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266<strong>Campo</strong> de’ <strong>fiori</strong>1009.8.1927. Pasquetta all’età di 18 anni.Avvolta in un grande scialle di lana che lacopre dal primo freddo autunnale, piccola,ma con un grande sorriso, mi viene timidamenteincontro appena entro in casa sua. Icapelli candidi, le rughe che segnano il visodelicato e la camminata lenta, lasciano trasparirei suoi lunghi 100 anni, che non sidirebbero, però, sentendola parlare congrande serenità e lucidità. I ricordi di tantianni passati, come accade spesso alle personeanziane, sono molto più vivi nellamente, di quanto non lo siano quelli piùrecenti. Ed inizia così a raccontarmi la suavita. Pasqua nasce il 7 aprile 1909 aCorchiano da Augusto Marconi e GiudittaLilli, ed è la seconda di due figlie femmine.Sua sorella maggiore si chiama Teresa, matutti in paese la chiamano Annunziata,mentre lei deve il suo nome al fatto di esserenata il giorno di Pasqua, nome che èstato trasformato, da subito, nel diminutivoPasquetta e che a lei non è mai particolarmentepiaciuto. Abitava in Piazza Garibaldi,meglio conosciuta come “Piazza Padella”,per la sua singolare forma. Frequenta lescuole elementari sotto la guida della maestraBaldoni e del periodo della sua fanciullezza,ricorda bene quando da casa suaandava a prendere l’acqua fino a Piazza IVNovembre, dove era la fontana ed anche illavatoio, e quando andava a cuocere ilpane, impastato da sua madre, al forno diLucia, che era proprio vicino casa sua.Durante le processioni delle feste religiose,inoltre, veniva vestita da “angioletto”, comesi usava all’epoca, e tutti le facevano i complimentiper quanto fosse carina. Ha vissutodue guerre sulla sua pelle e della prima,scoppiata quando era ancora molto piccola,ricorda che i giovani chiamati alle armi,prima di partire, facevano un giro per ilpaese per salutare tutti e cantavano così:anni sempre verdi...Pasqua Marconi“E non ti lascio sola ma ti lascio un figlioancora, sarà quel che ti consola, figlio delprimo amor!”. Legato a questo evento chesconvolse il mondo intero, ricorda un altrotriste aneddoto: due giovani, finalmente diritorno dal fronte, sulla strada di casa siimbattono in un palo della luce caduto aterra a seguito di un forte temporale e, nell’oltrepassarlo,uno dei due, urtandolo,rimane folgorato. Proprio durante il periododella sua infanzia, il padre, come molti altri,decide di partire per l’America in cerca difortuna, ma non riesce a stare per moltotempo lontano dalla sua famiglia e, benpresto, ritorna a Corchiano. All’età di undicianni viene mandata a Roma, presso una ziache non ha figli, e lì inizia a seguire corsi ditaglio e cucito, che le saranno molto utili infuturo. Di tanto in tanto torna al suo paesed’origine, dalla sua famiglia, e quandotorna per ricevere la sua Prima Comunione,porta con sé “il vestitino delle sette domeniche”,che le era stato regalato da sua zia.Ma a Roma, oltre che ad imparare il mestieree a tener compagnia alla zia, conosce l’amore.Si innamora di un giovane che abitaproprio accanto a loro, GiovanniEvangelista, con il quale stringe amiciziagrazie ad una sua cugina. Pasquetta eGiovanni si sposano e continuano a viverenella capitale, dove Giovanni lavora comemeccanico presso la BREDA. Nasce il loroprimo figlio, Carlo, e tutto sembra andarebene, fino a quando, purtroppo, non arrivala seconda grande guerra a stravolgere lavita di tutti. Appena scoppia il conflitto lafamiglia Evangelista abbandonala città, invasa daitedeschi e sempre più espostaai bombardamenti, pertrasferirsi in un luogo apparentementepiù sicuro. APontecorvo, in provincia diFrosinone, vivono, infatti, igenitori di Giovanni. MaCassino, che è vicinissimo,è una roccaforte dei tedeschi,tanto che la loro casaviene utilizzata come centraleelettrica. Pasquetta,proprio in questo periodo,porta avanti la sua secondagravidanza, e quello per leinon è affatto un luogo tranquillo.Lidia, infatti, lasecondogenita, subisce tutte le paure e letensioni che provengono dal drammaticomondo esterno e, quando nasce, le vienediagnostica una sofferenza prenatale, chesegnerà, purtroppo, tutta la sua vita. Laguerra giunge finalmente al termine. GliAlleati hanno sconfitto i tedeschi, che,prima di lasciare Cassino, però, fanno saltarein aria la casa di Pasquetta e Giovanni,costringendoli a vivere per diverso tempocome sfollati. Tornano a Roma, dove, tuttavia,non hanno più nulla e capiscono chel’unico posto dove poter andare èCorchiano, questo piccolo paese, che, fortunatamente,ha vissuto la guerra in modomarginale, e nel quale vivono ancora i genitoridi lei. “Abbiamo respirato quando siamoarrivati qui”, dice Pasquetta. Ma appena siristabilisce la normalità, Giovanni decide diriportare la sua famiglia a Roma, dove nonaveva mai smesso di lavorare perchè laBREDA, durante la guerra, era stata trasformatain fabbrica d’armi. Là Carlo terminagli studi e Pasquetta mette a frutto ilmestiere che aveva imparato da ragazza,iniziando a fare piccoli lavori di sartoria adomicilio, per aiutare la famiglia ad andareavanti. A Roma rimangono fino a cheGiovanni non va in pensione. Da quelmomento in poi si ritirano definitivamente aCorchiano, tutti tranne Carlo che lì si è fattola sua vita. Pasquetta è rimasta vedovaormai qualche anno fa, ma c’è sua figlia atenerle compagnia. E’ stata molto legata asuo marito e, certamente, anche le condizionidi salute di Lidia hanno, ahimè, contribuitoa rafforzare il loro rapporto.Pasquetta ricorda con grande piacere lelunghe passeggiate che facevano tuttiinsieme a Villa Borghese e al GiardinoZoologico. “Mio marito mi diceva di vestirebene i bambini per andare a passeggio.Non usciva mai senza portare anche noi!”,mi dice. E’ ancora in grado di badare a sestessa ed a sua figlia, con la quale esceLa famiglia riunita in occasione del 94esimo compleanno diPasquetta. In piedi da sx: Maurizio, Carlo e la moglie e Stefano.Seduti da sx: Emanuela, Pasquetta e Lidia.ancora sottobraccio per le vie del paese.E’ un vanto per tutti i suoi nipoti, vista lasua tempra, la lucidità e la dolcezza che lacaratterizzano. Nonostante le sofferenze,ama sempre e di più la vita!E’ la nonnina tenera ed amabile che ognunodi noi vorrebbe avere!Ermelinda Benedetti

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