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Bologna, 9 febbraio 2011Tra fede e democrazia.Riflessioni sulla società italianaIncontro con don Antonio SciortinoDirettore di Famiglia CristianaIstituto Regionale di Studi sociali e politici “A. De Gasperi” Bologna


1Introduzione diDomenico CellaPresidente dell’Istituto De GasperiMario Chiaro e il pubblico domandano adon Antonio SciortinoCare Amiche ed Amici,presento a grandi tratti all’ospite,don Antonio Sciortino, e a voitutti l’Istituto De Gasperi,promotore di questo incontro suicredenti e la vita pubblica.L’Istituto è rinato da tre anni,rinnovandosi pressoché completamente,dopo una lunga eclissedipendente dai rivolgimentipolitici e culturali degli anni ’90.Lo abbiamo ricostruito senzaalcuna nostalgia per il passato,mettendo a frutto il metodo“cattolico democratico” (“ilmoderno, più che sfiducia eripulsa, desta [deve destare] ilbisogno della critica, del contatto,della riforma” - Luigi Sturzo,1905).Sono rimaste alcune linee dicontinuità: la nostra associazioneè statutariamente impegnata (nonce lo ha chiesto nessuno, loabbiamo voluto noi) a leggere e aconfrontarsi con la vicenda dellacomunità cristiana.Programmatico, poi, il concorsoalla cultura politica democratica.Si potrebbe dire: amiamo laChiesa e amiamo lademocrazia.Il confronto con la comunitàcristiana, naturalmente, avvieneferma restando (per tutti) lalibertà di coscienza, costruttivamentema anche creativamente.Alla Chiesa italiana abbiamodedicato due convegni di studioDal ricco, partecipato e variegato dibattito abbiamo trattoalcuni punti salienti utili ad indicare le piste da batteree le tensioni più feconde da assecondare in vista di unurgente rinnovamento etico e civile del nostro paese.1) Un Paese sotto scacco: uomini e donne (speciegiovani) “sospesi”“Il Paese che si avvia a celebrare l’unità d’Italia è stufo di duelli,insulti e regolamenti di conti. Una politica responsabile, che mirial bene comune, richiederebbe oggi, da tutti, un passo indietro,prima che il Paese vada a pezzi, e un’intesa di unità nazionale (esolidale) che restituisca ai cittadini il diritto di eleggersi i proprirappresentanti. Non più comparse da soap opera, ma persone diprovata competenza e rigore morale… Il Paese è paralizzato.Sotto ricatto. Leggi e favori, come al “mercato delle vacche”, sonooggetto di baratto: federalismo in cambio di favori. Dalla politica”ad personam” siamo al “contra personam”… La clava mediatica(o il metodo “Boffo”) contro chi mette a nudo il re è un terribileboomerang, in un Paese che affoga in una melma di corruzione,scandali e affari illeciti”. (Famiglia Cristiana, Primopiano p.5, 34/2010).“La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascartangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare ecriminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamoarrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l’evasione fiscale sottraeall’erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più”.(Famiglia Cristiana, 5 agosto 2010).Partiamo da queste “sue” fotografie dell’Italia. Alla luceanche degli ultimi avvenimenti, quale Paese offriamosoprattutto alle nuove generazioni? Da dove partire peruna rivoluzione culturale? Centralità del lavoro,solidarietà economica, partecipazione democratica?Don Sciortino: «Il pezzo appena letto è stato scritto in agosto2010 e potrei, con qualche piccolo aggiustamento, riscriverlo epubblicarlo così com’è nel prossimo numero della rivista.Semmai le cose sono peggiorate. Per una rivoluzione culturaleio partirei dalla partecipazione. Lo dico in tutti gli incontri:questo paese è stato “narcotizzato”, non abbiamo più lacapacità di indignarci, ci passa tutto sopra la testa e un giornoci sveglieremo e non riconosceremo più il paese nel quale vivia-


