11/12 gagar<strong>in</strong> n.10di GianlucaCosant<strong>in</strong>i*graphicnovelc<strong>in</strong>emabimbishopp<strong>in</strong>glibriteatrogustoartemusica22*A partire da questo numerole avventure di Veal Head,disegnate da Heriz BhodyAnam, si alterneranno dimese <strong>in</strong> mese con le graphicnovel di Gianluca Costant<strong>in</strong>i,che esordisce dunque sullepag<strong>in</strong>e di Gagar<strong>in</strong> propriocon la tavola qui a destraGianluca Costant<strong>in</strong>iè un disegnatore e artistavisivo che <strong>in</strong>daga il realeda più di 15 anni.Insegna Arte del Fumettoall’Accademia di Belle Artidi Bologna.Ha pubblicato graphicnovel e storie brevi <strong>in</strong> moltel<strong>in</strong>gue. Il suo sito èwww.gianlucacostant<strong>in</strong>i.come Twitter @channeldraw
la ballatadell’americaal tramontoRiflessione su Ryan B<strong>in</strong>ghame sulla musica Usa allo scaderedei supplementari dell’edonismoreaganiano. Chi tirerà i rigori?1/4Sol Re Sol Do.Certo folklore americano ha il retrogusto delricatto culturale. È musica di terra e di radici,certo. Ma ciò significa che è per forza buona?2/4Un’ora prima di scrivere questo pezzo stoascoltando un disco della graziosa Anna T.,cantantessa <strong>in</strong>contrata un paio di mesi fa <strong>in</strong>un festival olandese. Tutto benone, folk carucciocon le armonie giuste e la voce angelicama sexy. Suoni acustici, segno <strong>in</strong>equivocabiledi purezza d’animo. Tuttavia al qu<strong>in</strong>to pezzopenso con <strong>in</strong>sistenza ad autosomm<strong>in</strong>istrarmiuna dose di cicuta con i Can a tutto volume <strong>in</strong>cuffia, e non capisco perché.Questa musica non è buona, ma purtropponon è neppure così cattiva da dare fastidio.Trasmette una vertig<strong>in</strong>e più profonda, che haa che fare con l’odore della morte. Ci deve esserestato qualche mal<strong>in</strong>teso fra gli Appalachi,il Greenwich Village e Walker Texas Ranger.Qualche sfumatura che si è persa.3/4Facile puntare il dito, direte voi, oggi che il SecoloAmericano è f<strong>in</strong>ito, che l’onda lunghissimadi una certa cultura retrocede e lascia <strong>in</strong>travederetutti i detriti sul bagnasciuga; oggi chela strada maestra si è ramificata <strong>in</strong> un milionedi tangenziali possibili, non necessariamentecomprese fra un grattacielo di Manhattan eun’asse da surf.Questa America dei suoni - ancora cosìammmmericana <strong>in</strong> un’epoca non più americana- cont<strong>in</strong>ua a muovere qualcosa nella pancia,ma spesso è qualcosa di s<strong>in</strong>istro.Da una parte, i giganti. Quelli che <strong>in</strong> tre accordihanno chiuso il senso di un’epoca, la rabbia, lasperanza, il passato e il futuro, le rivendicazionirazziali, il Vietnam, le nuove resistenze di fronteall’epoca di Reagan e di St<strong>in</strong>g.Dall’altra, un oceano di musica <strong>in</strong>utile, scialba,noiosamente uguale a se stessa, che vorrebbeavere il respiro degli ampi spazi ma trasmette<strong>in</strong>vece, più spesso, il prov<strong>in</strong>cialismo di unmondo chiuso, impegnato a ripetere a testabassa formule desuete per un pubblico pigro.In mezzo ai due estremi, Ryan B<strong>in</strong>gham.Quattro Quarti.Gli abbiamo voluto bene, al belloccio texanoRyan, anche prima che se ne accorgesseroquelli di Hollywood. Forse non è un fuoriclassema è uno di quelli che trova ancora un motivoserio per passare da un Sol a un Do. Lo abbiamosentito fare cose promettenti con pochielementi e poca superbia, nonostante unaband da arresti domiciliari. In America ha avutoun lum<strong>in</strong>oso quarto d’ora di gloria, con il ReMida T-Bone Burnett dietro le spalle. Adessoha passato i trent’anni e deve capire cosa fareda grande. Qui lo si aspetta al varco. Sperandoche la sbornia c<strong>in</strong>ematografica non gli abbiatolto troppa polvere dagli stivali.Torna <strong>in</strong> Romagna, e forse è ancora il caso diandarlo a vedere.L’America sul viale del tramonto aspetta nuovevoci capaci di raccontarla. Ammesso (e nonconcesso) che parl<strong>in</strong>o <strong>in</strong> americano.Bis.Enrico Farnedi mi ha appena mandato, <strong>in</strong> unimpeto telepatico, un l<strong>in</strong>k di Ry Cooder dal vivocon la band negli anni ’70. Come a dire: facciamodei dist<strong>in</strong>guo attenti, chè c’è una bellafetta di musica americana che non <strong>in</strong>vecchia enon è <strong>in</strong> discussione. Né ora né mai.26 novembremusicaANTONIO GRAMENTIERIRYAN BINGHAMMadonna dell’Albero (RA), Bronson, via Cella 50, ore 22Info: 333 2097141, bronsonproduzioni.com11/12 gagar<strong>in</strong> n.10musica arte gusto teatro libri shopp<strong>in</strong>g bimbi c<strong>in</strong>ema23