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la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatomensile, anno iiiMilanon.9 – novembre/<strong>di</strong>cembre 2011UTOPIALa “prospera”biblioteca<strong>di</strong> don Ferrante<strong>di</strong> gianluca montinaroUTOPIA/2Come e perchéla nuova strennaper i tipi <strong>di</strong> SBE<strong>di</strong> armando tornoAPPUNTAMENTICaccia grossaal Salonedel Libro Usato<strong>di</strong> carlo nobiliL’archivio De Michelisi mette in mostra:il Novecentotra arte e poesiaMILANOL’affairedella <strong>Fondazione</strong>Pomodoro<strong>di</strong> matteo tosiIL FONDO ANTICOGuicciar<strong>di</strong>nie quella“Storia d’Italia”<strong>di</strong> annette popel pozzo


la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato - MilanoMENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO III – N.9/27 – MILANO, NOVEMBRE/DICEMBRE 2011Sommario412142934Utopia: prìncipi e princìpiLA PROSPERA BIBLIOTECADI DON FERRANTE<strong>di</strong> Gianluca MontinaroBvS: la <strong>Biblioteca</strong> dell’UtopiaQUELL’EROICO FURORECHE È L’AMOR DI DIO<strong>di</strong> Armando TornoBvS: la prossima mostraL’OPERA DI DE MICHELIE LE GALLERIE MILANESI<strong>di</strong> Laura Mariani Contie Matteo NojaBvS: il catalogo illustratoDIECI ANNI DOPO, OMAGGIOAD ARNALDO POMODORO<strong>di</strong> Matteo TosiBvS: l’appuntamentoIL SALONE DEL LIBRO USATOCOSA SCEGLIERE E PERCHÉ<strong>di</strong> Carlo Nobili60657075BvS: il libro illustratoGLI ADORNATORIDEL LIBRO IN ITALIAE L’ILLUSTRAZIONEITALIANA<strong>di</strong> Arianna CalòBvS: rarità per bibliofiliIL SETTECENTESCOAFFAIRE CHESCANDALIZZÒ FRANCIAED EUROPA<strong>di</strong> Beatrice PorcheraBvS: il Novecento«LACERBA». LIBERA,FUTURISTA E FERMAMENTEINTERVENTISTA<strong>di</strong> Valentina ContiBvS: il libro ritrovatoCUSTODI E GLI SCRITTORICLASSICI ITALIANIDI ECONOMIA POLITICA<strong>di</strong> Paola Maria Farina3754IN SEDICESIMO - Le rubricheOMAGGIO A MARIO DEMICHELI, CATALOGHI,SPIGOLATURE, L’INTERVISTAD’AUTORE, RECENSIONI,MOSTRE, ASTEBvS: il Fondo AnticoFRANCESCO GUICCIARDINI,QUELLA SUA “UNICA”STORIA D’ITALIA<strong>di</strong> Annette Popel Pozzo8286BvS: il Fondo ImpresaATM: SE NE È FATTADI STRADA IN QUESTIOTTANT’ANNI<strong>di</strong> Giacomo CorvagliaBvS: nuove schedeRECENTI ACQUISIZIONIDELLA BIBLIOTECADI VIA SENATO


Consiglio <strong>di</strong> amministrazione della<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoMarcello Dell’Utri (presidente)Giuliano Adreani, Carlo Carena,Fedele Confalonieri, Maurizio Costa,Ennio Doris, Fabio Pierotti Cei,Fulvio Pravadelli, Miranda Ratti,Carlo TognoliSegretario GeneraleAngelo De TomasiCollegio dei Revisori dei contiAchille Frattini (presidente)Gianfranco Polerani,Francesco Antonio Giampaolo<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoElena Bellini segreteria mostreArianna Calò sala consultazioneValentina Conti stu<strong>di</strong>o bibliograficoSonia Corain segreteria teatroGiacomo Corvaglia sala consultazioneMargherita Dell’Utri sala consultazionePaola Maria Farina stu<strong>di</strong>o bibliograficoClau<strong>di</strong>o Ferri <strong>di</strong>rettoreLuciano Ghirelli servizi generaliLaura Mariani Conti archivioMalaparteMatteo Noja responsabile dell’archivioe del fondo modernoDonatella Oggioni responsabile teatroe ufficio stampaAnnette Popel Pozzo responsabiledel fondo anticoBeatrice Porchera sala CampanellaGau<strong>di</strong>o Saracino servizi generaliDirettore responsabileAngelo CrespiUfficio <strong>di</strong> redazioneMatteo TosiProgetto grafico e impaginazioneElena BuffaCoor<strong>di</strong>namento pubblicitàMargherita SavareseFotolito e stampaGalli Thierry, MilanoReferenze fotograficheSaporetti Immagini d’Arte Snc,MilanoL’e<strong>di</strong>tore si <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong>sponibilea regolare eventuali <strong>di</strong>ritti perimmagini o testi <strong>di</strong> cui non sia statopossibile reperire la fonteImmagine in copertina:Pablo Picasso, Nu assis et profild’homme, 1970, 2 gennaio,matita su carta, <strong>Fondazione</strong> PassarèOrganizzazione Mostra del Libro Anticoe del Salone del Libro UsatoInes LattuadaMargherita SavareseUfficio StampaEx Libris ComunicazioneDirezione e redazioneVia Senato, 14 – 20121 MilanoTel. 02 76215318Fax 02 782387segreteria@biblioteca<strong>di</strong>viasenato.itwww.biblioteca<strong>di</strong>viasenato.itBollettino mensile della<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano<strong>di</strong>stribuito gratuitamenteStampato in Italia© 2011 – <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoE<strong>di</strong>zioni – Tutti i <strong>di</strong>ritti riservatiQuesto perio<strong>di</strong>co è associato allaUnione Stampa Perio<strong>di</strong>ca ItalianaReg. Trib. <strong>di</strong> Milano n. 104 del11/03/2009


Un Albero SpecialeQuest’anno mi voglio fareun albero <strong>di</strong> Natale<strong>di</strong> tipo speciale...Ma bello veramente!Non lo farò in tinello,lo farò nella mentedove non c’è soffittoe l’albero può crescerealto alto dritto drittoquanto gli pare!Con centomila ramie un miliardo <strong>di</strong> lampa<strong>di</strong>nee tutti i doniche non stanno nelle vetrine:un raggio <strong>di</strong> soleper il passero che trema,un ciuffo <strong>di</strong> violeper il prato gelato,un aumento <strong>di</strong> pensioneper il vecchio pensionato,un lavoro sicuroper il <strong>di</strong>soccupatoe l’olio... a buon mercato!E poi giochi, giocattoli, balocchiquanti ne puoi contarea spalancare gli occhi;un milione, centomilioni<strong>di</strong> bellissimi doni,uno più gratis dell’altro...E al posto dei cartellinizeppi <strong>di</strong> numeraccii nomi dei bambiniche non ebbero maiun regalo <strong>di</strong> Natalee per loro non è mai festa.Perché se un bimbo restasenza niente,anche uno solo,piccolo,che a pianger non si senteNatale è tutto sbagliato...E lo dobbiamo rifarema rifare per benecon buona volontà...perché sia per tutti,per tuttiun giorno <strong>di</strong> felicità!Gianni Rodari


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 5L’Utopia: prìncipi e princìpiLA PROSPERA BIBLIOTECADI DON FERRANTEI 300 tomi <strong>di</strong> quel manzoniano «in solitu<strong>di</strong>ne a educare la mente»GIANLUCA MONTINARO«La mia biblioteca era ducatovasto abbastanza»,1 <strong>di</strong>chiara Prospero,il duca <strong>di</strong> Milano protagonista dellaTempesta <strong>di</strong> Shakespeare, alla figliaMiranda, improvvisamente svegliatadai marosi provocati dalle arti magichedel padre. Aggiunge poi che, costrettoall’esilio su un’isola deserta, riuscìad avere con sé, grazie alla carità<strong>di</strong> Gonzalo, «quei tomi che stimo piùdel mio ducato». 2 Un principe tutto esolo de<strong>di</strong>to agli stu<strong>di</strong> e all’accumulodei libri, fonti <strong>di</strong> inesauribile conoscenza.Sapienza che Prospero utilizzaper far naufragare, sul suo scogliodeserto, i suoi vecchi nemici e attuarequin<strong>di</strong> la vendetta a lungo attesa.Quei libri, a cui Shakespeare soloaccenna, <strong>di</strong>ventano la <strong>di</strong>mensioneassoluta dello scibile. Possiamo solo immaginare qualisiano quei libri a cui Prospero tiene più del suo ducato.Volumi <strong>di</strong> magia e arti sapienzali, opere <strong>di</strong> storia e filosofiaantica, tomi <strong>di</strong> letteratura cavalleresca e scienze naturali.Possiamo anche immaginare che siano i medesimi li-A sinistra: antiporta incisa con il ritratto <strong>di</strong> Manzoniin ovale, circondato dai personaggi de I Promessi Sposi(Parigi, vedova <strong>di</strong> Baudry e Lahure, 1854).Sopra: illustrazione xilografica contenuta inDe subtilitate libri XXI.bri che affollavano gli scaffali dellostu<strong>di</strong>o del Bardo, i testi summa del saperesecentesco, le opere para<strong>di</strong>gma<strong>di</strong> un’epoca ormai al tramonto, i volumipresenti nelle biblioteche <strong>di</strong> tuttigli uomini <strong>di</strong> cultura fra la fine delCinquecento e la prima metà del Seicento.Prospero, «uomo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o» acui non interessano i privilegi del poteree le bassezze della politica, è moltosimile a un altro eru<strong>di</strong>to secentesco,ritratto rintanato fra i suoi libri,intento «in solitu<strong>di</strong>ne a educare lamente, a stu<strong>di</strong>are cose al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ognicomprensione del volgo»: 3 il don Ferrante,tratteggiato da AlessandroManzoni ne I promessi sposi.Personaggio secondario nellanarrazione, don Ferrante è il marito<strong>di</strong> donna Prassede la quale (specialmente nei capitoliXXV e XXVII) tenta, in modo stolido, <strong>di</strong> aiutare Lucia asuperare il trauma della prigionia presso il castello dell’Innominato,cercando anche <strong>di</strong> farle <strong>di</strong>menticare Renzo.Su donna Prassede, personaggio ri<strong>di</strong>colo a causa deisuoi mo<strong>di</strong> autoritari e cocciuti, ma non cattivo, Manzoninon si sofferma più <strong>di</strong> tanto e il suo giu<strong>di</strong>zio è condensatonello sferzante epitaffio che getta fra le righe informandocidella sua morte: «quando si <strong>di</strong>ce che era morta, è dettotutto» (cap. XXXVII).Sul marito, Manzoni si intrattiene <strong>di</strong> più, descrivendone,in modo articolato, psicologia e interessi. Narran-


6 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: Li <strong>di</strong>scorsi cavallereschi <strong>di</strong> Francesco Birago (1562-1640) nell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Milano, Giovanni Battista Bidelli, 1628;Frontespizio del Trattato dei governi <strong>di</strong> Aristotile, stampata nel 1549 a Firenze da Lorenzo Torrentino, nella traduzione a cura<strong>di</strong> Bernardo Segni. La copia della nostra biblioteca proviene dalla raccolta <strong>di</strong> Giuseppe Martini (1872-1944)do la sua unica attività, lo stu<strong>di</strong>o appassionato <strong>di</strong> ognibranca dello scibile, dalla storia alla scienza, dalla politicaalla filosofia, 4 Manzoni ci lascia un ritratto <strong>di</strong> don Ferranteche (come notato da Eugenio Donadoni nel celebresaggio La dottrina dei Promessi sposi, 1913) più che ridere fasorridere. Rintanato nella sua biblioteca, anche per sfuggirealla tirannia domestica <strong>di</strong> donna Prassede, don Ferrantetrascorre i giorni fra i suoi volumi.Possedeva «una raccolta <strong>di</strong> libri considerabile, pocomeno <strong>di</strong> trecento volumi: tutta roba scelta, tutte operedelle più riputate, in varie materie; in ognuna delle qualiera più o meno versato». Nascosto nel suo stu<strong>di</strong>o, donFerrante appare protetto, come il sinologo Peter Kien <strong>di</strong>Auto da fè, dai suoi libri: trecento, specifica Manzoni.Trecento tomi che, come gli Spartani alle Termopili,bloccano il fluire della vita e non ne permettono l’ingressonella biblioteca <strong>di</strong> don Ferrante. Pur se posto inquesta <strong>di</strong>mensione atemporale e atarassica, don Ferranterimane, nella sostanza, uno dei personaggi più rispettabilidell’intero romanzo. È <strong>di</strong>sinteressato, sincero e idealista.Manzoni però si <strong>di</strong>verte a descriverne, con sottile (e atratti perfida) ironia la vasta e curiosa eru<strong>di</strong>zione.Per Manzoni, uomo cresciuto nella temperie illuminista,non può che esserci una forte condanna della <strong>di</strong>mensioneeru<strong>di</strong>ta, vista (a torto) come solo e sterile eserciziointellettuale. Manzoni presenta al lettore, fra le righe,gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> don Ferrante non solo come vacui, ma anchemiopi. Essi gli impe<strong>di</strong>scono qualsiasi contatto con la


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 7Da sinistra: frontespizio della Rettorica, et Poetica d’Aristotile nella traduzione del fiorentino Bernardo Segni (Firenze,Lorenzo Torrentino, 1549); frontespizio della prima e<strong>di</strong>zione de Il forno, overo della nobiltà <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> M. Torquato Tasso(Vicenza, Perin & Giorgio Greco, 1581)vita che pulsa al <strong>di</strong> fuori della sua piccola biblioteca, ovverodel suo mondo conchiuso in se stesso. Fingendo <strong>di</strong> seguirel’Anonimo, Manzoni si <strong>di</strong>lunga nel descrivere i libriposseduti da don Ferrante, usando toni <strong>di</strong> grande elogionei confronti <strong>di</strong> testi e autori dei quali presto il tempoavrebbe poi cancellato ogni ricordo.A quasi duecento anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza si può ora renderegiustizia a don Ferrante e alla sua piccola biblioteca. Queitrecento volumi, che oggi nessuno come già Manzoniporrebbe più come pietre miliari nello sviluppo dello scibileumano, rappresentano però il compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> quell’importantissimomomento storico che si pone fra la fine<strong>di</strong> un Rinascimento ormai tardo e l’inizio dell’epoca modernagià proiettata al contemporaneo. Ovvero al terminedell’esperienza degli Stati regionali e alla nascita degliStati nazionali. Ovvero alla lenta agonia della <strong>di</strong>mensionespeculativa e all’aurora del freddo pensiero scientifico.Guardare alla biblioteca <strong>di</strong> don Ferrante significagettare un ultimo sguardo, necessariamente intriso <strong>di</strong> pietas,a un mondo che se ne sta andando, corroso al suo internodalla peste e attaccato al suo esterno dai moti <strong>di</strong> Milano(prodromi <strong>di</strong> ben altri moti e rivoluzioni). Un mondod’utopia fatto <strong>di</strong> scienze cavalleresche e arti della politica,<strong>di</strong> astrologia ed esoterismo, <strong>di</strong> ricerca del significatometaforico nascosto e del bello come buono in sé.Seppure narrata solo sulla carta, ci è possibile guardaree toccare una vera raccolta <strong>di</strong> don Ferrante. Moltidegli autori e dei testi citati da Manzoni si conservano


8 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 9Nella pagina accanto: Magiae naturalis, sive de miraculisrerum naturalium libri IIII. <strong>di</strong> Giovan Battista Della Portanell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Anversa, Christophe Plantin, 1560;a destra: frontespizio dell’e<strong>di</strong>zione De subtilitate libri XXI.<strong>di</strong> Girolamo Cardano, Lione, Etienne Michel, 1580presso la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato. Come esistesse veramente,la collezione del personaggio manzoniano è ampiamenterappresentata nei Fon<strong>di</strong> antichi. Quasi comegioco, preziose prime e<strong>di</strong>zioni e rare ristampe affollanoun “utopico” palchetto de<strong>di</strong>cato alla collezione <strong>di</strong> donFerrante, dando corpo e sostanza, negli spazi <strong>di</strong> via Senato,all’ideale raccolta del secentesco eru<strong>di</strong>to.Manzoni apre la descrizione <strong>di</strong> questa piccola bibliotecadell’utopia, ancora vergine dalla contaminazionedella ragione e del Settecento, narrando gli interessiastrologici del suo proprietario. Sull’argomento, donFerrante «era tenuto, e con ragione, per più che un <strong>di</strong>lettante;perché non ne possedeva soltanto quelle nozionigeneriche, e quel vocabolario comune, d’influssi, d’aspetti,<strong>di</strong> congiunzioni; ma sapeva parlare a proposito, ecome dalla cattedra, delle do<strong>di</strong>ci case del cielo, de’ circolimassimi, de’ gra<strong>di</strong> luci<strong>di</strong> e tenebrosi, d’esaltazione e <strong>di</strong>deiezione, <strong>di</strong> transiti e <strong>di</strong> rivoluzioni, de’ princìpi in sommapiù certi e più recon<strong>di</strong>ti della scienza».In questa dottrina il pensatore <strong>di</strong> riferimento è, perdon Ferrante, Girolamo Cardano (1501-1576) il quale,benché antiaristotelico, assume un ruolo <strong>di</strong> primo pianoanche in un’altra <strong>di</strong>sciplina, da sempre al centro degli stu<strong>di</strong>dell’eru<strong>di</strong>to manzoniano: la filosofia.«Della filosofia antica aveva imparato quanto potevabastare, e n’andava <strong>di</strong> continuo imparando <strong>di</strong> più,dalla lettura <strong>di</strong> Diogene Laerzio. Siccome però que’ sistemi,per quanto sian belli, non si può adottarli tutti; e,a voler esser filosofo, bisogna scegliere un autore, cosìdon Ferrante aveva scelto Aristotile, il quale, come <strong>di</strong>cevalui, non è né antico né moderno; è il filosofo. Avevaanche varie opere de’ più savi e sottili seguaci <strong>di</strong> lui, tra imoderni: quelle de’ suoi impugnatori non aveva maivoluto leggerle, per non buttar via il tempo, <strong>di</strong>ceva; nécomprarle, per non buttar via i danari. Per eccezioneperò, dava luogo nella sua libreria a que’ celebri ventiduelibri De subtilitate, e a qualche altr’opera antiperipateticadel Cardano, in grazia del suo valore in astrologia;<strong>di</strong>cendo che chi aveva potuto scrivere il trattato Derestitutione temporum et motuum coelestium, e il libroDuodecim geniturarum, meritava d’essere ascoltato, anchequando spropositava; e che il gran <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> quell’uomoera stato d’aver troppo ingegno; e che nessunosi può immaginare dove sarebbe arrivato, anche in filosofia,se fosse stato sempre nella strada retta».Strettamente legata alle due precedenti <strong>di</strong>scipline èun’altra dottrina molto amata da don Ferrante: le scienzenaturali. Oltre a Plinio e al solito Cardano, don Ferranteapprezza la Magiae naturalis <strong>di</strong> Giovan Battista della Porta(1535-1615) e i trattati <strong>di</strong> Alberto Magno, mostrando<strong>di</strong> saper conversare «sulle virtù più mirabili e sulle curiositàpiù singolari <strong>di</strong> molti semplici; descrivendo esattamentele forme e l’abitu<strong>di</strong>ni delle sirene e dell’unica fenice;spiegando come la salamandra stia nel fuoco senzabruciare: come la remora, quel pesciolino, abbia la forza el’abilità <strong>di</strong> fermare <strong>di</strong> punto in bianco, in alto mare, qua-


10 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: ritratto <strong>di</strong> Federico Borromeo nella sua Vita, compilata da Francesco Rivola e stampata a Milano da DionisioGaribol<strong>di</strong> nel 1656; due dromedari, uno dei simboli aral<strong>di</strong>ci usati dalla famiglia Borromeolunque gran nave; come le gocciole della rugiada <strong>di</strong>ventinperle in seno delle conchiglie; come il cameleonte si cibid’aria; come dal ghiaccio lentamente indurato, con l’andarde’ secoli, si formi il cristallo; e altri de’ più maravigliosisegreti della natura».Di storia e <strong>di</strong> politica don Ferrante non ne conoscesolo i fondamentali. Grazie alla lettura delle opere enciclope<strong>di</strong>che<strong>di</strong> Ludovico Dolce, <strong>di</strong> Gaspare Bugatti, <strong>di</strong>Cesare Campana e <strong>di</strong> Stefano Guazzo padroneggia conmaestria le materie.Giustamente celebre è il passo successivo nel qualeManzoni descrive l’alternanza <strong>di</strong> sentimento <strong>di</strong> don Ferrantenei confronti delle opere dei due più celebri trattatistipolitici dell’epoca: Niccolò Machiavelli e GiovanniBotero. Immorale il primo con il suo Principe, sottile e pericolosoil secondo con la sua Ragion <strong>di</strong> Stato.«Ma cos’è mai la storia, <strong>di</strong>ceva spesso don Ferrante,senza la politica? Una guida che cammina, cammina,con nessuno <strong>di</strong>etro che impari la strada, e per conseguenzabutta via i suoi passi; come la politica senza lastoria è uno che cammina senza guida. C’era dunque ne’suoi scaffali un palchetto assegnato agli statisti; dove, tramolti <strong>di</strong> piccola mole, e <strong>di</strong> fama secondaria, spiccavano ilBo<strong>di</strong>no, il Cavalcanti, il Sansovino, il Paruta, il Boccalini.Due però erano i libri che don Ferrante anteponeva atutti, e <strong>di</strong> gran lunga, in questa materia; due che, fino aun certo tempo, fu solito <strong>di</strong> chiamare i primi, senza maipotersi risolvere a qual de’ due convenisse unicamentequel grado: l’uno, il Principe e i Discorsi del celebre segretariofiorentino; mariolo sì, <strong>di</strong>ceva don Ferrante, maprofondo: l’altro, la Ragion <strong>di</strong> Stato del non men celebreGiovanni Botero; galantuomo sì, <strong>di</strong>ceva pure, ma acuto.Ma, poco prima del tempo nel quale è circoscritta la nostrastoria, era venuto fuori il libro che terminò la que-


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 11stione del primato, passando avanti anche all’opere <strong>di</strong>que’ due matadori, <strong>di</strong>ceva don Ferrante; il libro in cui sitrovan racchiuse e come stillate tutte le malizie, per poterleconoscere, e tutte le virtù, per poterle praticare;quel libro piccino, ma tutto d’oro; in una parola, lo StatistaRegnante <strong>di</strong> don Valeriano Castiglione».Ma la vera passione <strong>di</strong> don Ferrante, la <strong>di</strong>sciplinache più ama e sul quale «godeva il titolo <strong>di</strong> professore», èla scienza cavalleresca. 5 Come il conte Gian GiacomoLeonar<strong>di</strong> (1498-1572), che da Venezia più volte nel corsodel Cinquecento era stato chiamato a <strong>di</strong>rimere importantiquestioni d’onore, anche il personaggio manzonianomostra <strong>di</strong> maneggiare con <strong>di</strong>sinvoltura gli argomenti dellacavalleria, delle precedenze e dei duelli.«Aveva nella sua libreria, e si può <strong>di</strong>re in testa, leopere degli scrittori più riputati in tal materia: Paride dalPozzo, Fausto da Longiano, l’Urrea, il Muzio, il Romei,l’Albergato, il Forno primo e il Forno secondo <strong>di</strong> TorquatoTasso, <strong>di</strong> cui aveva anche in pronto, e a un bisogno sapevacitare a memoria tutti i passi così della GerusalemmeLiberata, come della Conquistata, che possono far testoin materia <strong>di</strong> cavalleria. L’autore però degli autori, nel suoconcetto, era il nostro celebre Francesco Birago, con cuisi trovò anche, più d’una volta, a dar giu<strong>di</strong>zio sopra casid’onore». Non a caso la descrizione della biblioteca <strong>di</strong>don Ferrante si interrompe («cominciamo a dubitare severamente il lettore abbia una gran voglia d’andare avantiin questa rassegna») con la trattatistica cavalleresca. Unascienza che <strong>di</strong> lì a poco sarebbe morta, e subito <strong>di</strong>menticata,contestualmente al tramonto dei principati italiani, allanascita degli Stati moderni (che proprio in quel periodostavano combattendo la Guerra dei Trent’anni) e alla per<strong>di</strong>ta<strong>di</strong> influenza e potere della classe nobiliare.Una raccolta, quella dell’eru<strong>di</strong>to manzoniano, profondamentereazionaria. In tutto rivolta al passato, è intrisa<strong>di</strong> un pessimismo cosmico verso il futuro, quasi incapace<strong>di</strong> cogliere le costanti del progresso.Colpevole, agli occhi <strong>di</strong> Manzoni, <strong>di</strong> non vedere alcunaevoluzione nella conoscenza, come nella vita, donFerrante vive <strong>di</strong> fantasmi e si condanna a una gloriosa edeterna posizione <strong>di</strong> retroguar<strong>di</strong>a che neppure gli permette<strong>di</strong> cogliere i segni della <strong>di</strong>vina Provvidenza.Oltre don Ferrante, attaccato ai suoi sillogismi aristotelicie al <strong>di</strong> là della sua morte causata dalla peste (cheappunto si porta via un mondo), rimangono i suoi trecentolibri. A testimonianza <strong>di</strong> un sapere che, <strong>di</strong>menticato maincorruttibile, è eterno.Ma don Ferrante è un “carattere” che percorre laletteratura. Analoghe figure si rintracciano in altre opereletterarie. Interessante è accennarne a uno grottesco: gliscrivani Bouvard e Pecuchet dell’omonimo romanzo(1881) <strong>di</strong> Gustave Flaubert.Intendendo stilare una sorta <strong>di</strong> catalogo dellesciocchezze umane, mentre il positivismo ottocentescoe la fiducia nel progresso mostravano le prime crepe, ilgrande scrittore francese narra le vicende <strong>di</strong> due copistiche lasciano il lavoro e si ritirano in campagna per de<strong>di</strong>carsiallo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ssennato ed eterogeneo <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>sciplinedello scibile: agronomia, anatomia, archeologia,chimica, filosofia, geologia, letteratura, me<strong>di</strong>cina,politica, religione, scienze naturali, storia. Si accumulanonella casa dei due scrivani libri su libri. E ogni giorno<strong>di</strong> più si allarga il <strong>di</strong>vario fra la loro <strong>di</strong>mensione ossessivae il mondo che pulsa al <strong>di</strong> fuori della proprietà <strong>di</strong>Chavignolles. Anche nella casa <strong>di</strong> Flaubert i libri andavanoaumentando.Per poter scrivere Bouvard e Pecuchetil grande letteratofrancese lesse, per sei anni, millecinquecento volumisu ogni branca del sapere col paradossale intento <strong>di</strong> noncapirli. Il capolavoro, peraltro incompiuto, non è solouna satira sulla stupi<strong>di</strong>tà umana. Bouvard e Pecuchet è unromanzo filosofico sulla sostanziale inconoscibilità delsignificato profondo e ultimo del mondo.Né la <strong>di</strong>vina provvidenza ci permette <strong>di</strong> comprenderlo(benché il religioso Manzoni professi il contrario)né i libri <strong>di</strong> Prospero, <strong>di</strong> don Ferrante e dei due copisti.Questi rassicuranti simulacri della ricerca del sapere segnanosolo una scelta <strong>di</strong> coraggio e ricerca, mai conclusa.Ma continuano a vivere, con la loro piccola e parziale verità,passando fra i secoli. Come in fondo anche Manzonimostra <strong>di</strong> sapere: «E quella famosa sua libreria? E’ forseancora <strong>di</strong>spersa su per i muriccioli». 6NOTE1W. Shakespeare, La tempesta, vv. 109-110.2Ib.,vv. 167-168.3Ib.,vv. 90-91.4A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXVII,Brescia, La Scuola, 1982, pp. 806-815.5Cfr. F. Erspamer, La biblioteca <strong>di</strong> DonFerrante. Duello e onore nella cultura del Cinquecento,Roma, Bulzoni, 1982.6A. Manzoni, I promessi sposi, cit., cap.XXXVII, p. 1082.


12 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011BvS: la <strong>Biblioteca</strong> dell’UtopiaQUELL’EROICO FURORECHE È L’AMOR DI DIOCome e perché, la prossima strenna <strong>di</strong> Silvio Berlusconi E<strong>di</strong>toreARMANDO TORNOGiordano Bruno è un citta<strong>di</strong>no onorario <strong>di</strong> Utopia.Qualcuno, un giorno, gli riconoscerà questabenemerenza, ammesso che già non ci sia inqualche <strong>di</strong>menticato archivio o in una biblioteca chenon conosciamo. Perché? I motivi sono tanti, anzi infniti.Ne ricor<strong>di</strong>amo qualcuno. Innanzitutto per una ragioneche commuove ancora i suoi lettori: ha cercato inogni giorno della sua vita - sino al rogo romano in Campode’ Fiori - la verità. Poi non si è mai arreso, anzi haideato progetti in ogni situazione, tanto che tra le millecose pensò a una riforma della ratio. E ancora: fece tuttoquesto in nome o a causa dell’Amore, quello infnitoche scriviamo con la maiuscola, da non confondersi conamoretti e amorazzi che alleviano e complicano le peneai giorni.Sono soltanto dei cenni per un uomo che si è lasciatocoinvolgere dalle sue idee, che ha riposto eccessivesperanze nel prossimo, che ha pagato più del necessarioe non si è nemmeno pentito per salvarsi la vita. Sipotrebbe defnire un vero inattuale, <strong>di</strong> quella razzaestinta che abita eternamente in un luogo ancora dascoprire, quello che per convenzione chiamiamo appunto“Utopia”.Per questi, e per molti altri motivi, riproporre Degli eroici furori - opera con la falsa in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Parigi,ma pubblicata a Londra nel 1585 dallo stampatore JohnCharlewood - è allo stesso tempo entrare nel vivo dellaflosofa <strong>di</strong> Giordano Bruno e compiere un viaggio aUtopia. Composta da <strong>di</strong>eci <strong>di</strong>aloghi raggruppati in dueparti <strong>di</strong> cinque ciascuna, De gli eroici furori si potrebbeconsiderare la punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante del sistema morale delpensatore <strong>di</strong> Nola.Ci si perde volentieri in queste pagine: l’autore viconduce tra i problemi della conoscenza e dell’etica, sichiede come l’uomo - essere finito e imperfetto - possacomprendere e amare quell’unotutto che è Dio. Nel suolinguaggio fascinoso si trova la risposta: «Rarissimi songli Atteoni alli quali sia dato dal destino <strong>di</strong> posser contemplarela Diana ignuda»; ovvero egli in<strong>di</strong>ca in<strong>di</strong>viduieccezionali, capaci <strong>di</strong> elevarsi sino a una forma superiore<strong>di</strong> conoscenza, la quale è, appunto, l’eroico furore. Nonestasi mistica ma “impeto razionale”, o meglio «un coloracceso dal sole intelligenziale dell’anima».La <strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduata da Bruno è da percepirecon uno sforzo spirituale, giacche l’eroico furore va intesocome la forma più alta <strong>di</strong> conoscenza della ragione,qualcosa da cercare però nell'amore. Anzi, <strong>di</strong> esso rappresentala forma intellettuale e speculativa più vera. Sepoi il furioso sia lo stesso Bruno o un uomo da scoprire,questa è un’altra storia.Gli interpreti non sono stati con le mani in mano el’identità tra il filosofo e la sua intuizione l’hanno scrittaed evidenziata più volte. Di certo, chiunque esso sia,dovrà liberarsi dai legami con le cose finite e cercare <strong>di</strong>amare Dio. Ma Dio, ricorderà nel suo itinerario Bruno,è il principio <strong>di</strong> tutto quello che ci circonda: amandoLui, ameremo ogni cosa.Non è un percorso da poco, né è esente da forticonseguenze. I teologi del tempo, allenati e smaliziatida tutto quanto era emerso nel corso del Cinquecento,videro subito che l’autore degli eroici furori era un panteistae scorgeva Dio in tutte le cose. I tomisti della Se-


