strong>sfare le <strong>di</strong>fferentirichieste dei gitanti. Si segnala infineche quest’anno il corso <strong>di</strong> sci escursionismo,de<strong>di</strong>cato a coloro che intendonocimentarsi nel fuoripista, con pelli<strong>di</strong> foca, carta e bussola, utilizzando tral’altro la tecnica del tallone libero dettaTelemark per <strong>di</strong>vertenti curve in <strong>di</strong>scesa,nella neve fresca non è stato organizzatoper l’in<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> istruttori, mal’appuntamento è sicuramente rinnovatoall’anno prossimo. E qui si concludonole nostre fatiche invernali, anche se laneve sta ancora scendendo sulle nostremontagne e ci permetterà <strong>di</strong> godere <strong>di</strong>escursioni su neve immacolata e magaririscaldata dal sole primaverile fino a stagioneinoltrata.BIBLIOTECA“CLAUDIO CHIAUDANO”Relatore: Eros PedriniProcede regolarmente il funzionamentodella Biblioteca, sia per quantoriguarda frequentazione e prestiti, siaper la catalogazione <strong>di</strong> nuovi volumi(abbiamo superato ormai le 1600 schede).Numerose, in compenso, le novitàe le attività. Innanzitutto segnalo che ilgruppo della Commissione Biblioteca siè allargato con l’ingresso <strong>di</strong> due nuovicollaboratori (Ines Pasinetti e RuggeroGarzoni) che hanno permesso <strong>di</strong> estenderel’apertura della biblioteca anche algiovedì pomeriggio. È definitivamentepartito inoltre il progetto del CatalogoFotografico che ora, una volta definiti icriteri generali per la gestione, è passatoalla fase operativa, con l’inizio dellescannerizzazioni delle fotografie presentinelle raccolte della <strong>Sezione</strong>.A tale proposito mi pare opportunocogliere l’occasione <strong>di</strong> questa AssembleaGenerale per rivolgere l’invito, aiSoci che fossero in possesso <strong>di</strong> fotografiestoriche relative ai nostri rifugi e allenostre montagne, <strong>di</strong> farne pervenire unacopia alla Biblioteca o <strong>di</strong> permetterne lariproduzione per arricchire e completareil nostro archivio. La Biblioteca si èanche impegnata nella realizzazione <strong>di</strong>due iniziative culturali che hanno avutonotevole successo, in collaborazionecon la Commissione Cultura e con ilcontributo generoso <strong>di</strong> alcuni Soci che,come Manuel Bonomo e Marco Vasta,mi piace ringraziare anche in questa circostanza.Parlo della conferenza “DrenGiong” organizzata nel Novembre 2012in occasione del centenario della nascita<strong>di</strong> Fosco Maraini, che ha visto fra i relatoriMieko Maraini, Clau<strong>di</strong>o Cardelli,Roberto Mantovani e Angelo Maggiori,dell’iniziativa “Tibet, cuore ferito dell’Asia”,sviluppata nell’arco <strong>di</strong> tre giornatein Febbraio 2013, in collaborazione conl’Associazione Italia – Tibet, con un ciclo<strong>di</strong> proiezioni, conferenze, un convegnofinale <strong>di</strong> grande interesse nonché unamostra <strong>di</strong> fotografie e oggetti musicalitibetani allestita nei locali della <strong>Sezione</strong>,iniziativa che nel suo complesso ha riscossointeresse e apprezzamento daparte <strong>di</strong> Soci e non Soci.Con il rinnovato invito a farci visita inBiblioteca, ringraziamo tutti i presenti.Il Presidente dell’Assemblea Giulio Franceschini legge i nominativi deiSoci defun ti nel 2012: Fabrizio Carli, Elena Rivetti, Eurosia Riotti, AlidaFoffa Cottinelli e Giuseppe Mosconi.L’assemblea osserva un minuto <strong>di</strong> silenzio.In chiusura <strong>di</strong> comunicazioni il Presidente dell’Assemblea legge il datorelativo ai Soci del 2012:Soci Or<strong>di</strong>nari della <strong>Sezione</strong> 1875Soci Or<strong>di</strong>nari delle Sottosezioni 1692Totale soci Or<strong>di</strong>nari 3567Soci Familiari della <strong>Sezione</strong> 621Soci Familiari delle Sottosezioni 512Totale soci Familiari 1133Soci Giovani della <strong>Sezione</strong> 156Soci Giovani delle Sottosezioni 124Totale soci Giovani 280Soci Vitalizi 3Totale Soci della <strong>Sezione</strong> 2655Totale Soci delle Sottosezioni 2328TOTALE SOCI 4983(152 in meno rispetto al 2011)ELENCO SOCI PREMIATI SOCI VENTICINQUENNALIAlbertini Natalina, Baroncelli Gianni, Bergamini Pierluigi, Bianchetti Daniela,Borgo Luca, <strong>Brescia</strong>ni Daniele, <strong>Brescia</strong>ni Irene, Buffoli Giuseppina,Busi Gianfranco, Caldera Zefferino, Clerici Leonardo, CompariniMassimo, Consolati Alice, Consolati Luciano, Conter Giovanni, CristaniGiovanni, Donghi Elda, Facchini Camillo, Franceschini Elena, FranzoniBernar<strong>di</strong>no, Frassine Roberto, Gasparini Ferruccio, Gatta Gabriella, GiuliettiTarcisio, Gorno Fausto, Guerini Andrea, Guerini Nicola, LojaconoAndrea, Luccitti Paola, Maffeis Francesco, Marchiori Francesco, MasserdottiIvana, Meraviglia Ilaria, Mon<strong>di</strong>nelli Giovanni, Murdocca Ezio, PallaviciniSandro, Perotta Alessandro, Pizzi Francesco, Quattrini GiovanniCesare, Ragni Laura, Romano Ileana, Salvi Giancarlo, Sossi Rosa, TeottiFrancesco, Tregambe Giuseppe, Veronesi Chiara, Veronesi Francesco,Veronesi Fulvio, Verzelletti Emiliano, Zanoni Simone, Zentilini Orlando,Ziletti Giulio, Ziliani Mariarosa, Zorzi Alberto, Serlini Renzo.SOCI CINQUANTENNALICerutti Paola, Franceschini Piera, Misserini Giuseppe, Sbrissa Paolo.SOCI SESSANTENNALICasali Broccardo, Conter Gentilini Rina, Ferretti Vasco, KuffenschinGiorgio Fritz, Zizioli Elda.Adamello 113 – pag. 11


StoriaIl miracoloLa storia (vera) dell’Alpinista che si fece frate<strong>di</strong> Giulio FranceschiniDa molto tempo mi sto <strong>di</strong>battendo, col mio amico SilvioApostoli, alla ricerca <strong>di</strong> documentazione per una“Storia del <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>” con la quale volevamoricordare il centenario della sua costruzione. Ricerca laboriosae <strong>di</strong>fficilissima per il mancato reperimento <strong>di</strong> molti documentie fotografie storiche. Il più importante documento cuiho potuto attingere è il Libro del <strong>Rifugi</strong>o relativo, purtroppo,solo al breve periodo che va dal 1922 al 1929. Ed è scorrendole pagine <strong>di</strong> questo prezioso libro che ho fatto l’incontrocon un personaggio che, soggiornando nel rifugio dall’8 al14 agosto 1925, vi ha lasciato la testimonianza <strong>di</strong> imprese <strong>di</strong>notevole livello alpinistico.Leggendo le minuziose relazioni delle sue ascensioni conbase al <strong>Rifugi</strong>o ne sono rimasto affascinato e subito mi sonochiesto, come don Abbon<strong>di</strong>o, “Chi è questo Carneade?”. Incuriosito,ho svolto una serie lunghissima e <strong>di</strong>fficoltosa e,per molti versi ancora lacunosa, d’indagini, che mi hannoconsentito <strong>di</strong> delineare la figura del “misterioso” autore dellerelazioni: si tratta del dott. Achille Camplani <strong>di</strong> cui voglio quiricordare la vicenda umana, quanto mai singolare.La storia <strong>di</strong> Achille Camplani ha inizio a Riva <strong>di</strong> Solto (Bergamo)dove nasce, ultimo <strong>di</strong> tre figli, dal farmacista <strong>di</strong> quelpaese sulla sponda bergamasca del Lago d’Iseo, nel 1894.Frequenta il liceo a Bergamo, si laurea in chimica a Torino nel<strong>di</strong>cembre del 1920, si <strong>di</strong>ploma in lingua francese nel 1922,frequenta corsi <strong>di</strong> pianoforte e lavora per una ventina d’annicome <strong>di</strong>rigente nella <strong>di</strong>tta Manzoni <strong>di</strong> Milano.Ha una grande passione per la montagna che frequentafin da giovanissimo sui monti attorno al natio lago, ma la suapiù importante attività alpinistica, che lo porterà al titolo <strong>di</strong>Accademico del <strong>CAI</strong>, la sviluppa negli anni fra il 1915 (CornoOrientale <strong>di</strong> Dois 2820 m per cresta ovest in solitaria) e il1932 (Punta Gianni 3150 m con Bramani e Saglio). Fu ancheamico <strong>di</strong> Giannantonj col quale ha fatto rare ascensioni, fracui, nota, è quella ai Corni <strong>di</strong> Val Rabbia versante nord nel1929.Ha 31 anni quando arriva al <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong> col suo amicoCarlevaro del <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Milano. Ma lui è uno scalatore solitariotanto che, spesso e volentieri, lascia l’amico al <strong>Rifugi</strong>o perde<strong>di</strong>carsi all’esplorazione dei gruppi montuosi della Val Dois,dal Frisozzo al Tredenus, dal Re <strong>di</strong> Castello al Gellino, CimaRossola ecc. Le relazioni da lui scritte sul Libro del <strong>Rifugi</strong>o<strong>di</strong>ventano <strong>di</strong> fondamentale importanza per la conoscenzadel Gruppo: il <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Bergamo le pubblica, opportunamenteampliate e arricchite dall’autore, sul proprio bollettino mensile“Le Orobie” nei mesi <strong>di</strong> marzo - aprile - maggio del 1926e in seguito sono riprese da Giannantonj e da Laeng per lacompilazione della prima Guida dell’Adamello (1954).Non si sa molto della sua vita privata perché non avendoavuto ere<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti, i parenti, ormai lontani, ne hanno persola memoria. Possiamo intuire dai suoi scritti, l’intensa spiritualitàcon la quale viveva il suo rapporto con la natura e inparticolare con la montagna. Espressiva, in questo senso, labella frase che scrisse sul Libro il 13 agosto a chiusura delsuo soggiorno al <strong>Rifugi</strong>o:“ scusa al <strong>di</strong>sattento lettore) un pensiero solo mi accompagnanel lasciare il <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>: che tutto in questo mondo essendocaduco e passeggero, un’anima elevata non debba riporrenelle cose umane e negli affetti altro che quel tanto checi permette <strong>di</strong> passare la vita spiritualmente il meno male, pereterne”.Ma la Fede lo dovette toccare profondamente in quel 12luglio 1929 quando, attraversando solitario il Pian <strong>di</strong> Nevedell’Adamello, cadde in un crepaccio profondo senza alcunapossibilità <strong>di</strong> risalire con i propri mezzi. Dopo aver invanogridato per chiedere aiuto si rivolse con la preghiera al BeatoInnocenzo da Berzo <strong>di</strong> cui era devoto per ottenere la graziadella salvezza. E la grazia venne: una corda misteriosa scesedall’alto fino a lui e portò la salvezza. Non sappiamo <strong>di</strong> chifosse la corda, sappiamo solo che Camplani ritenne questoun intervento soprannaturale e, per riconoscenza, portò nellacasa del Beato a Berzo, Per Grazia Ricevuta, la propriapiccozza e uno spezzone della corda miracolosa, ancor oggivisibili nella Casa Museo del Beato a Berzo accompagnata,a spiegazione dell’evento, da una locan<strong>di</strong>na il cui testo è allaconclusione <strong>di</strong> questo articolo a pag. 14.Sulla verità <strong>di</strong> questo evento si possono fare tutte le illazionipossibili: possiamo immaginare che alpinisti <strong>di</strong> passaggioabbiano u<strong>di</strong>to le sue grida, resta comunque, come unicaprova, la bacheca che ognuno può vedere alla casa Museodel Beato Innocenzo a Berzo.Della sua attività alpinistica successiva al 1929 sappiamosolo che nel 1932 fece una prima ascensione (insiemea Vitale Bramani e Silvio Saglio) su una cima innominataposta a 3150 m fra Cima Laghetto e Punta Prina. La vollechiamare Punta Gianni in ricordo del fratello Giovanni (dettoNino) caduto insieme a Vittorio Serini, figlio del costruttoredel “<strong>Brescia</strong>”, durante la <strong>di</strong>scesa dal Corno delle Granate il13 agosto 1912. Si veda in proposito l’ampia documentataricerca storica <strong>di</strong> Silvio Apostoli sul n. 88 (2° Sem. 2000) dellaRivista “Adamello”.Possiamo immaginare che in anni successivi abbia proseguitola sua attività lavorativa presso la <strong>di</strong>tta Manzoni <strong>di</strong>Milano alternando il lavoro alle sue amate montagne, macertamente quell’evento del ’29 dovette accendere la sua giàalta spiritualità tanto da spingerlo, dopo pochi anni, verso lavita religiosa. Ma ecco in proposito la testimonianza <strong>di</strong> un religioso,Padre Domenico Mariani dei frati Rosminiani (classe1928) che l’ha conosciuto e così ne tratteggia la figura:Il dottor Achille Camplani il 15 giugno 1940 si fece Rosmi-Adamello 113 – pag. 12


Storianiano al Calvario <strong>di</strong> Domodossola.Era già iniziata la guerra quan-noviziato <strong>di</strong> Domodossola e tristiper tutti erano i tempi. Dopo iprimi voti (1942) Achille Camplanifu mandato allo Studenta- <strong>di</strong> un’ascesa al sacerdozio, machiese <strong>di</strong> tornare a Domodossola,dove giunse appena in tempoprima della chiusura delle comunicazionifra nord e sud per lacongiuntura bellica. Al Calvarioegli fece l’Amministratore dellacasa e l’infermiere della comunità,il provve<strong>di</strong>tore della cambusae l’organista nelle sacre funzioni,il pianista nelle accademiole forte si esibiva in modo brillantee sicuro, mentre all’organo eraimpacciato, specialmente quandosi trattava <strong>di</strong> accompagnare ilcanto gregoriano e ne era morti-Stresa deve il dono del bellissimopianoforte a coda che è tuttoranella sala professori a pian-Stresa, in clima più confacentealla sua salute, come FratelloAssistente dell’Archivista dellaProvincia, fu anche insegnanteper un anno al Collegio Rosmini<strong>di</strong> Domodossola, sacrestanonella Chiesa <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Loretoa Rovereto, aiuto Amministratorenella scuola <strong>di</strong> Torino: ma il luogonumentali Cappelle della Via Crucis e dove trascorse lungheore in preghiera davanti al tabernacolo della chiesa interna.Nel gennaio del 1963 Padre Pusineri, rientrando a Stresa daClero ad Arco dove lo fece accompagnare dal fratello EzioLa bacheca e la locan<strong>di</strong>na esposte al Museodel Beato Innocenzo a Berzo Inferiore in ValcamonicaViola. Infatti, per i suoi <strong>di</strong>sagi <strong>di</strong>stomaco e per il suo insindacabilespirito <strong>di</strong> penitenza, la salute<strong>di</strong> Achille Camplani era oramai<strong>di</strong> trovarvi tanti sacerdoti e poterassistere a tante SS Messe: inera ormai in liquidazione. Ancheal Santuario della Madonna, te-recarsi poche volte, dato il suodebole stato <strong>di</strong> salute. Questo<strong>di</strong>ce tuttavia la sua fame <strong>di</strong> Eucarestia.All’Istituto “Fides” <strong>di</strong> consunto dalla tubercolosi il 21febbraio 1963 e fu sepolto nellatomba dei Padri Rosminiania Rovereto. Alto, magrissimo,sempre attillato nella sua vesteAchille Camplani visse riservatoe silenzioso la vita comune deiPadri Rosminiani. La sua parlataera marcatamente segnata dallaerre moscia, il suo comportamentofu <strong>di</strong> vero signore, le sueparole, poche e sagge. Non sisentì <strong>di</strong> ascendere al sacerdozioArco fu solitaria: “Torcular calcavisolus” (Is 63,3), come Cristo incroce, ma carezzato dalla mano<strong>di</strong> Dio che veglia sopra i suoi ventidue <strong>di</strong> vita religiosa.In convento non parlò mai deisuoi trascorsi alpinistici e men che meno dunque se ne vantò,(anche se ne avrebbe avuto motivo!). I frati non sepperomai che tempera d’alpinista avevano ospitato, ma <strong>di</strong> lui conobberocertamente il suo lato più umano.Dopo aver conquistato molte vette, se ne andò, comeaveva preconizzato in quella sua nota sul Libro del <strong>Rifugi</strong>o,alla conquista “”.IL MIRACOLO DELLA CORDALo spezzone <strong>di</strong> corda presente in questa bacheca è del tipo <strong>di</strong> quella che gli alpini hanno usato fino a pochi anni fa perrecarsi in montagna sui ghiacciai ed è testimonianza <strong>di</strong> un fatto miracoloso avvenuto negli anni venti in Adamello a un uomoche abitava a Ponte<strong>di</strong>legno. La testimonianza <strong>di</strong> questo signore <strong>di</strong>ce che mentre stava transitando da solo sul ghiacciaiodel Pian <strong>di</strong> Neve scivolò in un crepaccio trovandosi nell’impossibilità <strong>di</strong> uscirne. Dopo aver gridato per attirare l’attenzione<strong>di</strong> qualche alpinista, essendo devoto al Fratino <strong>di</strong> Berzo, lo pregò. A questo punto vide una corda calata dall’alto che glipermise <strong>di</strong> risalire, mentre una voce gli in<strong>di</strong>cava i movimenti da effettuare. Quando però arrivò in cima, rimase molto sorpresoperché non vide anima viva. Lo ritenne un intervento miracoloso per cui tagliò un pezzo della corda che gli aveva permesso<strong>di</strong> uscire dalla voragine e lo portò presso la cappella del beato Innocenzo quale tangibile testimonianza.Ponte<strong>di</strong>legno 1929Adamello 113 – pag. 13


Vita Archeologia associativaL’età del Rame a <strong>Brescia</strong>In mostra al Museo Diocesanodal 26 gennaio al 15 maggio 2013<strong>di</strong> Giovanna Bellan<strong>di</strong>Durante una sua lezione universitaria il prof. RaffaeleC. De Marinis (curatore della mostra L’Età delRame <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>), raccontandoci la scoperta <strong>di</strong> Ötzi,la mummia del Similaun, così aveva commentato le primeincertezze sull’identità e l’epoca alla quale apparteneva l’uomotrovato a 3213 metri sul ghiacciaio del Similaun, il 19settembre 1991, al confine fra l’Italia e l’Austria: “Anche unostudente del primo anno <strong>di</strong> archeologia avrebbe riconosciutol’ascia in rame dell’uomo del Similaun!”. Già, perché quell’asciain rame è così somigliante a quella rinvenuta alla finedell’Ottocento a Remedello Sotto, nella bassa bresciana, inuna delle sepolture datate all’età del Rame (3400-2200 a.C.),così importanti per la Preistoria Italiana tanto da definire appuntoun’intera fase cronologica che prese il nome <strong>di</strong> Cultura<strong>di</strong> Remedello.Nella mostra <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> si parla quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> età del Rame, unperiodo collocabile nel III millennio a.C., che vide il nascere<strong>di</strong> importanti innovazioni tecnologiche come l’aratro, la ruota,la tecnologia del metallo. Se per l’età appena precedente,il Neolitico, si è parlato <strong>di</strong> una vera rivoluzione nella storiadell’uomo, che da nomade <strong>di</strong>venta sedentario e da un’economia<strong>di</strong> caccia e raccolta passa allo sfruttamento del terrenoagricolo e degli animali da allevamento, ecco che l’etàdel Rame si configura come l’età della rivoluzione dei prodottisecondari: ad esempio non si sfruttano gli animali soloperché fonte alimentare ma anche per quello che possonofornire (latte, lana, pelle, forza lavoro).Il percorso della mostra vuole guidare il visitatore allaconoscenza quanto più completa <strong>di</strong> questo periodo: mentreuna cartina del Me<strong>di</strong>terraneo ci mostra che in Egitto c’eranogià le pirami<strong>di</strong> e nella Mezzaluna fertile fiorivano le civiltàmesopotamiche, siamo trasportati attraverso un bosco rigogliosolungo un fiume, che evoca l’ambiente naturale dellenostre zone. Ma subito appren<strong>di</strong>amo come il carro e l’aratro,che porteranno a mo<strong>di</strong>ficare l’ambiente naturale, appaianoben presto attraverso i contatti con il Me<strong>di</strong>terraneo. L’artedella lavorazione dei metalli ci viene spiegata attraverso iminerali e gli strumenti utilizzati per la produzione degli oggettiin rame. E da ultimo veniamo calati nel senso del sacro,aspetto immateriale e tanto <strong>di</strong>fficile da spiegare, ma chesuggeriscono innegabilmente le statue stele o massi-menhirche in questa epoca compaiono in tutto l’arco alpino e nonsolo nella nostra Valcamonica: pietre sagomate in forma antropomorfae incise con figure fortemente simboliche comele armi, il sole, i gioielli, gli animali.Protagonista assoluto <strong>di</strong> quest’epoca, anche se assente(in mostra c’è una replica, come molte sono le repliche deglioggetti che lo accompagnavano), è l’uomo del Similaun,meglio noto come Ötzi, dalle Ötztal del Tirolo. Sicuramentela scoperta <strong>di</strong> Ötzi ha portato una vera rivoluzione nella conoscenza<strong>di</strong> questo periodo storico, confermando o smentendomolte teorie degli archeologi. Non facciamoci guidareperò solo dalla curiosità riguardo alla mummia e alle eccezionaliinformazioni che l’archivio biologico <strong>di</strong> questo corpomummificato ha tramandato fino a noi, ma soffermiamocisul suo corredo <strong>di</strong> oggetti per stupirci <strong>di</strong> quante conoscenzetecnologiche, ma anche culturali e scientifiche, l’uomo avesseraggiunto 4000 anni fa.E proprio l’ascia <strong>di</strong> Ötzi ci porta <strong>di</strong>rettamente ai repertiprovenienti dalle sepolture, scavate alla fine dell’Ottocento,della più grande necropoli dell’Italia settentrionale databileall’età del Rame, la necropoli <strong>di</strong> Remedello, la maggior partedei quali oggi è conservata nel Museo <strong>di</strong> Reggio Emilia,ma alcuni <strong>di</strong> essi, come le due sepolture intatte esposte inmostra, vengono dal nostro Museo <strong>di</strong> Scienze Naturali <strong>di</strong><strong>Brescia</strong>. Appare chiara l’esistenza <strong>di</strong> un rituale funerario eun’attenzione alla <strong>di</strong>stinzione sociale dei defunti accompagnatida <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> oggetti, dalle armi (asce in rame, pugnalie punte <strong>di</strong> freccia in selce, asce in pietra levigata), agliornamenti in osso e conchiglia.Il 21 settembre 1991, due giorni dopo il ritrovamento del corpo dellamummia del Similaun, casualmente i due alpinisti Hans Kammerlandere Reinhold Messner raggiungono il luogo del ritrovamento esono i primi ad osservare alcuni particolari del vestiario e dell’equipaggiamentodel corpo.pag. 14 – Adamello 113


ArcheologiaOltre ai reperti bresciani, sono esposti però anche moltioggetti come selci, strumenti in metallo e in osso e ceramica,provenienti da vecchi e nuovissimi scavi in Emilia Romagnache mostrano l’uniformità nelle usanze, nei materiali e neglioggetti che definiscono questa fase cronologica.Il percorso si avvia quin<strong>di</strong> verso la fine dell’età del Rame,nella fase detta del Vaso Campaniforme dalla tipica forma “acampana” dei vasi databili alla seconda metà del III millennio:è una carrellata <strong>di</strong> oggetti provenienti dal territorio bresciano,veronese, trentino e emiliano che ancora una voltapermettono <strong>di</strong> ricostruire, insieme alle tracce delle abitazionie ai resti scheletrici delle sepolture, i cambiamenti nella societàe nelle conoscenze dell’uomo.Infine si giunge all’età del Bronzo (II millennio a.C.) cheper il nostro territorio è l’età delle palafitte e che nella zonadel lago <strong>di</strong> Garda ha lasciato tracce tra le più significative perla conoscenza della Preistoria italiana.Sepoltura dalla necropoli dell’Età del Rame (2900-2500 a.C.) <strong>di</strong>Remedello Sotto (<strong>Brescia</strong>): vi era deposto un uomo <strong>di</strong> circa 40-50anni con un corredo composto da un grande pugnale e sei cuspi<strong>di</strong><strong>di</strong> freccia in selce e un’ascia in pietra verde levigata. Conservato alMuseo <strong>di</strong> Scienze Naturali <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>.Adamello 113 – pag. 15


Vita Archeologia associativaCi hanno chiamatigli archeologi più alti d’Europa<strong>di</strong> Giovanna Bellan<strong>di</strong>Di sicuro i colleghi archeologi che hanno lavorato alloscavo del luogo nel quale è stato scoperto Ötzi, anchenoto come la mummia del Similaun, hanno sfioratoaltezze più elevate! Ma il sito archeologico <strong>di</strong> Tor deiPagà, fortificazione basso-me<strong>di</strong>evale a 2240 metri nel comune<strong>di</strong> Vione in Alta Valcamonica, trova pochi confronti sulleAlpi.Questa avventura è iniziata da un’idea <strong>di</strong> Mauro Testini,attuale sindaco <strong>di</strong> Vione, piccolo borgo montano (1250 m)dell’alta Valcamonica, che conta oggi con le sue frazioni <strong>di</strong>Stadolina e Canè poco meno <strong>di</strong> 750 abitanti. Idea <strong>di</strong> unacomunità intera in realtà, cresciuta nell’entusiasmo e nel desiderio<strong>di</strong> conoscenza e ricerca che il maestro Dino MarinoTognali, memoria storica vionese, sa ancora oggi infonderein quanti sono interessati alla cultura dell’Alta Valle.L’idea è quella <strong>di</strong> indagare la realtà storica e archeologicacelata dalle tra<strong>di</strong>zioni locali e dalle tracce conservatenel territorio sotto forma <strong>di</strong> toponimi e resti archeologici, invista <strong>di</strong> una valorizzazione turistica dove si uniscano naturae cultura.Narrano gli storici camuni seicenteschi, riportando fontipiù antiche, che la Valle Camonica venne percorsa dall’esercito<strong>di</strong> Carlo Magno, accompagnato da sette vescovi e dalpapa, che sconfisse i signori locali pagani costringendoli adabbracciare la fede cattolica o, in caso <strong>di</strong> opposizione, uccidendoli(per chi fosse interessato all’argomento, segnalo ilprogetto <strong>di</strong> ricerca riguardante l’intero percorso camuno <strong>di</strong> reCarlo: www.vallecamonicacultura.it/carlomagno/).Ed è proprio presso le alte torri fortificate sotto la vettadel monte Bles (2755 m), località oggi ancora denominataTor dei Pagà a 2240 m a monte dell’abitato <strong>di</strong> Vione, cheil notaio Bernardo Biancar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Vione, nel suo manoscrittodel 1695 (B. BIANCARDI, Fondamenti historiali del forte etantico castello <strong>di</strong> Vione. Cronologia degli huomini illustri <strong>di</strong>Vione, 1695), ripreso poi da padre Gregorio Brunelli <strong>di</strong> Canènel 1698 (G. BRUNELLI, Curiosi trattenimenti continenti ragguaglisacri e profani de’ Popoli Camuni, Venezia, 1698), riferisceavessero trovato rifugio gli oppositori ai Franchi che,guidati da Carlo Magno, transitavano dall’alta Valcamonica,assoggettando tra gli altri anche il castello <strong>di</strong> Bellagra o Polagra(Vione).Il toponimo <strong>di</strong> Tor dei Pagà e i ruderi <strong>di</strong> strutture in muraturaben noti agli escursionisti dell’Alta Valcamonica hannoconservato e tramandato questa leggenda, che negli anniSettanta ha spinto alle prime ricerche storico-archeologicheil professore Mario Mirabella Roberti con un gruppo <strong>di</strong> studentidell’Università <strong>di</strong> Trieste. In quell’occasione, in un’unicagiornata <strong>di</strong> lavoro presso il sito <strong>di</strong> Tor dei Pagà, le strutture,interpretate per lo più come torri, erano state posizionate topograficamentein una planimetria e solo molto parzialmenteripulite dalla vegetazione e indagate. La loro datazione apparivaallora incerta, anche se la lettura delle fonti consentiva<strong>di</strong> affermare che le strutture erano presenti almeno dal 1600.Gli studenti <strong>di</strong> allora – oggi insegnanti, <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> musei e <strong>di</strong>archivi storici – hanno con<strong>di</strong>viso con noi i loro ricor<strong>di</strong> e le lorofotografie, e ci hanno raccontato con nostalgia l’accoglienzaIl passo del Tonale visto da Tor dei Pagàpag. 16 – Adamello 113


