<strong>Vedere</strong> a Campobasso12Sep<strong>in</strong>oUn cammeo archeologicoApprezzare i sedimenti della storia <strong>in</strong> uno scenario privilegiatocome l’antica Saep<strong>in</strong>um, città romana cresciutasu un precedente <strong>in</strong>sediamento sannitico e ancoraperfettamente immag<strong>in</strong>abile nel suo periodo vitalegrazie ai resti del tessuto urbano: serrato dallemura, distribuito secondo gli assi viari del cardo e deldecumano, def<strong>in</strong>ito geograficamente dalle porte urbichee, socialmente, dalla presenza del foro, del teatro, delmercato e delle botteghe, delle terme, della basilica ecosì via.Costruzioni databili f<strong>in</strong> dal I secolo a. C. raccontanol’antichità di Sep<strong>in</strong>o, splendente allora come Saep<strong>in</strong>um,nell’attuale contrada Altilia, durante laprima età imperiale romana, e oggi <strong>in</strong>vece godibilecentro, costruito su un colle a distanzadalla città romana, immerso nel verdedel Matese e ricordato f<strong>in</strong> dal 1119.Una descrizione sistematica di questopassato è offerta all’<strong>in</strong>terno del percorsomuseale che trova sede nel complessosemicircolare di abitazioni ruraliedificate, nel XVIII secolo, seguendol’andamento della sommitàdella cavea delteatro romano. Dopola ristrutturazione,che ha operato tral’altro il collegamentotra le s<strong>in</strong>goleabitazioni aif<strong>in</strong>i espositivi, è stato<strong>in</strong>augurato il MuseoArcheologico di Saep<strong>in</strong>um-Altiliache raccogliereperti provenienti dai vari sitidell’area archeologica (dalle moneteagli accessori femm<strong>in</strong>ili, dagliutensili di lavoro agli strumenti ludici f<strong>in</strong>o ai corredi funebriecc.) ord<strong>in</strong>ati cronologicamente, dalla preistoriaf<strong>in</strong>o al Basso Medioevo.Museo Archeologico di Saep<strong>in</strong>um-AltiliaSep<strong>in</strong>o (Campobasso), contrada Altilia; tel. 0874 790207; aperto dal martedìalla domenica, 9-13,30 e 15-18,30Lar<strong>in</strong>oL’antico ènel Palazzo ducaleDi imprecisate orig<strong>in</strong>ima di certissimisviluppi storici nelcorso dei secoli, Lar<strong>in</strong>o,<strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia diCampobasso, è semprestato un centronevralgico del <strong>Molise</strong>:dal suo periodo dimassimo splendore,tra il III e il II secoloa.C., f<strong>in</strong>o al ruolo di ri-<strong>Il</strong> mosaico raffigurante la «Lupa cha allatta igemelli Romolo e Remo», del III secolo d.C.,conservato nel Museo Civico di Lar<strong>in</strong>o e,accanto, una sala con reperti liticiferimento amm<strong>in</strong>istrativoavuto nell’Ottocento,passando perla duratura attività diimportante sede vescovile(notevole ilpatrimonio architettonicoecclesiastico, apartire dalla Cattedralededicata a San Pardorisalente al 1319).Lar<strong>in</strong>o preromana, romana,medioevale: unabitato ricco di monumenti,reperti e siti d<strong>in</strong>otevole <strong>in</strong>teresse, comel’Anfiteatro romano,edificato nell’81 d.C. per ospitare circa 16mila spettatori,oppure i diversi pavimenti musivi r<strong>in</strong>venuti <strong>in</strong> piùpunti dell’abitato; delle più antiche bellezze ne disegnauna geografia il Museo Civico, ospitato nel PalazzoDucale.Oltre ai bei mosaici policromi (degli Uccelli, del Leone,della Lupa romana) che, ritrovati <strong>in</strong>torno al 1949, hannodato l’impulso alla costituzione di un antiquarium cittad<strong>in</strong>odal quale è poi nato il museo, la collezione, allestita<strong>in</strong> più sale, presenta anfore <strong>in</strong> terracotta, repertilitici preistorici, decori architettonici, lapidi sepolcrali,oggetti e accessori <strong>in</strong> vetro, bronzo e avorio, monete,statu<strong>in</strong>e e la raccolta di elementi archeologici notacome «Ara Frentana».Museo CivicoLar<strong>in</strong>o (Campobasso), Palazzo Ducale, piazza Duomo, tel. 0874 828202; <strong>in</strong>gressogratuitoBojanoNel Mateseil mare della TetideL’antica Bovianum, centro sannita del Matese immersonel panorama arricchito dal fiume Biferno e dal MonteCrocella, oggi Bojano <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Campobasso, oltreai resti del castello risalente al IX secolo, poi dimoradei conti Pandone, conserva una raccolta di repertiarcheologici e paleontologici dest<strong>in</strong>ati a formarela collezione del nuovo Museo Civico, ospitato nelPalazzo Colagrosso.Armi, utensili, vasellame, monete e altro per la primasezione, materiale databile dal V secolo a. C. al I dopoCristo; collezione di fossili r<strong>in</strong>venuti nella zona del Matese,dove <strong>in</strong> un tempo lontanissimo c’era il mare dellaTetide, per la seconda.Un’altra sezione propone costumi e accessori d’epocadel territorio di riferimento, quasi a completare un cicloespositivo che racconta «per saltum» l’evoluzionestorico-sociale dalla «notte dei tempi» ai più recentisecoli.Museo CivicoBojano (Campobasso), Palazzo Colagrosso; Piazza della Vittoria; tel. 0874772829; <strong>in</strong>gresso gratuito su prenotazioneLa facciata di Palazzo Colagrosso che ospita il Museo Civico di BojanoEdifici rurali sull’emiciclo della cavea dell’antico teatro ospitanti il MuseoArcheologico di Saep<strong>in</strong>um-Altilia, una sala del museo e un reperto quiconservatoTriventoVestigia paganee cristianeRicco di storia,Trivento,centro dellavalle del fiumeTrigno, <strong>in</strong>prov<strong>in</strong>cia diCampobasso,conservaben due museie l’areaarcheologicadi una villarustica romana.<strong>Il</strong> MuseoCivico è ospitato <strong>in</strong> unpalazzo comunale, novecentesco,<strong>in</strong>sieme all’archivioe alla biblioteca:la collezione è costituitada reperti archeologicidell’areatrivent<strong>in</strong>a di epocasannitica e romana,donati dalla sezione localedell’Archeoclub,come vasi, statuette,monete, accessori femm<strong>in</strong>ili,lucerne, <strong>in</strong> bronzo,argento, ceramica evetro.Diversamente il MuseoUna sala del Museo Diocesano di ArteSacra e alcune ampolle conservate nelMuseo Civico di TriventoDiocesano di Arte Sacra, sistemato nella c<strong>in</strong>quecentescachiesa della Santissima Tr<strong>in</strong>ità, propone una panoramica(ord<strong>in</strong>ata da Maria Vitiello nel catalogo «<strong>Il</strong> museodi Arte Sacra della Diocesi di Trivento», Gangemi 2003),su opere e oggetti ad uso di chiesa, con riferimento all’<strong>in</strong>teroterritorio diocesano lungo un periodo di tempoche va dal XIV al XX secolo, come paramenti liturgici,suppellettili e arredi sacri, reliquari ma anche sculturelignee medievali: beni provenienti <strong>in</strong> gran parte dalpatrimonio della Cattedrale dedicata ai santi Nazario, Celsoe Vittore, il monumento più importante di Trivento, dovesi può altresì ammirare la bella cripta di San Casto.Museo Civico, via Torretta 6; tel. 0874 87343; <strong>in</strong>gresso gratuitoMuseo Diocesano di Arte Sacra, piazza Cattedrale; tel. 0874 871745- 871600;<strong>in</strong>gresso gratuito
13Pietrabbondante<strong>Il</strong> centro spiritualedei Sanniti PentriAi piedi del Monte Caraceno, nell’alto<strong>Molise</strong>, si staglia il paese di Pietrabbondante,reso famoso dalla vic<strong>in</strong>a area archeologica(località Calcatello) scopertaa metà Ottocento, un vero e propriocentro spirituale della civiltà italica deiSanniti Pentri, progressivamente abbandonatodopo la guerra sociale.La costruzione del complesso, a quasi millemetri d’altitud<strong>in</strong>e, è databile f<strong>in</strong> dal II secoloa.C.; ad oggi, anche se il restauro nonpuò dirsi completato, sono visitabili i treedifici pr<strong>in</strong>cipali, due