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 13conda Scolastica, le menti più sottili e volpine dellaChiesa moderna e contemporanea, tolto lo scintillìodella prosa <strong>di</strong> Bruno, capirono che egli non giungeva aconcezioni panteiste, ma da esse era partito; quel sensomistico del tutto, poi, rendeva ai loro occhi superfua - senon ad<strong>di</strong>rittura contrad<strong>di</strong>toria - l’ammissione <strong>di</strong> quell’Unosoprannaturale che induceva sospetto. Vedevanodue ottimi, due massimi, due infniti e questa soluzionecontrad<strong>di</strong>ceva con le deduzioni lineari <strong>di</strong> Tommasod’Aquino e dei suoi chiosatori cinquecenteschi, aristoteliciferratissimi a cui non sfuggivano i dettagli. Bruno,in altri termini, era finito in territorio sospetto e perquesto corsero ai ripari, attraverso i mezzi dell'epoca.Eppure, quando si rileggono le pagine degli eroicifurori, ci si rende conto che tutte quelle intuizioni feconderannoper secoli la filosofa, sino a lasciare profondatraccia nell’idealismo tedesco e, <strong>di</strong> riflesso, nellaspeculazione moderna e contemporanea. Ma, d’altraparte, le pagine <strong>di</strong> Bruno affondano le ra<strong>di</strong>ci nei secoli.Chi volesse elencare le fonti, le contaminazioni o isemplici suggerimenti si troverebbe a stilare un elencoinfnito che parte da una magistrale me<strong>di</strong>tazione sui testidella tra<strong>di</strong>zione platonico-aristotelica per giungere aMarsilio Ficino, alla nuova filosofia della natura del Rinascimento,senza <strong>di</strong>menticare i Padri della Chiesa o un gigantecome Averroè, che Bruno conosceva meglio <strong>di</strong> altri.Insomma, un viaggio furioso scritto con entusiasmo,una scoperta inquietante, un beneficio d’amoreche si <strong>di</strong>svela. Ma anche un Dio <strong>di</strong>verso, più umano emeno teologico, un Uno che si vede, si tocca, si penetrain ogni cosa. E tutto questo accade dopo una corsa irrefrenabile,«perché la mente aspira al splendor <strong>di</strong>vino» eper raggiungerlo «fugge il consorzio de la turba».Di più : si <strong>di</strong>rebbe quasi che l’intuizione <strong>di</strong> Brunoesista da qualche parte dell’universo, che lui l’abbia conosciuta<strong>di</strong>rettamente. Altrimenti sarebbe stato <strong>di</strong>fcileleggere queste parole, che egli ha scritto con naturalezza,o forse con estrema confidenza: « Conversa conquelli gli quali o lui possa far megliori, o da gli quali luipossa esser fatto megliore, per splendor che possa donara quelli, o da quelli possa ricever lui».Parole che ne evocano altre, ma che inducono noi,lettori <strong>di</strong> quasi mezzo millennio più in là, a vedere il filosofofuori dagli schemi del tempo, lontano dalla realtàche lo circondava. Come molti altri aveva scopertoqualcosa in cui rifugiarsi e dove aveva trovato pace. Lìaveva ripensato i gran<strong>di</strong> riferimenti, lì aveva capito chec’è un amore sublime e possibile.In realtà, possiamo <strong>di</strong>rlo senza infingimenti, erasemplicemente finito sull’isola <strong>di</strong> Utopia, luogo chePlatone aveva descritto con parole esemplari nel finaledel libro nono della Repubblica: vi è un modello fissatonei cieli per chiunque voglia vederlo e, avendolo visto,conformarvisi; ma che esso esista o no - avvertiva ilsommo greco - è cosa priva <strong>di</strong> importanza, poiché quelloè il solo stato della politica <strong>di</strong> cui possiamo considerarciparte.Bruno, se volessimo giu<strong>di</strong>carlo con questa ottica,si è rifugiato in una <strong>di</strong>mensione ideale: quella che noicerchiamo <strong>di</strong> testimoniare con questa collana da oltredue decenni. Nel nostro percorso non poteva mancareil furore del flosofo <strong>di</strong> Nola, né la sua ricerca <strong>di</strong> amore.Certo, nemmeno quel Dio che abbiamo cercato <strong>di</strong> riassumerenelle rivoluzionarie <strong>di</strong>mensioni che Bruno haevocato pensandolo. Voi lo troverete in queste pagine:è <strong>di</strong>verso dal motore immobile degli Scolastici, anzisfugge ai teologi per rifugiarsi nelle cose, in ogni particellache un giorno Lui stesso ha deciso <strong>di</strong> creare.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 15BvS: la prossima mostraL’OPERA DI DE MICHELIE LE GALLERIE MILANESIUn primo contributo introduttivo all’omaggio per il grande criticoLa prossima mostra che la <strong>Biblioteca</strong>propone, inauguratasiil 24 novembre, si intitola“Da Picasso a Guttuso: l’arte secondoMario De Micheli”. L’obiettivo èquello <strong>di</strong> onorare la figura del grandecritico, dopo che la sua biblioteca <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o è arrivata sui nostri scaffali.In occasione della mostra pubblichiamoun catalogo che contienela sua biografia, a cura del figlio Gioxe,e alcuni saggi sulla sua figura e sullasua poliedrica attività, scritti daGiorgio Seveso, Silvio Riolfo Marengoed Elena Lissoni. In appen<strong>di</strong>cevi sono alcune testimonianze scritteda chi ha avuto la fortuna <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are elavorare con lui: la professoressaAnty Pansera e la critica e storica dell’arteElena Pontiggia. Completa ilcatalogo una bibliografia delle opere uscite a stampa(escluse quelle in rivista o giornale) <strong>di</strong> Mario De Micheli.Si tratta <strong>di</strong> circa 1.500 schede: poesie, saggi, traduzioni,lezioni, cataloghi, presentazioni e brevi testi <strong>di</strong> introduzionealle mostre, tutto ciò che il critico – genovese <strong>di</strong> nascitama milanesissimo d’estrazione – ha scritto durantela sua vita.Dalle schede della bibliografia si capisce comequello <strong>di</strong> De Micheli sia stato un percorso preciso e coerente,attraverso l’arte non solo italiana, intrapreso consapienza e umiltà e, soprattutto, con un’affettuosa attenzioneverso coloro che erano l’unico vero oggetto del suolavoro, gli artisti. Le brevi note che riconducono ai testiLAURA MARIANI CONTIE MATTEO NOJAA sinistra: ingresso della Galleria<strong>di</strong> via Spiga e Corrente.Sopra: Mario De Micheli nello stu<strong>di</strong>o<strong>di</strong> via Solferino a Milano, anni ’60sono la persistente traccia <strong>di</strong> oltresessant’anni <strong>di</strong> una passione e <strong>di</strong> unamore per certi versi sorprendente.La loro lettura suggerisce oggiinattesi accostamenti, ar<strong>di</strong>ti collegamenti,folgoranti intuizioni, sottolineandocome egli fosse lontano daibeceri settarismi e dagli stupi<strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>ziche ad altri critici, negli stessianni, han fatto comodo. Suggeriscequell’apertura verso il nuovo e il pococonosciuto che nobilita la lungamilitanza <strong>di</strong> De Micheli nell’attivitàe nella politica. Suggerisce la pre<strong>di</strong>lezioneper i giovani, visti come ere<strong>di</strong><strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione che si consolida solonella quoti<strong>di</strong>ana realtà del fare,nella normale amministrazione delpresente. Suggerisce, soprattutto,un percorso storico attraverso l’artedella seconda metà del ’900, fatto <strong>di</strong> artisti, quadri e sculture,rapporti, amicizie, mostre e gallerie. E proprio sullegallerie vorremmo soffermarci ora, quelle in cui De Micheliha proposto le sue scelte estetiche, soprattutto quellemilanesi che negli anni ’50 e ’60 hanno visto affermarsila sua fama <strong>di</strong> critico.La prima Galleria che in or<strong>di</strong>ne cronologico incontriamonella bibliografia – dopo naturalmente la Bottegadegli artisti <strong>di</strong> Corrente <strong>di</strong> cui abbiamo parlato qualchenumero fa – è quella che faceva capo all’AssociazioneAmici della Francia <strong>di</strong> Corso Vittorio Emanuele 31. Na-


16 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011ta nel 1945 per promuovere e sviluppare gli scambi culturaliitalo-francesi, nel 1950 ampliò il suo statuto <strong>di</strong>chiarando<strong>di</strong> rivolgersi «a tutti coloro che al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ognipersonale credo politico sono convinti che non sia possibilepervenire all’auspicata unità europea se prima non sipongano le premesse <strong>di</strong> una profonda intesa italo-francesebasata su un sistema il quale escluda nell’avvenire ilripetersi <strong>di</strong> errori e colpe che <strong>di</strong> per sé costituirebbero avvilimentoper la stessa civiltà». Fu presieduta successivamenteda Sem Benelli, Alberto Visconti <strong>di</strong> San Vito,Francesco Pran<strong>di</strong> e Fer<strong>di</strong>nando Visconti <strong>di</strong> Modrone;Giorgio Kaisserlian ne fu il segretario per molti anni.L’associazione promosse numerose manifestazioni,tra cui un ciclo <strong>di</strong> conferenze de<strong>di</strong>cate all’uomo contemporaneo.Vi parteciparono filosofi, pensatori e intellettualiitaliani e francesi <strong>di</strong> grande fama, tra cui Enzo Paci(che intervenne sul <strong>di</strong>abolico), Ugo Spirito, GabrielMarcel, Raymond Aron, Cesare Zavattini, Alberto Moravia(che parlò del conformismo), André Chamson,François Perroux, François Regis Bastide, ConcettoMarchesi (sulla favola). Tra le mostre, ve ne fu una dovefurono esposti artisti italiani e francesi (Estève, Gischia,Lapicque e Pignon accanto a Morlotti, Cassinari, Birollie Bordoni), una sul dognaniere Rousseau, una sull’artesacra e personali <strong>di</strong> Balla, Enrico Donati, Max Ernst eMarcel Duchamp.Al catalogo 1 (che contiene una serie <strong>di</strong> litografieoriginali) della prima, curata nel 1950 da Kaisserlian eAntonino Tullier, De Micheli partecipò con una poesiadal titolo Dove? Accanto al suo, compaiono altri testi:L’ultima stazione <strong>di</strong> Beniamino Joppolo, I giorni infecon<strong>di</strong><strong>di</strong> Enzo Fabiani, Lasciando un “DOVE” <strong>di</strong> Eugenio Montale,La dolce collina <strong>di</strong> Salvatore Quasimodo, Da un <strong>di</strong>ario<strong>di</strong> Giovanni Scheiwiller, Coglier sapessi <strong>di</strong> Sergio Solmi.La seconda in cui ci si imbatte è la Galleria Cairola.La galleria <strong>di</strong> Stefano Cairola era situata in via della Spigaal numero 30. Aveva rilevato l’ere<strong>di</strong>tà della vecchia galleria“della Spiga e Corrente” che a sua volta derivava dalla“Bottega degli artisti <strong>di</strong> Corrente” <strong>di</strong> Treccani e Morosini.L’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> via Spiga angolo Corso Venezia era statobombardato e quin<strong>di</strong> il Cairola aveva aperto, nel 1948, lanuova galleria poco più in là in via della Spiga, oggi famosain tutto il mondo ma che allora non aveva ancora declinatonelle sue botteghe tutte le accezioni della moda: era


no appuntamento alcuni letterati e artisti – Anceschi,Ferrata, Gavazzeni, Ra<strong>di</strong>ce, Borra – che fondarono la rivista“Arte e lettere”; oltre a loro, la Bergamini vedeva riunirsiil cosiddetto Gruppo Borgonuovo, dal nome dellagalleria del pittore Giovanni Fumagalli che li aveva precedentementeospitati e che nel 1947 aveva interrottol’attività. Si trattava <strong>di</strong> Tettamanti, appunto, Meloni,Brizzi, Motti, Scalvini, Ramponi e altri.La Galleria Bergamini ha poi tenuto anche mostredel gruppo MAC [Movimento Arte Concreta]. Negli anni’50, De Micheli proporrà le mostre <strong>di</strong> Maria AntoniettaGambaro, Renato Santini e Giovanni Cappelli, poi neldecennio successivo, intensificando la sua collaborazione,sarà la volta <strong>di</strong> Luporini, Vaglieri, Banchieri, Caminati,Cazzaniga, Ceretti, Ferroni, Guerreschi, Forgioli,Dimitri Plescan, Franco Francese, Lanfranchi, Treccani,Franca Fricker, Franco Mulas e Ceretti 4 , sia peronaliche collettive. La collaborazione durerà sino alla fine deglianni Settanta.Importante è anche la Galleria La Colonna <strong>di</strong> viaBorgogna 3: <strong>di</strong>retta dalla ceramista Renata Usiglio, venivaconsiderata “<strong>di</strong> tendenza” in quanto, a <strong>di</strong>fferenza<strong>di</strong> altre gallerie apertamente schierate per l’astrattinovembre/ <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano17Nella pagina accanto da sinistra: copertina del catalogodella mostra alla galleria Amici della Francia;la poesia <strong>di</strong> De Micheli dal titolo Dove?.A destra: copertina del catalogo della mostra <strong>di</strong> AmpelioTettamanti alla Bergamini (1952)una stretta via, pittoresca, animata da negozi <strong>di</strong> alimentarie piccole botteghe artigianali.La galleria – che in passato si era fatta conoscere comepunto <strong>di</strong> riferimento per gli artisti legati alla rivista“Corrente” anche quando nel dopoguerra si erano radunatiintorno al “Fronte nuovo delle arti” – <strong>di</strong>venne celebreper le iniziative <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione in campo artistico comeil “Giro d’Italia della pittura contemporanea” cheportò opere <strong>di</strong> 196 artisti in varie se<strong>di</strong>, dalle Alpi alla Sicilia.Stefano Cairola fu famoso anche come organizzatore<strong>di</strong> premi e concorsi: “La bella italiana nella pittura contemporanea”,il premio Bolzano per le pittrici, il Ravizzaper i me<strong>di</strong>ci-pittori; fu tra i promotori, inoltre, del premioSuzzara – ideato e realizzato nella citta<strong>di</strong>na mantovanada Dino Villani e Cesare Zavattini – che, in modooriginale, prevedeva che vi fosse nella giuria (formata peraltroda noti critici e artisti) la presenza <strong>di</strong> un operaio, <strong>di</strong>un impiegato e <strong>di</strong> un conta<strong>di</strong>no.I premi messi in palio consistevano in una forma <strong>di</strong>formaggio grana, un vitello, un fusto <strong>di</strong> vino, un maialetto,due sacchi <strong>di</strong> farina, burro, salami, polli, uova. MarioDe Micheli, che avrà poi un ruolo <strong>di</strong> primo piano nel Suzzara,collaborò alla Galleria Cairola presentando, nelgiugno del 1951, La pace. Mostra <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> opereche hanno partecipato al concorso nazionale indetto dalleriviste “Rinascita” e “Vie Nuove” 2 .Nel 1952, alla Galleria Bergamini, il giovane criticopresenta la mostra <strong>di</strong> Ampelio Tettamanti 3 [1914-1961]. Sarà la prima <strong>di</strong> una numerosa serie che De Micheliproporrà nei locali <strong>di</strong> Giuseppe Bergamini. Colto eappassionato collezionista, quest’ultimo aveva apertobottega nel 1940, prima in corso Venezia, in uno stabileche venne <strong>di</strong>strutto dai bombardamenti e, poi, nel dopoguerra,a poche centinaia <strong>di</strong> metri, in via San Damiano aln. 10, nel Palazzo Serbelloni.Nella Galleria, che alternava mostre <strong>di</strong> maestri delNovecento a quelle <strong>di</strong> giovani pittori, soprattutto non figurativi(Soldati, Ra<strong>di</strong>ce e Veronesi, tra gli altri), si dava-


18 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Giuseppe Banchieri, senza titolo, 1953 [dall’archiviofotografico <strong>di</strong> M. De Micheli]smo, fece sue le ragioni del movimento realista. Dal1953, anno in cui scrive la presentazione della collettiva<strong>di</strong> Mazzullo, Mirabella, Muccini, e Sughi, Mario DeMicheli collaborò con Renata Usiglio fino al 1956, organizzandomostre <strong>di</strong> Gemignani, Francese, Farulli,Francesconi e Xavier Bueno. L’attività della Galleria siinterruppe nel marzo 1962, quando fu completamente<strong>di</strong>strutta da un incen<strong>di</strong>o nel corso <strong>di</strong> una mostra <strong>di</strong> GabrieleMucchi insieme a tutte le opere.Nel 1956 De Micheli presentava nella neonataGalleria Pater <strong>di</strong> via Borgonuovo 10, la mostra <strong>di</strong> Banchierie Vaglieri che, oltre a varare lo spazio, sanciva la nascita<strong>di</strong> quel movimento che venne chiamato da MarcoValsecchi “realismo esistenziale”(nello stesso anno Kaisserlianpresentava alla Galleria San Fedele, <strong>di</strong>retta dalgesuita padre Favaro, la mostra <strong>di</strong> altri tre esponenti delgruppo: Ceretti, Guerreschi e Romagnoni).Più che un movimento, fu una comunione <strong>di</strong> intentitra <strong>di</strong>versi artisti che interpretavano il <strong>di</strong>sagio esistenzialeper un mondo che si andava delineando in manieranettamente <strong>di</strong>versa da quella che, durante la guerra o nell’imme<strong>di</strong>atodopoguerra, tutti avevano immaginato e auspicato.«Usare le cose, <strong>di</strong>pingerle non a scopo programmaticoo per conferirgli significati estranei alla realtà loro,ma prenderne coscienza» così definiva il proprio lavorouno <strong>di</strong> loro, Giuseppe Banchieri [1927-1994]. Eranogli anni del consolidamento del potere <strong>di</strong> Kruscev inUnione Sovietica, dell’ascesa <strong>di</strong> Kennedy negli USA,dell’avvento al soglio pontificio <strong>di</strong> Giovanni XXIII, maanche gli anni in cui affioravano le prime tensioni dellaguerra fredda, si acuivano gli scontri arabo-israeliani, si<strong>di</strong>ffondeva la paura <strong>di</strong> una guerra atomica <strong>di</strong> portatamon<strong>di</strong>ale. Socialmente, si cominciava a parlare <strong>di</strong> mercificazionedell’uomo, <strong>di</strong> noia <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> incomunicabilità;artisticamente, in tutta Europa nasceva un nuovo linguaggioper descrivere la realtà. Tra i tanti esempi si puòricordare l’opera <strong>di</strong> Giacometti, o <strong>di</strong> pittori come FrancisBacon e Graham Sutherland, Ribeyrolle, Pignon e quellide “La Ruche”; in letteratura scrittori come Michel Butore Alain Robbe-Grillet come pure i nostri Pasolini oDomenico Rea, nel cinema Antonioni, Rosi, il primo Pa-


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 19Da sinistra: copertina del catalogo della mostra alla Galleria Bergamini del 1965; catalogo della mostra <strong>di</strong> Floriano Bo<strong>di</strong>nialla Galleria delle Ore, 1958solini, la Nouvelle Vague francese <strong>di</strong> Truffaut, Goddarded Eric Rohmer: voci <strong>di</strong>verse ma consonanti per un medesimospartito.De Micheli capirà la rilevanza internazionale del“realismo esistenziale” e de<strong>di</strong>cherà ai pittori <strong>di</strong> questomomento particolare dell’arte italiana, nel novembre1965 alla Galleria Bergamini, una mostra antologica daltitolo Cronaca <strong>di</strong> un’esperienza figurativa, Milano 1955-1959 5 . I pittori esposti saranno Aricò, Banchieri, Caminati,Cazzaniga, Ceretti, Ferroni, Guerreschi, Luporini,Romagnoni, Vaglieri.Nella presentazione, il critico scriverà: «… inizialmente,in maniera approssimativa, <strong>di</strong>co, questi artistihanno offerto più <strong>di</strong> una anticipazione e hanno saputo accoglierein modo pronto e sorprendente quei sintomi <strong>di</strong>verità, <strong>di</strong> illuminante accensione, che si manifestavano inEuropa. […] Ma ciò che voglio <strong>di</strong>re è ancora un’altra cosa:è il fatto cioè che questi giovani artisti si sono mossidentro il sentimento del tempo in modo giusto, senza ritar<strong>di</strong>,articolando via via in modo autonomo, come oggisi può constatare, almeno nei più vali<strong>di</strong>, una visione e unlinguaggio in<strong>di</strong>pendenti».Giovanni Fumagalli, il pittore che aveva <strong>di</strong>retto laGalleria Borgonuovo 15 subito dopo la guerra, nel 1957aprì la Galleria delle Ore nella via omonima, <strong>di</strong>etro all’Arcivescovado.La galleria si trasferì poi, nei primi anni’60, in Brera, in via Fiori Chiari al n. 18.L’attività della galleria alternava la presentazione <strong>di</strong>giovani <strong>di</strong> valore a quella <strong>di</strong> pittori affermati come Treccani,Sassu e Veronesi. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre gallerie, offrivaspesso ospitalità anche ai giovani scultori dando loro lapossibilità <strong>di</strong> far conoscere le proprie opere. Fu infatticon la mostra <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> questi che cominciò la collaborazione<strong>di</strong> De Micheli con la galleria <strong>di</strong> Fumagalli: FlorianoBo<strong>di</strong>ni 6 . Seguirono le mostre dell’artista parmense VittorioMagnani, poi <strong>di</strong> Giuseppe Grosso, <strong>di</strong> GiuseppeMartinelli e Vittorio Cavicchioni 7 . Nel 1966 il criticopresentò la prima personale <strong>di</strong> un altro scultore, Alberto


20 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 21Nella pagina accanto: Mario De Micheli parla ai giovanistudenti. A destra: logo della Galleria L’AgrifoglioGhinzani 8 , oggi <strong>di</strong>rettore del Museo della Permanente.E quin<strong>di</strong>, negli anni Sessanta, Giuseppe Giannini, il venezianoVittorio Basaglia, Ruggero Savinio, Gino Meloni,Veronica Van Eyck, Roberto Ercolini 9 . La collaborazionecontinuerà anche nei decenni successivi.Il 5 marzo 1966, in via Montenapoleone al n. 21,inaugurava la nuova galleria L’Agrifoglio. L’animatricedella Galleria, la pittrice Livia Lucchini, si era fatta leossa lavorando alla Galleria L’In<strong>di</strong>ano 10 dello scrittorefiorentino Piero Santi e, quando questa galleria chiuse,si decise ad aprirne una nuova imme<strong>di</strong>atamente e neglistessi locali. «… Mi sembrava che una galleria per giovaniartisti venisse a colmare una lacuna a Milano. E poiappagava il mio senso <strong>di</strong> giustizia, in quanto, come <strong>di</strong>norma un giovane pittore raramente trovava – e trova –ospitalità presso una galleria qualificata. Questo aspettolo conoscevo molto bene, e a mie spese, poiché stavodalla parte <strong>di</strong> chi <strong>di</strong>pinge» 11 .La prima mostra fu de<strong>di</strong>cata a Mino Ceretti: «Conuna personale de<strong>di</strong>cata a Mino Ceretti, uno dei nomi <strong>di</strong>rilievo <strong>di</strong> quel gruppo <strong>di</strong> giovani artisti che ha, in questoultimo decennio, continuamente riproposto la vali<strong>di</strong>tà<strong>di</strong> una ricerca figurativa, la Galleria L’Agrifoglio inaugurala sua attività. Un’attività che vuole in<strong>di</strong>rizzarsiverso la valorizzazione e la scoperta <strong>di</strong> quel vasto arco <strong>di</strong>ricerche che pongono, al centro delle loro problematiche,il rapporto con la realtà e l’immagine dell’uomo. Diquelle proposte, insomma, che, pur nella più assoluta libertàespressiva, rifiutano ogni integrazione con formeartistiche che non abbiano, come fondamento e ragione,un modulo umano.La Galleria intende caratterizzarsi de<strong>di</strong>cando lasua opera alle giovani generazioni, a quegli artisti chegià noti vanno tracciando <strong>di</strong> giorno in giorno i lineamentidella pittura e della scultura attuale e ai giovanissimiche ancora non hanno trovato una ribalta per sottoporreal fuoco della critica e della <strong>di</strong>scussione il loro lavoro.Una galleria giovane e viva, quin<strong>di</strong>, senza finalitàmercantili, nata per consentire un <strong>di</strong>alogo fruttuosonell’ambito della cultura milanese. Che la simpatia e lacollaborazione della critica, degli artisti e degli appassionatiseguano i suoi primi passi» 12 .De Micheli negli anni Sessanta frequentò moltospesso l’Agrifoglio, proponendo e presentando una nutritaschiera <strong>di</strong> giovani artisti: Valentina Berar<strong>di</strong>none,Giancarlo Colli, Franco Lei<strong>di</strong>, Alberto Manfre<strong>di</strong>, RenzoMargonari, Marco Seveso e Lorenzo Zampirollo, il “rude”catalano Carlos Mensa, lo scultore Agostino Pisani,Amleto D’Ottavi, Eugenio Tomiolo, Mario Bar<strong>di</strong>, JulianPacheco, Giuliano Pini, l’Equipo Realidad 13 . Nel decenniosuccessivo fu la volta <strong>di</strong> Luciano Torre, Elio Pelosi,Piero Led<strong>di</strong>, ancora Julian Pacheco e i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> ToninoCragnolini ispirati ai pamphlet <strong>di</strong> Jonathan Swift.La gallerista chiese sempre il suo parere, anche sericorda che «Quando sono incerta nelle decisioni, interpello[Aurelio] Natali telefonicamente; qualche volta ancheMario De Micheli, ma proprio quando vi sono costretta.De Micheli, uomo <strong>di</strong> grande umanità, <strong>di</strong> vastacultura e <strong>di</strong> molteplici impegni – impegni anche <strong>di</strong> portatainternazionale e politici – ha il tempo sempre misurato,pertanto mi faccio scrupolo a rubargli anche quei pochiminuti al telefono».Anche la moglie <strong>di</strong> Mario De Micheli, Ada, collaboròcon la Galleria della Lucchini. Il 13 <strong>di</strong>cembre del1966 infatti curò, con l’amica Li<strong>di</strong>a Treccani – moglie <strong>di</strong>Ernesto e collaboratrice del “Giornale dei genitori” –una mostra <strong>di</strong> coloratissimi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> bambini, che furonoattaccati alle pareti con puntine da <strong>di</strong>segno. Le cura-


22 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011trici tennero con Ada Marchesini Gobetti – vedova <strong>di</strong>Piero Gobetti e <strong>di</strong>rettrice del “Giornale dei genitori” –una tavola rotonda invitando giornalisti, pedagogisti, assessori.Fu per la Galleria un evento singolare ma importanteche fece intervenire anche la RAI.La Galleria che prende il nome da Ettore GianFerrari, iniziò la sua attività nel 1936 in via Clerici. Ettoreera figlio del musicista e <strong>di</strong>rettore d’orchestra AngeloFerrari, e in un primo tempo si de<strong>di</strong>cò al teatro, fondandoil teatro sperimentale Arcimbol<strong>di</strong> in via Unione.Questo era un piccolo teatro nel quale si allestivanospettacoli d’avanguar<strong>di</strong>a firmati da Marinetti, Bevilacqua,Roggero, Rognoni (Il dottor Mattia, con le scene <strong>di</strong>segnateda un esor<strong>di</strong>ente Bruno Munari), facendo debuttareuna compagnia <strong>di</strong> giovani e promettenti attoricome Isa Miranda e Marisa Merlini. Curioso e attento atutti i fenomeni artistici, pronto a cogliere quanto <strong>di</strong>meglio avveniva nelle arti anche in campo internazionale,Ettore organizzava nel foyer del teatro delle mostre<strong>di</strong> giovani pittori, tra cui Aligi Sassu e Nicola Benois.Nel giugno del 1936, durante le recite straor<strong>di</strong>narie<strong>di</strong> un dramma <strong>di</strong> Dino Bonar<strong>di</strong>, il Capitan Fortuna (giàrappresentato in altre città italiane, ma per la prima voltaa Milano), in onore del drammaturgo – che, come criticosulle colonne del Corriere della Sera, fu sempre vicino allevicende degli artisti – vennero esposte le opere <strong>di</strong> uncentinaio pittori tra cui C. Carrà, A. Tosi, G. Tallone, A.Salietti, T. Bortolotti.Il successo <strong>di</strong> questa mostra, nata come sostegno allavoro teatrale, contribuì ad alimentare una passione perle arti figurative più che viva in Gian Ferrari: quello cheera un tentativo <strong>di</strong> trovare dei finanziamenti per il teatrosperimentale, <strong>di</strong>venne ben presto un’appassionata attivitàche durò poi per tutta la vita. Nel novembre del 1936dava sfogo a questa passione in via Clerici inaugurando lamostra Prima rassegna della Donna Italiana nel campodelle arti figurative, cui parteciparono 25 artiste con 70opere <strong>di</strong> scultura e pittura. La mostra era curata dalla pittriceNatalia Mola «che, tra l’altro, espone un ritratto <strong>di</strong>re Alfonso XIII <strong>di</strong> Spagna; quest’ultimo presenzia all’inaugurazione,contribuendo al successo mondano dellaserata, nonostante le prevenzioni superstiziose <strong>di</strong> GianFerrari, uomo <strong>di</strong> teatro, nei confronti dell’oscura fama <strong>di</strong>cui godeva la famiglia spagnola» 14 .


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 23Nella pagina accanto: Eso Peluzzi, Autoritratto, incisione,1969. A destra: copertina del catalogo della mostra<strong>di</strong> Peluzzi alla Gian Ferrari (1967)La Galleria si <strong>di</strong>stinse subito organizzando mostrein cui venivano presentate le migliori personalità dell’arteitaliana e straniera: De Chirico, Wotruba, Spa<strong>di</strong>ni,Viani, Kokoschka, Marussig. Proprio in una retrospettiva<strong>di</strong> quest’ultimo pittore, Gian Ferrari affiancò originalmente,fronte a fronte, <strong>di</strong>pinti autentici e <strong>di</strong>pinti falsi,perché potessero essere meglio stu<strong>di</strong>ati.Tra le esposizioni <strong>di</strong> quel periodo una, importantissimae prima in Italia, fu de<strong>di</strong>cata all’arte finlandesedel XIX e XX secolo. Nel 1955 la Galleria fu costretta achiudere i battenti perché l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> via Clerici dovevaessere abbattutto per far posto a quello nuovo del palazzoOlivetti. Dopo un breve periodo in cui si ritirò invia Filodrammatici, e dove curò eventi culturali <strong>di</strong> ampiorespiro 15 , nel 1959 Ettore riaprì la galleria in via Gesùal n. 19, con una mostra <strong>di</strong> Casorati, cui fecero seguito,tra le altre, una, commemorativa, <strong>di</strong> Renato Birolli,una personale <strong>di</strong> Alberto Mangelli e una celebrativa delgruppo <strong>di</strong> “Corrente”. L’attività della Galleria è proseguitafino ai nostri giorni, grazie all’intelligente e caparbioimpegno della figlia <strong>di</strong> Ettore, Clau<strong>di</strong>a, scomparsapurtroppo poco tempo fa.De Micheli cominciò a collaborare con la GianFerrari negli anni ’60, con una mostra retrospettiva de<strong>di</strong>cataa Aldo Carpi, in omaggio ai suoi sessant’anni <strong>di</strong> pittura16 . «Nella vicenda della pittura italiana del ’900, Carpiè un “irregolare”. È sempre vissuto a Milano, ha visto<strong>di</strong>ffondersi il <strong>di</strong>visionismo, è stato compagno <strong>di</strong> Carrà all’Accademia<strong>di</strong> Brera, ha conosciuto i primi futuristi, hapotuto seguire da vicino il fenomeno del novecentismo,ma nulla <strong>di</strong> tutto ciò ha mai scalfito la sostanza del suo <strong>di</strong>scorsofigurativo. […] Un “irregolare” dunque: uno <strong>di</strong>quegli artisti che se ne vanno da soli, unicamente nutritidalla propria fantasia, dalle proprie immagini, da propripensieri. […] Nel panorama della pittura italiana oggiegli appare come uno dei più significativi e originali fra ipittori del primo ’900: non mortificato, non logorato,non prigioniero della propria gloria. Dopo una vita passataad offrire poesia agli altri, è dunque venuto il tempoche gli si restituisca qualcosa: il nostro consenso pieno,critico ed umano» 17 .L’amicizia tra De Micheli ed Ettore, prima, e poicon la figlia Clau<strong>di</strong>a Gian Ferrari, sarà fedele e proficuaper anni: si succederanno mostre <strong>di</strong> Giuseppe Gorni, SergioBonfantini, Floriano Bo<strong>di</strong>ni, Silvio Benedetto, delraffinato pittore ligure Eso Peluzzi 18 , Mario Molteni, ArturoTosi, Ottavio Salvini, dei teatrini <strong>di</strong> Francesco Casorati,<strong>di</strong> Wanda Broggi, dello scultore Agostino Pisani, dell’argentina-romanaGloria Argelés, Christian Leroy,Normanno Soscia, della scultrice svizzera Cordelia vonden Steinen, Pietro Cascella, Timo e Do<strong>di</strong> Bortolotti 19 .Negli anni ’70, il loro sodalizio li vide uniti comenon mai per una vicenda abbastanza curiosa, che riguardavaalcune false sculture <strong>di</strong> Arturo Martini. Le sculture,acquistate da un collezionista milanese alla GalleriaMarlborough <strong>di</strong> Roma, vennero sottoposte a Gian Ferrariper una perizia sulla loro autenticità. Il gallerista, che<strong>di</strong> questa dubitava, chiamò subito l’amico che purtroppoconfermò i suoi dubbi. Le opere quin<strong>di</strong> furono al centro<strong>di</strong> una querelle tra loro due da una parte (che sostenevanoappunto che fossero false) e dall’altra la Marlborough eGiuseppe Marchiori 20 , come perito <strong>di</strong> parte, (che sostenevanofossero originali).