ArcheologiaIl sito archeologico <strong>di</strong> Tor dei Pagà (2240 m)La chiave ritrovatadei canetesi e vionesi nel luglio 1977. È quin<strong>di</strong> sulle loro ormeche ci siamo posti per proseguire le ricerche, certo con qualchestrumento in più! Infatti tutto questo è entrato a far parte<strong>di</strong> un più ampio progetto denominato “Vione Archeologica”.Il comune <strong>di</strong> Vione ha voluto investire sul proprio patrimonioculturale nonostante i piccoli numeri con i quali si misura ilbudget a <strong>di</strong>sposizione, che si giova del finanziamento delSettore Cultura della Regione Lombar<strong>di</strong>a e dal 2012 anchedella Fondazione Cariplo. Per raggiungere gli obiettivi delprogetto, che si avvale della <strong>di</strong>rezione scientifica della Soprintendenzaper i Beni Archeologici della Lombar<strong>di</strong>a, si ècoinvolta la cattedra <strong>di</strong> Archeologia Me<strong>di</strong>evale della sede <strong>di</strong><strong>Brescia</strong> dell’Università Cattolica che ha messo in campo ipropri professionisti, i ricercatori e gli studenti.Ed è nata così la campagna archeologica più alta d’Europa!I primi due anni del progetto, conclusi a <strong>di</strong>cembre 2012,ci hanno permesso <strong>di</strong> realizzare due campagne estive <strong>di</strong> due(agosto 2011) e quattro (luglio-agosto 2012) settimane. Circauna ventina <strong>di</strong> studenti, guidati da archeologi professionistie supportati nella logistica da Comune <strong>di</strong> Vione, <strong>CAI</strong> sezione<strong>di</strong> Manerbio e volontari locali, hanno vissuto nel bellissimocampo base-rifugio Case <strong>di</strong> Bles (2080 m, a 15 min dal sito<strong>di</strong> Tor dei Pagà) che ci ha concesso in uso il <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Manerbio,fornito <strong>di</strong> ogni “comfort” (dallo scaldabagno e la cucina alegna, ai pannelli fotovoltaici per ricaricare i nostri strumenti).Nel corso delle sei settimane <strong>di</strong> lavoro, sommando le duecampagne estive, siamo riusciti a mettere in luce quasi completamenteuna struttura composta da una torre che sovrastaun lungo muro <strong>di</strong> cinta, che a sua volta racchiude uno (oforse due) ambienti dotati <strong>di</strong> un focolare, e poco <strong>di</strong>stante daquesto complesso <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici, una seconda torre più piccola.Archeologi, studenti e volontari, tutti armati <strong>di</strong> secchi,pale, picconi, cazzuole e palette hanno rimosso la vegetazionee i crolli che occultavano i piani d’uso degli e<strong>di</strong>fici, anchegrazie all’aiuto <strong>di</strong> un miniescavatore che ha alleggerito il lavoro<strong>di</strong> spostamento degli enormi blocchi <strong>di</strong> scisto sagomatiche componevano i crolli delle strutture. Sono quin<strong>di</strong> apparsii pavimenti in terra battuta <strong>di</strong> almeno due e<strong>di</strong>fici interni almuro <strong>di</strong> cinta, uno dei quali dotato <strong>di</strong> un focolare, mentre ilsecondo caratterizzato da murature interne curate e dotatepersino <strong>di</strong> una nicchia porta-lume, nei pressi della quale èstata recuperata una candela in cera (!).Proprio tra le pietre crollate delle strutture, nell’estate2011 è comparso il reperto più importante, una chiave in ferroda mobile, collocabile fra la prima metà del XIII e l’iniziodel XIV secolo, che permette quin<strong>di</strong> una preliminare datazioneanche <strong>di</strong> tutta la fortificazione. Nell’estate 2012 invecealtri reperti, come punte <strong>di</strong> balestra e elementi metallici <strong>di</strong>vario genere, insieme a ossa animali con segni <strong>di</strong> macellazione,hanno ampliato la nostra conoscenza del sito, che orasperiamo possa completarsi con il proseguo delle indaginiarcheologiche nelle prossime estati!Un lavoro lento e faticoso ma <strong>di</strong> grande sod<strong>di</strong>sfazione, inun ambiente aspro ma bellissimo.Ma a cosa serviva un castello a quelle quote, raggiungibiledagli abitati del fondovalle solo lungo impervie mulattiere?Cosa proteggeva? Una vera fortezza nel nulla!Come non pensare al tenente Drogo e alla sua interminabileattesa nel “Deserto dei Tartari” <strong>di</strong> Dino Buzzati...Per saperne <strong>di</strong> più:Carta Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a. I. La provincia <strong>di</strong><strong>Brescia</strong>, a cura <strong>di</strong> F. Rossi, Modena, 1991, p. 207, n. 1774,1775.Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombar<strong>di</strong>a2010-2011 in corso <strong>di</strong> stampa.www.comune.vione.bs.it/Pages/Home.aspwww.vione.info/index.htmAppren<strong>di</strong>sti archeologi in partenza per lo scavo dal Campo BaserifugioCase <strong>di</strong> Bles (2080 m)Adamello 113 – pag. 17


ArcheologiaMa dov’è il Sinai?Un’ipotesi <strong>di</strong>scussa ma affascinante<strong>di</strong> Franco RagniFuori <strong>di</strong>scussione la penisola, fissata indelebilmentein toponomastica con questo nome. Qui si parla delmonte che tutti noi – particolarmente coloro che l’hannovisto e salito nel corso <strong>di</strong> un viaggio organizzato – facciamocoincidere col Jebel Musa (monte <strong>di</strong> Mosè, a 2.285 m)che domina il monastero <strong>di</strong> S. Caterina all’estremità meri<strong>di</strong>onaledella penisola sinaitica.Ma è proprio questo il monte <strong>di</strong> Dio, sul quale il Signore<strong>di</strong>ede a Mosè le Tavole della Legge secondo tra<strong>di</strong>zione eracconto biblico? In realtà la tra<strong>di</strong>zione è nata almeno milleseicentoanni dopo i fatti, ammesso che questi si siano verificatiall’epoca, nel modo e con la sequenza che ci sono statitramandati. La biblistica corrente, infatti, colloca l’Esodo delpopolo ebraico all’incirca nel XIII-XIV secolo a.C., mentre la“identificazione” del monte risale a S. Elena (madre dell’imperatoreCostantino), protagonista nella prima metà del secoloIV d.C. <strong>di</strong> una autentica “campagna” <strong>di</strong> identificazionedei Luoghi Santi oltre che <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> reliquie.Tra i “Luoghi” anche un preteso monte Sinai (od Horeb:ricorre anche questo nome nella Bibbia, ed è ritenuto coincidente)alle cui falde venne eretto un e<strong>di</strong>ficio sacro, sostituito300 anni dopo per volontà dell’imperatore Giustiniano dallagrande struttura del monastero <strong>di</strong> S. Caterina.È perciò molto improbabile che sia questo il mitico Monte<strong>di</strong> Dio, nulla togliendo a una lunga tra<strong>di</strong>zione che ha il suopeso ed è da considerare con rispetto. Infatti, come potevaessere conservata una memoria storica così a lungo e inquell’epoca? E in quel posto poco ospitale e così <strong>di</strong>stantedalla “Terra Promessa”? Tanto più che conquista e stabilizzazionedella nuova patria (ammessa la vali<strong>di</strong>tà storica delracconto biblico) furono cosa ardua e tale da sconsigliare<strong>di</strong>strazioni da “turismo religioso”. Allora, tra l’altro, non c’erala Brevivet… Senza <strong>di</strong>menticare il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong>vino (Esodo19,12) <strong>di</strong> salire, <strong>di</strong> toccare quel monte dopo l’evento delle Tavoledella Legge. Gli ebrei l’avevano presente e unico salitore“autorizzato” sarebbe poi stato il profeta Elia (1Re 19,1-18).E allora? È da <strong>di</strong>re che comunque non mancano stu<strong>di</strong>osiche propendono per l’ipotesi che il Sinai sia proprio questo,ma da tempo molti altri hanno tentato <strong>di</strong> identificarlo convarie motivazioni in altre zone, sulla base <strong>di</strong> analisi dei testie degli itinerari possibili seguiti nella migrazione, compreso ilforse non miracoloso – e comunque mitico – attraversamentodel “mare <strong>di</strong> canne” (o “del Mar Rosso” come sbrigativamentesiam soliti <strong>di</strong>re).Ma negli ultimi decenni si è affacciata un’ipotesi decisamentepiù affascinante sia per la notorietà e autorevolezza<strong>di</strong> chi la presenta, che per la ricchezza <strong>di</strong> elementi apparentementepositivi a suo sostegno, riscontrati fisicamentesul posto. È quella avanzata da Emmanuel Anati, celebre archeologo,fondatore e <strong>di</strong>rettore del Centro Camuno <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>Preistorici, già docente <strong>di</strong> Preistoria all’Università <strong>di</strong> Tel Avive <strong>di</strong> Paletnologia all’Università <strong>di</strong> Lecce, che da decenni conducecol Centro camuno missioni <strong>di</strong> ricerca un po’ ovunquenel mondo per lo stu<strong>di</strong>o dei principali siti <strong>di</strong> arte rupestre.La campagna del 1980 riguardò appunto un sito del Sinainord-orientale, dominato da un basso monte (850 m s.l.m.)dal doppio nome: dagli anni Sessanta il toponimo ebraicoHar Karkom (Monte dello Zafferano) e da sempre il beduinoJebel Ideid dall’etimologia incerta. La ricchezza archeologicadel sito giustificò altre campagne <strong>di</strong> ricerca e fu prestochiaro per Har Karkom un antico ruolo (nell’Età del Bronzo)<strong>di</strong> montagna sacra, durato fino al secolo XX a.C. quando unPellegrini e turisti mentre salgonoil monte Sinai della tra<strong>di</strong>zionepag. 18 – Adamello 113 Adamello 113 – pag. 18


cambiamento climatico provocò l’inari<strong>di</strong>mento della zona.Anche nella Bibbia, peraltro, emerge il ruolo <strong>di</strong> montagnasacra del Sinai/Horeb, ancor prima dell’epopea mosaica, etutto ciò – vista anche l’assenza <strong>di</strong> “segni” <strong>di</strong> questo tipo intutti gli altri luoghi ipotizzati (Jebel Musa e S. Caterina compresi)– induceva al sospetto che questo potesse essere, forse,quel mitico “Monte <strong>di</strong> Dio”.Ma non bastò: alcuni dei “segni” ad Har Karkom denunciavanoconcordanze sconcertanti con la narrazione biblica,dai soggetti o simbologie delle incisioni e istoriazioni, a sorprendentiresti <strong>di</strong> strutture litiche. Le coincidenze in alcunicasi apparivano “letterali” (do<strong>di</strong>ci cippi attorno ai resti <strong>di</strong> un’arain pietre a secco, ecc.) e soprattutto erano molte; è veroche erano riscontrabili “sul terreno”, qua e là nell’immensosito, ma la cosa poteva creare sconcerto. E sconcerto fu.Diffusasi la notizia, la cosa sembrò francamente eccessiva almondo dell’esegesi biblica, abituato al dubbio interpretativosu una narrazione biblica le cui precedenti componenti oralie scritte erano probabilmente confluite nel “Libro dei libri”durante l’esilio babilonese del secolo V a.C.In definitiva il racconto era stato scritto e “messo in bella”troppi secoli dopo i fatti narrati, e come se non bastasse,l’ipotesi <strong>di</strong> Anati allontanava ancora <strong>di</strong> più l’Esodo fino adalmeno il 2000 a.C. Comunque fosse, nel 1986 un corposoe documentato volume del grande archeologo (Har Karkom– La Montagna <strong>di</strong> Dio, e<strong>di</strong>to da Jaca Book) presentò il tema,arricchito da tutti quegli elementi storici, geografici, archeologici,ecc. che secondo l’autore confortavano l’ipotesi.La cosa destò interesse e curiosità, ma, come si è detto,anche molto scetticismo negli ambienti scientifici dell’esegesibiblica. Le argomentazioni <strong>di</strong> Anati – il cui valore comestu<strong>di</strong>oso e come archeologo non veniva peraltro messo in<strong>di</strong>scussione – apparivano deboli e azzardate, a detta degliesegeti. Chi scrive, mosso da curiosità, interpellò nel 2004mons. Gianfranco Ravasi – oggi car<strong>di</strong>nale, e tra i più autorevolibiblisti esistenti – per chiedergli un parere. Il grande biblistarispose con cortesia e sollecitu<strong>di</strong>ne esprimendo la suaperplessità (… Lo scarso interesse riservato ad Anati dagliesegeti… non è legato alla qualità dei suoi lavori archeologicidei testi biblici secondo approssimativi canoni storico-criticie con venature letteraliste…), unendo anche copia <strong>di</strong> suoiprecedenti commenti in argomento.Dello stesso tenore le osservazioni contemporanee <strong>di</strong>Gianantonio Borgonovo, docente <strong>di</strong> Lingua ebraica all’UniversitàCattolica, e <strong>di</strong> Gian Luigi Prato, docente <strong>di</strong> Esegesi eLe frecce evidenziano: in basso la localizzazione ormai tra<strong>di</strong>zionaledel Sinai; in alto quella proposta dal prof. Emmanuel AnatiLingua ebraica alla Gregoriana <strong>di</strong> Roma e all’Istituto UniversitarioOrientale <strong>di</strong> Napoli.La loro conclusione è pertanto che, se pure il livello deglistu<strong>di</strong> biblici impe<strong>di</strong>sce l’identificazione del Sinai con l’attualemeta turistica, anche le identificazioni alternative proposte,“ipotesi Har Karkom” compresa, sono molto deboli nelleloro pretese. Lo stato <strong>di</strong> “ipotesi” nella sua teoria è pacificoanche per Anati, che però la considera atten<strong>di</strong>bile e ancheprobabile. Il <strong>di</strong>battito è stato comunque intenso, a suo tempo,soprattutto a causa <strong>di</strong> quelle “venature letteraliste” <strong>di</strong> cuiparlava Ravasi. È infine da <strong>di</strong>re che l’epoca (ma la cosa valeanche oggi) strizzava involontariamente l’occhio al sensazionalismoarcheologico tanto <strong>di</strong> moda (l’Arca dell’Alleanza,il Graal, l’Arca <strong>di</strong> Noè, ecc.), <strong>di</strong> cui la saga cinematografica<strong>di</strong> In<strong>di</strong>ana Jones costituisce la manifestazione nello stessotempo più popolare e più innocente. Chi scrive confessa <strong>di</strong>essere “intrigato” da temi <strong>di</strong> questo tipo, e soprattutto daquesto <strong>di</strong>battito che riguarda il “Monte” per eccellenza, quellosul quale ad<strong>di</strong>rittura Dio in persona avrebbe tratto dallaroccia le lastre su cui avrebbe inciso i Dieci Comandamenti.Chissà che non ci sia sul tema un altro film in stile In<strong>di</strong>anaJones.Schizzo <strong>di</strong> rilievi archeologici4.000 anni faAdamello 113 – pag. 19


RicordoTra le carte <strong>di</strong> René Daumal ritrovo queste parole:pro, allora? Ecco: l’alto conosce il basso, il basso non conosce l’alto.ci sono, se le avrai osservate bene.Si sale, si vede. Si ri<strong>di</strong>scende, non si vede più; ma si è visto. Esisteun’arte <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigersi nelle regioni basse per mezzo del ricordo <strong>di</strong> quelloche si è visto quando si era più in alto. Quando non è più possibile vedere,almeno è possibile sapere.Così è stato anche per Bruno, passato d’un volo dall’alto al basso,perché una malattia subdola e inesorabile se ne sbatte del karma dellepersone, colpisce alla cieca, affonda le unghie come nemmeno te l’aspetti.Increduli, abbiamo visto i suoi <strong>di</strong>aloghi ridursi a brevi frasi, le frasiridotte a parole, le parole tradursi in sorrisi, adattando reciprocamentela nostra alla sua comunicazione, perché a volte basta lo sguardo percapirne <strong>di</strong> più che un romanzo. E sempre scoprendo la nostra inadeguatezzae fors’anche la nostra viltà nel non riuscire ad essere più presenti,per lui e per Laura, in questa storia dal tempo segnato.Una storia <strong>di</strong> grande coraggio; Bruno aggrappato fino all’ultimo allavita, ogni volta incantato nel riguardare a ripetizione i filmati delle belleimprese alpinistiche, e Laura, semplicemente sorprendente nel condurrefino in fondo una impossibile vita “normale”.Mi conforta sapere che hanno potuto contare su tanti veri amici chein più occasioni si sono spesi in iniziative pregevoli. A me mancano leparole per <strong>di</strong>re <strong>di</strong> più.erosBruno durante una lezione del corso rocciaBruno Boventi con Fausto De StefaniIl 6 settembre <strong>di</strong> quarantatre anni fa, poco dopo le un<strong>di</strong>ci del mattino, mettevo i pie<strong>di</strong> sulla cima dell’Adamello: per meera la prima volta, per lui la terza, forse la quarta… Con Arturo ho salito – prima e dopo quel giorno – tutte le montagne del<strong>Brescia</strong>no.Era un alpinista nato, leggero nel salire, veloce nello scendere. Era anche un attentoosservatore dell’ambiente naturale.Amico e allievo <strong>di</strong> Nino Arietti – alpinista e botanico, forse il maggior botanicobresciano – Arturo Crescini ha de<strong>di</strong>cato per decenni attenzione e stu<strong>di</strong> sulla floradel territorio bresciano, dalla pianura alle colline, alle montagne: salendo più voltecon lui la cima della Concarena, mi in<strong>di</strong>cava e illustrava anche nei dettagli le speciefloristiche più rare o meno note.Non nascondeva la sua preferenza per le culminazioni montuose ricche <strong>di</strong> carbonato<strong>di</strong> calcio o dolomitiche: “…qui la flora è più ricca e <strong>di</strong>versificata che sulle roccesilicee…” mi <strong>di</strong>ceva.Non ricordo quante volte ho insistito con lui perché scrivesse e pubblicasse notee stu<strong>di</strong> sui risultati delle sue osservazioni: da uomo naturalmente riservato, chiudevanei cassetti della sua biblioteca gli appunti sulle sue ricerche.Almeno una decina <strong>di</strong> volte siamo saliti insieme sul “culmen”, il monte Guglielmo,nella stagione delle nevi: ma era felice solo durante il <strong>di</strong>sgelo, quando l’Anemone“bucava” l’ormai lieve lenzuolo bianco.Se n’è andato in questa primavera fredda, quando lassù c’è ancora neve.Giuseppe Berrutipag. 20 – Adamello 113


RicordoIl 6 maggio scorso nella bella Chiesa <strong>di</strong> S. Maria in Silva e con le struggenti parole del suoParroco abbiamo dato l’ad<strong>di</strong>o all’amico Cesare Mazzocchi.In questa triste circostanza mi piace ricordare la stretta amicizia che ci ha legato nei lunghianni in cui, membri del Consiglio, entrambi ci siamo de<strong>di</strong>cati ai <strong>Rifugi</strong> della <strong>Sezione</strong>. Il tuonome, caro Cesare, è stato per tanti anni associato al <strong>Rifugi</strong>o della Lobbia Alta, il più <strong>di</strong>fficiledei nostri <strong>Rifugi</strong> sia per l’accesso aspro, sia per le problematiche che l’hanno investito neglianni del dopoguerra. Fra i tanti problemi che hai dovuto affrontare per quel <strong>Rifugi</strong>o, quellosicuramente più importante fu la costruzione della teleferica Bedole-Lobbia e dei contraffortiin cemento armato che hanno bloccato la pericolosa inclinazione della facciata evitandoneil crollo. Oggi quella teleferica non c’è più, soppiantata dalla concorrenza degli elicotteri, maquell’epoca fu premessa in<strong>di</strong>spensabile per eseguire i lavori <strong>di</strong> consolidamento. Eravamonegli anni ’60-’70 e l’imperativo lanciato ai Soci dalla <strong>Sezione</strong> era “Salviamo la Lobbia”. Queilavori, grazie anche al tuo contributo, raggiunsero veramente lo scopo. Sei sempre stato generosoe sempre <strong>di</strong>sponibile, all’occorrenza, anche per altri <strong>Rifugi</strong>. E in proposito, come non ricordare che,in quegli anni così <strong>di</strong>fficili per le finanze della <strong>Sezione</strong>, sei stato, oltre che Ispettore, anche il suo “cassiere”,anticipando <strong>di</strong> tasca tua all’impresa quanto in quel momento la <strong>Sezione</strong> non era in grado <strong>di</strong> dare. E non erauna somma da poco…La tua generosità si è rivolta anche verso gli amici che la montagna fatalmente ha attirato verso <strong>di</strong> séin un abbraccio mortale. Li hai voluti ricordare in quella bella costruzione, da te progettata: la Chiesetta delBrentei, stracolma oggi <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> amici che ci hanno preceduto. A coloro che restano, a tua moglie, la caraIsa, ai tuoi figli Gigi, Aldo e Giulio vada tutta la mia particolare comprensione mentre unisco al mio cordoglioquello della <strong>Sezione</strong> riconoscente.Giulio FranceschiniCesare Mazzocchi all’inaugurazionedella Cappella al BrenteiAdamello 113 – pag. 21


<strong>Rifugi</strong>Quando un’esperienza finisceNella ‘mia’ Val Miller:<strong>di</strong> Maria Domenica Madeo FioraniOgnuno <strong>di</strong> noi, nel corso dellapropria vita, ha modo <strong>di</strong> fareesperienze <strong>di</strong>verse. Più o menobelle, più o meno positive, più o menointeressanti.Esperienze che ti lasciano un segno,che ti aiutano a crescere, esperienze cheti arricchiscono e ti incoraggiano a superare<strong>di</strong>fficoltà e problemi. Esperienzeche ti fanno capire qual è il vero sensodella vita, esaltano i sentimenti dell’amicizia,dell’accoglienza, valori che a voltesi <strong>di</strong>sperdono nel ritmo serrato dellaquoti<strong>di</strong>anità…Tutto questo ti mette un po’ alla prova…scopri così che l’innato egoismo vasuperato e che tu non sei niente senzagli altri. Che hai bisogno <strong>di</strong> relazionarti,<strong>di</strong> farti aiutare, che hai bisogno <strong>di</strong> qualcunoche ti insegni che nella vita serveprudenza e competenza, hai bisogno<strong>di</strong> capire che le cose vere, quelle che tidanno gioia e sapore autentico, si ottengonosolo con la fatica… che puoi ancoraprovare meraviglia per una giornata<strong>di</strong> sole e gustare il valore del silenzio.Esperienze che eliminano formalismi oprevenzioni, perché ti immergono in unclima <strong>di</strong> semplicità e serenità che nonriesci a esprimere con le parole, ma solocon le emozioni e con la mente libera efresca.Questo e tanto altro cominciò a farparte <strong>di</strong> me intorno alla fine degli anniSettanta.Mi trovavo <strong>di</strong> passaggio un giorno inVal Miller ed un ispettore del <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>mi chiese se mi sentivo <strong>di</strong> dare un aiutoin rifugio. La palazzina dell’Enel era statada poco ristrutturata e trasformata in unpiccolo ambiente <strong>CAI</strong> che più tar<strong>di</strong> si sarebbechiamato <strong>Rifugi</strong>o Gnutti, in onorealla Medaglia d’Oro Sottotenente deglialpini Serafino Gnutti, caduto in Albanianel 1941.Da un lato ero perplessa, mi sembravauna richiesta lontana dalla miaesperienza (ero una maestra elementare);eppure, il pensiero <strong>di</strong> fare qualcosalassù mi entusiasmava molto. Lo avvertivocome un ‘privilegio’ poter lavorarepag. 22 – Adamello 113in alta montagna, anche se si sarebberivelato impegnativo per tanti aspetti…Allora frequentavo il <strong>CAI</strong> Edolo espesso si organizzavano escursioni avari livelli; andare in montagna mi piaceva,ero felice, mi sentivo davvero benee, dopo il primo fiato corto, dovuto allafatica, alle ore <strong>di</strong> cammino o <strong>di</strong> arrampicata,la felicità della vetta raggiunta e labellezza della natura selvaggia e intattami dava la carica per coltivare ancor <strong>di</strong>più questa passione. E quante splen<strong>di</strong>depersone ho potuto conoscere…Valerio Festa, Sandro Occhi e AdrianoFrattini, ad esempio; che bello aver sperimentatoqualche salita con loro!Ma torniamo all’avventura rifugio.Dopo aver parlato ad alcuni amici <strong>di</strong>questa possibilità <strong>di</strong> gestione ‘comunitaria’,decidemmo <strong>di</strong> provare ad impegnarci;ci alternavamo nei tre mesi<strong>di</strong> apertura. In seguito a questo primoperiodo <strong>di</strong> transizione, caratterizzatoda collaborazione, voglia <strong>di</strong> fare e sperimentare,i responsabili del <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>decisero <strong>di</strong> affidare ad una sola persona,per motivi burocratici ed organizzativi, lacompleta gestione del rifugio.Fu così che, non senza dubbi e perplessità,iniziò questa mia intensa esperienza.Gestire da sola un rifugio con tuttii problemi <strong>di</strong> allora non era un’impresada poco… Alla fine, incoraggiata ed aiutatadai miei familiari e parenti, accettai.Questo percorso, unito poi a quello <strong>di</strong>insegnante e più tar<strong>di</strong>a quello <strong>di</strong> sposa e <strong>di</strong>madre, <strong>di</strong>ventò tuttala mia vita.Più tar<strong>di</strong>, ancheDavide, mio marito,fu travolto ed immersoin questo impegnoe, cambiando un po’le sue abitu<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong>venneun aiuto preziosoe in<strong>di</strong>spensabile,grazie soprattuttoalle sue qualità pragmatiche,non certoIl rifugio Gnutticomuni e così necessarielassù: in alta montagna ogni piccoloproblema può <strong>di</strong>ventare enorme eingestibile, se non creativamente risoltoo perlomeno stabilizzato.Nel corso <strong>di</strong> questi lunghi anni c’èstato l’aiuto costante <strong>di</strong> parenti e amiciche hanno donato tanto tempo e faticanei vari lavori <strong>di</strong> sistemazione e negliampliamenti della struttura susseguitisiin circa trentasei anni <strong>di</strong> gestione. Iltutto è sempre stato fatto con passione,volontà e rispetto per l’ambiente, considerandoil rifugio un po’ come se fossestata ‘casa nostra’. È anche per questoche ricorre sempre nei tanti ricor<strong>di</strong>: ricor<strong>di</strong><strong>di</strong> fatiche e <strong>di</strong> imprevisti man manorisolti, ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> serate in allegria e spensieratezza,dove bastava essere riunitiintorno ad una tavolo, con una canzoneed una fetta <strong>di</strong> torta per essere felici… ricor<strong>di</strong><strong>di</strong> passeggiate addentrandosi nellavalle più selvaggia, tra il verde dell’Isiga,il bianco del granito e il blu intenso delcielo, in un anfiteatro <strong>di</strong> cime svettanti…Quassù, a poco a poco, impari a riconoscereogni particolare dell’ambiente:i sentieri, la forma delle rocce chepare sempre più sfuocata man manoche l’occhio sale e la visione si allontana;<strong>di</strong>stingui le macchie d’erba e <strong>di</strong> neve,che ad ogni stagione, puntualmente, tisembra quasi <strong>di</strong> ‘controllare’; osservi ipassi, dall’imponente Passo Adamelloche da bianco <strong>di</strong>venta grigio e poi ancorabianco, ma resta comunque il più