varietà di carismi, di sapere, diesperienza, semplicemente del“vivere”, del “popolo di Dio”?2) E amiamo la democrazia. Nellanostra intuizione essa procede daun lavoro diffuso, da un buonlavoro, da un lavoro chegarantisce le fasi diversedell’esistenza delle persone.L’Istituto ha dedicato la suaprima ricerca al lavoroflessibile in Emilia Romagna enel capoluogo bolognese.Apparentemente la ricerca ebbeun torto: iniziò a crisi finanziariaamericana non ancora evidente esenza evidenti ripercussioni sullanostra economia e fu presentatanel momento delle primesignificative chiusure e espulsionianche in Italia. Disoccupazione einoccupazione alle porte facevanopassare paradossalmente in unsecondo piano tre fenomeniaccertati dalla ricerca: il lavoroflessibile nella stragrande maggioranzadei casi è lavoro precario; illavoro flessibile è fortemente“espansivo” (sostituisce lavorogarantito), il lavoro flessibile datrampolino verso un lavoromigliore diventa una trappola pertutta la vita.Tutto naturalmente è rimastocome prima. Quando la crisi saràalle spalle questa società avrànuovamente da discutere seaccettare o no la prospettiva diuna convivenza strutturalmentefondata sulla precarietà el’insicurezza (comprese le eventualieventuali correzioni, essenzialmentenel senso della solariduzione del danno). Nel futuroqualcuno (la politica, i governi)dovrà pure darsi da fare.3) Lo ripeto, amiamo lademocrazia. Alla sua direttaespressione storica, i partiti politi-Don Sciortino: «Spesso questa Chiesa balbetta, è silente sutemi fondamentali in cui sono in ballo valori come la dignitàdella persona umana, l’uguaglianza di tutti gli esseri umani…Quanto incide il Vangelo nella realtà sociale. Manca questacoscienza sociale. La religione è ancora vissuta come un fattoprivato, intimistico e cultuale. Questo è il paese dei furbi, nondegli onesti. Anche l’ombra dei campanili delle nostre chiese siè accorciata. Il Vangelo anche oggi è terribilmente scomodo: cidice di andare controcorrente e qualche volta di pagare ilprezzo di dire la verità. Questo paese che si dice tanto cristianovive con stili di vita anti-cristiani, Di recente abbiamo fatto unpiccolo sondaggio con i lettori mettendo loro di fronte al “casoRuby”: oltre il 90% su 3.500 ha detto che la reazione collettivaè stata molto debole. Un nostro commentatore, Garelli, hascorporato i dati e ha detto che i più critici sono i menocredenti e meno fedeli; quelli che più vanno a Messa sono statii più deboli nella reazione. Questo dovrebbe davvero fareriflettere. Se la fede non si vede nelle opere che fede è? Noi nonsaremmo giudicato sugli atti di culto, ma sull’accoglienza.Perché i cristiani allora non sanno dire qualcosa disignificativo sul tema dell’accoglienza? Non ci siamo accortiche siamo già nella società multiculturale, multi religiosa,multietnica: abbiamo oltre 5 milioni di stranieri che vivono tranoi! Si tratta di scegliere: la politica della paura o dello struzzo,oppure quella del governo del fenomeno con intelligenza eumanità. Questa è schizofrenia: per un verso viviamo una fedeintimista, per altro verso i cristiani sono cittadini di serie B,coloro che devono rimanere nei recinti sacri e non disturbare ilmanovratore. Oggi invece c’è bisogno, da parte dei credentiispirati all’evangelo, di una forte iniezione di etica pubblica.Noi difendiamo tanto i valori e non ci siamo accorti che unaspecie di “diserbante etico” ha fatto terra bruciata dei valoricristiani in questo paese. Quando nel mio libro cito unacorrispondenza tra un parroco e un missionario: il parroco, inmerito all’accoglienza degli stranieri, accusa il missionario diessere diventato un codino di sinistra; il missionario rispondechiedendo al prete dove egli piuttosto si collochi e lo invita apreoccuparsi di dove Cristo ci collocherà al momento delgiudizio, alla sua destra o alla sua sinistra? Per i fatti di Adrosono intervenuti tutti… un giornalista del Corriere della Serami ha chiamato in merito a vicende simili avvenute in questigiorni (maestre che a turno offrono il loro buono pasto a unabimba povera) e mi ha chiesto: “ma, non c’è un prete in quelpaese? Abbiamo sentito la parola di tutti, non quella delprete!”. Alcuni silenzi sono imbarazzanti. Qual è il prezzo delsilenzio? Lascio a voi la risposta».3. La democrazia dell’alternanza: la chimera e ilsognoDai lavori della Settimana sociale dei Cattolici Italiani aReggio Calabria è uscito un quadro giustamente preoccupato epreoccupante, che ha spinto molti a chiedere una nuova generazio-3


