N. 38 - OTTOBRE 2010 - Bollettini AIOM
N. 38 - OTTOBRE 2010 - Bollettini AIOM
N. 38 - OTTOBRE 2010 - Bollettini AIOM
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
N. <strong>38</strong> - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2010</strong>
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
2<br />
CONSIGLIO DIRETTIVO<br />
<strong>AIOM</strong><br />
Presidente: Elio Ciralli<br />
Vice Presidente: Mario de Gerloni<br />
Tesoriere: Angelo Garassino<br />
Consiglieri: Renata Archetti<br />
Viviana Ardone<br />
Mario Bernero<br />
Daniela Colombo<br />
Stefano Copello<br />
Andrea Ferrante<br />
Maurizio Gentilomo<br />
Antonio Migliacci<br />
Massimo Montevecchi<br />
Giuseppe Passoni<br />
Fabrizio Pelli<br />
Sandro Stura<br />
Sindaci: Roberto Libè<br />
Gianfranco Liberatore<br />
Alberto Meda<br />
Carlo Niccolai<br />
Segretaria: Giselda Barina<br />
BOLLETTINO <strong>AIOM</strong><br />
Periodico dell’Associazione<br />
Ingegneria Offshore e Marina<br />
DIRETTORE<br />
RESPONSABILE<br />
Mario de Gerloni<br />
COMITATO DI REDAZIONE<br />
Renata Archetti<br />
Mario Caironi<br />
Daniela Colombo<br />
Angelo Garassino<br />
Maurizio Gentilomo<br />
STAMPA<br />
Techinital spa, Verona<br />
Quote Associative <strong>AIOM</strong><br />
Individuali: 80 €<br />
Collettive: 800 €<br />
Università: 160 €<br />
Juniores: 25 €<br />
Contributo inserzioni<br />
1 modulo = ½ pagina 300 €<br />
2 moduli = 1 pagina 500 €<br />
sommario<br />
DALL’<strong>AIOM</strong> 3 Editoriale<br />
PRIMO PIANO<br />
6<br />
DAL PIANC 14<br />
CONGRESSI e<br />
CONFERENZE<br />
17<br />
RECENSIONI 20<br />
NOTIZIE 27<br />
IL COMMENTO 30<br />
di E. Ciralli<br />
NUOVE APPLICAZIONI<br />
DELLA COMPUTATIONAL<br />
FLUID DYNAMICS<br />
di F. Dentale, E. Pugliese<br />
Carratelli, B. Messina, S.<br />
Mascetti<br />
RAPPORTI TECNICI<br />
a cura di Elio Ciralli<br />
COASTAL SEDIMENTS,<br />
ICS, COASTAL ENG.<br />
PRACTICE, COSTAL<br />
MANAGEMENT, JBMAS<br />
a cura di Mario de Gerloni<br />
Testi e articoli vari da<br />
riviste e congressi<br />
a cura di Angelo Garassino<br />
IALCEE, <strong>AIOM</strong> IN TUNISIA,<br />
CONVEGNO I PORTI<br />
TURISTICI NAZIONALI<br />
CALCESTRUZZI NORMALI<br />
E “DEPOTENZIATI”<br />
di Maurizio Gentilomo
C<br />
osa accade nel nostro<br />
Paese? Quale è la reale<br />
situazione della classe tecnica<br />
in Italia? Come viene<br />
influenzata la qualità e<br />
l’importanza dei servizi di<br />
ingegneria<br />
momento storico?<br />
nell’attuale<br />
L’<br />
L’argomento introduttivo<br />
scelto per oggi vi<br />
sembrerà non consono e fuori<br />
tema. Ma chiedo la vostra<br />
pazienza e attenzione su<br />
queste poche righe,<br />
assicurandovi sin d’ora che<br />
tutto avrà attinenza e refluirà<br />
nei temi a noi più cari.<br />
U<br />
na recente visita in<br />
Giappone, nella città<br />
portuale di Nagoya, per<br />
esattezza, mi ha fatto riflettere<br />
ulteriormente sulle differenze,<br />
non solo culturali, che<br />
esistono nel mondo in merito<br />
alla considerazione del ruolo<br />
dei tecnici nell’organizzazione<br />
sociale di un paese.<br />
A<br />
ccade infatti che in certi<br />
paesi, più che in altri, sia<br />
forte la consapevolezza che i<br />
tecnici costituiscano una delle<br />
costole importanti<br />
nell’ossatura dello Stato. Infatti<br />
una società in buona salute<br />
deve sapere definire le sue<br />
esigenze, e deve sapere<br />
pianificare, progettare e<br />
costruire nel modo migliore e<br />
più efficace possibile,<br />
possibilmente senza sprechi di<br />
tempo e di danaro, in modo<br />
sostenibile e rispettoso per<br />
l’ambiente. Questi mestieri, è<br />
fuor di dubbio, devono farli i<br />
tecnici, figure professionali<br />
preparate nelle varie discipline<br />
coinvolte, capaci di affrontare<br />
e risolvere i problemi, siano<br />
essi professionisti, universitari<br />
o burocrati.<br />
e scaturisce che se la<br />
classe tecnica di un Paese<br />
non è sufficientemente<br />
consapevole, responsabile e<br />
preparata, o addirittura viene<br />
considerata discutibile, poco<br />
affidabile se non addirittura<br />
screditata, lo scheletro di quel<br />
Paese è manchevole di alcune<br />
delle sue parti importanti. Il<br />
Paese in questione non potrà<br />
quindi operare e competere al<br />
massimo delle sue possibilità.<br />
agoya, dicevo, settembre<br />
scorso: un gruppo di tecnici<br />
coinvolti nel mondo delle<br />
infrastrutture per la navigazione<br />
si incontra in convegno per<br />
celebrare un anniversario. Per<br />
l’organizzazione e la<br />
celebrazione dell’evento, gli<br />
organi governativi si<br />
impegnano, in uomini e risorse,<br />
al massimo fattibile. All’evento<br />
sono presenti le più alte cariche<br />
di governo del Giappone. E’<br />
pure presente, e assiste a tutta<br />
la seduta, intervenendo, una<br />
delle più alte cariche simboliche<br />
(Sua Altezza il Principe<br />
Imperiale).<br />
ambio di scenario. Una<br />
città italiana, pochi mesi<br />
orsono (sono certo che<br />
ciascuno di voi potrebbe<br />
citarne diverse): convegno di<br />
tecnici italiani che discutono,<br />
anche accoratamente ed<br />
intensamente, sulle tematiche<br />
e problematiche di settore.<br />
Personalità del Governo,<br />
Amministratori, politici<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
editoriale<br />
di E. Ciralli<br />
N<br />
N<br />
C<br />
presenti: quasi nessuno; se<br />
non che per i saluti iniziali di<br />
qualche politico che deve<br />
immediatamente scappare via<br />
“per improrogabili impegni<br />
istituzionali”, senza aver<br />
ascoltato una sola parola e<br />
quindi senza poter trarre utilità<br />
da quei punti di vista e quindi<br />
senza poter concludere un bel<br />
nulla sulle effettive esigenze<br />
amministrative che occorrono.<br />
Q<br />
uesta poca considerazione<br />
verso il mondo<br />
tecnico italiano (ebbene sì è<br />
questo l’oggetto della<br />
riflessione odierna) in effetti si<br />
esplicita in qualcosa di ben più<br />
grave e dannoso. Da<br />
qualunque parte della<br />
scrivania voi stiate, avete<br />
presente le dinamiche che si<br />
scatenano oggigiorno per un<br />
progetto italiano, dalla sua<br />
concezione fino alla sua<br />
approvazione e successiva<br />
realizzazione (se ci sono i<br />
fondi)?<br />
E<br />
bbene sono tutte<br />
dinamiche dialettiche che<br />
farebbero rabbrividire, se non<br />
peggio, i notai o i medici. Che<br />
c’entrano i notai e i medici?<br />
C’entrano in quanto i notai e i<br />
medici, come tutte le altre<br />
figure professionali italiane,<br />
studiano, prendono una<br />
laurea, fanno un esame di<br />
abilitazione alla professione, si<br />
aggiornano. Grosso modo<br />
come accade ai tecnici del<br />
mondo delle costruzioni. La<br />
3
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
differenza è che penso<br />
nessuno, o pochissimi si<br />
sognano di discutere l’operato<br />
professionale del notaio o del<br />
medico. E tanto meno nessuno<br />
pensa di chiedere che l’atto del<br />
notaio, o la terapia medica,<br />
venga prima esaminata,<br />
approvata, autorizzata o debba<br />
ricevere il nulla osta di una<br />
pletora di uffici, consultivi o di<br />
controllo, spesso anche in<br />
disarmonia tra loro.<br />
O<br />
vviamente questa è una<br />
provocazione che serve<br />
solo a far riflettere.<br />
Q<br />
uante volte funzionari e<br />
dirigenti di uffici si trovano<br />
a dover assumere la<br />
responsabilità su argomenti<br />
che esulano, in parte o del<br />
tutto, dalla loro stessa<br />
formazione e cultura<br />
personale? Quante volte<br />
progettisti, costruttori,<br />
burocrati, si trovano coinvolti<br />
in dialettiche che sono<br />
francamente poco o nulla<br />
attente e rispettose delle<br />
figure professionali coinvolte e<br />
delle stesse responsabilità che<br />
ciascuno dovrebbe assumersi<br />
apponendo il proprio timbro e<br />
la propria firma?<br />
E<br />
bbene che il primo<br />
risultato di tutto ciò sia lo<br />
screditamento generalizzato<br />
della classe tecnica italiana è<br />
sotto gli occhi di tutti. Ancora<br />
poi, se possibile, altre malattie<br />
gravi continuano a spingere<br />
oltre questa spirale di sfiducia<br />
e insicurezza. Le corruttele,<br />
gravi o minori, vere o<br />
presunte, la giungla dei<br />
compensi professionali, la<br />
conseguente concorrenza tra<br />
affamati e la corsa<br />
inarrestabile ad approfittare, la<br />
qualità spesso inevitabilmente<br />
scadente dei servizi resi, per<br />
4<br />
citarne solo alcune che da<br />
sole meriterebbero un libro.<br />
I<br />
l risultato è puntualmente la<br />
montagna che partorisce il<br />
topolino. Una fatica immane<br />
per poco o nulla.<br />
C<br />
on questo clima che fine<br />
fa l’aggiornamento<br />
culturale? Come e dove si<br />
trova il tempo da dedicare alla<br />
formazione continua ed alla<br />
divulgazione delle<br />
conoscenze? Che fine fa<br />
l’interesse verso le<br />
Associazioni, verso i forum<br />
dove ci si dovrebbe<br />
confrontare? Che fine fa il<br />
compiacimento di svolgere<br />
una professione e un ruolo<br />
utile ed importante per il<br />
Paese?<br />
risposta.<br />
Lascio a voi la<br />
C<br />
erto, e concludo, nessuno<br />
pensa che queste malattie<br />
piovano dall’alto su noi poveri<br />
mortali. La nostra classe ha<br />
esposto molto il fianco e ha<br />
più di una occasione per<br />
trafiggersi da sola. Tra le più<br />
gravi l’assenza di autocritica,<br />
la mancanza di spirito di<br />
aggregazione e di dialogo,<br />
franco e fattivo.<br />
A<br />
nche questo frangente<br />
passerà, per necessità,<br />
perché così non si va<br />
sicuramente molto lontano.<br />
Con l’augurio e la speranza<br />
che, come avviene in altri<br />
paesi, anche in Italia i tecnici<br />
possano tornare a vivere la<br />
loro vita professionale con<br />
vera soddisfazione.<br />
Assumendosi le proprie<br />
responsabilità, ma lasciando<br />
ai fatti veri, e non ad altro,<br />
definire se si è capaci o se è<br />
meglio cambiare mestiere.<br />
V<br />
i lascio alla lettura di<br />
questo Bollettino che<br />
spero troverete ricco e<br />
interessante. Le ultime parole<br />
per segnalare l’articolo<br />
tecnico, di indiscutibile<br />
interesse per i suoi contenuti<br />
di originalità, le rassegne degli<br />
eventi e delle pubblicazioni<br />
recenti.<br />
I<br />
nfine lasciatemi segnalare<br />
con vero piacere un “dono”.<br />
Il dono consiste nel libro “La<br />
Legge di Hook”, di Maurizio<br />
Gentilomo. L’Autore ha<br />
concesso di rendere<br />
disponibile gratuitamente il<br />
libro in forma elettronica nel<br />
rispetto e con le riserve<br />
previste dalle norme sulla<br />
proprietà intellettuale. Questo<br />
libro è quindi scaricabile<br />
gratuitamente dal nostro sito<br />
(www.aiom.info).<br />
M<br />
aurizio Gentilomo, ottimo<br />
professionista e grande<br />
uomo, ha operato per <strong>AIOM</strong><br />
con grandissimo entusiasmo<br />
ed energia. Egli è stato<br />
Presidente dell’Associazione<br />
dal 1998 al 2007. Invito alla<br />
lettura della presentazione del<br />
libro, che troverete nella<br />
rubrica “Recensioni” e che<br />
sono sicuro saprà colpire la<br />
vostra curiosità e interesse.<br />
Buona lettura a tutti!<br />
Elio Ciralli<br />
Presidente <strong>AIOM</strong>
Dal 1964 società leader in Italia e nel mondo<br />
Sede: via Cassano d'Adda, 27/1 20139 MILANO<br />
Tel. 025357131 (4 linee r.a.) Fax 0255213580<br />
Consulting Engineers<br />
* infrastrutture di trasporto<br />
* opere marittime<br />
* salvaguardia ambientale e gestione territorio<br />
* idraulica e idrogeologia<br />
* strutture e costruzioni civili<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
Direzione e Sede Amm.: via C. Cattaneo, 20 37121 VERONA<br />
Tel. 0458053611; Fax 0458011558 technital@technital.inet.it<br />
5
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Nuove applicazioni della<br />
CFD per la verifica delle<br />
opere marittime a gettata<br />
di F Dentale 1 , E. Pugliese Carratelli 1,2 , B. Messina 1 e S. Mascetti 3<br />
INTRODUZIONE<br />
N<br />
ell’articolo è illustrata una<br />
nuova procedura che<br />
mediante l’utilizzo di<br />
simulazioni fluidodinamiche<br />
(CFD) permette di studiare con<br />
maggior dettaglio le interazioni<br />
che si instaurano tra un’opera<br />
marittima a gettata (emersa o<br />
sommersa) ed il moto ondoso.<br />
L’approccio implementato è<br />
strutturato in maniera simile a<br />
quanto avviene per analoghe<br />
prove fisiche di laboratorio,<br />
rendendo quindi possibile<br />
analizzare sia i parametri<br />
connessi con l’idrodinamica del<br />
fenomeno (overtopping,<br />
frangimento, risalita, riflessione,<br />
trasmissione) sia la stabilità<br />
idraulica dei massi della<br />
struttura. Per le simulazioni è<br />
stato impiegato il software<br />
FLOW-3D®, ampiamente<br />
validato per problematiche di<br />
questo tipo, che, grazie ai<br />
diversi modelli implementati,<br />
consente di sviluppare lo studio<br />
idrodinamico tra il fluido e più<br />
corpi rigidi, fissi o mobili.<br />
1 Dipartimento di Ingegneria<br />
Civile - Università degli Studi<br />
di Salerno<br />
2 C.U.G.Ri.- Consorzio Interuniversitario<br />
per la Previsione e<br />
Prevenzione Grandi Rischi<br />
3 XC Engineering srl,Cantù (CO)<br />
6<br />
METODOLOGIA E<br />
RISULTATI<br />
L<br />
e prime applicazioni di<br />
fluidodinamica numerica<br />
CFD, acronimo inglese di<br />
Computational Fluid Dynamics<br />
risalgono agli inizi degli anni<br />
sessanta. Basata su tecniche<br />
che permettono di riprodurre<br />
mediante l’ausilio dei<br />
calcolatori i fenomeni connessi<br />
con il movimento dei fluidi,<br />
nell’arco degli anni ha avuto<br />
un largo impiego, grazie al<br />
continuo perfezionamento<br />
delle metodologie numeriche<br />
ed all’avvento di calcolatori<br />
elettronici sempre più<br />
sofisticati, a tal punto che<br />
viene considerata alla pari<br />
dell’approccio sperimentale.<br />
Naturalmente, come tutte le<br />
tecniche di indagine, presenta<br />
i suoi vantaggi e svantaggi,<br />