La Val Millermaestoso, al ripido Passo Miller con lesue strette guglie che affiorano, e poi,ancora, l’alternarsi <strong>di</strong> picchi tra il CornoRemulo ed il Passo Gozzi e più a sinistrale eleganti Punta Alessandro, CimaPlem, sino ad arrivare al Passo Cristallo,da cui si vede la Conca del Baitone e ilrifugio Tonolini… Se poi scen<strong>di</strong> in <strong>di</strong>gapuoi ammirare, a pochi passi dal rifugio,la splen<strong>di</strong>da vetta dell’Adamello, montagnaMadre delle Alpi bresciane.Quassù impari a conoscere ogni rumoreche sovrasta l’interminabile silenzioalpino: lo scorrere dell’acqua, dolcecome una cantilena quello dei torrentelli,aspro e un po’ minaccioso quello dellecascate o della pioggia incessante; ilfischio del vento, spesso così umanoda farti sobbalzare nel cuore della notte(e sai che con quel vento e con quellapioggia non riuscirai a dormire…); imparia conoscere la <strong>di</strong>rezione della ban<strong>di</strong>erache sventola sulla roccia montonata e tiin<strong>di</strong>ca il cambiamento del tempo… imparia conoscere gli animali che abitanola valle e che ogni tanto si mostrano dalontano in tutta la loro bellezza, e ti emozionano.E poi i fiori, gli arbusti, i muschi,i mille colori che affiorano <strong>di</strong>versia seconda della stagione… insomma,tutto ciò che è parte <strong>di</strong> questo mondoancora intatto. La pace e la quiete cheti trasmette la montagna è indescrivibile;ma puoi sentire e vivere bene questesensazioni solo se ti fermi un attimo. Lamente si libera dai pensieri e tutto è ri<strong>di</strong>mensionato,quasi a modellarsi nellanatura. Sono momenti molto intimi conse stessi, in cui forse capisci meglio chisei, cosa vuoi, e ti senti ‘speciale’ e fortunato.Ti senti piccolo piccolo <strong>di</strong> frontea tanta grandezza e maestosità <strong>di</strong>vina enello stesso tempo ti sembra <strong>di</strong> esserein capo al mondo, quando raggiungi unavetta o cammini nel tuo ‘angolo’ preferitodella valle. E ognuno qui, a cominciaredai miei figli e da mio marito, hail proprio. Giovanna ama entrare nellavalle fino ad una cascata, oltre il vecchiocanale <strong>di</strong> cemento: <strong>di</strong>ce che lì c’èuno spazio ed un altipiano molto bello,si ferma su un sasso, raccoglie mirtilli epoi le piace scendere proprio in mezzoalla valle, fuori dal sentiero… Francescopreferisce invece la zona ‘sotto <strong>di</strong>ga’oppure la griglia in fondo al lago, dovesi perde tra i sassi e le pozze d’acquacostruendo muriciattoli e ‘piscinette’...Per quanto mi riguarda, appena ho unpomeriggio libero, mi piace andare alPantano, magari nel pieno della fiorituradegli Eriofori, oppure al Passo Valle, luogoprescelto anche da mio marito Davide,soprattutto per la varietà della rocciae della flora molto particolare, <strong>di</strong>versadal resto della valle. E poi il rifugio, luogosicuro a cui sempresi ritorna e da cui sigodono meravigliosipaesaggi dall’alba altramonto…Non sempre peròva tutto bene qui…già ho detto che nonmancano imprevisti eproblemi nella gestione<strong>di</strong> un rifugio; luceche salta, comunicazioniinterrotte, acquache gela e giornateuna dopo l’altra senzavedere nessuno,solo nebbia e pioggia. È questo ancheil bello; imparare a vivere bene e serenicon poco e, a volte, poco comodo. L’essenzialitàe l’adattabilità sono certamentevalori che contrad<strong>di</strong>stinguono la vitain rifugio: ciò non vuol <strong>di</strong>re trovarsi a ‘sopravvivere’,ma imparare ad apprezzarele piccole cose. È con questo spirito chesi accolgono le persone e si cerca <strong>di</strong> metterlea proprio agio, anche perché arrivanostanche, dopo una camminata chemagari è stata impegnativa e faticosa.Il rifugio ed il suo ‘viverlo’ mi hannoinsegnato molto in trentasei anni. Vorrei,quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>re il mio Grazie a tutti queivolontari che in questo lungo periodo sisono succeduti nell’organizzazione del<strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong> e mi hanno perciò aiutato,supportato e offerto fiducia. In particolarmodo mi sento per sempre grataall’Ispettore e amico Sandro Premoli,agli storici collaboratori Silvio Apostoli eGiulio Franceschini, alla ‘mitica’ GiginaBuizza. Anche gli altri, qui non nominati,sono nel mio cuore. Grazie.So che ogni cosa ha un inizio ed unafine, ma a volte è davvero dura allontanarsida ciò che ami. Non mi piaccionomolto gli ad<strong>di</strong>i, ecco perché sarà un po’<strong>di</strong>fficile pensare ad una stagione estivasenza il ‘mio’ rifugio, il ‘mio’ angoloalpino <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>. Certo, potròtornarci quando voglio e posso, ma nonsarà più come prima. Devo però esserecontenta e ringraziare <strong>di</strong> aver avuto questaopportunità; ho conosciuto personefantastiche, ho riso, ho pianto, mi sonoemozionata, mi sono arrabbiata, hocontemplato le meraviglie della natura e<strong>di</strong> Dio, ho amato e mi sono sentita amata,ho accolto e spero <strong>di</strong> avere anzituttocompiuto un modesto Servizio per glialtri. Non posso che augurare che nuovigiovani imparino a godere <strong>di</strong> questo tipo<strong>di</strong> esperienze. Ritornando poi alla vita <strong>di</strong>tutti i giorni ‘giù in città’, sono sicura chevivrebbero con uno spirito forte e rinnovatola loro quoti<strong>di</strong>anità.Adamello 113 – pag. 23


<strong>Rifugi</strong>“Lassù,sotto il Re <strong>di</strong> Castello,c’è un <strong>Rifugi</strong>oche risplende nel sol”Il cantautore Francesco BraghiniGiovanni Scandolara e Francesco Braghini ricordano…<strong>di</strong> Giovanni ScandolaraStimolato dall’invito rivolto a tutti iSoci <strong>di</strong> cercare per l’archivio dellanostra sezione del <strong>CAI</strong> fotografiedel vecchio rifugio <strong>Brescia</strong> al passoDernal, ho rovistato tra i miei ricor<strong>di</strong>, mapurtroppo nulla ho trovato. Ho pensatoallora <strong>di</strong> rivolgermi all’amico FrancescoBraghini, noto cantautore bresciano,con cui fin da giovane ho con<strong>di</strong>viso lapassione per la montagna. Ricordavouna sua canzone, che tante volte avevoascoltato durante i nostri ritrovi tra gliamici più intimi. Ne possedevo il testo,scritto in italiano, quando non componevaancora in <strong>di</strong>aletto, lo riesumai e corsida lui per farmi dare lo spartito in musica.Desideravo darlo alla nostra Sede inmancanza delle fotografie. Fortuna volleche Francesco ritrovasse anche qualchevecchia fotografia.Varie volte durante le nostre escursionidei primi anni ’50 trovammo riparoper passare le notti tra le mura in parte<strong>di</strong>roccate del <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>. Costruitonel 1911 come caserma della Finanzasegnava il confine con l’Austria. Durantela guerra del 15-18 fu senz’altro unpunto strategico. Nel corso dell’ultimaguerra, nel periodo della lotta partigiana,venne semi-<strong>di</strong>strutto dai repubblichini enegli anni successivi ulteriormente danneggiatodai pastori o da altri per ricavarelegname da ardere.“Quei ruderi suggestivi - scrive Francesconella raccolta delle sue canzoni<strong>di</strong> recente pubblicazione (F. Braghinicantautore - le sue 80 canzoni popolarie <strong>di</strong>alettali - ed. Fondazione Civiltà<strong>Brescia</strong>na, aprile 2013) - mi colpironoparticolarmente e io composi nel 1958questa canzone che feci sentire a FrancoLumini, presidente della SocietàUgolini. Oso pensare che fu per questopag. 24 – Adamello 113che insieme alla moglie Maria lasciò pertestamento una somma da utilizzareper il restauro dei <strong>Rifugi</strong> Alpini. Il rifugio<strong>Brescia</strong> si chiama oggi <strong>Rifugi</strong>o Franco eMaria”.D’accordo, Francesco ed io abbiamopensato <strong>di</strong> fare conoscere questastruggente canzone ai lettori della rivista“Adamello” con le foto dell’autore e delvecchio <strong>Rifugi</strong>o.Ricordo un pernottamento <strong>di</strong> fortunaal <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>, nel 1951, provenientidalla Forcellina <strong>di</strong> Tredenus e<strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong> anni ‘50<strong>di</strong>retti in Adamello. Mi piace ricordarloperché eravamo allora un gruppo <strong>di</strong> giovaniscouts, tra i quali c’erano tre nostricarissimi amici prematuramente scomparsi:Fausto Fasser, fratello dell’attualenostro Presidente, Enrico La Micela,<strong>di</strong>ventato forte alpinista dell’Ugolini cadutosul Piz Palù e Vittorio Sora, che èstato sindaco <strong>di</strong> Quinzano molto amatodai suoi concitta<strong>di</strong>ni, pure grande appassionato<strong>di</strong> montagna. Sono tutti ritrattiin una fotografia <strong>di</strong> gruppo scattatain quell’occasione al passo <strong>di</strong> Salarno.


<strong>Rifugi</strong>1951 Al Passo <strong>di</strong> Salarno, da sinistra Paolo Scandolara, Fausto Paroletti, Fausto Fasser,Franceso Braghini, Enrico La Micela, Giovanni Scandolara, Vittorio Sora31 maggio 2013 un po' <strong>di</strong> neve al <strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>!<strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong> (1958)Perché non ritornarlassù, lassùper rivederti ancor<strong>Rifugi</strong>o d’allor.Lassù, sotto il Re <strong>di</strong> Castelloc’è un <strong>Rifugi</strong>oche risplende nel sol.Lassù, fra i ghiacciai e le nevi,solitariofra la terra ed il ciel.<strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>,abbandonato e <strong>di</strong>roccato,il tuo ricordoin tutti i cuori resterà.Lassù, sotto il vecchio confine,quanti sognitu racchiu<strong>di</strong> nel cuor,ed or, dei ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> allor,<strong>Rifugi</strong>o <strong>Brescia</strong>sei rimasto tu sol.Adamello 113 – pag. 25


<strong>Rifugi</strong>Era la “Capanna Baitone”...<strong>di</strong> Franco RagniEra ovvio che la giovane <strong>Sezione</strong><strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> del Club Alpino Italiano(1874) pensasse al Gruppodell’Adamello prendendo in esame l’opportunità<strong>di</strong> erigere dei rifugi in quota. Glialpinisti dell’epoca non erano esigenticirca il comfort e si fecero andar benel’umida scomo<strong>di</strong>tà del piccolo rifugioSalarno, realizzato nel 1882 alla testatadella valle omonima.Poi, per non essere da meno <strong>di</strong>quanto si realizzava sul versante trentinodel Gruppo, si pensò a una strutturapiù ambiziosa per capienza e como<strong>di</strong>tà,al lago Venerocolo in alta val d’Avio.Sarebbe stato il primo “Garibal<strong>di</strong>”, nel1893.Ma se il Garibal<strong>di</strong> fu per concezioneil secondo rifugio del <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>, venneperò preceduto per costruzione dalla piùmodesta “Capanna al lago Rotondo”,nella conca dei Laghi Gelati, quale idealebase per salite nel sottogruppo delBaitone.Il <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong> convenne sull’idea enacque così il nuovo rifugio nel 1891,costruzione semplice e lineare, pococostosa e senza altra ambizione che lasoli<strong>di</strong>tà.Nel 1921 l’intitolazione <strong>di</strong>vennequella ancora attuale al brenese FrancoTonolini, Capitano degli Alpini, Medagliad’Oro al v. m., caduto nella GrandeGuerra.La struttura restò qualificata come“<strong>Rifugi</strong>o Tonolini” anche dopo l’essererimasta unica nel patrimonio del <strong>CAI</strong><strong>Brescia</strong> a non avere gestione <strong>di</strong>retta (aparte i “bivacchi fissi” che più tar<strong>di</strong> vennerorealizzati). Nel 1954 il Tonolini fuoggetto <strong>di</strong> una ra<strong>di</strong>cale manutenzionecompleta <strong>di</strong> qualche mo<strong>di</strong>fica che se lomantenne spartano ne smussò <strong>di</strong>versescomo<strong>di</strong>tà.Una rivoluzione epocale fu poi quelladella ristrutturazione del 1992, dopo più<strong>di</strong> un secolo <strong>di</strong> vita, che lo vide ingran<strong>di</strong>toe soprattutto gestito come tutti glialtri. Passati altri vent’anni e arrivati aigiorni nostri, ecco un Tonolini arricchito<strong>di</strong> un nuovo volume per la migliore fruizionedegli spazi interni; sembra proprioun nuovo rifugio per il <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>.Un bel rifugio, oltre che “nuovo”, inuna splen<strong>di</strong>da conca. Ma sia consentitoa chi scrive un cenno alla nostalgiache può prendere i vecchi frequentatori,al pensiero delle serate passate in quelclima <strong>di</strong> ruvida libertà consentito dallavecchia e spartana struttura che sottoil nobile nome dell’intestazione celavaun’anima da capanna: la “Capanna allago Rotondo”.Il primo rifugio Tonolini (foto P. Chiaudano)pag. 26 – Adamello 113


<strong>Rifugi</strong>...oggi <strong>Rifugi</strong>o Tonolini<strong>di</strong> Giacomo Fasser e Mariapaola Fracassi (Legno Camuna)Èl’estate del 2012, il meteo è favorevole,ci sono tutti i permessi,si può cominciare. La <strong>Sezione</strong> hapartecipato al Bando d’assegnazionefon<strong>di</strong> per l’adeguamento dei rifugi alpinial Regolamento Regionale. Sono statiprevisti lavori per circa 250.000 euro, laRegione ha esaminato i progetti e le motivazionie, attraverso la Comunità montana<strong>di</strong> Valle Camonica, ha assegnato alnostro rifugio Tonolini il massimo contributoa fondo perduto pari alla metà dellaspesa prevista, circa 125.000 euro.Da molto tempo i gestori del rifugioe gli ispettori insistevano a chiedere l’adeguamentodella sala da pranzo e deiservizi alla effettiva capienza del rifugio,misurata sulla capacità <strong>di</strong> allettamento(posti letto), la richiesta è <strong>di</strong>ventata necessitàcon il Regolamento Regionale.A questo punto cominciamo a stu<strong>di</strong>areil possibile ampliamento che deverispondere alle logiche <strong>di</strong> funzionalitàchieste dalla gestione, ma deve anchesod<strong>di</strong>sfare le richieste degli enti, Comune<strong>di</strong> Sonico, Parco dell’Adamello,Comunità Montana, Sovrintendenza deiBeni paesaggistici ma anche <strong>di</strong> tutti queifruitori che nelle nostre zone vorrebberotrovare la necessaria tranquillità, como<strong>di</strong>tàe bellezza dell’allontanamento nonsolo fisico dalla vita stressante quoti<strong>di</strong>ana.Le proposte grafiche rimbalzano tra ivari attori che aggiustano, semplificano,spostano. Fino alla versione definitiva. IlComune si impegna a cedere in comodatol’area per l’ampliamento.I permessi arrivano all’inizio dellastagione dei rifugi Primavera 2012, e ilcontatore imposto dal Bando regionaleè già partito, abbiamo solo due anni perconcludere i lavori e qualche mese si ègià consumato. Rispettando il progettoche ha accontentato tutti gli enti dobbiamotrovare un modo per costruire l’ampliamento,restando nei tempi e senzainterrompere l’attività estiva del rifugio.Ci rivolgiamo all’Ing. Dante Almici checollabora con la Legno Camuna <strong>di</strong> DarfoBoario Terme: ci propongono una soluzionestrutturale e non solo, che coniugala rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> costruzione con un’altaqualità abitativa realizzata con materialiinteramente ecosostenibili. L’ampliamentosarà eseguito con la tecnica offertadall’X-Lam, in pratica una scatolacostituita da pannelli in legno pretagliati,con la doppia valenza <strong>di</strong> elementi strutturalie chiusure: la capacità portante richiestaper contrastare il vento e la neveè offerta dai pannelli in legno così comei tra<strong>di</strong>zionali muri perimetrali. Il rivestimentoesterno in pietra ha l’unico scopo<strong>di</strong> rendere coerente la finitura con l’esistente,mentre la struttura è invisibile ecompletamente in legno.Tra il rivestimento interno in laricee pino e i pannelli strutturali sono statimontati dei generosi strati <strong>di</strong> isolante e<strong>di</strong> guaine per l’acqua e l’umi<strong>di</strong>tà.Il tetto dell’ampliamento è in legnocon travi e travetti a vista, finito con uncaldo assito in larice, un deciso toc-Il rifugio Tonolini nel 2000 ( foto R. Cerruti)Il rifugio Tonolini dopo l’ampliamento (foto F. Madeo)Adamello 113 – pag. 27


<strong>Rifugi</strong>co <strong>di</strong> classe da regalare agli ospiti cheguardando potranno viversi appienola montagna. Gli elementi a vista sonostati spazzolati per far risaltare la venadel legno e togliere l’effetto “nuovo”, levernici e gli impregnanti sono completamenteecologici.Mentre venivano eseguiti i montaggidell’ampliamento è stato realizzato unbagno de<strong>di</strong>cato allo staff e al gestore,come prescritto dal Regolamento Regionale,in questo modo si è liberato unservizio igienico per il pubblico, garantendoil numero richiesto per la capacitàdel rifugio.Solo a completamento dell’ampliamentoè stato aperto il varco tra il vecchiorifugio e la sua nuova sala da pranzo,un blitz che ha preoccupato Fabio,il gestore, ma è durato il tempo <strong>di</strong> unapuntura.Poche finiture rimaste in<strong>di</strong>etro e allafine <strong>di</strong> Settembre il rifugio era dotato <strong>di</strong>tutto quanto previsto, giusto in tempoper la stagione 2013.Per la rapi<strong>di</strong>tà e la qualità dei lavorioccorre ringraziare l’organizzazionemessa in campo dalla Legno Camuna edall’ing. Almici, che hanno riservato peril nostro rifugio dei montatori per il legnoparagonabili a falegnami intarsiatori Tarcisioe collaboratori <strong>di</strong> Gianico, e i muratoricusto<strong>di</strong> dell’antica arte <strong>di</strong> tagliarela pietra utilizzando ancora strumenti daartigiano come punte forgiate, cunei emazzette, un’arte che sta scomparendo<strong>di</strong> fronte all’arrembaggio <strong>di</strong> perforatorimeccanici o espansivi chimici ma <strong>di</strong>fesada Battista e Celestino orgogliosi figlidella Valle, Capo <strong>di</strong> Ponte Bienno e<strong>di</strong>ntorni.Dobbiamo ringraziare tutti i collaboratorie artigiani che si sono adattati alavorare a quella quota temprandosi trail caldo dei giorni <strong>di</strong> sole e la neve degliultimi giorni <strong>di</strong> quella corta stagioneche si vive lassù, si proprio lassù, quasieternamente sospesi tra cielo e terra, trasogno e realtà, tra il <strong>di</strong>sincanto della vitavera e quella parte fantasiosa <strong>di</strong> vita immaginariache ognuno custo<strong>di</strong>sce dentroil bambino che continua a vivere in lui.Una fase dei lavori <strong>di</strong> ampliamento (foto G. Fasser)www.cartapiuma.itla mia banca in tascaPREPAGATAacquisto | prelevo | accre<strong>di</strong>to | ricaricobancomat | mastercard | paypass | internetInformazioni pubblicitarie con fi nalità promozionali. Per le con<strong>di</strong>zioni contrattuali si rinvia ai Fogli informativi<strong>di</strong>sponibili presso le nostre <strong>di</strong>pendenze e sul sito internet www.popso.it - Foto Paolo Rossipag. 28 – Adamello 113


Nuove frontiere dell’alpinismoEtica dell’alpinismo<strong>di</strong> Edoardo MartinelliDisegni <strong>di</strong> Sante Cancianda “La montagna presa in giro” <strong>di</strong> Giuseppe Mazzotti (1931)Ormai stanchi <strong>di</strong> ripetere vie giàfatte, stanchi <strong>di</strong> 8000, stanchi <strong>di</strong>imprese su vette impensabili, glialpinisti cercano nuove frontiere, nuovesfide, nuove esperienze.Ecco le caratteristiche imprescin<strong>di</strong>bili<strong>di</strong> queste esperienze:– devono rendere sol<strong>di</strong> in breve tempo;– non devono esserci precedenti nellastoria, bisogna essere i primi e gliunici;– devono promuovere una nuova linea<strong>di</strong> abbigliamento;– devono essere facilmente raggiungibilidai cameramen e dalle troupetelevisive;– devono essere alternative (a checosa non si sa, ma è così: al-ter-nati-ve).Di solito vengono dall’America questinuovi profeti <strong>di</strong> avventura, <strong>di</strong> solito sonobelli, bion<strong>di</strong> e barbuti. Portano bandane,hanno tatuaggi, e con ben evidente inogni dove il marchio dello sponsor. Neiloro filmati c’è musica rock, usano cometesti dei brani <strong>di</strong> “Cuore <strong>di</strong> tenebra”, <strong>di</strong>Conrad, magari letti in spagnolo, perchéfa più macho.Così avremo:– il boilering, <strong>di</strong>sciplina che consistenel salire cime nevose con a spalleun boiler da 120 litri e poi <strong>di</strong>scendernea cavalcioni;– il free car<strong>di</strong>ng, una tecnica <strong>di</strong> scalatasenza usare chio<strong>di</strong> o corde, ma solocarte <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to a massimale illimitato;– la PZCD, Psycho Zen Climb Discipline(le sigle piacciono molto in questoambiente), che consiste nel guardareuna parete per ore e giorni, fino aconvincersi <strong>di</strong> averla salita, al puntoda scrivere un libro su quest’esperienza.Esisterà così un grande alpinista cheavrà scalato M. Rosa, M. Bianco e Cervinoin un pomeriggio, senza uscire <strong>di</strong>casa: il profeta dell’Alpinismo sulla fiducia.Bisogna credergli, non ci sono prove,solo la sua parola. Per fare questotipo <strong>di</strong> alpinismo occorrerà essere moltocarismatici e avere capelli lunghi e barbaincolta, uno sguardo perso nel vuoto epantaloni sponsorizzati a colori pastello.Magliette possibilmente senza manichee mezzo sigaro spento in bocca.Esistono poi i gran<strong>di</strong> cercatori <strong>di</strong>freddo per il letto. Salgono solo le viepiù a nord delle pareti nord, <strong>di</strong> paesinor<strong>di</strong>ci, in inverno, nelle tempeste, il 2<strong>di</strong> novembre, con la nebbia, il ghiaccio,uno specchio rotto e un gatto nero nellozaino. Perché? Non si sa, forse per partecipareal film-festival <strong>di</strong> Trento, sezioneiettatori.Ci sono gli inventori dell’alpinismolow cost che ti fanno scalare un 8000durante i sal<strong>di</strong>, quando lo puoi trovarea 4500 e, se insisti un po’, pure a 3500,ma dai versanti cinesi. Esistono anchegli avventurieri dell’impossibile comequelli che salgono sul Cervino partendoda 200 metri sott’acqua, con pinnee peperoncini nello zaino, oppure quelliche salgono sul Kanchenjunga pur nonsapendo dove stia <strong>di</strong> preciso, né comesi scriva, ma chiedendo informazioni,da casa fino a destinazione, solo a vigiliurbani o tassisti. Ci sono quelli chevogliono salire sull’Everest in bicicletta,<strong>di</strong>scendere in skateboard, risalire inmonopattino e ri<strong>di</strong>scendere dentro unavasca da bagno.E poi gli epigoni della velocità chesalgono e scendono dal Monte Rosa inun’ora e 20’, e la moglie, che pensava<strong>di</strong> esserseli tolti dai pie<strong>di</strong> per un paio <strong>di</strong>giorni, se li ritrova a casa ancora prima<strong>di</strong> pranzo. Oppure quelli che ti rinfaccianoche una traversata, che tu normalmenteti go<strong>di</strong> in due giorni, loro l’hannocompletata in sole 3 ore e 15’.È come se uno potesse passare unaserata con una bella donna, e si vantasse<strong>di</strong> aver chiuso la pratica in 8 minutie 20 secon<strong>di</strong>. Bravo, ti ammiro. Ma nonsai cosa ti sei perso.Adamello 113 – pag. 29


Alpinismo giovanileSETTIMANA ESTIVA 1 - 6 Luglio 20131 LuglioPartenza da <strong>Brescia</strong> ore 7.00. Trasferimento in pullman a Santa Caterina Valfurva.Pranzo al sacco. Pernottamento rif. Branca.2 LuglioEscursioni al passo Zebrù e al ghiacciaio dei Forni (sentiero glaciologico) con istruzione <strong>di</strong> base sul comportamentoin alta montagna e ghiacciaio. Pernottamento rif. Branca.3 LuglioTraversata dal rif. Branca al rif. Berni, passo Gavia. Pernottamento rif. Berni.4 LuglioEscursione al bivacco battaglione Ortles. Visita resti della guerra bianca. Pernottamento rif. Berni.5 LuglioEscursione al ghiacciaio del pizzo Tresero. Pernottamento rif. Berni.6 LuglioSalita monte Gaviola. Traversata della valle delle Messi sino a Santa Apollonia.Rientro a <strong>Brescia</strong> in pullman in serata.GITE ALPINISMO GIOVANILE 2013DATA GITA ACCOMPAGNATORIORARIOE MEZZOLuglioSETTIMANA ESTIVASabato 7 settembre Gita al mare Carolli, Ognibene, Martinazzi, Giacomini 6.00 PullmanDomenica 20 ottobre Madonna del Visello Ognibene, Boninsegna, Apostoli, Carolli 8.00 PullmanDomenica 10 novembre Orientamento, monte Maddalena Lonati, Apostoli, Marcarini, Martinazzi 8.00 mezzi propriDomenica 15 novembre Auguri <strong>di</strong> Natale in Conche Giacomini, Salvadori, Rabaioli, Rinal<strong>di</strong> 8.00 PullmanCarlotta(prima elementare,futura cartoonist?)<strong>di</strong>segna così le montagneamate dal nonno e racconta:“Il nonno cade dalla parete poisi addormenta. Arriva il treno,un’ape sta per pungerlo,ma… scendono dal cielo conil paracadute Carlotta e Mattiaper metterlo in salvo!”pag. 30 – Adamello 113