ci, abbiamo dedicato unconvegno organico e mille altreiniziative (tra l’altro, la propostadi primarie innovative).In quel convegno analizzammo gliStatuti e le pratiche interne deidue principali partiti italiani, concrescente in<strong>qui</strong>etudine.Ma sono compatibili con la nostraCostituzione e con il vivere di unpaese civile partiti governati dalprincipio dell’investitura carismaica,della concentrazione personaledei poteri e dell’incontrollabilitàassoluta del loro esercizio?Come possono resistere laRepubblica e le sue istituzioni auna tal pratica del poterepartitico?Per quanto riguarda il secondopartito italiano (si badi bene,stabilite diversità essenzialirispetto al primo caso), ilconvegno registrò la persistenzadi concezioni e pratiche del“partito direttivo” della società,un modello nato nell’800: si dicepartito, ma in realtà sono cerchiechiuse, cerchie sempre piùristrette governate dallo scambioineguale tra leader, elettorisimpatizzanti, iscritti, attivisti,fino al cuore sensibile dei dirigenticentrali inamovibili.Si può dire di tutto, ma così èmolto faticoso sprigionare levitalità necessarie a verealternative.4) Da questi brevi accenni donSciortino avrà capito quanti interrogativie problemi accendonola curiosità e anche un po’ lapassione dei soci dell’Istituto DeGasperi (e quanti altri interrogativigli verranno trasferiti dalnostro Mario Chiaro, che lo inter-ne di politici cattolici in Italia, una nuova stagione cioè in cuiallargare lo spettro dei cosiddetti principi non negoziabili,aggiungendo a quelli di inizio/fine vita anche quelli del “mentre sivive”. I cristiani sono soci fondatori dello stato italiano… “vorreiche questa stagione contribuisse a far sorgere una generazionenuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della culturaodierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro a essa, sentonola cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace disegnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il megliodei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni. Italiani ecredenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio comedecisiva per l'agire politico” (card. Bagnasco, Prolusione allaCei, 25 gennaio 2010).Ha ancora un senso la democrazia compiuta dell’alternanza,fondata su programmi effettivamente differenti di riformapolitica e amministrativa ma anche sulla condivisione daparte di tutti dei fondamentali principi costituzionali(Aldo Moro)? In Italia fa problema il “bipolarismo” o ipartiti politici che sin <strong>qui</strong> lo hanno incarnato? Comevalutare la presenza dei cristiani nei diversischieramenti e partiti? Quali sono i valori cristiani equali i fondamenti dell’autonomia dello spazio politico?Don Sciortino: «Senza entrare nei tecnicismi, io credo chequello che manca davvero è la formazione e la passione per lapolitica. Avevo letto il documento preparatorio per laSettimana sociale di Reggio Calabria e mi ero detto che se fossistato un politico avrei avuto un programma da attuare, dellelinee su cui ispirarmi. In realtà è stata un’ulteriore “occasionepersa” per paura di calarsi nei problemi. La Chiesa ha avutoanche paura dell’informazione. Si è cominciato con la paura difar partecipare i giornalisti al dibattito… comunque alla finenessuno più ha parlato della Settimana. Siamo statitotalmente ignorati. Valeva correre qualche rischio! Al di làdell’alternanza o delle formule politiche, noi non abbiamo unaclasse politica all’altezza della gravità dei problemi dell’Italia.A maggior ragione i cristiani hanno abbandonato la politica.Ho fatto arrabbiare molti politici titolando un editoriale che,per la prima volta, nell’attuale governo non c’è un ministrocattolico. Molti politici sono corsi dal loro cappellano, il qualemi chiamò dicendo che molti ministri cattolici si eranolamentati presso di lui. Ho risposto rimandando al contenutodell’articolo, nel quale si diceva che per la prima volta nellastoria di questa Repubblica nessuno dei ministri è espressionedi un movimento o partito di riferimento cristiano. Certo checi sono ministri cattolici, ma non esprimono nessunodel’associazionismo o della Fuci; sono singolarmente cattolici.Noi abbiamo disertato la politica. Noi abbiamo considerato lapolitica come il luogo dove ci si sporca, mentre la concezionedella politica alta è quella di Paolo VI, il quale diceva appuntoche la politica è la più alta forma di servizio e di carità che si4


