mento realizzato dal CSVAQ per le organizzazioni nella presentazione di progetti sperimentaliper rispondere ai nuovi bisogni della popolazione finanziati dal fondo nazionale per ilVolontariato per l’anno 2010 e che ha visto il raggiungimento di un grande risultato con ilfinanziamento di 16 progetti delle associazioni aquilane per un importo pari ad ? 506.000.Infine il CSVAQ sta realizzando un’analisi dei bisogni della popolazione che sarà alla base diun importante intervento di progettazione sociale, che sarà realizzata dai CSV abruzzesi grazieallo stanziamento di 2,5 milioni di euro, resi disponibili da un accordo nazionale che vedeinsieme CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato), ACRI(associazione delle fondazioni di origine bancaria), Forum Terzo Settore, ConVol, Consulta deiComitati di Gestione.Si tratta di organizzare un sostegno pluriennale, duraturo e di rete per sostenere progetti diricostruzione sociale, di sviluppo di comunità, di risposta ai bisogni già presenti e acuiti dalsisma. Confidiamo che questo intervento possa servire a finanziare un insieme di progetti cheabbiano come idea guida quella della ricostruzione sociale partecipata, in cui sia coinvoltooltre il Volontariato anche l’impresa sociale, l’università e gli enti locali.Il Centro di servizio vuole essere protagonista con tutto il Volontariato aquilano di un nuovopatto sociale con tutti gli altri attori della “nuova Aquila” che poggi sui pilastri della responsabilitàe della sussidiarietà.Una città responsabile dove i cittadini tornino a rioccupare il centro della scena politica, economica,sociale e religiosa pronti a mettersi a disposizione senza aspettare che qualcun altrolo faccia per “competenza” o “responsabilità”.Una città che deve ricominciare sul principio della SUSSIDIARIETÀ e con i valori dellaSOLIDARIETÀ declinata nella frase “Solo tu puoi farcela, ma non puoi farcela da solo”.Questa è la nostra sfida per i prossimi anni.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •DANIELE SCAGLIONE[43 anni, Capo Dipartimento Campagne di ActionAid]ActionAid ha realizzato un’inchiesta intitolata L’Aquila a pezzi. Dal vostro osservatorio privilegiato,di organizzazione non governativa che si occupa di povertà e diritti umani, cosa non hafunzionato nella gestione dell’emergenza e quali sono invece le azioni da mettere in campo percoinvolgere le popolazioni nel processo di ricostruzione dell’Aquila e del circondario? Nellagestione di un’emergenza di vastissime proporzioni, dove passa il confine tra Protezione e Aiuto?Il nostro è un punto di vista di chi si occupa di emergenze, in giro per il mondo, causate dacalamità di vario genere. Quello che sappiamo è che ogni ricostruzione, per avere successo,deve coinvolgere le comunità. Solo in una prima fase emergenziale ci può essere un interventodirettivo. Sono state messe in piedi delle strutture permanenti, come il progetto C.A.S.E., mameglio sarebbe stato realizzare sistemazioni temporanee seppure dignitose, in modo daavere il tempo, insieme alle popolazioni colpite, di ricostruire il cuore cittadino che è la veravita della comunità. Ci sono molti comitati che si sono organizzati spontaneamente. Sarebbestato importante ascoltarli, parlare, dialogare con loro. Il fatto che certe associazioni di cittadinidebbano ricorrere ad azioni come quella messa in piedi sotto l’insegna dello slogan “YESWE CAMP” testimonia un mancato coinvolgimento. Ma il confronto e il dialogo nella fasedella ricostruzione si possono ancora realizzare. Il nome della nostra associazione, actionaid,in italiano si traduce “azione aiuto”. Quindi per noi “l’aiuto” è un valore in sé, valido sempre,ma solo se alla sua base c’è uno scambio reciproco, un lavorare alla pari, insieme. Ma nel casodelle emergenze comunemente si intende come “aiuto” il portare i beni di prima necessità allepersone colpite. Questa è un tipo di intervento che si deve concentrare in una fase limitata neltempo, non può essere portata avanti troppo a lungo. Nel caso di Haiti, per esempio, actionaidvaluta di concluderlo entro il mese di aprile. La Protezione è qualcosa di più ampio:riguarda il salvaguardare il benessere delle comunità nel lungo periodo. Sempre nel caso diHaiti, è quello che cerchiamo di fare aiutando le persone dal punto di vista psicologico, persuperare la sindrome da stress post traumatico, ma anche lavorando insieme a loro perché sipossa ricostruire quel tessuto sociale ed economico che consenta alla comunità di ripartire.Riguarda, infine, il creare quelle condizioni affinchè le comunità, anche se colpite da una catastrofe,non abbiano a patirne conseguenze gravi.• • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •VLADIMIRO PLACIDI[53 anni, Assessore alla Ricostruzione dei Beni Culturalidel Comune dell’Aquila]L’Antropologo Marc Augè sostiene che un luogo è tale, se vi si può reperire un legame visibilecol passato e se tale legame è presente alla coscienza di chi lo frequenta. L’identità della nostracomunità risiede anche nel nostro patrimonio monumentale: quale sarà il futuro del nostro tessutostorico e artistico?In una città come L’Aquila i beni monumentali assumono un profondo significato storico edidentitario. La città è stata fondata da diverse comunità con un disegno strategico-politico nelcui merito non è il caso di entrare. Le comunità, insieme a brani di costruito, trasferisconointra moenia la propria peculiare identità. Questo porta, nella nostra storia, un forte legamecon il territorio ma anche una grande conflittualità interna. Col passare di secoli forse certiaspetti si sono attenuati ma il rapporto del cittadino aquilano con il proprio centro storico nonsi è mai affievolito ed è rimasto saldo perché è in esso che risiede il luogo dell’incontro e dellerelazioni sociali. Pensiamo, ad esempio, allo “struscio” sotto i portici, che è stato eletto aluogo più accreditato per le relazioni. In questo senso l’osservazione di Augè è calzante: i porticisono un “luogo”perchè sono presenti nelle coscienze dei cittadini e creano un filo direttotra l’immaginario del cives e il costruito. Se penso a L’Aquila, penso immediatamente ai portici:diverse generazioni sono cresciute attorno alle colonne e ai vicoletti adiacenti. L’intero tessutourbano cittadino e anche alcuni centri delle frazioni nascono e si sviluppano intorno degliorganismi monumentali, sia essi chiesastici che civili. Così come si compone l’intero tessutourbano ed abitativo della città, è imprescindibile la ricostruzione post-sisma dall’avere avviodai grandi organismi morfologici storici e artistici. Per alcuni impianti di natura strategica,MU10P E S C A R A ) / L I B R E R I A E D I S O N B O O K S T O R E ( V I A C A R D U C C I , 1 0 2 - 1 0 4 - P E S C A R A ) / L I B R E R I A F E LT R I N E L L I ( C O R S O U M B E R T O I , 5 - P E S C
L’AQUILA 6 APRILE 2010 un anno dopoA R A ) / R I E T I : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( V I A R O M A , 3 5 - R I E T I ) / R O S E T O D E G L I A B R U Z Z I : L I B R E R I A L A N U OVA E D I T R I C E ( V I AMU11