Apatani e NagaExtraeuropeo<strong>di</strong> Angelo MaggioriHo visto le fotografie delle donne con i piattelli nasalied i tagliatori <strong>di</strong> teste dai corpi interamente tatuati,sfogliando il libro Tribes of In<strong>di</strong>a, ritornando da unviaggio in Orissa. Le immagini s’incasellarono nell’immaginarioavventuroso delle mete <strong>di</strong> viaggio da inseguire. Ottoanni dopo sono andato a cercarli.DoveArunachal Pradesh e Nagaland sono regioni in<strong>di</strong>ane pocofrequentate dal turismo. Ad est del Parco Nazionale <strong>di</strong> Kaziranganell’Assam, regno <strong>di</strong> stupefacenti rinoceronti, non s’incontrapiù un occidentale. A scoraggiare la visita dell’In<strong>di</strong>aposta tra il Bangladesh e la Birmania sono elementi geograficie politici. L’ubicazione delle zone montuose è alquanto remota.La Cina avanza pretese territoriali e una guerra senzatrattato <strong>di</strong> pace è stata fatta negli anni Sessanta. Spinte autonomistichesovente procurano scontri armati con il governo<strong>di</strong> Nuova Delhi. La turbolenza determina notevoli limitazioniall’accesso. Oltre al consueto visto per l’In<strong>di</strong>a, servonopermessi speciali per le Restricted area. Sono territori privi <strong>di</strong>comfort turistici. Per questo, nel bagaglio <strong>di</strong> viaggio, vannoaccuratamente stivati pazienza, spirito d’adattamento e fortimotivazioni.Segni e sogniApatani e Naga hanno e<strong>di</strong>ficato i villaggi su impervi crinali<strong>di</strong> me<strong>di</strong>a montagna. I primi sono allocati tra le boscose pen<strong>di</strong>cihimalayane. I secon<strong>di</strong> vivono tra le intricate valli poste aconfine con il Myanmar. Sono gruppi etnici caratterizzati dalmantenere residuali stigmate <strong>di</strong> antiche tra<strong>di</strong>zioni. Segni esogni d’altri mon<strong>di</strong> e altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere stanno come cartegeografiche stampati sulle facce degli anziani. La progressivascomparsa dei vecchi <strong>di</strong>ssolve l’identità del passato tribale.Fare conoscenza con gli ultimi bagliori <strong>di</strong> queste comunitàmontane, prima che scompaiano, giustifica la singolarità delviaggio.ZiroBase logistica per vistare i villaggi delle tribù Apatani è lacitta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Ziro. Bella la zona, brutte le abitazioni. Qualchemigliaio <strong>di</strong> persone vivono in case fatiscenti, con tetti in lamierae piani superiori mai terminati. I ferri d’armatura infilzanoil cielo con gli acuminati pungiglioni della modernità maiterminata. Forano l’aria come la speranza in un futuro piùconfortevole buca l’attuale depressione. Unici e<strong>di</strong>fici architettonicamenteapprezzabili sono le molteplici chiese <strong>di</strong> ritoCristiano Battista. La sera l’energia elettrica è ballerina. Tuttosommato meglio così. Il buio impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> vedere bruttezzeda paese sottosviluppato e fa inevitabilmente “atmosfera”.Qualcuno, ai bor<strong>di</strong> della strada, accende dei fuochi. Lo fannoper scaldarsi. Siamo a circa 2.000 metri e la temperatura, <strong>di</strong>notte, scende sensibilmente sotto lo zero. Nelle case, anchenella più recente delle guest house, non c’è alcun tipo <strong>di</strong> riscaldamento.Al mattino la brina imbianca le zone in ombracome fosse nevicato. L’arrivo del sole ravviva animi e attività.I villaggiAttorno alla conca <strong>di</strong> Ziro i villaggi Apatani <strong>di</strong>segnanouna corona <strong>di</strong> palafitte. Sono separati gli uni dagli altri darisaie e boschi <strong>di</strong> magnifici bambù. Hanno struttura urbanisticaelementare. Le case sono <strong>di</strong>sposte a schiera ai lati dellestrade sterrate. Attaccate le une alle altre configurano unalong house, ma sono appartamenti totalmente in<strong>di</strong>pendenti.Realizzate con struttura in bambù, le capanne s’impongonovisivamente per il reticolato <strong>di</strong> pali sghembi e per l’aspettoinstabile. I tetti, fortemente spioventi, sono in lamiera arrugginita.L’abitazione è sopraelevata dal suolo <strong>di</strong> oltre un metro.Scale sgangherate, <strong>di</strong> legno nelle più vecchie e in orribilecalcestruzzo per le più recenti, conducono al terrazzino antistantel’ingresso. In questa piccola area le donne eseguonola spulatura del riso, fanno il bucato e tessono. Gli uominiaffilano coltelli sfregandoli su una pietra dura lisciata dall’usoe intagliano bambù. L’interno della casa ha un solo vano,privo <strong>di</strong> finestre. La luce filtra solo dalle porte ed è molto carente.Al centro troneggia il fuoco che funge da cucina. Soffittoe pareti sono neri <strong>di</strong> fuliggine. Sul lato opposto a quellodell’ingresso stanno i giacigli per la notte. I servizi igienici,eufemisticamente definibili molto spartani, stanno sul retro.Alcol e riti sciamaniciTrascinato all’interno della casa da una vecchia senzaetà, rinsecchita, vestita <strong>di</strong> nero come i piattelli in legno delsuo naso e i tatuaggi in linee verticali dalla fronte al mento,sono stato da lei trattenuto fino a quando non ho inteso cosavolesse che le offrissi: liquore alcolico da trangugiare. L’alcolè una piaga che mina la cultura Apatani. Bottiglie vuote <strong>di</strong>rum sono sparse un poco dappertutto. Anche nei luoghi deputatiagli incontri con gli spiriti. L’animismo sciamanico, nonostantela colonizzazione cristiana, è ancora la religione piùpraticata. Manufatti intrecciati con strisce <strong>di</strong> bambù e guscid’uova con fegato <strong>di</strong> pollo sono posti all’esterno delle abitazioniper invocare gli spiriti in aiuto del malato. Il bisogno <strong>di</strong>conforto e <strong>di</strong> dotare <strong>di</strong> senso l'insensato ha forme <strong>di</strong>verse,ma in tutto il mondo ha la medesima origine germinata nellafragilità umana <strong>di</strong> fronte alle inevitabili sofferenze della vita.Non è facile, in poco tempo, farsi un'idea del mondosempre meno a parte degli Apatani. I Mithun (buoi sacrificali)stanno a fianco delle moto Kawasaki. Non ci sono templio luoghi sacri de<strong>di</strong>cati alla <strong>di</strong>vinità. Una piattaforma in cen-Adamello 113 – pag. 31


ExtraeuropeoAlle donne compete raccogliere legna per il fuoco Villaggio Apatani nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> ZiroPannelli scolpiti adornano le capanne NagaNP Kaziranga: regno dei rinoceronti in<strong>di</strong>anitro al villaggio (Lapang) accoglie gli eventipubblici e religiosi finalizzati alla coesionedella comunità o del clan. Vederla vuotaaccresce il senso <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stanza incolmabiletra il turista e la realtà umana che stavisitando. L'esperienza maturata in moltedecine <strong>di</strong> viaggi mi ha insegnato ad accettarecon umiltà che questa <strong>di</strong>stanza nonpossa essere colmata. Ma non solo. Mi hainsegnato che <strong>di</strong>nnanzi, non <strong>di</strong>co alla carenzad'informazione che è cosa ovvia, maalla mancata comprensione della <strong>di</strong>versità,il primo atteggiamento da tenere è l'astenersidal giu<strong>di</strong>care. Principio che vale semprema che nell'incontro con gruppi etniciancorati a mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita totalmente <strong>di</strong>versidal nostro è la pre-con<strong>di</strong>zione anche peressere sempre “osservatori”.NagaQueste genti vivono nelle imperviemontagne tra il fiume Brahmaputra e Chindwinin Birmania. L'isolamento montano e lafama <strong>di</strong> guerrieri tagliatori <strong>di</strong> teste molto bellicosi, attivi ancoracinquant'anni fa, hanno preservato i loro costumi. Complessivamentesono una trentina <strong>di</strong> tribù <strong>di</strong>slocate a cavallodel confine. La nostra visita ha interessato soprattutto l'etniaKonyak <strong>di</strong> Longwa, nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Mon. Un luogo dove visono capanne con la cucina in In<strong>di</strong>a e la sala in Myanmar.Le case sono tutte in bambù con i tetti <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> banano.Molte sono long house. L'aspetto più sorprendente è costituitodalla presenza <strong>di</strong> pannelli <strong>di</strong> legno intagliati con scenepag. 32 – Adamello 113Anziana Apatani<strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> morte, d’animali e <strong>di</strong> buon augurioper la fertilità. L'abilità manuale perl'handcrafts è eccellente. Tra gli uomini anziani,tutti head hunters a riposo, sono i tatuaggia primeggiare per estensione e persingolarità. Solo gli occhi non sono neri. Leorecchie con i lobi deformati da gran<strong>di</strong> foriospitano corna arcuate. Il corpo è campolibero <strong>di</strong> tatuaggi rituali. La collana con i teschiin ottone sostituisce simbolicamente icrani dei nemici uccisi e collezionati. La religionerimane animista nonostante l'invasionedei Cristiani Battisti stia riempiendo<strong>di</strong> chiese i villaggi. L'esposizione dei crani<strong>di</strong> bufalo sacrificati adorna tutte la case.Vedere le tribùPer apprezzare esteticamente la <strong>di</strong>versitàdei costumi sarebbe bene visitare ilNagaland in occasione delle festività vissutecome festival degli antichi costumidalle tribù. In queste occasioni, come nelSing Sing in Papua Nuova Guinea, le popolazionilocali danno massimo sfoggio alla fantasia sugli abbigliamentiancestrali. Costumi e colorazioni sono deputatiad evidenziare la <strong>di</strong>versità ed a marcare l'identità del clan.Viaggiando nel periodo delle ferie natalizie si è quasi semprelimitati a vedere la quoti<strong>di</strong>anità del vivere. Ma è una condanna?Non credo. Penso invece che la vera <strong>di</strong>versità nonstia tanto nel mascheramento, per quanto originale, bensìnella consuetu<strong>di</strong>ne che testimonia il prolungamento materialedell'identità. In sostanza: gli effetti speciali dei festival


Extraeuropeoappagano l'esotismo estetico, cosa più che eccellente, marischiano <strong>di</strong> ridurre la <strong>di</strong>versità a folclore. La <strong>di</strong>fferenza tragruppi etnici si sostanzia <strong>di</strong> atti materiali e visioni cosmologichepermanenti. Struttura dell'agricoltura, regole sociali,tatuaggi, arte scultorea o pittorica, sono alcuni degli elementivisibili in ogni periodo e configurano l'identità <strong>di</strong> una comunità.E sono questi elementi sui quali si può e si devonomisurare le trasformazioni indotte dal vento della modernitàglobalizzante sulle enclave umane nascoste tra le montagne.Tra<strong>di</strong>zioni e traduzioniNon tutte le tra<strong>di</strong>zioni meritano <strong>di</strong> essere preservate. Ipiattelli nasali delle donne Apatani, come l'infibulazione praticatain Africa, non sono pratiche da tramandare. Il governoin<strong>di</strong>ano ha vietato agli Apatani <strong>di</strong> praticare alle giovani ragazzequesta tortura che rende il naso simile a quello dei maiali.Insieme ai piattelli Apatani io penso stiano scomparendoanche i neri tatuaggi integrali dei Naga. Questi segni hannomotivato il viaggio. Tentare <strong>di</strong> catturarli in immagini è unmust per chi ama la fotografia <strong>di</strong> viaggio. Coloro che li portanosulla propria pelle non sono, però, delle bestie in unozoo. Sono persone riservate ostili ad essere bersagliate dagliobiettivi. Fotografarli contro la loro volontà è tentazioneforte, ma assolutamente da evitare. Le ultime faville <strong>di</strong> unmondo consumato dal fuoco della modernità si possono edevono tradurre in pixel senza mancare <strong>di</strong> rispetto. Occorresensibilità per cogliere l'attimo e capire dove e quando èpossibile scattare immagini <strong>di</strong> visi e rituali. In viaggio siamoturisti e non etnologi. Siamo attratti dagli evanescenti rimasugli<strong>di</strong> simboli a suo tempo nati ed esposti con il vigore propriodella riven<strong>di</strong>cazione dell'alterità quale fonte d’identità.Nell'Africa sub sahariana vige il detto che quando muore unanziano è come se bruciasse una biblioteca. Riguardo alleconoscenze trasmesse oralmente <strong>di</strong> generazione in generazione,ciò è verissimo.Questo, tra i Naga e gli Apatani, sta avvenendo per ilcomplesso simbolismo della loro cultura. Vedere i giovanissimiuscire dalle capanne <strong>di</strong> paglia con il cellulare appoggiatoall'orecchio è fatto <strong>di</strong>ssonante che sconcerta. Verrebbeda volgere il capo in un’altra <strong>di</strong>rezione. Non è gradevoleprendere atto che anche la realtà del mondo tribale montanoè pienamente in evoluzione e posta sui binari destinati all’omologazione.La delusione <strong>di</strong> aspettative troppo a lungo coltivate puòvelare la visione <strong>di</strong> realtà extra or<strong>di</strong>narie impedendo <strong>di</strong> apprezzarelo straor<strong>di</strong>nario che si propone con la semplicità <strong>di</strong>un vissuto <strong>di</strong> questo tempo e non <strong>di</strong> un’ipotetica età incontaminata.Nostro compito <strong>di</strong> fortunati viaggiatori è tradurrein consapevolezza ragionata, orientata al futuro, le antichetra<strong>di</strong>zioni che hanno dato forma al mondo.Monti Naga tecnica del brucia e tagliaAdamello 113 – pag. 33


ExtraeuropeoPancharmo e Mera PeakDue trekking in Nepal<strong>di</strong> Marco VastaIl primo incontro è stato trent’anni fa con la valle deglisherpa, il popolo dell’est, arrivato quaggiù (o quassù, tuttoè relativo: c’è un alto e un basso su una sfera?) alcunisecoli fa. Non sono tornato più nel Khumbu, poi nel giro <strong>di</strong>pochi mesi eccomi <strong>di</strong> nuovo. Perché a trent’anni con più forzee meno acciacchi e menomazioni non osavo spingermiin alto ed ora eccomi qui nella valle del Rolwaling, una dellemeno frequentate, la via seguita da Shipton nei suoi percorsiesplorativi. Affacciandosi dal Tibet aveva ipotizzato che vifosse un’altra via verso l’Everest attraverso il colle sud. Cosìla sua missione esplorativa del ’52 era passata anche da qui,sotto il Pancharmo, attraverso il colle omonimo. Il Rolwalingè una valle solitaria, ricca <strong>di</strong> boschi e cascate. Vallettelaterali strette e solcate da torrenti scendono verso il solcovallivo principale e <strong>di</strong> tanto in tanto alla loro testata scorgiamosolenni 7000. Pochi sono i villaggi e scarsi i punti <strong>di</strong>appoggio, un turismo <strong>di</strong>verso dall’affollata Namche. Franco,una guida, quattro portatori, un piccolo staff <strong>di</strong> cucina. Unaminispe<strong>di</strong>zione a fine primavera alla scoperta <strong>di</strong> foreste <strong>di</strong>rododendri. Di notte la luna piena illumina pen<strong>di</strong>i argentati.Migliaia <strong>di</strong> rododendri bianchi e rosa imbiancano i pen<strong>di</strong>i chesembrano salire al cielo. Fra le nuvole premonsoniche la lunacala fili luminosi che si rifrangono sui fiori. La popolazione <strong>di</strong>rododendri himalayani è alta anche una decina <strong>di</strong> metri. Soloquesto vale il viaggio.Il Rolwaling Himal è la catena <strong>di</strong> montagne racchiusa trail Dudh Kosi (il fiume del Khumbu) a est e il Bhote Kosi chescende dal Tibet a ovest. Pur non essendoci 8000 la regionecomprende il Menlungtse (7181 m) e il Gauri Shankar (7134m) più una vasta scelta <strong>di</strong> belle cime <strong>di</strong> 6000 m.Spigolo sud-ovest Mera Peak,© Paolo Franzoni <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>pag. 34 – Adamello 113


ExtraeuropeoLa valle, affluente del Bhote Kosi, ha uno sviluppo estovest,a Nord confina con il Tibet ed è dominata dalla moledel Gauri Shankar mentre il Menlungtse è un po’ più arretratoe per vederlo bisogna salire fino al Menlung La (5510 m)sopra a Be<strong>di</strong>ng. Ad est è chiusa dalla massa del BigpheraGo (6700 m) e del Tengi Ragi Tau (6900 m) ai pie<strong>di</strong> dei qualisi sviluppa il ghiacciaio Drolam Bau. Caratteristico dellaalta valle è lo Tsho Rolpa, lago a 4500 m le cui acque sonotrattenute da un’esile <strong>di</strong>ga naturale <strong>di</strong> origine morenica. Inquesta zona confluiscono il vallone che da sud scende dalloYalung La (5300 m) e che dà accesso al Ramdung e da nor<strong>di</strong>l ghiacciaio Ripimo dominato dalle belle linee del Chobutse(6690 m). Entrambe forniscono spunti per interessanti deviazionidal percorso <strong>di</strong> fondo valle, belle per i panorami cheoffrono e utili per l’acclimatazione. Oltre lo Tsho Rolpa, dopoun giorno fra inghiottitoi immensi e seracchi coperti <strong>di</strong> pietrame,una corda fissa permette <strong>di</strong> superare un salto rocciosoe dopo un centinaio <strong>di</strong> metri eccoci nel deserto bianco deighiacciai superiori dove, tra il Tengi Ragi Tau ed il Pancharmosi apre, sul lato orientale del Drolam Bau, il Tesi Lapcha(5700 m), passo che mette in comunicazione con Thame ele valli del Khumbu. Passo tenuto in rispettosa considerazioneda tutti i trekker ma che i locali attraversano abitualmentein scarpe da ginnastica. Il Pancharmo (6270 m), a suddel valico, è sopra <strong>di</strong> noi, alto, immacolato dopo la nevicatanotturna. Lentamente ed eterno ultimo metto piede sul TesiLapcha mentre scoppia una tormenta. Dal colle, attraversoun canale, scen<strong>di</strong>amo velocemente il più in basso possibilema lo spettacolo continua. Montagne immense ed affascinantinomi e <strong>di</strong> nuovo rododendri, scen<strong>di</strong>amo verso Thame eNamche fra l’eco delle valanghe che scendono dal KongdeRi un seimila che incombe su <strong>di</strong> noi.Inizia l’estate, cambia il campo <strong>di</strong> gioco, il Ladakh coni suoi facili 6000 è una alternativa al Nepal monsonico e loStok Kangri è la méta dopo un lungo trekking, ma eccomi<strong>di</strong> nuovo in Nepal: destinazione Mera Peak. In tasca un altropermesso <strong>di</strong> vetta, e sei compagni che hanno solo duesettimane <strong>di</strong> ferie. Anche qui camminiamo in una valle poconota e quasi priva <strong>di</strong> abitanti, solo due villaggi dopo averlasciato Lukla, aeroporto dell’Everest. La ressa <strong>di</strong> alpinisti, alcontrario del Rolwaling, è notevole, sembra che i pensionati<strong>di</strong> mezza Europa siano venuti anch’essi a tentare la sorte.Ci sono giorni in cui gli elicotteri volteggiano sopra <strong>di</strong> noiper recuperare gambe rotte o polmoni occlusi dall’edema.Visto dalla valle che percorriamo nell’avvicinamento, il Mera(6476 m) è una piramide severa, con lo spigolo sud-ovestche scende dritto verso <strong>di</strong> noi. La “normale” si snoda invecesul nevaio settentrionale percorribile anche senza ramponi incon<strong>di</strong>zioni ottimali.Per completare l’acclimatazione ho programmato unaprima salita fino al primo campo al colle omonimo per rientrareal rifugio ed è poi con slancio che il giorno dopo arriviamoal campo avanzato a quasi 6000 metri. I più velocifarebbero in tempo a salire in vetta nel pomeriggio e scenderea pernottare al campo avanzato. Ma la storia termina inmodo <strong>di</strong>verso: nel pomeriggio arriva una tempesta, con nevee raffiche fortissime.La coda della perturbazione giunge con tale forza da <strong>di</strong>struggereil campo: una tenda inizia a far vela e non c’è verso<strong>di</strong> fermarla. Se ne vola via appena riusciamo ad estrarre i dueoccupanti. Veleggia alta sopra il campo per sparire in bassonelle nuvole sotto <strong>di</strong> noi verso l’Amphu Labcha.L’or<strong>di</strong>ne delle guide nostre e delle altre due spe<strong>di</strong>zioniche hanno pernottato vicino a noi è esplicito: calzare i ramponi,legarsi e tutti verso il basso seguendo la traccia dell’apripistache avanza sondando la neve.Lo spettacolo che si apre allo sparire delle nubi è impagabile.L’occhio spazia dall’Ama Dablam al Cho-Oyu, dall’Everestcon Lotse-Nuptse fino al Makalu. Uno spettacolo chevale tutto il viaggio così come lo sono state le piante <strong>di</strong> rododendroammirate in primavera.Veloce la <strong>di</strong>scesa e il ritorno, con una domanda che mifrulla: “Ma dovevi aspettare i sessant’anni per trovare la vogliae il coraggio <strong>di</strong> salire così in alto e scoprire che ti piace?”.Adamello 113 – pag. 35


ExtraeuropeoTrekking in Marocco<strong>di</strong> Teresita GilianiAccompagnatore: Oscar RossiniPartecipanti: Bianca, Delfina, Emilia, Giulia, Giuliano, Mauro,Michelina, Olena, Paola, Riccardo, Silvia, Teresita, Tommaso.Maria avrebbe dovuto essere con noi, ma purtroppo un piccoloinfortunio le ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> essere presente.Non è semplice racchiudere in poche parole la gammaestesa delle sensazioni provate dai partecipanti a questotrekking nel deserto. Nelle lunghe camminate quoti<strong>di</strong>ane,attraversando deserti pietrosi e dune ondulate, oppure nelleore serali, sono emerse soltanto alcune delle emozioni provateda ciascuno <strong>di</strong> noi. Molte resteranno nascoste nel profondoed emergeranno col tempo, poco a poco.Arriviamo a Fez in serata, dopo aver sventato fortunatamenteun altro tentativo <strong>di</strong> bloccare in frontiera Olena,negandole ancora una volta la possibilità <strong>di</strong> partecipare altrekking.Raggiungiamo la città vecchia dove alloggiamo in un tipicoriad, nella me<strong>di</strong>na. Le piastrelle colorate, i tappeti e i ricchielementi strutturali rendono questa antica abitazione, oraun albergo, un luogo affascinante e caratteristico. La partecentrale, un cave<strong>di</strong>o su cui si affacciano le stanze dei pianisuperiori, è un salotto in cui ci viene servito il the <strong>di</strong> benvenuto.Dalla terrazza all’ultimo piano, dove ceniamo nonostanteil clima non sia particolarmente tiepido, si vede la partedell’antica me<strong>di</strong>na, attraversata da stretti vicoli. Dobbiamoaccontentarci <strong>di</strong> questo sguardo alla città dall’alto perché ètroppo tar<strong>di</strong> per uscire.Partiamo per MerzougaÈ mattina e arrivano le tre vetture con cui percorreremo i430 km che ci separano dal villaggio <strong>di</strong> Merzouga, verso cuisiamo <strong>di</strong>retti, attraversando la regione del Meknes-Tafilalet.Il panorama durante il viaggio è estremamente vario. Abbandoniamogradatamente il caos della città e facciamo unaprima sosta a Ifrane, soprannominata “la piccola Svizzera”,per le sue abitazioni in stile alpino e sede <strong>di</strong> un’importanteUniversità. Più della citta<strong>di</strong>na in sé, l’interesse <strong>di</strong> molti <strong>di</strong> noiviene catturato dalla presenza <strong>di</strong> alcune cicogne che ni<strong>di</strong>ficanosui comignoli delle case. Le guar<strong>di</strong>amo con curiositàperché in Italia è <strong>di</strong>ventato davvero <strong>di</strong>fficile vederne. Nellapiazza principale si trova il leone che fu scolpito nella rocciada un soldato tedesco, durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,a ricordo dell’ultimo leone dell’Atlante, ucciso negli anni ’20nei pressi della città.Altra sosta ad Arzou, dove un vasto bosco <strong>di</strong> cedri è popolatodalle bertucce, forte attrazione per i turisti. Nel piazzaleantistante abbiamo modo <strong>di</strong> vedere alcuni degli splen<strong>di</strong><strong>di</strong>fossili ritrovati nella regione. Sui banchetti e nei piccolinegozi che circondano la piazza sono in mostra, fra gli altri,splen<strong>di</strong>de ammoniti, <strong>di</strong> misure incre<strong>di</strong>bili.Una breve sosta per il pranzo ci consente <strong>di</strong> vivere perqualche minuto la vita <strong>di</strong> un piccolo souq dove possiamoacquistare pane e frutta e osservare la varietà delle merciesposte: dagli alimentari, alle suppellettili, ai bellissimi tappeticolorati. I ven<strong>di</strong>tori cercano <strong>di</strong> attirare la nostra attenzioneesibendo le merci ed elogiandone la qualità. Gruppi<strong>di</strong> uomini seduti ai tavolini bevono il the osservando il movimentodei passanti.Proseguendo, attraversiamo la splen<strong>di</strong>da valle dello Ziz,che ci consente <strong>di</strong> osservare le stratificazioni del terreno chesi sono succedute nel corso <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> anni.Si notano <strong>di</strong>stintamente le “pieghe” che le rocce se<strong>di</strong>mentariehanno formato come conseguenza del movimento dellacrosta terrestre. A tutto questo va aggiunta la forte azioneerosiva degli agenti atmosferici: debole quella della pioggia,ma molto forte quella del vento che modella e plasma incontinuazione le pareti <strong>di</strong> questa valle. I <strong>di</strong>fferenti colori deglistrati rendono più leggibile l’avvicendarsi delle ere geologicheche si sono succedute nel tempo e ne hanno compostola stratigrafia come una torta millefoglie.In serata arriviamo a Merzouga, all’hotel Chevalier Solitaire,vera e propria roccaforte nel deserto. L’e<strong>di</strong>ficio è moltoaccurato sia all’esterno, con una bella decorazione sulla facciata,sia all’interno dove colpiscono i marmi dell’ingresso,sulla scala, nelle camere, costellati <strong>di</strong> fossili <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensionie forme <strong>di</strong>fferenti.Giacomo Ferri ci accoglie calorosamente e la sua <strong>di</strong>sponibilitàci fa sentire subito a nostro agio. Data la sua esperienza<strong>di</strong> vita in Marocco, ci racconta alcuni interessantiaspetti della vita locale e ci illustra brevemente il percorsoche faremo nei prossimi giorni. La cucina <strong>di</strong> Latifa, moglie <strong>di</strong>Giacomo, coniuga in modo ottimale i sapori locali con gustia noi familiari. L’allegria della buona tavola e il piacere dellabuona compagnia ci fanno concludere piacevolmente la nostraprima giornata in Marocco.Inizio del trekkingÈ mattina e incontriamo le due guide berbere, Youssefe Hassan, con 4 dromedari, che ci accompagneranno neiprossimi giorni. Il nostro trekking si sviluppa lungo un anello<strong>di</strong> circa 80 km che ci riporterà, in cinque giorni, al punto <strong>di</strong>partenza, l’Hotel Chevalier Solitaire.Da questo momento, e per qualche giorno, i riferimentitemporali e geografici a cui siamo solitamente abituati perdono<strong>di</strong> significato. Ci si alza all’alba per vedere il meravigliosospettacolo delle dune che passano dai colori notturni aquelli della piena luce del sole e si cammina seguendo le nostreguide. Non ci sono segnali stradali, né cartine, né GPSche ci possano in<strong>di</strong>care il percorso. I luoghi spesso non han-pag. 36 – Adamello 113