visterà tra un attimo, e poi dalnostro pubblico).Il nostro interesse per Lei, donSciortino, deriva da una duplicequalità: la consolidata appartenenzaecclesiale, “coraggio elibertà” sì, ma sempre nel corpovivo della Chiesa; il rapportocontinuativo e immagino moltoassorbente con i lettori di unavera rivista settimanale (non cene sono più in Italia!), cheimpegna anche l’autorità (più chela potenza) all’argomentazione eal dialogo con gli altri e <strong>qui</strong>ndi laconsegna al loro rispetto. Grazie!possa fare alla comunità. La politica può essere una via allasantità! Ma oggi io cito sempre un proverbio siciliano, cheanche Camilleri riporta nei suoi romanzi: “se non hai arte néparte, nella politica giocati le carte”… se sei un fallito nellavita non ti preoccupare, c’è la politica! Io dico invece che inpolitica si va per rimetterci non per guadagnarci. Il serviziodella politica è un grande onore. Oggi le migliori menti delpaese dovrebbero sospendere le loro attività e mettere alservizio le loro professionalità. In politica abbiamo invecesistemato portaborse, medici, veline e vallette! In politicainvece non ci si improvvisa: diceva il cardinal Martini a coloroche teorizzavano che in politica non occorre preparazione: e irisultati si vedono!... Io credo che di pensiero unico ce ne siagià abbastanza. Credo che se l’obiettivo è quello di servire ilpaese ci si possa arrivare con il contributo di tutti. La stagionecostituente ha messo assieme esperienze diametralmenteopposte. Ci sono dei temi in cui non si può tessere la tela diPenelope: oggi c’è un governo e la tesse, domani un altrogoverno la sfilaccia. Se io fossi un genitore oggi non capirei piùla scuola. Da posizioni diverse occorre trovare soluzionicomuni. Per esempio, la famiglia non ha colore politico, è unbene che appartiene a tutti. Oggi c’è la politica del murocontro muro e sono saltate tutte le sane modalità istituzionali.Oggi chi vince non fa prigionieri! Siamo forse alle semidemocraziaquando non si rispettano le istituzioni, lo statutodelle opposizioni, in assenza di opinione pubblica».Dialogo con il pubblico…Don Sciortino: «Riprendo alcuni punti emersi dalle domande.Il citato episodio del bambino morto <strong>qui</strong> a Bologna nei giorni diNatale fa il paio con i quattro bimbi rom bruciati intorno aRoma. Noi ci siamo permessi di scrivere che le urla del sindacoerano tardive, perché arrivavano dopo il pianto e le urla dellamamma. Questi problemi non vanno affrontati sull’ondadell’emergenza. La cosa che più mi ha ferito non è che questapresa di posizione di Famiglia Cristiana sia stata contestato,ma che politici cattolici abbiano definito questo nostrogiudizio come “opera di sciacallaggio”. Può la disciplina dipartito superare i principi evangelici per difendere una parte. Icattolici possono essere tran<strong>qui</strong>llamente schierati nei diversipartiti, sui due poli, ma i valori non si possono barattare inbase agli ordini di scuderia, non si possono mettere ai voti! Suquesti punti non c’è ordine di partito che valga contro lacoscienza. Non si può fare politica sulla pelle su quattro bimbirom. Abbiamo speso più soldi a spostare i rom che a costruirealloggi decenti.Sul tema della Chiesa dico che essa deve annunciare i valori,volare alta senza remora. Il campo della politica invece èquello peculiare dei laici. Ma di che laici abbiamo bisogno?Una Chiesa quasi partitica diventa “di parte”. Ci vogliono laiciformati e liberi.5