templi, uno più grandel’altro più piccolo, e un teatro, noto per isuoi tre ord<strong>in</strong>i di sedute con schienale def<strong>in</strong>iteanatomiche. Ma la recente ripresa delleesplorazioni archeologiche, condotte dall’IstitutoNazionale di Archeologia e Storiadell’Arte, ha messo <strong>in</strong> luce un grande edificiodel II secolo a.C. adiacente al complessotempio-teatro, <strong>in</strong> cui è stata riconosciuta ladomus publica del santuario. Gli scavi sonotuttora <strong>in</strong> corso per def<strong>in</strong>ire le diverse fasi edilizie dell’edificio, del quale sono stati avviatii lavori di consolidamento e restauro, rimasto <strong>in</strong> uso f<strong>in</strong>o al IV secolo d.C.È il professor Adriano La Reg<strong>in</strong>a (nella foto), guru dell’archeologiacon una passione peculiare per l’area di Pietrabbondante,a relazionarci, nel dettaglio, sulle risultanze di questo nuovo ciclodi scavi che non nasconde importanti sorprese.«La domus publica è una grande casa ad atrio con impluvio, tabl<strong>in</strong>oed “alae”, costruita qu<strong>in</strong>di secondo lo schema delle residenze aristocraticheromano-italiche del III-II secolo, dalle quali tuttavia sidist<strong>in</strong>gue per la presenza, <strong>in</strong> luogo del peristilio, di un portico l<strong>in</strong>eareper le offerte votive, tutti elementi che hanno rivelato il carattere pubblico e sacraledella struttura residenziale, primo esempio di domus publica di cui siano evidenti i caratteriarchitettonici. Un altro aspetto peculiare è costituito da una grande aula contrappostaal tabl<strong>in</strong>o, evidentemente adibita a sede di riunioni e di banchetti rituali, identificabilecon la curia sacerdotale. <strong>Il</strong> portico delle offerte votive era affollato di sculture dicui restano le basi, di dediche e altri oggetti recati <strong>in</strong> dono, all<strong>in</strong>eati sul pavimento e sudue banconi che correvano lungo il muro posteriore. All’<strong>in</strong>terno del portico vi era ancheun ambiente non liberamente accessibile chiuso da una porta, forse il sacrarium diOps Consiva, div<strong>in</strong>ità italica dell’abbondanza <strong>in</strong>trodotta a Roma dal re sab<strong>in</strong>o Tito Tazio;è menzionata su una base con dedica <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua osca collocata nella parte accessibiledel portico e <strong>in</strong> un’altra iscrizione r<strong>in</strong>venuta <strong>in</strong> passato nell’area del tempio retrostanteil teatro. Le <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i hanno consentito di acquisire altre <strong>in</strong>formazioni sui caratteridella religiosità italica e dei suoi rapporti con quella di Roma. È <strong>in</strong>fatti comparsasu ben due iscrizioni la documentazione del culto di Honos, la personificazione div<strong>in</strong>adell’onore militare e civile, che si aggiunge a quella relativa al noto culto della Vittoria.Tegole sigillate con un bollo <strong>in</strong>terpretabile come produzione pubblica per VenereEric<strong>in</strong>a rivelano <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e l’adozione del culto di questa div<strong>in</strong>ità, <strong>in</strong>trodotto a Roma, <strong>in</strong> antagonismocon Cartag<strong>in</strong>e, sotto il cui controllo era il celebre tempio di Erice, durantela seconda guerra punica: non stupisce la sua presenza nel santuario dei Samnites Pentri,che <strong>in</strong>sieme con la colonia lat<strong>in</strong>a di Aesernia erano rimasti fedeli a Roma nella difesadell’Italia, a differenza di tanti altri popoli italici passati dalla parte di Annibale».A Pietrabbondante, <strong>in</strong>somma, la suggestione del panorama circostante si fondecon un sentore di spiritualità antichissima e accompagna il visitatore tra i color<strong>in</strong>aturali