24 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: Aldo Carpi, Autoritratto (dal catalogo della mostra alla Gian Ferrari, 1963); catalogo della mostra <strong>di</strong> FrancoFrancese alla ColonnaArbitro della <strong>di</strong>sputa fu Giacomo Manzù, che subitofu sicuro assertore della falsità delle opere. Nel prosieguodel <strong>di</strong>battimento, venne nominato nuovo perito <strong>di</strong>parte della Galleria romana Giulio Carlo Argan, il quale<strong>di</strong>sse, con una lunga quanto pretestuosa perizia, che leopere in questione erano autentiche. Dopo varie <strong>di</strong>scussionie giu<strong>di</strong>zi si arrivò alla Cassazione che sentenziò, inbase alla perizia <strong>di</strong> De Micheli (e al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Manzù),che le opere fossero dei falsi, <strong>di</strong> un certo Michele Amato,e condannò la galleria romana ad apporre loro un cartellinoche richiamava la sentenza definitiva.«Intanto nella sua Galleria <strong>di</strong> via Gesù, a Milano,Gian Ferrari aveva già or<strong>di</strong>nato una mostra <strong>di</strong> foto e <strong>di</strong>opere <strong>di</strong> tali falsi. Mentre la Marlborough, nel 1980, fecenella sua sede romana, la mostra dei “suoi” Martini,annunciando però, secondo la sentenza del Pretore,ch’erano tutti falsi.Puntuali come una fucilata, Gian Ferrari, BeppeMazzotti, che a Treviso aveva fatto la prima mostra <strong>di</strong>Martini post mortem, ed io stesso, arrivammo davanti allagalleria al momento della sua apertura. Entrammo,guardammo le opere esposte, guardammo il cartello chele <strong>di</strong>chiarava false, lamentandoci tuttavia che la loro falsitànon fosse <strong>di</strong>chiarata sotto a ognuna delle sculture inmostra; e ce ne andammo.Una battaglia almeno era stata vinta, ma ce ne sarebberostate altre. Infatti i falsi Martini non cessavano <strong>di</strong>apparire qua e là per la Penisola: per esempio a Maranello,dove un collezionista importante <strong>di</strong> scultura qualeUmberto Severi, aveva acquistato un gruppo <strong>di</strong> opere attribuitea Martini e ne aveva fatto un gruppo <strong>di</strong> bronzi perregalarli agli amici, donando poi gli originali al museo <strong>di</strong>Carpi. Anche quelle opere venivano dal fondo inesauribile<strong>di</strong> Michele Amato!» 21 .La Galleria Spotorno, in via Moscova n. 40, doveoperava la scultrice Enrica Spotorno, con la collaborazione<strong>di</strong> Eliana Fantuzzi, fu inaugurata con una mostra<strong>di</strong> grafiche <strong>di</strong> Casorati. Enrica era moglie <strong>di</strong> Francesco,


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 25Da sinistra: Mino Ceretti, Brani, dal catalogo della mostra all’Agrifoglio; Renato Guttuso, De Micheli cantando…, 1951[Arte a Trezzo. Associazione Culturale Ada e Mario De Micheli]impren<strong>di</strong>tore, concessionario d’auto e pilota (nel 1937vinse la Mille Miglia).Nata senza scopi mercantili, la Galleria Spotornoaveva come “mission” (si <strong>di</strong>rebbe oggi) quella <strong>di</strong> aiutare igiovani artisti meritevoli, spesso poveri e sconosciuti (daimigliori allievi dell’Accademia <strong>di</strong> Brera, quelli segnalatida Funi, Carpi o da altri insegnanti, fino ai giovani scovatinei loro stu<strong>di</strong> o nelle collettive organizzate da altre gallerie),presentandoli al grande pubblico con personali aloro de<strong>di</strong>cate. A inframmezzare queste esposizioni <strong>di</strong>esor<strong>di</strong>enti vennero ospitati Marino Marini, Tettamanti,Baj, Francese, Carlo Corsi e Arturo Martini. De Michelicurò proprio la mostra <strong>di</strong> Martini nel 1960; nell’occasionefece stampare dalla Galleria un libretto 22 scritto dalgrande scultore: «Questo volumetto <strong>di</strong> Arturo Martini,La scultura lingua morta, ha già avuto due e<strong>di</strong>zioni: laprima nel 1945, stampata dalla Tipografia Emiliana <strong>di</strong>Venezia, a cura dello stesso Martini; la seconda nel1948 23 , pubblicata dall’Officina Bodoni <strong>di</strong> Verona, a cura<strong>di</strong> Giovanni Mardersteig. Della prima e<strong>di</strong>zione furonotirate 50 copie, così almeno afferma Martini in una sualettera; della seconda 200. Questi esemplari, oggi, sonoirreperibili. Di qui la necessità <strong>di</strong> una nuova e<strong>di</strong>zione».«Il testo che presentiamo – continuava il nostrocritico – è quello dell’e<strong>di</strong>zione del ’45, <strong>di</strong> cui abbiamocorretto solo alcuni refusi. Questa e<strong>di</strong>zione del resto èuguale a quella del ’48. In una nota posta alla fine del volumetto,Mardersteig scriveva: “Quando nel febbraiodel 1947 gli mostrai (a Martini) la prova <strong>di</strong> questa pubblicazioneche egli desiderava vedere da me, gli chiesi sevoleva aggiungere altri pensieri. Sulle prime fu incerto.Poi decise <strong>di</strong> lasciare il testo come era, e <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> voler farseguire più tar<strong>di</strong> un altro libretto <strong>di</strong> pensieri che non gliparevano ancora compiuti sufficientemente. Egli tacqueun momento e quin<strong>di</strong>, come se volesse accennare altitolo del nuovo volumetto, concluse: ‘La statuaria èmorta, ma la scultura vive’”».«Tali parole <strong>di</strong> Martini, pensiamo, dovrebbero esserela chiave <strong>di</strong> lettura anche <strong>di</strong> questo libro dal titoloquasi apocalittico. In realtà Martini non credeva più alla


26 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 27Nella pagina accanto: Marino Marini, Miracolo, 1953-54[dall’archivio fotografico <strong>di</strong> M. De Micheli].A destra: Arturo Martini, Ragazzo seduto, 1930, terracotta[dall’archivio fotografico <strong>di</strong> M. De Micheli]destinazione sociale della scultura, alla scultura cioè <strong>di</strong>celebrazione, e ciò soprattutto per l’esperienza da cui,proprio all’epoca delle me<strong>di</strong>tazioni estetiche raccolte inqueste pagine, era appena uscito. “Inutile riprodurre oggi– egli ha scritto – un cavalier d’industria alla manieraegizia o sul tipo <strong>di</strong> Ercolano”. Non dunque morte dellascultura, ma <strong>di</strong> tutto ciò che egli ormai sentiva estraneoalla scultura».Ci è parso utile riprodurre l’inizio dell’introduzioneal volumetto – anch’esso <strong>di</strong>ventato una rarità, come ledue precedenti e<strong>di</strong>zioni – perché ribalta il significato delleparole <strong>di</strong> Martini che erano state fino ad allora interpretatecome un abbandono della scultura. In realtà loscultore percepiva la fine <strong>di</strong> un esercizio dell’arte che peraltrolo aveva visto primeggiare, e, scavando nella propriaispirazione, aveva concluso che era in atto un cambiamento<strong>di</strong> cultura, gusti e abitu<strong>di</strong>ni che segnava irrime<strong>di</strong>abilmentela fine <strong>di</strong> una certa “statuaria” – come luistesso l’aveva definita –, e si rendeva conto ormai che certigesti artistici erano passati, svuotati <strong>di</strong> ogni senso, luiche, meglio <strong>di</strong> molti altri, voleva attrezzarsi intellettualmentea affrontare questo cambiamento.«[…] Così l’artista. Dopo tanto travaglio, alzare latesta e compiere il miracolo è dato a pochi; non conta: im-NOTE1Estève, Birolli, Gischia, Bordoni, Lapicque,Cassinari, Pignon, Morlotti. [A cura <strong>di</strong>Giorgio Kuisserlian e Antonino Tullier] [Milano],Amici della Francia, [1950]; [10] c., ill.;25 cm2La pace. Mostra <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> opereche hanno partecipato al concorso nazionaleindetto dalle riviste “Rinascita” e “VieNuove”. Galleria Cairola, Milano, dal 25 giugnoall’8 luglio 1951. [Presentazione <strong>di</strong> MarioDe Micheli]; Milano, Galleria Cairola,1951; 1 piegh., ill.; 16 cm3Mostra personale <strong>di</strong> Tettamanti. Dalgiorno 10 al giorno 23 maggio 1952. [Presentazione<strong>di</strong> Mario De Micheli]; Milano,Galleria Bergamini, 1952; [2] c., ill.; 16 cm;inv.16396 DM.D.759.5.MOS/P.16.4I cataloghi <strong>di</strong> queste mostre sono tuttipresenti nel Fondo.5Cronaca <strong>di</strong> un’esperienza figurativa, Milano1955-1959. Aricò, Banchieri, Caminati,Cazzaniga, Ceretti, Ferroni, Guerreschi, Luporini,Romagnoni, Vaglieri. Dal 16 ottobre al 5novembre 1965. [Testo <strong>di</strong> Mario De Micheli];Milano, Galleria Bergamini, 1965; [6] c. ill.; 24cm; inv.17195 DM.D.759.5.CRO/P.1.6Bo<strong>di</strong>ni. [Testo <strong>di</strong> Mario De Micheli]; Milano,Galleria delle Ore, [1958]; [8] c., ill.; 21 cm7I cataloghi <strong>di</strong> queste mostre sono tuttipresenti nel Fondo.8Alberto Ghinzani. [Testo critico <strong>di</strong> Mariode Micheli]; Milano, Galleria delle Ore,1966; [20] p., ill.; 21 cm; inv.14531DM.D.730.92.ALB/P.1.9I cataloghi <strong>di</strong> queste mostre sono tuttipresenti nel Fondo.10Per questa Galleria, Mario De Micheliaveva presentato due mostre: quella <strong>di</strong> VittorioGobbi ([8] p., ill.; 21 cm; mostra tenuta dal20 aprile al 4 maggio 1965; inv.21048DM.D.759.5.VIT/P.2.) e quella <strong>di</strong> Cosmo Carabellese(dal 20 gennaio al 4 febbraio 1966; [2]c., ill.; 25 cm; inv.13704 DM.D.759.5.COS/P.1.),probabilmente l’ultima.11Livia Lucchini, L’Agrifoglio. Storia <strong>di</strong>una Galleria d’arte a Milano. Anni Sessanta-Settanta…e poi. Una nota <strong>di</strong> IsabellaMontanaro. Introduzione <strong>di</strong> Franco Loi.Milano, E<strong>di</strong>zioni L’Agrifoglio, 2002; 200 p.,24 cm; p. 7.12Ceretti. Dal 5 al 17 marzo 1966. Milano,L’Agrifoglio Galleria d’arte, 1966; [2] c., 22cm. Inv.13836 OP.D.759.5.CER/P.2


28 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011portante è arrivare alla soglia illuminati.«Quando Picasso ha detto : “Copiare gli altri sipuò, non se stessi”, voleva <strong>di</strong>re appunto che l’artista autenticoè questo trasfigurarsi continuo che ha per metal’anonimo, immagine dell’universale.«L’artista che si copia riduce la sua opera a una specie<strong>di</strong> commercio personale, red<strong>di</strong>tizio perché a serie, mainfinatamente monotono e triste. […] Se a qualche giovaneimmacolato balenerà la speranza <strong>di</strong> una rinascita, lascio,suggeriti in solitu<strong>di</strong>ne dalla scultura, questi comandamenti.Fa che io serva solo a me stessa.Fa <strong>di</strong> me un arco dello spirito.Fa che io non sia più rupe, ma acqua e cielo.Fa che io non sia piramide, ma clessidra per esserecapovolta.Fa che io non sia un oggetto, ma un’estensione.Fa che io non sia un confronto, ma un’unità.Fa che io non sia un’immagine, così non mi esalteranno.Fa che io non sia una pietra miliare dell’uomo, ma dellamia natura.Fa che io non sia una vistosa virtù, ma un oscurogrembo.Fa che io non sia una peso, ma una bilancia.Fa che io non serva come una moneta per como<strong>di</strong>tàpratiche.Fa che io non resti nelle tre <strong>di</strong>mensioni, dove si nascondela morte.Fa che io non sia prigioniera <strong>di</strong> uno stile, ma una<strong>di</strong>sinvolta sostanza.Fa che io sia l’insondabile architettura per raggiungerel’universale» 24 .Con queste parole ispirate <strong>di</strong> Arturo Martini sullae per la scultura, ci fermiamo, anche se le gallerie cheDe Micheli ha frequentato – a Milano, ma Milano è solouna delle sue tappe – sono molte <strong>di</strong> più e le mostre cheha promosso e seguito infinite.Con queste parole “illuminate” dello scultore chelui amò e cui de<strong>di</strong>cò numerosi saggi, vorremo sintetizzarela figura <strong>di</strong> Mario De Micheli che, forse, nel suo lavoro,nella sua passione, a loro si ispirò, sentendole sue.Pronunciandole, inconsciamente ma sinceramente, secondola sua intima vocazione, ha consegnato a chi è venutodopo <strong>di</strong> lui un testimone pesante da portarsi, scomodo,poco pratico, quasi bruciante, ma essenziale enecessario, per chi ha voluto e vuole seguire nel lavorocritico il suo esempio, compiendo quel viaggio nell’Arteche lui, giovanissimo, aveva intrapreso, con semplicitàe de<strong>di</strong>zione, con il gruppo <strong>di</strong> Corrente.13I cataloghi <strong>di</strong> queste mostre sono tuttipresenti nel Fondo.14Tiziana Rota, La Galleria Gian Ferrari.1936-1996. 60 anni <strong>di</strong> storia dell’arte contemporaneanel lavoro <strong>di</strong> due protagonisti.Con testimonianze <strong>di</strong> Gian Alberto Dall’Acqua,Vittorio Fagone, Mario De Micheli eun’introduzione <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a Gian Ferrari. Milano,Charta, 1995; 109 p., ill., 23 cm; p. 24.15«Nel 1955 venne inoltrato lo sfratto alGian Ferrari, che riuscì a sensibilizzare l’opinionepubblica a tal punto che l’atto <strong>di</strong> chiusuradella sede fu presenziato dal sindaco <strong>di</strong>Milano e dalle più importanti autorità.Il Gian Ferrari trasferì intanto la galleria inuno stu<strong>di</strong>o in via Filodrammatici de<strong>di</strong>candosisoprattutto all’attività organizzativa.Nel 1958 organizzò infatti il premio Bagutta-Spotornoe <strong>di</strong>ede vita al premio <strong>di</strong> pitturaDellera “La donna in pelliccia”, che ebbe unaseconda e<strong>di</strong>zione nel 1960» [Dizionario Biograficodegli Italiani – Treccani.it].16Aldo Carpi pittore. Dal 4 al 16 giugno1963 [A cura <strong>di</strong> Mario De Micheli]; [6] c., ill.;20 cm; inv.13730 DM.D.759.5.ALD/P.2.17Dalla presentazione al catalogo, op. cit.18Di Eso Peluzzi (Cairo Montenotte, 1894– 1985), artista appartato, legato ai <strong>di</strong>visionisti,scoperto e amato da De Micheli, va ricordatala somiglianza pittorica con il grandeGiorgio Moran<strong>di</strong>, sia nei <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> paesaggioche nelle nature morte, nelle quali, lui figlio<strong>di</strong> un famoso liutaio, ritraeva, in manieraoriginale, solo violini.19I cataloghi <strong>di</strong> queste mostre sono tuttipresenti nel Fondo.20Critico d’arte e giornalista, fondatorenel 1946 della Nuova Secessione ArtisticaItaliana poi <strong>di</strong>ventata Fronte nuovo delle artiche si sciolse nel 1950 a cui partecipano i pittoriRenato Birolli, Emilio Vedova, BrunoCassinari, Renato Guttuso, Antonio Corpora,Ennio Morlotti, Armando Pizzinato, Afro,Giuseppe Santomaso.21Mario De Micheli, in T. Rota, 1995, op.cit., p. 19.22Arturo Martini, La scultura lingua mortae altri scritti. A cura <strong>di</strong> Mario De Micheli;Milano, Galleria d’arte Spotorno, 1960 (Milano,F.lli Memo); 42 p., 8 c. <strong>di</strong> tav., ill.; 17x24cm; ed. <strong>di</strong> 1050 esemplari.23A. Martini [1889-1947], La sculturalingua morta. Pensieri, Verona, [Officina Bodoni],1948; [xii] 7-50 [12] p., 22 cm;inv.26813.24A. Martini, op. cit., Milano, 1960, p. 11-12.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 29BvS: il catalogo illustrato10 ANNI DOPO, OMAGGIOAD ARNALDO POMODOROSperando che Milano non voglia davvero perdere la sua <strong>Fondazione</strong>MATTEO TOSINon vorremmo correre il rischio<strong>di</strong> essere consideratipersone <strong>di</strong> parola o, peggioancora, <strong>di</strong> cuore; ma lo sconforto perl’ormai imminente chiusura della<strong>Fondazione</strong> Pomodoro - e per quellescarne note con cui la stessa ne dànotizia, continuando a lasciarle rimbombaresulla propria pagina internet- ci muove naturalmente a dar seguitoalla nostra “promessa” e a tracciarequi, sulle pagine <strong>di</strong> questo “bollettino”,il nostro piccolo omaggio aun artista così incisivo e lungimirantee a un’istituzione tanto singolare ecoraggiosa da credere nella possibilità<strong>di</strong> investire nel “fare cultura”.Perché la Milano che rischia <strong>di</strong>restarne orfana è anche la nostra Milanoe perché quella scelta <strong>di</strong> crederenella <strong>di</strong>vulgazione del sapere e delbello è stata ed è anche la nostra scelta,ma soprattutto perché abbiamoavuto modo <strong>di</strong> verificare costantementelo slancio e la voglia <strong>di</strong> ricercache ne hanno animato tutte le iniziativee, ancor più, perché abbiamoQui accanto: “In-tangibile ritrattosognante” (sopra), e “Ri-passandol’arginata leggenda” (sotto),entrambe incisioni a colori stampatecon tre lastre; cm.45x33avuto l’occasione <strong>di</strong> toccare con manol’attenzione spasmo<strong>di</strong>ca e la professionalitàcon cui lo stesso ArnaldoPomodoro affronta ogni “impresa”.Sono passati <strong>di</strong>eci anni da quandola <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato, insiemea Flaminio Gualdoni, scelse <strong>di</strong> de<strong>di</strong>careuna mostra al suo lavoro (curataanche insieme a lui in persona, speciedal punto <strong>di</strong> vista e<strong>di</strong>toriale) all’interno<strong>di</strong> un percorso che guardava allascultura per «mettere in evidenzanon solo le opere degli artisti, ma anchei libri, sia quelli che essi stessi hannoillustrato, sia quelli che trattanodella loro vita o della loro arte», comescriveva il nostro presidente nell’introduzioneal catalogo.Sottolinenado che proprioquell’esposizione era stata «quella incui più <strong>di</strong> tutte invenzione plastica esenso della pagina si identificanoperfettamente, frutti del medesimopensiero creativo. Sono pagine comesculture e sculture come pagine leopere <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro, sia cherealizzi gran<strong>di</strong> opere come il Disco informa <strong>di</strong> rosa del deserto - collocato nelgiar<strong>di</strong>no della <strong>Biblioteca</strong> -, sia cheponga mano alle poesie <strong>di</strong> GuidoBallo, Attilio Bertolucci, Jorge LuisBorges, Francesco Leonetti, MiklosVarga, Paolo Volponi e altri amici


30la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011poeti».Sì, perché se ognuno <strong>di</strong> noi conosce e ricorda i suoimonumentali bronzi - le sue “sfere” e le sue “porte” sututti - ammirati e ammirabili ai quattro angoli del mondo,vale sicuramente la pena celebrarne anche i lavori più intimie “<strong>di</strong>screti”, tanto quelli da<strong>di</strong>cati ad arricchire il potereevocativo della parola altrui con la meticolosa densitàdel proprio “spirito geometrico”, quanto quelli pensatiper raccogliere e incorniciare le riproduzioni fotografichedei propri lavori.Paradossalmente, forse è proprio nell’ideazione dei“suoi” cataloghi - come è successo anche a noi in occasione<strong>di</strong> “Le opere e i libri” - che Arnaldo Pomodoro sublima lapropria vocazione a essere architetto e organizzatore dellospazio a tutto tondo, non trascurando la tri<strong>di</strong>mensionalitàe le sensazioni tattili nemmeno quando si approccia allapagina liscia e patinata. E non limtandosi, quin<strong>di</strong>, al “lavoro”<strong>di</strong> illustratore, ma facendosi a maggior ragione anchegrafico e impaginatore, <strong>di</strong>mostrando un’assoluta <strong>di</strong>mestichezzacon la carta in tutte le sue forme e, soprattutto,dando testimonianza <strong>di</strong> una vera e propria passione peril libro anche come oggetto, spesso progettando in primapersone tanto le copertine quanto le “scatole” <strong>di</strong> alcuniesemplari speciali, e<strong>di</strong>tati in tiratura limitata.«Nell’estate del 1973 - racconta nel catalogo BvS -Richard Gabriel Rummonds, uno dei più noti e apprezzatitipografi contemporanei, che in quegli anni risiedevaa Verona, ove esercitava la professione <strong>di</strong> stampatore <strong>di</strong> libricon il torchio a mano, mi propose <strong>di</strong> illustrare il libro<strong>di</strong> Jorge Luis Borges, autore che stimo e ammiro da sempre.«Accettai con entusiamsmo la proposta, “pensando”a un lavoro che un non vedente potesse sentire e seguireal tatto. Intervenni nelle pagine del libro, sia nel rectoche nel verso della carta, con impronte a secco realizzatecon la tecnica dell’embossing[...]«Ebbe così inizio il <strong>di</strong>fficile e paziente lavoro dellostampatore. Nella copertina in pergamena sono stati postii miei bassorilievi impressi in cera persa sulla variegatae misteriosa pelle d’agnello«Si pose, da ultimo, il problema <strong>di</strong> realizzare unascatola che preservasse la preziosità del libro e, con la tecnicadella serigrafia su metallo, incisi nella lamina d’ottonei segni impressi nel corso del testo e sulla copertina,consentendo sempre una lettura “tattile”».Un tuffo nell’impresa e<strong>di</strong>toriale a trecentosessantagra<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong>, per solleticare tutti i sensi del lettore-spettatore,ma ancor più per coinvolgerlo nella fruizione <strong>di</strong>


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 31Nell’altra pagina: “La cavatrice <strong>di</strong> patate”, calcografia inacquatinta, acquaforte e rilievi; cm.35x61A destra: coperchio del contenitore in legno per “Sietepoemas sajones” <strong>di</strong> Jorge Luis Borges; cm.44,5x34x4,5un messaggio che, seppur duplice nel linguaggio (poesia eincisione), si rafforza dall’incontro virtuoso delle due tecniche,non una ornamento dell’altra, ma ormai inscin<strong>di</strong>bilmentelegate. Concetto perfettamente esplicitatoquando commenta il proprio approccio all’illustrazione<strong>di</strong> De-cantare Urbino <strong>di</strong> Miklos Varga, propostogli daPaolo Volponi - «Accettai, dopo aver letto le poesie suiluoghi a me così cari. Trascrissi tutti i suoi testi con la miacalligrafia per esprimere unità inscin<strong>di</strong>bile tra il testopoetico e le calcografie. In questo modo mi esprimo conun’opera in un testo poetico, evitando che l’opera stessavenga separata dal libro» - e, ancora, con l’entusiamo cheusa per rendere conto della propria intensa collaborazionecon Bertolucci: «Quando Egi<strong>di</strong>o Fiorin, e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> rarasensibilità, mi propose <strong>di</strong> collaborare a una sua e<strong>di</strong>zione,mi chiese <strong>di</strong> scegliere tra una rosa <strong>di</strong> autori. Scelsi AttilioBertolucci che mi mandò quattro poesie per le quali hoideato altrettante tavole, inscin<strong>di</strong>bili dal corpo del testopoetico. Ancora una volta il mio lavoro si è integrato pienamentealla poesia. Lo stesso Bertolucci in un commentoscritto mi ha espresso la sua “meraviglia, quasi commozione”,nel vedere tradotto nel mio linguaggio quattrosue poesie».Nel suo linguaggio, sì, e l’espressione è ambivalentee al tempo stesso inequivocabile. Perché, evidentemente,non solo si rifà all’interpretazione grafica dellaparola scritta, ma già suggerisce alla perfezione comeil suo stile grafico stia <strong>di</strong>ventando una sorta <strong>di</strong> linguaggio“prealfabetico” (“scrittura sconcertante” lo definisceFlaminio Gualdoni nel suo lungo e articolato saggioin catalogo), istanza che si palesa definitivamente apartire dalla Grande tavola della memoria che incide escolpisce tra il 1959 e il 1965 e si conclama in manieraincontrovertibile in una serie <strong>di</strong> “tavole <strong>di</strong> lettura” a cuisi de<strong>di</strong>ca nel 1974 (tanto in bronzo quanto su carta) e inuna sequenza <strong>di</strong> vere e proprie “lettere” calcografichetirate in 90 esemplari - e XV prove d’artista l’una, lungotutto il 1977. Anno in cui torna a “scrivere” le proprieCronache e Impressioni anche sul bronzo.Un fitto susseguirsi e sovrapporsi <strong>di</strong> segni in bassorilievo,vuoti e pieni, bianchi e neri, che è scrittura e partituramusicale insieme, ritmo compositivo, pagina “data”e poi riletta, rivista, chiosata e rielaborata fino all’estremo.Un lavoro meticoloso e intenso, necessariamentesupportato da uno sforzo critico-teorico (<strong>di</strong> scritturatout-court, quin<strong>di</strong>) a cui Pomodoro non si è mai sottratto,come <strong>di</strong>mostra l’elenco dei suoi scritti in appen<strong>di</strong>ce al catalogoche qui vale la pena riportare:Scritti <strong>di</strong> Arnaldo PomodoroUn nuovo senso della mostra d’arte, “Che fare”, Milano,1967, n.2, pp.132-133; “Flash Art”, Roma, 1967, n.5,pp.1-2Notes on my work since 1966, “Arnaldo Pomodoro”,Museum Boymans-van-Beuningen, Rotterdam, 1969;“Europalia”, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1969Rispondendo come a un’intervista - o su nastro - o tentandouna spiegazione completa con chi sa poco del lavoro dell’arteo molto, “Che fare”, Milano, nn.6-7, 1970, pp.219-221An Exchange of Letters, “Arnaldo Pomodoro: Sculptures1960-1970”, University Art Museum, Berkeley,


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 33Nell’altra pagina: “Lettera solare”, 1977, calcografia;cm.34,5x24,5, stamperia d’arte 2RC RomaA destra: “Immagine seconda - scritta” (Tavole <strong>di</strong> lettura),1974, ferro ossidato e piastre in ottone dorato; cm.25x17,51970-71; “Sculture nella città”, Pesaro, 1971Appunto teorico-critico per il gruppo del Movimento <strong>di</strong>Crollo, “Un centesimo <strong>di</strong> secondo”, Stu<strong>di</strong>o Marconi, Milano,1971Motivo tecnico, teorico e poetico della scultura Pietrarubbia’sWork, “Pietrarubbia’s Work”, Stu<strong>di</strong>o Marconi, Milano,1976; Marlborough Gallery, New York, 1976; “ArtActual - Skira annuel 1977 ‘l’art pour qui Les artistes réspondent”,Ed. Skira, Genève, 1977, p.100Statement, “Arnaldo Pomodoro”, Colony Squareand Georgia State University, Atlanta, 1978Craftsmanship and the Human Spirit, World CraftsCouncil, Kyoto, 1978Una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro, “Il cimiterosepolto”, Feltrinelli, Milano, 1982, pp.9-12L’invenzione in uno spazio storico, Kobenhavn, Lugano,Urbino, “L’arredo urbano e la città”, Ed. Over, Milano,1984, pp.92-108Un nuovo metodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione, “Alfabeta”, Milano,1985, n.69, p.14; “Alfabeta 1979-1988 Antologia della rivista”,Bompiani, Milano, 1996, pp.274-275Recent works 1983-85, “Anrnaldo Pomodoro: Intimationsof Egypt”, StephenWirtz Gallery, San Francisco,1985, p.9References in Space. Visionary Places, “Arnaldo Pomodoro”,Marisa del Re Gallery, New York, 1987Mein Lehrer Klee, “Zeit Magazin”, Hamburg, 1988,n.17, pp.62-65Il mio colpo d’ala, “Colpo d’ala <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro”,Fratelli Palombi E<strong>di</strong>tore, Roma, 1988, p.11Pensieri sulla mia scultura ‘Il Cercatore Oscillante’, “IlCercatore Oscillante”, Frito-Lay Inc., Dallas, 1990, p.5Le mie ‘visioni e maschere’ sull’Egitto Antico (I-II),“Arnaldo Pomodoro: visioni e maschere per ‘La passione<strong>di</strong> Cleopatra’”, Comune <strong>di</strong> Pesaro - Galleria FrancaMancini, Pesaro, 1990, pp.11-12Arnaldo Pomodoro, 1993: Statement, “Arnaldo Pomodoro1956-1993”, The Hakone Open-Air Museum,Kanagawa, 1994Racconto della mia ricerca per i ‘Sogni’, “Arnaldo Pomodoro:opere grafiche 1994”, Galleria 2RC, Roma, 1994Nota sul lavoro <strong>di</strong> oreficeria, 1965 - Pensando a nuovigioielli, 1995, “Gioielli d’artista in Italia 1965-1995”, <strong>di</strong>Luisa Somaini e Clau<strong>di</strong>o Cerritelli, Electa, Milano, 1995,pp.128-129Ringraziamento, “Arnaldo Pomodoro ‘Sphere withina sphere’ for the U.S. Headquarters”, Il Cigno GalileoGalilei, Roma, 1997, pp.14-15Dichiarazione per ‘Arco-in-cielo’, “Arnaldo Pomodoro,Arco-in-cielo. Castellamonte”, Città <strong>di</strong> Castellamonte,Castellamonte, 1998, p.27“Pietà” per gli spazi della scultura, “La Repubblica”,Milano, 19 <strong>di</strong>cembre 1999Dove va l’arte contemporanea, “Graphic”, Il Vicolo,Cesena, n.5, anno I, <strong>di</strong>cembre 1999 - febbraio 2000,pp.22-25Risposta al ‘Questionario sulla scultura’, “Quaderni<strong>di</strong> scrittura contemporane, E<strong>di</strong>zioni della Cometa,Roma, n.6, anno XXI, 2000, pp.64-66Dichiarazione per la nuova Sala d’armi del Museo Pol<strong>di</strong>Pezzoli, “La Sala d’armi con un’opera <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro”,Museo Pol<strong>di</strong> Pezzoli, Milano, 2000, p.6


34 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011BvS: l’appuntamentoIL SALONE DEL LIBRO USATOCOSA SCEGLIERE E PERCHÉDal 7 al 10 <strong>di</strong>cembre, un’occasione per rifinire le proprie “collane”CARLO NOBILICi sono collane <strong>di</strong> libri chemeritano <strong>di</strong> essere seguiteoggi in Italia? A tale domandanon è facile offrire una risposta.Le gran<strong>di</strong> serie sono state una caratteristicae un vanto del passato, e anchenel Paese dove l’e<strong>di</strong>toria sembraun bene provvisorio non sono mancate.Si prendano per esempio gli“Scrittori d’Italia” <strong>di</strong> Laterza, unaserie progettata da Benedetto Croceagli inizi del Novecento in 500 volumi(sarebbe attuale ancora oggi ilpiano <strong>di</strong> realizzazione).Il primo, “Lirici marinisti”, videla luce nel 1910 e l’ultimo, “L’Asino”<strong>di</strong> Carlo de’ Dottori nel 1987.Sono stati ben 273 i titoli pubblicati.La collana non si fermò nemmenodurante le guerre mon<strong>di</strong>ali (nel 1943uscirono, in due tomi, le importanti“Discussioni e polemiche sul Romanticismo”),ma finì grazie allo spirito<strong>di</strong> rinnovamento della casa e<strong>di</strong>trice.Comunque, per ben 77 anniqualcuno, aiutato dai suoi ere<strong>di</strong>, l’-hanno potuta seguire. I titoli cheuscivano sotto quel marchio eranouna garanzia.Oggi qualcosa del genere sarebbeimpensabile. La cultura managerialecondannerebbe senza appelloun <strong>di</strong>rettore e<strong>di</strong>toriale che ac-cettasse un progetto come quello chea suo tempo fece Croce. Ma per ilcollezionista esso rappresenta unpunto <strong>di</strong> riferimento. E anche per glistu<strong>di</strong>osi.Si pensi, a tal proposito e perfare un esempio che non ha bisogno<strong>di</strong> commenti, alla francese “Pléiade”,che è <strong>di</strong>ventata la più importantecollana <strong>di</strong> classici d’Europa conquasi 600 titoli pubblicati (in e<strong>di</strong>zionicontinuamente rinnovate). Ai nostrigiorni invece in Italia occorrespigolare qua e là. Una collana chiude,l’altra agonizza, una ancora continua.Bisogna ingegnarsi. Ma non è<strong>di</strong>fficile trovare dei titoli.Con gli “Scrittori d’Italia” perla longevità e soprattutto per la qualitàpuò gareggiare soltanto un’altraserie: “I millenni” <strong>di</strong> Einau<strong>di</strong>. Il primotitolo risale al 1947, “I quarantanoveracconti” <strong>di</strong> Ernest Hemingwaye le pubblicazioni sono ancora incorso. Tre o quattro titoli l’anno.Alcune opere sono veramenteimportanti, come “Navigazioni eviaggi” <strong>di</strong> Giovanni Battista Ramusio(uscì in sei volumi tra il 1978 e il1988) o le “Opere” <strong>di</strong> GeoffreyChaucer del 2000. È un merito per


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 35l’e<strong>di</strong>tore torinese essere riuscito a salvare questa collanasempre interessante e ricca <strong>di</strong> sorprese (qualche scivolata,e ce ne sono, è perdonabile).Poi non mancano iniziative recenti presso piccolie<strong>di</strong>tori, da seguire e da non sottovalutare, ma mancanogran<strong>di</strong> progetti che sappiano sfidare i tempi. Certo, tale sipuò anche considerare la raccolta della “<strong>Fondazione</strong> LorenzoValla”, la nostra più vasta collezione <strong>di</strong> testi greci elatini, che ha infiniti meriti ma non manca <strong>di</strong> lacune (esoltanto il cielo sa se verranno colmate).Del resto, un confronto con la collezione “Budé”de Les Belles Lettres, che tiene in catalogo dagli inizi deglianni Venti tutti i titoli dei classici con testo critico, ed èormai giunta a quasi 1000 volumi, non conviene nemmenotentarlo. Né è possibile un paragone con la Loeb ClassicalLibrary <strong>di</strong> Harvard: anche in tal caso, a cento annidall’inizio, siamo a poco meno <strong>di</strong> 500 volumi con testocritico continuamente rinnovati e riproposti. La ricordataValla non arriva a 200 (è anche vero che ha cominciato apubblicare nel 1974).Per un italiano rimane mitica la Bur grigia, ma vennestampata su carta pessima e non sempre si trova incon<strong>di</strong>zioni decenti. E il carattere utilizzato mette a duraprova gli occhi <strong>di</strong> presbiti e miopi. Ciò non toglie che alcunititoli restino deliziosi e ben tradotti (valga per tuttil’“Elogio della follia” <strong>di</strong> Erasmo <strong>di</strong> Annaratone, un verocapolavoro).E, sempre guardando in<strong>di</strong>etro, con titoli da cercarein modernariato, vale la pena ricordarsi dei classici stranieriche pubblicava Mursia. Tra l’altro, in questa raccol-INGRESSO LIBEROSALONE DEL LIBRO USATOBANCARELLE IN FIERAMILANO,FIERA MILANOCITY,PADIGLIONE 3DAL 7 AL 10 DICEMBREInaugurazione mercoledì 7, h.10,00aperto dalle 10,00 alle 19,00Info: tel. 02.21023079mostra.libroantico@publitalia.itwww.salonelibrousatomilano.comComprendendo al loro internoanche la categoria dei “libriantichi” – e quin<strong>di</strong> de<strong>di</strong>catipressoché esclusivamente a collezionistie bibliofili – i libri usati tout-courtpossono invece interessare chiunquesia alla ricerca <strong>di</strong> un testo ormaifuori commercio o, comunque, <strong>di</strong>fficilmentereperibile. Ed è soprattutto aquesto più vasto pubblico che vuolerivolgersi il “Salone del Libro usato”,organizzato dalla nostra <strong>Fondazione</strong>anche in questa VII e<strong>di</strong>zione.Quasi duecento gli espositori –italiani e internazionali – presentiquest’anno, per un totale <strong>di</strong> oltre100.000 titoli, così da andare incontrotanto al desiderio del singolo appassionato<strong>di</strong> letteratura quanto alle esigenzedel collezionista specializzato.Per entrambe le categorie, comunque,la cosa più accattivante dovrebbeessere la possibilità <strong>di</strong> sceglierealcuni titoli per arricchire o completarequelle collane e<strong>di</strong>toriali ormai “in <strong>di</strong>suso”,ma che hanno fatto la storia dellanostra e<strong>di</strong>toria se non del nostro Paese.Ma in una manifestazione cosìvasta, è inutile porre limiti al fato,ognuno potrà trovare il “proprio” libro.