quest’ultimi legati soprattutto<br />
agli aspetti numerici utilizzati<br />
per la schematizzazione dei<br />
fenomeni reali.<br />
N<br />
onostante ciò, i buoni<br />
risultati ottenuti ne hanno<br />
favorito l’impiego anche in<br />
ambito ingegneristico ed in<br />
particolar modo in quello<br />
marittimo. Infatti, un campo<br />
applicativo di interesse<br />
internazionale si è rivelato lo<br />
studio dell’interazione tra le<br />
opere marittime ed il moto<br />
ondoso su esse incidente<br />
soprattutto come valido ausilio<br />
alla progettazione e verifica<br />
dei parametri strutturali.<br />
P<br />
er il dimensionamento,<br />
specialmente delle<br />
barriere frangiflutti emerse o<br />
sommerse, in conseguenza<br />
della loro interazione con un<br />
sistema naturale complesso<br />
come quello del mare e delle<br />
spiagge, è ormai di<br />
consolidata esperienza non far<br />
riferimento solo alle teorie<br />
disponibili in letteratura. È<br />
pratica comune verificare<br />
l’efficienza idraulica e la<br />
stabilità dell’opera mediante<br />
l’ausilio di modellazioni<br />
numeriche o fisiche. Nella<br />
maggior parte dei casi la<br />
scelta della tipologia di<br />
simulazione da impiegare non<br />
è solo funzione dei fenomeni<br />
che si vogliono analizzare ma<br />
anche e soprattutto legata a<br />
fattori di tipo economico. Uno<br />
studio in scala modello incide<br />
in maniera sostanziale sul<br />
quadro<br />
progetto.<br />
economico di un<br />
E’<br />
pur vero però, almeno<br />
per il momento, che le<br />
modellazioni in vasca<br />
permettono di analizzare
aspetti non facilmente<br />
valutabili mediante l’approccio<br />
numerico, soprattutto per le<br />
strutture a gettata composte<br />
cioè da massi o blocchi di<br />
calcestruzzo tra i quali l’acqua<br />
si incunea con moto non<br />
stazionario attraverso percorsi<br />
complessi, a volte<br />
caratterizzati anche dalla<br />
presenza di aria.<br />
I<br />
l progettista pertanto<br />
volendo avere un valido<br />
supporto per il<br />
dimensionamento idraulico<br />
(overtopping, frangimento,<br />
risalita, riflessione,<br />
trasmissione) e strutturale in<br />
relazione soprattutto alla<br />
stabilità dei massi, ha avuto<br />
finora come unica alternativa<br />
la possibilità di realizzare delle<br />
prove fisiche.<br />
L’<br />
approccio numerico, in<br />
particolare per problemi<br />
dalla geometria così<br />
complessa, aveva fino a poco<br />
tempo fa il difetto di non<br />
fornire indicazioni<br />
soddisfacenti, in quanto i<br />
fenomeni di interazione che si<br />
riuscivano a riprodurre erano<br />
sicuramente inadeguati alla<br />
realtà. In questo caso la<br />
costruzione della struttura non<br />
poteva rappresentare<br />
fedelmente la geometria di<br />
un’opera a gettata realizzata<br />
mediante la sovrapposizione<br />
di singoli elementi per strati<br />
(mantellata, filtro, nucleo) e<br />
quindi le maggiori limitazioni si<br />
avevano per lo studio del moto<br />
di filtrazione.<br />
I<br />
nfatti, fin quando il dominio di<br />
calcolo è costituito solo dalla<br />
fase liquida le applicazioni<br />
sono di semplice risoluzione e<br />
vi è ormai una consolidata<br />
esperienza. Le difficoltà,<br />
invece, nascono quando si<br />
vogliono analizzare le<br />
interazioni tra il liquido ed<br />
oggetti solidi in esso totalmente<br />
immersi o parzialmente emersi,<br />
soprattutto quando quest’ultimi<br />
sono costituiti da elementi<br />
disgregati aventi quindi una<br />
propria porosità che,<br />
interagendo con la massa<br />
fluida, ne modifica le<br />
caratteristiche (velocità,<br />
pressione, turbolenza).<br />
I<br />
n questo caso le possibili<br />
soluzioni al problema sono<br />
generalmente trattate secondo<br />
due differenti approcci. Il<br />
primo, di semplice impiego, è<br />
basato sull’ipotesi che la<br />
geometria porosa, pur<br />
influenzando il fenomeno, non<br />
abbia un rilievo predominante<br />
sulle caratteristiche di<br />
movimento del fluido e, quindi,<br />
l’elemento solido è<br />
considerato all’interno del<br />
dominio di calcolo come un<br />
unico blocco trascurando gli<br />
effetti della porosità. Le<br />
equazioni, qualunque sia la<br />
loro forma vengono<br />
discretizzate alle differenze<br />
finite su una maglia che<br />
presenta dei nodi di calcolo<br />
nulli in corrispondenza<br />
dell’opera. Naturalmente più<br />
fitta è la griglia di calcolo,<br />
maggiori sono i punti di<br />
frontiera posizionati sulle<br />
superfici di contatto liquidosolido,<br />
maggiore è<br />
l’accuratezza del calcolo<br />
soprattutto per ciò che<br />
concerne le interazioni.<br />
L<br />
a seconda metodologia,<br />
ormai abbastanza diffusa,<br />
ritenendo invece non<br />
trascurabile l’influenza della<br />
porosità sul moto del fluido<br />
prevede che in<br />
corrispondenza della gettata le<br />
equazioni siano modificate al<br />
fine di valutare la presenza<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
dell’oggetto poroso mediante<br />
un coefficiente (Equazioni alla<br />
Darcy).<br />
L<br />
a bibliografia su queste<br />
tematiche è troppo vasta<br />
per essere esaminata in<br />
dettaglio in questa sede;<br />
vanno tuttavia ricordate alcune<br />
pubblicazioni in cui sono<br />
raccolti interessanti esempi di<br />
come tali problematiche sono<br />
state affrontate sia dal punto<br />
di vista fisico che numerico:<br />
Karim, et al., 2009; Greben et<br />
al., 2008; Hsu et al., 2008;<br />
Lara et al., 2008; Li net al.,<br />
2007; Lara et al., 2006; Ting et<br />
al., 2004; Hur et al., 2003;<br />
Huang et al., 2003; Hsu et al.,<br />
2002; Requejo et al., 2002;<br />
Tirindalli et al 2000; van Gent,<br />
1995.<br />
N<br />
onostante le possibili<br />
alternative sono purtroppo<br />
evidenti le approssimazioni dei<br />
fenomeni investigati rispetto<br />
alle condizioni reali soprattutto<br />
quando la dimensione dei<br />
blocchi è cospicua e<br />
l’idrodinamica all’interno dei<br />
meati è caratterizzata da valori<br />
del numero di Reynolds<br />
relativamente alti.<br />
A<br />
ciò si aggiunge il fatto che<br />
in questo caso non è<br />
facilmente valutabile la<br />
stabilità dei massi, a meno di<br />
semplificazioni del problema.<br />
Di conseguenza le analisi di<br />
questo tipo sono state<br />
affrontate per ora<br />
essenzialmente su base<br />
sperimentale. Tuttavia, oggi,<br />
grazie alle nuove tecnologie<br />
disponibili il gap tra le due<br />
tipologie di indagine, numerica<br />
e fisica, può essere<br />
parzialmente colmato.<br />
U<br />
n esempio di ciò è<br />
riassunto in queste<br />
7
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Fig. 1 Massi artificiali 3D: da destra tetrapodo, accropode, Xbloc<br />
pagine dove gli autori<br />
presentano una metodologia<br />
di indagine che mediante<br />
tecniche numeriche avanzate<br />
permette, di analizzare per<br />
strutture marittime a gettata,<br />
modellate sulla base delle loro<br />
geometrie reali, sia le<br />
interazioni idrodinamiche che<br />
si instaurano con il moto<br />
ondoso sia la stabilità dei<br />
singoli elementi (mantellata,<br />
protezione al piede, filtro).<br />
Q<br />
uanto proposto qui è,<br />
dunque, differente da<br />
quanto attualmente<br />
utilizzato per lo studio di<br />
fenomeni analoghi: la massa<br />
solida porosa con cui<br />
8<br />
interagisce la corrente fluida è<br />
ricostruita all’interno del<br />
dominio di calcolo numerico<br />
mediante la sovrapposizione<br />
di singoli elementi, disposti in<br />
modo tale da formare una<br />
geometria costituita da parti<br />
piene e da spazi vuoti. In<br />
questo modo è possibile<br />
valutare l’effetto del<br />
comportamento idrodinamico<br />
completo, comprensivo dei<br />
termini convettivi, ed<br />
eventualmente degli effetti<br />
della turbolenza, cosa che<br />
non è possibile considerare<br />
con la classica<br />
schematizzazione di Darcy,<br />
evidentemente inadeguata in<br />
molte situazioni.<br />
M<br />
Fig. 2 Geometrie 3D di barriere sommerse. Da sinistra: solido-porosa, porosa e solida.<br />
ediante l’ausilio di<br />
software cad per la<br />
modellazione tridimen-sionale<br />
sono state riprodotte le diverse<br />
tipologie di massi costituenti la<br />
mantellata. Da quella naturale,<br />
che per il momento al fine di<br />
testare la bontà di quanto<br />
proposto è stata schematizzata<br />
mediante una sfera a quelle<br />
artificiali di uso comune: cubo,<br />
cubo modificato, antifer,<br />
tetrapodo, accropodo II,<br />
accropodo, coreloc, xbloc,<br />
xbloc base (fig.1).<br />
Successivamente, sulla base<br />
delle formule disponibili in<br />
letteratura, sono state dimensionate<br />
e costruite alcune<br />
opere, sia sommerse (fig.2) sia
emerse (fig.3), mediante la<br />
sovrapposizione dei singoli<br />
massi secondo schemi<br />
geometrici reali, modellando la<br />
struttura così come avviene<br />
nella realtà costruttiva o in<br />
ambito fisico.<br />
A<br />
l fine di validare la bontà<br />
della procedura proposta,<br />
per quanto riguarda la sagoma<br />
della barriera soffolta sono state<br />
considerate tre geometrie<br />
differenti: solida, porosa, solidaporosa<br />
(fig.2). Mentre per quella<br />
emersa in relazione alla<br />
disposizione degli elementi<br />
della mantellata sono state<br />
utilizzate due configurazioni:<br />
regolare e random (fig.3). E’<br />
opportuno sottolineare che le<br />
dimensioni utilizzate nel calcolo<br />
numerico si riferiscono a<br />
condizioni reali, non essendo<br />
state utilizzate leggi di<br />
similitudine idraulica (Froude,<br />
Reynolds). Per la struttura<br />
sommersa (imbasamento a -<br />
4m, larghezza berma 10m,<br />
som-mergenza -0.6m),<br />
l’estensione del dominio è di<br />
90x1.9x6.5 m, mentre per<br />
quella emersa (profondità<br />
imbasamento -6m) è di 60x5.5x<br />
15m.<br />
I<br />
efinite le opere, la<br />
configurazione geometrica<br />
realizzata è stata inserita in un<br />
sistema software CFD molto<br />
avanzato e ampiamente<br />
collaudato per i problemi del<br />
moto ondoso (Dentale et al<br />
2008, Chopakatla S. C. et al<br />
2008) al fine di valutare le<br />
interazioni idrodinamiche.<br />
l software FLOW-3D ® ha tutti<br />
gli elementi necessari per<br />
un'accurata modellazione<br />
virtuale del fenomeno, infatti,<br />
integra le equazioni di Navier-<br />
Stokes in forma completa (3D e<br />
turbolenta), possiede un<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
Fig. 3 Geometrie 3D dibarriera emersa con accropodi disposti in modo regolare (sx) e random(dx).<br />
D<br />
I<br />
algoritmo avanzato per il corretto<br />
tracciamento nel tempo della<br />
superficie libera (TruVOF), è in<br />
grado di gestire più oggetti<br />
mobili accoppiando la dinamica<br />
del corpo rigido (movimento,<br />
collisioni) a quella del fluido.<br />
Quest'ultima caratteristica<br />
(chiamata GMO – General<br />
Moving Obstacles) diventa di<br />
fondamentale utilità per lo studio<br />
della stabilità idraulica dei singoli<br />
elementi della struttura.<br />
Alcuni dei risultati ottenuti,<br />
modellando l’interazione<br />
solido-liquido mediante<br />
l’integrazione numerica delle<br />
equazioni di Navier-Sokes con<br />
Fig. 4 Esempio dell’andamento della pressione e dell’energia<br />
turbolenta per la barriera sommersa solido-porosa.<br />
9
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
N<br />
Fig. 5 Esempio dell’andamento della pressione e dell’energia turbolenta per la barriera emersa con<br />
accropodi disposti regolarmente.<br />
I<br />
N<br />
Fig. 6 Esempio dell’andamento della pressione e dell’energia turbolenta per la barriera emersa con<br />
accropodi random.<br />
modello di turbolenza RNG<br />
sono riassunti nelle immagini<br />
seguenti.<br />
N<br />
elle figure 4, 5 e 6 è<br />
rappresentato l’andamento<br />
della pressione e<br />
dell’energia turbolenta lungo<br />
una sezione bidimensionale<br />
del dominio 3D<br />
rispettivamente per una<br />
barriera sommersa e per<br />
quella emersa con accropodi<br />
disposti regolarmente e in<br />
modo random; è possibile<br />
notare, sia per la barriera<br />
emersa che per quella<br />
sommersa, come la griglia di<br />
discretizzazione numerica<br />
utilizzata permetta di stimare<br />
in maniera adeguata la<br />
variazione delle grandezze<br />
idrodinamiche, sia nei meati<br />
che lungo il contorno solido<br />
dei singoli elementi della<br />
mantellata.<br />
10<br />
T<br />
ale condizione è<br />
maggiormente visibile nella<br />
ricostruzione 3D della superficie<br />
libera (figg. 7, 8 e 9) dove<br />
possono essere visualizzati con<br />
maggior dettaglio gli effetti di<br />
interazione del moto ondoso<br />
sull’opera (frangimento, risalita).<br />
CONCLUSIONI<br />
N<br />
el lavoro qui presentato è<br />
stata illustrata una nuova<br />
metodologia di impiego delle<br />
tecniche fluidodinamiche<br />
numeriche (CFD) per la<br />
simulazione delle interazioni tra<br />
il moto ondoso ed un’opera<br />
marittima a gettata sia emersa<br />
che sommersa. Come si evince<br />
dai risultati ottenuti la procedura<br />
basata sul’impiego di tecnica<br />
cad e numeriche, nel caso<br />
specifico software<br />
fluidodinamico che utilizza la<br />
I<br />
N<br />
tecnica VOF (FLOW-3D ® ),<br />
consente di valutare in maniera<br />
adeguata il moto di filtrazione<br />
che si verifica all’interno dei<br />
meati della struttura.<br />
I<br />
n queste prima applicazioni,<br />
l’interesse è stato rivolto<br />
soltanto a ciò che accade<br />
all’interno della mantellata,<br />
definendo delle barriere di tipo<br />
semplificato. Però, non esistono<br />
limitazioni circa la possibilità di<br />
costruire la struttura sia essa<br />
sommersa che emersa<br />
considerando tutte le sue parti<br />
caratteristiche (filtro, protezione<br />
al piede). Inoltre, attraverso il<br />
modello GMO implementato nel<br />
software, sarà possibile<br />
analizzare il movimento dei<br />
singoli massi sottoposti<br />
all'azione del moto ondoso,<br />
valutandone così la stabilità<br />
come accade per le<br />
sperimentazioni fisiche.
