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Untitled - scienzaefilosofia.it

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S&F_n. 5_2011e non proposizionale degli stati altrui. Sappiamo comprendere checosa provano e quali intenzioni hanno i nostri simili non in basea un calcolo esplic<strong>it</strong>o di tipo inferenziale – nella forma, tipicadella scienza cogn<strong>it</strong>iva classica, di una computazione surappresentazioni – bensì in base a un rispecchiamento immediatooperato dal nostro corpo. L’esistenza di uno spazio noi‐centricocondiviso, per usare ancora una volta l’espressione di Gallese,sembra essere insomma la precondizione della comprensione checiascuno di noi ha dei propri simili, tanto a un livellopragmatico quanto a quello emotivo e linguistico.L’intersoggettiv<strong>it</strong>à è insomma una sorta di dato originario, chetrova radicamento in ciò che Gallese ha defin<strong>it</strong>o intercorpore<strong>it</strong>à.Numerosi sono i suoi richiami esplic<strong>it</strong>i alla filosofiacontinentale: a Ed<strong>it</strong>h Stein per il concetto di empatia, a MartinHeidegger per quello di Zuhandenhe<strong>it</strong> (utilizzabil<strong>it</strong>à), a RenéGirard per la teoria del desiderio mimetico; e ancora a Husserl,Patočka, al Martin Buber di Ich und Du. In chiusura del suointervento, Gallese si è affidato alle parole di Helmuth Plessner:«La sfera in cui veramente il tu e l’io sono connessi nell’un<strong>it</strong>àdella v<strong>it</strong>a e l’uno guarda direttamente in volto l’altro èriservata però all’uomo; è il mondo comune in cui non soltantodominano le relazioni comuni, ma in cui la relazione comune èdivenuta la forma cost<strong>it</strong>utiva di un mondo reale del noi evidenteche unisce io e tu» 4 .Dovremo per necess<strong>it</strong>à richiamare in modo più rapido l’interessanteintervento di Anna Borghi, che ha scelto di addentrarsi in manieraancor più approfond<strong>it</strong>a di Gallese nell’evidenza sperimentale piùrecente, allo scopo di illustrare quella che ha defin<strong>it</strong>o unaprospettiva embodied e grounded sulla cognizione. Rispetto allavisione delle scienze cogn<strong>it</strong>ive tradizionali, che sembranopostulare una sorta di linear<strong>it</strong>à unidirezionale che condurrebbe4H. Plessner, I gradi dell’organico e l’uomo. Introduzione all’antropologiafilosofica, tr. <strong>it</strong>. Bollati Boringhieri, Torino 2006, p. 332.211

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