Extraeuropeono un nome preciso e sono spesso legati soltanto al ricordodel momento in cui sono stati vissuti, da ciascuno <strong>di</strong> noi, neivari momenti del trekking.I paesaggi si susseguono trasformandosi continuamenteai nostri occhi, <strong>di</strong> mano in mano che si avanza. Il deserto <strong>di</strong>pietre scure (reg) si trasforma lentamente in una <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong>sabbia dorata che, dapprima quasi pianeggiante, si alza poigradatamente formando dune arrotondate. Attraversiamocosì le nostre prime dune dell’Erg <strong>di</strong> Merzouga.Sostare sulla sommità <strong>di</strong> una duna e lasciare che losguardo vaghi intorno dà la netta sensazione <strong>di</strong> come siasbagliato pensare al deserto come ad una <strong>di</strong>stesa piatta estatica. Le dune sono spesso lambite dal vento che ne accentuail profilo con una linea precisa e che le trasforma incontinuazione. Le nostre stesse orme scompaiono rapidamente.Durante il nostro percorso attraversiamo una vasta <strong>di</strong>stesa<strong>di</strong> sabbia, sassi e ra<strong>di</strong> cespugli dove proviamo la sensazione<strong>di</strong> essere avvolti da una tempesta <strong>di</strong> vento e sabbia.Pare che il paesaggio venga offuscato dalla nebbia, mentresi tratta della polvere che si alza dal terreno. Poi, quasi all’improvviso,il cielo si rasserena e il vento cala. I colori cal<strong>di</strong>della sabbia, illuminati dal sole, prendono il sopravvento.Raggiungiamo un’oasi ricca d’acqua e ver<strong>di</strong>ssima conaccanto il piccolo villaggio <strong>di</strong> Begaa. Questo piccolo agglomerato<strong>di</strong> case, in cui solo recentemente è stata portata lacorrente elettrica, merita l’attenzione del governo del Maroccoperché è l’ultimo paese prima del confine con l’Algeria.È importante che il paese rimanga vitale, come presenza inuna terra <strong>di</strong> confine e a questo scopo varie organizzazioni,con cui da anni collabora anche Giacomo Ferri, si interessanoper un costante miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni degliabitanti.In molti punti del nostro percorso il terreno è <strong>di</strong>sseminato<strong>di</strong> una miriade <strong>di</strong> fossili, alcuni molto evidenti, altri racchiusinella pietra che li ha custo<strong>di</strong>ti per milioni <strong>di</strong> anni. Alcuni <strong>di</strong> noisono più fortunati e ne trovano <strong>di</strong> bellissimi, altri continuanoa perlustrare e frugare il terreno con gli occhi, con scarsi risultati.Il nostro cammino ci porta sulla cima del monte Isk, un’anticabarriera corallina emersa in epoche lontane. Dall’alto sidomina la zona circostante e lo sguardo si perde verso unorizzonte lontanissimo e privo <strong>di</strong> barriere che lo ostacolano.Proseguendo il nostro percorso, incontriamo una zona minerariadove i pochi minatori rimasti si calano in pozzi moltoprofon<strong>di</strong>, senza alcuna protezione. Accanto possiamo visitarei resti <strong>di</strong> un villaggio ora <strong>di</strong>sabitato, abbandonato dai minatori.In una piazzetta si affaccia la piccola moschea ancoracurata e <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> bianco, mentre le case circostanti sonoormai fatiscenti. I muri delle abitazioni, costruiti con terra impastatacon la paglia, si sgretolano rapidamente o ad<strong>di</strong>ritturasi sciolgono in occasione delle spora<strong>di</strong>che piogge.L’ultima parte del nostro trekking ci porta ad attraversarele splen<strong>di</strong>de dune dell’Erg Chebbi. La salita alla duna più altarichiede un certo sforzo, ampiamente ripagato dalla bellissimasensazione <strong>di</strong> scendere poi <strong>di</strong> volata dall’altra parte.Siamo ormai alle porte del villaggio <strong>di</strong> Merzouga.Le nottiQuando si raggiunge il luogo designato per il bivacconotturno, per una mezz’ora circa ferve l’attività per montarele tende. Nelle prime due notti il vento ci dà qualche fasti<strong>di</strong>o.Adamello 113 – pag. 37


ExtraeuropeoStendere e fissare i teli delle tende che svolazzano <strong>di</strong> continuo non è semplicissimo. Ma il clima positivo che si è instaurato, findall’inizio, nel nostro gruppo ha fatto sì che nessuno rimanga solo a far da vela con la sua tenda. I più rapi<strong>di</strong> aiutano semprequelli con maggiore <strong>di</strong>fficoltà e anche le nostre guide ci danno spesso buoni consigli sull’ubicazione della tenda. Una nuovaformula <strong>di</strong> catering nel deserto fa sì che il cibo, preparato e curato meticolosamente da Latifa, ci raggiunga per la sosta pranzoe nei vari bivacchi serali, trasportato <strong>di</strong> volta in volta da Giacomo che non teme <strong>di</strong> dover attraversare lunghi tratti fra le dune perraggiungere il gruppo.Le nostre serate si concludono in allegria, con la musica dei bonghi suonati da Youssef e Hassan che ne sanno trarre ritmisuggestivi. Durante le due prime notti il cielo è coperto; la seconda sera ad<strong>di</strong>rittura scendono poche gocce <strong>di</strong> pioggia. Le nottisuccessive ci regalano un cielo limpi<strong>di</strong>ssimo con una quantità incre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> stelle. La presenza della luna crescente, anche seforse oscura parte delle stelle, ci regala però una visione incantevole delle dune al chiaro <strong>di</strong> luna. Concluso il nostro percorsotorniamo allo Chevalier Solitaire, dove trascorriamo l’ultima sera del nostro viaggio piacevolmente, in compagnia <strong>di</strong> Giacomo,intrattenuti oltre che dalla buona cucina, anche da un’esibizione <strong>di</strong> danza del ventre, sulle note <strong>di</strong> musiche arabe.Ormai non resta che il viaggio <strong>di</strong> ritorno verso Fez e il volo che ci riporterà a casa.… ad Oscar per averci proposto e accompagnato in questo bellissimo trekking,… a Giacomo per averlo realizzato e curato nei dettagli,… a Latifa per l’ottima cucina… a tutti i collaboratori per la cortesia mostrata in ogni circostanza.pag. 38 – Adamello 113


EscursionismoDoverosaprecisazione<strong>di</strong> Aldo GiacominiGià altre volte ho segnalato sulla stampa alcune inesattezze<strong>di</strong> segnaletica nell’ambito stradale-sentieristicoalpino le quali, finché qualcuno non si premura<strong>di</strong> farle correggere, finiscono per essere ritenute veritiere etramandate a chi non è stato ancora beffato, costringendolopurtroppo a qualche <strong>di</strong>sagio per rime<strong>di</strong>are. Questa volta mi èd’obbligo intervenire <strong>di</strong>rettamente sulla rivista Adamello dellanostra <strong>Sezione</strong> non solo perché lo ritengo il mezzo <strong>di</strong> informazionepiù idoneo per chi va per monti ma anche perché ilmotivo è dato proprio da un gruppo <strong>di</strong> suoi Soci che, a pag.35 del numero 112 della rivista, con l’articolo dal titolo “Sullaneve al Mortirolo”, mi ha costretto ad intervenire. L’allegra comitiva<strong>di</strong> nove soci (“Raminghi” per loro definizione) trascorreuna giornata del febbraio 2012 sul Mortirolo descrivendo alcuniparticolari topografici dei luoghi: nel pianeggiante spiazzo<strong>di</strong> un trivio stradale si ritennero certi <strong>di</strong> trovarsi al Passodel Mortirolo che invece non era. Questo è semplicementel’incrocio <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>rezioni stradali rispettivamente per Trivigno-Aprica, per Mazzo <strong>di</strong> Valtellina e per Monno <strong>di</strong> Valcamonica.È proprio da questa ultima <strong>di</strong>rezione che, dopo la deviazionea sinistra per la Val Varadega ed il Pianaccio, all’altezza deitetti dell’albergo Passerino, si <strong>di</strong>parte una ripida valletta cheè la prosecuzione naturale della Valle Mortirolo provenienteda Monno la cui vecchia mulattiera raggiunge e oltrepassail vero Passo Mortirolo per scendere poi a Mazzo attraversola Valle <strong>di</strong> Buglio. Poco prima del culmine del Passo vi sonoi ruderi abitabili, con stalla e casera per malgari, <strong>di</strong> una vecchiacostruzione con devoto altarino, a<strong>di</strong>bita anche al serviziodell’ormai <strong>di</strong>smesso elettrodotto che passava sopra. Talecostruzione era denominata appositamente “la cabina” perla sua specifica funzione alla linea elettrica A.T.M.Pur non pregiu<strong>di</strong>cando la sicurezza dell’andar per monti,data la facile <strong>di</strong>slocazione, è bene comunque sapere cheanche un banale <strong>di</strong>sorientamento in caso <strong>di</strong> fitta nebbia puòrecare spiacevoli inconvenienti. Sono pure ingannevoli i duevistosi pannelli in<strong>di</strong>canti “Passo del Mortirolo” posti sui dueversanti stradali prima del culmine del Passo Foppa che èl’elevazione massima dell’importante strada e quin<strong>di</strong> anchedella tappa del Giro ciclistico d’Italia. Certamente per i patitidel Giro il nome <strong>di</strong> Passo Foppa non era sufficientemente <strong>di</strong>richiamo, perciò lo sostituirono con il più altisonante Passodel Mortirolo, installandovi i succitati abusivi pannelli con lafalsa in<strong>di</strong>cazione: sarà bene farli togliere. Perciò lascio all’autorevolezzadel <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> invitare i comuni interessati <strong>di</strong> Monno<strong>di</strong> Valcamonica e <strong>di</strong> Mazzo <strong>di</strong> Valtellina a provvedere in merito.Per quanto riguarda il gruppo dei “Raminghi” mi compiacciocon loro per il ricordo e la riflessione sulle battagliedel Mortirolo. Anche lassù sono germogliate le ra<strong>di</strong>ci del nostropresente. Grazie!La <strong>Sezione</strong> è lieta <strong>di</strong> comunicare ai propri Soci che IVAN RIGOSAha conseguito il titolo <strong>di</strong> Istruttore <strong>di</strong> Sci Alpinismo ISAe che PIERO BORZI ha conseguito il titolo <strong>di</strong> Operatore Naturalisticoe Culturale Nazionale.Cogliamo l’occasione per esprimere a entrambi i nostripiù vivi complimenti per il traguardo raggiunto!!!Adamello 113 – pag. 39


Vita Escursionismo associativaMonte Pizzocolo,un panorama infinito<strong>di</strong> Giorgio “Ramingotto” Pran<strong>di</strong>, Lorenzo “Ramingazzo” Rota, Davide “Ramingone” Dall’Angelowww.raminghidelleterrealte.itDati escursioneGiro ad anello: SìDifferenza altimetrica: 821m (da 735m a 1556m dati GPS)Ascesa totale: 824m (saliscen<strong>di</strong> compresi)Discesa totale: 854m (saliscen<strong>di</strong> compresi)Lunghezza totale: 13,5 kmTempo percorrenza: 5h 30’ giro completoDifficoltà: ESe volete un'escursione non troppo fuori mano, che viappaghi paesaggisticamente, ma che non vi facciasudare sette camicie (si fa per <strong>di</strong>re...), raggiungerel'aerea vetta del Monte Pizzocolo è la meta che fa per voi.Ed è proprio con questi presupposti che noi Raminghi abbiamodeciso <strong>di</strong> andarci. Il ritrovo è fissato alle ore 6 a casadel Ramingone. Oltre ai soliti Ramingazzo, Ramingorino eRamingone, oggi del gioioso gruppo fanno parte anche Ramingotto,il neo ramingo Maurizio ed il simpatizzante Luca.Raggiunta Toscolano Maderno, località turistica sul Lago<strong>di</strong> Garda, ci <strong>di</strong>rigiamo verso la frazione <strong>di</strong> Sancino e da quirisaliamo la via S. Urbano fino a parcheggiare lungo la stradain prossimità delle in<strong>di</strong>cazioni col sentiero n. 27 verso lacima del Pizzocolo. Calzati gli scarponi e approntati gli zaini,ci incamminiamo lungo la stra<strong>di</strong>na sterrata in <strong>di</strong>rezione dellachiesetta <strong>di</strong> S. Urbano. La mattina è limpida e l'aria frizzante.Sarà una giornata da ricordare perché proprio oggi Maurizioentrerà a far parte ufficialmente dei Raminghi. Dopo pochecentinaia <strong>di</strong> metri, giunti ad un bivio, pren<strong>di</strong>amo a destra lasterrata che sale verso Malga Valle seguendo il segnavia n.11. La salita, sebbene sia percorribile con un buon fuoristrada,è abbastanza faticosa tanto che il Ramingotto, e stavoltapure Ramingazzo, ne risentiranno nel tratto iniziale. Saliamonel fitto bosco, tra rocce ricoperte <strong>di</strong> muschio ed alcune radurecon piccole pozze d’acqua. Passiamo il cartello <strong>CAI</strong>che segnala la via attrezzata (n. 27a) sulla cresta meri<strong>di</strong>onaledel Pizzocolo, ignorato il quale, proseguiamo raggiungendoin pochi minuti la Malga Valle, un bell'esempio <strong>di</strong> antica e<strong>di</strong>liziarupestre. Risaliamo l'erto pen<strong>di</strong>o prativo sul retro dellabaita, che in breve ci fa guadagnare quota e, superata un'ultimagrande radura, proseguiamo su sentiero, un ultimo trattoancora abbastanza faticoso fino a raggiungere una sella acirca 1500 m (Sguass de le Pile) tra il Dosso delle Prade ed ilPizzocolo. Da qui la segnaletica ci in<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> proseguire versodestra sul bel sentiero n. 5, ora meno impegnativo e semprepiù panoramico. Delle ampie vedute si aprono sul Lago <strong>di</strong>Garda meri<strong>di</strong>onale, con la penisola <strong>di</strong> Sirmione in bella evidenza.Siamo in vista del piccolo ma suggestivo Bivacco deiDue Aceri, che raggiungiamo in una manciata <strong>di</strong> minuti. Aivicini tavoli, sostiamo per rimirare il panorama che ora è veramentestupendo. Ma dobbiamo ancora raggiungere la vettadel Pizzocolo che si trova a qualche decina <strong>di</strong> metri sopra<strong>di</strong> noi, nelle vicinanze della chiesetta degli alpini, e<strong>di</strong>ficatain memoria dei caduti in guerra e sulla montagna. Arrivati incima un brivido <strong>di</strong> gioia mista a sod<strong>di</strong>sfazione ci sale lungola schiena e, senza proferir parola, rimaniamo sopraffattidall'immenso e meraviglioso paesaggio, nonché dall’espostae vertiginosa vetta. Il panorama è così vasto che risultaquasi impossibile citare tutte le montagne che appaiono ainostri occhi. Caparbiamente tentiamo l’impresa: da Ovest lavista corre dal Bronzone al Guglielmo, le Orobie ancora innevate,le montagne del Maniva coi radar caratteristici, il neroCornone <strong>di</strong> Blumone, l'Adamello, la selvaggia Valvestino davantia noi, coi Piani <strong>di</strong> Rest sovrastati dal Monte Tombea,in lontananza le Cime delle Dolomiti <strong>di</strong> Brenta, mentre, sullasponda veronese del lago, si innalzano maestose le gobbedel Monte Baldo. Un panorama così ci lascia veramente sen-Il Lago <strong>di</strong> Garda e scorci <strong>di</strong> pianuraSiesta panoramicapag. 40 – Adamello 113


EscursionismoNella chiesetta degli alpiniza fiato, costringendoci a scattare decine <strong>di</strong> foto ma facendoun poco <strong>di</strong> attenzione a non sporgerci troppo. Il versanteNord della montagna, infatti, strapiomba con un salto <strong>di</strong> centinaia<strong>di</strong> metri nella sottostante e selvaggia Valle <strong>di</strong> Campiglio.Ramingazzo e Ramingone, notoriamente sofferenti <strong>di</strong>vertigini, mostrano un certo fasti<strong>di</strong>o ad avvicinarsi al cigliodel burrone, mentre il giovine ed incosciente Luca, soffermandosiin prossimità del <strong>di</strong>rupo, ci farà trasalire numerosevolte, beccandosi valanghe <strong>di</strong> improperi. Intanto Maurizio,che da oggi è un ramingo ufficiale, approfitta dell'occasioneper farsi scattare la foto da mettere sul nostro sito. MentreRamingorino sembra incantato dal panorama, Ramingazzosfodera il baghèt e ci regala alcuni brani. Amazing Grace,suonato nella chiesetta alpina, risulta <strong>di</strong> particolare suggestione.Ci raccogliamo per qualche minuto attorno al piccoloaltare, coronato da semplici quanto significativi reperti bellici.La cima del monte infatti, pur non conoscendo episo<strong>di</strong><strong>di</strong>retti <strong>di</strong> battaglie, venne fortificata durante la Grande Guerraa guar<strong>di</strong>a della possibile invasione austriaca proveniente dallaValvestino. Come sempre verso quest’ora, i nostri pancinivuoti reclamano attenzione e quin<strong>di</strong> prontamente ritroviamo itavoli vicino al bivacco e consumiamo il pranzo che ci siamoportati. Luca offre dell'ottimo salame fatto insieme al papàRenato: verrà molto apprezzato da tutti i commensali. Unbreve riposo post pranzo quieta membra e pensieri. Visitiamolo spartano Bivacco dei Due Aceri che sembra incassatonella montagna stessa. Ramingazzo lascia sul quaderno laIn Cima al Pizzocolonota che trovate a fondo articolo e tutti insieme ci apprestiamoa scendere. Allo Sguass de le Pile, cartina alla mano, deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> proseguire sul sentiero n. 5, invece che riprendereil n. 11 percorso all’andata.Raggiungiamo ed oltrepassiamo una casamatta ristrutturatadella Grande Guerra, continuando la <strong>di</strong>scesa sul lungotraverso panoramico. Arrivati al bivio col sentiero n. 23 chescende alla Cà da Prada, deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> proseguire lungo iln.5 raggiungendo il Passo Spino. Entriamo così nuovamentenel bosco e con alcuni tornanti raggiungiamo il passo dovesorge un centro <strong>di</strong> osservazione ornitologico. Da qui teniamola sinistra sul sentiero n. 8 verso le località Pirello e S. Urbano.La <strong>di</strong>scesa nel bosco è molto tranquilla e rilassante. Trachiacchierate e soste fotografiche, si formano i soliti gruppetti:i velocisti Ramingorino e Maurizio a cui si aggiungeLuca, e i tiratar<strong>di</strong> Ramingone e Ramingotto ai quali, in viaeccezionale, si aggrega Ramingazzo. Raggiunto il Pirello,che si rivela essere solo un largo spiazzo cui convergononumerose stra<strong>di</strong>ne, proseguiamo fiduciosi verso la Cappella<strong>di</strong> S. Urbano. Troviamo la chiesetta in un punto a nostroavviso poco felice in quanto è ombroso e umido, quin<strong>di</strong> deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> non soffermarci a lungo e <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>scendere verso leauto che raggiungiamo in una manciata <strong>di</strong> minuti. La salita alPizzocolo è una camminata molto piacevole ed appagante,che permette <strong>di</strong> capire e meglio apprezzare la natura ad unpasso da casa, immersi in uno dei più bei panorami che lenostre montagne ci possono offrire.-Adamello 113 – pag. 41


Scialpinismo in Transilvania<strong>di</strong> Ilenia Testa, con Pablo Ayala e Nicola del BonoDestinazione Romania, catena montuosa dei CarpaziMeri<strong>di</strong>onali, conosciuti anche come Alpi Transilvaniche.Gruppi montuosi e Bucegi.Ecco dove ci ha portato quest’anno la voglia <strong>di</strong> fare unavacanza con le pelli sotto gli sci, peccato non aver mai vistoil sole per un’intera settimana!Il nostro viaggio inizia da Bucarest, aeroporto <strong>di</strong> Otopeni,da lì subito dopo l’atterraggio saliamo in auto in <strong>di</strong>rezioneMonti che si trovano ad ovest della città <strong>di</strong> .La prima notte pernottiamo in un albergo ai pie<strong>di</strong> dellaLady Valley così da poter essere pronti il giorno successivoa percorrerla ed arrivare alla nostra prima meta: Balea Lake.Dopo il pernottamento e una rapida ma energetica colazione,siamo pronti per partire verso la nostra destinazione.Messi gli sci ai pie<strong>di</strong> percorriamo un sentiero inserito in unpen<strong>di</strong>o boschivo, superato il primo costone ci addentriamonella Lady Valley lungo la <strong>di</strong>rettrice che conduce a BaleaLake dove dovremmo pernottare per tre giorni.Nell’ampio vallone dopo leggeri pen<strong>di</strong>i arriviamo alla sellada cui timidamente, per via della foschia, si intravede il rifugionella valle opposta. Tolte le pelli e indossate le maschereantinebbia affrontiamo la <strong>di</strong>scesa con neve trasformata erapidamente arriviamo al rifugio dove alloggiamo. Di fiancoal nostro rifugio sorge un grazioso albergo <strong>di</strong> ghiaccio, certamentepiù affascinante ma sicuramente più freddo, quin<strong>di</strong>tutto sommato siamo contenti <strong>di</strong> alloggiare in un ambientepiù tra<strong>di</strong>zionale.La nebbia purtroppo ci impone <strong>di</strong> fermarci al rifugio nonostantela nostra voglia <strong>di</strong> uscire, sciare, vedere e fare unpo’ <strong>di</strong> sana fatica… ma ecco che nelle prime ore del pomeriggiospunta un timido raggio <strong>di</strong> sole che ci invoglia aripellare e <strong>di</strong>rigerci verso un ripido e ghiacciato pen<strong>di</strong>o, checi porta al Capra Peak. Arrivati al passo <strong>di</strong> nuovo la nebbiaci costringe a togliere le pelli in fretta e furia e a ri<strong>di</strong>scenderedallo stesso pen<strong>di</strong>o per rientrare al rifugio, ma almeno unpaio <strong>di</strong> orette le abbiamo sciate.Dopo un po’ <strong>di</strong> relax e la cena, ci affacciamo dal balconedella nostra camera e ve<strong>di</strong>amo una simpatica volpe, probabilmenteospite fissa del rifugio, che decide <strong>di</strong> consumare ilsuo pasto a pochi metri da noi.L’indomani, fiduciosi come sempre nel meteo, svegliapresto e colazione, ma ancora una volta la nebbia ci costringea stare in rifugio ed attendere il suo <strong>di</strong>radarsi… il solepurtroppo non arriva, ma appena la visibilità lo consente cilanciamo in una <strong>di</strong>scesa verso e risaliamo al rifugiopercorrendo la vallata… tutto fa allenamento!Visto il permanere delle pessime con<strong>di</strong>zioni meteo deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> lasciare Balea Lake in anticipo e <strong>di</strong> muoverciverso la città <strong>di</strong> . Il giorno successivo le previsioni siconfermano azzeccate, tempo pessimo, quin<strong>di</strong> deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> fermarci nel comprensorio <strong>di</strong> Poiana e salire dalpercorso alpinistico nel bosco costeggiando le piste <strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa,le stesse che poi percorriamo scendendo. Visto il fondocompatto della neve deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> fare qualche <strong>di</strong>scesanel comprensorio. Nel nostro sali e scen<strong>di</strong> scopriamo che inserata ci sarà una competizione proprio su quelle piste. Deci<strong>di</strong>amoquin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fermarci e cogliere l’occasione per fare unasalita notturna. Qualcuno <strong>di</strong> noi non resiste al richiamo dellacompetizione ed è sufficiente un piccolo incoraggiamentoper farlo iscrivere alla gara. La sera ci regala un cielo stellatoe un ottimo piazzamento del nostro sci alpinista <strong>di</strong> punta nonostantel’iscrizione dell’ultimo minuto.Galvanizzati dalla salita notturna, dal cielo stellato e dairisultati <strong>di</strong> classifica, ci <strong>di</strong>rigiamo verso Sinaia speranzosi <strong>di</strong>poter affrontare l’obiettivo del giorno successivo… l’OmuPeak.… La nostra settimana sulle Alpi Transilvaniche è davverosfortunata, la promessa che ci avevano fatto le stelle dellasera prima non è stata mantenuta… il risveglio ci offre solouna gran pioggia.Con grande tristezza nel cuore verso l’una del pomeriggiodeci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> risalire gli impianti <strong>di</strong> Cota fino a Cota2000 per andare a bere un the e mangiare una fetta <strong>di</strong> tortaqualche centinaio <strong>di</strong> metri più in alto… affrontiamo la salitatra pioggerella ghiacciata, nebbia e brevi illusioni <strong>di</strong> aperturadel cielo!Giornataccia… ma siamo determinati e per domani continuiamoa credere nell’Omu Peak.Al risveglio, finalmente il tempo sembra essere più clemente,quin<strong>di</strong> ci <strong>di</strong>rigiamo verso la citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Busteni, dovesi trova la funivia che ci consente <strong>di</strong> salire il primo tratto finoa raggiungere la quota neve. Da lì partiamo con gli sci versola nostra meta.Scen<strong>di</strong>amo dalla funivia e ancora una volta la visibilitànon è ottima, ma essendo il percorso ben segnato, deci<strong>di</strong>amo<strong>di</strong> partire lo stesso con cartina e GPS. A seguire le nostretracce anche un gruppo <strong>di</strong> sci alpinisti francesi.Seguendo il percorso arriviamo al passo <strong>di</strong> Sugarilor e dalì teniamo la <strong>di</strong>rezione nord ovest. Dopo poche centinaia <strong>di</strong>metri ci troviamo su un traverso poco pendente ma con unsalto <strong>di</strong> roccia sottostante considerevole. Questo elementounito alla neve ventata e al fondo ghiacciato ci impone <strong>di</strong>prestare particolare attenzione.Usciamo dal traverso senza grossi problemi e ci <strong>di</strong>rigiamoverso l’anticima chiamata Bucura a quota 2503 m s.l.m.,l’anticima presenta un leggero tratto alpinistico finale superatoil quale entriamo nel piccolo pianoro che ci conduce alnostro obiettivo, l’Omu Peak.In vetta vi è una stazione meteorologica non ancora automatizzatama gestita da personale presente in luogo. L’e<strong>di</strong>ficioè ricoperto da una superficie ghiacciata con uno spessoreincre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> neve compattata e riportata dal continuopag. 42 – Adamello 113


lavoro del vento. Qui il freddo si fa decisamente sentire, cosìvarchiamo la porta della stazione meteorologica e troviamoad accoglierci un ospitale addetto che ci offre un deliziosothe caldo. Poco dopo ci raggiunge il gruppo dei Francesi cheavevamo incontrato alla partenza e con loro deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>scendere insieme da un canale chiamato Cerbului. La <strong>di</strong>scesarisolleva il morale a tutti e ci aiuta a sorridere anche dellegiornate <strong>di</strong> brutto tempo.Il fondo del canale si presenta molto compatto e la nevicatadella notte precedente regala un tappetino <strong>di</strong> quasi 10cm <strong>di</strong> polvere sovrastante che <strong>di</strong>segniamo con curve stretteo morbide, ma comunque perfette, ciascuno secondo leproprie abilità e preferenze. Dopo il lungo canale, nella partebassa sciamo sulle tracce <strong>di</strong> una slavina <strong>di</strong> fondo con neveconsolidata e morbida… interrompendo così il para<strong>di</strong>so deimetri precedenti.Superata la slavina ci si presenta un nuovo panoramae ci addentriamo in un bosco che non presenta particolari<strong>di</strong>fficoltà. Al termine del bosco salutiamo i nostri compagni<strong>di</strong> <strong>di</strong>scesa e cambiamo <strong>di</strong>rezione.Ripelliamo gli sci e ci addentriamo in un altro tratto <strong>di</strong>bosco per arrivare in città; il percorso è abbastanza lungo,circa 5 km, al primo tratto <strong>di</strong> leggerissima salita segue untratto pianeggiante e poi leggera <strong>di</strong>scesa con gli sci ancoraai pie<strong>di</strong>, fino a che la neve ce lo consente, dopo <strong>di</strong> chemettiamo gli sci in spalla fino in città e da lì via a recuperarel’auto, breve pausa con una merenda dolce on the road… ela giornata è ben riempita!!!La volpeFunivia rumenaVerso Omu PeakAdamello 113 – pag. 43


