1SCHEDE FILMOGRAFICHELA VERSIONE DI BARNEY di Richard J. Lewis6-7 ottobre 2011Richard J. Lewis (1947, Toronto-Canada) Si trasferisce a New York, dove inizia una lunga e prolifica attività televisiva. Si laurea in marketinge comunicazione all’Ohio State University. Autore di numerosissimi spot pubblicitari e serie Tv, esordisce con “Superboy” nel 1988 e subito dopocon “Alfred Hitchkock Presents” (1989); seguono “North of 60” (1993-97) sino a “CSI: scena del crimine” (2008-2009) di cui dirige o producecirca 50 episodi. Il suo primo film è La versione di Barney (2010), trasposizione cinematografica del libro di Mordecai Richler, Presentato aVenezia, premiato in America per l’interpretazione magistrale di Paul Giamatti, ottiene un riconoscimento anche al festival di San Sebastian.Interpreti: Paul Giamatti (Barney Panofsky), Rosamund Pike (Miriam), Minnie Driver (Mrs. P), Rachelle Lefevre (Clara), Dustin Hoffmann (Izzy),Scott Speedman (Boogie)Genere: DrammaticoOrigine: Canada/ItaliaSoggetto: tratto dall’omonimo romanzo di Mordecai RichlerSceneggiatura: Michael KonyvesFotografia: Guy DufauxMusica: Pasquale CatalanoMontaggio: Susan ShiptonDurata: 132’Produzione: Robert LantosDistribuzione: Medusa FilmSOGGETTO: Di fronte alla pubblicazione di un libro che svela i capitoli più compromettenti del passato, Barney Panofsky decide di raccontarela propria storia in prima persona. Ecco dapprima il suo successo professionale, motivato da ragioni spesso oscure. Ecco i tre matrimoni: quello conClara, a Roma, quello con Mrs. P. a Montreal, quello infine con Miriam, conosciuta durante il pranzo di nozze, inseguita e corteggiata, sposata emadre dei suoi due figli. Barney dice di voler raccontare “la vera storia della mia vita sprecata”, ma non lo pensa davvero.ANNOTAZIONI: Grande successo internazionale, il romanzo di Mordecai Richler è diventato film dopo una preparazione molto lunga. L’autoreha preparato una prima e una seconda bozza di copione, prima di ammalarsi e morire nel 2001. Lo sceneggiatore scelto ha operato modifiche anchesostanziali, tutte, dice “per rimanere fedeli all’essenza del romanzo”. Parigi, la città del giovanile soggiorno europeo di Barney, è sostituita da Roma,per “evitare il cliché del viaggio di iniziazione francese”. Resta allora il protagonista, Barney Panofsky, un uomo che si inventa le qualità che nonha, un misto di generosità e opportunismo, arroganza e gentilezza, in costante conflitto con tutti: i franco-canadesi, i bianchi americani, gli ebreidella sua comunità. Cinico, vulcanico, mimetico, Barney irrita se stesso e gli altri in un gioco rischioso e talvolta offensivo. Paul Giamatti è teso econvincente.COMING SOON.IT - Federico GironiÈ stato Richard L. Lewis, produttore e regista della serie tv CSI, ad essersi accollato la responsabilità della traduzione cinematografica di un romanzoamatissimo, l’omonimo “La versione di Barney” di Mordecai Richler. Il libro, che pure ha avuto un successo su scala mondiale, è sempre statoparticolarmente amato nel nostro paese, e non stupisce quindi che il film di Lewis nasca da una coproduzione tra Canada e Italia, marchiata dal latonostrano dalla Fandango. E per sgombrare subito il campo da ansie da adattamento, va subito detto che, se indubbiamente il passaggio dalla paginascritta all’immagine filmata ha portato ad alcuni cambiamenti e ad alcune rinunce, i cultori dell’opera di Richler possono comunque stare tranquilli:al momento della presentazione del film al Festival di Venezia 2010, anche i fan più hardcore hanno promosso la trasposizione e, soprattutto,la scelta di affidare al super-caratterista Paul Giamatti il ruolo principale. Proprio Giamatti - protagonista di un’ottima prova, spumeggiante eintensa come richiesto dal personaggio ma mai inutilmente sopra la righe - è una delle colonne portanti di un film che si appoggia anche ad unascrittura sicura e fluida e ad una regia priva di sbavature e svolazzi, funzionale al racconto che viene portato avanti. Anche nella sua versione cinematografica,La versione di Barney rimane la storia di un uomo difficile e spigoloso ma allo stesso tempo generoso e sensibile. Un uomo che, difronte ad una crisi profonda e all’avanzare silenzioso di una malattia di cui (si) avrà consapevolezza solo nel finale, si trova a ripensare con faticae andamento sincopato a una vita lunga e tortuosa, caratterizzata da un’accusa di omicidio, tre matrimoni ma un solo grandissimo amore gettatostupidamente alle ortiche. Ma al cinema è proprio quest’ ultimo aspetto della vita del protagonista ad essere il vero cuore del racconto. Allora, eccoche La versione di Barney è leggibile - per semplificazione - come il racconto vibrante, dolente e malinconico di una grande storia d’amore chedoveva e poteva finire diversamente: e non solo per la predominanza che ha da un punto di vista meramente quantitativo, ma per la ricchezza didettagli e sfumature con cui viene raccontata. Dettagli e sfumature che tradiscono una profonda ma mai squilibrata partecipazione, una carica umanaed empatica che coinvolge e cattura. Così, nell’amore a prima vista tra Barney e Miriam, nelle spigolosità e asprezze caratteriali di lui, nell’attaccamentosincero e necessario e negli errori che sono da perdonare come quelli che, a volte, costano caro, ci si può rapportare quasi universalmentee con forte partecipazione emotiva.10