Fig. 7 Andamento della superficie libera per la barriera sommersa solido-porosa.<br />
Fig. 8 Andamento della superficie libera per la barriera con accropodi regolari.<br />
Fig. 9 Andamento della superficie libera per la barriera con accropodi random.<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
11
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Karim, M.F., Tanimoto, K.,<br />
Hieu, P.D., 2009. Modelling<br />
and simulation of wave<br />
transformation in porous<br />
structures using VOF based<br />
two-phase flow model. Applied<br />
Mathematical Modelling 33,<br />
343–360.<br />
Chopakatla S. C., Lippmann,<br />
T.C., Richardson, J.E. (2008),<br />
Field verification of a<br />
computational fluid dynamics<br />
model for wave transformation<br />
and breaking in the surf zone,<br />
Journal of Waterway, Port,<br />
Coastal, and Ocean<br />
Engineering, vol. 134, n. 2<br />
Dentale F., Monaco M.,<br />
Pugliese Carratelli E. 2008. A<br />
numerical assessment of<br />
scale effects on wave<br />
breaking modelling. 3rd<br />
SCACR International Short<br />
Course and Workshop on<br />
Applied Coastal Research,<br />
LECCE (ITALY) 2-4 June<br />
2008.<br />
Greben, J.M., Cooper, A.K.,<br />
Gledhill, I., de Villiers, R.,<br />
2008. Numerical modelling of<br />
structures of dolosse and their<br />
interaction with waves.<br />
Hsu, T.W., Chang, J.Y., Lan,<br />
Y.J., Lai, J.W., Ou, S.H., 2008.<br />
A parabolic equation for wave<br />
propagation over porous<br />
structures. Coastal<br />
Engineering 55, 1148–1158.<br />
Lara, J.L., Losada, I.J.,<br />
Guanche, R., 2008. Wave<br />
interaction with low-mound<br />
breakwaters using a RANS<br />
model. Ocean Engineering 35,<br />
1<strong>38</strong>8– 1400.<br />
Lin, P., Karunarathna,<br />
S.A.S.A., 2007. Numerical<br />
study of solitary wave<br />
12<br />
interaction with porous<br />
breakwaters. Journal of<br />
waterway, port, coastal and<br />
ocean engineering<br />
Sep/Oct2007, 352-363.<br />
Lara, J.L., Garcia, N., Losada,<br />
I.J., 2006 RANS modelling<br />
applied to random wave<br />
interaction with submerged<br />
permeable structures. Coastal<br />
Engineering 53, 395–417.<br />
Ting, C.L., Lin, M.C., Cheng,<br />
C.Y., 2004. Porosity effects on<br />
non-breaking surface waves<br />
over permeable submerged<br />
breakwaters. Coastal<br />
Engineering 50, 213–224.<br />
Huang, C.J., Chang, H.H.,<br />
Hwung, H.H., 2003. Structural<br />
permeability effects on the<br />
interaction of a solitary wave<br />
and a submerged breakwater.<br />
Coastal Engineering 49, 1-24.<br />
Hur, D.S., Mizutani, N., 2003.<br />
Numerical estimation of the<br />
wave forces acting on a threedimensional<br />
body on<br />
submerged breakwater.<br />
Coastal Engineering 47, 329–<br />
345.<br />
Hsu, T.J., Sakakiyama, T., Liu,<br />
P.L.F., 2002. A numerical<br />
model for wave motions and<br />
turbulence flows in front of a<br />
composite breakwater.<br />
Coastal Engineering 46, 25–<br />
50.<br />
Requejo, S., Vidal, C.,<br />
Losada, I.J., 2002. Modelling<br />
of wave loads and hydraulic<br />
performance of vertical<br />
permeable structures. Coastal<br />
Engineering 46, 249–276<br />
Tirindelli, M., Lamberti, A.,<br />
Paphitis, D., Vidal, C.,<br />
Hawkins, S., Morchella, P.,<br />
Sanchez-Arcilla, A. (2000),<br />
Wave action on rubble mound<br />
breakwaters: the problem of<br />
scale effect, DELOS EVK3-<br />
CT-2000-00041<br />
van Gent, M.R.A., 1995.<br />
Porous flow through rubblemound<br />
material. Journal of<br />
waterway, port, coastal and<br />
ocean engineering<br />
May/June1995, 176-181.
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
13
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Notizie dal PIANC<br />
C<br />
ome è noto a tutti gli<br />
addetti, il PIANC con sede<br />
a Bruxelles, già anche<br />
AIPCN, è in campo mondiale la<br />
più antica e diffusa associazione.<br />
<strong>AIOM</strong> ha intrapreso un percorso<br />
di rafforzamento dello scambio<br />
culturale con PIANC, con<br />
particolare riguardo alla<br />
veicolazione delle informazioni<br />
tecniche. Uno dei punti più<br />
importanti nell’ambito di questa<br />
ampliata collaborazione e<br />
sinergia tra PIANC ed <strong>AIOM</strong><br />
riguarderà la traduzione in lingua<br />
italiana degli abstract tratti dalle<br />
principali pubblicazioni del<br />
PIANC. L’intenzione è quella di<br />
dare ai soci e simpatizzanti<br />
dell’<strong>AIOM</strong> delle informazioni<br />
selezionate tra quelle di<br />
maggiore interesse rimandando<br />
gli interessati al sito ufficiale<br />
(www.pianc.org) per l’acquisto<br />
della versione completa in<br />
lingua originale.<br />
Per questo numero sono stati<br />
selezionati due rapporti tecnici.<br />
G<br />
14<br />
estione a lungo<br />
termine degli<br />
impianti di smaltimento<br />
confinati per materiali<br />
di dragaggio<br />
EnviCom report 109 - 0ct.2009<br />
PIANC WG109: G.Berger, P.<br />
Hakstege, H. Wevers, C.<br />
Tamarit de Castro, P. Gracia<br />
Navarro, B. Nevejans, L.<br />
Paipai, Y. Kikuchi.<br />
Durante l'ultima parte del<br />
20° secolo è apparso evidente<br />
come si sarebbe dovuto<br />
trovare un altro approccio per<br />
la gestione dei materiali di<br />
dragaggio contaminati. Fino<br />
ad allora era pratica comune<br />
smaltire il materiale dragato<br />
in mare o usarlo per colmate o<br />
come fertilizzante sui terreni.<br />
Un nuovo approccio è<br />
stato quello di conservare i<br />
materiali di dragaggio<br />
contaminati negli impianti di<br />
smaltimento confinati<br />
(CDF). Questi CDF sono<br />
destinati soltanto ai materiali<br />
di dragaggio che, fortemente<br />
contaminati, non possono<br />
essere trasferiti in un corpo<br />
idrico o utilizzati per altri scopi<br />
di ingegneria o<br />
ambientali. Molto impegno è<br />
stato dedicato alla<br />
progettazione di CDF, anche<br />
per la valutazione e la<br />
gestione dei rischi ambientali.<br />
Documenti importanti che<br />
riportano guide tecniche<br />
sull'impatto ambientale e sulla<br />
progettazione di CDF sono<br />
stati prodotti da PIANC,<br />
CEDA. e USACE.<br />
Nonostante i più rigorosi<br />
controlli sull'inquinamento<br />
ambientale hanno fatto sì che i<br />
sedimenti nei fiumi e nei porti<br />
divenissero meno contaminati<br />
e il materiale dragato<br />
divenisse disponibile per più<br />
opzioni di utilizzo (cfr. il<br />
rapporto PIANC EnviCom WG<br />
14), vi è ancora la necessità di<br />
una sempre maggiore<br />
capacità di stoccaggio dei<br />
materiali di dragaggio<br />
contaminati derivanti dalle<br />
operazioni di bonifica<br />
ambientale e, a volte, dai<br />
progetti di dragaggio di<br />
manutenzione. Risulta infatti<br />
particolarmente difficile ridurre<br />
l'influenza delle fonti diffuse<br />
sui livelli di contaminazione<br />
dei sedimenti.<br />
In generale, vi è un<br />
crescente interesse attorno ai<br />
siti in cui i CDF si trovano. La<br />
tensione tra la conservazione<br />
della natura, l'urbanizzazione<br />
e la necessità di infrastrutture<br />
e l'industria rende molto<br />
difficile esaudire la richiesta di<br />
spazi per i CDF e<br />
l’incoraggiamento ai progettisti<br />
e agli utenti è naturalmente<br />
quello di gestire i CDF<br />
esistenti nel miglior modo<br />
possibile.<br />
PIANC riconosce<br />
l'importanza crescente dei<br />
CDF come un valido<br />
strumento di gestione dei<br />
sedimenti e la necessità di<br />
ottimizzare la propria capacità<br />
ed estendendo la loro durata
per garantire la sicurezza della<br />
navigazione e la<br />
sostenibilità. Anche se non vi<br />
è alcun precedente in quanto<br />
tale, per estendere la durata di<br />
vita dei CDF, il PIANC ha<br />
considerato utile ed<br />
interessante formare un<br />
apposito gruppo di lavoro per<br />
fornire indicazioni e guide<br />
tecniche sui tempi di gestione<br />
e sull'uso del materiale<br />
dragato già smaltito in una<br />
CDF mirando a garantire<br />
l'ottimizzazione della sua<br />
capacità di stoccaggio e,<br />
infine, la sua trasformazione<br />
per un uso finale accettabile.<br />
Questo report è il frutto di<br />
quella decisione.<br />
L’<br />
uso dei materiali<br />
alternativi nella<br />
costruzione di<br />
strutture marine<br />
RecCom report 105 – Ap.2009<br />
PIANC WG105: T. Brown, E.<br />
Ciralli, M. Yamada, J.Pyman,<br />
M.Kloos, S.Desloovere, E.<br />
Burkhart, H. Malone, J.Busel,<br />
S. Black, D. Gremel<br />
Legno, acciaio, muratura e<br />
calcestruzzo sono materiali<br />
tradizionali per le costruzioni<br />
marittime, molto utilizzati nei<br />
waterfront, come nei porti<br />
turistici e commerciali. A livello<br />
internazionale sono crescenti<br />
le preoccupazioni sulla<br />
sostenibilità ambientale<br />
connessa all’uso di questi<br />
materiali. L'utilizzo del legno è<br />
controverso a causa del<br />
necessario sfruttamento delle<br />
risorse naturali, in progressiva<br />
riduzione, così come è<br />
controverso l'uso di prodotti<br />
chimici per il trattamento del<br />
legno destinato all’uso a<br />
contatto dell’acqua marina. I<br />
materiali rocciosi in grandi<br />
blocchi d’altro canto vengono<br />
sempre meno usati a causa<br />
delle ingenti estrazioni e gli<br />
sforzi di trasporto<br />
richiesti. Mentre acciaio e<br />
cemento sono ancora<br />
facilmente producibili, ci sono<br />
preoccupazioni circa i<br />
meccanismi di deterioramento,<br />
relativamente veloci e che<br />
impongono alti costi di<br />
manutenzione, aggravate<br />
dall'impatto ambientale<br />
connesso alla loro<br />
produzione. Una notevole<br />
quantità di gas-serra vengono<br />
rilasciati nell'atmosfera<br />
durante lo sviluppo di materiali<br />
tradizionali, che spesso<br />
devono essere sostituiti entro<br />
25 a 100 anni a seconda della<br />
situazione specifica.<br />
La crescente<br />
preoccupazione per l'ambiente<br />
e la necessità di estendere la<br />
vita dei materiali in edilizia ha<br />
portato alla ricerca e<br />
realizzazione di nuovi materiali<br />
da costruzione come la<br />
plastica riciclata, rinforzata<br />
con fibre di polimeri, e sistemi<br />
ibridi. Questi materiali<br />
alternativi producono meno<br />
gas-serra e sono stimati<br />
significativamente più longevi<br />
rispetto ai materiali tradizionali<br />
grazie alla loro durata<br />
superiore.<br />
Tuttavia, vi è la necessità di<br />
conoscere sempre meglio le<br />
informazioni su questi<br />
materiali, le loro<br />
caratteristiche, vantaggi e<br />
limiti nell’uso, e metodi di<br />
applicazioni appropriate.<br />
Occorre avvisare che il<br />
tema dei materiali alternativi è<br />
dinamico e il documento<br />
anticipa a livello mondiale i<br />
cambiamenti tecnologici in<br />
atto. Pertanto, questa<br />
pubblicazione vuole essere<br />
una fotografia istantanea di<br />
questo argomento in questo<br />
particolare momento e si<br />
occupa unicamente di<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
materiali che sono<br />
effettivamente già stati adottati<br />
in progetti e sono disponibili<br />
sul mercato delle costruzioni.<br />
I contenuti di questa<br />
pubblicazione sono rilevanti<br />
per gli interessati alle<br />
infrastrutture per la<br />
navigazione commerciale, per<br />
le acque interne navigabili, e<br />
per quasi tutte le opere civili di<br />
ingegneria collocate dentro o<br />
fuori dall'acqua. Le fotografie<br />
selezionate e i casi di studio<br />
nel presente documento sono<br />
stati previsti per fornire una<br />
breve dimostrazione della<br />
versatilità e ampiezza<br />
geografica di utilizzo dei<br />
materiali alternativi.<br />
15
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
16
congressi<br />
Coastal<br />
Sediments '11<br />
Bringing together<br />
theory and practice<br />
2-6 May 2011 – Miami -<br />
Florida<br />
T<br />
he Coastal Sediments'11<br />
conference is the<br />
seventh in the series following<br />
the inaugural conference in<br />
1977. The Coastal Sediments<br />
technical specialty<br />
conferences provide an<br />
international forum for<br />
exchange of information<br />
among coastal engineers,<br />
geologists, marine scientists,<br />
oceanographers, and others<br />
interested in the physical<br />
processes of coastal sediment<br />
transport<br />
change.<br />
and morphology<br />
Coastal Sediments ‘11 will<br />
continue to maintain the high<br />
quality of presentations and<br />
Proceedings which has made<br />
the event a valuable<br />
professional learning<br />
experience with a legacy of a<br />
frequently consulted<br />
Proceedings volume.<br />
The conference theme -<br />
Bringing together theory and<br />
practice - was chosen to<br />
stimulate research and papers<br />
devoted to integrating<br />
theoretical and applied<br />
approaches to coastal<br />
sediment processes - an<br />
integrated approach coastal<br />
engineers and scientists must<br />
consider in order to develop<br />
knowledge and capabilities to<br />
assist society in managing the<br />
coast. Emphasis will be on<br />
papers that recognize and<br />
relate theoretical approaches<br />
and practical applications of<br />
coastal sedimentary<br />
processes and morphology<br />
change.<br />
The conference venue is the<br />
southeast Florida coast, a<br />
stimulating site supporting the<br />
conference theme. This coast<br />
is experiencing severe<br />
reduction in renewable<br />
sediment supply, and<br />
remolding by episodic<br />
hurricane activity. The theme<br />
is intended to generate papers<br />
and discussion of coastal<br />
sedimentary processes from<br />
the micro to regional scale at<br />
which integrated coastal<br />
design and management must<br />
be accomplished. Therefore,<br />
both basic and applied papers<br />
are welcome.<br />
Up to four short courses will be<br />
offered on Monday, May 2nd,<br />
prior to the start of the full<br />
conference. Each short course<br />
will be conducted from 8 am - 5<br />
pm and attendees can receive 8<br />
Professional Development<br />
Hours (PDH) for the day.<br />
Registration for the short<br />
courses will begin in Fall <strong>2010</strong>.<br />
A tentative list of short course<br />
topics include:<br />
I. Coastal Sediment Transport<br />
Processes: Theory, Methods,<br />
and Modeling (instructors: Leo<br />
van Rijn, Magnus Larson, and<br />
and D.J. Walstra) .......<br />
II. Coastal Inlet Modeling<br />
(instructors: Gary Zarillo and<br />
Duncan FitzGerald)<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
III. Miami Beach, Beach<br />
Nourishment Project: A Coastal<br />
Engineering Project from<br />
Design through Post-<br />
Construction Monitoring<br />
(instructor: Bob Dean)<br />
IV. Coastal Ecosystems: Living<br />
Shorelines (instructor: Debbie<br />
Devore - U.S. Fish and Wildlife<br />
Service)<br />
For more information about the<br />
short courses, please contact<br />
Julie Rosati<br />
Julie.D.Rosati@usace.army.mil<br />
Registration:<br />
Pre-registration (by Nov. 30,<br />
<strong>2010</strong>) with printed and<br />
electronic proceedings: $800<br />
Pre-registration (by Nov. 30,<br />
<strong>2010</strong>) with electronic<br />
proceedings: $700<br />
Early registration (by April 4,<br />
2011) with electronic<br />
proceedings: $800<br />
Standard registration (April 4-<br />
27, 2011) with electronic<br />
proceedings: $850<br />
On-site registration (after April<br />
27, 2011) with electronic<br />
proceedings: $900<br />
Student (non-presenter)<br />
registration with electronic<br />
proceedings: $250<br />
One-day registration: $300/d<br />
Field trip: $125 for half-day<br />
trips; $175 for full-day trips<br />
Short course: $125<br />
Extra tickets: Luncheon: $50<br />
Reception: $35<br />
More information at<br />
http://coastalsediments.cas.us<br />
f.edu<br />
ICS 2011<br />
11th International<br />
Coastal Symposium<br />
9-14 May 2011 in<br />
Szczecin, Poland<br />
T<br />
he symposium will be<br />
organized by the Institute<br />
of Marine and Coastal<br />
17
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Sciences at University of<br />
Szczecin<br />
The Conference will take<br />
place at the Radisson Blu<br />
Hotel right in the heart of<br />
Szczecin. Special rates will be<br />
available for ICS delegates.<br />
Conference Themes<br />
• Acoustic Remote Sensing<br />
• Barrier Islands<br />
• Beach Processes<br />
• Beaches in Fetch-Limited<br />
Environments<br />
• Climate Change<br />
• Coastal Dunes<br />
• Coastal Ecosystems<br />
• Coastal Engineering<br />
• Coastal Evolution<br />
• Coastal Geomorphology<br />
• Coastal Hazards and<br />
Pollution<br />
• Coastal Modelling<br />
• Coastal Polices and<br />
Planning<br />
• Coastal Restoration &<br />
Mitigation<br />
• Coastal Tourism<br />
• Coastal Zone Management<br />
• Delta Plain Management<br />
• Estuaries and Lagoons<br />
• Estuarine & wetland<br />
Restoration<br />
• GIS and Remote Sensing<br />
Applications<br />