AlpinismoPrimeascensioni<strong>di</strong> Fausto CameriniALPI OROBIECONCARENA. Cima 69. Viadell’Anniversario. Aperta da AndreaGuerzoni e Paolo Dolcini il 21 ottobre2012. Altezza 230m. Diff. VI. La via è de<strong>di</strong>cataa Beppe Chiaf.“Via dell’Anniversario”La via ha uno sviluppo <strong>di</strong> circa 230m, <strong>di</strong>visa in 5 tiri. La si raggiunge dal sentiero che porta al paretone dei Gòlem e Fungo<strong>di</strong> Ladrinai. Arrivati a metà del primo vero e proprio ghiaione, il più complicato da attraversare appena dopo la zona boscosa,si punta a monte e, risalendolo a fatica, in circa 40min si raggiunge la parete. In <strong>di</strong>scesa attenzione, blocchi instabili. I primidue tiri sono su roccia facile ma infida ed instabile su ciuffi <strong>di</strong> erba.Da L3 inizia la scalata entusiasmante su roccia super. Circa VI+ se si prende <strong>di</strong>rettamente la placca improteggibile unavolta scavalcato il camino. Più facile se si prosegue nel camino e si prende la rampa che da sinistra va in sosta. La placca èpiù spaventosa che <strong>di</strong>fficile, buoni appoggi piatti per mani e pie<strong>di</strong>.L4 ancora su placca e protezioni con buoni friends su fessure perfette.L5 corto, uscita a destra su spigolo esposto e friabile in uscita.Andrea GuerzoniADAMELLOSOTTOGRUPPO DI BREGUZZO. LA CINGLA. Versante SE. Via “Spigolo nel vento”. Aperta da Giorgio Tameni e LucaTamburini nel giugno 2011. Difficoltà 6b (6a obbl.). Lunghezza 300m.AVVICINAMENTO: Dal lago <strong>di</strong> Malga Boazzo prendere il sentiero per Val Danerba e superare due malghe fin sotto laperpen<strong>di</strong>colare della Cingla che si nota benissimo sul lato sinistro della valle; prendere come riferimento il gran canale chescende sotto la parete e dei grossi massi sul sentiero (segno giallo; ore 1.00). Entrare a sinistra sotto dei grossi larici cercando<strong>di</strong> imboccare il canale giungendo in un anfiteatro; lasciare il canale e salire il primo sperone aiutandosi con una corda fissafino a dei piccoli larici; da qui andare a sinistra passando sotto un grosso larice e salendo 50m per raggiungere l’altro spezzone<strong>di</strong> fissa che facilita il superamento del secondo sperone; si prosegue <strong>di</strong>ritti per una trentina <strong>di</strong> metri prima <strong>di</strong> attraversareverso destra per placche erbose <strong>di</strong> nuovo verso il canale passando dove è più conveniente; fare molta attenzione! (bolli gialli).A circa metà canale attraversarlo a destra e salire sull’altro lato per ripi<strong>di</strong> prati fino alla fine dei bolli gialli; sulla sinistra sottola parete in<strong>di</strong>viduare uno spezzone <strong>di</strong> corda fissa messo orizzontalmente; lo si raggiunge e, una volta superato, si arriva allabase della parete; qui sulla grande placca grigia parte “scafoidopatia”, mentre per lo” spigolo del vento” bisogna seguire labase della parete in <strong>di</strong>scesa fino alla sosta della via “Rossetti” con due fix, quin<strong>di</strong> scendere ancora sulla cengia erbosa finoal fix giallo con cor<strong>di</strong>no perpen<strong>di</strong>colare a una fessura: qui parte la via (ore 2.30 dalla macchina.) L1: partenza <strong>di</strong>fficile lungouna fessurina da proteggere poi placca con fungoni! (45m). L2: dalla sosta verso sinistra poi <strong>di</strong>ritti verso un piccolo <strong>di</strong>edrino eancora placca “fungosa”! (50m). L3: <strong>di</strong>ritti in placca stupenda fino alla base <strong>di</strong> un grosso “puntale roccioso” (45m). L4: lungotraverso a sinistra un po’ erboso fino a raggiungere una facile placca (55m). L5: <strong>di</strong>ritti superando un breve tratto verticale finoalla base dello spigolo, sosta nascosta a sinistra (45m). L6: bellissimo tiro sullo spigolo tra lame e piccoli funghi (55m). L7:ancora sullo spigolo, tiro simile al precedente (30m). L8: prima <strong>di</strong>ritti lungo una fessura, poi passaggio in placca recuperandolo spigolo (50m). L9: salire su facili rocce erbose fino a una crestina che si segue puntando lo sperone della cima (50m). DI-pag. 44 – Adamello 113


AlpinismoSCESA: 1) ci si cala dal cordone in <strong>di</strong>rezione est subito (un metro sotto) si trova la sosta del penultimo tiro della via “GiacomoRossetti” calarsi per 50m la sosta è sulla destra nascosta; 2) ancora per 55m spostandosi sempre verso destra; 3) <strong>di</strong>ritti per60 m raggiungendo cengia erbosa; 4) calarsi per 40m spostandosi a sinistra; 5) sempre verso sinistra per 50m fino alla sostasopra il grande arco strapiombante; 6) <strong>di</strong>ritti per 55m fino alla base della parete. Seconda parte: calarsi verso sinistra (facciaa monte) a un grosso larice attrezzato con cordone e maillon (55m), dal larice ancora verso sinistra su una placca con erbaarrivando a una sosta con due fix (55m), da qui calarsi leggermente a sinistra lungo la placca, poi tratto verticale arrivandoad un fix con maillon (55m) da qui le calate sono tutte <strong>di</strong>ritte e tutte lunghe da 50 a 60 m su un fix con maillon fino in valle.Giorgio TameniSOTTOGRUPPO DI BREGUZZO.LA CINGLA.Versante SE. Via “Scafoidopatiametacarpale”. Aperta da Giorgio Tamenie Luca Tamburini nell’agosto2012. Difficoltà 6b (6a obbl.). Lunghezza300m. Avvicinamento come per la via“Spigolo nel vento”.1) salire la grande placca seguendouna fascia nera piena <strong>di</strong> funghi<strong>di</strong> granito 45m 6a.2) dalla sosta <strong>di</strong>ritti su fungonipuntando la fessura con ciuffi d’erba;alla partenza evitarli a destra econ passaggio delicato recuperare lafessura salendola in dulfer per alcunimetri per poi uscire a sinistra ancorasu placca a funghi 55m 6a+.3) ora puntare un blocco tuttoa sinistra, salirlo, passaggio <strong>di</strong>fficile,poi orizzontalmente attraversareuna zona erbosa incrociando la sostadella via “Giacomo Rossetti” finoalla base <strong>di</strong> un bellissimo <strong>di</strong>edro 55mpasso sul blocco <strong>di</strong> 6a+.4) salire tutto il <strong>di</strong>edro fessuratotiro quasi tutto da proteggere, passaggiatletici, fino alla sosta su unterrazzino sulla sinistra 35m 6b+.5) proseguire a sinistra scavalcandolo spigolo poi ancora placcacon gran<strong>di</strong> funghi raggiungendo unacengia erbosa 55m 5c.6) dalla cengia verso sinistrapuntando delle lame (tratto da proteggere),poi proseguire leggermenteverso destra recuperando delle fessureun po’ sporche arrivando ancorain placca, salirla per una decina<strong>di</strong> metri, poi al cordone rosso sullasinistra scavalcare lo spigolo e salire<strong>di</strong>ritti puntando un pino sulla sinistra(zona erbosa a fine tiro) 55 m 6b+/6c.7) dal pino partire verso destra suplacca fino a incrociare il penultimotiro della via “Giacomo Rossetti” chesi sale in comune 55m 5c/ 6a. La <strong>di</strong>scesaè la stessa della via “Spigolodel vento”.Giorgio TameniLe vie “Scafoidopatia metacarpale” e “Spigolo nel vento”SOTTOGRUPPO DEL CARÈ ALTO. PRIMA GOBBA DEL FOLLETTO. PareteOvest. Via “Techno Progressive”. Salita in giornata il 4 settembre 2012 da GiorgioTameni e Francesco Rigosa. Difficoltà VI+, VII+ e un tratto <strong>di</strong> A1. Lunghezza 260metri. Tempo impiegato 6 ore compresa la <strong>di</strong>scesa in doppie.La via è stata salita con protezioni veloci lungo i tiri (chio<strong>di</strong> friends da<strong>di</strong> ecc.),solo in qualche sosta sono stati messi dei fix artigianali, l’arrampicata è tipica dafessura alcune volte atletica, altre tecnica su un granito fantastico; finisce sull’aereacresta della prima gobba da dove è possibile seguire la cresta dove passauna vecchia via fino in cima con passi <strong>di</strong> III e IV. Avvicinamento: dal <strong>Rifugi</strong>o Val<strong>di</strong> Fumo si prosegue per la valle fino al bivio per la salita al Passo della Porta, daqui salire ancora 200 m giungendo in corrispondenza <strong>di</strong> un “prato” che si notasul lato destro della valle, si raggiunge il punto per l’attraversamento del torrente,(massi con ometto) e si sale, cercando <strong>di</strong> seguire il più possibile le zone erbose,poi moreniche fin sotto la nostra parete <strong>di</strong> granito visibile per il suo granito rosso!(dal rifugio 3 h ). L’attacco si trova sulla verticale <strong>di</strong> un evidente <strong>di</strong>edro sito 50 m adestra del grande canale con una placca inclinata nella parte superiore che <strong>di</strong>videin 2 sezioni la parete. Lunghezza 1: Salire per risalti puntando al marcato <strong>di</strong>edroche si nota ancora in lontananza. Risalire il <strong>di</strong>edro sfruttando una netta fessurad’incastro (mano), che permette <strong>di</strong> arrivare in una zona <strong>di</strong> roccia me<strong>di</strong>ocre, oltrela quale si trova la sosta. 50 m VI+ - sosta a 2 fix artigianali. Lunghezza 2: Ancoralungo il <strong>di</strong>edro con arrampicata complessa, rimontare faticosamente a destragrazie ad una scaglia, salire quin<strong>di</strong> verticalmente puntando una larga fessurache incide una spettacolare placca rossa! Salire la fessura, passo d’impostazio-Adamello 113 – pag. 45


Sulla Via “Techno Progressive”ne all’inizio, incastrandosi come meglio si riesce, fino a guadagnare delle nettetacche a destra che permettono <strong>di</strong> attraversare qualche metro a sinistra sotto laverticale <strong>di</strong> un netto tettino ove è sita la sosta. 45 m VII e VII+ 2 ch lasciati, sostaa 2 fix artigianali. Lunghezza 3: Salire l’esile fessura come meglio si riesce (ottimiC3 micro, micro lame e chio<strong>di</strong> a U per questi 20 m <strong>di</strong> A1) superando il tettino incisoda una micro fessurina non troppo netta e <strong>di</strong>fficile da “tenere”. Rimontarlo econtinuare fino a che la fessura si allarga e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong>minuiscono. Continuaresu terreno più facile ma non banale fino al bordo dello spigolo dove si trova lasosta su <strong>di</strong> un comodo terrazzino (40 m VI + e A1 continuo a inizio tiro per 20metri) 2 ch lasciati, sosta su 1 fix artigianale. Lunghezza 4: Lunghezza complessa.Seguire lo spigolo cercando i tratti meno lichenosi e meno aggettanti. Questaoperazione richiede un continuo “zig-zag”, ATTENZIONE ALL’ATTRITO DELLECORDE. Continuare lungo l’aereo spigolo fino a che si nota un piccolo gendarmecon cor<strong>di</strong>no. Sostare su <strong>di</strong> esso. 45 metri VI 1 ch lasciato, sosta su spuntone concor<strong>di</strong>no. Lunghezza 5: Ancora lungo lo spigolo per 20 m poi si giunge sotto unevidente <strong>di</strong>edro verticale che si sale con entusiasmante arrampicata d’opposizionefino a che ci si ritrova su <strong>di</strong> una comoda piazzola <strong>di</strong> sosta. Gendarme concor<strong>di</strong>no. 35 m VI, sosta su spuntone. Lunghezza 6: Senza percorso obbligatosi continua per il filo dello spigolo fino a giungere sulla cima della prima gobba.Fettuccia blu incastrata su <strong>di</strong> un masso. 30 m V+, sosta su masso con fettucciablu. DISCESA:1) raggiunta la cresta a sinistra del grande canale c’è un fix conmaglia, da qui calarsi sulla placconata <strong>di</strong>ritti raggiungendo una sosta con duechio<strong>di</strong> (55m circa nel canale). 2) adesso calarsi 20 m a destra risalendo per 6-7 mrecuperando la sosta sullo spigolo (prestare un po’ <strong>di</strong> attenzione!). 3) ora con trecalate da 55m <strong>di</strong>ritte si arriva alla base.Giorgio TameniVia “Techno Progressive”pag. 46 – Adamello 113


PREALPI BRESCIANESOTTOGRUPPO ALMANA-TI-SDEL. ARCO DI PIETRA. PareteOvest. Massimo Comparini e AlbertoDamioli nel novembre/<strong>di</strong>cembre 2012hanno aperto la nuova via “A Silvia”.Sulla via “A Silvia”4 Lunghezze (30+30+25+25) interamentea fix 10mm - Dislivello 100metri - Sviluppo 110 metri - AE1 S1I - 15 rinvii - In<strong>di</strong>spensabili due mezzecorde e il casco. Sole solo nel pomeriggioanche in estate. La libera airipetitori!AVVICINAMENTO: come per leconosciutissime falesie della Madonnadella Rota e della Terra <strong>di</strong> Mezzo,continuando per qualche chilometroin <strong>di</strong>rezione Croce <strong>di</strong> Marone fino aglislarghi sulla strada dove si parcheggia per le falesie dell’Arco <strong>di</strong> Pietra, la nuova via si trova all’estrema sinistra <strong>di</strong> tutta lastruttura dell’Arco sinistro (la ben evidente parete con la grotta). Dieci minuti a pie<strong>di</strong>. La parete dovrebbe essere la più lunga<strong>di</strong> tutta la valle (questo conta poco) ed è ben visibile a sinistra dell’Arco <strong>di</strong> Pietra anche dalle rive del lago. La prima lunghezzaanche se ripulita da grosse lame instabili ha ancora, nonostante la spazzolatura, presenza <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> polvere e piccolodetrito. Inoltre, a metà sulla sinistra, il resto <strong>di</strong> quello che è finito a valle e alla base, quin<strong>di</strong> attenzione (grado ipotetico dal6c in su). Il secondo tiro in leggero traverso a sinistra “è mostruoso già da salire in artificiale” (come abbiamo fatto noi) perquanto strapiomba e per esposizione anche se la roccia è decisamente buona, posso solo ipotizzare che sia oltre il grado8… Andateci leggeri solo dopo una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> metri su questo tiro dove un’altra lama fuori dalla linea <strong>di</strong> salita vi strizzeràl’occhio vogliosa, lasciatela perdere non è roba per voi. Finalmente sulle ultime due lunghezze torniamo nel mondo quasiverticale, anche se non troppo, e una pietra a <strong>di</strong>r poco meravigliosa. Anche qui all’apparenza abbon<strong>di</strong>amo in più punti delgrado 7 e forse… 8. Oltre, quasi all’uscita in cima al pilastro, vi aspetta il sorriso del piccolo Budda che abbiamo messo inuna nicchia dove si riescono a poggiare i pie<strong>di</strong> su qualcosa <strong>di</strong> appena orizzontale (centimetri). Aggiungerei solo che è una viaalpinisticamente sportiva e una bella sfida per chi proverà a liberarla negli anni a venire. DISCESA: In doppia lungo la via.Due doppie da 50 metri da S4 e S2 (sull’ultima prima <strong>di</strong> toccare terra sarete ad almeno 10 metri dalla roccia!).Alberto DamioliPICCOLE DOLOMITI BRESCIANE. CORNA BLACCA 2005m. Parete Nord. Via “Hells Bells”. Il 20 <strong>di</strong>cembre 2010 RobertoParolari ha effettuato la prima solitaria della via aperta nel gennaio 2010 da Beppe Chiaf e Andrea Guerzoni.PICCOLE DOLOMITI BRESCIANE. CORNA BLACCA 2005m. Parete Nord. Via “Welcome”. Il 2 gennaio 2011 RobertoParolari in solitaria ha aperto la nuova via <strong>di</strong> 150m con <strong>di</strong>ff. III 3+ M6+.AVVICINAMENTO: Dopo il ristorante Naanì a San Colombano e dopo una breve <strong>di</strong>scesa subito sulla sinistra c’è un piccolospiazzo per parcheggiare. Subito sulla destra prima del ponticello prendere il sentiero che costeggia sulla destra il torrente;poco dopo si supera un’abitazione sulla destra. Prendere poi la prima deviazione a sinistra che sale ripida nel bosco (cartellocon in<strong>di</strong>cazione Corna Blacca) fino a uscire su un prato in salita; qui seguire subito il sentiero a sinistra (con cartello CornaBlacca) che si inoltra <strong>di</strong> nuovo nel bosco ripido. Dopo circa 30 min si intravede una postazione <strong>di</strong> caccia a destra e traversandoin piano a sinistra dopo ancora circa 30 min si raggiunge una malga con baita e ban<strong>di</strong>era (h 1.30 dall’auto). Prenderea sinistra (nord) fino ad un ampio tornante (segni blu e bianchi sulla roccia) e da qui abbandonare il sentiero e salire a destraper pen<strong>di</strong>i ripi<strong>di</strong> fin sotto la colata ben visibile. (h 2/2.30 in funzione all’innevamento). SALITA: La via è attrezzata con chio<strong>di</strong>da roccia alla seconda sosta, la terza è su una betulla, poi un pen<strong>di</strong>o porta all’altezza del sentiero estivo. 1° tiro 20 m canalenevoso a 55° sosta su ghiaccio. 2° tiro 30 m <strong>di</strong> misto M 6+ sosta su roccia a sinistra 2 ch dopo il canale nevoso. 3 ch lungo iltiro. 3° tiro 30 m salti <strong>di</strong> ghiaccio e passaggi <strong>di</strong> misto, poi pen<strong>di</strong>o nevoso a 50° sosta su betulla. Con altri 60/70 m <strong>di</strong> pen<strong>di</strong>o a40° si arriva al sentiero estivo. Per la cima: seguire la goulotte alta <strong>di</strong> Hells Bells che dopo circa 200 m porta sulla cima dellaCorna Blacca 2004 m. MATERIALE OCCORRENTE: 2 mezze corde da 60 m; 4/5 viti da ghiaccio, anche corte. Chio<strong>di</strong> daroccia. Friends fino al giallo B.D. (anche piccoli). Nuts. DISCESA: Dalla cima scendere per la via normale o la <strong>di</strong>retta. Eventualmente(senza la cima) in doppia lungo l’itinerario <strong>di</strong> salita o dal sentiero estivo si traversa a sinistra faccia a monte e perpen<strong>di</strong>i ripi<strong>di</strong> si giunge a un colletto, poi per canale e a sinistra fino a ritornare alla base della via.Roberto Parolaripag. 47 – Adamello 113


PICCOLE DOLOMITI BRESCIANE.CORNA BLACCA 2005m. VersanteOvest. Via “Defender”. Andrea Guerzonie Federico De Giuli il 25 febbraio2013 hanno aperto la nuova via con <strong>di</strong>ff.M5+ e V+. Lunghezza 150m. Consigliategiornate fredde nelle quali la roccia friabileè saldata dal ghiaccio.La parete Nord della Corna BlaccaPICCOLE DOLOMITI BRESCIANE. CORNA BLACCA 2005m. Spigolo Nordovest.Via “Alpinismo nascosto”. Andrea Tocchini e Stefano Toninelli il 28 <strong>di</strong>cembre2012 sono saliti sulla nuova via <strong>di</strong> 400m raggiungendo la cresta Ovest (via“Selvadec”) seguendo la quale hanno raggiunto la vetta. Diff. III, IV e due pass. V.Tempo impiegato 7 ore.AVVICINAMENTO: da San Colombano <strong>di</strong> Collio risalire la valle dell'Inferno(sent. n.350) fino a raggiungere il sentiero 3V (mulattiera); da qui seguire versodestra in <strong>di</strong>rezione Pezzeda, per qualche centinaio <strong>di</strong> metri, fino ad incrociare unevidente canalone; risalirlo puntando ad una fessura-camino sulla destra, dovesi attacca. (ore 1.40)DESCRIZIONE: dalla fessura-camino (2 vecchi chio<strong>di</strong>) tenere il più possibileil filo della cresta che, con una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertenti camini, <strong>di</strong>edri, canali e spigoli'mugosi', porta al colle terminale della cresta NO. Da qui seguire la via Selvadecfino in vetta.MATERIALE: corde da 60 metri, serie <strong>di</strong> friends e qualche chiodo. Picca eramponi a seconda dell'innevamento.L1: rampa appoggiata (trovati 2 vecchi chio<strong>di</strong>) fino a prendere la fessuracaminosulla sinistra; obliquare quin<strong>di</strong> a destra fino ad un terrazzino. (40 m, 1passo V, sosta su friends)L2: <strong>di</strong>edro mugoso fino ad un boschetto. (50 m, III)L3: 'boulderino' aereo. (10 m, IV)L4: camminamento su mughi secolari fino ad un profondo camino da risalirecon uscita da un buco. (40 m, IV)L5: cresta <strong>di</strong> mughi. (60 m, I-II)L6: facile traverso aereo. (15 m, III, un cordone lasciato)L7: facile couloir. (40 m, III)L8: rampa <strong>di</strong> neve fino ad una selletta; da qui abbassarsi e traversarefino a un buon chiodo. (40 m, III, sosta su chiodo)L9: <strong>di</strong>vertente canale <strong>di</strong>edro (30 m, IV, sosta su friends)L10: lungo traverso fino all'evidente sella che si affaccia sulla valSabbia; ben visibile la sosta della via Selvadec. (40 m, IV+)Seguire gli ultimi tiri <strong>di</strong> Selvadec e poi seguire il filo della crestafino alla croce <strong>di</strong> vetta.DISCESA: scendere dal versante NE fino a guadagnare il sentieroche riporta nella valle dell'Inferno.Divertente salita invernale <strong>di</strong>etro casa. Agli avventurosi ripetitori Buon <strong>di</strong>vertimento!Anello e TenniSOTTOGRUPPO MANOS-ZINGLA.MONTE ALBERELLETTI. VersanteEst. Cascata <strong>di</strong> Ghiaccio. Aperta il 15febbraio 2012 da Silvio Fieschi, RuggeroBontempi e Paolo Pellizzari presenta<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> II e 3+ per una lunghezza<strong>di</strong> 140 metri. Divertente salita con alcunitratti <strong>di</strong> ghiaccio sottile. Soste su alberiattrezzate con cordone e maillon rapide.Discesa in corda doppia.AVVICINAMENTO: a Gargnano silascia la Statale Gardesana e si sale in<strong>di</strong>rezione della Valvestino fino a superareil paese <strong>di</strong> Navazzo. Si prosegueverso la <strong>di</strong>ga fino al km 12 della stradaprovinciale. Poche centinaia <strong>di</strong> metri piùavanti si trova sulla sinistra una stra<strong>di</strong>nache conduce al rudere <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio.Si parcheggia qui l’auto (spazio ridotto)e si scende lungo il ripido versante finoall’alveo del Torrente Toscolano. La viasale l’evidente camino nero posto a suddella cascata “Coda del <strong>di</strong>avolo”, benvisibile dalla strada, ed è raggiungibileproseguendo oltre la base <strong>di</strong> questa lungoun sentiero ben tracciato per 10 minutica. (40 minuti circa dall’auto). I tiro:breve tratto appoggiato al quale seguonodue salti verticali (max 85°), sosta sualbero a sinistra. II tiro: trasferimento suneve, sosta su albero a destra. III tiro:camino obliquo, poi placca e passaggiosotto un grosso tronco incastrato (max75°), sosta su albero a sinistra. IV tiro:canale a 70° e sosta su albero.La via “Alpinismo Nascosto”pag. 48 – Adamello 113


Eh sì,l’isola d’Elba se<strong>di</strong>mentata<strong>di</strong> Lina AgnelliUn mese dopo l’altro e da settembresi è subito a Natale. Poi unsalto e c’è la luna <strong>di</strong> primaverache annunzia la Pasqua: marzo. In <strong>di</strong>rittura,l’estate.Intanto, quell’Isola d’Elba del settembre2012 – trekking stupendo <strong>di</strong>cinque giorni memorabili – sembra <strong>di</strong>menticatanell’or<strong>di</strong>naria amministrazione,tanto che richiamandola un attimoalla memoria, scovata come viola sottole foglie, mi viene un “Ah sì, l’isola d’Elba!”,quasi fosse confinata in uno spazio<strong>di</strong> pensieri, belli, che sono altro dalpresente.Non è così.L’isola d’Elba si è infatti se<strong>di</strong>mentatadentro, <strong>di</strong>ventando substrato: un belpensiero e una bella energia.Che ha generato altri pensieri edenergie, spesi senza che me ne rendessiconto.Perché l’isola d’Elba mi ha rinfrancato.Eh sì, l’isola d’Elba!L’espressione è da incanto dopo cheho in parte grattato l’accumulo dei giornidall’autunno scorso.L’isola d’Elba è stata la bellezza <strong>di</strong>con<strong>di</strong>videre, con altri, spazi <strong>di</strong> grandesod<strong>di</strong>sfazione che riesco a definire solo“belli”. Ed è stata una compagnia straor<strong>di</strong>nariamentepiacevole. Gente che nonconoscevo (sono una GPE occasionale)e della quale mi sono fidata imme<strong>di</strong>atamente.Relazioni apparentemente fatte<strong>di</strong> niente e che pure lasciano addossola gradevole sensazione <strong>di</strong> essere congente <strong>di</strong> casa. E poi, l’universo-isola,nella sua <strong>di</strong>mensione compressa e nellostesso tempo capace <strong>di</strong> rimandare adampi orizzonti, in quella nicchia <strong>di</strong> tempoche è ancora estate e prelude all’autunno.Allora: si metta insieme il mare, lesue trasparenze e i suoi colori, le coste astrapiombo e quelle dolci, le piante dellamacchia me<strong>di</strong>terranea e i loro profumi,i sentieri che abbiamo percorso, i paesettiappesi alle alture o sulla riva; si aggiungal’ulivo e la vite, tutta la storia raccontatacon entusiasmo da Giuseppe,ottima guida. Ecco, facendo la sommaviene fuori che il lavoro <strong>di</strong> organizzazioneperfetta <strong>di</strong> Carlo Cerretelli e AlbertoGhi<strong>di</strong>ni ha fruttato cento volte tanto.Sì, nel tempo mi capiterà ancora <strong>di</strong><strong>di</strong>re, un poco sullo svagato, smobilitandodalla memoria tanti giorni e i loro traffici:“Ah sì, l’isola d’Elba!”.Però adesso, volta all’in<strong>di</strong>etro, con ilpensiero ben fisso a quel che è stato,a quella pietruzza <strong>di</strong> cinque giorni portantebenessere, mi vien da sorridere,senza parole, <strong>di</strong>cendo appena: “Eh sì,l’isola d’Elba!”.Dalla spiaggia in suPausa sulla spiaggiaAdamello 113 – pag. 49


G.P.E.Un gruppo seniores sui colli<strong>di</strong> Bovezzo e Concesio<strong>di</strong> Arturo MilanesiMartedì 8 gennaio 2013. Ieri sulterritorio bresciano vi era unanebbia chiara e leggera; maquesta mattina si è alzata a formare unostrato alto che sembra <strong>di</strong> nuvole, peròIl castagno quasi millenariovicino ai «Grassi delle cole»(Foto <strong>di</strong> Francesco Braghini)sono vapori che non fanno paura a nessuno.Siamo in quel <strong>di</strong> Bovezzo, nellapiazza centrale, dentro e fuori da un bar:si fanno e si <strong>di</strong>sfano gruppi <strong>di</strong> tre o <strong>di</strong>quattro persone che parlano e scherzano,quasi in un allenamento <strong>di</strong> socialitàe <strong>di</strong> amicizia. Poi arriva il segnale <strong>di</strong> unfischio, e via tutti in lunga fila sull’asfaltoin <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Cortine <strong>di</strong> Nave. Fra ilchiacchiericcio <strong>di</strong>ffuso, a tratti si sentonoallegre risate: sono l’effetto dellebarzellette che qualcuno ha raccoltodomenica; la più riuscita, come sempre,è quella del nostro amico Angelone:Un gruppo <strong>di</strong> uomini s’incontra duranteun’adunata <strong>di</strong> ex militari. All’improvviso,uno si avvicina a un altro, lo guarda fisso,poi lo abbraccia esclamando: «MaCalogero, quanto tempo è che non tivedo! E quanto mi sembri cambiato! Erigrasso, ma ora sei come un figurino; misembri perfino un poco più alto… Aveviil naso schiacciato, ma ora ce l’hai regolare!…Dimmi, Calogero, ma come, macome facesti, Calogero?!». L’altro, unpoco confuso, gli fa: «Volevo <strong>di</strong>rti, scusami,ma guarda… che io non mi chiamoCalogero!…».Allora il primo sbotta così: «Ma Calogero!Pure il nome ti hanno cambiato!».Vicino al confine con il Comune <strong>di</strong>Nave, un ponticello ci orienta a sinistraverso la pen<strong>di</strong>ce bassa del colle <strong>di</strong> S.Onofrio. Ancora cinquecento metri suuna stra<strong>di</strong>cciola piana asfaltata, poi seguiamouna mulattiera che si inerpicapiegando verso nord e via via <strong>di</strong>ventauna semplice traccia fra roccette e cespugli.Si cammina con ritmo regolare,ma chi è meno allenato comincia a perderei colpi; poi però si rinfranca e riprende.Per fortuna siamo bene organizzati:davanti c’è la «testa» del gruppo; <strong>di</strong>etro,la «scopa»; in mezzo c’è un raccordo frai due. Sono cinque persone generose ecapaci. Raggiungiamo, a quota 920 m, ilRoccolo Squassina: è un basso e<strong>di</strong>ficioaperto anche a chi passa; fuori ci sonoun braciere e una buona riserva <strong>di</strong> legna.Questa fermata dovrebbe essere solouna rapida tappa, ma il fuoco ben prestoscoppietta, riscalda e ci invita a sostare;dagli zaini escono panini e bevande (fattaeccezione per l’acqua). Solo un gruppo<strong>di</strong> pochissimi tira avanti imperterritoperché, come sempre, tende alla vetta,eroico, a costo <strong>di</strong> mangiare all’umido eal freddo. Li raggiungiamo dopo un’ora,