2SCHEDE FILMOGRAFICHELA VITA FACILE di Lucio Pellegrini27-28 ottobre 2011Lucio Pellegrini (Asti, 1965) dal 1992 al 1998 lavora come autore in campo televisivo e si segnala come autore di trasmissioni comeTarget e Ciro, il figlio di Target. Il suo esordio in campo cinematografico avviene nel 1999 con il film E allora mambo!. Nel 2000 è lavolta di un’altra commedia, Tandem. Ha curato la realizzazione del cortometraggio Biodegradabile per Legambiente e TELE+, e dinumerosi spot pubblicitari. Del 2003 è il suo terzo film Ora o mai più, nel quale lancia i quasi esordienti Elio Germano e RiccardoScamarcio. Il film è in concorso al Festival di Locarno. Nel 2005, insieme a Gianni Zanasi, dirige La vita è breve ma la giornata è lunghissima.Il film partecipa alla 62ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sezione Digitale, dove vince la Menzionespeciale della giuria e il Premio Pasinetti per il cast,. Nel 2007 collabora con il regista Marco Ponti allo sviluppo della serie televisivadi Italia 1 La strana coppia, remake dell’omonima serie americana degli anni sessanta. Sempre nel 2007 produce Non pensarci, con laregia di Gianni Zanasi. Nel 2008 dirige la prima stagione de I liceali, serie TV di Canale 5. Nel 2009 dirige la seconda stagione.Nell’autunno 2010 gira il suo quarto lungometraggio, Figli delle Stelle. Sempre nel 2010 gira fra Kenya e Salento il film La vita facile.Interpreti: Pierfrancesco Favino (Luca Manzi), Stefano Accorsi (Mario Tirelli), Vittoria Puccini (Ginevra), Camilla Filippi (Elsa), AngeloOrlando (Salvatore), Eliana Miglio (Nicoletta), Ivano Marescotti (Sergio Manzi), Souleymane Sow (Jerry), Max Tardioli (Ippocrate)Genere: CommediaOrigine: ItaliaSoggetto: Stefano Bises, Andrea SalernoSceneggiatura: Stefano Bises, Laura Paolucci, Andrea SalernoFotografia: Gogò BianchiMusica: Gabriele RobertoMontaggio: Walter FasanoDurata: 102’Produzione: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con MedusaDistribuzione: Medusa FilmSOGGETTO: Mario fa il medico in un ospedale da campo in Kenia. Qui lo raggiunge Luca, medico anche lui, amico di vecchia data e sposatocon Ginevra. Dopo poco tempo, la ragazza arriva al campo, mentre Luca riceve la notizia di essere ricercato in Italia per una fuga dicapitali. Da quel momento le cose si ingarbugliano…ANNOTAZIONI: Di che storia si tratta ? L’ambientazione lasciava intuire una qualche messa a nudo dei sistemi di aiuto umanitario inAfrica, tra carenze e disinteresse, ma la cornice diventa quasi subito un mero pretesto coloristico e non di denuncia. La ricostruzione di untriangolo amoroso, con una finta amicizia tra i due uomini in attesa solo di rovesciarsi addosso accuse di vario tipo? Una sorta di thrillersulla truffa e sulla medicina come nobile mestiere da esercitare in varie parti del mondo? Chi beffa e chi è beffato? Infine, “la vita facile” éil paradosso da cui tutto si muove, per cui, al contrario, niente é facile e tutto è complicato? Le molte risposte possibili fanno correre il copionesul filo di una confusione ora giusta ora eccessiva.FILM TV - M GMario, dottore in carriera, raggiunge l’amico e collega Luca, figlio del suo primario, che ha aperto un ospedale non esattamente all’avanguardiain Africa. Peripezie e disagi, finché a metà film irrompe Ginevra, moglie di uno dei due dottori ed ex amante dell’altro. A Roma èaccaduto qualcosa, indagano i carabinieri. Film di mattatori “La vita facile”, che fin dal titolo ricorda l’eroica epopea cinematografica diDino Risi & Co. Si allude, però, al benessere sfrenato, senza remore, fatto di favori, soldi facili e sotterfugi per averli, conoscenze altolocate,falsi idealismi e ipocrisie.Politica corrente, si direbbe, e invece è cinema. Compatto, scritto bene, recitato meglio. Stefano Accorsi ha lacommedia nelle corde, la versatilità di Pierfrancesco Favino fa perfino paura mentre Vittoria Puccini è una autentica rivelazione. Certo,rispetto agli anni ‘60 dei maestri mancano un pizzico di cattiveria e di coraggio in più, specie in sede di regia. Se prolunghi troppo i primipiani sulle facce commosse o intense dei protagonisti, poi ti commuovi anche tu, e non importa se il soggetto è un fetente. Ma la faccendadell’empatia col maneggione, Sordi e la realtà insegnano, fa un po’ parte di noi, della nostra Storia. Però l’affresco umano è definito senzasbavature, e si ride con il cervello connesso.11