• Human impact (interaction)<br />
• Impact of Extreme Storms<br />
• Integrated Catchment and<br />
Coastal Zone Management<br />
• Marine & Coastal protected<br />
areas<br />
• Nontidal Coasts (Baltic’s<br />
and others)<br />
Early Registration from May 1<br />
November 30 <strong>2010</strong>: Delegates<br />
400€, Students 300€,<br />
Accompanying Person: 150€<br />
Late Registration December 1<br />
<strong>2010</strong> to April 1 2011:<br />
Delegates 500€, Students:<br />
400€, Accompanying Person:<br />
250 €*<br />
More information at:<br />
http://www.ics2011.pl/<br />
18<br />
20 1 CONFERENCE<br />
on Coastal<br />
Engin ering Practice<br />
Engin ering Sustainable<br />
Coastal Development<br />
August 21-24, 2011<br />
San Diego, California<br />
T<br />
he 2011 Conference on<br />
Coastal Engineering<br />
Practice will focus on practical<br />
approaches in developing<br />
solutions for coastal engineering<br />
problems as well as ensuring<br />
sustainable coastal development.<br />
An additional goal is to promote<br />
the exchange of experiences<br />
between practicing coastal<br />
engineers. Emphasis will be<br />
placed on practical experience<br />
and actual projects rather than<br />
specific technical and scientific<br />
aspects of coastal engineering.<br />
Papers and presentations will<br />
highlight case histories of<br />
technology applied in planning,<br />
design, permitting, and<br />
engineering methodologies, as<br />
well as the realities of coastal<br />
construction, maintenance, and<br />
operations.<br />
Prospective authors are cordially<br />
invited to submit an abstract to the<br />
Coastal Engineering Practice<br />
Technical Subcommittee by<br />
November 16, <strong>2010</strong>. You can<br />
submit an abstract or view the<br />
Call for Papers here:<br />
http://content.asce.org/conference<br />
s/copricoastal2011/call.html<br />
The Technical Subcommittee is<br />
now accepting abstracts on the<br />
following themes:<br />
� Case Histories of Coastal<br />
Projects<br />
� Sustainable Coastal<br />
Development<br />
� Erosion and Shoreline<br />
Protection<br />
� Coastal Environment, Water<br />
Quality and Wetlands<br />
Restoration<br />
� Coastal Hazards and Risk<br />
Management<br />
� Coastal Sediment Processes<br />
� Ports, Harbors, and Marine<br />
Transportation<br />
� Local, State and Federal<br />
involvement in Planning,<br />
Design and Construction of<br />
Coastal Projects<br />
Review Process<br />
We encourage a description of<br />
preliminary or final results in the<br />
abstract to demonstrate status of<br />
work. Abstracts should follow a<br />
logical development with<br />
introduction and motivation<br />
(short), procedure, and example<br />
results. Notification of acceptance<br />
or decline will be emailed to the<br />
corresponding author by January<br />
12, 2011. Final papers are due to<br />
the Technical committee by May<br />
4, 2011.<br />
More information about the<br />
conference can be found at:<br />
http:/.content.asce.org/conference<br />
s/copricoastal2011/<br />
Coastal<br />
management<br />
2011<br />
Innovative coastal zone<br />
management:<br />
sustainable engineering<br />
for a Dynamic Coast<br />
10-16 nov. 2011 Belfast<br />
UK<br />
C<br />
oastal zones around the<br />
world are vital to recreation,<br />
travel, tourism and wildlife<br />
but also play an increasingly<br />
important role in energy capture,<br />
international trade, habitation<br />
and the economy. The coast<br />
provides engineers and scientists<br />
not only with numerous<br />
opportunities for development, but
also a host of challenges and<br />
barriers to successful<br />
management.<br />
ICE's 7th Conference on<br />
Coastal Management will cover<br />
an extensive range of subjects<br />
including; policy, engineering,<br />
management and social and<br />
environmental implications.<br />
Featuring expert addresses from<br />
professionals, focusing on<br />
sustaining and developing coastal<br />
zones, and the barriers that need<br />
to be overcome to allow coasts to<br />
meet our economic and social<br />
aspirations while respecting their<br />
natural function.<br />
The conference is the seventh in<br />
this series recognised for its focus<br />
on current issues, and its balance<br />
between research and practical<br />
application. The event will be a<br />
forum for forthright discussion,<br />
highlighting advances and<br />
solutions as well as identifying key<br />
areas of debate.<br />
Coastal Management 2011 will<br />
comprise keynote addresses by<br />
leading experts and technical<br />
paper presentations. Papers will<br />
be made available to delegates<br />
prior to the conference and<br />
following the event the papers that<br />
have been presented will be<br />
included in the formal<br />
proceedings. A Technical Visit will<br />
be added at a later date.<br />
Topics<br />
� Innovative coastal planning,<br />
design and management,<br />
including coast defence<br />
� Coast and near shore<br />
renewable energy systems<br />
� Social, environmental and<br />
climatic change<br />
� Coastal policy - Legislation,<br />
targets and the future<br />
� Funding and accountability -<br />
Investment, opportunities and<br />
growth<br />
� Vital infrastructure for trade,<br />
transport and tourism<br />
� Effective estuarine and coastal<br />
engineering<br />
Submission of abstracts<br />
Prospective authors are invited to<br />
submit an abstract relating to any<br />
of the topics listed here by<br />
Monday 15 November <strong>2010</strong>.<br />
Abstracts should be no longer<br />
than 2 pages of A4 (Arial f1,).<br />
The Institution of Civil<br />
Engineers (ICE) is a registered<br />
charity that strives to promote and<br />
progress civil engineering. We<br />
believe that civil engineers<br />
T<br />
are "at the heart of society,<br />
delivering sustainable<br />
development through knowledge,<br />
skills and professional expertise."<br />
With this in mind, we are a<br />
qualifying body, a centre for the<br />
exchange of specialist<br />
knowledge, and a provider of<br />
resources to encourage<br />
innovation and excellence in the<br />
profession worldwide. Founded in<br />
1818 by a small group of idealistic<br />
young men. We were granted a<br />
royal charter in 1828 where we<br />
declared that our aim was to<br />
"foster and promote the art and<br />
science of civil engineering". That<br />
is still our aim today.<br />
Contact: ICE Events Team<br />
Institution of Civil Engineers - One<br />
Great George Street Westminster<br />
-London SW1P 3AA<br />
t +44 (0)20 7665 2226 f +44 (0)20<br />
7233 1743 e events@ice.org.uk<br />
IABMAS 2012<br />
6th International<br />
Conference on Bridge<br />
Maintenance, Safety and<br />
Management<br />
Cernobbio, Lake Como,<br />
Italy - July 2012<br />
T<br />
he 6th International<br />
Conference on Bridge<br />
Maintenance, Safety and<br />
Management (IABMAS 2012) is<br />
organized on behalf of the<br />
International Association for<br />
Bridge Maintenance And Safety<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
(IABMAS) under the auspices<br />
of Politecnico di Milano, Milan,<br />
Italy. Fabio Biondini and Dan<br />
Frangopol will serve as<br />
Conference Chairs for IABMAS<br />
2012. The Conference will be<br />
held in Cernobbio, Como, Italy,<br />
on July 8-12, 2012<br />
(http://www.iabmas2012.org).<br />
The Association encompasses<br />
all aspects of bridge<br />
maintenance, safety, and<br />
management. The objective of<br />
the Association is to promote<br />
international cooperation in the<br />
fields of bridge maintenance,<br />
safety, and management for the<br />
purpose of enhancing the<br />
welfare of society<br />
(http://www.iabmas.org).<br />
The aim of IABMAS 2012 is to<br />
bring together all the very best<br />
work that has been done in the<br />
field of bridge maintenance,<br />
safety and management and<br />
related topics, to stimulate and<br />
promote research into this field,<br />
and to bridge the gap between<br />
theory and practice.<br />
The Conference will be of<br />
interest to researchers,<br />
representatives from all<br />
sections of bridge engineering,<br />
bridge engineers working with<br />
transportation departments,<br />
consultants, contractors and<br />
local authorities interested in all<br />
aspects of bridge maintenance,<br />
safety, and management.<br />
Authors are kindly invited to<br />
submit 300-word abstracts by<br />
February 28th, 2011 through<br />
the online submission system<br />
that will be made available soon<br />
on this website. Authors will be<br />
notified regarding the<br />
acceptance of their abstracts by<br />
March 31st, 2011. Full papers<br />
are due by November 18th,<br />
2011. Final acceptance of full<br />
papers will be notified by<br />
December 31, 2011.<br />
19
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Questa rubrica, a cura di<br />
Angelo Garassino, si propone<br />
di fornire una carrellata,<br />
completa di un breve<br />
sommario, su recenti<br />
pubblicazioni di potenziale<br />
interesse.<br />
Testi<br />
B<br />
en C. Gerwick Jr. :<br />
“Construction of Marine<br />
and Offshore Structures” by<br />
Taylor & Francis, Inc. Pub.<br />
Date: January 2007 ISBN-13:<br />
9780849330520 725pp.<br />
Sommario: La 3a edizione di<br />
questo testo molto apprezzato,<br />
è stata ampliata ed aggiornata.<br />
Ampio spazio viene dato alle<br />
nuove tecnologie, ai moderni<br />
metodi d’analisi ed ai nuovi<br />
materiali impiegati. Argomenti<br />
quali la liquefazione dei<br />
sedimenti sciolti, l’erosione e lo<br />
scalzamento, problemi<br />
archeologici, qualità ed alte<br />
prestazioni dell’acciaio e del<br />
cemento sono stati ampliati ed<br />
arricchiti, così come si sono<br />
considerate le problematiche<br />
del danneggiamento e del<br />
terrorismo. Copre le<br />
problematiche legate ai<br />
terminali LNG e alle strutture<br />
offshore per la produzione di<br />
energia dal vento e dalle onde.<br />
Chiaramente ed in maniera<br />
concisa ed accessibile guida il<br />
lettore attraverso la visione più<br />
aggiornata dei principi che sono<br />
alla base di una corretta nascita<br />
di un progetto di un’opera<br />
marina o offshore.<br />
G<br />
entilomo M. “La legge di<br />
Hooke” ed. sett. <strong>2010</strong> 45 ”<br />
La legge di Hooke è una storia<br />
scritta dal nostro collega<br />
Maurizio Gentilomo (MG) noto<br />
e affezionato socio di <strong>AIOM</strong>.<br />
4 A cura di Mario de Gerloni<br />
5 e-book non in vendita<br />
20<br />
recensioni<br />
Leggendola, si comprende<br />
bene che essa è, in grande<br />
misura, autobiografica: vi si<br />
parla infatti di progetti dei quali<br />
MG si è occupato, nella sua<br />
carriera professionale, con<br />
responsabilità dirette, e di<br />
progetti “terzi”, rispetto a MG,<br />
realizzati recentemente in<br />
Europa e nel mondo.<br />
L’insieme dei lavori<br />
considerati, compresi quindi<br />
quelli “imparati” (come, per<br />
esempio, il bostoniano Big<br />
Dig), costituisce un cospicuo<br />
patrimonio informativo dal<br />
quale l’autore ha cercato di<br />
trarre alcune conclusioni di<br />
carattere generale sul mondo<br />
delle costruzioni. Non<br />
dimenticando di raccomandare<br />
di tenere a mente che tali<br />
conclusioni sono provvisorie<br />
(nel senso che meriterebbero<br />
ulteriori approfondimenti) ed<br />
approssimate. Con<br />
un’attenzione massima rivolta<br />
alla struttura concettuale e<br />
fattuale delle grandi (anche<br />
meno grandi) opere, pubbliche<br />
e pubblico-private, ed alle<br />
connesse fallibilità degli umani.<br />
Dove a “fallibilità” non deve<br />
corrispondere, raccomanda<br />
MG, l’idea tradizionale di<br />
fallimento (“spese maggiori<br />
delle entrate”) ma il fallimento,<br />
parziale o totale, degli obiettivi<br />
delle nuove opere.<br />
In proposito si sono posti in<br />
evidenza, tra gli altri, alcuni<br />
concetti fondamentali che,<br />
come sanno coloro che<br />
conoscono l’autore, sono stati<br />
l’oggetto di suoi scritti,<br />
conferenze e “prediche”:<br />
l’essere evolvente<br />
dell’ingegneria e del modus<br />
operandi degli ingegneri<br />
medesimi; le azioni necessarie<br />
a conseguire la qualità; la<br />
giusta vita di servizio; la<br />
necessità di controlli<br />
sistematici e della disponibilità<br />
di controllori preparati;<br />
l’esigenza di un<br />
aggiornamento professionale<br />
e culturale perenne. Non<br />
ultimo, la prepotente presenza<br />
dell’economia (dall’analisi dei<br />
costi e dei rischi alla finanza);<br />
le fallibilità previsionali degli<br />
umani: controllabili, almeno in<br />
parte, mediante la<br />
considerazione di diversi,<br />
credibili, scenari del futuro.<br />
Interessante ed istruttiva è la<br />
rassegna delle sette<br />
meraviglie del mondo: in realtà<br />
sarebbero, secondo MG, ben<br />
più di venti. Molti dei progetti<br />
presentati nel capitolo delle<br />
sette meraviglie sono stati<br />
analizzati mediante l’uso di<br />
indicatori: istruttivi anche se,<br />
come avverte MG, arbitrari ed<br />
approssimati. In questo<br />
ambito, tra i progetti “diretti”<br />
dell’autore, non poteva<br />
mancare il veneziano Mose<br />
(che è attuale) né, per quanto<br />
riguarda il passato, la grande<br />
diga pachistana di Tarbela<br />
(anni sessanta e settanta).<br />
L’autore ha scelto di far<br />
parlare il protagonista della<br />
storia in terza persona: si<br />
suppone per poter riferire fatti,<br />
ed esprimere giudizi su di<br />
essi, con un sufficiente<br />
distacco e con volute<br />
approssimazioni, letterarie e
non letterarie. Inoltre, ha<br />
scelto di attribuire nomi<br />
immaginari, con eccezioni, alle<br />
persone (viste soprattutto<br />
come “personaggi”) ed ai<br />
costruttori chiamati in causa. E<br />
nomi autentici ai lavori che<br />
hanno visto il protagonista del<br />
racconto (che è MG)<br />
direttamente coinvolto, ai<br />
lavori “terzi”, ad esperti,<br />
consulenti, analisti, istituti di<br />
ricerca, università. D’altra<br />
parte le opere citate nel e-libro<br />
sono tanto conosciute, anche<br />
esternamente al mondo dei<br />
costruttori, che non se ne<br />
sarebbe potuto parlare sotto<br />
denominazioni immaginarie.<br />
Non mancano infine giudizi<br />
critici, generali e speciali,<br />
sull’arte del costruire. A<br />
proposito della inadeguatezza<br />
dei decisori politici, della<br />
colpevole latitanza, o assenza,<br />
in Italia (ma non soltanto), di<br />
efficaci sistemi di controllo,<br />
della non rara sciatteria dei<br />
costruttori, dell’uso improprio<br />
della contrattualistica (riguardo<br />
alla politica delle“riserve” ed<br />
all’abuso di subappalto, per<br />
esempio). Neppure manca la<br />
citazione di esempi sulla<br />
buona gestione dei lavori: da<br />
parte delle committenze, dei<br />
costruttori, dei progettisti, dei<br />
controllori, dei gestori.<br />
L’autore ha curato<br />
direttamente la redazione e<br />
l’edizione del libro (in sola<br />
versione digitale) che ha<br />
spedito ad un numero limitato<br />
di suoi colleghi ed amici tra cui<br />
l’autore di queste<br />
osservazioni.<br />
Il Consiglio Direttivo di <strong>AIOM</strong><br />
ha ritenuto utile, in relazione al<br />
carattere concettuale,<br />
informativo e didattico del<br />
libro, di pubblicarlo, con il<br />
consenso dell’autore, nel<br />
proprio sito www.aiom.info.<br />
R<br />
inaldo A. “Il governo<br />
dell’acqua”” Marsilio Editori,<br />
2009, 299 pagine, 25,00 € 6<br />
"Il governo dell'acqua" è un<br />
testo molto importante: nel<br />
suo insieme, e per ragioni<br />
particolari.<br />
La concezione del lavoro, si<br />
osserva in primis, lo fa a buon<br />
diritto appartenere alla<br />
famiglia della filosofia della<br />
scienza.<br />
Nel merito, “Il governo<br />
dell’acqua” riguarda<br />
fondamentali questioni di<br />
idraulica, di meccanica dei<br />
fluidi, di ingegneria e,<br />
naturalmente, di idrologia,<br />
genitrice naturale delle prime.<br />
Andrea Rinaldo, ordinario di<br />
Costruzioni idrauliche a<br />
Padova, tratta soprattutto<br />
dell’acqua: dal punto di vista<br />
dello scienziato,<br />
dell’accademico, dell’ingegnere,<br />
del governo (inteso in termini<br />
politico-amministrativi), degli<br />
utilizzatori del bene acqua<br />
(collettivi, singoli), anche delle<br />
“vittime” dell’acqua, con uno<br />
stile che è, insieme,<br />
scientificamente rigoroso e,<br />
letterariamente,<br />
quanto schietto.<br />
tanto diretto<br />
In sostanza il lavoro è un<br />
compendio di scienza teorica<br />
impartita (senza espressioni e<br />
formule matematiche) in<br />
termini non divulgativi e,<br />
provvidenzialmente,<br />
applicativi. Al riguardo è di<br />
grande interesse ed attualità il<br />
capitolo dedicato a moderne<br />
teorie sui sistemi auto<br />
organizzati (già trattati<br />