GPEdavanti all’antico santuario <strong>di</strong> S. Onofrio(972 m). Vorremmo entrare a rivedere i<strong>di</strong>pinti della scuola del Romanino, ma leporte sono sbarrate e non c’è nessunoche abbia la chiave.Siamo delusi. Però dal nostro grupposi stacca uno che punta il <strong>di</strong>to in varie<strong>di</strong>rezioni coperte da una nuova foschia eci informa così: «Lì sotto, c’è Nave. Làin fondo, c’è <strong>Brescia</strong>. Là in alto, <strong>di</strong> solito,si può vedere il Monte Rosa, fidatevi.Dietro il Monte Rosa si dovrebbe vedereil Monte Bianco, ma anche senza la nebbiaè impossibile vederlo, proprio perchéc’è il Monte Rosa davanti». Applau<strong>di</strong>amotutti e uno offre all’esperto un bicchiere<strong>di</strong> acqua. Scen<strong>di</strong>amo verso i pratidella “Pantera” (535 m), un’area riparatae con il clima più mite. Fino a pochi annifa la chiamavano tutti “Pentéra”, che èil nome anche <strong>di</strong> una strada <strong>di</strong> Vezzad’Oglio. Mentre se ne <strong>di</strong>scute fra noi, unamico avanza l’ipotesi che qualcuno delposto, dopo l’ultima bevuta <strong>di</strong> un carnevale,abbia incontrato sopra Bovezzo unfelino delle zone tropicali, magari incrociatocon un nostro cinghiale.Davanti a una cappella con il ritrattodella Madonna, al suolo tra le fogliesecche spunta un anemone azzurro.Sembra un miracolo, ma è segno <strong>di</strong> unanatura ostinata che vuole risorgere. Piùin basso, c’informa un’amica, vi è unprato esposto verso sud: nell’area estesadove un tempo vi erano i letamai, inprimavera sarà tutta una festa <strong>di</strong> viole,fittissime. Dovremo risalire a vederle!Per ora, mantenendoci in quota,ci spostiamo a destra verso la cascina“Gras de le cole”, in quel <strong>di</strong> Concesio.La struttura e<strong>di</strong>lizia è solida e bella, piùsimile a una villa rustica che a un casolareagro-pastorale-silvestre. Ma ci attraeanche, non molto <strong>di</strong>stante, un castagnoche <strong>di</strong>cono quasi millenario: sembra determinatoa resistere e a mandar fuorinuovi polloni con gemme <strong>di</strong> foglie; unpoco più in là c’è un carpino nero, vecchio<strong>di</strong> secoli, eppure solido nel tronco enei rami potenti.Ma la sfera del sole che sta tramontando,nitida <strong>di</strong>etro la foschia, ci chiamaa tornare nel luogo della nostra partenza.Lungo il percorso, poco sopra Bovezzo,vi è la “Casa della natura”, doveci accoglie Ornella, una volontaria gentilesimpatica e molto ospitale. In calce alvolantino con cui ci congeda, vi è questoparagrafo: «Chi può usufruire della“Casa della natura”? Tutti! Senza alcunaformalità per l’area picnic esterna. Perl’uso della Casa e delle sue attrezzature:tel. 3338011892 / 3707079371».Torneremo: promesso!!!Fra le luci e le ombrela villa rusticasalutata dal soleIl grande e bellissimo pozzodei «Grassi delle cole»,in stile cinquecentesco(Foto <strong>di</strong> Francesco Braghini)Il Caffè della Rosettae iBiscotti della RobertaNoterelle sul G.P.E.<strong>di</strong> Giulio FranceschiniIo non ho ancora capito se ilcaffè della Rosetta è buonoperché è buono o se è buonoperché ci viene offerto quandorientriamo, accaldati e untantino… <strong>di</strong>ciamo provati,dall’escursione. È in quel momentoche scende delizioso perla gola quel dolce amaro, cal<strong>di</strong>ssimo,(ma come farà, lei chesi alza alle quattro del mattino,per prepararlo!) e d’un tratto la stanchezza siscioglie e ci si sente pronti a ripartire (beh, forse hoesagerato, più che a ripartire mi sento dolcemente preparato a rincasare!).Così, per gustare quella delizia (ma non solo per questo,via, anche per l’escursione!) mi unisco agli amici del mercoledì,senza <strong>di</strong>menticare tuttavia l’amato giovedì dove c’è un’altra deliziaimper<strong>di</strong>bile: i biscotti della Roberta. Allora, che fare? Ecco il<strong>di</strong>lemma atroce che mi <strong>di</strong>vora: vado il mercoledì o il giovedì?Una soluzione ci sarebbe: andare il mercoledì e il giovedì e, perchéno, anche il martedì (chissà se anche qui c’è qualche delizia!).Sarebbe bello ma, forse, non ho l’età…P.S. Ho deciso: il caffè della Rosetta è buono <strong>di</strong> natura sua oltreche per il momento in cui ci viene offerto: è doppiamente buono.Adamello 113 – pag. 51


PROGRAMMA ESCURSIONI G.P.E. SENIORES2º SEMESTRE 2013mar mer giov Itinerario T/Esc Disl.salita/Quota Coor<strong>di</strong>natori Partenza2/7 3/7 Passo delle Palade – Monte Luco (BZ) E 930 2434 Maggi G. 6.00 Vivanti / 6.10 S. Polo9/7 10/7 Laghetti <strong>di</strong> Mignolo (BS) E 830 2005 Vezzoli P. 6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo16/7 17/7 Andalo – Malga Spora (TN) E 850 1850 Toffa E. 6.00 Vivanti / 6.10 S. Polo23-24-25/7Val Gardena1° giorno: Passo Gardena – rifugio Puez2° giorno: <strong>Rifugi</strong>o Puez – rifugio Firenze3° giorno: <strong>Rifugi</strong>o Firenze – S. CristinaEEE650405400272520372590Maggini A.6.00 Vivanti / 6.10 S. Polo23/7 24/7 Monte Campione – Bivacco Bassi (BS) E 500 2041 Cinelli O. 6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo30/7 31/7 Passo Tonale – <strong>Rifugi</strong>o Bozzi – Pezzo (BS) E 800 2680 Toffa E. 5.30 Vivanti / 5.40 S. PoloDomenica 25/8Sentiero 3V - Alpe Pezzeda -Commemorazione S. Cinelli, R. Floreancigh,S. Battaini ecc.E 450 1620Bignotti G.in collabor.con il GruppoM. MaddalenaMezzi propri 6.30 VivantiDall'1 al 6/9Trekking Via Settda Thusis (CH) a Chiavenna (SO)E 430093 km1338 Manni E.Cerretelli C.8.30 Stazione Ferroviaria <strong>di</strong><strong>Brescia</strong>3/9 4/95/9Madonna <strong>di</strong> Campiglio – 5 Laghi (TN)Alpe <strong>di</strong> Lazfons – <strong>Rifugi</strong>o Chiusa (BZ)EE800 2350 Cinelli O.Ver<strong>di</strong>na G.6.00 Vivanti / 6.10 S. Polo6.00 P. Kossuth10/9 11/912/9Camminalombar<strong>di</strong>a Sent. Troletti V. Malga (BS)Val Chiusella Ivrea (TO)EE750 1370 Bignotti G.Scutra A.6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo5.30 P. Kossuth17/9 18/919/9Camminalombar<strong>di</strong>a Borgonato - M. Corno (BS)S. Apollonia – Valle delle Messi (BS)EE250 400 Vezzoli P.Panni G.7.30 Vivanti / 7.40 S. Polo6.00 P. KossuthDal 16 al 22/9 Trekking campano E/T Maggi G. 6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo24/9 25/926/9Cerveno-Concarena - Pizzo Alto (BS)Passo S. Pellegrino - Passo Bocche (TN)EE800 1300 Toffa E.Mascoli F.6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo6.00 P. Kossuth1/10 2/103/10Camminalombar<strong>di</strong>a Dasdana – Maniva (BS)Val Sugana - Val Sella - Parco naturale (TN)EE/T800 2090 Quadri P.Albertini N.6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo6.00 P. KossuthDal 30/9 al 6/10 Trekking campano E/T Cerretelli C. 6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo8/10 9/10 10/1010/10Passo Tremalzo – Prè <strong>di</strong> Ledro (TN)Camminalombar<strong>di</strong>a Cecin a – Toscolano (BS)EE170 1700 Manni E.Maffioli G.6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo6.00 P. Kossuth14-15/10 16-17/1017/10Langhe - Alba (CN)Vezza d'Oglio - Lago Aviolo (BS)EEFelappi B.Panni G.6.00 Vivanti / 6.10 S. Polo6.30 P. Kossuth22/10 23/10 24/1024/10Via Vandelli da Resceto a Rif. Conti (Massa C.)Passo Costalunga – Obereggen (BZ)EE950 1450 Cerretelli C.Ver<strong>di</strong>na G.5.30 Vivanti / 5.40 S. Polo6.00 P. Kossuth29/10 30/10 31/1031/10S. Colombano – Cap. T. Secchi - Maniva (BS)Passo Mendola – Penegal – Fondo (BZ)EE790 1720 Ble<strong>di</strong>g G.Mascoli F.7.00 Vivanti / 7.10 S. Polo6.00 P. Kossuth5/11 6/11 7/117/11Lago d'Idro – Pieve Vecchia – Anfo (BS)Val <strong>di</strong> Non – Taio – Sores (TN)EE740 1122 Maggi G.Ver<strong>di</strong>na M.7.00 Vivanti / 7.10 S. Polo6.00 P. Kossuth13/1114/11Novembrata: Villagana <strong>di</strong> Villachiara (BS)Borno–Croce<strong>di</strong>Salven–S.Fermo(BS)E/TECinelli O.Scutra A.7.30 P. Kossuth19/11 20/11 21/1121/11Via Valeriana da Malonno a Incu<strong>di</strong>ne (BS)Tignale–P.Fame–Gardola–Campione(BS)EE450 930 Quadri P.Maffioli G.7.00 Vivanti / 7.10 S. Polo7.00 P. Kossuth26/11 27/11 28/1128/11Bogliaco – Valvestino (BS)Cavriana – Colli mantovani (MN)EE/T670 770 Toffa E.Pedretti D.7.00 Vivanti / 7.10 S. Polo7.30 P. Kossuth3/12 4/12 5/125/12Pian Gaiano Valle Freddo - S. Defendente (BG)Credaro - S. Giovanni delle formiche (BG)EE460 674 Maggini A.Albertini N.7.00 Vivanti / 7.10 S.Polo7.30 P.Kossuth10/12 11/12 12/1212/12Prada – Rif. Fiori del Baldo – Rif. Chierico (VR)Toscolano – Valle delle Cartiere (BS)EE/T900 1911 Maggi G.Maffioli G.6.30 Vivanti / 6.40 S. Polo7.30 P. Kossuth18/1219/12Auguri fine anno c/o I.T.G. “Tartaglia” (BS)festa per auguri Natale meta da definire (BS)E/TTutti coor<strong>di</strong>natoriComitato14.30 mezzi propri8.00 P. Kossuthpag. 52 – Adamello 113


Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoLe fotografie escono dagli arma<strong>di</strong><strong>di</strong> Giovanna Bellan<strong>di</strong>Da qualche mese, i volontari che aprono la bibliotecadella nostra sezione bresciana del <strong>CAI</strong> sono impegnatiin un nuovo progetto destinato a fornire a tuttii Soci un servizio in più. Si tratta della realizzazione <strong>di</strong> un archivioinformatizzato (e presto <strong>di</strong>sponibile on-line sul nostrosito internet www.cai.bs.it sotto la voce Archivio Fotografico“Manuel Fasani”) del patrimonio fotografico custo<strong>di</strong>to negliarchivi della nostra <strong>Sezione</strong>. Sono circa un migliaio <strong>di</strong> stampefotografiche, ma anche negativi e <strong>di</strong>apositive che vannodai primi del Novecento all’avvento della fotografia <strong>di</strong>gitale.Un patrimonio che è rimasto per troppo tempo chiuso in unarma<strong>di</strong>o permettendo solo a pochi Soci <strong>di</strong> poterne fruire. Illavoro darà invece la possibilità a chiunque dotato <strong>di</strong> un pce <strong>di</strong> una connessione internet <strong>di</strong> poter visionare le fotografie<strong>di</strong> Laeng, <strong>di</strong> Giannantonj, nonché <strong>di</strong> sfogliare e visionare gliscatti in bianco e nero dei primi del Novecento delle nostremontagne bresciane, senza danno per gli originali che rimarrannoconservati nella nostra biblioteca. Un lavoro utile ancheper chi stu<strong>di</strong>a i cambiamenti climatici e osserva il ritirodei ghiacciai e il mutamento del paesaggio alpino, o per glistorici (molti sono gli scatti relativi agli eventi della GrandeGuerra sulle montagne dell’Adamello). Anche semplicementeun’occasione per tanti Soci <strong>di</strong> ricordare com’erano le nostremontagne e <strong>di</strong> rivederle nel tempo attraverso la lentedella macchina fotografica.E in questo modo ricor<strong>di</strong>amo Manuel Fasani, fotografo acui è de<strong>di</strong>cato il nostro archivio e <strong>di</strong> cui ricorre quest’anno ilquarantesimo anniversario della morte. Proprio recentemente,grazie a una donazione privata, si è recuperata una parteimportante del suo patrimonio fotografico, de<strong>di</strong>cato in molticasi proprio alle montagne bresciane.Grazie quin<strong>di</strong> a tutti coloro che stanno lavorando contanto impegno a questo progetto!


Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoDue gran<strong>di</strong> eventiSerata de<strong>di</strong>cata a Fosco Maraini<strong>di</strong> Manuel BonomoAbbiamo avuto il piacere e l’onore <strong>di</strong> ricevere una suavisita il 26 ottobre del 2012. Era sera e il luogo noncoincideva con la sala della nostra sede in via VillaGlori, bensì con l’aula magna dell’Università Cattolica (servivauno spazio ampio per accogliere la gran quantità <strong>di</strong> gentevenuta per incontrarlo). E lui, Fosco Maraini, il CIT.LU.V.I.T.,ha fatto la sua comparsa alle 9 in punto. Si è materializzatonella sala, a cento anni dalla sua nascita, attraverso alcuneparole tratte da Dren-Giong, il suo primo libro sul Tibet, lettedall’attrice Valeria Battaini.Erano descrizioni appassionate <strong>di</strong> un suo viaggio solitarionel Sikkim: valli, foreste e ghiacci; usi, costumi e sorrisi <strong>di</strong> chilì vi abita; ascensioni alle basse e alle alte quote; emozionie riflessioni sull’esistente e sull’esistenza. E tutto con quellostile (“che è sempre figlio<strong>di</strong> un profondo pensiero”<strong>di</strong>ceva qualcuno) leggeroe coinvolgente che lo hasempre contrad<strong>di</strong>stintoin tutti i suoi scritti.Sono bastate quellepoche parole e il CIT.LU.V.I.T., il Citta<strong>di</strong>no dallaLuna in Visita <strong>di</strong> Istruzionesulla Terra, era già tuttolì. CIT.LU.V.I.T., perchécosì lui amava definirsi,come un CITta<strong>di</strong>no dellaLUna che viene mandatoin Visita <strong>di</strong> Istruzione sulpianeta Terra per oltre90 anni, con il compito<strong>di</strong> perlustrare il mondo– viaggi, stu<strong>di</strong> e tantacuriosità per la vita e levite – e <strong>di</strong> stendere dellerelazioni – i suoi libri, appunto.Trovare altre paroleper definire una personalitàcosì ricca e insolitacome quella <strong>di</strong> FoscoMaraini, è impresa ardua:Fotografo? Esploratore?Stu<strong>di</strong>oso? Etnologo?Scrittore? Alpinista?Mah... E poi che bisognoc’è <strong>di</strong> ingabbiarlo in unaDREN-GIONGincontro con Fosco a cento anni dalla nascitainterverranno:Mieko MarainiClau<strong>di</strong>o CardelliRoberto MantovaniAngelo Maggioriaccompagnati da videoproiezioni e da letture <strong>di</strong>Valeria Battainimoderatore: Manuel BonomoVENERDI’ 26 OTTOBRE ORE 20.30AULA MAGNA UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUOREVIA TRIESTE , 17 — BRESCIAClub Alpino Italiano<strong>Sezione</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>categoria? Meglio leggersi i suoi libri (giusto per iniziare: SegretoTibet, Ore giapponesi, Paropamiso, Gasherbrum IV).Tornando alla serata, dalle parole <strong>di</strong> Valeria si è passati aquelle della moglie giapponese Mieko Maraini e, a seguire,a quelle <strong>di</strong> due amici, Clau<strong>di</strong>o Cardelli e Roberto Mantovani,e <strong>di</strong> un suo grande ammiratore <strong>di</strong> casa nostra, Angelo Maggiori.È stata una serata lunga, anzi “lunghetta”, nel sensoche le parole sono state davvero tante, forse un po’ troppe(quando nel racconto entrano le emozioni, è facile perdere <strong>di</strong>vista il tempo). Ma è solo un dettaglio: miglioreremo. La sostanzaè un’altra: il <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong> è stato capace <strong>di</strong> organizzareuna bella serata de<strong>di</strong>cata a una figura più che positiva, conospiti <strong>di</strong> eccezione, che ha portato oltre 200 persone in sala,la maggior parte dellequali mai erano entratein contatto con il ClubAlpino e con l’amore perla montagna e la culturaCon il patrocinio dellaUniversità Cattolicadel Sacro CuoreSede <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>della montagna che tantoambisce a <strong>di</strong>ffondere.A cui va aggiunta la bellacollaborazione con l’UniversitàCattolica, cheha messo a <strong>di</strong>sposizionegratuitamente la sala, econ la Libreria dell’Università,che ha contribuitosia a pubblicizzarel’evento, sia ad allestireun banchetto coi libri <strong>di</strong>Fosco.Ma non è tutto. Perchéda questa prima seratane è scaturita unaseconda. E una terzae una quarta. Parliamodella rassegna <strong>di</strong> tregiorni “Tibet. Cuore feritodell’Asia”, organizzatadal <strong>CAI</strong> insieme all’associazioneItalia-Tibet,promotrice dell’evento,dall’11 al 13 febbraio.È stato lo stessopresidente dell’Associazione,Clau<strong>di</strong>o Cardelli,relatore della serata supag. 54 – Adamello 113


Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoLa prima serata del Convegno sul Tibet nella sede del <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong>Nyima Dondhup, Presidente della Comunità tibetana in ItaliaFosco, rimasto stupito dalla quantità <strong>di</strong> spettatori e dall’organizzazioneofferta dal <strong>CAI</strong> (nonché dalla bellezza del centrostorico <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>), a chiedere al <strong>CAI</strong> <strong>Brescia</strong> la <strong>di</strong>sponibilitàad organizzare il convegno sul Tibet per onorare il centenariodell’in<strong>di</strong>pendenza del Paese. In questo caso, il <strong>CAI</strong>, purlusingato per la proposta (l’alternativa pare sarebbe stata ilcastello <strong>di</strong> Messner!), ha dovuto pensarci un attimo prima<strong>di</strong> rispondere affermativamente. Perché, come alcuni hannofatto notare a suo tempo, l’acconsentire avrebbe portato consé anche delle valenze politiche: appoggiare in<strong>di</strong>rettamentela causa tibetana. Bene, se ne è parlato. E poiché si è valutatoche la sensibilità del <strong>CAI</strong> – per la montagna, i popoliche la abitano e i valori che la e li contrad<strong>di</strong>stinguono – nonera estranea alla vicenda tibetana <strong>di</strong> oggi, si è detto <strong>di</strong> sì. (Sitrattava poi <strong>di</strong> un convegno in cui esprimere libere opinioni,non <strong>di</strong> manifestazioni <strong>di</strong> piazza o boicottaggi).Il programma è stato denso e vario: due giornate in sede<strong>CAI</strong>, dalle 18 alle 22.30, de<strong>di</strong>cate alla visione <strong>di</strong> filmati (dellevere e proprie chicche pressoché sconosciute ai più, tra cuiun ine<strong>di</strong>to sullo Zanskar <strong>di</strong> Giorgio Morzenti, il mio zio scomparsogiovanissimo...) e una conferenza del “nostro” MarcoVasta, accanito viaggiatore, accompagnatore <strong>di</strong> viaggi dallapluriennale esperienza, impegnato in iniziative <strong>di</strong> solidarietànello Zanskar. In più, una mostra <strong>di</strong> oggetti e fotografie sulTibet, rimasta in esposizione per oltre un mese, ha abbellitola biblioteca e la sala.Nevicava in quei due giorni (eccome se nevicava!), eppurela gente non è mai mancata, tanto da dovere aggiungeredelle se<strong>di</strong>e in più. E i presenti non erano solo i soci <strong>CAI</strong>(anzi...), ma persone che per la prima volta mettevano piedenella nostra sede e facevano conoscenza della nostra realtà.Bello, no?L’evento clou dell’iniziativa è stato mercoledì 13 febbraio,giorno in cui cadeva il centenario dell’in<strong>di</strong>pendenza delTibet.Come per la conferenza <strong>di</strong> Fosco, ci si è dovuti spostaredalla sala in sede a uno spazio più ampio, la chiesa <strong>di</strong> SanCristo, presso i missionari saveriani <strong>di</strong> via Piamarta, che ètutto un meraviglioso succedersi <strong>di</strong> affreschi ovunque ci sivolti.I relatori – Clau<strong>di</strong>o Verni, Clau<strong>di</strong>o Cardelli, Carlo Buldrinie un rappresentante della comunità tibetana – sono statiall’altezza dell’evento, con un Carlo Buldrini che, forte <strong>di</strong>vent’anni <strong>di</strong> vita trascorsi in In<strong>di</strong>a, ha toccato profondamentei presenti con le proprie parole sulla non violenza. Erano inoltrepresenti sia la bottega tibetana <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>, che ha offertoun piccolo rinfresco, sia la Libreria dei Popoli saveriana, cheha permesso <strong>di</strong> mettere in ven<strong>di</strong>ta del materiale video.Ricapitolando, quin<strong>di</strong>, si parla <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong> eventi a<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi mesi, che, insieme a tutte le altre iniziative<strong>CAI</strong>, arricchiscono quanto offriamo alla popolazionebresciana (tra soci e no) e, <strong>di</strong> riflesso, fanno conoscere atanti il nostro mondo, che è il mondo della montagna a tuttotondo.La terza serata del Convegno sul Tibet nella chiesa <strong>di</strong> S. Cristo a <strong>Brescia</strong>Il tavolo dei relatoriAdamello 113 – pag. 55


Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoQuando intorno a te tutto è immensitàe grandezza...... e silenzio e pace;quando le nuvole e il cielo sono vicini...... e, dall'alto, contempli le valli profonde;quando ve<strong>di</strong> nascere i ruscelli...... le aquile volare e correre i cervi;quando fai lunghe escursionianimali d'ogni genere...... e incantevoli laghetti <strong>di</strong> acque cristalline...... e paesini <strong>di</strong> case strette intornoa un campanile;quando il freddoe il vento sono molto intensi...... ma stare sulla neve è un go<strong>di</strong>mento...Illustrazione <strong>di</strong> Gabriella Piar<strong>di</strong>...SEI IN MONTAGNA!Maria Rius, Josep Parramón,SEI IN MONTAGNA, Ed. La Scuolapag. 56 – Adamello 113


FRAMMENTI DI GEOLOGIA: aspetti geologici e geomorfologicidelle montagne italiane, Ugo Scortegagna CastelfrancoVeneto, Duck, 2010VITA SPERICOLATA <strong>di</strong> Giorgio Graffer, lettere, <strong>di</strong>ari e fotografieine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> un mito dell’alpinismo ed asso dell’aviazione,Riccardo Decarli, Trento, SAT, 2011LA MORTE DEL CHIODO, fine del sesto grado sulle paretialpine/ Emanuele Cassarà, Chiari, Nordpress, 2002JAM: IL CERCHIO DA CHIUDERE, Monte Bianco 40 granitiruggenti, Lamberto Camurri, Parma, Pareti e montagneL’AVVENTURA IN VALTELLINA, Mario Soldati, Sondrio, Bancapopolare, 1986L’ACCHIAPPASOGNI: CRISTINA CASTAGNA, MassimoFontana, Recoaro, Club Alpino Italiano, <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong> Recoaro,2010ALPI OROBIE OVER 2000, ovvero tutte le vette oltre i duemilametri delle Alpi OrobieVol.1: Orobie occidentali: gruppi: Legnone, Pizzo Alto, PizzoRotondo, Tre Signori, Trona, Mezzaluna, Ponteranica, Pescegallo,Fioraro, Pegherolo, Alessio Pezzotta, Nembro,L’alpe e<strong>di</strong>trice, 2011Vol. 2: Orobie centrali: gruppi: Cadelle, Vallocci, Seleron, CornoStella, Masoni, Scoltador, Pradella, Cabianca, Diavolo<strong>di</strong> Tenda, Alessio Pezzotta, Nembro, L’alpe e<strong>di</strong>trice, 2012RIVIVERE LE ALPI: 52 idee da vivere in 4 stagioni, Franco,Laura e Massimo Gionco Missaglia, Bellavite, 2010RICORDI DI MONTAGNA: 80 anni <strong>di</strong> montagna a Parabiago,Club Alpino Italiano - <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong> Parabiago 20081911 2011 U.O.E.I., cento anni <strong>di</strong> orizzonti: storie <strong>di</strong> uomini epassione per la montagna, Francesco Fernandes, AlbertoBenini; a cura <strong>di</strong> Piergiorgio Finulli U.O.E.I, 2011ALTA E MEDIA VALLE DEL RENO: itinerari nell’AppenninoBolognese, a cura <strong>di</strong> Gabriele Ronchetti, Comunità montanaalta e me<strong>di</strong>a valle del Reno, 2009CORNO ALLE SCALE: parco regionale, Firenze, Giunti, 1996GLI UNGULATI, Davide Palumbo, Padova, Zanar<strong>di</strong>, 2003LONTANO DAI PICCOLI UOMINI: 1924-1945: alpinismoeroico sulla Marmolada, Prati, a cura <strong>di</strong> Riccardo Decarli eMarco Albino Ferrari, Rozzano, Domus, 2007FARFALLE E GHIACCIAI: scritti dal 1936 al 2001, Fosco Maraini;a cura <strong>di</strong> Marco Albino Ferrari e Matteo Serafin, Rozzano,Domus, 2008MONTAGNES VALDÔTAINES Montagnes valdôtaines:scritti dal 1928 al 1986, Massimo Mila, a cura <strong>di</strong> GiuseppeMen<strong>di</strong>cino, Rozzano, Domus, 2008I NOSTRI FIORI dei monti bresciani e <strong>di</strong>ntorni, Lionello Ricci,<strong>Brescia</strong>, Marco Serra Tarantola, 2011HIMALAIA E KARAKORUM, testo e foto <strong>di</strong> Toni Hiebeler, Zurigo,Ed. Silva, 1980GUERRA BIANCA IN ADAMELLO: immagini del capitanoAldo Varenna, A.N.A. <strong>Sezione</strong> Valle Camonica, 2011IL SEGRETO DELLE STAGIONI, Alessandro Piotti AgostinoRabizzi, 2012CHISSÀ PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ: a spasso nel vocabolariodei monti valdostani, testi <strong>di</strong> Umberto Pelazza, a cura <strong>di</strong>Marica Forcellini Saint Christophe, Tipografia DUC, 2011IL MIO SCI ESTREMO, Mauro Rumez, a cura <strong>di</strong> Manuela Colettie Spiro Dalla Porta Xi<strong>di</strong>as, Chiari, Nordpress, 2001CLIMBING FREE: LA MIA VITA NEL MONDO VERTICALE,Lynn Hill, Torino, CDA & Vivalda, 2002IL MEGLIO DEGLI ANNI ‘30: l’alpinismo della Rivista del <strong>CAI</strong>,a cura <strong>di</strong> Alessandro Gogna e Alessandra Raggio, Priuli &Verlucca, 2010Elenco delle opereentrate in bibliotecaMANUALE DI ARRAMPICATA, arrampicatae allenamento ClubAlpino Italiano, Commissionenazionale scuole <strong>di</strong> alpinismo,sci alpinismo e arrampicata libera,2009Vol.1: Capacità organiche <strong>di</strong> baseVol.2: Preparazione fisica e psicologicaNASEGO: natura, cultura e sport in una terra da scoprire,Mauro Abati, 2009OROBIE, I SENTIERI DELL’ACQUA: 34 facili escursioni allascoperta <strong>di</strong> sorgenti, cascate e corsi d’acqua, Lucio Benedetti,Chiara Carissoni, Azzano San Paolo Junior, 2011FERRATE E SENTIERI ATTREZZATI DEL BRESCIANO: 22itinerari per escursionisti esperti ed alpinisti: Valle delleMessi, Val Narcanello, Orobie bresciane, Valle Adamè, Me<strong>di</strong>aValle Trompia, Lago d’Idro, Valle Sabbia, Lago <strong>di</strong> Garda,Luca Bonomelli, Chiari, Nordpress, 2009VOLEVO SOLO AMARTI, Alberto Paleari, Torino, Vivalda,2012ASSASSINIO SUL K2, Dušan Jelin i , Torino, Vivalda, 2012IL RAGAZZO CHE ERA IN LUI, Enrico Camanni, Torino, Vivalda,2011ON TOP: donne in montagna, Reinhold Messner, Milano, Corbaccio,2012MORTE SULL’EIGER: il dramma <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o Corti e StefanoLonghi, <strong>di</strong> Daniel Anker, Milano: Corbaccio, 2007PARETE OVEST, Reinhold Messner, Milano, Corbaccio, 2011LA LEGGE DELLA MONTAGNA: i più celebri casi giu<strong>di</strong>ziariche hanno segnato la storia dell’alpinismo, Augusto Golin,Milano, Corbaccio, 2011SONAM SHERPA: storia <strong>di</strong> un uomo che accompagna in vettai più gran<strong>di</strong> alpinisti della terra, Jean-Michel Asselin, Milano:Corbaccio, 2012QUATTORDICI VOLTE OTTOMILA: superare se stessi pervincere la sfida più grande, Edurne Pasaban, Milano, Corbaccio,2012RAZZO ROSSO SUL NANGA PARBAT, Reinhold Messner,Milano, Corbaccio, 2010L’OMBRA DELLA MONTAGNA: il lato oscuro dell’avventuraestrema, Maria Coffey, Milano, Corbaccio, 2004DA SOLA: LA MIA PASSIONE PER GLI OTTOMILA, GerlindeKaltenbrunner, Milano, Corbaccio, 2010LA MONTAGNA ED IO, Alexander Huber, Milano: Corbaccio,2009DREN-GIONG: il primo libro <strong>di</strong> Fosco Maraini e i ricor<strong>di</strong> deisuoi amici, Fosco Maraini; a cura <strong>di</strong> Mieko Maraini, con unaprefazione <strong>di</strong> S.S. il Dalai Lama, Milano, Corbaccio, 2012ORE GIAPPONESI, Fosco Maraini, Milano: Corbaccio, 2012LA MIA SESTA VITA: Reinhold Messner ci guida nei suoi musei,Valter Giuliano, Torino, Vivalda, 2012MONTICELLI BRUSATI: dall’abitato sparso al Comune, acura <strong>di</strong> Gabriele Archetti et alii..., <strong>Brescia</strong>, Fondazione Civiltà<strong>Brescia</strong>na, 2009IL TEMPO DI MARY: l’alpinista dal giubbetto rosso, FrancescoComba, Comune <strong>di</strong> Belluno, Biblioteca civica, 2012Adamello 113 – pag. 57