36 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011ta uscirono tutto Conrad e tutto Cechov. Ma anche questacollana si deve considerare un ricordo.Tra i cataloghi delle case e<strong>di</strong>trici da rileggere ci sonoquello della Sansoni che fu, de “La Nuova Italia” che fu,della Zanichelli che fu, della Feltrinelli che fu, del Saggiatoreche fu. Lì si fanno scoperte <strong>di</strong> grande interesse. Leprime due ormai sono delle sigle rilevate da Rcs, le altrevivono con uno spirito leggermente <strong>di</strong>verso da quello deiloro fondatori. (Quel “leggermente” constatelo voi).Un caso a parte meriterebbero alcuni libri <strong>di</strong> Scheiwiller,un’e<strong>di</strong>trice che è stata un punto <strong>di</strong> riferimento peranni e poi, dopo la morte <strong>di</strong> Vanni, ha fatto quel che poteva.Eppure anche oggi una casa come Quodlibet offreopere <strong>di</strong> grande interesse, una collana come “La coda <strong>di</strong>paglia” de La Vita Felice stampa titoli stimolanti. E unaraccolta <strong>di</strong> opere come quella che si trova ne “Il pensieroOccidentale” <strong>di</strong> Bompiani è veramente unica. Quest’ultima,per chi si occupa <strong>di</strong> filosofia, è obbligo seguirla.Ma il vero segreto per chi desidera dar vita a una bibliotecapersonale è sempre quello <strong>di</strong> frequentare i mercatini.Lì si fanno scoperte che ormai la libreria non è piùin grado <strong>di</strong> offrire. Magari si trova un testo della vecchiaNUE (Nuova Universale Einau<strong>di</strong>) e si capisce la civiltàche l’ha creata; oppure ci si rende conto <strong>di</strong> come Feltrinellisapesse scegliere i suoi titoli nella Ue (Universaleeconomica). D’altra parte è pur vero che c’è Internet, contutti i suoi vantaggi, e che la ricerca <strong>di</strong> un libro non costituiscepiù un problema; ma è altresì vero che in rete si cercaquel che già si conosce, mentre in un mercatino o inuna libreria si scopre quello che ci mancava. La <strong>di</strong>fferenzaè qui, e non è cosa da poco.Per chiudere qualche altro piccolo consiglio. Innanzitutto:tranne qualche eccezione, i libri <strong>di</strong> modernariatosono più convenienti dei nuovi. Inoltre: quasi sempresono curati meglio, perché oggi nelle case e<strong>di</strong>trici sonostati soppressi i correttori <strong>di</strong> bozze e gli e<strong>di</strong>tor. Terzoaspetto, da non mettere per ultimo: il libro è un’occasioneper riflettere, per parlare con un ven<strong>di</strong>tore o un altroacquirente, per fare dei confronti. Non è, per <strong>di</strong>rla allabuona, un oggetto che deve placare soltanto la libi<strong>di</strong>nedel collezionista.Comperare un libro è anche mettersi in contattocon un’umanità che ci aspetta. Magari <strong>di</strong>etro un banco,oppure si fa viva mentre lo guar<strong>di</strong>amo incantati. A volte sirivela mentre lo sfogliamo. Nietzsche, entrato in una libreria<strong>di</strong> Nizza, vedendo un’opera <strong>di</strong> Dostoevskij esclamò:“La voce del sangue!”. La frase si ripete ogni giorno.Dove ci sono libri, ovviamente.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 37inSEDICESIMOOMAGGIO A MARIO DE MICHELI – CATALOGHI – SPIGOLATURE –L’INTERVISTA D’AUTORE – RECENSIONI – MOSTRE – ASTELABORATORI, VISITE GUIDATE, INCONTRI TEMATICIE CONFERENZE PER “CAPIRE” MARIO DE MICHELIDa <strong>di</strong>cembre ad aprile, i nostri usuali approfon<strong>di</strong>menti della mostraMario De Micheli [1914-2004]è stato uno dei più importanticritici italiani dell’artedel secondo Novecento.Il suo lavoro, impegnatosocialmente e scientificamente, hacontribuito più <strong>di</strong> altri alla formazionee all’affermazione della pittura e dellascultura in Italia. Ha approfon<strong>di</strong>to con isuoi scritti e le sue idee il tema dell’arteinserita nella società, privilegiando ogniforma che esprimesse i valori universali,umani ed esistenziali, al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogniestetismo e categoria stilistica.La mostra che la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> viaSenato organizza – proprio mentre rendeconsultabili i libri del Fondo De Micheli –vuole essere un affettuoso omaggioalla sua figura, al suo ruolo <strong>di</strong> criticomilitante, alla totale de<strong>di</strong>zione che egli haprestato al lavoro e all’arte.Attraverso i libri che ha scritto,le fotografie che ha raccolto -e che documentano in maniera <strong>di</strong>retta ciòche dell’arte egli ha vissuto in primapersona - e le opere degli artisti che egliha amato e pre<strong>di</strong>letto, scegliendoli comemaestri o compagni <strong>di</strong> strada, abbiamovoluto ripercorrere la sua vita, dal suoarrivo a Milano sino alla fine.Nel farlo abbiamo idealmentesud<strong>di</strong>viso il percorso dell’esposizionein quattro momenti.PER INFORMAZIONIE PRENOTAZIONI<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoTel. 02/76215323-314ufficiostampa@biblioteca<strong>di</strong>viasenato.itwww.biblioteca<strong>di</strong>viasenato.itLA MOSTRA È APERTADAL 25 NOVEMBRE 2011AL 15 APRILE 2012<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatovia Senato 14, Milanoda martedì a domenicaorario continuato 10-18lunedì chiusoLa mostra è chiusa nei giorni:24-25-26-31 <strong>di</strong>cembre 20111-2 gennaio e 8-9 aprile 2012INGRESSO LIBEROIl primo momento, Gli anni <strong>di</strong>Corrente, nel quale Mario De Micheli,appena giunto a Milano dalla natìaGenova, conosce e stringe amicizia coni membri del gruppo legato alla rivista“Corrente, fondata da Ernesto Treccani.Sono gli anni che preludono alla trage<strong>di</strong>adella guerra e che vedono restringersiogni libertà espressiva.Guidati idealmente da intellettualicome Edoardo Persico e Giorgio Labò,allievi <strong>di</strong> maestri come il filosofo AntonioBanfi, i giovani artisti – Treccani, RenatoBirolli, Renato Guttuso, GiuseppeMigneco, Giacomo Manzù, Aligi Sassu,per citarne solo alcuni, ma anche gliscrittori Salvatore Quasimodo, ElioVittorini, i critici Luciano Anceschi e CarloBo – si ritrovano sotto l’egida della rivistaa <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> vita e filosofia, a ragionare<strong>di</strong> pittura, poesia e politica, e soprattutto<strong>di</strong> libertà. Con essi, Mario De Micheli,apprende e insegna, come tutti.Pur non facendo in tempoa collaborare alla rivista – chiusa dalregime all’inizio della guerra come quasitutte le riviste <strong>di</strong> cultura –, partecipa allee<strong>di</strong>zioni che ne portano il nome, conoscela pittura e la scultura grazie agli artistiche danno vita alla Bottega <strong>di</strong> Corrente,in via Spiga. Saranno anni concitati maformativi, nei quali, partigiano egli stesso,conoscerà anche la prigione.


38la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Il secondo momento, Il nuovorealismo, lo vede uscire dalla guerra conla coscienza che Picasso e la suaGuernica sono il presente ma soprattuttol’avvenire dell’arte. La sua generazioneviene positivamente sconvolta dallapotenza espressiva del pittore spagnolo.Negli artisti si forma la convinzione chesia necessario <strong>di</strong>pingere e scolpire cosìcome si vive, prendendo coscienza dellarealtà, piuttosto che attribuirle significatia essa estranei. I pittori che hannovissuto gli orrori della guerra, che hannolottato come partigiani e che hannosofferto fame e prigionia, voglionodescrivere ciò che li circonda così come è.Partendo da queste posizioni, DeMicheli sarà attento e raffinato interprete<strong>di</strong> quanto avverrà nel campo delle arti inItalia e nel mondo negli anni che vannodalla fine della guerra alla fine degli anniSessanta. Collabora alla grande mostra<strong>di</strong> Picasso a Roma nel 1953 e l’anno dopoporta Guernica a Milano. Sarà poi tra iprimi a intuire la rilevanza internazionale<strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> artisti milanesi che,insieme al critico Marco Valsecchi,definirà del “realismo esistenziale”.Sono anni in cui la noia <strong>di</strong> viveree il vedere deluse tutte le speranze delDopoguerra porteranno a visioni moltointrospettive del reale e dell’esistente.Il terzo momento, Lacontestazione e le gran<strong>di</strong> mostre, sisnoda lungo gli anni Settanta e Ottanta evede il consolidamento della sua fama <strong>di</strong>critico, il suo impegno politico sottola ban<strong>di</strong>era del Partito Comunista,la cattedra <strong>di</strong> Sociologia dell’arteal Politecnico <strong>di</strong> Milano. Per lui l’arte deveessere socialmente responsabile, e nelmomento della contestazione gli artistinon possono essere neutrali.Questo è anche il suo impegnonell’insegnamento, trasmettere la culturacome partecipazione consapevoleal proprio tempo e alla propria società;ed è il motivo <strong>di</strong> alcune mostre, comeArte Contro. 1945-1970: dal realismo allacontestazione. Ma sono anche anni in cuiil suo lavoro viene apprezzato nel mondo,cura monografie de<strong>di</strong>cate a Picasso,Manzù, Guttuso e gli vengono affidategran<strong>di</strong> mostre che animano la scenaitalica: Siqueiros a Firenze (1976), Orozcoa Siena (1981), Marino Marini a Venezia(1983), Arturo Martini a Milano (1989),Henry Moore ancora a Milano (1989).L’ultimo momento, La presenzaumana nell’arte, va dagli anni Novantain poi, nei quali raffina pensiero e azione.È ormai un punto <strong>di</strong> riferimento per tuttoil mondo dell’arte, senza <strong>di</strong>menticare ilcontatto con gli artisti, che sono semprestati al centro della sua scrittura.Per lui, gli artisti sono il motivodell’arte stessa: è la loro presenza,l’esposizione del loro vissuto, il verovalore aggiunto <strong>di</strong> ogni opera.Ognuna <strong>di</strong> queste sezioni presentai volumi e i cataloghi più significativiscritti da Mario De Micheli, ed è illustrataPER INFORMAZIONI SULLA MOSTRA E ATTIVITÀ DIDATTICHE:<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato, telefono 02 76215314-318-323ufficiostampa@biblioteca<strong>di</strong>viasenato.it – www.biblioteca<strong>di</strong>viasenato.itPER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI VISITE GUIDATE GRUPPI E SCUOLE:Opera d’Arte Società Cooperativa a r. l. – Telefono 02 45487400Tutti i gruppi, (scolastici e pubblico adulto), che intendano visitare la mostraliberamente o con una propria guida, hanno l’obbligo <strong>di</strong> prenotareanticipatamente l’ingresso.LA PRENOTAZIONE E L’INGRESSO ALLA MOSTRA SONO GRATUITI.da opere degli artisti che lo hanno piùinfluenzato: Birolli, Francese, Ghinzani,Grosz, Guttuso, Kollwitz, Manzù, Martini,Picasso, Vaglieri, Zigaina.Accanto ai bei <strong>di</strong>pinti e sculture –provenienti da Gallerie e collezioni private–, sono esposte numerose foto cherappresentano un’ine<strong>di</strong>ta testimonianza<strong>di</strong>retta del mondo frequentato dal critico,degli atelier, delle opere “promosse”da Mario De Micheli: dagli amici Guttuso,Vaglieri e Francese ai pittori <strong>di</strong> muralesmessicani, come Siqueiros e Orozco.Un’ampia scelta <strong>di</strong> documentioriginali permette <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re i suoirapporti con artisti, scrittori e politici.Corredano il percorso due videoche presentano le lezioni <strong>di</strong> Mario DeMicheli de<strong>di</strong>cate a Corrente e ai suoiartisti e alla Guernica <strong>di</strong> Picasso.Il catalogo, e<strong>di</strong>to da BvS E<strong>di</strong>zioni,contiene la sua biografia, scritta dal figlioGioxe, e alcuni saggi sulla sua figura esulla sua attività, scritti da Giorgio Seveso,Silvio Riolfo Marengo ed Elena Lissoni.In appen<strong>di</strong>ce vi saranno alcunetestimonianze scritte da chi ha avuto lafortuna <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are e lavorare con lui: laprofessoressa Anty Pansera, la critica estorica dell’arte Elena Pontiggia e loscultore Alberto Ghinzani.Completa il catalogo la bibliografiacompleta delle opere <strong>di</strong> Mario De Micheliuscite a stampa (escluse quelle in rivista ogiornale).La prestigiosa biblioteca <strong>di</strong>Mario De Micheli – con il relativoarchivio fotografico e documentario, verae propria “biblioteca d’autore” – è giuntaalla BvS nella seconda metà del 2010 ed ècomposta da oltre 25.000 libri(monografie, opuscoli, cataloghi) e 300testate: la viva testimonianza dei suoipercorsi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e molteplici interessi.Una raffinata collezione, specchio deicambiamenti storici, sociali e artistici <strong>di</strong>quasi un secolo in Italia e in Europa.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 39ATTIVITÀ DIDATTICHE<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatoin collaborazione con Opera d’ArtePer tutta la durata della mostra sonopreviste numerose attività <strong>di</strong>datticherivolte alle Scuole, ai singoli visitatori,ai gruppi <strong>di</strong> adulti e ai bambini.VISITA - LABORATORIOSCUOLA PRIMARIAMario e i suoi amici pittoriUn incontro con gli artisti più amati daMario De Micheli, <strong>di</strong> cui scopriremo isegreti sperimentando alcune tecnichecreative da loro impiegate. È possibilescegliere il tema preferito tra i 3 proposti:• Incontro con Pablo Picasso:<strong>di</strong>segno e collage• Incontro con Renato Guttuso:luci e colori della realtà• Incontro con Renato Birolli:dalla forma alle macchie,viaggio verso la pittura astrattaDurata: 1 ora e 30’Costo: € 7,00 a bambinoVISITA GUIDATA SCUOLASECONDARIA DI I E II GRADOIl curioso dell’arte:come nasce una collezionePartendo dalle celebri opere in mostra,verremo guidati alla scoperta <strong>di</strong> unacollezione <strong>di</strong> opere e testi che ci mostranocome nasce una collezione, come si può“leggere” e stu<strong>di</strong>are un’opera d’arte, comesi “critica” un artista, per comprenderemeglio il concetto stesso <strong>di</strong> bene culturalee le sue modalità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione e tutela.Durata: 1 ora Costo: € 3,00 a personaVISITA GUIDATA - GRUPPIArte e parola.Il mondo <strong>di</strong> Mario De MicheliNiente <strong>di</strong> meglio delle sue stesse parole,<strong>di</strong> cui la mostra presenta un’ampiadocumentazione, potranno illustrareil cammino della critica d’arte e introdurciai maestri del Novecento. L’osservazionedelle opere sarà accompagnata dariferimenti ai testi <strong>di</strong> De Micheli, checi apriranno inaspettate letture dell’artee degli artisti dell’età contemporanea.Durata: 1 ora Costo: €5,00 a persona(minimo 15 persone)VISITA - LABORATORIOPER BAMBINIMario e i suoi amici pittori(su prenotazione, tel. 02.45487400;bambini dai 5 agli 11 anni)Un calendario <strong>di</strong> 3 incontri, de<strong>di</strong>cati agliartisti più amati da De Micheli, <strong>di</strong> cuiscopriremo i segreti sperimentando alcunetecniche creative da loro impiegate.Mentre i bambini sono in laboratorio,i genitori possono visitare la mostra.• Incontro con Pablo Picasso:<strong>di</strong>segno e collageDomenica 18 <strong>di</strong>cembre,Sabato 3 marzo• Incontro con Renato Guttuso:luci e colori della realtàSabato 21 gennaio, Sabato 17 marzo• Incontro con Renato Birolli:dalla forma alle macchie,viaggio verso la pittura astrattaSabato 11 febbraio, Sabato 14 aprileOrario: 15.30 Durata: 1 ora e 30’Costo: € 7,00 a bambinoVISITE GUIDATESINGOLI VISITATORI(su prenotazione, tel. 02.45487400)Sabato 17 <strong>di</strong>cembre 2011Sabato 7, Domenica 22 gennaio 2012Sabato 4, 18 febbraio 2012Domenica 4, Sabato 31 marzo 2012Domenica 15 aprile 2012Orario: 15.30 Durata: 50’ Costo: € 5,00CONFERENZABellezza, passione e libertà:l’arte secondo De MicheliLunedì 16 gennaio 2012Lunedì 12 marzo 2012ore 18.00Aula Magna, <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatoingresso libero senza prenotazionefino a esaurimento postiDurata: 1 ora circaIncontrare Mario De Micheli non èincontrare solo un critico d’arte,ma permette <strong>di</strong> ripercorrere una vicendaumana d’eccezione che ci porta attraversol’arte e la storia del Novecento.Le immagini degli artisti amatie conosciuti da De Micheli ciaccompagneranno in questo viaggio nellastoria e nella cultura del “secolo breve”,con le sue luci e le sue contrad<strong>di</strong>zioni.La conferenza può essere inoltreeffettuata su richiesta per Scuolee per Gruppi (minimo 15 persone)INCONTRI TEMATICIore 18.00Aula Magna, <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatoingresso libero senza prenotazionefino a esaurimento postiElena PontiggiaParlare d’arte.De Micheli e la storia dell’arte oggiMartedì 24 gennaio 2012Gioxe De Micheli ed Elena LissoniMario De Micheli. Realismo e poesiaLunedì 6 febbraio 2012Anty PanseraIl “comunista” del quarto pianoLunedì 13 febbraio 2012Durata: 1 ora circa


40la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011IL CATALOGODEGLI ANTICHILibri da leggereper comprare libri<strong>di</strong> annette popel pozzoL’ITALIA VISTA ATTRAVERSOI SUOI LETTERATI “LOCALI”Scriptorium Stu<strong>di</strong>o BibliograficoItaliamia – Sezione <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> storia localeitaliana, parte un<strong>di</strong>cesima, Ottobre 2011Italia mia o la Storia d’Italiaattraverso 500 titoli <strong>di</strong> storia locale,presentati dallo stu<strong>di</strong>o bibliograficomantovano Scriptorium. Dalla Storia<strong>di</strong> Como nella prima e<strong>di</strong>zione a curadel marchese comasco Giuseppe Rovelli(1739-1813), pubblicata in cinquesontuosi volumi a Milano da Galeazzi,1789-1803 (162, €4.200, in legaturacoeva <strong>di</strong> mezza pelle), attraverso laprima rara e<strong>di</strong>zione italiana degli Annaliovero Croniche <strong>di</strong> Trento <strong>di</strong> Giano PirroPincio (Trento, Zanetti, 1648, €3.500in legatura coeva <strong>di</strong> scrofa con placchea secco; l’opera contiene per esempioun’ampia documentazione sul pianourbanistico <strong>di</strong> Trento, attuatoda Bernardo Clesio), fino alle Notiziedelle vite e delle opere scritte daletterati del Friuli a curadell’eru<strong>di</strong>to friulano Gian-Giuseppe Liruti (1689-1780). L’opera,pubblicata in 3volumi a Venezia daFenzo tra il 1760 e il1780 (€3.500 inlegatura coeva allarustica) contiene lebiografie <strong>di</strong> circa 300letterati friulani per ilperiodo dal XV al XVIIsecolo. Come accade spesso mancal’ultimo volume, pubblicato soltanto nel1830, che comprende le ultime voci,un Supplemento (pp. 321-511)e un In<strong>di</strong>ce generale delle vite.L’importanza dell’opera comestrumento <strong>di</strong> consultazione storicoletterariae biografica si intuiscedal fatto che la casa e<strong>di</strong>trice Forumpresenti Il Nuovo Liruti. DizionarioBiografico dei Friulani in tre parti(Il Me<strong>di</strong>oevo in 2 volumi, L’età venetàin 3 volumi e L’età contemporaneain 4 volumi) che «propone qualeaggiornamento, integrazionee arricchimento del lavoro del suoillustre predecessore, realizzato sullabase delle attuali prospettive culturalie delle nuove metodologie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o».Sempre sull’ondadell’enciclope<strong>di</strong>smo settecentescosi collocano gli Elogi degli uomini illustritoscani (qui in seconda e<strong>di</strong>zione, Lucca,1771-1774, in 4 volumi, €780in legatura coeva in mezza pelle)che mostrano il rinnovamentodella «lunga tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>scrittura biograficamaturata a Firenze dalXV secolo,proponendosi comeuna sorta <strong>di</strong> ‘istoriadello spirito umano’estesaai contemporanei ealla storia civile, ovveroa chi si era <strong>di</strong>stinto nellescienze e attività utili comela chimica o il commercio.La novità <strong>di</strong> impostazione fu inparte <strong>di</strong>sattesa nella scelta deiprotagonisti degli elogi, sebbenerisultassero decisamente innovative leinterpretazioni delle figure e opere <strong>di</strong>Dante o Machiavelli, l’uno letto inchiave giuris<strong>di</strong>zionalista e anticurialecome autore del De Monarchia, l’altroin chiave repubblicana come autoredel Principe, dei Discorsi sopra la primadeca <strong>di</strong> Tito Livio e delle Istorie,tutte intessute <strong>di</strong> ‘umana prudenza’(DBI LXIII, p. 810).L’opera Del <strong>di</strong>aletto napoletano(Napoli, Vincenzo Mazzola-Vocola, 1779,€1.700, legatura coeva in pienapergamena) <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Galiani,famoso soprattutto per il trattatoeconomico Della moneta, rispecchiala singolare molteplicità d’interessiculturali dell’Autore.Il testo riven<strong>di</strong>ca il primato dellalingua aulica napoletana su quellaToscana, e Galiani cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare,«che il napoletano, più vicino al latino,era assai affine alla lingua letterariaitaliana dei primi secoli, da Jacopone aDante, e che poi si era corrotto, venendosopraffatto da una lingua volgare eplebea, quella <strong>di</strong> G. B. Basile e G. C.Cortese» (DBI LI, p. 462).Scriptorium Stu<strong>di</strong>o BibliograficoVia Valsesia 4 – 46100 MantovaTel./Fax 0376.363774Email: info@libreriascriptorium.itwww.libreriascriptorium.it


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 41IL CATALOGODEI MODERNILibri da leggereper comprare libri<strong>di</strong> matteo nojaADRIANO SPATOLA, UN VEROSPERIMENTATORE DI PAROLEGiorgio Maffei.Libri rari sulle arti del ’900On line cataloguesMaffei offre nel suo sito cinquenuovi cataloghi: Avanguar<strong>di</strong>e sovietichee cecoslovacche, Poesia visiva e concreta,Sesso droga e rock’n’roll, GinoDe Dominicis. Un libro e I libri <strong>di</strong> AdrianoSpatola. Detto che i primi tre sono pocopiù che liste con qualche decina <strong>di</strong> titoliciascuno e che il quarto riguarda un sololibro dello scandaloso artista GinoDe Dominicis, dal titolo Sicinimod Ed,(praticamente ritirato dal mercato dallostesso pittore), ci soffermiamo sul quinto,de<strong>di</strong>cato al poeta Adriano Spatola (1941-1988).Spatola fu un vero e proprio “poetatotale”, legato ai movimentid’avanguara<strong>di</strong>a della seconda metàdel Novecento, giovanissimo protagonistadel Gruppo 63, redattore de “Il Verri”,creatore <strong>di</strong> riviste come “Bab Ilu”(introvabile, ne uscirono solo duenumeri), “Malebolge”, “Tam Tam” (conl’allora compagna Giulia Niccolai),<strong>di</strong>rettore de “Il Cervo Volante”, performer<strong>di</strong> fama mon<strong>di</strong>ale (mitica la performancedal titolo Aviateur Aviation),entusiasmante suscitatore <strong>di</strong> poesiain ogni luogo si trovava.Corpulento e massiccio nellafigura, <strong>di</strong>mostrava inaspettatamente unavelocità e un’acutezza <strong>di</strong> pensiero pocofrequenti. In lui confluivano i generi e leparticolarità della sperimentazionepoetica e si compenetravano tra loro,legandosi in una fitta e proficua trama<strong>di</strong> rapporti e scambi. Poesia tra<strong>di</strong>zionale,o lineare, poesia visiva e concreta, poesiasonora in lui si fondono nella ricerca<strong>di</strong> una poesia totale, vero e unicocompimento <strong>di</strong> tutti gli esperimentisulla parola. Autore <strong>di</strong> saggi e poesie,fu e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> una minuscola impresae<strong>di</strong>toriale, le e<strong>di</strong>zioni Geiger, fondate conil fratello Maurizio a Torino, che videro lanascita <strong>di</strong> un’intera generazione <strong>di</strong> poeti,sperimentali e tra<strong>di</strong>zionali, poi affermatisipresso altre case e<strong>di</strong>trici.Il catalogo <strong>di</strong> Maffei (che riprendela collezione messa insieme da Paoloe Bruno Tonini de L’Arengario) ha il pregio<strong>di</strong> elencare tutte le opere <strong>di</strong> Spatola,in maniera cronologica, offrendo unostrumento utile, parafrasando AntonioPorta, per meglio intendere come in luifosse scaturita la “passione assoluta”per il fare poetico in tutte le sue formee ramificazioni.Si parte dal primo romanzosperimentale, L’Oblò [Milano, Feltrinelli,1964; p. 148], dove, come recita la quarta<strong>di</strong> copertina, «… i passaggi continuida una tecnica all’altra e l’usocontemporaneo, in una stessa pagina,<strong>di</strong> varie tecniche opposte, stanno allabase del sentimento <strong>di</strong> “<strong>di</strong>spersione” chepervade tutto il romanzo». Iper-, pseudo-,anti-romanzo, L’Oblò suscitò numerosepolemiche alla sua uscita. Alcuni criticiincoraggiorarono Spatola calorosamente,altri lo stroncarono aspramente.Tra questi ultimi, Giancarlo Vigorelli,che, apostrofandolo “scrittore svitato”,sottolineava come con quel libroil romanzo d’avanguar<strong>di</strong>a avesse toccatoil fondo. Tra quelli favorevoli, GiulianoGramigna sul “CorSera” lodava il libro peril suo «tentativo <strong>di</strong> purificare il romanzodalla mercificazione cui è statoed è sottoposto», tramite l’uso ironicodel linguaggio <strong>di</strong> «giornali, fumetti,televisione, ra<strong>di</strong>o, film dell’orrore, striptease,varietà, romanzi <strong>di</strong> fantascienza eneri, <strong>di</strong>scorsi politici fatti sul sagrato o neisalotti per bene».Interessante la raccolta <strong>di</strong> poesieL’ebreo negro [Milano, All’Insegna delPesce d’Oro, 1966; p. 88]. Poesiesperimentali, sulla scia dei Novissimi[Giuliani, Pagliarani, Sanguineti, Balestrinie Porta], sono de<strong>di</strong>cate all’amico, maestro<strong>di</strong> molte avanguar<strong>di</strong>e ed esperimenti,il critico Luciano Anceschi.Con il titolo Verso la poesia totale,esce nel 1969 una fondamentaleantologia <strong>di</strong> poesia visuale [Salerno,Rumma; p. 139]. Comprende oltre 40esempi <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> poesia che ebbeanche in Italia gran<strong>di</strong> esponenti a cavallotra gli anni ’60 e ’70. Tra gli autori, oltrea Spatola, Jiri Kolar, Carlo Belloli, ChristianMorgenstein, Arrigo Lora Totino, EmilioVilla, Nanni Balestrini e molti altri.Da ricordare le tavole <strong>di</strong> Zeroglifico[Bologna, Sampietro E<strong>di</strong>tore Il Dissenso,1966; 15 tav. sciolte] ottenute «me<strong>di</strong>antela frantumazione programmata<strong>di</strong> un materiale linguistico preesistente»che «è, per così <strong>di</strong>re, il risultato(sociologicamente garantito)<strong>di</strong> un metalinguaggio dotato <strong>di</strong> sueproprie essenziali regole grafiche, tantoche, in un caso come questo, nell’ambitodella poesia sperimentale, verrebbe voglia<strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> poesia ideografica» [dal retrodell’astuccio]. Come le poesie <strong>di</strong> Diversiaccorgimenti [con una nota critica <strong>di</strong>Luciano Anceschi; Torino, Geiger, 1975; p.77] o la raccolta La composizione deltesto [Roma, Cooperativa Scrittori, 1978;p. 90]. Ma in catalogo mancano i prezzi.Giorgio Maffei.Libri rari sulle arti del ’900Via San Francesco da Paola, 1310123 TorinoTel. / Fax: 011.889234Email: info@giorgiomaffei.itwww.giorgiomaffei.it


42la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011ET AB HIC ET AB HOCInterviste (impossibili) ai protagonistidella prossima mostra della BvS<strong>di</strong> laura mariani conti e matteo noja Dal 25 novembre 2011 è aperta in viaSenato la mostra Da Picasso a Guttuso:l’arte secondo Mario De Micheli, peronorare la memoria del grande criticoscomparso nel 2004 e del quale la BvSospita la prestigiosa biblioteca. Accantoai suoi libri, sono esposte alcune opere<strong>di</strong> artisti a lui cari, che conobbepersonalmente e con i quali instaurò un<strong>di</strong>alogo fecondo: Renato Birolli, FrancoFrancese, Renato Guttuso, GiacomoManzù, Arturo Martini, Pablo Picasso,Tino Vaglieri, Giuseppe Zigaina. Guttuso. L’occupazione delle terre oMarsigliese conta<strong>di</strong>na (1947) si avvicinaconcettualmente a Guernica <strong>di</strong> Picassoper il netto contrasto <strong>di</strong> bianchi e <strong>di</strong> neri.Quale era in quel momento la suaposizione nei riguar<strong>di</strong> della pittura cheera stata fatta e che si faceva all’estero?— Nel 1938 Bran<strong>di</strong> mi inviò unacartolina con la riproduzione <strong>di</strong>Guernica. La tenni nel mio portafogliosino al ’43, come una tessera ideale <strong>di</strong> unideale partito. Quel “trionfo della morte”moderno, in cui la bestialità sostituiva lafatalità, apriva la strada a molti pensieri.Guernica era una chiave (non unvocabolario). Dopo la guerra mi trovaiautomaticamente a fianco dei ragazzi <strong>di</strong>Oltre Guernica [Ajmone, Bergolli,Bonfante, Dova, Morlotti, Paganin,Peverelli, Tavernari, Testori, Vedova,Kodra] perché a questo mi portavalogicamente tutta la mia battaglia,dentro Corrente, e nella quale avevoavuto, come alleato, Morlotti. [R.Guttuso, Mestiere <strong>di</strong> pittore, Bari, DeDonato, 1972]. Birolli. Quale funzione hanno le artifigurative nella società <strong>di</strong> oggi?— Quella <strong>di</strong> sempre: commuovere al benee al bello, anche se trattiamo il male e ilbrutto. Rappresentare una sintesi <strong>di</strong>un’epoca, sia accon<strong>di</strong>scendendo siareagendo, perché l’unità è nell’uomo. Equanto più la società sarà collettiva,tanto più l’artista sarà gravato dellaresponsabilità <strong>di</strong> essere unico […] [R.Birolli in Renato Birolli, Parma, UniversitàComune Provincia <strong>di</strong> Parma, 1976]. Vaglieri. Cosa vogliono significare itemi che ha trattato con la sua pittura?— Con questi temi [il minatore morto, lecittà, le trappole, le teste con la boccaaperta, le teste che sputano il fuoco, iprigionieri, le figure che si spogliano, lefigure trascinate, le televisioni, i vescovi]io mi avvicino alla realtà. La realtà miinteressa. La pittura è un mezzo peravvicinare la realtà. Allo stesso tempoperò è anche un <strong>di</strong>aframma tra noi e larealtà. Nella pittura, nell’espressione ingenerale, c’è sempre una lotta per ridurrequesto <strong>di</strong>aframma. Con questi temi mipare <strong>di</strong> voler essere nella realtà. Il miomodo, un po’ scabro, <strong>di</strong>pende dal fattoche non sono compiaciuto del mezzo. Miinteressa la realtà, la zona politica inquanto momento della conoscenza edella pratica. [Tino Vaglieri 1956/1995. Acura <strong>di</strong> Piero Del Giu<strong>di</strong>ce; Milano, Museodella Permanente, 1995]. Martini. Cosa voleva <strong>di</strong>re quando<strong>di</strong>ceva: La statuaria è morta, ma lascultura vive?– Chi, una trentina d’anni fa, chiamassela scultura “arte dei ciechi”, se io o altri,non ricordo […] Escludendo finalmente lavista, stanca e ingombra <strong>di</strong> tutte lesimpatie e le incrostazioni delle opereantiche, sentivo la promessa <strong>di</strong> unrinnovamento. Il tatto ha una suaveggenza, pensavo, e mi guiderà in unmondo <strong>di</strong> primor<strong>di</strong>ali possibilità […] Miriapparvero allora alla luce, quasi riemersedal fango, le forme che la scultura avevasepolte per rivelarle solo il giorno in cui,finite le costruzioni pratiche, potesse<strong>di</strong>sporle, oltre la statua e i suoi attributi,per un libero canto. […] Se l’arte dei ciechiè la verità, sia data libertà a quest’arte:pure forme e l’anima che è in ogni luogoe cosa; né più si confonda con la vitaapparente in una statua, la vera vita dellascultura. [Arturo Martini, La sculturalingua morta e altri scritti a cura <strong>di</strong> MarioDe Micheli, Milano, Jaca Book, 1983]. De Micheli su Picasso. Lei che l’haconosciuto bene, ci può raccontare ilpittore Picasso?— Picasso era un pittore molto legato allarealtà, alla lettura reale delle cose, anchese poi le deformava, le aggre<strong>di</strong>va, inqualche modo le violentava. Uno scrittorecattolico come Mauriac, parlando <strong>di</strong>Picasso, <strong>di</strong>ceva: «È troppo impegnato conle cose per occuparsi dello spirito». Vi erain lui una certa materialità, un sensovitalistico dell’esistenza e quin<strong>di</strong> unincontro-scontro, un rapporto <strong>di</strong>retto conle cose. […] Ed era un uomo semplice,semplicemente bravo che non avevabisogno <strong>di</strong> pose. [Mario De Micheli,Lezione su Guernica, tenuta al Politecnico<strong>di</strong> Milano nel 1988].