dall’autore, con Ignacio<br />
Rodriguez-Iturbe 7 , in “Fractal<br />
River Basins - Chance an<br />
Self-Organization” 8 ).<br />
6 A cura di Maurizio Gentilomo<br />
7 Ignacio Rodriguez-Iturbe, Texas A<br />
& M University.<br />
8 Fractal River Basins - Chance an<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
Come di grande interesse ed<br />
attualità sono i capitoli dedicati<br />
al caso (non limitatamente al<br />
progetto “Mose”) ambientale di<br />
Venezia (il Rinaldo è un<br />
veneziano, di Dorsoduro:<br />
pochi potrebbero parlare della<br />
faccenda con un’almeno pari<br />
competenza e passione).<br />
Ancora: Andrea Rinaldo<br />
confronta criticamente le<br />
opinioni pubbliche più o meno<br />
avvertite: emerge in proposito,<br />
con un rilievo forte, la<br />
divergenza tra scienza e<br />
conoscenza, da una parte, e<br />
diffuse posizioni<br />
antiscientifiche e tecnofobe,<br />
espresse, dall’altra parte, da<br />
una componente importante<br />
del corrente pensiero<br />
ambientalistico (debole).<br />
Spesso, quest’ultimo<br />
(pensiero), sostenuto<br />
“ideologicamente” piuttosto<br />
che essere fondato<br />
sull’elaborazione metodica di<br />
osservazioni di fenomeni (non<br />
soltanto) fisici.<br />
L’autore non dimentica di<br />
avvertire il lettore colto – anzi:<br />
sottolinea molto bene questo<br />
aspetto – che le conclusioni<br />
tratte dall’osservazione di<br />
fenomeni fisici (mediante<br />
l’applicazione dell’illuministico<br />
metodo scientifico), anche se<br />
correttamente eseguite e<br />
gestite, sarebbero<br />
inevitabilmente approssimate:<br />
il processo della conoscenza –<br />
ma questo dovrebbe essere<br />
universalmente noto – è<br />
evolvente: verso, come gli<br />
studiosi fanno abitualmente,<br />
sempre migliori<br />
approssimazioni.<br />
Una (non ultima, in ordine di<br />
importanza) annotazione di<br />
carattere molto generale:<br />
l’unico ambiente (idrico,<br />
Self-Organization, Cambridge<br />
University Press, UK, 1997.<br />
21
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
idraulico, lambito dall’acqua)<br />
degno di attenzione – ed<br />
intervento –, da parte degli<br />
umani, è costruito e<br />
comprende, a pieno titolo, le<br />
società umane e molti dei<br />
problemi, delle aspirazioni,<br />
delle necessità degli uomini. In<br />
opposizione ad un ambiente<br />
incontaminato, inesistente, da<br />
molti ingenuamente<br />
vagheggiato ed invocato.<br />
Pubblicazioni<br />
P<br />
uneet A.and Lance M.:<br />
“Reliability Analysis and<br />
Design Procedures for Offshore<br />
Wind Turbines, Crossing<br />
Borders.” Proceedings of the<br />
2008 Structures Congress. April<br />
24-26, 2008, Vancouver, BC,<br />
Canada. Sommario: Gli<br />
standard di progetto per le<br />
turbine eoliche, come la guida<br />
prodotta dalla Commissione<br />
Elettrotecnica Internazionale<br />
(IEC) richiedono, anche per una<br />
sola combinazione dei carichi di<br />
progetto, estrapolazioni<br />
statistiche dei carichi da un<br />
certo numero di simulazioni. Le<br />
estrapolazioni fanno riferimento<br />
ad una previsione di un frattile<br />
delle condizioni di carico rare.<br />
Parecchi approcci di<br />
estrapolazioni statistiche sono<br />
possibili: uno prevede l’uso di<br />
un picco oltre soglia individuato<br />
simulando l’approssimarsi<br />
ripetutamente alla soglia<br />
prescelta, il massimo carico<br />
viene così definito come<br />
l’estremo valore assunto da una<br />
variazione random. Con questi<br />
modelli “estremi” è comune<br />
costruire distribuzioni<br />
parametriche che si adattano<br />
alle sollecitazioni iniziali e su<br />
questa base prevedere livelli di<br />
sollecitazioni associate con<br />
eventi rari e di breve durata,<br />
generalmente con probabilità di<br />
1 su un milione od anche più<br />
22<br />
rari. I principi di affidabilità delle<br />
strutture possono essere<br />
impiegati per migliorare ancor<br />
più l’efficienza di tali<br />
calcolazioni. Per generatori<br />
eolici di 5MW si affronteranno<br />
dapprima gli studi statistici per<br />
le condizioni ultime a breve<br />
termine (velocità del vento ed<br />
altezza d’onda), quindi per<br />
integrazione della distribuzione<br />
temporale di questi eventi di<br />
breve durata relativi al sito ed<br />
alle specifiche condizioni<br />
ambientali e climatiche dello<br />
stesso si ricaveranno le<br />
condizioni di carico a lungo<br />
termine<br />
M<br />
ittendorf, K. and<br />
Sweetman, B. : “Loading<br />
and Response of Offshore Wind<br />
Turbine Support Structures:<br />
Prediction with Comparison to<br />
Measured Data. Crossing<br />
Borders.” Proceedings of the<br />
2008 Structures Congress. April<br />
24-26, 2008, Vancouver, BC,<br />
Canada. Sommario: La<br />
previsione numerica della<br />
risposta strutturale dinamica dei<br />
supporti delle turbine dei<br />
generatori eolici è valutata per<br />
un supporto tipico senza la<br />
turbina. La veridicità delle<br />
previsioni della risposta<br />
strutturale in campo dinamico è<br />
provata mediante la comparazione<br />
tra le deformazioni<br />
previste della struttura al di sotto<br />
del livello dell’acqua con i dati<br />
ricavati dalle misurazioni<br />
eseguite in campo. Particolare<br />
attenzione è stata prestata alla<br />
direzione di propagazione<br />
dell’onda. Nel modello i carichi<br />
da onda sono generati<br />
simulando una serie di timehistories<br />
irregolari associate con<br />
un unico periodo e altezza<br />
d’onda, ma con due distinti<br />
parametri di propagazione. Le<br />
previsioni delle sollecitazioni di<br />
carico sono fatte con riferimento<br />
alle equazioni di Morrison e la<br />
risposta strutturale è computata<br />
risolvendo un modello ad<br />
elementi finiti della struttura nel<br />
dominio del tempo.<br />
B<br />
ush, E. and Lance M.<br />
:”Models for Offshore<br />
Wind Turbine Foundations and<br />
Their Influence on Long-Term<br />
Loads. “ Structures Congress<br />
2009: Don’t Mess with<br />
Structural Engineers -<br />
Expanding Our Role.<br />
Proceedings of Structures<br />
Congress, Austin, Texas, April<br />
30 - May 2, 2009.<br />
Sommario: Obiettivo dello<br />
studio è la valutazione della<br />
fondazione monopalo per<br />
turbine eoliche in acqua poco<br />
profonda nei casi di<br />
sollecitazione estrema<br />
associate ai periodi di ritorno di<br />
20 anni, richiesti nella<br />
progettazione. Sono paragonati<br />
modelli di fondazione incastrati,<br />
con incastro fittizio, con molle<br />
accoppiate, con molle distribuite<br />
lungo il fusto. Nella simulazione<br />
stocastica si considera una<br />
turbina da 5MW con 90 m di<br />
altezza al perno di rotazione. Si<br />
assume che la profondità del<br />
fondale sia di 20 m e che le<br />
peggiori combinazioni di<br />
velocità di vento ed altezza di<br />
onda su base 20 anni siano<br />
prese in considerazione in<br />
termini di responso comparativo<br />
statistico dei carichi estremi e<br />
dello spettro di sollecitazione,<br />
nonchè della probabilità di<br />
distribuzione dei carichi estremi<br />
per l’incastro perfetto e per le<br />
differenti fondazioni flessibili<br />
considerate.<br />
C<br />
hatzigiannelis, I. Elsayed,<br />
K. and Loukakis, K:<br />
“Foundation Engineering of<br />
Offshore "Jacket" Structures.”.<br />
Contemporary Topics in Deep<br />
Foundations (GSP 185)
Selected Papers From the 2009<br />
International Foundation<br />
Congress and Equipment Expo;<br />
March 15-19, 2009, Orlando,<br />
FL;<br />
Sommario: I “jackets” sono<br />
strutture comunemente<br />
utilizzate nella pratica delle<br />
costruzioni civili marittime. Esse<br />
richiedono una progettazione<br />
particolare delle fondazioni ed<br />
una pratica costruttiva per fare<br />
fronte a sfavorevoli condizioni<br />
geotecniche e condizioni<br />
estreme di sollecitazioni agenti<br />
e condizioni ambientali.<br />
L’articolo traccia un quadro<br />
riassuntivo delle problematiche<br />
progettuali e delle pratiche<br />
costruttive per i jacket. E’<br />
riportato lo studio di un caso<br />
che prevede il jacket fondato su<br />
pali, ma con fondazione<br />
provvisoria su terreno<br />
migliorato.<br />
L<br />
esny, K. and Hinz, P.:”<br />
Design of Monopile<br />
Foundations for Offshore Wind<br />
Energy Converters.”<br />
Contemporary Topics in Deep<br />
Foundations (GSP 185)<br />
Selected Papers From the 2009<br />
International Foundation<br />
Congress and Equipment Expo;<br />
March 15-19, 2009, Orlando,<br />
FL; Sommario: I generatori di<br />
energia da fonte eolica<br />
posizionati offshore con fondali<br />
di profondità fino a 20 ÷ 25 m<br />
sono di regola costruiti su di<br />
una fondazione monopalo.<br />
Sebbene il monopalo sia una<br />
struttura molto semplice, il suo<br />
comportamento sotto l’azione<br />
dei carichi variabili da onde,<br />
correnti e venti risulta molto<br />
complesso. Di conseguenza i<br />
monopali sono spesso<br />
progettati per l’ evento estremo<br />
con un approccio quasi-statico.<br />
Poichè tuttavia l’effetto dei<br />
carichi ciclici deve essere<br />
considerato, in carenza di una<br />
normativa specifica, l’articolo<br />
propone un approccio che<br />
prevede prove di laboratorio<br />
dedicate ed un appropriato<br />
processo progettuale.<br />
S B<br />
tone, K., Newson, T.<br />
and Sandon, J.: “An<br />
Investigation of The<br />
Performance Of A 'Hybrid'<br />
Monopile-Footing Foundation<br />
For Offshore Structures.”<br />
OFFSHORE SITE<br />
INVESTIGATION AND<br />
GEOTECHNICS, Confronting<br />
New Challenges and Sharing<br />
Knowledge, September 11 -<br />
13, 2007, London, UK. ISBN<br />
0 906940 49 4 - Copyright<br />
2007. The Society for<br />
Underwater Technology.<br />
Sommario: La necessità di<br />
realizzare strutture in acque<br />
sempre più profonde per lo<br />
stoccaggio di idrocarburi o<br />
per le fonti di energia<br />
rinnovabili quali le torri<br />
eoliche richiede una continua<br />
evoluzione della tecnologia.<br />
Queste strutture inducono in<br />
fondazione condizioni di<br />
carico complesse risultanti<br />
dall’azione combinata di<br />
vento, onde, correnti e carichi<br />
propri delle strutture; questi<br />
carichi si devono tradurre in<br />
spostamenti della struttura<br />
all’interno di un dominio di<br />
deformazioni ritenuto<br />
accettabile ed in grado di<br />
consentire ai macchinari di<br />
essere operativi. Per ottenere<br />
ciò spesso si ricorre a sistemi<br />
chiamati ibridi in quanto<br />
impiegano più tipologie in<br />
contemporanea quali<br />
fondazione monopalo,<br />
“suction caissons”, strutture a<br />
gravità, ecc.. L’articolo<br />
riguarda uno di questi casi<br />
studiato attraverso un<br />
modello fisico in piccola scala<br />
sottoposto ad azioni verticali<br />
e orizzontali opportunamente<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
combinate alle quali la<br />
struttura ibrida riesce ad<br />
opporre una rigidezza<br />
superiore rispetto alle<br />
strutture convenzionali.<br />
allesio, J., Patel, H.,<br />
Revenga, A. and. Rynn,<br />
P: “SS: Cryogenic Pipelines:<br />
Risk Assessment and<br />
Technology Qualification<br />
Process for Offshore LNG<br />
Pipelines” - OTC 20301<br />
Offshore<br />
Conference 2009.<br />
Technology<br />
Sommario: Il mercato del Gas<br />
Naturale Liquefatto (LNG)<br />
presenta una domanda<br />
crescente di impianti e<br />
terminali.La collocazione a<br />
terra di questi terminali<br />
incontra difficoltà estreme per<br />
questioni ambientali e di<br />
sicurezza per cui le<br />
collocazioni offshore degli<br />
stessi sono sempre più<br />
oggetto di studio.<br />
Una parte non secondaria di<br />
questi impianti è<br />
rappresentata dal trasporto in<br />
sicurezza di grandi quantità di<br />
LNG dai punti di attracco delle<br />
navi gasiere ai luoghi di<br />
stoccaggio a mezzo di<br />
gasdotti criogenici. In carenza<br />
di normative in merito e per la<br />
ridotta casistica gli Autori<br />
hanno elaborato una<br />
procedura di classificazione<br />
degli impianti di gasdotto<br />
criogenico LNG sottomarini:<br />
viene effettuata una<br />
combinazione di analisi<br />
ingegneristiche e di analisi di<br />
rischio dando luogo ad un<br />
processo di revisione del<br />
progetto secondo prestabilite<br />
linee guida relative alla<br />
sicurezza.<br />
Le analisi effettuate si sono<br />
dimostrate molto efficaci<br />
nell’identificare i rischi e<br />
discutere come essi possano<br />
venire prevenuti o ridotti.<br />
23
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
M<br />
asciola M. and Meyer<br />
N.: “Modeling and<br />
Simulation of a Tension Leg<br />
Platforms” Proceedings of the<br />
Eighteenth (2008)<br />
International Offshore and<br />
Polar Engineering Conference<br />
- Vancouver, BC, Canada,<br />
July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
Vol 1 - Session on<br />
OFFSHORE MECHANICS<br />
AND TECHNOLOGY, pp. 84-<br />
91. Sommario: Viene proposto<br />
un modello a 6 gradi di libertà<br />
per la struttura di una<br />
piattaforma “tension leg<br />
platform”. I modelli esistenti<br />
sono basati su parametri di<br />
rigidezza derivati da una<br />
analisi di perturbazioni della<br />
piattaforma con un solo grado<br />
di libertà Per contrasto qui si<br />
analizza il moto generico della<br />
piattaforma sulla base dei<br />
concetti cinematici<br />
fondamentali si calcolano le<br />
forze ed i momenti che<br />
risultano da questo<br />
moto.Questa analisi tiene<br />
conto anche degli effetti di<br />
onde casuali e offre una<br />
possibilità di calcolo del<br />
momento di allineamento per<br />
galleggiamento.<br />
T<br />
aflanidis A. A.,<br />
Angelides D. C. and<br />
Scruggs J. T.: “Robust<br />
Design Optimization of Mass<br />
Dampers for Control of<br />
Tension Leg Platforms”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
Vol 1 - Session on<br />
OFFSHORE MECHANICS<br />
AND TECHNOLOGY, pp. 92-<br />
99. Sommario: Viene<br />
24<br />
presentato un progetto<br />
avanzato del guscio di una<br />
piattaforma TLP (tension leg<br />
platform) adatta ad operare<br />
nel Golfo del Messico con un<br />
battente di acqua di 6000<br />
piedi, circa 1830 m.<br />
Usando un processo di<br />
ottimizzazione totalmente<br />
automatico il danno da fatica<br />
dei tiranti più sollecitati viene<br />
minimizzato. Durante il<br />
processo di ottimizzazione il<br />
danno da fatica viene<br />
analizzato sulla base del<br />
dominio di frequenze<br />
dall’analisi dinamica<br />
accoppiata, includendo le<br />
forze d’onda del primo ordine,<br />
le forze della corrente<br />
predominante e le forze<br />
viscose linearizzate. Si rileva<br />
una prestazione in campo<br />
dinamico nettamente migliore<br />
con picchi di tensione nei<br />
tiranti assai inferiori.<br />
KEY WORDS: TLP, Hull<br />
Shape Optimization, Fatigue<br />
Damage,Tendon Tension,<br />
Coupled Analysis<br />
C<br />
ozijn J.L., Van der Wal<br />
and R.J., Dunlop C.:<br />
“Model Testing and Complex<br />
Numerical Simulations for<br />
Offshore Installation”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
Vol 1 - Session on<br />
OFFSHORE MECHANICS<br />
AND TECHNOLOGY, pp 137-<br />
147. Sommario: L’articolo<br />
descrive le analisi eseguite<br />
per una installazione effettuata<br />
da parte della nave S7000 con<br />
posizionamento dinamico del<br />
mezzo operativo. Scopo dello<br />
studio la valutazione dei limiti<br />
operativi delle operazioni di<br />
installazione. L’analisi<br />
completa ha comportato la<br />
messa a punto di un modello<br />
idrodinamico in scala e la<br />
simulazione a computer nel<br />
dominio del tempo. I risultati<br />
dei calcoli sono poi stati<br />
confrontati con i risultati delle<br />
rilevazioni sperimentali<br />
durante l’esecuzione del<br />
lavoro.<br />
KEY WORDS: Top-side<br />
module installation; semisubmersible<br />
crane vessel<br />
SSCV; floating production unit<br />
FPU; model tests; timedomain<br />
simulations; full scale<br />
measurements; modeling<br />
techniques<br />
L<br />
ee Dongkon, Park<br />
Beomjin, Paik Bugeun,<br />
Cho Seongrak, Choi<br />
Jin, Kang Heejin and Kim<br />
Younghwan: “Use of Sensor<br />
Network for Real-Time<br />
Monitoring Systems in Ships<br />
and Offshore Structures”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
Vol 1 - Session on<br />
OFFSHORE SYSTEMS:<br />
TSUNAMI, DESIGN, SUBSEA<br />
AND JACKET, pp. 228-232.<br />
Sommario: Un sistema di<br />
monitoraggio comporta l’uso di<br />
molti e diversi sensori con<br />
notevoli problemi di<br />
collegamento e<br />
cablaggio.Sistemi senza filo<br />
sono oggetto di molto<br />
interesse, ma in presenza di<br />
grandi masse ferrose con<br />
molti ostacoli schermanti quali<br />
le navi e le piattaforme<br />
offshore richiede una notevole<br />
ridondanza di strumenti per<br />
raggiungere il livello di<br />
affidabilità richiesto.