Biblioteca Clau<strong>di</strong>o ChiaudanoInvito alla lettura <strong>di</strong>…Alberto Paleari“Volevo solo amarti” – Vivalda E<strong>di</strong>tori, I licheniSi moltiplicano gli esperimenti <strong>di</strong> scrivere <strong>di</strong> montagna attraverso il registro del giallo o del thriller.Questa volta tocca ad Alberto Paleari condurci, piacevolmente, dall’ambiente del Bianco e Chamonix finoal caldo sud dell’Italia, lungo gli episo<strong>di</strong> e i personaggi <strong>di</strong> una vicenda che si alterna tra realtà a volte improbabilee invenzione spesso molto realistica, con una scelta azzeccata dei nomi dei personaggi e qualche“citazione” lasciata alla sensibilità del lettore.Alla fine, tutto quanto è successo davvero? Chi lo sa, ma poco importa.Del resto la conclusione della storia risulta, a mio avviso, il pezzo forte <strong>di</strong> tutta la narrazione.eros, 24 novembre 2012Enrico Camanni“Il ragazzo che era in lui” – Vivalda E<strong>di</strong>tori, I licheniÈ bravo Camanni – Settembrini a trasportarci, a passo <strong>di</strong> guida, nel cuore della Civetta. E a ricordarciche il <strong>di</strong>edro Philipp – Flamm, come altre vie memorabili, non sono solo roccia, impegno o fortuna,ma anche ricor<strong>di</strong> o sogni assopiti e non realizzati, senso profondo <strong>di</strong> un perché che ci fa affrontarel’imprevisto. Tanto da giovani, la cui bellezza “non <strong>di</strong>pende dai sogni che portano a casa”, quanto danon più giovani, se ancora si prova il desiderio <strong>di</strong> misurare “com’è piccolo un uomo nelle rughe dellamontagna: una sbavatura <strong>di</strong> vita”.eros, 1 gennaio 2012Reinhold Messner“Razzo Rosso sul Nanga Parbat” - Corbaccio E<strong>di</strong>tore 2010Uno degli ultimi e tanti libri scritti sulla vicenda dei fratelli Messner al Nanga Parbat nel 1970. La conquistadella vetta per la parete Rupal e la tragica <strong>di</strong>scesa dal versante opposto, la parete Diamir con la scomparsadel più giovane Gunther, travolto da una valanga quando ormai i due sono quasi fuori dai pericoli dellamontagna. Stremato dalla fatica e dalla fame, Reinhold dopo alcuni giorni in cui vaga alla ricerca <strong>di</strong> aiutoviene finalmente raccolto e sfamato da persone del luogo, quando ormai la spe<strong>di</strong>zione tedesca del Dott.Herrligkoffer ha dato per <strong>di</strong>spersi i due Messner… Oltre al danno la beffa per Reinhold, che per lunghianni verrà accusato <strong>di</strong> aver abbandonato a sé stesso il fratello Gunther; vicenda che per molti versiricorda quella <strong>di</strong> Bonatti al K2 nel ’54, quando la versione ufficiale del capo spe<strong>di</strong>zione dovrà esserepoi smentita dalle successive prove a favore <strong>di</strong> Walter, ma questo solo dopo anni <strong>di</strong> polemiche.La storia poi a cui si riferisce il titolo del libro, quella del razzo sparato per errore da Herrligkoffer,così come raccontata da Messner stesso, non fa che avvalorare la tesi del protagonismo deicapi spe<strong>di</strong>zione e dell’ufficialità dei fatti mantenuta come se fosse una omertosa “ragion <strong>di</strong> stato”.Sergio Campagnoni, 4 gennaio 2013“Assassinio sul K2” – Vivalda E<strong>di</strong>tori, I licheniHa ragione Paolo Rumiz, che del libro scrive la prefazione, ad affermare che “la montagna non rendepuri gli uomini che la scalano” ed anche a prendersela con l’uso commerciale della montagna e dellamorte. Tuttavia questo non salva Dušan Jelinč ič, autore <strong>di</strong> un ben più interessante “Le notti stellate delKarakorum”, dall’aver prodotto un racconto che del thriller appassionante ha proprio ben poco, sia nellatrama che nel linguaggio narrativo, a cominciare perfino dalla scelta dell’Eiger per ambientare l’inizialedelitto che dà origine a tutto il racconto, cosa già <strong>di</strong> per sé assai poco originale.A mio parere, alla fine della lettura non emerge affatto, come vorrebbe Rumiz, una montagna ancor piùscintillante, ma semplicemente il desiderio <strong>di</strong> aver girato l’ultima pagina.eros, 19 novembre 2012pag. 58 – Adamello 113


TABELLA DEI RIFUGI E BIVACCHI DELLA SEZIONERIFUGIO Località Categoria Quota PostiTelefono e gruppo s.l.m. letto n.LocaleAnno <strong>di</strong> Anno <strong>di</strong> Gestione Periodo <strong>di</strong>invernale costruzione ristrutturazione e telefono aperturaposti n.Giuseppe Garibal<strong>di</strong> Odoardo Ravizzatel. 0364 906209 Val d’Avio D 2548 98 8 1958 1996tel. 0364 92534 EstateArnaldo Berni GaviaElena Bonettatel. 0342 935456 Ortles-CevedaleA 2541 71 – 1933 –tel. 0342 945466EstateAngelino Bozzi MontozzoMarcello Ceninitel. 0364 900152 Ortles-CevedaleD 2478 24 – 1928 1968349 4924391 EstatePaolo Prudenzini Val SalarnoGiorgio Germanotel. 0364 634578 AdamelloD 2235 63 6 1908 –0364 71157 EstateSerafino Gnutti Val MillerGianluca e Giacomo Madeotel. 0364 72241 AdamelloD 2166 34 4 1975 –tel. 0364 72241 - 339 7477766Maria e Franco Val PagheraGiacomo Massussitel. 0364 634372 AdamelloD 2574 37 10 1911 1979tel. 030 9196647 EstateFranco Tonolini Baitone D 2450 45 10 1891 2012 Fabio Madeo Estatetel. 0364 71181 Adamello tel. 0364 75107cell. 338 9282075Baita IseoNatùAdelchi Zana Estatetel. 0364 339383 ConcarenaC 1335 27 2 1980 1981tel. 0364 433038 GestoreAi Caduti dell’Adamello* Lobbia Alta0465 503311tel. 0465 502615 AdamelloE 3040 120 12 1929 2005335 6664234EstateZanon MorelliPasso BrizioSempreAdamello– 3149 9 9 1958 – Incusto<strong>di</strong>toapertoArrigo Passo SalarnoSempreGiannantonj Adamello– 3168 6 6 1980 – Incusto<strong>di</strong>toapertoBIVACCOQuotesociali2013Nella riunionedel Consiglio Direttivodel 20-11-2012sono state stabilitele quote socialiper il 2013.Categorie <strong>di</strong> soci Quota in €Or<strong>di</strong>nario 50,00Familiare 32,00Giovane 20,00Quota 1ª iscrizione 10,00Quota 1ª iscrizione giovani 8,00Si rende noto che il rinnovo dell’associazione al C.A.l. puòessere effettuato versando la quota annuale a mezzo vagliapostale o tramite il conto corrente postale, intestando il bollettinocome segue: “Club Alpino Italiano Sez. <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>”, ViaVilla Glori n. 13, c/c/p n. 14355259 ed aggiungendo il costodelle spese postali oppure effettuare un bonifico bancario intestatoa C.A.l. <strong>Sezione</strong> <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> Banca Cre<strong>di</strong>to BergamascoSede <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong> c/c n. 8189 ABI 03336 CAB 11200. IBANIT49H0333611200000000008189. Per evitare <strong>di</strong>sgui<strong>di</strong>, si raccomanda<strong>di</strong> in<strong>di</strong>care chiaramente il nominativo del Socio, ilbollino comprovante l’avvenuta associazione verrà poi spe<strong>di</strong>todalla segreteria <strong>di</strong>rettamente al Socio.Si comunica inoltre che è possibile effettuare i pagamentipresso la nostra Segreteria con l’utilizzo del bancomat.Sono Soci “giovani” i Soci aventi meno <strong>di</strong> 18 anni. Sono Soci “familiari”i conviventi con un Socio or<strong>di</strong>nario della stessa sezione. La quota <strong>di</strong> iscrizioneoffre notevoli vantaggi: sconto del 50% sui pernottamenti effettuatinei rifugi del C.A.I. e del 10% sulle tariffe viveri; assicurazione fino a €25.000,00 per il soccorso alpino; abbonamento alle Riviste della SedeCentrale ed all’“Adamello” della nostra <strong>Sezione</strong>; sconto sull’acquisto <strong>di</strong>volumi, guide e cartine; libera lettura dei volumi della biblioteca sezionale.Da gennaio 2012 il mensile “Lo Scarpone” è <strong>di</strong>ventato una testata on lineconsultabile all’in<strong>di</strong>rizzo www.loscarpone.cai.it.Cambi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzoRaccoman<strong>di</strong>amo vivamente ai Soci <strong>di</strong> volerci comunicare con cortesesollecitu<strong>di</strong>ne ogni cambiamento d’in<strong>di</strong>rizzo. Verrà facilitata la spe<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> riviste, avvisi e convocazioni, ecc.Ricor<strong>di</strong>amo ai Soci che, come il resto della Rivista, anche la rubricaVita della <strong>Sezione</strong> è aperta a tutti i Soci. Invitiamo pertanto tutti i nostriSoci a comunicarci, per la pubblicazione, eventuali nascite, matrimoni,lauree oppure lutti.Nascite30.11.2012 Cecilia Vigasio <strong>di</strong> Marco e Silvia BelliniLauree12.04.2012 Valentina Zanini in Scienze dei Beni Culturali pressola Facoltà <strong>di</strong> Lettere - Università Cattolica <strong>di</strong> <strong>Brescia</strong>08.11.2012 Alessandra Zanini in Scienze Dietistiche presso la Facoltà<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina e Chirurgia – Università Statale <strong>di</strong><strong>Brescia</strong> – con 110 e lodeSoci scomparsi25.12.2012 Angelo Filippini02.01.2013 Carlo (detto Cecco) Mondolo16.02.2013 Avv. Arnaldo Avanzini16.04.2013 Bruno Boventi04.05.2013 Cesare Mazzocchi05.05.2013 Arturo Crescini09.05.2013 Luciano Malchio<strong>di</strong>04.06.2013 Gabriella Pasinetti10.06.2013 Giovanni ApertiGualtiero Laeng Passo Cavento Adamello– 3191 6 6 1972 – Incusto<strong>di</strong>toSempreaperto* proprietà “Fondazione Ai Caduti dell’Adamello”Adamello 113 – pag. 59


GITE C.A.I. DI BRESCIA 2013DATA GITE ACCOMPAGNATORILUGLIO 20136-7/07/2013 LUNGO I SENTIERI DEL MONTE BIANCO PIETRO BORZI - ALBERTO MAGGINI14/07/13 SENTIERO DEI FIORI CLAUDIO BRISSONI RENATO ROVERSI - LUIGI BAZZANA20-21/07/2013 RIFUGIO CARÈ ALTO GIUSEPPE DITTO - CARLA DIONISI28/07/13 CIMA ZELEDRIA (GITA IN GEMELLAGGIO CON UISP) BARBARA COCCHINI - ELENA POLIANTONIETTA INVERARDI (UISP)AGOSTO 201303-04/08/2013 TRAVERSATA DEL LATEMAR LUCA BONFÀ - ELENA POLI -LUIGI BAZZANA11/08/13 LAGHI DI STRINO ROBERTO NALLI - LUIGI BAZZANA24-25/08/2013 PUEZ - ODLE MATTEO GILBERTI - RICCARDO PONZONISETTEMBRE 201301/09/13 PASSO MANGHEN - LAGO DELLE STELLUNE (LAGORAI) ALBERTO MAGGINI - PIERO BORZI08/09/13 LAGO CASINEI RENATO ROVERSI - ALBERTO MAGGINI15/09/13 MONTE FERRANTE CARLA DIONISI - GIUSEPPE DITTO22/09/13 DIGA DEL GLENO LUIGI BAZZANA - PIETRO BORZI29/09/13 PIZZO ARERA MATTEO GILBERTI - DIEGO MICHELIOTTOBRE 201306/10/13 SENTIERO DELLE MEATTE (MONTE GRAPPA) IN PULLMAN MARCO MICHELI - DARIO DI PIETRO13/10/13 OTTOBRATA20/10/13 SENTIERO DELLA MAESTRA ALBERTO MAGGINI - ROBERTO NALLI - RENATO ROVERSI27/10/13 PIOVERE - CASCATA - NORDIC WALKING FRANCESCO SCALVINI - MATTEO GILBERTI - LUCA BONFÀNOVEMBRE 201303/11/13 LAGONI - SILLARA - PIANTINO OSCAR ROSSINI - RICCARDO PONZONI10/11/13 MONTE STINO GIUSEPPE DITTO - CARLA DIONISI17/11/13 USCITA FINALE CON TUTTI GLI ACCOMPAGNATORI - LOCALITÀ DA DEFINIRSISerate 2013Agostino GentiliniSesto annoMartedì 10 settembre 2013Ghidoni Roberto - Lupo che corre(al Museo <strong>di</strong> Scienze Naturali)Martedì 8 ottobre 2013Turetti Paolo - Dolomiti <strong>di</strong> BrentaMartedì 12 novembre 2013Camerini - Guerzoni - Piccole Dolomiti <strong>Brescia</strong>neMartedì 10 <strong>di</strong>cembre 2013Bal<strong>di</strong> Paolo - Deserti e ghiaccioAdamello 113 – pag. 60


Sottosezione <strong>di</strong> MANERBIODante nel sublime<strong>di</strong> Lina AgnelliDante aveva piantato la piccozza sulla cima dellamontagna del Purgatorio, l’anno scorso. Era giugno, allasede della <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Manerbio, quando, <strong>di</strong> fronte alla manovradantesca, <strong>di</strong> grande sod<strong>di</strong>sfazione e <strong>di</strong> profondorespiro, si era chiuso il libro, il “Purgatorio” appunto, dellaDivina Comme<strong>di</strong>a, e il dott. Fabrizio Bonera congedava isuoi allievi. Allievi, si fa per <strong>di</strong>re (e ne abbiamo già parlatosu queste pagine). Più che altro amici ed estimatori: deltesto dantesco innanzitutto e del facilitatore in cattedra,Bonera appunto, con il quale si era viaggiato per dueanni: dall’abisso dell’“Inferno” alla tappa interme<strong>di</strong>a del“Purgatorio”.Dante, allora, a giugno del 2012, aveva compiutoun’impresa che mai nessuno aveva tentato e realizzatoprima <strong>di</strong> lui: la conquista della montagna più alta inassoluto, appena intravista da Ulisse (quando n’apparveuna montagna, bruna/per la <strong>di</strong>stanza, e parvemi tantoalta/quanto veduta non avea alcuna). E da bravo alpinistaaveva conquistato la vetta.Ma Dante è l’alpinista più grande <strong>di</strong> tutti i tempi perché,una volta conquistata la vetta, fa una cosa che glialpinisti solitamente non fanno: ascende ancora.“Quando si raggiunge una vetta normalmente rimanela scelta <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendere – considerava anticipando il seguitoFabrizio Bonera –. L’alpinista pianta la piccozza, visosta qualche tempo e poi <strong>di</strong>scende. Sulla vetta non si za,è il vertice <strong>di</strong> un cammino che è prima ascensivo epoi <strong>di</strong>scensivo. Dante sceglie non <strong>di</strong> rimanere ma <strong>di</strong> salireulteriormente, con un’ascesa che non ha paragoni: saliràl’oltramondano celeste”.E siamo arrivati all’anno terzo del corso su Dante al<strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Manerbio: corso che si è concluso ad aprile, dopoun autunno e un lungo inverno (niente primavera) trascorsi<strong>di</strong> lunedì sera appassionatamente, in via Palestro, sulleorme dell’estremo alpinista Dante. Si è trattato dell’annodunque dell’ascesa fatta con uno sforzo intellettualeestremo che supera il limite dell’umano. “Dante – spiegavail dott. Bonera – per <strong>di</strong>re questo sforzo ha coniatoun termine nuovo. Che è trasumanare, ovvero innalzarsioltre i limiti dell’umano”. Uno sforzo, insomma, che, terraterra, traduceva perfettamente l’andar fuori <strong>di</strong> testa:il trapassare cioè da una considerazione materiale dellecose ad un concetto metafisico che può essere espressosolo in termini allusivi e simbolici. Al <strong>CAI</strong> dunque, per 33puntate, terzo anno: stavolta per passare dall’idea <strong>di</strong> unor<strong>di</strong>ne fisico all’idea <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>ne soprannaturale in cui <strong>di</strong>vienenaturale il miracolo, come considerava il Sapegno,quando si andava a scuola.Dante con in mano la Divina Comme<strong>di</strong>a, Santa Maria del Fiore, Firenzepag. 61 – Adamello 113


Sottosezione <strong>di</strong> NAVECol <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Nave,<strong>di</strong> Dario LiberiniApprofittiamo dello spazio che ci è concesso per raccontarvila curiosa serie <strong>di</strong> escursioni che da un paio <strong>di</strong> anni abbiamoincluso nel programma del <strong>CAI</strong> <strong>di</strong> Nave. Cre<strong>di</strong>amo chein qualche modo essa rappresenti un po’ lo spirito che animala nostra piccola ma vivace Sottosezione.In occasione dei festeggiamenti del trentesimo annodall’inaugurazione del sentiero 3 V, che attraversa l’abitato <strong>di</strong>Nave, avevamo pensato <strong>di</strong> celebrare l’avvenimento a modonostro, con un’escursione che prendendo le mosse dal centrodel nostro paese seguisse per un tratto cospicuo il tracciatodel “Tre Valli”. Non avevamo le idee chiare su dove sisarebbe potuti giungere nell’arco <strong>di</strong> una sola giornata ed ècosì che ci siamo detti: “An<strong>di</strong>amo il più lontano possibile edove arriviamo, arriviamo!” In questo modo è nata l’escursioneche abbiamo trovato impossibile non battezzare “En dorióm, rióm” (per noi che abbiamo da sempre nelle orecchiele sonorità del <strong>di</strong>aletto bresciano, è <strong>di</strong>fficile trovare espressionialtrettanto efficaci nella lingua nazionale). Di fatto quellavolta <strong>di</strong> due anni or sono siamo riusciti a conseguire un risultatoun po’ inferiore alle nostre aspettative: la camminatasi è arrestata a Lodrino dopo una decina <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> marciae circa duemila metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello. Comunque, forse senzaun perché, siamo tornati a casa pieni <strong>di</strong> entusiasmo e cosìl’idea <strong>di</strong> mettere in cantiere ogni anno una lunga o lunghissimaescursione, che partendo da Nave ci consentisse <strong>di</strong>raggiungere mete quanto più lontane possibile, ci ha presodecisamente la mano.Nel 2012 abbiamo portato a termine “Ghe n’if a sé?”(“Ne avete abbastanza?”, per chi non conoscesse il <strong>di</strong>aletto):il periplo completo dei crinali che abbracciano la valledel Garza. Si è trattato <strong>di</strong> una galoppata che, passando peril Monte Ucia, il colle <strong>di</strong> sant’Eusebio, il passo del Cavallo<strong>di</strong> Lumezzane, i Monti Doppo, Conche e S. Onofrio, ci hariportato a Nave dopo circa 35 km <strong>di</strong> percorso e 2.200 metri<strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello.Quest’anno avevamo messo in calendario “Lé isé gh’èel Lac de Isé” (la traduzione italiana “Lì così c’è il lago <strong>di</strong>Iseo” non rende assolutamente giustizia alla locuzione <strong>di</strong>alettale).Il proposito era <strong>di</strong> cavalcare e scavalcare, semprea partire dal centro del nostro paese, gli spartiacque primasinistro e poi destro della val Trompia, per raggiungere quelnotevole punto panoramico sul lago <strong>di</strong> Iseo che è l’eremo <strong>di</strong>Santa Maria del Giogo.Purtroppo il maltempo, che ha infierito per tutto il mese<strong>di</strong> marzo, ci ha impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> realizzare l’escursione nella dataprevista o nelle settimane subito successive. Non <strong>di</strong>speriamocomunque <strong>di</strong> portare a termine i nostri propostiti entroquest’anno stesso. Per gli anni prossimi abbiamo in mente<strong>di</strong> raggiungere o almeno <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> avvicinarci a qualchemontagna sovrastante il Lago <strong>di</strong> Garda o ad<strong>di</strong>rittura, faccendapiuttosto impegnativa, le sponde del lago d’Idro. E cosìsperiamo proprio <strong>di</strong> farvi trovare nei depliant dei nostri futuriprogrammi altre simpatiche frasi in <strong>di</strong>aletto come: “Arda: elLac de Garda”, oppure ” Nom a eder el Lac de Ider”.Qualcuno potrà interrogarsi circa il significato delle nostreforse bizzarre iniziative. Ma naturalmente non c’è alcunsignificato recon<strong>di</strong>to da investigare. Forse il motivo che spingegli appassionati ad andare in montagna risiede nel gusto<strong>di</strong> farsi chiedere da qualcuno “perché ci vai?” e nel rispondergli“Non lo so”. L’alpinismo è un’attività che si giustificaper sé (ma non è così anche la vita?): non occorre appiccicarglisopra un senso ulteriore. Resterà sempre immortalela risposta <strong>di</strong> non so quale grande alpinista (forse Mallory?)che, alla domanda <strong>di</strong> un giornalista a proposito del perchévolesse scalare l’Everest, si limitò laconicamente a osservare:“Perché sta lì”.Ho però detto all’inizio che queste gite in qualche modoci rappresentano. Ed è per questo che ne parlo. In effetti,benché a Nave non manchino alpinisti <strong>di</strong> livello più chebuono, se non ad<strong>di</strong>rittura ottimo, nel gruppo <strong>di</strong> persone chefrequenta con assiduità la nostra Sottosezione non ci sonorocciatori o scalatori eccezionali. Nessuno <strong>di</strong> noi si cimentaor<strong>di</strong>nariamente con qualche vertiginosa parete nord. Ma nonper questo la nostra passione per quella multiforme attivitàche chiamiamo alpinismo (ma non ci offen<strong>di</strong>amo se nel nostrocaso preferite che si parli <strong>di</strong> escursionismo) può <strong>di</strong>rsimeno forte.Queste mie parole vogliono infatti essere un elogiodell’alpinista me<strong>di</strong>o (e perfino me<strong>di</strong>ocre). Il bello dell’alpinismoè che esso può essere declinato in molti mo<strong>di</strong>: lo si puòritagliare sulle spalle larghe <strong>di</strong> chi possiede il coraggio e latecnica per cimentarsi con <strong>di</strong>fficoltà estreme, ma può ancheessere adattato alle più modeste capacità <strong>di</strong> chi si accontentadelle vie normali, <strong>di</strong> qualche ferrata o dell’attraversamento<strong>di</strong> un ghiacciaio. In entrambi i casi gli elementi che caratterizzanoquesta attività, anche se a scala <strong>di</strong>versa, restanoi medesimi: il <strong>di</strong>segno e il perseguimento <strong>di</strong> una méta checollocandosi vicino ai nostri limiti, quali essi siano, rappresentauna sfida; un’inesausta curiosità che ci conduce lungosentieri a noi ignoti; il piacere <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con gli amici lenostre sensazioni; le emozioni profonde che ci regala la contemplazionedella magnificenza della natura e del paesaggioalpestre; la sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> conseguire una vittoria, comepure la capacità <strong>di</strong> accettare una sconfitta, la cui possibilità,non lo si deve mai <strong>di</strong>menticare, è una con<strong>di</strong>zione necessariadel gioco.Riven<strong>di</strong>chiamo quin<strong>di</strong> il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> giocare al gioco dell’alpinismosecondo i nostri gusti e le nostre possibilità. E se pernoi l’avventura non assume i tratti avvincenti <strong>di</strong> una scalataai limiti del possibile e non si ammanta dell’aura eroica <strong>di</strong> ungesto epico, ma si traduce più modestamente nel cercare <strong>di</strong>arrivare fin dove possiamo arrivare, resta per noi un giocoche vale assolutamente la pena giocare.pag. 62 – Adamello 113


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