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4. [PDF] Il carcere visto da dentro - Assemblea Legislativa

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La guerra di GazaDopo aver incontrato i principali responsabilipolitici israeliani, Nicolas Sarkosy ha dichiaratoin una conferenza stampa a Damasco,il 6 gennaio 2009: «Ho detto loro che leviolenze devono cessare al più presto». Certo!Ma chi poteva convincere con discorsi di unatale piattezza? Erano solo vane parole senzaalcuna ampiezza di visione. Con grande perspicaciaPétillon in una vignetta (Le Canardenchaîné, 7 gennaio 2009) rappresenta Sarkozyche corre più che può dicendo: «Bisognaottenere un cessate il fuoco prima della finedell’offensiva!». Disgraziatamente, il cessateil fuoco verrà solo dopo la fine dell’offensiva.Così, la risoluzione 1860 votata l’8 gennaio<strong>da</strong>l Consiglio di sicurezza dell’Onu non ha alcunacredibilità politica. <strong>Il</strong> testo «invita ad uncessate il fuoco immediato, duraturo e pienamenterispettato». Esso «doman<strong>da</strong> agli Statimembri di intensificare i loro sforzi per prendereprovvedimenti e <strong>da</strong>re garanzie che assicurinoa Gaza un cessate il fuoco duraturo ecalmo». In realtà, tutti gli appelli al cessateil fuoco rivolti dopo l’inizio delle ostilità nonpotevano restare che lettera morta. La violenza,in effetti, è un fuoco. <strong>Il</strong> fuoco non è maiuna fatalità, ma, una volta acceso, è incontrollabile.A che serve, <strong>da</strong>vanti ad un incendio,supplicare il fuoco che cessi di bruciare?Esso brucia a sazietà. Le proteste morali, leindignazioni virtuose, gli esorcismi incantatorirestano senza la minima efficacia, cadononel vuoto. Tuttavia, non conviene assolutamenterassegnarsi alla tragedia, né soffocarela propria emozione e rivolta. La manifestazionepiù giusta è la manifestazione silenziosain segno di lutto. A cosa serve an<strong>da</strong>re per lestrade gri<strong>da</strong>ndo la propria collera, cioè l’odioper il nemico? Queste gri<strong>da</strong> sono fuori luogo.Sono parte anch’esse del processo di violenza.Sono ancora parole di guerra. Stringonoancora un po’ di più il nodo del conflitto, cheinvece bisognerebbe sciogliere. Quello di cuil’umanità malata di violenza ha un bisogno<strong>da</strong> morire, sono parole di pace, di umanità.La questione del lancio di razzi è al centrodelle controversie molto emotive attorno aquesta guerra. La propagan<strong>da</strong> israeliana nonha smesso di ripetere, <strong>da</strong>ll’inizio delle ostilità,che lo Stato d’Israele non faceva altro chedifendere i suoi cittadini contro i razzi palestinesi.Se ci mettiamo <strong>da</strong>l punto di vista deicittadini israeliani bersagliati <strong>da</strong> questi tiri,l’onestà intellettuale ci porta a riconoscerela parte di verità di questa affermazione. Edè chiaro che la grande maggioranza degliisraeliani condivide questo punto di vista,compresi quelli che appartenevano prima al“partito della pace”. Questo è un fatto noneludibile. Da parte loro, i responsabili di Hamasnon hanno smesso di dire che il lancio dirazzi era il solo mezzo di cui disponevano perlottare contro il blocco di Gaza che affama unmilione e mezzo di civili. Se ci mettiamo <strong>da</strong>lpunto di vista degli abitanti di Gaza, dobbiamougualmente riconoscere la parte di veritàdi questa affermazione. Tuttavia, queste partidi verità non sono tutta la verità. Due mezzeverità non fanno una verità, ma finisconoper diventare due controverità.Da una parte, i lanci di razzi palestinesi nonpossono <strong>da</strong>re la minima giustificazione intellettualee morale alle azioni militari punitivecondotte <strong>da</strong>ll’esercito di Israele a Gaza. Alcontrario, queste azioni devono essere chiaramenteidentificate come crimini di guerra.Ma, d’altra parte, i tiri di razzi sul territorioisraeliano violano anch’essi il diritto internazionale– non dico in modo uguale, nondico in modo simile, non dico in modo paragonabile,ho detto anch’essi … Non è unaquestione di proporzione, ma di principio. <strong>Il</strong>30 dicembre 2008, l’organismo di difesa deiDiritti dell’Uomo Human Rights Watch hapubblicato un comunicato in cui afferma: «Itiri di razzi puntati sulle zone abitate <strong>da</strong> civilicon lo scopo di ferire e terrorizzare gli israelianinon sono in alcun caso giustificabili,qualunque sia l’azione condotta <strong>da</strong> Israelenella striscia di Gaza». E precisa: «Utilizzaresistematicamente e deliberatamente armi aeffetto indiscriminato in zone di popolazionecivile costituisce un crimine di guerra».(Questo organismo precisa che <strong>da</strong>l 2005, diciannovecivili israeliani sono stati uccisi,comprese le quattro persone che hanno persola vita negli scontri attuali fino al 2 gennaio2009). Questa presa di posizione è la sola sostenibilerispetto al diritto internazionale, alquale si riferiscono quegli stessi che con<strong>da</strong>nnanole estorsioni dell’esercito israeliano. Èla sola presa di posizione possibile rispettoai Diritti dell’Uomo. Coloro che intendonotrascurare la capacità di nuocere dei razzipalestinesi col pretesto che è «sproporzionata»in confronto alla capacità di nuoceredelle bombe israeliane, sono semplicementeirresponsabili. Non è vero che i razzi non uccidono.Uccidono e minacciano di uccidere.Notiamo che il Presidente Mahmoud Abbasha chiaramente sconfessato Hamas, ma questasconfessione probabilmente non è altroche un episodio della rivalità che oppone idue partiti palestinesi.›››7

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