In questo articolo si descrive<br />
la verifica effettuata su di un<br />
sistema di monitoraggio senza<br />
fili con particolare riferimento<br />
alle prestazioni attese per le<br />
navi e le piattaforme offshore;<br />
sono avanzati suggerimenti<br />
per la realizzazione di una rete<br />
efficiente di sensori.In<br />
aggiunta alla rete senza fili<br />
viene anche sottoposto a<br />
verifica un sistema di<br />
trasmissione PLC (Power Line<br />
Communication) come<br />
integrazione per aumentare<br />
l’affidabilità della rete<br />
KEY WORDS: Wireless<br />
sensor network; power line<br />
communication; monitoring<br />
system.<br />
Z<br />
hao Ming and Cheng<br />
Liang: “Finite Element<br />
Modelling of Scour Around a<br />
Subsea Structure in Steady<br />
Currents” ” Proceedings of the<br />
Eighteenth (2008)<br />
International Offshore and<br />
Polar Engineering Conference<br />
- Vancouver, BC, Canada,<br />
July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
Vol 1 - Session on<br />
OFFSHORE SYSTEMS:<br />
TSUNAMI, DESIGN, SUBSEA<br />
AND JACKET, pp. 290-296.<br />
Sommario: Viene costruito un<br />
modello numerico<br />
tridimensionale a elementi<br />
finiti per simulare lo<br />
scalzameto locale indotto<br />
attorno ad una struttura<br />
sottomarina per effetto di una<br />
corrente stazionaria. Il flusso è<br />
simulato risolvendo le<br />
equazioni di Reynolds-<br />
Averaged Navier-Stokes. Il<br />
trasporto solido è tenuto in<br />
considerazione.Viene<br />
analizzata l’erosione attorno<br />
ad una parete cilindrica<br />
verticale; viene valutata<br />
l’influenza dell’altezza della<br />
parete cilindrica sullo<br />
scalzamento.<br />
KEY WORDS: local scour;<br />
circular cylinder; subsea<br />
structure; Navier-Stokes<br />
equations; turbulence<br />
T<br />
husyanthan N.I.,<br />
Ganesan S.A., Bolton<br />
M.D. and Allan Peter:<br />
“Upheaval Buckling<br />
Resistance of Pipelines Buried<br />
in Clayey Backfill” ”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
- VOL II Session on<br />
PIPELINES: MECHANICS<br />
AND SYSTEMS. pp 174-180.<br />
Sommario: Con una serie di<br />
prove in centrifuga si esamina<br />
l’efficacia di una copertura di<br />
reinterro (spessore 1 m e 1,3<br />
m) e di un successivo<br />
versamento di roccia<br />
(spessore 0,5 m) nei confronti<br />
del galleggiamento di una<br />
condotta interrata a mare.<br />
Come materiale si utilizza<br />
un’argilla di provenienza<br />
marina e tutte le prove sono<br />
state portate ad<br />
un’accelerazione di 30 g. I<br />
campioni di argilla naturale<br />
prelevati a mare, prima di<br />
essere impiegati per le prove,<br />
sono stati caratterizzati e<br />
ricostituiti alle condizioni di<br />
sito. Nella prova le condizioni<br />
di reinterrimento di sito sono<br />
state simulate in maniera<br />
estremamente prossima alla<br />
realtà. In ciascuna prova<br />
eseguita si sono misurate: la<br />
resistenza opposta dalla<br />
copertura con terreno, lo<br />
spostamento verticale del tubo<br />
e l’eccesso di pressione<br />
interstiziale alla generatrice<br />
inferiore del tubo.I risultati<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
sono paragonati agli schemi<br />
correntemente in uso e<br />
riportati in letteratura per la<br />
valutazione del<br />
comportamento nei confronti<br />
dell’instabilità elastica<br />
provocata dal galleggiamento;<br />
essi sono altresì utilizzati per<br />
migliorare le linee guida per il<br />
progetto di tubazioni offshore<br />
immerse e rinterrate in<br />
materiali argillosi.<br />
KEY WORDS: Upheaval<br />
buckling; pipelines; backfill;<br />
clay; uplift resistance.<br />
B<br />
ransby M. F., Zajac P.<br />
and Amman S.: “Finite<br />
Element Analysis of the<br />
Vertical Penetration of 'on-<br />
Bottom' Pipelines in Clay” ”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
- VOL II Session on<br />
PIPELINES: MECHANICS<br />
AND SYSTEMS. pp. 245-250.<br />
Sommario: Sono illustrati i<br />
risultati di una serie di analisi<br />
ad elementi finiti condotte per<br />
studiare la relazione esistente<br />
tra i carichi verticali su di una<br />
condotta interrata appoggiata<br />
su argilla molle. Le varie<br />
analisi hanno esaminato in<br />
particolare i cambiamenti nel<br />
meccanismo di deformazione<br />
del terreno a mano a mano<br />
che l’interrimento aumenta e<br />
l’effetto di rigonfiamento del<br />
terreno, causato<br />
dall’infossamento, sulla<br />
capacità portante. I risultati<br />
presentati derivano da due<br />
serie di analisi FEM. Nella<br />
prima la tubazione è messa in<br />
opera da sopra la superficie<br />
del terreno utilizzando una<br />
formulazione che prevede<br />
grandi deformazioni e di<br />
25
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
conseguenza si ottiene la<br />
formazione di sollevamenti del<br />
terreno attorno alla condotta.<br />
Nella seconda la condotta è<br />
stata posata a differenti<br />
profondità ed è scesa<br />
verticalmente fino a rottura<br />
impiegando una formulazione<br />
in termini di piccole<br />
deformazioni. I risultati<br />
dimostrano che l’effetto di<br />
rigonfiamento del terreno è<br />
trascurabile ma che il peso di<br />
volume del terreno deve<br />
essere considerato con<br />
attenzione per calcolare la<br />
profondità di affondamento<br />
della condotta.<br />
KEY WORDS: pipeline,<br />
bearing capacity, ‘on-bottom’<br />
stability, undrained.<br />
C<br />
heng Liang, Zang<br />
Zhipeng, Zhao Ming<br />
and Teng Bin: “Numerical<br />
Modeling of Onset Conditions<br />
of Scour Below Offshore<br />
Pipeline in Steady Currents” ”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
- VOL II Session on<br />
PIPELINES: MECHANICS<br />
AND SYSTEMS. pp. 250-255.<br />
Sommario: Per prevedere le<br />
condizioni di inizio dello<br />
scalzamento sotto una<br />
condotta sottomarina<br />
parzialmente interrata<br />
sottoposta a correnti<br />
stazionarie è stato impiegato<br />
un modello numerico.<br />
La differenza di pressione<br />
indotta dalle correnti è<br />
calcolata risolvendo le<br />
equazioni di Reynolds<br />
Averaged Navier-Stokes. La<br />
condizione di innesco dello<br />
scalzamento è definita come il<br />
momento in cui il gradiente del<br />
26<br />
flusso di filtrazione supera il<br />
gradiente di galleggiamento<br />
del terreno di fondale. Il<br />
gradiente medio della<br />
pressione di filtrazione lungo<br />
la superficie del tubo interrato<br />
è utilizzato per valutare<br />
l’innesco del fenomeno di<br />
scalzamento.<br />
KEY WORDS: onset of scour;<br />
pressure drop coefficient;<br />
steady currents.<br />
D<br />
arn-Horng Hsiao: “A<br />
Successful Case to<br />
Mitigate the Slope Instability of<br />
Coastal Park in Southern<br />
Taiwan During Heavy Waves”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
- VOL II Session on<br />
PIPELINES: MECHANICS<br />
AND SYSTEMS. pp. 498-503.<br />
Sommario: Il parco costiero di<br />
Chi-Chin, prossimo al porto di<br />
Kaohsiung fu costruito nel<br />
periodo 1993 ÷ 1997 nell’area<br />
sud di Taiwan. A causa del<br />
continuo asporto di terreno<br />
provocato da grandi onde<br />
sulla spiaggia prospiciente Art<br />
Square si ebbero diffusi<br />
cedimenti entro il parco, con<br />
l’effetto non solo della messa<br />
a rischio dell’area del parco<br />
ma anche di cedimenti in<br />
prossimità della facciata<br />
dell’Office and Trade Center<br />
ben all’interno dell’area del<br />
parco.<br />
Fu allora immediatamente<br />
realizzato un gruppo di pali di<br />
contenimento tra la spiaggia<br />
ed il Park Office per prevenire<br />
ulteriore asporto di terreno. Da<br />
allora il danno non si è più<br />
ripresentato. Il rimedio si è<br />
rivelato efficace e si ripropone<br />
come metodo per stabilizzare<br />
scarpate offshore soggette a<br />
forti carichi d’onda.<br />
KEY WORDS: Coastal<br />
engineering, Slope instability,<br />
Liquefaction, Mitigation<br />
technique, Retaining wall,<br />
Wave induced loads.<br />
T<br />
husyanthan I. and<br />
Martinez E.: “Model<br />
Study of Tsunami Wave<br />
Loading on Bridges”<br />
Proceedings of the Eighteenth<br />
(2008) International Offshore<br />
and Polar Engineering<br />
Conference - Vancouver, BC,<br />
Canada, July 6-11, 2008 The<br />
International Society of<br />
Offshore and Polar Engineers<br />
- VOL III METOCEAN. pp.<br />
528-535. Sommario: Si<br />
espongono i risultati<br />
preliminari di una serie di<br />
prove su modello, parte di un<br />
progetto di ricerca in corso a<br />
Cambridge, per valutare la<br />
pressione massima di impatto<br />
di un’onda di tsunami sui ponti<br />
posti sulla costa.<br />
Il progetto di una pila semplice<br />
e di un impalcato sono stati<br />
verificati con modello a scala<br />
1:25 utilizzando sensori di<br />
pressione miniaturizzati per<br />
misurare le sollecitazioni di<br />
impatto. Sono stati analizzati<br />
gli effetti sulla pressione di<br />
impatto della profondità di<br />
imposta della fondazione,<br />
dell’altezza e della larghezza<br />
della pila, dell’altezza<br />
dell’impalcato.<br />
KEY WORDS: tsunami wave,<br />
coastal bridges, modelling,<br />
wave impact pressure.