44la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011L’intervista d’autoreROBERTO ISEPPI, CHE SUL “VATE”NON POSSIEDE TUTTO, MA QUASIineguagliabile<strong>di</strong> rimettere insieme i pezzi <strong>di</strong>L’ambizioneuna vita inimitabile. È quella<strong>di</strong> Roberto Iseppi, impren<strong>di</strong>tore bolognese<strong>di</strong> stanza a Modena che ha fatto carrieranel settore metalmeccanico e fortunain quello culturale, combattendocon audacia - Memento Audere Semper -una dura guerra bibliofila nella terraletteraria ed e<strong>di</strong>toriale del Profeta.Ossia il Vate, come è passato allastoria Gabriele D’Annunzio, a volte scrittod’Annunzio, o Principe <strong>di</strong> Montenevoso,come usava firmarsi il poeta, giornalista,drammaturgo, militare, politico, uomo<strong>di</strong> azione e <strong>di</strong> contemplazioneche da Pescara a Gardone Riviera tracciòun segno pesante sulla sua epoca e lasciòun’influenza altrettanto profondasu quella che gli è succeduta. Libri, quasitutti prime e<strong>di</strong>zioni, quasi tutticon de<strong>di</strong>ca, e poi manoscritti, lettere,giornali, scritti dannunziani, fotografie,pugnali, medaglie.Da 15 anni Roberto Iseppi - unoche peraltro ancora fino alla mezza etànon si era mai particolarmenteinteressato a Gabriele D’Annunzio,preferendo nei suoi trascorsi scolasticil’opera <strong>di</strong> Carducci e Pascoli - si è votatoalla ricerca <strong>di</strong> testimonianze <strong>di</strong> carta<strong>di</strong> uno scrittore narcisista e grafomaneche nel corso della propria vitane <strong>di</strong>sseminò a bizzeffe.Comunque, i “pezzi” dellacollezione-Iseppi sono più <strong>di</strong> un migliaio,tanto che nel 2007 il proprietarioha deciso <strong>di</strong> mettere or<strong>di</strong>ne nella raccolta,catalogando il materiale in un volume<strong>di</strong> luigi mascheronibibliografico, in cento esemplarinumerati, stampato dalla litografiaItalgraf <strong>di</strong> Rubiera. Titolo, Il mio viaggiocon Gabriele D’Annunzio 1997-2007: quiè censita l’opera omnia (collezionistica) <strong>di</strong>Iseppi: dall’e<strong>di</strong>zione rarissimae introvabile del primo testomai pubblicato da D’Annunzio, a 16 anni,cioè l’Ode a Umberto I <strong>di</strong> Savoia, stampataa Prato nel 1879 dalla TipografiaGiachetti, fino all’e<strong>di</strong>zione postumadel <strong>di</strong>ario ine<strong>di</strong>to Solus ad solam, uscitada Sansoni nel 1939, l’anno dopola morte del Vate.In mezzo, <strong>di</strong> tutto: ogni libropubblicato da e su D’Annunzio, libritradotti, testi de<strong>di</strong>cati, riviste, bozze<strong>di</strong> stampa, e<strong>di</strong>zioni fuori commercio,biblietit da visita... Una collezionericchissima, alla faccia del mottodannunziano Habere non haberi,“Possedere, non essere posseduto”.E intanto, Iseppi sta già lavorandoa un’integrazione che catalogail materiale successivo, quello raccoltodopo il 2007 e che sarà pubblicatonel 2013, nel 150° della nascita del Vate.Come è iniziato tutto?Come tutte le passioni, per caso. Ungiorno, nel 1997, entrai in una famosalibreria antiquaria <strong>di</strong> Modena, per fare unregalo a mia figlia Michela. E ilproprietario, Paolo Bongiorno, mi consigliòuna copia molto particolare del Notturno<strong>di</strong> D’Annunzio, stampata dall’e<strong>di</strong>toreTreves nel 1921, con la rilegatura in pienapergamena e i legacci per la chiusura, masoprattutto con una bellissima de<strong>di</strong>caautografa del poeta a Lina Carrara Toti:«Alla sorella del <strong>di</strong>vino Enrico che sa comela luce sorga dal profondo», datata 9agosto 1927. Mi innamorai <strong>di</strong> quel libro, <strong>di</strong>quella e<strong>di</strong>zione elegantissima, <strong>di</strong> quellafirma potente «Gabriele d’Annunzio»un’attrazione irresistibile, e un incanto cheho continuato a ricercare per il resto dellavitaE quando, il secondo “incanto”?Pochi giorni dopo. Tornai nellastessa libreria dove avevo visto ancheuna piccola raccolta <strong>di</strong> libri e autografidannunziani appartenuta a un legionariofiumano... Acquistai l’intero lotto.Da allora il libraio, Paolo Bongiorno,ha continuato a seguirmie a consigliarmi fino a oggi.I pezzi più preziosi della suacollezione?Come faccio a <strong>di</strong>rlo? Per me tutti.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 45Posso <strong>di</strong>rle quelli a cui sono piùaffezionato, per un motivo o per l’altro,ma non è detto che siano quelli<strong>di</strong> maggior valore bibliofilo. Ad esempio,l’Ode a Umberto I <strong>di</strong> Savoia del 1879,<strong>di</strong> cui se ne conoscono solo due copie.O la prima e<strong>di</strong>zione de La beffa<strong>di</strong> Buccari, stampata da Treves nel 1918,anche questa con de<strong>di</strong>ca autografaalla sorella <strong>di</strong> Enrico Toti. Oppureil manoscritto della Beffa, un documento<strong>di</strong> 34 fogli, rarissimo e <strong>di</strong> eccezionaleimportanza, perché raccoglie fedelmentequanto poi stampato nel libro, con tuttele osservazioni e le correzioni autografein parte integrate nei due famosi articoliapparsi sul Corriere della sera e poiin volume. O i bozzetti originali <strong>di</strong> WalterMolino de<strong>di</strong>cati a Le ore inimitabili<strong>di</strong> Gabriele d’Annunzio apparsi suLa Domenica del Corriere nel 1956: unaserie <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni acquerellati bellissimi...Se tu lo evochi, D’Annunzio ti sfida.Mi sono accorto che molte volte citavoun suo libro con gli amici o un libraio,e poco dopo trovavo quel testo,o qualcosa a esso collegato. Mi ècapitato spesso, anche durante i mieiviaggi in Europa, o in Argentina, o negliStati Uniti: ho trovato e<strong>di</strong>zionidannunziane stranissime, letterea legionari emigrati in America Latina,o giornali francesi coi quali collaborò...La <strong>di</strong>mostrazione che D’Annunzio èdavvero un “mito” mon<strong>di</strong>ale!E continua a trovare molticimeli?Sì, <strong>di</strong> pezzi dannunziani ce ne sonoancora molti, perché lui era davveroun autore prolifico, anche se <strong>di</strong> cosedavvero belle ce ne sono sempre menoovviamente.Dove acquista?Dappertutto. Librerie antiquarie,sulle bancarelle, in Internet.Ma in particolare all’estero. Qualchesettimana fa ero a Parigi e ho fattoun colpo inaspettato. Nel 1915, prima<strong>di</strong> tornare in Italia dal suo “esilio”francese (in realtà una fuga dai suoicre<strong>di</strong>tori!), D’Annunzio per pagarsila bella vita si mise a scrivere per alcunigiornali, sui quali pubblicò una serie<strong>di</strong> articoli irredentisti contro la “potenzagermanica”. Bene: io ho trovatoi manoscritti, in francesee con le correzioni, <strong>di</strong> due pezzi che il Vatescrisse nell’aprile del 1915 sul quoti<strong>di</strong>anoLa Petite Gironde <strong>di</strong> Bordeaux che poifurono pubblicati da Le Figaro e anchedal Corriere della sera.Ma la cosa curiosa è che insieme aimanoscritti degli articoli - uno intitolato“L’amaro Adriatico”, giocando sulfrancese mer e amer, e l’altro “Il cementoromano” - ci sono anche le lettere<strong>di</strong> accompagnamento all’e<strong>di</strong>torefrancese de La Petite Gironde nelle qualiD’Annunzio spiega che in Italia i suoipezzi glieli pagavano mille lire,e in America 1500, e poi aggiungeche però non è importante la cifra:«Pagatemi quanto volete», concludeIl pezzo che desidera <strong>di</strong> più, chesta cercando e non riesce a trovare?Tanti e nessuno. Cosa vuole,a parte quella del Vittoriale, è <strong>di</strong>fficileoggi trovare una collezione ricca comela mia. Comunque, <strong>di</strong>ciamo che nellacelebre raccolta, poi <strong>di</strong>spersa, <strong>di</strong> MarioGuabello, un librario antiquario biellesemorto suicida e gran<strong>di</strong>ssimo collezionista<strong>di</strong> cimeli dannunziani, c’erano <strong>di</strong>versi“pezzi” sui quali mi piacerebbe metterele mani...La sua collezione sarebbepiaciuta al Vate, noto collezionista. Diimprese, <strong>di</strong> donne, <strong>di</strong> cani, <strong>di</strong> libri, <strong>di</strong>abiti. Un uomo che costruì colVittoriale un mausoleo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>.È la “conquista del collezionista”,che per D’Annunzio rappresentaun percorso <strong>di</strong> vita, momenti del suovivere inimitabile.


46la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011PAGINE CHE PARLANO DI LIBRIUn ine<strong>di</strong>to saggio francese che immaginaun nuovo Leopar<strong>di</strong> e un’inutile provocazione<strong>di</strong> matteo noja e matteo tosiDALLA FRANCIA, UNA NUOVALETTURA DI LEOPARDI UOMOGiacomo Leopar<strong>di</strong> muore a Napoliil 14 giugno 1837. Si pensa che la mortesia stata la conseguenza delle numerosimalattie che lo tormentavanodall’infanzia o sia stata causatada un attacco del colera che in queigiorni tornava a farsi minacciosonella città partenopea.Solo Alberto Savinio – nell’articoloche nel 1939 decreta la chiusurada parte delle autorità della rivistalonganesiana “Omnibus”, in modo moltoprosaico intitolato La cacarella – instillail dubbio che causa della morte sia statala gola. Asserisce infatti, documenti allamano, che in quei giorni il romanticoPoeta si fosse deliziato con una quantitàeccessiva <strong>di</strong> sorbetti confezionatiad arte, quell’arte “onde barone è Vito”(Vito Pinto), il celeberrimo sorbettieredella nobiltà napoletana che avevabottega in piazza Carità; da luisi ristoravano soprattutto le belle dameaccaldate e il Poeta, che lo frequentavaassiduamente anche per ammirarle,lo ricorda in una poesia de<strong>di</strong>cataad Antonio Ranieri, I nuovi credenti.E Giacomo muore ospite<strong>di</strong> quest’ultimo, l’amico conosciutoin Toscana, colui che gli ha rallegratocon la sua esuberanza gli anni passatia Napoli, lontani dalle miseriedei parenti <strong>di</strong> Recanati; amico tantovicino da seguirlo in ogni momento,anche i più intimi, della vita.Alla stretta e singolare amiciziatra i due è de<strong>di</strong>cato un interessantesaggio appena uscito in Francia,Noir souci, <strong>di</strong> René de Ceccatty, criticoattento e profondo conoscitoredelle nostre lettere.Drammaturgo e romanziere,esperto soprattutto della letteraturaitaliana moderna e contemporanea,Ceccatty ha già scritto sapientementesulla vita <strong>di</strong> Pasolini e <strong>di</strong> Sibilla Aleramo,come pure ha tradotto e postillatocon maestria Moravia. Rende ora,in uscita contemporanea al saggio, unanuova traduzione dei versi leopar<strong>di</strong>ani,augurandosi che così il Poeta sia piùfacilmente conosciuto anche Oltralpe.Noir souci, titolo del saggio, derivadall’atra cura <strong>di</strong> Orazio (Post equitemsedet atra cura – Orazio, Carm., 3, 1, 40):l’affanno che si cela anche <strong>di</strong>etroalla quiete dopo le tempeste della vita,<strong>di</strong>etro alla felicità fugace dell’attimo,che si nasconde <strong>di</strong>etro i versi perfettie i saggi pensieri che Leopar<strong>di</strong> lascia<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé, ma che non vorrebbefossero ricordati come la sua vita.L’atra cura della ragione il cui usocontorto, proprio dell’uomo civilizzato,si cela <strong>di</strong>etro la semplicità della Natura,che si arrovella alla ricerca del buonoe del bello, ma soprattutto della felicità.«Nemico della natura è quell’uso dellaragione che non è naturale, quell’usoeccessivo ch’è proprio solamentedell’uomo, e dell’uomo corrotto: nemicodella natura, perciò appunto che non ènaturale, né proprio dell’uomo primitivo»(Zibaldone, 3 <strong>di</strong>c. 1820), dove forse“corrotto” è l’uomo moderno.L’atra cura che traspare anche<strong>di</strong>etro quell’affettuosa e innocenteamicizia che lo legherà al valenteletterato e giornalista, ma improvvidopolitico, Ranieri.«Caro Ranieri, ti stringo al miocuore che in ogni evento possibilee non possibile sarà eternamente tuo»gli scrive in una lettera, ritrovatarecentemente in una parrocchiadella campagna <strong>di</strong> Lecce e ora custo<strong>di</strong>ta,insieme al resto dell’epistolarioleopar<strong>di</strong>ano, alla <strong>Biblioteca</strong> Nazionale<strong>di</strong> Napoli.Ceccatty fuga nel suo libro ognisospetto <strong>di</strong> omosessualità tra i due,ma sottolinea come il Poeta, alla ricerca<strong>di</strong> affetti profon<strong>di</strong>, fosse legato


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 47morbosamente all’amico, vedendoin lui una sorta <strong>di</strong> alter ego al qualefar compiere quelle azioni che eglinon avrebbe mai potuto compiere,seguendolo affamato della vita che lui,Antonio, poteva condurre liberamente,senza invi<strong>di</strong>a ma con la voracità propria<strong>di</strong> chi deve sod<strong>di</strong>sfare un innato bisogno<strong>di</strong> affermazione della propria esistenza.Nella breve introduzione ai Canti,poi, lo scrittore francese sottolineaquanto fosse stata la famiglia la veraorigine dei mali fisici e psicologicidel giovane Giacomo, mali che loaffliggeranno per tutta la vita. Monaldo, ilpadre, lo aveva sepolto in una vastissimabiblioteca composta più badandoall’economia e alla quantità che allaqualità, cercando <strong>di</strong> riscattare con glistu<strong>di</strong> del figlio la propria inettame<strong>di</strong>ocrità. La madre, Adelaide Antici,costretta a gestire il patrimonioper la vaghezza del marito, oltreche dalla religione, era ossessionata dallaparsimonia e vedeva nel figlioe nelle sue ambizioni letterarie solamenteuna voce <strong>di</strong> spesa senza alcun ritorno.Curiosa è un’annotazione nello Zibaldonequando Leopar<strong>di</strong> <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> aver conosciutobene «una madre <strong>di</strong> famiglia che non erapunto superstiziosa, ma sal<strong>di</strong>ssimaed esattissima nella credenza cristiana,e negli esercizi della religione.Questa non solamentenon compiangeva quei genitoriche perdevano i loro figli bambini,ma gl'invi<strong>di</strong>ava intimamentee sinceramente, perchè questi eran volatial para<strong>di</strong>so senza pericoli, e aveanliberato i genitori dall'incomodo<strong>di</strong> mantenerli» [Zibaldone, 25 nov. 1820].Poche le lettere che Giacomo scriverà<strong>di</strong>rettamente alla madre, nominandola<strong>di</strong> sfuggita nelle epistole agli altrifamigliari e solo per i saluti.Nel parlare della madre<strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>, Adelaide, sovviene un’altramadre: l’autoritaria e opprimente Adele(curiosa somiglianza tra i due nomi…)Lehr, madre <strong>di</strong> Carlo Emilio Gadda.Le somiglianze tra i due sono più<strong>di</strong> quanto non sembri (proprio adessoqualche critico incomincia a farvi luce)e il Gran Lombardo è partecipe deldramma del Poeta – che soffrìin<strong>di</strong>cibilmente, più sensibile <strong>di</strong> altri,del mancato rapporto con la madre –,tanto da farlo coincidere con il suoproiettandone l’ombra in quasi tutti gliscritti: basti ricordare Gonzalo Pirobutirroe l’anziana madre nella Cognizione.In ogni modo, Leopar<strong>di</strong> segnail vero inizio della letteratura modernaitaliana. A lui si ispira, estraneaal vitalismo <strong>di</strong> d’Annunzio e in reazionea esso, gran parte della poesia del ’900,abbeverando assiduamente ai suoi versil’ermetismo, <strong>di</strong>menticando per lui, forsecolpevolmente, un Foscolo o Manzoni.Sarà anticipatore dell’interessepsicologico per i motivi che portanogli uomini a tenere un certocomportamento, a compiere determinateazioni, prevenendo e influenzandocoi suoi pensieri gran parte dei romanziitaliani novecenteschi da Svevo sinoa Moravia e ai suoi epigoni.René de Ceccatty, “Noir souci”, Paris,Flammarion, 2011; p. 264, €22,40Giacomo Leopar<strong>di</strong>, “Chants. Traduit del’italien, préfacé et annoté par Renéde Ceccatty”, Paris, Rivages poche.Petite Bibliothèque; p. 378, €11,60.SCHERZARE SULLA MORTE DEILIBRI FA RIDERE? COSÌ E COSÌÈ quasi un decennio, ormai, checorvi da ogni dove si raccolgono attornoalle riviste più cool per <strong>di</strong>vinare la velocescomparsa della pagina scritta e rilegatain forma <strong>di</strong> libro, neanche e-booke simili avessero riscosso un successoplanetario <strong>di</strong> critica e pubblico da nonpoterne celebrare l’imminente trionfo.Tecnologia o non tecnologia, ven<strong>di</strong>teo non ven<strong>di</strong>te, comunque sia il libroè dato per spacciato in lungo e in largo,e scommettere sulla sua morte sembral’investimento più sicuro del momento.Tra i tanti, anche il famosoumorista Bruce Mc Call, uno tra i piùfamosi illustratori del New Yorker, si è<strong>di</strong>lettato in questo “nobile” eserciziocon l’appena uscito in Italia “50 coseche puoi fare con un libro” - sottotitolo:“oggi che non si legge più” - per i tipide L’ancora del Me<strong>di</strong>terraneo.Il pe<strong>di</strong>gree dell’autore, bensorretto dalle “alette” e dalla quarta <strong>di</strong>copertina del volume, promette ironiaa raffica e arguzie a ogni pié sospintonell’accanirsi contro «questo pesanteammasso <strong>di</strong> poltiglia d'albero rilegata!»,tanto che “la Repubblica” non avevamancato <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care all’impresa ben duepaginoni due, con<strong>di</strong>ti dall’ormai solitapolemica sull’eccesso <strong>di</strong> titoli e<strong>di</strong>tati.Prima <strong>di</strong> bocciare autore, e<strong>di</strong>toree se<strong>di</strong>cente inserto culturale, toccaalmeno concedere loro il dubbio chevolessero essere d’esempio, e rischiaredel proprio per <strong>di</strong>mostrare che ognigiorno, in Italia e nel mondo, trovanoun e<strong>di</strong>tore testi che non meriterebberonemmeno l’inchiostro <strong>di</strong> una stampantecomune, un giro solo e poi via!Bruce Mc Call, “50 cose che puoi farecon un libro - oggi che non si leggepiù”, Napoli, 2011, L’ancora delMe<strong>di</strong>terraneo, pp.120, €10,00


50la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011ANDANDO PER MOSTREIl contemporaneo che guarda al sacro, il mito<strong>di</strong> Virgilio, i “fogli” <strong>di</strong> tre maestri illustrissimi<strong>di</strong> matteo tosiANTICO E CONTEMPORANEO SICONFRONTANO SUL “VERBO”Le guglie del Duomo fungono dacar<strong>di</strong>ne per un’ine<strong>di</strong>ta esposizionemilanese che si articola in tre<strong>di</strong>versi spazi del centro citta<strong>di</strong>no e alternaall’interno del proprio progetto capolavoriantichi e contemporanei <strong>di</strong> arte sacra,mettendo a confronto istanze e stili quiaccomunati dal tema della “Parola”.LA BELLEZZA NELLA PAROLAIl nuovo Evangelario Ambrosianoe capolavori antichiMILANO,PALAZZO REALE, GALLERIASAN FEDELE, CHIESA SAN RAFFAELEFINO ALL’11 DICEMBREWWW.EVANGELARIOAMBROSIANO.ITSopra: Nicola Samorì, Natale del Signore -All’Aurora. Qui accanto: Mimmo Pala<strong>di</strong>no,Nella cena del Signore. A sinistra: il rectodell’Evangelario <strong>di</strong> AribertoQuesto progetto realmente “unico”nasce dalla pubblicazione della nuovae<strong>di</strong>zione dell’Evangeliario Ambrosiano,voluto dal Car<strong>di</strong>nale Dionigi Tettamanziin concreto e aperto <strong>di</strong>alogo con l’artecontemporanea, al fine <strong>di</strong> avvicinarele persone al messaggio evangelico ancheattraverso un linguaggio artistico tipicodel nostro tempo. E queste sono, infatti,le opere esposte della stringentecontemporaneità, le 73 tavolerealizzate da artisti italiani più o menogiovani (Nicola De Maria, MimmoPala<strong>di</strong>no, Ettore Spalletti, GiovanniChiaramonte, Nicola Samorì e NicolaVilla) per illustrare il sacro volumeliturgico <strong>di</strong> prossima rilegatura.Incisioni, scatti e <strong>di</strong>segni che, lungoil composito percorso espositivo,si specchiano “prima” nell’Evangeliario<strong>di</strong> Paolo VI che fu posto sulla bara<strong>di</strong> Papa Wojtyla durante le sue esequie,e poi in alcuni dei più nobili capolavorid’arte sacra della <strong>di</strong>ocesi ambrosiana,dalla “Coperta” dell’Evangeliario<strong>di</strong> Teodolinda da Monza all’Evangeliario<strong>di</strong> Ariberto del Duomo <strong>di</strong> Milano,e da quello <strong>di</strong> Vercelli alla cosiddetta“Pace” <strong>di</strong> Chiavenna, passandoper una breve ma intensa selezione<strong>di</strong> altri Evangeliari manoscritti e miniaticon inchiostro, oro e porpora.Al <strong>di</strong> là del “confronto <strong>di</strong>retto”tra antico e moderno sul temadella Parola, ospitato a Palazzo Reale,l’esposizione torna a indagare la capacitàdei nuovi linguaggi artistici <strong>di</strong> annunciarela “Novella” attraverso altre opere ine<strong>di</strong>tedei sei artisti, appositamente espostealla Galleria San Fedele e alla Chiesa<strong>di</strong> San Raffaele, con particolareattenzione per i bozzetti che hannoportato alle 73 tavole “finali”.Un intelligente modo <strong>di</strong> riallacciareil contemporaneo con le origini millenariedella storia dell’arte, che per molti secoli,e non solo in Italia, è stata soprattuttoarte <strong>di</strong> ispirazione o commissione sacra.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 51VIRGILIO LA FA DA PADRONENELLA “SUA” MANTOVALEONARDO-MICHELANGELO, UN INCONTROTUTTO SULLA CARTA, TRA STUDI E GRAFICAe l’idea d’Italia”è il titolo del prestigioso“Virgilioconvegno internazionale,curato dall’Accademia NazionaleVirgiliana <strong>di</strong> Scienze, Lettere ed Arti,che sublimerà questo invernomantovano interamente de<strong>di</strong>catoal poeta che Dante si scelse come guida.E il titolo risulta ancora più azzeccatoDopo l’esperimentodella preziosa “Lascuola del mondo”,ecco la prima esposizioneitaliana de<strong>di</strong>cata alconfronto fra i due Maestridel Rinascimento pereccellenza, Michelangeloe Leonardo. La mostra(Musei Capitolini, fino al12 febbraio 2012) indaga“Capolavori della graficae stu<strong>di</strong> romani” attraverso66 <strong>di</strong>segni: quelli <strong>di</strong> Leonardoarrivano dalla Veneranda<strong>Biblioteca</strong> Ambrosiana<strong>di</strong> Milano, quelli<strong>di</strong> Michelangelo dalla<strong>Fondazione</strong> Casa Buonarroti<strong>di</strong> Firenze, da dovegiunsero anche i foglidella nostra “Michelangelo- grafia e biografia <strong>di</strong>un genio”, del 2000.perché, se si pensa alle influenze avutedallo stesso anche su Petrarcae Boccacio, Ariosto ed Eliot, Virgilioè senza dubbio il letterato latinoche più ha fatto l’Italia.Al <strong>di</strong> là degli appuntamentie dei ragionamenti più dotti, l’omaggiovirgiliano che Mantova de<strong>di</strong>ca anchee soprattutto al grande pubblicoè un’esposizione pensata per gli spazi<strong>di</strong> Palazzo Te, tutta incentrata sullafigura dell’autore <strong>di</strong> Eneide, Bucolichee Georgiche, sommo letterato con ancheuna curiosa fama <strong>di</strong> profeta, mago enume propiziatore.La mostra (“Virgilio. Volti eimmagini del poeta”, fino all’8 gennaio2012, info: www.centropalazzote.it)indaga soprattutto l’uomo, <strong>di</strong> cui sicerca <strong>di</strong> scoprire il volto, partendo dalmosaico rinvenuto nel 1896 negli scavi<strong>di</strong> Hadrumentum, dove Virgilio è ritrattotra due Muse, che per la prima voltaesce dal Museo del Bardo <strong>di</strong> Tunisi.Da una testimonianza così anticaa un monumento recente: quello chenel 1927 Mantova gli ha de<strong>di</strong>cato, inmostra con i bozzetti <strong>di</strong> GiuseppeMenozzi, affiancati da altri progetti <strong>di</strong>celebri artisti del primo Novecento.LA BELLA RETROSPETTIVA PISANA DEDICATA AL GENIO DI PICASSOOSPITA UN RARO DISEGNO PREPARATORIO PER LE “DEMOISELLES”Pablo Picasso e ilsuo genio non necessitanocerto <strong>di</strong>presentazioni o pubblicità,dato il successo <strong>di</strong>pubblico che caratterizzaogni esposizione riportanteil suo nome. Ma pergli amanti delle “carte” edei “fogli”, la bella mostraospitata nelle stanze delpisano Palazzo Blu (“Hovoluto essere pittore e sono<strong>di</strong>ventato Picasso”, finoal 29 gennaio 2012,tel. 050.916950) riservauna sorpresa da non perdere.Si tratta <strong>di</strong> “Nu auxbras levés” (1906-1907),un raro <strong>di</strong>segno preparatorioper “Les Demoisellesd’Avignon”, la grande telaconservata al Moma <strong>di</strong>New York e consideratauno dei suoi maggiori capolavoriperché, con questosoggetto - una scena<strong>di</strong> bordello -, segna larottura totale con le convenzionidella pittura occidentalee <strong>di</strong>pinge la piùpotente rappresentazione<strong>di</strong> sesso e <strong>di</strong> morte delXX secolo.Tra l’una e l’altro, quasi duemilaanni, un lungo periodo durante il qualel’interesse intorno a Virgilio non è maivenuto meno, come documentanoin mostra reperti e testimonianze unici,a partire dalla celebre scultura<strong>di</strong> “Virgilio in cattedra”, emblemadella Mantova me<strong>di</strong>evale.


52la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011ASTE, FIERE E MOSTRE-MERCATOUna piccola retrospettiva degli incantipiù significativi tra ottobre e novembre<strong>di</strong> annette popel pozzo LA BIBLIOTHECAPHILOSOPHICAHERMETICA A ROMABloomsbury Auctions,Asta dell’11 ottobre37 volumi provenienti dalla BibliothecaPhilosophica Hermetica (BPH o <strong>Biblioteca</strong>Ritman) <strong>di</strong> Amsterdam, che dallasua fondazione ha perseguito l’obiettivo<strong>di</strong> rendere <strong>di</strong>sponibile agli stu<strong>di</strong>osi unagran quantità <strong>di</strong> documenti della tra<strong>di</strong>zioneermetica.La copia del De <strong>di</strong>e natali <strong>di</strong> Censorinus,stampata il 12 maggio 1497 da Bene<strong>di</strong>ctusHectoris a Bologna, appartenneall’umanista Thomas Wolff il giovane(1475-1509), che dal 1492 stu<strong>di</strong>ò giurisprudenzapresso la rinomata Università<strong>di</strong> Bologna.Considerando che l’opera fu curatada Filippo Beroaldo il vecchio, che insegnònella città emiliana ai tempi <strong>di</strong> Wolff,l’esemplare fu verosimilmente acquistatodall’umanista tedesco in quel periodoproprio a Bologna (lotto 16, stima€3.500-4.000, aggiu<strong>di</strong>cato per €7.192).Dopo la ven<strong>di</strong>ta della princeps delCorpus Hermeticum (i.e. De Potestate etSapientia Dei) <strong>di</strong> Hermes Trismegistusnella traduzione <strong>di</strong>Marsilio Ficino a Londra(sempre proveniente dallaBPH), da Bloomsbury la primae<strong>di</strong>zione delle Epistolae <strong>di</strong>Ficino del 1495 (lotto 19, stima€5.000-5.500, aggiu<strong>di</strong>catoper €6.200) e una terzae<strong>di</strong>zione del De Potestate etSapientia Dei nella stimata traduzione <strong>di</strong>Ficino (Venezia, Lucas Dominici, 1481, stima€10.000-12.000; invenduto). SULLE ORME DE“IL CIMITERO DI PRAGA”Reiss & Sohn,Asta dell’1–4 novembre120 libri a stampa dal secolo <strong>di</strong> JohannesGutenberg per festeggiare i quarant’anni<strong>di</strong> attività della casa d’asta Reiss &Sohn <strong>di</strong> Königstein. Particolarmente importantee già celebrata in anteprima unacopia della mitica Historia naturalis nellaprima e<strong>di</strong>zione volgare a cura <strong>di</strong> CristoforoLan<strong>di</strong>no (Venezia, Nicolaus Jenson, 1476).Stampato in almeno 1025 esemplari con lapossibilità <strong>di</strong> essere acquistato nel 1480per circa 6 fiorini, (cfr. Florence Edler DeRoover, Per la storia dell'arte della stampain Italia), il presente esemplare, contenenteuna grande miniatura su un<strong>di</strong>ci righeraffigurante verosimilmente l’Autore e illuminataper la famiglia veneziana Zancaruolo,in legatura amatoriale <strong>di</strong> René Simier,fu aggiu<strong>di</strong>cato per €195.000.In asta anche l’interessantissimo libelloDialogue aux enfers entre Machiavel etMontesquieu ou la politiquede Machiavel au XIXe siècle(“Dialogo agli inferi tra Machiavellie Montesquieu”) che,scritto dal satirista franceseMaurice Joly nel 1864 per attaccarele ambizioni politiche<strong>di</strong> Napoleone III, non solo rappresentala fonte originariadei Protocolli dei Savi <strong>di</strong> Sion,ma è anche a sua volta base per Il Cimitero<strong>di</strong> Praga <strong>di</strong> Umberto Eco (aggiu<strong>di</strong>cato per€500).Ancora, la prima e<strong>di</strong>zione del raro documentoDiscours sur la question du libreéchange (“Discorso sulla questione del liberoscambio”); scritto da Carlo Marx nel1847 per essere presentato durante il congressoliberoscambista <strong>di</strong> Bruxelles, manon pronunciato, venne pubblicato soltantonel 1848, anno anche della primae<strong>di</strong>zione del Manifesto del Partito Comunista.Stimato €2.500, il documento, conservatooggi in poche copie, cambia proprietarionell’ambito del libero scambioper €5.000. LA BIBLIOTECADEL CAVALIERE FLORIANVON WALDAUF DEL 1501Zisska & Schauer,Asta del 9–11 novembreIl cavaliere von Waldauf, uomo <strong>di</strong> fiduciadell’imperatore Massimiliano I, lasciònel 1501 la sua ricca biblioteca a unaparrocchia vicino a Innsbruck. Della raccolta,<strong>di</strong>spersa durante la Seconda guerramon<strong>di</strong>ale, in asta un manoscritto latino,databile 1453, contenente le lettere <strong>di</strong> sanGerolamo (stima €6.000, aggiu<strong>di</strong>cato a€9.000) e un gruppo <strong>di</strong> 11 incunaboli (tral’altro una Biblia latina rubricata e stampatada Anton Koberger del 1493). Ma unodegli highlight è sicuramente uno strepitosomanoscritto in<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> fine Settecento,contenente favole in sanscritodell’Hitopadesha (stima €15.000, aggiu<strong>di</strong>catoa €42.000).