associati al disegno «pietroso» delle architetture e dei resti di questo monumentalecentro religioso; un patrimonio del quale è <strong>in</strong> cantiere l’istituzionalizzazioneattraverso la futura realizzazione di un museo archeologico.Area archeologica di PietrabbondantePietrabbondante, località Calcatello (Isernia); tel. 0865 76130; <strong>in</strong>gresso gratuitoUna lam<strong>in</strong>a raffigurante Dioniso, del II sec. a.C, r<strong>in</strong>venutanell’area<strong>Vedere</strong> a IserniaIserniaLa patria dell’HomoAeserniensisUn viaggio nelle antichità di Isernia, curatocon raccolte, ritrovamenti e acquisizionisusseguitisi lungo tutto il Novecento,attende il visitatore di questo museoarcheologico, ospitato nel conventodi Santa Maria delle Monache, dalquale prende il nome, come ad accompagnarlo<strong>in</strong> un ritorno alle orig<strong>in</strong>i.A testimoniare la varietà della collezioneci sono iscrizioni, rilievi (noto quellodi «Issione»), sculture, elementi decorativiarchitettonici, resti di monumentifunebri, corredi di sepoltura,lucerne, cippi, sarcofagi (gran parte diquesto materiale tombale provienedalla necropoli della Quadrella), unamaschera <strong>in</strong> bronzo databile alla primametà del VI secolo a.C. e tanto altro materiale,proveniente anche dall’importantesito «Isernia La P<strong>in</strong>eta», grazieal quale si è potuta studiare la vita di700mila anni fa.Un racconto della vetusta vitalità di Aesernianei secoli più risalenti tra luoghi,popolazione e costumi: particolarmentesuggestiva <strong>in</strong>fatti è l’esposizione dedicataall’<strong>in</strong>sediamento paleolitico dell’-Homo Aeserniensis.Museo Archeologico Santa Maria delle MonacheIsernia, corso Marcelli 48; tel. 0865 4110500Alcuni dei reperti lapidei conservati nel MuseoArcheologico Santa Maria delle Monache e un’anticaiscrizioneVenafroUn’Afrodite pudicadi età Anton<strong>in</strong>aDalla vetusta Venafrum, un importante concentrato di storia dall’orig<strong>in</strong>esannitica f<strong>in</strong>o al feudalesimo, oggi Venafro <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>ciadi Isernia, cittad<strong>in</strong>a artisticamente molto <strong>in</strong>teressante, è d’obbligoaspettarsi una collezione di ritrovati dell’antichità: il MuseoArcheologico <strong>in</strong>fatti, istituito nel 1930 come museo civico,poi passato per le vicissitud<strong>in</strong>i della Seconda guerra mondialee riaperto nel 1996 come Museo Nazionale nell’ex conventodi Santa Chiara, racconta secoli e secoli di storia nelle sue12 sale espositive.<strong>Il</strong> materiale raccolto proviene dagli scavi della necropoli della cittàromana, del teatro romano di Sant’Aniello, da alcuni scavi urbanima anche, ultimamente, dalla necropoli sannitica di Pozzilli.La raccolta, ord<strong>in</strong>ata con un percorso didascalico ragionato,spazia dai reperti relativi al locale acquedotto f<strong>in</strong>o a sculturedecorative e statue di periodo diverso (tra le quali una statuadel II secolo d.C. di marmo bianco raffigurante «Venere», r<strong>in</strong>venuta<strong>in</strong>tegra a Venafro nel 1958), dagli eterogenei apparati architettonicia lapidi, vasellame, accessori personali e molto altroancora.Esula dal tema archeologico e merita una visita il polittico sulla«Passione di Gesù», là conservato, lavorato a rilievo su alabastro,attribuito alle botteghe di Nott<strong>in</strong>gham attive nel XV secolo.Museo ArcheologicoVenafro (Isernia), Ex Convento di Santa Chiara, via Garibaldi;tel. 0865 900742Veduta aerea del grande edificio della domus publica annessa al santuario (II secolo a.C.)<strong>Il</strong> Museo archeologico di Venafro ospitato all’<strong>in</strong>ternodel monastero seicentesco di Santa Chiara e la famosastatua raffigurante «Venere» r<strong>in</strong>venuta a Venafro nel 1958