IALCCE<br />
international<br />
association for<br />
life-cycle civil<br />
engineering<br />
www.ialcce.org<br />
a cura di F. Biondini<br />
Verso un approccio<br />
progettuale orientato al<br />
ciclo di vita<br />
N<br />
ella progettazione dei<br />
sistemi dell’ingegneria<br />
civile occorre considerare che<br />
le prestazioni del sistema<br />
sono variabili nel tempo. Un<br />
approccio consistente alla<br />
progettazione richiede quindi<br />
che le prestazioni attese siano<br />
garantite non solo nella fase<br />
iniziale, quando il sistema è<br />
integro, ma anche durante<br />
l’intero ciclo di vita. Questo<br />
obiettivo può essere<br />
conseguito tenendo conto<br />
degli effetti indotti dalle<br />
inevitabili fonti di degrado e da<br />
eventuali interventi di<br />
manutenzione, considerando<br />
anche le incertezze coinvolte<br />
nel problema.<br />
N<br />
egli ultimi anni è stata<br />
sviluppata una<br />
considerevole mole di studi e<br />
ricerche che ha consentito<br />
significativi progressi<br />
nell’ambito della modellazione,<br />
analisi, progettazione, monitoraggio,<br />
manutenzione e<br />
riparazione di sistemi e<br />
strutture dell’ingegneria civile<br />
in presenza di degrado. Allo<br />
stato attuale questi sviluppi<br />
sono percepiti come centrali<br />
per l’ingegneria civile, in<br />
quanto si sta attuando una<br />
transizione verso una nuova<br />
filosofia di progettazione che<br />
considera l’intero ciclo di vita.<br />
Per questa ragione, dopo una<br />
serie di Workshop dedicati ai<br />
temi del Life-Cycle Cost<br />
Analysis and Design of Civil<br />
Infrastructure Systems e<br />
tenutisi a Honolulu, Hawaii,<br />
USA (LCC1, August 7–8,<br />
2000), Ube, Yamaguchi,<br />
Giappone (LCC2, 27–29<br />
settembre, 2001), Losanna,<br />
Svizzera (LCC3, 24–26 marzo<br />
2003), Cocoa Beach, Florida,<br />
USA (LCC4, 8–11 maggio<br />
2005), e Seul, Corea (LCC5,<br />
16–18 ottobre 2006), è stato<br />
deciso di creare la<br />
International Association for<br />
Life-Cycle Civil Engineering<br />
(IALCCE).<br />
L’<br />
associazione IALCCE è<br />
stata fondata nell’ottobre<br />
2006 durante il 5th<br />
International Workshop on<br />
Life-Cycle Cost Analysis and<br />
Design of Civil Infrastructure<br />
Systems (LCC5). Le attività di<br />
questa Associazione<br />
riguardano tutti gli aspetti<br />
connessi con la valutazione,<br />
progettazione, manutenzione,<br />
ripristino e monitoraggio dei<br />
sistemi dell’ingegneria civile<br />
durante il loro ciclo di vita.<br />
Essa si propone di diventare<br />
la principale organizzazione<br />
per l’avanzamento dello stato<br />
dell’arte nei settori della lifecycle<br />
civil engineering e di<br />
promuovere le attività di<br />
collaborazione internazionale<br />
in tale ambito al fine di<br />
migliorare il benessere della<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
notizie<br />
società civile. Le informazioni<br />
sulle modalità di adesione<br />
sono disponibili sul sito<br />
dell’Associazione<br />
(http://www.ialcce.org ).<br />
I<br />
ALCCE ha creato un terreno<br />
fertile per incentivare e<br />
promuovere la ricerca<br />
nell’ambito della life-cycle civil<br />
engineering. Per questo<br />
motivo è stato deciso di riunire<br />
i principali sviluppi in questo<br />
settore al First International<br />
Symposium on Life-Cycle<br />
Civil Engineering<br />
(IALCCE’08) che si è svolto<br />
presso il Centro Congressi di<br />
Villa Monastero a Varenna, sul<br />
Lago di Como, dal 10 al 14<br />
giugno 2008. IALCCE’08 è<br />
stato organizzato per conto<br />
dell’Associazione IALCCE e<br />
con il patrocinio del<br />
Politecnico di Milano. Il<br />
Simposio è stato presieduto<br />
dal Prof. Fabio Biondini del<br />
Politecnico di Milano e dal<br />
Prof. Dan M. Frangopol della<br />
Lehigh University, PA, USA.<br />
L’<br />
interesse della comunità<br />
internazionale verso i<br />
temi e le attività<br />
dell’Associazione IALCCE è<br />
stato confermato dalla<br />
significativa risposta<br />
all’annuncio del Simposio. La<br />
segreteria organizzativa ha<br />
infatti ricevuto oltre 200<br />
sommari, di cui il 70% è stato<br />
selezionato per la<br />
pubblicazione della memoria e<br />
la presentazione al Simposio.<br />
Informazioni di maggiore<br />
27
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
dettaglio sui temi, i<br />
partecipanti e l’organizzazione<br />
sono disponibili sul sito del<br />
Simposio:<br />
http://www.ialcce08.org<br />
A<br />
tti del Simposio<br />
IALCCE’08<br />
Gli Atti del Simposio<br />
IALCCE’08 sono stati<br />
pubblicati in un volume edito<br />
dalla CRC-Press dal titolo<br />
Life-Cycle Civil Engineering. Il<br />
volume si compone di un libro<br />
e di un CD-ROM contenenti<br />
150 articoli, di cui otto<br />
relazioni su invito e 142<br />
contributi da 28 Paesi. Le<br />
memorie riguardano sia lo<br />
stato dell’arte, sia concetti<br />
emergenti ed applicazioni<br />
innovative nell’ambito della<br />
life-cycle civil engineering e<br />
degli argomenti ad essa<br />
correlati. Il volume costituisce<br />
un prezioso riferimento per<br />
tutti i soggetti interessati alla<br />
valutazione delle prestazioni<br />
dei sistemi dell’ingegneria<br />
civile durante il loro ciclo di<br />
vita, fra i quali studenti,<br />
ricercatori e ingegneri dei vari<br />
settori dell’ingegneria civile.<br />
L<br />
ife-Cycle Civil Engineering<br />
al Politecnico di Milano<br />
In seguito al significativo<br />
interesse ricevuto dal<br />
Simposio IALCCE’ 08, è stato<br />
deciso di organizzare un Post-<br />
Symposium Workshop che si<br />
è tenuto il 18 giugno 2008<br />
presso il Politecnico di Milano.<br />
Il Workshop è stato<br />
organizzato dal Prof. Fabio<br />
Biondini e dal Prof. Pier<br />
Giorgio Malerba del<br />
Politecnico di Milano con lo<br />
scopo di promuovere il dialogo<br />
tra le comunità accademica e<br />
professionale circa il ruolo<br />
dell’Associazione IALCCE, i<br />
risultati conseguiti dal<br />
Simposio IALCCE’08, le<br />
28<br />
ricerche in corso e gli sviluppi<br />
futuri nell’ambito della lifecycle<br />
civil engineering. Tra gli<br />
oratori, numerosi<br />
rappresentanti di organi<br />
istituzionali e società di<br />
ingegneria, fra cui Politecnico<br />
di Milano, Lehigh University,<br />
Comune di Milano,<br />
Metropolitana Milanese,<br />
ANAS, RFI, Spea Ingegneria<br />
Europea, SEA Aeroporti, Arup<br />
Italia, D'Appolonia, SINECO.<br />
L’incontro ha consentito di<br />
favorire lo scambio tra teoria e<br />
pratica, riportando esperienze<br />
sul campo e difficoltà ricorrenti<br />
o tipiche che necessitano di<br />
suggerimenti o soluzioni dalla<br />
ricerca. Particolare attenzione<br />
è stata dedicata anche agli<br />
aspetti gestionali, che<br />
possono essere<br />
significativamente migliorati<br />
attraverso un approccio<br />
progettuale orientato al ciclo di<br />
vita ed ad una pianificazione<br />
ottimale degli interventi di<br />
manutenzione.<br />
Contatti: Segreterie IALCCE<br />
& IALCCE’08, Dipartimento di<br />
Ingegneria Strutturale<br />
<strong>AIOM</strong> in Tunisia: un momento dei lavori<br />
Politecnico di Milano<br />
P.za L. da Vinci, 32 - 20133<br />
Milano<br />
Email:<br />
secretariat@ialcce08.org<br />
<strong>AIOM</strong> in Tunisia<br />
I<br />
l Presidente dell’<strong>AIOM</strong>, Elio<br />
Ciralli, è stato invitato a<br />
coordinare una sessione dei<br />
lavori nell’ambito della prima<br />
“Coastal and Maritime<br />
Mediterranean Conference”<br />
Mr. E. Ciralli e Mr. N.<br />
Haouel, Presidente del<br />
Comitato Organizzatore
Mr. E. Ciralli e Mr. M. Ben<br />
Haj, Presidente del Comitato<br />
Scientifico<br />
che si è tenuta ad Hammamet,<br />
Tunisia, il 2-4 dicembre 2009.<br />
In quella occasione il<br />
Presidente ha tenuto una<br />
relazione sull’importanza dei<br />
forum tecnici per<br />
l’aggiornamento continuo e la<br />
divulgazione delle<br />
conoscenze, quali l’<strong>AIOM</strong>,<br />
riscuotendo un grande<br />
interesse da parte dell’uditorio.<br />
Convegno “I<br />
Porti Marittimi<br />
Nazionali”, Roma<br />
Auditorium di via<br />
Rieti, 18<br />
febbraio <strong>2010</strong><br />
N<br />
el solco di una ormai<br />
consolidata tradizione<br />
nell'attività di promozione<br />
culturale e tecnica nel settore,<br />
PIANC Italia ed il Consiglio<br />
Superiore dei Lavori Pubblici<br />
hanno organizzato una nuova<br />
occasione di incontro e di<br />
confronto alla luce delle novità<br />
e degli elementi di criticità che<br />
caratterizzano la<br />
pianificazione, la<br />
progettazione e la<br />
realizzazione delle opere<br />
marittime nei porti nazionali.<br />
I<br />
temi che si sono affrontati<br />
nella Conferenza<br />
rappresentano, nel loro<br />
complesso, un momento di<br />
riflessione e di proposta sulle<br />
tematiche più "calde"<br />
nell'ambito dello sviluppo<br />
infrastrutturale della portualità,<br />
evidenziandone non solo le<br />
problematicità ma anche le<br />
possibili soluzioni, con un<br />
approccio metodologico il più<br />
possibile diretto e pragmatico.<br />
I<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
l dichiarato intento è stato<br />
quello di catturare un quanto<br />
più vasto interesse da parte<br />
degli operatori tecnici del<br />
settore, al fine di garantire una<br />
efficace "circolazione" delle<br />
idee e delle proposte,<br />
imprescindibile premessa per<br />
una efficiente "messa a<br />
sistema" delle risorse<br />
intellettuali del nostro Paese<br />
nell'ambito di un condiviso<br />
modello strategico di sviluppo.<br />
L’<strong>AIOM</strong> era rappresentata tra<br />
gli organizzatori e i relatori<br />
dall’Ing. Andrea Ferrante,<br />
Consigliere.<br />
I<br />
l successo dell’iniziativa,<br />
segue quello della serie dei<br />
“Seminari di Ingegneria<br />
Costiera, Portuale e Off-<br />
Shore”, che <strong>AIOM</strong> ha<br />
patrocinato fino alla più<br />
recente edizione.<br />
L’interesse mostrato dal folto<br />
numero dei partecipanti<br />
dimostra quanto le tematiche<br />
marittime e portuali continuino<br />
ad essere sempre molto<br />
sentite in Italia.<br />
29
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
Calcestruzzo di qualità v/s<br />
calcestruzzo depotenziato<br />
di Maurizio Gentilomo 7<br />
Osservazioni sui rischi connessi<br />
con cattivi metodi di<br />
progettazione e costruzione di<br />
opere di calcestruzzo semplice o<br />
armato: generali e speciali<br />
(riguardanti, queste ultimi, le<br />
opere esposte ad ambienti –<br />
come quello marino, ma non<br />
soltanto – altamente aggressivi)<br />
I<br />
l terremoto dell’Aquila ed<br />
altre calamità del 2009, di<br />
origine “naturale” (come la<br />
frana di Messina), hanno visto<br />
i mezzi di informazione usare<br />
spesso una nuova definizione:<br />
“calcestruzzo depotenziato”.<br />
Quasi che esistesse questa<br />
classe, innovativa, di<br />
calcestruzzo, lasciando<br />
intendere – prevalentemente<br />
(ma non soltanto) ai non<br />
addetti ai lavori – che questi<br />
calcestruzzi avrebbero<br />
caratteristiche di qualità<br />
legittime, o almeno pseudolegittime.<br />
S<br />
i tratta invece di ben altro:<br />
l’aggettivo “depotenziato”<br />
è ambiguo (ad essere<br />
buoni) e falso<br />
(oggettivamente). Sembra<br />
essere stato inventato per<br />
turbare il meno possibile –<br />
probabilmente assumendo<br />
che i costruttori (anche quelli<br />
cattivi) costituiscano un potere<br />
9 Maurizio Gentilomo, ingegnere<br />
civile, già presidente di <strong>AIOM</strong><br />
30<br />
forte, quindi da rispettare “a<br />
prescindere” – la sensibilità,<br />
ed il giudizio, del (grande)<br />
pubblico. Diciamo allora in<br />
chiaro che l’attribuzione più<br />
appropriata, in certe occasioni,<br />
e per certi calcestruzzi,<br />
dovrebbe essere: “di cattiva<br />
qualità” (alla fine di questa<br />
nota sarà invece proposta una<br />
più brutale, appropriata ed<br />
efficace. qualificazione.<br />
Precisamente: “stercorario”).<br />
A<br />
questo punto corre<br />
l’obbligo di affrontare,<br />
tecnicamente, l’argomento<br />
qualità: dei calcestruzzi, dei<br />
materiali, e generale. Allo<br />
scopo conviene partire da una<br />
questione, tanto importante<br />
quanto vasta: la durabilità, non<br />
soltanto dei materiali ma della<br />
costruzione (la parola viene<br />
dall’inglese durability. In<br />
italiano – in italinglese – si usa<br />
dire durabilità invece di<br />
durevolezza; l’espressione è<br />
normalmente usata negli<br />
standard tecnici).<br />
C<br />
i limitiamo, in questa sede,<br />
a parlare di calcestruzzi e<br />
di calcestruzzi armati, con le<br />
necessarie implicazioni sulla<br />
costruzione nel suo insieme 10 .<br />
10 Come costruire, piuttosto che<br />
come si è costruito (filosofia –<br />
condensata – di Leon Battista<br />
Alberti, De re aedificatoria, 1495).<br />
S<br />
ul punto, conviene<br />
ricordare che la durabilità<br />
è una “scoperta” abbastanza<br />
recente: riguarda la vita di<br />
servizio e, in parallelo, i costi<br />
ed i costi d’esercizio – il costo<br />
tout court – di un’opera civile.<br />
Attenzione bene: la durabilità<br />
dei materiali è una condizione<br />
necessaria ma non sufficiente<br />
affinché un’opera, nel suo<br />
insieme e localmente, sia<br />
durevole (adottata la parola<br />
durabilità, non si ha il cuore di<br />
dire durabile invece di<br />
durevole). In inglese, come il<br />
solito più efficace, si usano, a<br />
proposito della vita di servizio,<br />
espressioni concentrate ed<br />
efficaci come Life Cycle<br />
Management, Whole Life<br />
Costing, Quality Assurance.<br />
Gli standard 11 di progettazione<br />
e di costruzione e le regole<br />
relative all’esercizio<br />
(dell’opera), successivamente<br />
al periodo di costruzione,<br />
erano inesistenti o sconosciuti<br />
nella prima parte del secolo<br />
scorso: l’arrière pensée era<br />
che la vita di un’opera (civile)<br />
potesse essere, se non<br />
eterna, almeno molto lunga<br />
(misurata sulla durata della<br />
vita di un uomo più, magari,<br />
quella dei suoi figli).<br />
11 Codificati, nella seconda parte<br />
del ventesimo secolo, da ISO<br />
(International Standardization<br />
Organization).
S<br />
i noti che la vita di servizio<br />
è bifronte. Una fronte è<br />
puramente tecnica e dipende<br />
dalla durabilità dei materiali<br />
impiegati e – aspetto di non<br />
minore importanza – da come<br />
essi sono stati impiegati.<br />
L’altra fronte è funzionale e ne<br />
riguarda l’efficienza fino alla<br />
sua (eventuale) obsolescenza.<br />
La quale si potrebbe<br />
verificare, magari per fatti<br />
“esterni”, anche se l’opera<br />
fosse materialmente ancora<br />
buona.<br />
Q<br />
ui, nasce una questione<br />
molto seria: scelta, da<br />
parte del promotore dell’opera,<br />
una determinata vita di<br />
servizio, come essa può<br />
essere prima progettata e poi<br />
garantita? Un primo criterio di<br />
valutazione della vita di<br />
servizio potrebbe essere il<br />
seguente: se si rappresentassero<br />
in un diagramma cartesiano il<br />
tempo ed i costi d’esercizio<br />
(dell’opera), si osserverebbe,<br />
in condizioni normali, che i<br />
secondi, dopo un breve<br />
periodo iniziale, si<br />
manterrebbero pressoché<br />
costanti per poi crescere<br />
rapidamente a partire da un<br />
certo “istante” (nella realtà<br />
l’evento non è istantaneo:<br />
nella curva tempo-costi<br />
vedremmo un “ginocchio”, non<br />
uno spigolo). La vita tecnica, o<br />
di servizio, sarebbe allora il<br />
tempo compreso tra lo zero ed<br />
il «ginocchio» misurabile in<br />
termini piuttosto grossolani<br />
(per esempio, in cifra tonda,<br />
cento anni, o altrimenti).<br />
Beninteso, se i gestori<br />
dell’opera avessero eseguito<br />
(ecco perché s’è detto: in<br />
condizioni normali)<br />
monitoraggi (dall’inglese<br />
monitoring) permanenti e tutte<br />
le manutenzioni ordinarie<br />
programmate (ed eventuali<br />
manutenzioni straordinarie).<br />
Si vedrà tra poco che cosa si<br />
debba fare per assicurare una<br />
lunghezza predefinita<br />
(progettata) per il tratto quasiorizzontale<br />
della curva.<br />
I<br />
l calcestruzzo – che è un<br />
materiale “povero”<br />
fabbricato con cemento,<br />
acqua ed inerti (sabbia e<br />
pietrisco di relativamente<br />
piccola pezzatura) – comincia<br />
a deteriorarsi appena indurito,<br />
dopo essere stato gettato<br />
(ossia versato, fluido, nelle<br />
casserature), per effetti interni<br />
(come il calore di una reazione<br />
chimica), per effetti esterni,<br />
come aggressioni chimicofisiche,<br />
aggressioni<br />
meccaniche (urti, sfregamenti,<br />
raschiamenti, vibrazioni) e,<br />
naturalmente, per gli effetti dei<br />
sovraccarichi di servizio.<br />
G<br />
li aggressori chimici sono<br />
in particolare, ma non<br />
soltanto, l’ossigeno<br />
(l’ossidazione ne è l’effetto),<br />
l’anidride carbonica (l’effetto si<br />
chiama carbonatazione), i<br />
cloruri (clorurazione). Altri<br />
aggressori potrebbero essere<br />
certi materiali aggressivi posti<br />
eventualmente dall’uomo a<br />