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 55BvS: il Fondo AnticoFrancesco Guicciar<strong>di</strong>ni, quellasua “unica” Storia d’ItaliaUn nostro contributo per i 450 anni dalla princeps, nel 1561«Io ho deliberato <strong>di</strong> scriverele cose accadute alla memorianostra in Italia» –con queste parole, Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni(1483-1540) inizia il suo capolavoro,l’opera che «sarebbe statala prima storia <strong>di</strong> una unità geografica,partita, come era l’Italia, in molteplici,multiformi e <strong>di</strong>scor<strong>di</strong> unitàpolitiche” e non una delle abituali“storie municipali; quelle che eranouscite dal municipio o erano scheletricisommari, o a<strong>di</strong>pose compilazioni,o piuttosto libelli che libri». 1Premesso che Guicciar<strong>di</strong>ninon aveva apposto alcun titolo al manoscritto,La Storia d’Italia(anche LaHistoria <strong>di</strong> Italia) abbraccia il periodoche va dalla morte <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico,nel 1492, a quella <strong>di</strong> ClementeVII (secondo Papa della famigliaMe<strong>di</strong>ci), nel 1534, anno dell’elezione<strong>di</strong> Paolo III Farnese. Soltanto42 anni, ma tra i più dolorosi dellastoria italiana: dall’invasione <strong>di</strong> CarloVIII <strong>di</strong> Francia nel 1494, attraversola successione delle devastantiguerre d’Italia, fino al sacco <strong>di</strong> Romanel 1527 – un periodo «pieno <strong>di</strong>atrocissimi accidenti», come scriveGuicciar<strong>di</strong>ni.I motivi che spingono l’Autorea comporre il testo sono sicuramente<strong>di</strong>versi, e vanno dalla sconsiderataANNETTE POPEL POZZOpolitica e cecità dei prìncipi e dei governantiitaliani, ferma restando lagenerale debolezza del sistema politico,fino alla tra<strong>di</strong>zione regionalisticae pluralista dei vari stati.Di particolare attenzione è l’utilizzodelle fonti nella composizionedell’opera. L’Autore mette insiemee annota ogni tipo d’informazione:dai documenti custo<strong>di</strong>ti negli archividelle famiglie fiorentine ai do-Nella pagina accanto: ritratto<strong>di</strong> Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni su <strong>di</strong>segno<strong>di</strong> Giuseppe Piattoli nell’e<strong>di</strong>zioneDella istoria d’Italia, stampataa Firenze da Michele Kluchnel 1775-1776.Sopra: letterina guida all’incipit delprimo libro raffigurante la Giustiziacon stemma dei Me<strong>di</strong>cicumenti pubblici, fino alle testimonianze<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni privati raccoltedalla viva voce. Ha inoltre accesso aicarteggi degli ambasciatori fiorentininei <strong>di</strong>versi stati d’Italia e d’Europa,mentre altre notizie <strong>di</strong> prima manole prende <strong>di</strong>rettamente dall’Archiviodei Dieci, che fa trasferire insezioni intere nel suo palazzo quandorientra a Firenze nel 1530, dopol’asse<strong>di</strong>o. Finalmente Guicciar<strong>di</strong>niricorre alla sua memoria personale <strong>di</strong>personaggi e avvenimenti, in quantoera testimone e protagonista <strong>di</strong> numerosieventi storici nel corso deisuoi <strong>di</strong>versi incarichi politici. Graziesoprattutto al ruolo <strong>di</strong> consigliere <strong>di</strong>papa Clemente VII, l’Autore si trovaal centro del gioco <strong>di</strong>plomatico tra laFrancia e la Spagna, che decide degliassetti politici d’Europa e specificamentedel ruolo dell’Italia.«Convinto che è impossibilededurre regole assolute dallo svolgimentodei fatti storici passati e che èinutile costruire ideali castelli che larealtà inevitabilmente <strong>di</strong>struggerà,G., contrapponendosi a N. Machiavelli,concepisce la storia come rotanteintorno al “particolare”, alla“<strong>di</strong>screzione” del singolo; questi devebadare alla realtà delle cose, senzaspingere lo sguardo al futuro tropporemoto, pronto, se necessario, a


56 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011stringere patti momentanei e ad accettarecompromessi, adattandosi,quanto più possibile, ai fatti storiciquali vanno svolgendosi, momentoper momento, sotto i suoi occhi»(http://www.treccani.it/enciclope<strong>di</strong>a/francesco-guicciar<strong>di</strong>ni/;controllatoil 10-10-2011). 2 In questaprospettiva, dunque, La Storia d’Italiasi presenta come la verifica <strong>di</strong>eventi dovuti alla <strong>di</strong>retta esperienza<strong>di</strong> una realtà storica.L’opera si <strong>di</strong>stingue per una«sicura e vasta informazione, per laricchezza e il controllo dei dettagli,per la potenza dell’analisi, per la prudenzadei particolari, per l’esatta indaginepolitica, per la passione veritatisinquirendae, ma anche per leconcioni, per lo stile grave e più spessoprolisso, per il periodare ampio ameglio serrare il groviglio dei casi edelle cangianti situazionipolitiche». 3 Al contrario dei Ricor<strong>di</strong>,nati come personali me<strong>di</strong>tazioni econsiderazioni sulle conclusioni datrarre dagli eventi che sconvolserol’epoca 4 , La Storia d’Italia è pensata epreparata imme<strong>di</strong>atamente per lastampa, un fatto <strong>di</strong>mostrato anchedallo stile scelto e dalla lingua usatasul modello proposto da PietroBembo nelle Prose della volgar lingua.Iniziato nel 1535 e revisionatotra il 1538 e il 1539 su invito <strong>di</strong> Guicciar<strong>di</strong>nidall’amico Giovanni Corsi(1472-1547), che gli consiglia una<strong>di</strong>visione in 20 capitoli anziché in 19,il testo viene ritoccato e corretto dall’Autorefino al momento della mortenel 1540, evento che impedì la revisionefinale degli ultimi libri. Delresto, Guicciar<strong>di</strong>ni, non avendo peraltropubblicato niente in vita sua,aveva deciso che gli imponenti materialidella sua impresa storiograficadovessero esser bruciati.Contrariamente alla sua volontà,le carte vennero affidate al figliominore Girolamo, padre del nipoteAgnolo (1525-1581), al quale sideve la pubblicazione dell’e<strong>di</strong>zioneprinceps, avvenuta nel 1561, a <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> ventuno anni dalla morte <strong>di</strong>Guicciar<strong>di</strong>ni, nella sontuosa e rarae<strong>di</strong>zione in folio dai torchi del fiorentinoLorenzo Torrentino, che presentava,come è ben noto, soltanto iprimi se<strong>di</strong>ci libri. 5Nella de<strong>di</strong>catoria al granducaCosimo de’ Me<strong>di</strong>ci (1519-1574),Agnolo, anch’egli <strong>di</strong>plomatico epubblico amministratore al serviziodei Me<strong>di</strong>ci, sottolinea l’importanzadell’impresa e l’accuratezza delle informazioni,dovuta alla domestichezzacon le fonti e al ruolo svoltodal nonno: «onde si puo fermamenteFrontespizio degli ultimi quattro libriXVII-XX della Storia d’Italia,pubblicata nel 1564 a Parmacredere le cose scritte da lui esserevere, & cosi seguite come elle si contano:perche rari sono stati quegli inquesti tempi, a quali si sia porta maggiorecomo<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> sapere il vero dellecose che a lui […] L’historia esseretestimonio de tempi passati, luce delvero, vita della memoria, & finalmentemaestra delle humane attioni»(A2r/v).Particolarmente interessante –per quanto riguarda l’e<strong>di</strong>zione e soprattuttol’esemplare conservatopresso la nostra biblioteca – appare laprima traduzione in francese, pubblicatasette anni dopo la princeps nel1568 a Parigi, a cura <strong>di</strong> Jérôme deChomedey, consigliere nella capitaleal tempo dei Valois. 6 Dopo l’e<strong>di</strong>zionelatina <strong>di</strong> Celio Secondo Curione,stampata nel 1566 a Basilea daHeinrich Petri e Peter Perna, l’e<strong>di</strong>zionefrancese – che comunque riportagià le lettere patenti <strong>di</strong> CarloIX <strong>di</strong> Francia del 22 maggio del 1566– rappresenta la prima traduzione inuna lingua moderna. 7V’è un ovvio legame in questoperiodo tra Parigi e Firenze, vistoche Caterina, figlia <strong>di</strong> Lorenzo II de’Me<strong>di</strong>ci, alla quale la traduzione franceseè de<strong>di</strong>cata, dal 1547 al 1559 furegina consorte <strong>di</strong> Francia, in quantomoglie <strong>di</strong> Enrico II, e dal 1560 a 1563reggente per il figlio minorenneCarlo IX. Il traduttore allude chiaramentea questi legami nella de<strong>di</strong>ca:«L’autre, pour une cognoissanceplus claire, que les François y prendront,des magnifiques vertus de vospredecesseurs, & de l’excellence devous, Madame, qui avés cest heurd’estre la plus grande Royne dumonde, par le moyen de l’aliance quele pere des lettres (beaupere de vous)François premier, […] recercha dutemps des ses grands affaires, avec le


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 57Da sinistra: strepitosa legatura rinascimentale in pergamena floscia, decorata nello stile delle legature eseguite dal“relieur du roi” Claude Picques; frontespizio della prima e<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> Jérôme de Chomedey, stampata da BernardoTorresano, fratello <strong>di</strong> Andrea Torresano il giovane, a Parigi nel 1568, esemplare regléPape Clement vostre oncle» (a2r).Inoltre, la provenienza del nostrovolume lo rivela nientemeno checome la copia donata da de Chomedeyalla stessa Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci,visto che la de<strong>di</strong>ca autografa recita«presenté a la Royne le 16 <strong>Novembre</strong>1567». Numerose sono le correzioniin inchiostro nel testo e ai margini,sempre da attribuire a de Chomedey.Il volume si presenta infine in unastrepitosa legatura coeva in pergamenafloscia, completamente decoratanello stile delle legature eseguitedal “relieur du roi” Claude Picques.Oltre ai venti libri della Storiaguicciar<strong>di</strong>niana, l’esemplare contieneun sonnetto del celebre poeta efondatore della scuola della Pléiade,Pierre de Ronsard, in prima e<strong>di</strong>zionede<strong>di</strong>cato a de Chomedey: «Non cen’est pas le mot, Chomedey, c’est lachose Qui rend vive l’Histoire à laposterité: Ce n’est le beau parler,mais c’est la verité Qui est le seulTresor dont l’Histoire est enclose».Per quanto riguarda l’e<strong>di</strong>tioprinceps del 1561 (come del resto anchel’e<strong>di</strong>zione francese del 1568) vacomunque ricordato che non riproducela storia guicciar<strong>di</strong>niana nel testointegrale.Infatti, «Torrentino anziché <strong>di</strong>una copia genuina del co<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>ceolaurenziano dové necessariamenteservirsi <strong>di</strong> una copia <strong>di</strong> essocosì come i revisori l’avevano manipolata[…] Molte le soppressioniispirate da rispetto reverenziale versola famiglia dei Me<strong>di</strong>ci, e più particolarmenteverso il duca Cosimo, cuil’opera era de<strong>di</strong>cata. La censura, perconto suo, doveva combinare il resto:considerazioni <strong>di</strong> pratica convenienza,civili, politiche, religiose,avevano indotto Bartolomeo Concinia mutilare il testo guicciar<strong>di</strong>niano<strong>di</strong> altri non numerosi ma importan-


58 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011In alto: ritratto xilografico <strong>di</strong> Guicciar<strong>di</strong>ni entro medaglione, presente sul verso della carta A4 della prima e<strong>di</strong>zione,in imitazione della medaglia rappresentante l’Autore <strong>di</strong> scuola bolognese e coniata nel 1533 circa.Sopra a sinistra: de<strong>di</strong>ca manoscritta alla regina Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci da parte <strong>di</strong> Jérôme de Chomedey sul contropiattoanteriore: “presenté a la Royne le 16 <strong>Novembre</strong> 1567”. Sopra a destra: frontespizio dell’e<strong>di</strong>zione princeps, stampatada Lorenzo Torrentino nel 1561, limitata ai primi XVI libri, esemplare regléNOTE1Roberto Ridolfi, Vita <strong>di</strong> Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni,Milano, Rusconi, 1982, p. 318-319.2Cfr. anche Felix Gilbert, Machiavelli eGuicciar<strong>di</strong>ni. Pensiero politico e storiografia aFirenze nel Cinquecento, Torino, Einau<strong>di</strong>,1970.3Vittore Branca (<strong>di</strong>retto da), Dizionariocritico della letteratura italiana, Torino, UTET,1986, Seconda e<strong>di</strong>zione, vol. 2, p. 465.4L’opera ebbe grande fortuna a partiredalla prima parziale e<strong>di</strong>zione, stampata a Parigida Frédéric Morel nel 1576 con il titolo Piuconsigli et avvertimenti <strong>di</strong> M. Fr. Guicciar<strong>di</strong>nigentilhuomo fior. in materia <strong>di</strong> republica et <strong>di</strong>private, a cura <strong>di</strong> Jacopo Corbinelli. Jean Balsamoha sottolineato che nell’entourage <strong>di</strong>Enrico III, figlio <strong>di</strong> Caterina de’ Me<strong>di</strong>ci, “certainsconcepts italiens apparraissent singulièrementpertinents, pour éclairer par analogie,sinon pour la résoudre, une situation quele culture franòaise ne parvient pas à maîtriser.C’est dans cette perspective qu’il fautcomprendre l’intense travail de traduction, depublication, d’adaption de tout un corpusd’œuvres italiennes, dont l’introduction enFrance dans les années 1574-1588, correspondbien à un besoin réel et urgent, la restaurationde l’autorité monarchique” (Bulletinde l’Association d’étude sur l’humanisme,la réforme et le renaissance XIX (1984), p. 48).5Descrizione fisica: folio; [8], 665 [i.e.653], [3] p.; stemma me<strong>di</strong>ceo sul frontespizioe in fine; ritratto xilografico <strong>di</strong> FrancescoGuicciar<strong>di</strong>ni entro medaglione sul verso dellacarta A4. L’esemplare conservato in BvS è unacopia reglé. Sull’antagonismo per la realizzazionedell’opera tra Lodovico Guicciar<strong>di</strong>ni adAnversa e Girolamo e Agnolo Guicciar<strong>di</strong>ni aFirenze, cfr. Roberto Ridolfi, Documenti sulleprime stampe della ‘Storia d’Italia’ guicciar<strong>di</strong>niana,in La bibliofiliaLXI (1959), p. 39-51.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 59tissimi passi». 8La prima e<strong>di</strong>zione completa,che riporta tutti i passi soppressi, fupubblicata a Friburgo (in realtà a Firenze)da Michele Kluch tra il 1775 eil 1776, in quattro volumi.Il successo dell’opera (nonostantele evidenti tracce d’interventie<strong>di</strong>toriali) fu comunque imme<strong>di</strong>ato enon ebbe soltanto una straor<strong>di</strong>nariainfluenza sulla storiografia europeadei tre secoli a venire, ma portò innumerevolilo<strong>di</strong> all’Autore, espresse giàdai cinquecenteschi Jean Bo<strong>di</strong>n (chein Guicciar<strong>di</strong>ni in<strong>di</strong>cò il Parens Historiae)e Michel de Montaigne (chenel capitolo Des livres degli Essais lodescrive come «historiographe <strong>di</strong>ligent,& duquel à mon advis, autantexactement que de nul autre on peutapprendre la verité des affaires deson temps») 9 fino all’elogio pronunciatoda Giacomo Leopar<strong>di</strong> nei Pensieria Ottocento inoltrato: «Il Guicciar<strong>di</strong>niè forse il solo storico tra imoderni, che abbia e conosciutimolto gli uomini, e filosofato circagli avvenimenti attenendosi alla cognizionedella natura umana, e nonpiuttosto a una certa scienza politica,separata dalla scienza dell’uomo, eper lo più chimerica, della quale sisono serviti comunemente queglistorici, massime oltramontani ed oltramarini,che hanno voluto pur <strong>di</strong>scorrereintorno ai fatti, non contentandosi,come la maggior parte, <strong>di</strong>narrarli per or<strong>di</strong>ne, senza pensarepiù avanti». 10Frontespizio della prima e<strong>di</strong>zionePiu consigli et avvertimenti(Parigi, 1576), de<strong>di</strong>cati da Guicciar<strong>di</strong>nisempre a Caterina de’ Me<strong>di</strong>ciAlla princeps in folio del 1561seguì ancora nello stesso anno unaseconda e<strong>di</strong>zione in ottavo, sempredai torchi del tipografo fiorentinoTorrentino. 11 I restanti quattro libridella Storia, sempre a cura del nipoteAgnolo Guicciar<strong>di</strong>ni, vennerostampati nel 1564 a Venezia da GabrieleGiolito de Ferrari, seguitiancora nello stesso anno da una secondae<strong>di</strong>zione a Parma dai torchi<strong>di</strong> Seth Viotti. 12 La prima stampacompleta, benché sempre parzialmentepurgata, risale al 1567, ancoradai torchi <strong>di</strong> Gabriele Giolito deFerrari. Solo nel Cinquecento sicontano quasi trenta e<strong>di</strong>zioni in italiano,affiancate da stampe in latino,francese, spagnolo, inglese, tedescoe olandese, per tacere deicompen<strong>di</strong> della Storia. 13Concludendo, non si può checonstatare che la verità della storiaproposta da Guicciar<strong>di</strong>ni ne garantisceil successo dell’opera che va <strong>di</strong>gran lunga al <strong>di</strong> là della storiografiamunicipale e umanistica dei suoicontemporanei e prefigura un’immagineunitaria dell’Italia, immaginatae pensata negli anni della suamassima rovina e <strong>di</strong>sgregazione.6Cfr. Paolo Guicciar<strong>di</strong>ni, Le traduzionifrancesi della storia guicciar<strong>di</strong>ana. Terzo contributoalla bibliografia <strong>di</strong> Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni,Firenze, Olschki, 1950.7Una particolarità dell’e<strong>di</strong>zione consistenel fatto che il curatore de Chomedey trasferisceil privilegio (“a transporté & transportele<strong>di</strong>ct Privilege”) a quattro librai parigini contemporaneamente:Vincent Norment, JacquesKerver, Jean Dallier e Bernardo Torresano– ciascuno dei quali fa uscire l’e<strong>di</strong>zione con lapropria impresa tipografica. La copia dellanostra biblioteca reca l’ancora al<strong>di</strong>na sulfrontespizio, siccome fu stampata da BernardoTorresano, nipote <strong>di</strong> Andrea il vecchio, chelavora dal 1554 fino al 1570 circa come libraioa Parigi con la sua bottega in rue Saint-Jacques.8Paolo Guicciar<strong>di</strong>ni, La censura nella Storiaguicciar<strong>di</strong>niana. Loci duo e Paralipomena,in La bibliofiliaLV (1953), p. 134-135.9Michel de Montaigne, Essais, Parigi, AbelL’Angelier, 1588, c. 172v.10Giacomo Leopar<strong>di</strong>, Pensieri, in Opere.E<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> Antonio Ranieri, Firenze, LeMonnier, 1845, vol. 2, p. 151. Prima e<strong>di</strong>zionepostuma dei Pensieri.11Dell’e<strong>di</strong>zione esistono due emissionicon data <strong>di</strong>versa e ricomposizione del frontespizio:la prima in data del 1561 porta il titoloentro elaborata cornice architettonica figurata,mentre la seconda in data del 1562 è privadella cornice. La copia posseduta dalla nostrabiblioteca appartiene alla seconda emissione.12Cfr. Paolo Guicciar<strong>di</strong>ni, Contributo allabibliografia <strong>di</strong> Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni, Firenze,Olschki, 1946, esemplare n. 95/110.13Cfr. anche Paolo Guicciar<strong>di</strong>ni, La storiaguicciar<strong>di</strong>niana: e<strong>di</strong>zioni e ristampe: contributoalla bibliografia <strong>di</strong> Francesco Guicciar<strong>di</strong>ni.


60 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 61BvS: il libro illustratoGli Adornatori del Libro inItalia e l’illustrazione italianaIl rinnovamento tipografico nel gusto artigianale <strong>di</strong> Cesare Rattavolume vennepensato durante la«Questovisita da me fatta allaMostra degli illustratori e decoratoridel Libro annessa alla Fiera Internazionaledel Libro, che ebbe luogo aFirenze nell’estate del 1922. Vagandoda solo per le ricche sale del secondopiano <strong>di</strong> Palazzo Pitti [..] miattrassero alcune belle e suggestivedecorazioni grafiche, le quali <strong>di</strong>mostravanonei loro autori tentativi lodevoli.Da quel momento, si può <strong>di</strong>re,balenò nel mio cervello l’idea chemi condusse alla pubblicazione dell’e<strong>di</strong>zione».1 Cesare Ratta (Bologna1857-1938) spiega così la genesi fulmineadel progetto de Gli Adornatoridel libro in Italia, nove volumi tirati asumma del suo impegno, a cui avrebbeconsacrato una vita intera, perrinnovare il culto del libro nei suoiaspetti tipografici e squisitamenteornamentali (la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senatone colleziona l’intera serie).Gli inizi del Novecento avevanovisto sfilare varie figure <strong>di</strong> tipografiappassionati e innovatori: tratutte quelle <strong>di</strong> Salvatore Lan<strong>di</strong>, fondatore<strong>di</strong> quella rivista – «L’Arte dellaStampa» – che, oltre ad accoglieree rilanciare i <strong>di</strong>battiti sul progressodella tipografia, <strong>di</strong>venne poi l’omonimacasa e<strong>di</strong>trice; e <strong>di</strong> GianolioARIANNA CALÒNella pagina accanto: «L’Aurora»,silografia originale <strong>di</strong> Ettore <strong>di</strong>Giorgio (1987-1971). Sopra: tavola acolori <strong>di</strong> Luigi Servolini (1906-1981)Dalmazzo, dal cui impegno allascuola tipografica <strong>di</strong> Torino scaturironola <strong>di</strong>rezione dell’«Archivio Tipografico»e la pubblicazione de Il libroe l’Arte e della Stampa. Nessuna <strong>di</strong>queste, però, intese de<strong>di</strong>carsi piùcompiutamente all’illustrazione eall’adornamento grafico; ed è in questicampi che, quasi solitaria, 2 operòla de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Cesare Ratta.Auto<strong>di</strong>datta, a 18 anni entra intipografia, battendosi sin da subitoper l’istituzione <strong>di</strong> una Scuola ProfessionaleTipografica, consapevoleche la modestia italiana nelle produ-zioni grafiche e lo scarto rispetto allealtre nazioni europee nella decorazionedel libro («il prodotto più nobiledell’umano sapere» 3 ) fossero dacolmare unicamente con la più vastaeducazione all’arte e al gusto: «Insegnaread osservare e confrontare, insegnarea vedere la natura ed a sentirela bellezza delle interpretazionidell’arte è compito estremamenteeducativo della mente e del cuore:sono quin<strong>di</strong> le scuole d’arte e l’insegnamentodell’arte nelle scuole chebisogna <strong>di</strong>ffondere». 4Fedele all’esempio <strong>di</strong> WilliamMorris, che in Inghilterra aveva operatoper mezzo della scuola e dell’educazione(«Io non posso concepire– <strong>di</strong>ceva – che l’arte debba rimanereun privilegio <strong>di</strong> pochi; l’arte, comel’educazione e come la libertà, nondeve costituire una <strong>di</strong>stinzione pernessuno»), Ratta, <strong>di</strong> fatto, trasferiscel’insegnamento nella Scuola Professionale<strong>di</strong> Bologna (<strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>rettorenel 1916) dalle aule al torchio,stampando una serie <strong>di</strong> SaggiTipografici caratterizzati da un’estremacura nella composizione dellematrici e nella riproduzione, spessocontenenti inserti originali, e rigorosamentea tiratura limitata, qualitàqueste che «sin dal loro apparire, licollocarono nel rarefatto e goloso


62 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: «Salomé», da una <strong>di</strong>segno a penna <strong>di</strong> E<strong>di</strong>th Arnal<strong>di</strong> (Rosa Rosà); «Fruttidoro», da un <strong>di</strong>segno a penna <strong>di</strong>Federico Cusin (1875-1972)universo dei bibliofili». 5Nel giugno 1923 compare ilprimo volume in folio de Gli Adornatoridel libro in Italia, tirato a spesedella Scuola d’Arte Tipografica delComune <strong>di</strong> Bologna in 850 esemplari<strong>di</strong> cui 100 fuori commercio, esperimento<strong>di</strong> Ratta per «far convergerel’attenzione degli e<strong>di</strong>tori e amatoridel bel libro verso molti giovani artistiche lavorano “in silenzio” per fareemergere le loro spiccate attitu<strong>di</strong>ninell’importante ramo dell’adornamentografico». 6Attraverso il filtro del propriogiu<strong>di</strong>zio, Ratta seleziona le opere piùsignificative della cultura dell’illustrazioneitaliana degli anni Venti,attingendo a pieni mani soprattuttoal campo dell’incisione xilografica,tecnica che considerava potesse garantire<strong>di</strong> per sé un in<strong>di</strong>scutibilemanto artistico.Tra gli oltre 600 artisti censitinell’intera pubblicazione, presenzadominante sarà quella <strong>di</strong> Adolfo DeCarolis (il grande incisore de « L’Eroica»<strong>di</strong> Cozzani, la cui morte nel1928 spingerà Ratta ad aprire il nonovolume con un inserto <strong>di</strong> 30 sue riproduzioni),seguito da Giulio Cisari,Bruno da Osimo, Francesco Gamba,Antonio Antony de Witt, LuigiServolini, Haas Triverio, BenvenutoDisertori, artisti a tutto tondo, ma rigorosamenteprovenienti dall’ambitodell’incisione su legno, la cui predominanzaviene riven<strong>di</strong>cata da AristideSartorio quando scrive: «Noixilografi abbiamo rinnovata l’iconografiapittorica del libro, abbiamo ricondottala illustrazione allo schematicochiaroscuro dello stile tipografico».7 La selezione rivaluta anchemanifestazioni <strong>di</strong> quella grafica a tortobollata come “minore” o “effimera”,con la sua produzione <strong>di</strong> ex libris,francobolli, etichette, marchi, ai qualila civiltà tipografica <strong>di</strong> Ratta erachiaramente sensibile.L’evoluzione e<strong>di</strong>toriale de GliAdornatori non era stata preventivamenteprogrammata: Ratta procedevaper pura passione, raccogliendoe pubblicando quanto scopriva o ricevevadagli artisti, confortato daglielogi che gli giungevano soprattuttodall’estero – «ove il culto del librobello è tenuto in considerazione piùche non sia tra <strong>di</strong> noi». Fissata dap-


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 63Da sinistra: copertina per un libro da un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dario Betti (1891-1987); copia della <strong>di</strong>stinta delle vivande delBanchetto tenuto alla Casa del Fascio <strong>di</strong> Bologna il giorno 29 maggio 1927 in occasione dell’incontro Italia-Spagna alLittoriale <strong>di</strong> Bolognaprima una consistenza in tre volumi,Ratta tuttavia prosegue e, licenziatoil quinto, aggiunge alle prime carteuna velina in cui ammette: «mi vedocostretto a non fissare ulteriormenteil numero dei volumi <strong>di</strong> cui sarà costituitala mia pubblicazione».La generosità e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong>Ratta nell’inclusione <strong>di</strong> tavole neivolumi rende inoltre necessario l’abbozzo<strong>di</strong> una nuova fisionomia deltema delle future cartelle: nell’aperturadell’ottavo volume prospettache «il prossimo X volume sia riserbatoall’arte dell’acquaforte, dellapuntasecca, della litografia, mentre,riserbando il IX soltanto alle xilografie,riunirò nell’XI volume unicamenteacquarelli, pastelli e <strong>di</strong>segni a colore,che bene possono formare insiemeun’altra preziosa famiglia. In unXII volume mi propongo <strong>di</strong> comprendereuna ricca e varia collezione<strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e schizzi eseguiti tra loro apenna, a carboncino, a matita, sanguignaecc.». 8Ratta è insensibile alle critiche<strong>di</strong> quanti ad<strong>di</strong>tano la mancanza <strong>di</strong>uniformità nella scelta delle arti decorativee la mescolanza <strong>di</strong> artisti <strong>di</strong>stature <strong>di</strong>verse (per non tacere <strong>di</strong> alcunigran<strong>di</strong> citati una sola volta –Gustavino, ad esempio); la presenzaa carte conformi dell’opera <strong>di</strong> giovanie vecchi, <strong>di</strong> artisti tenacemente abbarbicatialle vecchie tra<strong>di</strong>zioni dell’arteillustrativa e <strong>di</strong> giovani cheesploravano i nuovi orizzonti d’artedecorativa aveva fatto sintetizzare aidetrattori: «N’è venuto che cosìbuon grano come cattivo loglio appaiono,in questi volumi, insieme, senon fusi, affastellati». 9In realtà, quello che a prima vistapoteva sembrare un semplice lavoro<strong>di</strong> cernita e riproduzione, celavauna ponderosa attività che solo unappassionato del bel libro potevaportare a termine: a tutti gli effetti,ottenere l’adesione <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong>artisti d’ogni fama, racimolare migliaia<strong>di</strong> esemplari e<strong>di</strong>ti e ine<strong>di</strong>ti, selezionarliminuziosamente e infinecurarne la <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa riproduzione,non può essere altro se non ilgrande merito <strong>di</strong> Ratta e della suapervicacia ad aver voluto creare un


64 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: «Pantalone», illustrazione a sei tinte <strong>di</strong>segnata da Umberto Brunelleschi (1879-1949) dal «Journal des Dames etdes Modes», Parigi, 1914; copertina <strong>di</strong> Adolfo Magrini (1876-1957) per L’Uomo delinquente <strong>di</strong> Cesare LombrosoNOTE1Come è nata l’opera, in CESARE RATTA, GliAdornatori del Libro in Italia, Bologna, Scuola <strong>di</strong>Arti Grafiche, 1923, vol. I, p. 5.2L’altro, forse più celebre, riformatore fu ilfiorentino Raffaello Bertieri (1875-1941), fondatorede «Il Risorgimento Grafico», rivista tecnica<strong>di</strong> somma importanza in campo tipograficoitaliano, a cui la <strong>Biblioteca</strong> Nazionale Braidensede<strong>di</strong>ca in questi giorni la mostra Nova ExAntiquis. Raffaello Bertieri e Il RisorgimentoGrafico(4 ottobre-16 <strong>di</strong>cembre 2011).3Prefazione <strong>di</strong> C. RATTA, Gli Adornatori […],inventario copioso dello stato dell’artenella decorazione del libro, il«tutto sempre seguendo un concettoorganico, un principio informatoreche permettesse <strong>di</strong> dar nerbo e consistenzaall’opera definitiva». 10Contravvenendo al proposito<strong>di</strong> estendere la serie a un ipoteticodo<strong>di</strong>cesimo volume, nel marzo1928 Ratta chiude la pubblicazionede Gli Adornatori al nono, probabilmenteaffaticato dal lavoro compiutosenza l’aiuto <strong>di</strong> alcuno e gravatodai crescenti oneri della stampa,ai quali tuttavia aveva deciso <strong>di</strong>sottomettersi per non comprometterela qualità delle riproduzioni 11ottenute ripristinando tecniche ormaiin <strong>di</strong>suso, vicino in questo all’ideadell’Arts and Crafts <strong>di</strong> Morris edella manualità artigiana della WienerWerkstätte.Intelligente e tenace, responsabile<strong>di</strong> un’impresa che nell’e<strong>di</strong>toriavol. II, 1924, p. 7.4Ibidem.5PAOLA PALLOTTINO, Storia dell’illustrazioneitaliana. Libri e perio<strong>di</strong>ci a figura dal XV al XX secolo,Bologna, Zanichelli, 1988, p. 267.6Come è nata l’opera, cit.7Lettera <strong>di</strong> G.A. Sartorio a Cesare Ratta del6 luglio 1926 pubblicata in facsimile nel VI volumede Gli Adornatori […], 1927, p. 15.8C. Ratta, Poche parole, Gli Adornatori […],vol. VIII, 1929, pp. 7-8.9Prefazione <strong>di</strong> ANTONIO CIPPICO, Gli Adornatori[…], vol. VI, 1927, p. 7.storico-artistica italiana non avràeguali per completezza e pregio; valgail giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Raffaello Bior<strong>di</strong> che,Ratta ancora vivente, così lo stimava:«Colui che un giorno si accingerà afare la storia dell’arte del libro italiano,se parlerà <strong>di</strong> quelli eletti spiritiche con generoso entusiasmo pur secon cure e sacrifici personali, iniziaronola rinascita del libro d’arte […]dovrà dare a Cesare Ratta un postod’onore!». 1210GIUSEPPE FABJ, La decorazione del libro inItalia, «Il Mondo», Roma, 6 giugno 1924, cit. inC. RATTA, Gli Adornatori […], vol. IV, p. 9.11«All’ultimo dovette vendere perfino lasua biblioteca privata per tacitare i cre<strong>di</strong>tori» inE. GUIDASTRI, In morte <strong>di</strong> un operaio maestro: CesareRatta, «Il Risorgimento Grafico» n. 11, p.456 cit. in P. PALLOTTINO, Storia dell’illustrazioneitaliana, op. cit. p. 268.12R. BIORDI, Un cultore del bel libro e uno xilografo,«Il Solco», Castellamare Adriatico, 19luglio 1925, cit. in C. RATTA, Gli Adornatori […],vol. IV, 1926, p. 16.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano65BvS: rarità per bibliofiliIl settecentesco affaire chescandalizzò Francia ed EuropaDe La Motte, Rohan, Cagliostro e la collana <strong>di</strong> Maria AntoniettaDa un alto scaffale del FondoAntico della <strong>Biblioteca</strong><strong>di</strong> via Senato fa capolinoun grosso volume; si tratta <strong>di</strong> unarara miscellanea <strong>di</strong> 26 scritti, tuttiriguardanti il medesimo argomento:il cosiddetto affaire du collier de lareine, una delle maggiori, se non lamaggiore vicenda scandalistica cheinvestì, come un uragano, la Franciadel Settecento e la sua Corona.La trama e i personaggi che, avario titolo, presero parte alla messain scena architettata da Jeanne deSaint-Rémy de Valois, conosciutacome la contessa de La Motte, furonodegni del miglior drammateatrale destinato a catturare l’attenzionedel pubblico calcando ipalcoscenici <strong>di</strong> tutta Europa.Jeanne de Valois (1756-1791),<strong>di</strong>scendente dei reali <strong>di</strong> Francia, macostretta fin dalla tenera età a chiederela carità ai passanti a causa dellesue umili origini, conobbe nel settembredel 1781 Louis RenéEdouard, principe <strong>di</strong> Rohan (1734-1803), car<strong>di</strong>nale ed elemosiniere <strong>di</strong>Francia. L’uomo la prese sotto la suaprotezione, fornendole al bisogno isol<strong>di</strong> necessari al sostentamento suoe del marito, il conte de La Motte.BEATRICE PORCHERARitratto <strong>di</strong> Maria Antonietta in luttodopo la morte del maritoMa i due coniugi, desiderando viverenel lusso e non in ristrettezze, decisero<strong>di</strong> raggirare il car<strong>di</strong>nale rendendoloprotagonista <strong>di</strong> una colossaletruffa.Inizialmente Jeanne si finseconfidente della regina e fece credereal principe <strong>di</strong> Rohan <strong>di</strong> poterintercedere per lui presso MariaAntonietta, allo scopo <strong>di</strong> far riacquistareal prelato il favore della so-vrana, venuto meno in seguito a unsuo soggiorno a Vienna come ambasciatore<strong>di</strong> Francia (in quell’occasioneaveva suscitato in MariaTeresa una viva antipatia, inculcatapoi dalla madre alla figlia).Per ottenere la completa ecieca fiducia del car<strong>di</strong>nale, la contessade La Motte gli mostrò alcunelettere in<strong>di</strong>rizzate all’elemosinieredalla sovrana, in cui quest’ultima si<strong>di</strong>ceva <strong>di</strong>sposta a perdonarlo. Taliscritti, naturalmente falsi, eranostati redatti, su carta filigranatabordata d’azzurro e decorata congigli, dal segretario-amante <strong>di</strong>Jeanne, Louis Marc Antoine Rétauxde Villette, sotto dettatura dellapadrona.Vedendo quanto fosse creduloneRohan, l’astuta contessa decise<strong>di</strong> spingersi oltre: organizzò unincontro segreto, nel boschetto <strong>di</strong>Venere dei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Versailles, trail prelato e una sosia <strong>di</strong> Maria Antonietta,Marie Nicole Le Guay (il cuinome venne cambiato in Oliva,anagramma <strong>di</strong> Valois): il fugacerendez-vous confermò il car<strong>di</strong>nalenelle sue fantasie.I tempi erano maturi, ma occorrevaun’occasione per rendere la


66 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011A sinistra: frontespizio della Mémoiredel car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Rohan.Nella pagina accanto, a destra,ritratto <strong>di</strong> Cagliostro contenuto nellaGalleria storica universale <strong>di</strong> ritratti […],Milano, Sonzogno, 1888-1893;a sinistra: frontespizio della Mémoiredel conte <strong>di</strong> Cagliostrodonna ladra e questa non tardò apresentarsi. I gioiellieri della Corona,Charles Auguste Boehmer ePaul Bassenge, avevano realizzatocon le più belle gemme d’Europauna collana <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti “alla schiava”,che speravano <strong>di</strong> far acquistarea Luigi XV per la marchesa duBarry. Ma il re morì e i due soci proposeroil costoso gioiello, valutatoun milione e seicentomila lire, a <strong>di</strong>versecorti, che lo rifiutarono. Deciserocosì <strong>di</strong> persuadere Luigi XVIaffinché acquistasse il collier per lamoglie, ma Maria Antonietta, trovandolotroppo costoso e non <strong>di</strong> suogusto, declinò più volte l’offerta.Quando i gioiellieri, <strong>di</strong>sperati,vennero a conoscenza dell’intimolegame tra la regina e la contessa deLa Motte (anch’essi erano cadutinel tranello), pregarono quest’ultima<strong>di</strong> convincere la sovrana ad acquistarela collana. Jeanne accettò.La donna fece credere al car<strong>di</strong>nale<strong>di</strong> Rohan che Maria Antonietta,volendo comperare il collierall’insaputa del re e a proprie spese,non potendo pagare l’intera sommain una sola volta, chiedeva a lui<strong>di</strong> fare da interme<strong>di</strong>ario e da garantepresso i gioiellieri. Il prelato acconsentìe la collana venne consegnataalla de La Motte per esseredata alla regina il primo febbraio1785. Inutile <strong>di</strong>re che, una voltagiunto nelle mani della contessa, ilprezioso monile fu smembrato inmille gemme, pronte per esserecommerciate in Europa.Passarono alcuni mesi: i dubbi<strong>di</strong>vennero sospetti e i sospetticertezza. I gioiellieri e il car<strong>di</strong>naleerano stati ingannati. Anche i reali,ormai, erano a conoscenza dellatruffa.Il 15 agosto, mentre si accingevaa <strong>di</strong>r messa nella CappellaReale, Rohan venne arrestato. Seguironola contessa de La Motte, lacontessa d’Oliva e il suo amante(Toussaint de Beausire), Rétaux deVillette, Alessandro conte <strong>di</strong> Cagliostro(pseud. per Giuseppe Balsamo,1743-1795) e la moglie, LorenzaFeliciani nota come Serafina.Il mago palermitano, amico delcar<strong>di</strong>nale, o<strong>di</strong>ato da Jeanne de Valois,venne ingiustamente accusato


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 67e incarcerato in base a una frasepronunciata da quest’ultima allanotizia della scoperta della truffa:«È del Cagliostro autentico». 1L’intrigante donna sperava <strong>di</strong> <strong>di</strong>stogliereda lei l’attenzione accusandoun personaggio dubbio qual eral’alchimista. Tutti i presunti colpevolifurono portati alla Bastiglia.Non solo la Francia, ma l’interaEuropa seguì con grande interessela vicenda. Funck-Brentanoscrive: «Le botteghe dei librai allorain voga possono paragonarsi allesale <strong>di</strong> redazione dei nostri gran<strong>di</strong>giornali. Là comparivano e sparivanoin un momento dei libelli, <strong>di</strong>atribe,opuscoli, fogli volanti, stampati<strong>di</strong> notte, usciti il mattino e soventegià bell’esauriti a mezzodì.Là si pigiavano i chiacchieroni, inovellieri, i curiosi e i per<strong>di</strong>giorno.Formicolante fucina <strong>di</strong> ciarle in cuivenivano ripetute le voci della strada,dei caffè, dei passeggi, dellaCorte, del Tribunale e dei salotti». 2I parigini erano giornalmente informatisu quanto succedeva allaBastiglia.I memoriali <strong>di</strong> ciascun prigioniero– molti dei quali contenutinella miscellanea conservata pressola nostra <strong>Biblioteca</strong> – compilati dagliavvocati e stampati come anticipazionedell’arringa processuale,venivano venduti in migliaia <strong>di</strong> copie,influenzando fortemente l’opinionepubblica e la corte stessa.Il primo a comparire, nel novembredel 1785, fu quello dellacontessa de La Motte redatto daDoillot (Mémoire pour dame Jeannede Saint-Remy de Valois […], s.l. maParigi, Louis Cellot, 1785), il cuienorme successo è testimoniato daquanto leggiamo sulla «Gazzetta <strong>di</strong>Leida»: «L’avvocato Doillot nonpuò sod<strong>di</strong>sfare a tutte le richiesteche gli vengono giornalmente fatte.La sua porta è continuamenteasse<strong>di</strong>ata da una folla avida <strong>di</strong> parti-


68 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011NOTE1E. PETRACCONE, Cagliostro nella storia enella leggenda, Milano, Me<strong>di</strong>amix e<strong>di</strong>zioniscientifiche, stampa 1995, p. 75.2F. FUNCK-BRENTANO, Il processo dellacollana secondo nuovi documenti raccolti inparte da A. Bégis, Milano, Athena, [s.d.], pp.Incisione raffigurante il famoso collierde la reinecolari. Parecchie migliaia <strong>di</strong> esemplaria malapena sono bastati a placarel’ingor<strong>di</strong>gia dei primi sollecitatori».3Seguì quello <strong>di</strong> Cagliostro(Mémoire pour le Comte de Cagliostro,accusé […], Parigi, Augustin-Martin Lottin & Jean-Roch Lottinde Saint-Germain, 1786) articolatoin due parti: un’incre<strong>di</strong>bile storiadella propria vita e un’auto<strong>di</strong>fesa.La prima parte poteva generare deidubbi riguardo alla veri<strong>di</strong>cità dellaseconda.Fu poi la volta <strong>di</strong> Nicole d’Olivae <strong>di</strong> altri personaggi che avevanoavuto un ruolo più o meno attivonell’ambito del complotto: Rétauxde Villette, Jean Charles VincentBette d’Etienville, Roger Guillaumebarone <strong>di</strong> Fages-Chaulnes, l’orologiaioVaucher, l’orefice Loque,don François Valentin Mulot eFrançois Duhamel conte <strong>di</strong> Précourt.Per ultimo, il 16 maggio1786, venne pubblicato in ad<strong>di</strong>ritturatre <strong>di</strong>verse e<strong>di</strong>zioni il memorialecompilato dall’avvocato Targetper il car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> Rohan (la BvSpossiede l’e<strong>di</strong>zione stampata a Parigida Claude Simon).A questi opuscoli andavano adaggiungersi varie altre pubblicazionidettate dall’interesse quasimorboso che l’affaire aveva suscitato(tra queste La derniere piece du fameuxcollier raccolta nel nostro volume).In taluni casi le produzioniapparivano così violente da essereinterdette dalla polizia. SempreFunck-Brentano a tal propositosottolinea: «Quelle misure stimolavanol’ardore dei collezionisti, bibliofili,amatori <strong>di</strong> stampe e foglirari. Si voleva ad ogni costo averetutta la raccolta <strong>di</strong> memoriali stampati,opuscoli, libelli, satire, versuccie canzonette che l’affare mettevaalla luce giorno per giorno». 4Il processo ebbe inizio il 22maggio 1786 e il 30 venne pronunciatala sentenza: la contessa de La229-230.3Citato in ibi, p. 257.4Ibi, pp. 267-268.5R. GERVASO, Il grande mago: vita, mortee miracoli del conte <strong>di</strong> Cagliostro, Milano,Rizzoli, 2002, p. 168.6Ibi, pp. 167-168.Motte fu <strong>di</strong>chiarata colpevole all’unanimitàe condannata alla fustigazione,al marchio a fuoco sulla spalladella lettera V (voleuse, ladra), alcarcere perpetuo e alla confisca deibeni; al conte de La Motte vennedato l’ergastolo; Rétaux de Villettefu esiliato. Nicole d’Oliva venneprosciolta “fuori corte” (cioè perinsufficienza <strong>di</strong> prove), mentre Cagliostro,la moglie e il car<strong>di</strong>nale <strong>di</strong>Rohan furono completamente scagionati.Ma «se quasi tutti gli stu<strong>di</strong>osisono d’accordo sull’innocenza <strong>di</strong>Cagliostro, non tutti lo sono su quelladella regina. Secondo il Maruzzi,la condotta <strong>di</strong> Maria Antonietta fuassai equivoca e quella <strong>di</strong> Rohansconcertante. Il car<strong>di</strong>nale conoscevabene la scrittura della sovrana e la suafisionomia: come poteva credere allelettere del Villette e alla farsa delboschetto <strong>di</strong> Venere? Per Michelet,Maria Antonietta prima si fece consegnarela collana, poi, non sapendocome pagarla, la restituì alla de LaMotte e a Rohan, che l’incamerarono.Per Dumas, tutti, compreso Cagliostro,parteciparono al complotto,in cui Goethe vide il prologo allarivoluzione e Mirabeau la fine della<strong>di</strong>gnità capetingia». 5Infatti non solo l’opinionepubblica, ma anche la nobiltà e ilclero sfruttarono l’affaire du collierper umiliare e mettere sotto accusala monarchia. «Questa sarebbeugualmente crollata perché i tempierano maturi ed essa aveva fatto ilsuo. Ma se Luigi e la moglie avesseroagito meno impulsivamente, sela regina non avesse a tutti i costipreteso un’inchiesta pubblica e il renon l’avesse affidata a un parlamentoostile, la corona non sarebbe cadutacosì in basso». 6


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novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 71BvS: il Novecento«Lacerba». Libera, futuristae fermamente interventistaLa breve storia <strong>di</strong> una <strong>di</strong>rompente rivista d’avanguar<strong>di</strong>apagine nonhanno affatto lo scoponé <strong>di</strong> far piacere, «Questené d’istruire, né <strong>di</strong> risolvere conprontezza le più gravi questioni delmondo. Sarà questo un foglio stonato,urtante, spiacevole e personale.Sarà uno sfogo per nostro beneficio eper quelli che non sono del tuttorimbecilliti dagli o<strong>di</strong>erni idealismi,riformismi, umanitarismi, cristianismie moralismi». 1 Così GiovanniPapini presentò ai lettori Lacerbaconil suo primo articolo intitolato Introibo,una sorta <strong>di</strong> manifesto programmaticoin 16 punti.La rivista nacque a Firenze il1° gennaio 1913 quando si <strong>di</strong>staccaronodal perio<strong>di</strong>co «La Voce» quattropersonaggi dai temperamenti artisticioriginali: il giornalista GiovanniPapini (1881-1956), lo scrittoree aspirante pittore Ardengo Soffici(1879-1964), lo studente <strong>di</strong> filosofiaItalo Tavolato (1889-1963) e ilpoeta Aldo Palazzeschi (1885-1974,all’anagrafe Alfredo Giurlani).Lacerba, pubblicata dal tipografoAttilio Vallecchi, alla sua primaesperienza da e<strong>di</strong>tore, mantenneuna perio<strong>di</strong>cità quin<strong>di</strong>cinale fino al1915 <strong>di</strong>ventando poi un settimanalea scadenza domenicale. La redazioneera situata in via Nazionale 25 aVALENTINA CONTINella pagina accanto: Corrado Govoni,Autoritratto. Riproduzione a pienapagina apparsa sul numero 13 anno III<strong>di</strong> «Lacerba» del 27 marzo 1915,pagina 5. Tipica espressione dellapoesia futurista. Sopra: Nuova testata<strong>di</strong> «Lacerba» inaugurata il 1 gennaio1914. Il titolo così evidente servivaper manifestare il carattere aggressivoe anticonformista della rivistaFirenze e la gerenza fu affidata aGuido Pogni, sostituito alla fine del1914 da Pietro Gramigni. Nel gennaiodel 1915, Giovanni Papini assunsela carica <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore, nonostantenel numero 3 del 1913 la redazioneavesse <strong>di</strong>chiarato che nonne avrebbe avuto uno vero e proprio,ma che ogni scrittore sarebbe statoresponsabile dei propri articoli.Furono pubblicati 21 numeri,tutti in formato tabloid, inizialmentecomposti da 16 gran<strong>di</strong> pagine a duecolonne al costo <strong>di</strong> 4 sol<strong>di</strong>, e poi dal1915 in fascicoli <strong>di</strong> 8 pagine con testatacolor rosso vivo (eccetto gli ultimidue) al costo <strong>di</strong> 2 sol<strong>di</strong>. La BvSpossiede tutto il pubblicato della rivista,la prima annata rilegata in unvolume ricoperto da carta <strong>di</strong>pintaappositamente da Ardengo Soffici, irestanti 45 fascicoli sciolti e conservatiin due cartellette <strong>di</strong> pelle.Lacerba con<strong>di</strong>videva con «LaVoce» la ribellione del sentimentocontro la ragione e la promozione <strong>di</strong>una nuova cultura contro i residuiromantici e clericali affermatisi nellaclasse piccolo borghese; tuttavia, larivista <strong>di</strong> Prezzolini si proponeva <strong>di</strong>creare un movimento culturale nazionalea cui gli artisti avrebberoaderito <strong>di</strong> conseguenza, mentre i lacerbianidesideravano la netta rotturadall’ideologia romantica e tra<strong>di</strong>zionalista,attraverso la riven<strong>di</strong>cazionedel principio d’intuizionecontro il razionalismo, l’affermazionedella libertà in<strong>di</strong>viduale, fino ai limitidell’anarchia, e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>rele regole da parte del genio.


72 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Prima pagina del primo numero <strong>di</strong>«Lacerba» datata 1 gennaio 1913,con l’Introibo <strong>di</strong> Giovanni Papini, unasorta <strong>di</strong> manifesto programmaticodella rivista articolato in 16 puntiIl <strong>di</strong>ssenso per la posizionetroppo moderata dei vociani fu ricordatoda Lacerba per tutto il primoanno <strong>di</strong> pubblicazione attraverso ilsottotitolo «Qui non si canta al mododelle rane», verso ripreso dalpoemetto trecentesco L’Acerba <strong>di</strong>Cecco d’Ascoli, da cui derivò il nomedella rivista.Fin dal 1913, Lacerba si unì almovimento futurista nato negli stessianni a Milano. Il 21 febbraio Papinie Soffici al Teatro Costanzi <strong>di</strong> Romapresentarono la rivista comel’organo del futurismo e riba<strong>di</strong>ronola stessa <strong>di</strong>chiarazione qualche tempodopo a Firenze presso il TeatroVer<strong>di</strong>. L’ammirazione per i futuristiderivava dal coraggio che essi mostraronopreferendo rischiare l’impopolaritàper seguire il proprio gustopersonale e la manifestazionedella propria personalità, seppur incontrasto con la morale corrente.Collaborarono con la rivistaFilippo Tommaso Marinetti, PaoloBuzzi, Luciano Folgore, CorradoGovoni, Umberto Boccioni e CarloCarrà, contribuendo con articoli, riproduzioni<strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti e scritti teoricicome Fondamento plastico della sculturae della pittura futuriste <strong>di</strong> Boccionie Piani plastici come espansione sfericanello spazio <strong>di</strong> Carrà.La campagna <strong>di</strong> Lacerba per farconoscere le forme più avanzate dell’artemoderna, in particolar modoper evidenziare l’importanza e il significatodel futurismo, culminònell’Esposizione <strong>di</strong> pittura futuristaorganizzata a Firenze dal novembre1913 al gennaio 1914.Tuttavia, sebbene lacerbiani efuturisti fossero realmente complicinella critica anarchica contro la letteraturae l’arte della società piccoloborghese, questa unione si rivelò soprattuttoun tentativo <strong>di</strong> strumentalizzazionereciproca, poiché i futuristiacquistavano importanza presentandosiappoggiati da una rivistaculturale, mentre Lacerba sfruttava ilpotenziale <strong>di</strong> rottura e l’entusiasmogiovanile dei futuristi.Le <strong>di</strong>vergenze fra i due gruppifurono rese manifeste dallo stessoPapini nel marzo del 1914 con l’articoloIl cerchio si chiude, nel quale affermavache il prolungamento <strong>di</strong> ricercheartistiche esteriori sarebbestato controproducente per la rivista,che aveva lo scopo <strong>di</strong> ricercare«novità <strong>di</strong> sensibilità» 2 e non formalie <strong>di</strong> superficie. Secondo Papini ilfuturismo non era più «un liberomoto <strong>di</strong> personalità libere per unamaggiore libertà, ma voleva essereuna scuola, una setta, una chiesa congran<strong>di</strong> sacerdoti riconosciuti e che


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 73Ultimo fascicolo <strong>di</strong> «Lacerba»,erroneamente numerato 22, anziché21. Datato 22 maggio 1915 riportal’articolo <strong>di</strong> Giovanni Papini, AbbiamoVinto!, scritto per elogiare l’entratadell’Italia nel conflitto mon<strong>di</strong>alesoli hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> dettar le formulee segnar le strade». 3Il 1914 rappresentò per Lacerbaun anno <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamentisia grafici sia <strong>di</strong> contenuto. Con ilprimo numero della II annata fucambiata la carta e mo<strong>di</strong>ficata la testatacon una scritta più vistosa «pertogliere a Lacerba quel resto <strong>di</strong> snobismoed estetismo tipografico chela <strong>di</strong>sonorava». Inoltre, dopo la separazionedal gruppo futurista <strong>di</strong>venneun giornale <strong>di</strong> propagandapolitica antigiolittiana, interventistae guerriero. I lacerbiani furono costrettia motivare tale cambiamentorispetto al carattere antipoliticomantenuto nel 1913 e ben espressoda Papini nell’articolo Freghiamocidella politica dove scriveva: «No. Noinon ci occupiamo <strong>di</strong> politica. E leelezioni ci fanno schifo. Oggi, 1913,un uomo intelligente non può appartenerea nessun partito» 4 .La guerra europea, e in particolarei “fatti <strong>di</strong> giugno”, 5 fecerocambiare opinione ai lacerbiani chein un corsivo del 15 agosto 1914 <strong>di</strong>chiararono:«Se la guerra presentefosse soltanto politica ed economica,noi, pur non restando in<strong>di</strong>fferenti,ce ne saremmo occupati piuttostoalla lontana. Ma siccome questa èguerra non soltanto <strong>di</strong> fucili e <strong>di</strong> navi,ma anche <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> civiltà citeniamo a prender subito posizionee a seguire gli avvenimenti con tuttal’anima. Si tratta <strong>di</strong> salvaguardare e<strong>di</strong>fendere tutto quello che c’è <strong>di</strong> piùitaliano nel mondo, anche se nontutto cresciuto in terra nostra. Nonpossiamo stare zitti. Forse questa èl’ora più decisiva della storia europeadopo la fine dell’impero romano.Noi ci proponiamo <strong>di</strong> esprimerein questo libero giornale <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a,il nostro pensiero con tuttaquella schiettezza che ci sarà possibilecon il rigore presente. Noi sentiamoche questo pensiero è quello<strong>di</strong> tutta la gioventù intelligente italianae anche della maggior parte delpopolo. Noi vorremmo incanalarequeste aspirazioni e queste forze perla necessaria rivincita dell’Italia». 6Da questo numero la rivista <strong>di</strong>vennepolitica e cominciò a esserevenduta al costo <strong>di</strong> 2 sol<strong>di</strong> per aumentarnela <strong>di</strong>ffusione. La campagnainterventista fu sempre più accesaspingendosi fino alla propagandadella violenza purificatrice e allamitizzazione della guerra. Tutti icollaboratori <strong>di</strong> Lacerba utilizzaronoogni mezzo (dalla poesia, all’invettiva,dal referendum alla satira) perraggiungere il loro scopo, l’entratain guerra dell’Italia. Molti <strong>di</strong> coloro


74 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: Suonatore ambulante <strong>di</strong> Zannini. Illustrazione riprodotta a tutta pagina sul numero 11 anno II <strong>di</strong> «Lacerba», 1giugno 1914. La rivista contribuì grandemente alla <strong>di</strong>ffusione del movimento futurista; riproduzione a tutta pagina <strong>di</strong> Piani elinee <strong>di</strong> una donna che si pettina (dal vero) <strong>di</strong> Ardengo Soffici apparso sul numero 21 dell’anno I del 1 novembre 1913 pag. 7che avevano lottato con la penna siarruolarono per battersi con le armi.Il 22 maggio 1915 uscì l’ultimonumero della rivista con un articolo<strong>di</strong> Papini intitolato Abbiamo vinto!:«Non abbandoniamo perciò la nostraopera. La riprenderemo connuove forze, senza nulla rinnegare emolto, speriamo, aggiungendo.Questo non è un ad<strong>di</strong>o, ma unapausa e una sosta. Non rinunciamo auna sillaba, a una idea – all’arte nostra,a quello che v’è <strong>di</strong> più profondoin noi, anche più profondo della nostraqualità <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni italiani. Atutti gli amici conosciuti e sconosciutiche fino a qui ci seguirono edaiutarono <strong>di</strong>amo appuntamento qui,nello stesso posto, il giorno dopo lapace. Oggi, giorno <strong>di</strong> preparazione e<strong>di</strong> pericolo, ognuno si reca al suo posto<strong>di</strong> combattimento». 7Lacerba fu un ottimo testimoneper comprendere lo spirito degli intellettualiitaliani nella <strong>di</strong>fficile situazionenazionale agli inizi Novecento,ma la sua attività si conclusedopo pochi anni <strong>di</strong> pubblicazione,infatti, nonostante le promesse <strong>di</strong>Papini, la rivista non riaprì più. 8NOTE1GIOVANNI PAPINI, Introibo, in «Lacerba», Firenze,Vallecchi, Anno I, n.1, 1 gennaio 1913.2G. PAPINI, Il cerchio si chiude, in «Lacerba»,Firenze, Vallecchi, 15 febbraio 1914.3Ibidem.4G. PAPINI, Freghiamoci della politica, in«Lacerba», Firenze, Vallecchi, Anno I, n. 20.5In Italia erano sorti Comitati unitari controle Compagnie <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, luoghi a<strong>di</strong>biti allareclusione <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> leva sospetti <strong>di</strong> tendenzesovversive. In seguito a due casi <strong>di</strong> sevizie<strong>di</strong>ventati famosi nell’opinione pubblica, i Comitatiindetti per chiedere lo scioglimento delleCompagnie trovarono l’occasione per avviarescontri <strong>di</strong>retti. Ancona lanciò la rivolta, poi seguironoTorino, Parma, Milano, Bari, Napoli eFabriano. Ci furono molti morti e feriti gravitanto che i giorni tra il 7 e il 14 giugno 1914 furonoricordati come la “settimana rossa”.6In «Lacerba», Firenze, Vallecchi, Anno II, n.16, 15 agosto 1914.7G. PAPINI, Abbiamo vinto!,in «Lacerba», Firenze,Vallecchi, Anno III, n. 22 [ma 21], 22maggio 1915.8In<strong>di</strong>ce della «Voce» e <strong>di</strong> «Lacerba», a cura <strong>di</strong>Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, 1966.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 75BvS: il libro ritrovatoCusto<strong>di</strong> e gli Scrittori classiciitaliani <strong>di</strong> economia politicaPer gli Italiani che bramano <strong>di</strong> «giovare alla comune loro patria»PAOLA MARIA FARINATra le imprese e<strong>di</strong>toriali incui si <strong>di</strong>stinse maggiormentePietro Custo<strong>di</strong>(Galliate, 1771 – Galbiate, 1842)figurano i cinquanta volumi dell’imponentee rara raccolta degliScrittori classici italiani <strong>di</strong> economiapolitica, stampati a Milano tra il1803 e il 1816, <strong>di</strong> cui la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong>via Senato possiede la serie completa.L’e<strong>di</strong>tore e curatore dell’opera,Pietro Custo<strong>di</strong>, <strong>di</strong> origini novaresi,dopo aver compiuto i primistu<strong>di</strong> nella città natale, si trasferì aMilano, dove frequentò il ginnasiopresso il collegio barnabita <strong>di</strong> S.Alessandro, e, successivamente, aPavia, dove si iscrisse alla facoltà <strong>di</strong>Giurisprudenza, laureandosi nel1795. 1 Fu proprio nell’ambientepopolazione, a istruire le masse e acondurre con vigore la propria battagliademocratica. «Punti fermidella sua polemica erano: […] ladenuncia dell’asservimento dei governanticisalpini ai voleri deiFrancesi, ormai senza incertezzeincompatibili col programma <strong>di</strong>costruzione <strong>di</strong> uno Stato democratico;[…] l’allarmata constatazionedel progressivo, e in prospettiva fatale,<strong>di</strong>stacco tra i governanti e ilpopolo, sempre più sfiduciato dopoi primi entusiasmi; […] l’accusaai governanti <strong>di</strong> avere pericolosamilanese,2 e più ancora in quellodell’ateneo pavese, che il giovaneassorbì l’influsso delle dottrinegiuris<strong>di</strong>zionaliste, maturando quegliideali democratici che, anche inseguito alla <strong>di</strong>scesa in Italia delletruppe <strong>di</strong> Napoleone Bonaparte,avrebbe vigorosamente sostenutonei suoi scritti teorici. 3Nel 1797 Custo<strong>di</strong> inauguròuna nuova testata, il «Tribuno delpopolo», sulle cui pagine si impegnavaa <strong>di</strong>fendere gli interessi dellaDa sinistra: ritratto <strong>di</strong> AntonioGenovesi (1713-1769), <strong>di</strong> cui PietroCusto<strong>di</strong> ha pubblicato <strong>di</strong>verse operenella collana degli Scrittori classici e <strong>di</strong>cui la BvS conserva la prima e<strong>di</strong>zioneremon<strong>di</strong>niana (1769) delle Lezioni<strong>di</strong> commercio o sia d’economia civile;ritratto <strong>di</strong> Pietro Verri (1728-1797),<strong>di</strong> cui Pietro Custo<strong>di</strong> ha pubblicatodue ine<strong>di</strong>ti negli Scrittori classici


76 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Ritratto <strong>di</strong> Francesco Algarotti(in BvS esemplare della primae<strong>di</strong>zione autorizzata delle Epistole inversi, 1759).Nella pagina accanto, dall’alto:il frontespizio delle Nuoveosservazioni su la riforma delle monete,<strong>di</strong> Gian-Rinaldo Carli(1720-1795) nel tomo XXI(vol. 14 Parte Moderna);il frontespizio degli Elementi<strong>di</strong> Economia Pubblica <strong>di</strong> CesareBeccaria (1738-1794) pubblicati inprima e<strong>di</strong>zione negli Scrittori classiciitaliani <strong>di</strong> economia politica (tomoXVIII; vol. 11 Parte Moderna)mente abbandonato la via […] dell’istruzionepopolare, intesa soprattuttocome costante informazionedei <strong>di</strong>ritti del citta<strong>di</strong>no». 4L’esperienza giornalistica ebbe,però, vita breve dal momentoche il perio<strong>di</strong>co venne fatto chiudereal terzo numero per interventodello stesso Napoleone; si trattò,comunque, <strong>di</strong> un passaggio fondamentalenell’esperienza dello stu<strong>di</strong>oso,che ebbe modo <strong>di</strong> esprimerepienamente sulle pagine del «Tribuno»i propositi che lo avrebberosuccessivamente animato nellacompilazione degli Scrittori classiciitaliani <strong>di</strong> economia politica. L’autoresottolineava, infatti, la necessità chei rappresentanti del popolo tenesseroconto delle esigenze reali dell’interacomunità, la quale doveva essereresa partecipe della costruzionedel proprio stato; sosteneva, inoltre,che tra le priorità delle nazionidovesse esserci quella <strong>di</strong> rendereogni citta<strong>di</strong>no consapevole dei propri<strong>di</strong>ritti e doveri, provvedendo allasua istruzione.Una vita assai travagliata (arresti,carcere, processi), l’arrivodelle truppe austro-russe in Milano,con la successiva caduta dellaRepubblica nel 1799, e poi il ritorno<strong>di</strong> Napoleone indussero Custo<strong>di</strong>a de<strong>di</strong>carsi con maggior de<strong>di</strong>zionee costanza agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> economiapolitica e finanziaria, pur nonrinunciando completamente a unapresenza attiva nella vita dello stato(ricoprì, tra l’altro, vari incarichinel pubblico impiego). 5Avviata con <strong>di</strong>screto successola carriera burocratica tra Milano eParma, Custo<strong>di</strong> si avvicinò a posizionipiù moderate e tolleranti, viavia più lontane dai toni violenti degliscritti giovanili; tra le sue opere


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 77mature sono da collocarsi propriogli Scrittori classici italiani <strong>di</strong> economiapolitica, da cui «traspariva la solidapreparazione in materie finanziarie»dello stu<strong>di</strong>oso, il quale <strong>di</strong>mostròcome quello spirito «democratico– umanitario della felicitàsociale che negli anni precedentiaveva sorretto il suo slanciopolitico» 6 non lo avesse abbandonato,ma si fosse stemperato in tonipiù maturi e ragionati.L’opera, come in<strong>di</strong>cato sopra,si compone <strong>di</strong> un totale <strong>di</strong> cinquantavolumi, dei quali i primi quarantottostampati per i tipi <strong>di</strong> GiovanniGiuseppe Destefanis e gli ultimidue recanti l’in<strong>di</strong>cazione «Imperialeregia stamperia».La raccolta è sud<strong>di</strong>visa in dueserie: la Parte Antica, dal tomo I altomo VII, comprende scritti <strong>di</strong>economisti del ’500 e del ’600, comeAntonio Serra (del quale si conservapresso la nostra <strong>Biblioteca</strong>anche la rarissima E<strong>di</strong>tio Princepsdel Breve trattato delle cause, che possonofar abbandonare li regni d’oro, &argento, Napoli, Lazzaro Scorriggio,1613), Gian-Donato Turbolo,Bernardo Davanzati, Gasparo Scaruffi,Geminiano Montanari, e sichiude con due autori dell’iniziodel ’700 (Carlo Antonio Broggia ePompeo Neri); la Parte Moderna,dal tomo VIII al tomo XLVIII, ède<strong>di</strong>cata a stu<strong>di</strong>osi del <strong>di</strong>ciottesimosecolo e include vari testi ine<strong>di</strong>ti oristampe <strong>di</strong> opere che successivamentenon sono state più pubblicate.A queste due sezioni <strong>di</strong> quarantottovolumi, considerate comeun’unica serie, si devono aggiungereulteriori due tomi, uno <strong>di</strong> Supplimento(XLIX) e uno <strong>di</strong> In<strong>di</strong>ci (L). 7Nell’opera sono accolti scrittoricelebri come Pietro Verri, CesareBeccaria, Francesco Algarotti,Antonio Genovesi, Fer<strong>di</strong>nandoGaliani, Lodovico Ricci e Gian-Rinaldo Carli, ma anche intellettualimeno conosciuti, quale il venezianoGianmaria Ortes (1713-1790), i cui testi, molti dei qualiine<strong>di</strong>ti e giunti a Custo<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamentedall’erede dell’abate, occupanoben sette volumi. 8Di molti autori ospitati nellaraccolta in esame la nostra <strong>Biblioteca</strong>possiede, tra l’altro, <strong>di</strong>verseopere in prima e<strong>di</strong>zione, come ilTrattato de’ tributi, delle monete e delgoverno politico della sanità <strong>di</strong> Broggia,stampato a Napoli nel 1743 daPietro Palumbo, lo scritto <strong>di</strong> GalianiDella moneta. Libri cinque,pubblicato nel 1750 dall’e<strong>di</strong>torenapoletano Giuseppe Raimon<strong>di</strong>, e,ancora, Dell’economia e del commerciodella moneta scritto da Carli euscito nel 1751.Ciascun tomo della raccoltapresenta un’organizzazione benscan<strong>di</strong>ta: <strong>di</strong> ogni autore l’e<strong>di</strong>torecuratoresi preoccupa <strong>di</strong> fornire lenotizie biografiche fondamentali,le quali fungono da introduzione econtestualizzazione per le relativeopere riportate imme<strong>di</strong>atamente aseguire; quin<strong>di</strong>, vi sono l’in<strong>di</strong>ce delvolume e un elenco degli errori incui si è incorsi nel tomo, con le specifichecorrezioni. 9 Al volume primo,in apertura, è possibile leggereanche la De<strong>di</strong>catoria, il Proemio el’Avvertimento, tutti a cura dell’e<strong>di</strong>tore,il quale si preoccupa <strong>di</strong> esplicitarei propri intenti letterari e civilie chiarire i criteri seguiti nellastesura dell’opera.Questo lavoro vide la luce nel1803 grazie al prezioso appoggiodell’autorità governativa, che anticipòall’e<strong>di</strong>tore una prima sovvenzione(20.000 lire <strong>di</strong> Milano), e poiuna seconda (15.000 lire), e sottoscrivendo70 copie. In seguito, acausa delle scarse ven<strong>di</strong>te, il governosi impegnò nell’acquisto dei 460esemplari ancora giacenti (su una


78 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Tavola ripiegata al tomo XIII(vol. 6 Parte Moderna) cheaccompagna l’Estratto del <strong>di</strong>scorsosulla perfetta conservazione del grano,pubblicato sotto il nome <strong>di</strong> BartolomeoIntieri <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando Galiani(1728-1787)tiratura <strong>di</strong> 1000 esemplari), pagandoliin parte in contanti e in partein beni nazionali. 10L’intervento statale si rese ancoranecessario nel 1816, quando laReggenza sottoscrisse 300 copiedegli ultimi due tomi, permettendoa Custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> terminare l’impresa,prima che si aprisse per lui un periodo<strong>di</strong> gravi <strong>di</strong>fficoltà e<strong>di</strong>toriali.La raccolta si configura nelsuo complesso come tentativo organico<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere una culturaeconomica europea nel mondoculturale e politico italiano; è evidentel’intento <strong>di</strong>dattico e civiledell’e<strong>di</strong>tore, il quale nella De<strong>di</strong>catoriaafferma <strong>di</strong> non voler destinare ilsuo testo a nobili o potenti, ma <strong>di</strong>rivolgersi alle masse a scopo educativo:«Io in<strong>di</strong>rizzo questa Raccoltaagl’Italiani che si sentono ancorastimolo d’onore e fervida brama <strong>di</strong>giovare alla comune loro patria[…]. La pluralità del popolo nonlegge; ma l’istruzione verbale epratica dei pochi che leggono ammaestrail popolo […]. Fu pertantomio solo proposito <strong>di</strong> rendere piùfacili a que’ pochi i mezzi d’istruzione;né io pretendo <strong>di</strong> coglieredal loro buon esito altro frutto, senon la compiacenza che può avereun armaiuolo che ha fornito d’armiun esercito, per la vittoria che conNOTE1ALESSANDRO ASPESI, Pietro Custo<strong>di</strong> (l’uomo– lo scrittore – il patriota e il politico),Milano, Gastal<strong>di</strong> E<strong>di</strong>tore, 1955, p. 12.2«In quel tempo Milano gli parve il campopiù adatto al suo alacre spirito ed al suodesiderio <strong>di</strong> attività, ed infatti non ebbe apentirsi <strong>di</strong> avervi fissato la sua <strong>di</strong>mora. […] AMilano si era andato formando intorno aPietro Verri, al fratello Alessandro, a CesareBeccaria, a Gian Rinaldo Carli, e ad altri,quel gruppo <strong>di</strong> audaci innovatori nel camposociale, da cui derivò lo stu<strong>di</strong>o particolaredell’economia politica […]», in Ibi, p. 13.3Quale primo atto pubblico <strong>di</strong>ede allestampe l’opuscolo Della sovranità del popoloe dell’eccellenza <strong>di</strong> uno Stato libero (LI-VIO ANTONIELLI, Custo<strong>di</strong>, Pietro, in DizionarioBiografico degli Italiani, vol. 31, Roma, Istitutodella Enciclope<strong>di</strong>a Italiana, 1985, p.518).4Ibi, p. 519.5Fu proprio durante il suo ritiro dallapolitica, al tempo dell’occupazione austrorussa,che Custo<strong>di</strong> andò maturando il progettodella sua opera capitale, la raccoltadegli Economisti classici italiani, «in ciòconfortato e consigliato dal Melzi e dalPara<strong>di</strong>si», in A. ASPESI, Pietro Custo<strong>di</strong>, p. 13.6L. ANTONIELLI, Custo<strong>di</strong>, Pietro, in DizionarioBiografico degli Italiani, vol. 31, p.521.7I cinquanta volumi, nell’In<strong>di</strong>ce, sonoin<strong>di</strong>cati con una doppia numerazione, unaper «serie particolare» e una per «serie generale»,rispettivamente: «Parte antica», A 1 -A 7 e I-VII (rispondente all’in<strong>di</strong>cazione sulfrontespizio) e «Parte moderna», M 1 -M 41 eVIII-XLVIII (mentre sul frontespizio compaionole cifre romane da I a XLI). Cfr. Catalogodella biblioteca <strong>di</strong> Luigi Einau<strong>di</strong>. Opereeconomiche e politiche dei secoli XVI-XIX, acura <strong>di</strong> Dora Franceschi Spinazzola, vol. II(numeri 3148-6258), Torino, <strong>Fondazione</strong>Luigi Einau<strong>di</strong>, 1981, pp. 769-770 (schedanumero 5193).8«Quantunque come ine<strong>di</strong>te possanopure riguardarsi anche le opere stampate,