contatto con strutture di<br />
calcestruzzo. L’acqua e l’aria<br />
sono i vettori preferiti dagli<br />
aggressori. Nei calcestruzzi<br />
armati con barre d’acciaio le<br />
sostanze o i composti<br />
aggressivi penetrano<br />
attraverso microfessure<br />
superficiali – fisiologiche – dei<br />
calcestruzzi, larghe qualche<br />
decimo di millimetro, e poco<br />
profonde, due, o poco di più,<br />
decine di millimetri. L’effetto,<br />
se le microfessure fossero non<br />
proprio “micro”, sarebbe un<br />
precoce ed “autofertilizzante”<br />
deterioramento dell’acciaio il<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
quale, ossidandosi (ed autodistruggendosi),<br />
si ingrosserebbe,<br />
allargando le fessure<br />
fino alla rottura del<br />
calcestruzzo.<br />
L<br />
a vulnerabilità dei<br />
calcestruzzi, così come è<br />
stata appena<br />
rappresentata, risulta essere,<br />
in una misura importante,<br />
fisiologica. Ma potrebbe<br />
essere drasticamente<br />
amplificata – oltre che da<br />
cattive progettazioni ed<br />
esecuzioni – da condizioni<br />
contingenti come l’esposizione<br />
ad ambienti (più o meno<br />
altamente) aggressivi.<br />
Precipuamente, tra i tanti<br />
possibili, all’ambiente mare.<br />
specialmente in prossimità<br />
della sua superficie dove<br />
massimi sono gli attacchi di<br />
ossigeno (abbondantissimo<br />
nelle onde frangenti) e di<br />
cloruri; un poco di meno in<br />
profondità (dove l’ossigeno<br />
libero è scarso). Ne viene che<br />
le garanzie offerte da una<br />
perfetta esecuzione (e<br />
progettazione) dei calcestruzzi<br />
di opere marittime ed offshore<br />
assumono caratteristiche di<br />
necessità a livelli superiori<br />
rispetto a casi meno<br />
aggressivi del mare. Fermo<br />
restando, anche lontano dal<br />
mare, l’obbligo-dovere di<br />
assicurare, sempre, condizioni<br />
di un’adeguata – progettata –<br />
durabilità: strutturale e<br />
complessiva.<br />
E<br />
sistono efficaci<br />
accorgimenti, capaci di<br />
allungare la vita del materiale<br />
calcestruzzo, atti a limitare<br />
l’entità delle microfessure.<br />
Allora: il calcestruzzo deve<br />
sempre essere molto<br />
compatto e resistente: a tal<br />
fine è obbligatorio tenere<br />
bassa la quantità dell’acqua<br />
31
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
d’impasto rispetto a quella del<br />
cemento, magari con l’aiuto di<br />
additivi fluidificanti (una<br />
quantità extra, rispetto a<br />
quella normata, di cemento è<br />
un efficace, ed economico,<br />
fluidificante: a rapporto acquacemento<br />
costante si può<br />
aumentare la quantità d’acqua<br />
rendendo più fluido, quindi più<br />
lavorabile, l’impasto). Il<br />
calcestruzzo deve essere<br />
vibrato bene durante il getto;<br />
non deve essere versato nei<br />
casseri quando la temperatura<br />
esterna è sotto dieci e sopra<br />
quaranta gradi centigradi (in<br />
ambienti freddi si usano,<br />
addirittura, muffole sature di<br />
vapore acqueo caldo coprenti i<br />
getti; in ambienti caldi si<br />
impasta il calcestruzzo con<br />
ghiaccio tritato al posto<br />
dell’acqua badando anche di<br />
tenere “freschi” gli inerti in<br />
deposito, per esempio, sotto<br />
dei teli frangisole); occorrono<br />
protezioni anti-vaporizzazione<br />
delle strutture per trattenere<br />
nel calcestruzzo l’acqua<br />
dell’impasto subito dopo il<br />
getto e per un bel po’ di<br />
tempo; deve essere limitata la<br />
caduta libera (non più di un<br />
metro e mezzo) del<br />
calcestruzzo dalla benna o<br />
dalla bocca di un tubo di<br />
scarico, durante il getto,<br />
affinché non si verifichi la<br />
segregazione tra inerti di<br />
grossa e piccola pezzatura.<br />
A<br />
ncora: si devono piazzare<br />
barre d’acciaio d’armatura<br />
pulite, di piccolo diametro,<br />
“diffuse” vicino alla superficie<br />
delle strutture; si deve<br />
predisporre (progettare) un<br />
abbondante (adeguato)<br />
“copriferro”; si devono<br />
progettare 12 (ed eseguire)<br />
12 Non lasciate alla libera iniziativa<br />
dell’esecutore in cantiere.<br />
32<br />
bene tutti i giunti di<br />
costruzione (detti<br />
comunemente “riprese di<br />
getto”). In casi speciali<br />
potrebbe essere conveniente<br />
impiegare armature di<br />
(ancorché costose) barre<br />
d’acciaio inossidabile.<br />
E’<br />
importantissimo ricordare<br />
(quanto ce n’è<br />
bisogno!) che i giunti di<br />
costruzione devono essere<br />
sempre progettati e,<br />
naturalmente, bene eseguiti<br />
per evitare la formazione di<br />
discontinuità (cold joint, in<br />
inglese) tra calcestruzzo<br />
fresco e quello<br />
precedentemente gettato (in<br />
altre parole il calcestruzzo<br />
“vecchio” non deve essere già<br />
indurito). Se fosse necessario,<br />
la continuità tra calcestruzzo<br />
fresco e calcestruzzo indurito<br />
potrebbe essere assicurata<br />
mediante collanti speciali<br />
(resine epossidiche, polveri<br />
espansive,<br />
polvere).<br />
cemento in<br />
I<br />
n definitiva, secondo quanto<br />
saggiamente pretendono gli<br />
americani (degli States), il<br />
calcestruzzo deve essere,<br />
sempre e dovunque, un solido<br />
continuo! Non basta: devono<br />
essere progettati i tratti di<br />
sovrapposizione delle barre<br />
d’armatura (da ancorarsi nelle<br />
zone compresse del<br />
calcestruzzo: questo lo sa<br />
fare, e deve fare, il progettista)<br />
per assicurarne – quando si<br />
dovesse superare la<br />
lunghezza commerciale delle<br />
barre – la continuità<br />
funzionale 13 .<br />
13 In certi casi possono usarsi<br />
manicotti di congiunzione a vite.<br />
Però, prima di filettare l’estremità di<br />
una barra, essa deve essere rifollata<br />
per conservarne, dopo la filettatura,<br />
N<br />
aturalmente le strutture in<br />
costruzione non devono<br />
sopportare alcun carico (peso<br />
proprio compreso) o<br />
sovraccarico prima di aver<br />
raggiunto la resistenza<br />
prescritta dal progettista.<br />
Q<br />
uesto sermone sulla<br />
vulnerabilità dei<br />
calcestruzzi, semplici e armati,<br />
e sui relativi protettivi metodi<br />
di costruzione potrebbe<br />
sembrare didascalico, se non<br />
superfluo. Ma come si fa a<br />
ignorare – come spesso fanno<br />
i costruttori per biechi interessi<br />
economici e per ignoranza, ed<br />
alcuni progettisti per ignoranza<br />
o trascuratezza – che le<br />
inadempienze tecnologiche (e<br />
contrattuali) sono fonti sicure<br />
di magagne e, in cascata, di<br />
disgrazie, spesso a carico di<br />
incolpevoli terzi? E,<br />
sicuramente, del committente?<br />
E, se il committente è<br />
pubblico, delle collettività<br />
umane?.<br />
S<br />
eguendo le regole del<br />
confezionare e del gettare<br />
bene il calcestruzzo, si<br />
possono assicurare vite di<br />
servizio di cento anni ed oltre.<br />
Con calcestruzzo buono, è<br />
possibile ottenere, per tutti i<br />
materiali e per i componenti in<br />
esso incorporati, vite di<br />
servizio conformi. Si pensi che<br />
nel mondo ci sono – moltissimi<br />
in Italia – degli eccellenti<br />
calcestruzzisti: la perfezione<br />
della «pietra artificiale<br />
calcestruzzo» è una questione<br />
d’orgoglio prima ancora che<br />
un dovere. Perfezione<br />
riguardante la resistenza, la<br />
continuità dei getti (tenuta<br />
stagna, protezione contro le<br />
aggressioni chimico-fisiche) e,<br />
non ultimo, l’aspetto.<br />
la sezione resistente.
A<br />
vete in mente la superficie<br />
di una statua di marmo? E<br />
le strutture in vista (un buon<br />
aspetto è, anche, un<br />
indicatore dello stato di salute<br />
interno delle strutture) delle<br />
autostrade svizzere? E avete<br />
notato quella dei muri di<br />
sostegno della maggioranza<br />
delle autostrade (e delle<br />
strade) nazionali, pieni di<br />
“vespai” e di riprese di getto<br />
somiglianti a sovrapposte<br />
sbrodolate di polenta? e certii<br />
abominevoli blocchi<br />
guardavia 14 (detti “jersey”)? e<br />
certi rivestimenti di gallerie?<br />
L<br />
a perfezione dei<br />
calcestruzzi, conviene<br />
reiterare ed enfatizzare, non<br />
può essere facoltativa ma<br />
deve essere un obbligodovere<br />
tecnico e contrattuale<br />
del costruttore. Atto ad<br />
assicurare – in concorso con<br />
standard di qualità conformi<br />
riguardo a tutti gli altri elementi<br />
e modi costruttivi – la<br />
progettata vita di servizio<br />
dell’opera. I committenti,<br />
soprattutto, dovrebbero saper<br />
imporre, in termini contrattuali,<br />
standard e controlli efficaci.<br />
G<br />
li americani (quelli degli<br />
States), si ripete,<br />
pretendono che il calcestruzzo<br />
sia sempre e comunque un<br />
solido continuo. In Italia, le<br />
prime leggi (ma ci volevano<br />
delle leggi 15 per queste<br />
faccende?) in materia di<br />
14 In bella vista, per esempio, su un<br />
importante viadotto-sovrappasso<br />
ferroviario e viario, a Genova.<br />
Riguardo al quale è facile<br />
immaginare che gli automobilisti in<br />
corsa cerchino di non pensare allo<br />
stato dei calcestruzzi non<br />
direttamente visibili: quelli strutturali<br />
(se tanto mi dà tanto..).<br />
15 La rigidità della legge non riesce a<br />
seguire l’evolvere della conoscenza.<br />
“conglomerato cementizio<br />
armato”, del 1939, ha indotto a<br />
pensare che il calcestruzzo<br />
teso potesse, lecitamente,<br />
essere fessurato: sarebbero<br />
intervenuti le armature<br />
d’acciaio ed il santo protettore<br />
degli impresari (degli impresari<br />
maldestri, disonesti, anche dei<br />
miscredenti 16 ). Il risultato è<br />
che in Italia (come in molti<br />
paesi del “terzo mondo”) certi<br />
calcestruzzi meriterebbero a<br />
pieno titolo la qualifica di<br />
stercorari.<br />
T<br />
orniamo ora agli eventi<br />
sismici (e d’altra natura)<br />
ricordati nell’incipit di questa<br />
nota, a proposito dei<br />
“calcestruzzi depotenziati”, la<br />
qualifica più appropriata dei<br />
quali dovrebbe piuttosto essere,<br />
appunto, quella di “stercorari”. I<br />
“calcestruzzi depotenziati” sono<br />
in realtà il prodotto di modalità<br />
costruttive incompetenti o<br />
deliberatamente povere: il<br />
depontenziamento non è<br />
colposo ma intenzionale,<br />
quindi doloso.<br />
E<br />
siste un suggestivo<br />
paragone tra l’hamburger<br />
ed il calcestruzzo, entrambi<br />
confezionati con materiali<br />
sminuzzati (nell’hamburger:<br />
tritati). Con una differenza:<br />
nell’hamburger si usa carne<br />
tratta da tagli di minor pregio;<br />
nel calcestruzzo tutti i<br />
componenti (cemento, inerti,<br />
additivi, acqua) devono essere<br />
pregiati. Continuando<br />
l’allegoria culinaria, anche il<br />
cuoco deve essere abile: per<br />
preparare un buon piatto con<br />
roba povera, per esempio con<br />
le patate, ci vuole dell’arte!<br />
Dovrebbe allora trovare un<br />
consenso generale la dottrina-<br />
16<br />
Questo, nelle leggi, non c’era<br />
scritto.<br />
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
prassi degli americani (sempre<br />
quelli degli States): a materiali<br />
poveri (come i calcestruzzi, le<br />
rocce, i materiali lapidei sciolti,<br />
le pavimentazioni stradali)<br />
corrispondano standard<br />
adeguati, skill elevati, controlli<br />
rigorosi.<br />
C<br />
iò che è stato sopra detto<br />
riguarda i rischi connessi<br />
con un’insufficiente qualità in<br />
termini meramente tecnici<br />
(con una particolare<br />
attenzione riguardo ai<br />
calcestruzzi ed ai calcestruzzi<br />
armati). Naturalmente<br />
dovrebbe debitamente<br />
considerarsi ogni altro rischio<br />
tecnico provocato da errori (ed<br />
omissioni) umani; da incendi<br />
ed atti terroristici; derivanti<br />
dalla mancanza accidentale di<br />
energia elettrica;<br />
dell’(in)efficienza dei controlli<br />
(l’elenco non è limitativo né<br />
ordinato secondo l’importanza<br />
delle voci).<br />
P<br />
Per ridurre al minimo i<br />
rischi, si devono adottare<br />
appropriati interventi<br />
cautelativi. Tra i più importanti:<br />
il controllo della qualità dei<br />
materiali e dei metodi di<br />
costruzione 17 ; la ridondanza<br />
17 Molti controllori (progettisti,<br />
consulenti, direttori dei lavori, capi<br />
cantiere) si limitano a verificare che<br />
gli esiti di prove di resistenza a<br />
rottura, eseguite su campioni di<br />
materiali prelevati in cantiere, siano<br />
accettabili. Ma sembra che non tutti<br />
sappiano che con materiali buoni (al<br />
netto di possibili taroccamenti dei<br />
campioni ) si può costruire male. E,<br />
viceversa, che con materiali mediocri<br />
(che in ogni caso mai dovrebbero<br />
trovarsi sotto le soglie<br />
contrattualmente ammissibili) si<br />
potrebbe costruire anche abbastanza<br />
bene (molti conglomerati pozzolanici<br />
dell’antica Roma presentano<br />
resistenze a rottura – s’è visto da<br />
campagne di prove in laboratorio su<br />
33
N . 3 8<br />
Ottobre <strong>2010</strong><br />
dei dispositivi di controllo,<br />
automatici e non automatici;<br />
efficienti sistemi predittivi<br />
meteorologici, idrologici, del<br />
moto ondoso marino, mareali,<br />
sismici (di volta in volta, se<br />
pertinenti). Al riguardo è<br />
importantissimo il recording:<br />
se tutti i fatti della costruzione<br />
e della sicurezza fossero<br />
registrati, le probabilità di<br />
incuria, errori, insufficienze<br />
deliberate si potrebbero<br />
ridurre drasticamente.<br />
E’<br />
interessante notare che<br />
tra i più seri fattori di<br />
rischio figurano gli errori<br />
umani. Da questi ci si difende<br />
con un buon sistema qualità,<br />
dove ogni attore (umano) del<br />
processo costruttivo ed<br />
operativo è responsabile –<br />
come se fosse un fornitore di<br />
servizi esterno, nei confronti<br />
del beneficiario interno – del<br />
servizio. Inoltre, con un<br />
addestramento permanente di<br />
tutti gli addetti ai lavori.<br />
S<br />
i noti che i rischi (errori) di<br />
natura politicodecisionale,<br />
a monte della<br />
costruzione di un’opera civile<br />
(che ci sono, e come!), sono<br />
fonti di dispiaceri (a valle della<br />
costruzione) economici e,<br />
talora, tecnici 18 . Non sono stati<br />
campioni prelevati in loco – che<br />
sarebbero accettabili anche oggidì).<br />
18 Si segnalano gli studi del danese<br />
Brent Flyvbjerg (BF), Università di<br />
Aalbborg, il quale, nel 2007, ha<br />
presentato interessanti osservazioni,<br />
di natura statistica e generale, su un<br />
grande numero di progetti recenti.<br />
BF ne ha scrutinato<br />
duecentocinquantotto, realizzati<br />
negli ultimi settant’anni in venti<br />
nazioni (Policy and planning for<br />
large-infrastructure projects:<br />
problems, causes, cures, Brent<br />
Flyvbjerg, Aalborg University,<br />
Department of Development and<br />
34<br />
considerati in questa nota per<br />
limitare le argomentazioni<br />
(critiche) al deprecabile<br />
“calcestruzzo depotenziato”.<br />
L<br />
e considerazioni che<br />
precedono, riguardo<br />
all’inopportuno uso<br />
dell’espressione, indicano che<br />
i committenti, in primis,<br />
devono (saper) pretendere,<br />
sempre, prestabiliti livelli di<br />
qualità. Tenuto conto del fatto<br />
che l’obiettivo finale non è –<br />
non può essere – la qualità<br />
assoluta ma un livello di<br />
qualità congruente con la<br />
funzione (sicurezza compresa)<br />
ed il ciclo vitale dell’opera.<br />
L’esperienza e la prassi<br />
insegnano che la battaglia<br />
della qualità è ardua e che, in<br />
ogni modo, non può essere<br />
terminata a data fissa 19 .<br />
D<br />
ella prima metà (è un<br />
modo di dire: non è il<br />
cinquanta per cento<br />
esattamente) devono farsi<br />
carico, a tavolino, il progettista<br />
e, utilizzando buoni strumenti<br />
Planning, 2007); Mega Projects and<br />
Risk, Brent Flyvbjerg, Nils<br />
Bruzelius, Andwerner Rothengatter,<br />
Cambridge University Press, 2007.<br />
Salvo pochi casi virtuosi, la maggior<br />
parte dei progetti è stata afflitta,<br />
soprattutto ma non sotanto, da cost<br />
overrun e benefit shortfall.<br />
19 Ha sentenziato in proposito – ed a<br />
proposito – David J. Wilkes,<br />
responsabile (nel 1996)<br />
dell’esercizio della Thames Barrier:<br />
«Managing the human risk is not like<br />
fighting the Battle of Trafalgar –<br />
there will never be a defining<br />
moment of victory, instead it must be<br />
a prolonged campaign meeting and<br />
resolving major and minor<br />
difficulties with consistent<br />
competence».(Environmental Agency<br />
Thames Region: Analysis and<br />
Management of Risk at the Thames<br />
Barrier (International Conference on<br />
Barrages, Cardiff, settembre 1996).<br />
contrattuali, i committenti<br />
attraverso l’opera dei loro<br />
tecnici e servizi tecnici.<br />
D<br />
ell’altra metà sono<br />
direttamente e<br />
permanentemente responsabili<br />
i costruttori, ancora i progettisti,<br />
i controllori, i gestori: fino al<br />
termine del periodo di garanzia<br />
dell’opera (periodo di<br />
costruzione compreso). E,<br />
durante la sua vita di servizio, i<br />
gestori ed i controllori incaricati.
A I O M<br />
BOLLETTINO<br />
35