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 79quell’armi lo stesso esercito avràriportato». 11L’intento del curatore consistenon già nell’ottenere fama attraversol’opera quanto nel giovare,tramite essa, «agli uomini <strong>di</strong>animo generoso» che nutrano unprofondo amor patrio, affinchésiano partecipi in maniera costruttivaalla vita della nazione; 12 è sullabase <strong>di</strong> questo presupposto che èstata condotta la scelta dei testi dainserire nell’e<strong>di</strong>zione, la qualevuole presentare valori e idealicon<strong>di</strong>visibili dagli uomini del primoOttocento.Non solo, quin<strong>di</strong>, scrittori etesti celebri, ma anche molte opererimaste ine<strong>di</strong>te e meritevoli <strong>di</strong> famainternazionale, 13 in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrareagli stranieri che il popolocisalpino non è in nulla inferiorea francesi e inglesi. Custo<strong>di</strong> <strong>di</strong>chiara,nel Proemio, <strong>di</strong> aver lavorato«procurando con questa Raccolta<strong>di</strong> render facili e comuni i mezzicio, <strong>di</strong>retta a risolvere il problemadell’accademia <strong>di</strong> Padova (vol.XLVI), stesa da Melchiorre Delficoagli inizi degli anni ’90 per unconcorso ban<strong>di</strong>to dall’accademiapadovana, ma allora né premiatoné pubblicato; e, infine, due testi<strong>di</strong> Pietro Verri, Memorie storichesull’economia pubblica dello Stato <strong>di</strong>Milano 17 e Osservazioni sulla tortura,e singolarmente sugli effetti cheprodusse all’occasione delle unzionimalefiche, alle quali si attribuì la pestilenzache devastò Milano l’anno1630 (vol. XXIV).Si può, dunque, concludereche a Pietro Custo<strong>di</strong> possa esserericonosciuto il merito <strong>di</strong> aver contribuitoalla scoperta, e alla riscoperta,<strong>di</strong> autori e testi importantidel patrimonio culturale italiano e<strong>di</strong> aver dato un contributo sinceroper ravvivare, a inizio Ottocento,quell’amor <strong>di</strong> patria che, <strong>di</strong> lì a breve,avrebbe infiammato i cuori neglianni del Risorgimento italiano.dell’istruzione economica, senzadella quale non è sperabile il risorgimento<strong>di</strong> una nazione» 14 e si augurache «tutti i generosi Italiani[…] si avvezzino a riguardarsi comefigli <strong>di</strong> una comune patria; eper egual maniera che per più secolifu costante la smania per i soaviversi […] del parlar Toscano, cosìs’introduca […] la moda de’ verie so<strong>di</strong> studj della politica economia,e le rivalità tacciano, e si vedràtosto l’Italia sorger florida e felice».15 Tra gli ine<strong>di</strong>ti pubblicati figurano:gli Elementi <strong>di</strong> EconomiaPubblica (vol. XVIII), raccolta postumadelle lezioni tenute da CesareBeccaria presso le Scuole palatine<strong>di</strong> Milano tra il 1769 e il1771; 16 le Nuove osservazioni su lariforma delle monete, 1770 e il Rapportodel principe Kaunitz Rietbergfatto a S. M. I. il giorno 11 ottobre1776 su la riforma delle monete nelloStato <strong>di</strong> Milano (vol. XXI), entrambiredatti da Gian-Rinaldo Carli;la Memoria sulla libertà del commeravendolel’autore limitate a pochissimiesemplari che regalò agli amici» in PIETROCUSTODI, Avvertimento, in Scrittori classiciitaliani <strong>di</strong> economia politica, a cura <strong>di</strong> PietroCusto<strong>di</strong>, vol. I, Milano, Giovanni GiuseppeDestefanis, 1803, p. XX.9Alla fine del tomo XVII (vol. 10 ParteModerna), dopo la sezione de<strong>di</strong>cata agli Errori– Correzioni, compare un primo Catalogodegli associati alla raccolta degli economistiItaliani, ripreso e aggiornato nel tomoXLVIII (vol. 41 Parte Moderna).10L. ANTONIELLI, Custo<strong>di</strong>, Pietro, in DizionarioBiografico degli Italiani, vol. 31, p.518.11PIETRO CUSTODI, De<strong>di</strong>catoria, in Scrittoriclassici italiani <strong>di</strong> economia politica, vol. I,pp. V-VIII.12PIETRO CUSTODI, Proemio dell’e<strong>di</strong>tore, inScrittori classici italiani <strong>di</strong> economia politica,vol. I, pp. IX-XVIII.13«L’imparziale osservatore riscontreràriuniti in questa Raccolta, non già tutti gliscrittori economici Italiani, ma que’ soli chea ragione possono chiamarsi maestri nellaparte della scienza che hanno preso a trattare»,in Ibi, p. XIII.14Ibi, p. XVI.15Ibi, p. XVIII.16Comprendono quattro parti: «Principie viste generali», «Dell’agricoltura politica»,«Delle arti e manifatture» e «Del commercio».17«Il manoscritto originale <strong>di</strong> questaimportantissima opera, già <strong>di</strong>sposto dall’autoreper la stampa, mi venne cortesementecomunicato dalla stimabile <strong>di</strong> luivedova. Io ho creduto <strong>di</strong> aggiungervi quasiin forma <strong>di</strong> una lunga nota le Osservazionisulla tortura, per sod<strong>di</strong>sfare alla curiosità<strong>di</strong> molti che bramavano <strong>di</strong> vederlepubblicate, e perché altronde l’esempiodel fatto atroce che ne forma il principalsoggetto può servire <strong>di</strong> più ampia <strong>di</strong>mostrazionedelle barbarie de’ tempi, de’quali trattasi verso il fine delle Memoriestesse» in P. CUSTODI, Scrittori classici italiani<strong>di</strong> economia politica, vol. XXII, p.LXIII-LXIV.


L’impegno <strong>di</strong> Med6.000 spot gr


iaset per il socialeatuiti all’anno6.000i passaggi tv che Me<strong>di</strong>aset, in collaborazione conPublitalia’80, de<strong>di</strong>ca ogni anno a campagne <strong>di</strong> carattere sociale.Gli spot sono assegnati gratuitamente ad associazioni ed entino profit che necessitano <strong>di</strong> visibilità per le proprie attività.250i soggetti interessati nel 2008 da questa iniziativa.Inoltre la Direzione Creativa Me<strong>di</strong>aset produce ogni anno,utilizzando le proprie risorse, campagne per sensibilizzarel'opinione pubblica su temi <strong>di</strong> carattere civile e sociale.3società - RTI SpA, Mondadori SpA e Medusa SpA costituitenella Onlus Me<strong>di</strong>afriends per svolgere attività <strong>di</strong> ideazione,realizzazione e promozione <strong>di</strong> eventi per la raccoltafon<strong>di</strong> da destinare a progetti <strong>di</strong> interesse collettivo.


82 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011BvS: il Fondo ImpresaATM: se ne è fatta <strong>di</strong> stradain questi ottant’anniStoria del trasporto pubblico milanese dai cavalli alla metropolitanaGIACOMO CORVAGLIAAzienda TrasportiMilanesi, compie 80 anni.L’ATM,La storia inizia nel 1931quando, come recita il primo articolodel Regolamento Comunale,l’ATM <strong>di</strong>viene un’azienda autonomaper «l’esercizio del servizio tranviariocomunale <strong>di</strong> Milano tanto nell’internodella città quanto tra la cittàe i centri che sono a essa collegati».In realtà, la storia dei trasportipubblici a Milano è molto più antica,risalendo fino al 17 agosto 1840 conl’apertura della ferrovia Milano-Monza. Il passo successivo è del 1841con la nascita degli omnibus, vetturetrainate da un cavallo, mentre neglianni Settanta vengono inaugurate leippovie su binari. Nel 1881 compaiono3 linee tranviarie seguite, nel1893, dalla prima tranvia elettricacostruita dalla società E<strong>di</strong>son, checollega Piazza Duomo a Corso Sempione.Nel 1917, scaduta la concessionealla E<strong>di</strong>son, il Comune prendein gestione <strong>di</strong>rettamente la rete tranviariacostituendo l’Azienda TranviariaMunicipale che nel 1931 <strong>di</strong>venteràautonoma.Nel secondo dopoguerra, dopoil periodo della ricostruzione, sipotenzia il trasporto pubblico sugomma e nel 1964 viene inauguratala prima linea <strong>di</strong> metropolitana (la linearossa), mentre nel 1969 è la volta<strong>di</strong> quella verde. Il 1º gennaio 1965ATM cambia nome in Azienda TrasportiMunicipali. Nel 1990 vieneaperta la terza linea metropolitana(gialla) e le altre due prolungate. Nel1999 cambia nuovamente nome inAzienda Trasporti Milanesi e nel2001<strong>di</strong>venta Società per Azioni.In occasione del suo ottantesimoanniversario, ATM propone numeroseiniziative e<strong>di</strong>toriali come ilprogetto letterario sulle linee tranviarie7, 9 e 17. I passeggeri accantoall’obliteratrice trovano un <strong>di</strong>spensercontenente i primi capitoli <strong>di</strong> romanziche rispecchiano fedelmenteil libro riproducendo la copertina ele scelte tipografiche della casa e<strong>di</strong>triceHooks Books.Il progetto e<strong>di</strong>toriale è un incentivoalla lettura offrendo ai passeggeriun’esperienza piacevole euno stimolo a continuare a leggere.Oltre ai primi capitoli <strong>di</strong>stribuitigratuitamente, ATM ripropone ine<strong>di</strong>zione tascabile il libro <strong>di</strong> FrancescoOgliari, Milano in tram, e<strong>di</strong>to daHoepli. Grazie al piccolo volume ipasseggeri possono rivedere il famoso“gamba de legn”, la “foca barbisa”e ritrovare le atmosfere <strong>di</strong> un tempoin un viaggio che ripercorre i cambiamentidel sistema <strong>di</strong> trasporto.A proposito del “gamba delegn”, custo<strong>di</strong>to nel Fondo dell’Impresadella <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato sitrova Il Gamba de legn: il tram nel milanesedalle ippovie ad oggi, a cura <strong>di</strong>Giammarco Cazzaniga, pubblicatonel 1961 dalla Lombarda E<strong>di</strong>zioni inoccasione del sessantesimo anniversario<strong>di</strong> ATM. Il volume racconta lastoria dei trasporti pubblici milanesiattraverso immagini d’epoca, storiee aneddoti come appunto la storiadel “gamba de legn” che inizia il 9settembre 1878, con l’atto <strong>di</strong> conces-


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 83Fondo Impresa della BvS.Nel 1938 viene pubblicata acura dell’Azienda Tranviaria Municipalela Guida dei servizi tranviari-filoviaried automobilistici con in<strong>di</strong>catorestradale e piante topografiche. Il volume,oltre a contenere piante topografichedel comune <strong>di</strong> Milano aggiornateal 1 gennaio 1938 e 10 tavolea colori con in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> servizioe itinerari, è riccamente illustratocon foto e immagini in bianco e nero.In occasione dei primi <strong>di</strong>eci anni<strong>di</strong> attività, nel 1940 viene pubblicatoDieci anni <strong>di</strong> Lavoro, e<strong>di</strong>zionefuori commercio a cura del presisioneper la costruzione <strong>di</strong> una tramviaa vapore tra Milano e Magenta.Per l’epoca si trattava <strong>di</strong> un mezzo <strong>di</strong>trasporto tecnologicamente moltoavanzato, se confrontato con i tram acavalli milanesi gestiti dalla SocietàAnonima degli Omnibus. La velocitàmassima del convoglio fu stabilitain 15 km/h in campagna, 10 km/hentro i confini <strong>di</strong> Milano, 5 km/h inNella pagina accanto: Guida dei servizi tranviari - filotranviari ed automobilistici <strong>di</strong> Milano. In questa pagina: a sinistraIl Gamba de legn; a destra: copertina del catalogo In tram. Storia e miti dei trasporti pubblici milanesicaso <strong>di</strong> nebbia e traffico ma la cosapiù curiosa era che in caso <strong>di</strong> nebbia,fenomeno frequentissimo a Milano,il convoglio doveva essere precedutoda un uomo a pie<strong>di</strong> con fischietto peravvertire del pericolo imminente.Con l’avvento dei tram elettrici il destinodel “gamba de legn” era segnatoma, nonostante l’opposizione degliabitanti all’elettrificazione dellalinea, il 30 agosto 1957 il servizio fusoppresso per essere sostituito da autobusarticolati.L’origine del nomignolo“gamba de legn” è incerta; alcunefonti lo attribuiscono all’andatura“zoppicante” del tram, altre al fattoche uno dei primi operai che azionavagli scambi manuali in città avesseuna gamba <strong>di</strong> legno. Il gamba delegn, che è già un soprannome, aporta Magenta era chiamato con ilnomignolo “S’gic”, <strong>di</strong> etimologia incerta,ma <strong>di</strong> probabile significato“stantuffo”.Nel corso della sua lunga storiasono tantissimi i volumi pubblicatida ATM. Oltre al già citato Gamba delegn numerose sono anche le pubblicazionia cura <strong>di</strong> ATM possedute nel


84 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011Da sinistra: il tram urbano in Largo Cairoli; Autobus a metano in piazza Duomodente dell’ATM Leonardo Acquati.Il prezioso volume è rilegato in telagrezza, con titoli e logo aziendaleimpressi a secco sulla copertina e suldorso; l’accurata impaginazione, comeviene in<strong>di</strong>cato sul colophon, è <strong>di</strong>Alfredo Banfi. Nel volume sono presentinumerose illustrazioni e 5 tavolea colori su cartoncino firmate Mariuse raffiguranti rispettivamente:una vettura 5000 in Largo Cairoli;un tram interurbano in Porta Venezia;un nuovo autobus a metano inpiazza Duomo; un autobus intercomunicantedella S.A.C.I. in piazzaSanto Stefano; un filobus a tre assi inviale Romagna. Sono inoltre presenti2 carte più volte ripiegate riproducentiuno schema dei servizitranviari, filoviari, automobilisticiurbani e interurbani e una pianta delterritorio stu<strong>di</strong>ato per una futura sistemazione.Nel 1961 viene pubblicato acura del Centro Culturale dell’AziendaTranviaria Municipale unpiccolo volume, Cento anni <strong>di</strong> trasportipubblici a Milano, in cui attraversoracconti e immagini viene illustratala storia dei trasporti meneghini.In occasione dei quarant’anni<strong>di</strong> ATM, nel 1971 viene allestita aPalazzo Morando la mostra fotograficaDal cavallo al tramway e la rivistaCittà <strong>di</strong> Milano de<strong>di</strong>ca l’intero numero3 all’evento, con tutte le foto espostein mostra.Nel 1982, ancora, viene stampatoda Electa il catalogo della mostratenuta a Milano da giugno a settembrepresso la Rotonda <strong>di</strong> via BesanaIn tram: storia e miti dei trasportipubblici milanesi.In occasione del ventesimo anniversariodella Metropolitana Milanesel’Azienda dei Trasporti Municipalipubblica ATM: 196 –1984 ventanni<strong>di</strong> servizio Atm in metropolitana.Dal 1986 al 1988 vengono pubblicatia cura dell’Azienda Trasporti Municipalitre volumi in cui si ripercorrela storia dei <strong>di</strong>versi mezzi <strong>di</strong> trasportopubblico in uso a Milano. Il primo,del 1986, Filovie e Filobus: Milano,1903 –1986, scritto da Marco Bersa,il secondo, del 1987, Tram e tramvie aMilano, 1840 –1987, scritto da GiovanniCornolò e da Giuseppe Severie infine il terzo, del 1988, Autobus aMilano (1906 –1988) scritto da GiuseppeSeveri e Roberto Vasini.Nel 1995 ATM pubblica Ilmessaggio che cammina: la pubblicità adecorazione integrale, ultima espressionedella pubblicità <strong>di</strong>namica. Il volumeè una rassegna delle prime 60 campagne<strong>di</strong> pubblicità a decorazione integralecomparse a Milano su tram,autobus e filobus. Sempre dall’Aziendaviene pubblicato nel 1996 Artetramviaria milanese: 51 tram fatti adarte un catalogo in cui vengono presentatii progetti elaborati nell’ambitodell’iniziativa «Arte TranviariaMilanese» che ha visto la collaborazionetra Accademia <strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong>Brera e ATM per la realizzazione <strong>di</strong>vetture decorate con messaggi nonpubblicitari ma artistici.ATM nel 2003 fa <strong>di</strong>stribuiregratuitamente in metropolitanaSubway, una felice collana compostada 12 fascicoli con racconti <strong>di</strong> lunghezzavariabile, a seconda del numero<strong>di</strong> fermate che il passeggerodeve effettuare, come ad esempio“Non sono ancora stanca”, racconto da4 fermate, e così via. L’iniziativa riscuotesuccesso e viene ripetuta anchel’anno successivo.


✁la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoMilano85Questo “bollettino” mensile è <strong>di</strong>stribuitogratuitamente presso la sede della <strong>Biblioteca</strong>in via Senato 14 a Milano.Chi volesse riceverloal proprio domicilio,può farne richiestarimborsando solamentele spese postali <strong>di</strong> 20 europer l’invio dei 10 numeriMODALITÀ DI PAGAMENTO:• Inviare la scheda <strong>di</strong> abbonamento sottostante, unitamentea un assegno bancario intestato a “<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato”• Pagamento in contanti presso la nostra sede:<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato, via Senato 14, Milanola <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoMilanoNomeCognomein<strong>di</strong>rizzo a cui si intende ricevere la rivistatelefonomailfirmaconsento che i miei dati personali siano trasmessi ad altre aziende <strong>di</strong> vostra fiducia per inviarmi vantaggiose offertecommerciali (Legge 675/96) Barri la casella se intende rinunciare a queste opportunità


86 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011BvS: nuove schedeRecenti acquisizioni della<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via SenatoLa bibliografia al centro, tra riviste e cataloghi <strong>di</strong> mostre a temaArianna Calò, Valentina Conti,Giacomo Corvaglia, Paola MariaFarina, Annette Popel Pozzoe Beatrice PorcheraAlciati, Andrea (1492-1550).Andreae Alciati Emblematum libellus,nuper in lucem e<strong>di</strong>tus. Venezia,ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Aldo Manuzio il vecchio,1546.Primo libro emblematicostampato in Italia e unica e<strong>di</strong>zioneitaliana <strong>di</strong> Alciati stampata nel secoloXVI. Si tratta inoltre della prima e<strong>di</strong>zionedel secondo libro emblematicodell’Autore. L’opera contiene 86emblemi (2 sono privi <strong>di</strong> “pictura”).Accanto al Polifilo, gli Emblemata sonotra le pochissime opere corredate<strong>di</strong> un ricco apparato illustrativo uscitedai torchi <strong>di</strong> Aldo Manuzio.Adams A-602. Essling, p. 673.Landwehr, Romantic, 33. Mortimer,Italian,14. Praz, p. 249. Renouard, pp.138-139. Sander 224. (A.P.P.)Alighieri, Dante (1265-1321);Can<strong>di</strong>ani, Francesco.L’Inferno <strong>di</strong> Dante esposto in <strong>di</strong>alettomilanese da Francesco Can<strong>di</strong>ani.Milano, E<strong>di</strong>zioni Fondazioni Labus-Pullé,2011.Ristampa anastatica dell’e<strong>di</strong>zionestampata a Milano nel 1860 aspese <strong>di</strong> Cristoforo Can<strong>di</strong>ani con i tipi<strong>di</strong> D. Salvi e Comp. Esemplare n.16/320 copie. (G.C.)Audebert, Jean Baptiste (1759-1800).Histoire naturelle des singes et desmakis, par J.B. Audebert, membre de laSociété d’Histoire naturelle de Paris.Parigi, Jacques Desray, an VIII [i.e.1799-1800].Prima e unica sontuosa e<strong>di</strong>zionein folio, contenente 61 tavole <strong>di</strong>scimmie, <strong>di</strong>vise in sei rami <strong>di</strong> famiglie.Le illustrazioni furono stampatea colori secondo un processo inventatoproprio da Audebert e ritoccatea colori dall’Autore che ebbebuona reputazione come naturalista.Si tratta dell’esemplare 1/25 ritoccatoe firmato dall’Artista: «L’un desvingt-cinq premiers exemplaires rétouchéspar l’auteur No I».Nissen ZBI 156. Wood, p. 206.(A.P.P.)Balsamo, Paolo (1764-1816).Sulla istoria moderna del Regno<strong>di</strong> Sicilia memorie segrete dell’abatePaolo Balsamo. Palermo, [s.n.], anno Idella rigenerazione [i.e. 1848].Prima e<strong>di</strong>zione dell’opera delsiciliano Paolo Balsamo pubblicatapostuma con la prefazione del sacerdoteGregorio Ugdulena. Il testo sioccupa delle complesse vicende cheportarono all’abolizione, nel 1816,della costituzione siciliana redattanel 1812 dallo stesso Balsamo sulmodello <strong>di</strong> quella inglese. Si tratta <strong>di</strong>un’«opera <strong>di</strong> notevole impegno, conla quale il B. contribuì a creare quell’atmosfera<strong>di</strong> rimpianto per la perdutain<strong>di</strong>pendenza, che caratterizzòlo spirito pubblico isolano in tutta laprima metà dell’800, e con la quale<strong>di</strong>ede, nello stesso tempo, un nuovoavviamento alla storiografia siciliana,la quale, da eru<strong>di</strong>ta quale era fondamentalmenteancora nel ’700, acquistòun carattere politico e polemico»(http://www.treccani.it/enciclope<strong>di</strong>a/paolo-balsamo_%28Dizionario-Biografico%29/;controllatoil 27/09/2011).Mira I, p. 72. (B.P.)Beccaria, Cesare (1738-1794).Dei delitti e delle pene. Nuova e<strong>di</strong>zione,corretta ed accresciuta. Parigi,François-Ambroise Didot, 1781.


novembre / <strong>di</strong>cembre 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano 87E<strong>di</strong>zione stampata in pochissimecopie, come in<strong>di</strong>cato in calce a p.156: «Di questa e<strong>di</strong>zione in-4°ne sonostate stampate quattor<strong>di</strong>ci copiesolamente; ed è la prima che è stata<strong>di</strong>visa in sei parti, e sud<strong>di</strong>visa per materie,secondo l’or<strong>di</strong>ne approvatodall’Autore stesso». L’esemplare sipresenta in una bella legatura coevain pieno marocchino a grana lungacon elaborata bordura ai piatti, labbrie unghiatura decorati in oro, condecorazione à mille points al dorso, erisguar<strong>di</strong> in seta. (A.P.P.)Bonfantini, Mario (1904-1978); Emanuelli, Enrico (1909-1967); Raimon<strong>di</strong>, Giuseppe (1898-1985).La Libra. Mensile letterario <strong>di</strong>rettoda Mario Bonfantini. Novara,[s.n.], 1929.Fascicolo del I numero dellanuova «La Libra» (maggio 1929).Contiene la de<strong>di</strong>ca manoscritta <strong>di</strong>Enrico Emanuelli al Direttore: «Caro,Ecco la libra [sic] appena uscitadalla macchina. La testata mancaperché va fatta con un altro colore,bleu. E va messa in questo spaziobianco, dove io scrivo adesso. Faremouna grande <strong>di</strong>stribuzione e ci impianteremosul serio!». Dal DBI, 42,p. 571: «Il programma del nuovomensile ripeteva quello già inauguratoda Solaria. Il rinnovamento culturaledoveva avvenire attraverso uncostante richiamo alla tensione moraledello scrittore, mentre la modernitàandava raggiunta nel recuperodella tra<strong>di</strong>zione italiana. In particolaresi chiedeva allo scrittore <strong>di</strong> tenereben fermo lo sguardo sull’esperienzaumana, sull’autenticità dellavita vissuta, lasciando sullo sfondopreoccupazioni d’or<strong>di</strong>ne tecnicosperimentaleo linguistico». (A.C.)Capponi, Carlo (a cura <strong>di</strong>).Processi <strong>di</strong> Fra Girolamo, de’ dueCompagni e de’ Seguaci. [s.l.], [s.n.],[s.d.] [i.e. ca. 1860]. 4 volumi.Il contenuto dei quattro volumi(I tre processi del Savonarola; Processo<strong>di</strong> Frate Silvestro Maruffi compagno<strong>di</strong> Frate Girolamo Savonarola; Il processo<strong>di</strong> Frate Domenico Buonvicini daPescia compagno <strong>di</strong> Frate Girolamo Savonarolae I processi <strong>di</strong> alcuni seguaci <strong>di</strong>Frate Girolamo Savonarola) vennepubblicato per la prima volta all’interno<strong>di</strong> Pasquale Villari, La storia <strong>di</strong>Girolamo Savonarola e de’ suoi tempi,Firenze, Le Monnier, 1859-1861. Ilconte Carlo Capponi fece stampareuna tiratura limitata, solo 12 esemplari,della parte relativa ai processi,aumentando in essa le note dell’e<strong>di</strong>tore(cfr. C. Guasti, Necrologia delconte Carlo Capponi, Firenze, 1865,che alle pp. 25-27 contiene un Elencocronologico delle pubblicazioni fatte percura del Conte Carlo Capponi). Esemplareproveniente dalla biblioteca <strong>di</strong>Carlo Alberto Chiesa (1926-1998),con ex libris <strong>di</strong> Piero Ginori Conti(1865-1939). (B.P.)Coferati, Matteo (1638-1703).Cantore addottrinato in tutte leregole del canto corale; ovvero Modo facile,e breve per la pratica de’ precetti piùnecessarj del Canto Fermo, per mantenereil Coro alla medesima altezza <strong>di</strong> voce,e <strong>di</strong> ripigliarla dove resta l’Organo.[…].Firenze, Nestenus/Borghigiani& Scaletti, 1708.Terza e<strong>di</strong>zione ampliata dell’opera<strong>di</strong> Coferati (cappellano delDuomo <strong>di</strong> Firenze dal 1663, organistae cantore), in cui l’Autore illustrale principali regole del canto fermo,il modo <strong>di</strong> mantenere l’altezza dellavoce nel coro e la maniera <strong>di</strong> intonareinni, salmi e uffici per i <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>dell’anno liturgico; la chiarezza <strong>di</strong>tali regole, l’impostazione <strong>di</strong>datticadell’opera e la pulita rappresentazionedelle notazioni musicali quadratesu tetragrammi hanno reso il Cantoreaddottrinato un testo molto usatonelle Scholae cantorum delle <strong>di</strong>versecappelle musicali. (P.M.F.)Damiano, Antonino (pseud. <strong>di</strong>Sarmento, Luigi; 1694-1775).Lu vivu mortu Effettu <strong>di</strong> lu piccatu<strong>di</strong> la Carni, Causatu da lu vanu, ebruttu amuri <strong>di</strong> li Donni causa principalid’ogni dannu. Storia morali cumpostada D. Antuninu Damianu Carinisi,Pri <strong>di</strong>virtimentu, e prufittu <strong>di</strong> liGiuvinotti, ch’accumenzanu a pratticaristu fallaci Munnu. Palermo, AngiluFilicella, 1734.Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un rarissimopoemetto in <strong>di</strong>aletto siciliano cheebbe enorme successo nonostante lasua forte connotazione misogina;l’opera si propone come ammaestramentoai “giuvinotti” per salvarlidalle donne, dall’innamoramento edai vizi. Sembra che il clamore suscitatoda questa pubblicazione abbiaindotto l’Autore a pentirsi dell’ostilitàin essa espressa e a rinunciare a similiargomenti per de<strong>di</strong>carsi a stu<strong>di</strong><strong>di</strong> carattere religioso. (P.M.F.)Godwin, Joscelyn.Athanasius Kircher e il Teatro delMondo. Roma, Istituto Poligrafico eZecca dello Stato, 2010.Una delle menti più originalidel suo secolo, nel 1651 il gesuitaAthanasius Kircher (1602-1680)fondò nel Collegio Romano il MuseoKircheriano, condensando in essoi risultati dei suoi stu<strong>di</strong> in <strong>di</strong>versiambiti dello scibile, che gli valsero iltitolo <strong>di</strong> “maestro in un centinaio <strong>di</strong>arti”. Il piano del volume, corredato


88la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> via Senato Milano – novembre / <strong>di</strong>cembre 2011da 400 illustrazioni tratte da e<strong>di</strong>zionia stampa dei suoi testi, segue le categoriedella «Kunst- und Wunderkammer,modello antesignano dei musei:Artificialia(le opere dell’uomo), rappresentatedalle Antichità; Naturalia(le meraviglie della Natura); Scientifica(gli strumenti elaborati dall’ingegnodell’uomo) ed Exotica (gli oggettiprovenienti da territori extraeuropei).A questi capitoli se neaggiunge uno sulle scienze che si occupanodell’orecchio, e uno sull’importanzadelle mappe e delle pianteper la visualizzazione kircheriana delmondo» (cfr. Prefazione). (A.C.)Hausbergher,Mauro (a cura <strong>di</strong>).Gli incunaboli della <strong>Biblioteca</strong> capitolare<strong>di</strong> Trento. Trento, Soprintendenzaper i beni librari archivistici earcheologici della Provincia autonoma<strong>di</strong> Trento, 2009 (Patrimonio storicoe artistico del Trentino, 30).Catalogo degli incunaboli della<strong>Biblioteca</strong> capitolare <strong>di</strong> Trento.L’e<strong>di</strong>zione descrive 133 incunabolistampati tra il 1463 e il 1500. Il lavorocondotto da Mauro Hausbergher,coa<strong>di</strong>uvato da Luciano Borrelli perle legature, apporta nuove testimonianzecirca la formazione della bibliotecae il ruolo che in essa hannoavuto sia i membri del Capitolo, sia ivescovi del secondo Quattrocento edel primo Cinquecento. (V.C.)La Bibliofilia. Raccolta <strong>di</strong> scrittisull’arte antica in libri, stampe, manoscritti,autografi e legature.Firenze, Leo S. Olschki, 1899-2011.Rivista fondata nel 1899 daLeo S. Olschki e <strong>di</strong>retta da GiuseppeBoffito, Roberto Ridolfi, Luigi Balsamoed Edoardo Barbieri. 112 volumiin 77 tomi – A. I, n. 1 (apr. 1899)-A. CXII, n. 3 (apr. 2011) – corredatida 5 volumi <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci datati 1899-2000. È la più autorevole rivista italianade<strong>di</strong>cata alla storia del libro.Avvalendosi <strong>di</strong> collaborazioni internazionali,offre il meglio della ricercascientifica attraverso recensionicritiche, <strong>di</strong>scussioni e rassegne suglistu<strong>di</strong> storici relativi a problemi <strong>di</strong>e<strong>di</strong>toria, tipografia, bibliografia ecommercio librario. (G.C.)La Roche Du Maine, Jean-Pierre-Louis de, marquis de Luchet(1740-1792).Les folies philosophiques par unhomme retiré du monde. [s.l.], [s.n.],1784.Prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo curiosotesto in due parti <strong>di</strong> utopia filosofica,in cui si narra del principe in<strong>di</strong>anoTaxile, figlio del re Totimbohu,e delle sue scarpe magiche chetrasformano per miracolo tutto ciòche toccano. Al <strong>di</strong> sotto della tramafiabesca, l’opera <strong>di</strong>venta satira, contenendovelate allusioni a personaggidell’epoca, tra cui l’enciclope<strong>di</strong>staD’Alembert. Les folies sono destinate«au petit nombre d’hommes qui onréfléchi sur les nombreux ri<strong>di</strong>culesde notre espèce et qui savent que,dans ce monde, il faut rire & pardonner...»(cfr. L’E<strong>di</strong>teur au public).Barbier II, 477. Cioranescu41043. Quérard V, 386. (A.C.)Power, Jeannette (1794-1871).Guida per la Sicilia opera <strong>di</strong> GiovannaPower nata Villepreux. Napoli,Stabilimento Poligrafico <strong>di</strong> FilippoCirelli, 1842.L’opera è il frutto della passionenaturalistica e delle lunghe passeggiatesiciliane («Ho percorso apie<strong>di</strong> e in tutte le <strong>di</strong>rezioni più voltetutta la Sicilia, provincia per provincia,per fare collezioni <strong>di</strong> storia naturalee <strong>di</strong> antichità») a cui JeannetteVillepreux, moglie del nobile JamesPower, si de<strong>di</strong>cò negli anni in cui risiedettea Messina. L’e<strong>di</strong>zione contiene4 tavole ripiegate con le piantetopografiche <strong>di</strong> Siracusa, Agrigento,Selinunte e dell’intera isola; in particolare,l’esemplare della BvS reca lade<strong>di</strong>ca manoscritta dell’Autrice alConte D’Orsay. (P.M.F.)Recupito, Giulio Cesare(1581-1647).De Vesuviano incen<strong>di</strong>o nuntius.Napoli, Egi<strong>di</strong>o Longo, 1632.Prima e<strong>di</strong>zione dell’opera delgesuita Giulio Cesare Recupito, docentea Napoli <strong>di</strong> filosofia e teologianel collegio del suo or<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> cui fuprefetto e rettore. Egli si occupò anche<strong>di</strong> geologia e in particolare <strong>di</strong> terremoti.Nel trattato De Vesuviano incen<strong>di</strong>odescrive la violenta eruzionedel Vesuvio avvenuta nel 1631. (B.P.)Sisti, Andrea; Balbi Mathias (acura <strong>di</strong>).Libri italiani del Seicento nel fondoantico della <strong>Biblioteca</strong> civica <strong>di</strong> NoviLigure. Catalogo della mostra bibliografica.Novi Ligure, Città del silenzioe<strong>di</strong>zioni, 2011.Catalogo realizzato in occasionedell’omonima mostra (Novi Ligure,dal 12 al 19 giugno 2011). Il volumeè <strong>di</strong>viso in tre parti: la prima descrivela funzione del libro nel contestoculturale, religioso, scientificodel XVII secolo e nella tipografia italiana<strong>di</strong> età barocca; la seconda approfon<strong>di</strong>scei temi delle e<strong>di</strong>zioni inmostra e la terza elenca gli esemplariconservati nel fondo antico della <strong>Biblioteca</strong>civica <strong>di</strong> Novi Ligure. L’e<strong>di</strong>zionecontiene 33 illustrazioni con ifrontespizi dei libri esposti. (V.C.)

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