Lo diceva Lazzati facendo la commemorazione di Dossetti:come ci sono i seminari per formare i preti, bisognerebbe che cifossero seminari per la formazione dei laici, la missionedell’evangelizzazione riguarda tutti. L’ha scritto per noi ilprof. Campanini: occorre proprio una Consulta dei laici, doveessi si ritrovino per riflettere insieme… però non sotto l’egidadi un vescovo protettore, come se da soli non fossero capaci ematuri nella fede.Sul tema del federalismo ricordiamo che stiamo celebrando il150° dell’Unità d’Italia e ci stiamo accapigliando sul fatto se il17 deve essere festivo o no. Abbiamo aspettatocentocinquant’anni per fare un giorno di festa e litighiamo,oltretutto in un anno in cui per ragioni di calendario alcunefestività non ci sono (25 aprile, 1 maggio). Ma perché nonpensiamo anziché a guadagnare un giorno di lavoro, a dare illavoro ai giovani? Abbiamo una disoccupazione che è al 9,2%e per la fascia giovanile arriva quasi al 30%. Circa ilfederalismo, certo che è un valore però bisogna intendersi sulfederalismo. Mi viene qualche sospetto quando invece di esserevalore condiviso diventa bandiera di un solo colore politico.Magari si dice federalismo e poi dietro c’è una forma egoisticadi vita, senza aspetti di sussidiarietà. Non avrei tanta frettanel decidere di federalismo, come dice il presidente dellarepubblica.L’invito a uno stile di vita più sobrio è fondamentale. Ci sonoostentazione, sperpero di soldi e c’è bisogno di sobrietà diparole e di scelte. Se noi no mettiamo più etica nella politicaquesta passa all’affare, alla spartizione dell’affare se non alvero e proprio malaffare.Riprendendo il tema condensato con “lontano da chi, lontanoda dove?”, intanto siamo lontani dalla nuove generazioni.L’espressione dei vescovi italiani dell’emergenza educativa èuna espressione di verità: le famiglie hanno davvero difficoltàa far capire cosa è bene e cosa è male. Per questo dico che,quando a livello pubblico ci sono comportamenti diseducativinei confronti dei giovani, ci si accolla di una gravissimaresponsabilità. Sarà difficile parlare di buoni comportamenti secerti stili di vita portano in tutt’altra direzione. I ragazzi sonooggi frastornati. Occorre tornare a un’alleanza delle varieagenzie educative. In particolare si nota che la famiglia harotto il patto educativo con la scuola ed è diventata “ilsindacato dei figli”: i genitori vanno solo per rivendicare oprotestare. La cronaca ci parla di aggressioni anche fisiche agliinsegnanti. Così tiriamo su una generazione di ragazziestremamente fragili, perché non hanno più un’abitudine acon<strong>qui</strong>stare qualcosa, all’impegno o mal sacrificio. Dobbiamotornare a voler bene ai ragazzi!4. Portatori sani di disagio: precari e lavoratori“poveri”Il divario tra i privilegiati e gli sfortunati è sempre più ampio.6


Compito di una sana politica, che abbia a cuore il bene comune, ècolmare il fossato (Famiglia Cristiana, 38/2010)… Lagenerazione dei padri non è più in grado di garantire un egualetenore di vita ai figli. Dopo i fatti della Fiat a Pomigliano d’Arcoe le prese di posizione del manager della Fiat Marchionne si poneil problema del lavoro e dei suoi diritti nell’epoca della flessibilitàe della globalizzazione.La Repubblica fondata sul lavoro è ormai un miraggio?Può dirsi etica una politica dominata dal mercato e dalprofitto? C’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo?Cosa deve fare la politica, secondo lei, per garantire unlavoro “decente”, un serio progetto di vita personale esociale, scelte di relazioni stabili e aperte allaprocreazione?Don Sciortino: Noi abbiamo ingannato i nostri giovani,dicendo loro che li immettevamo nel mono del lavoro con laflessibilità e nascondendo che questa in realtà sarebbe stataprecarietà. Abbiamo ragazzi precari a vita: forse per la primavolta essi non potranno migliorare la condizione di vitarispetto ai genitori. Se i ragazzi riusciranno ad arrivare allivello dei loro genitori, sarà già tanto. Ci permettiamo poianche il lusso di chiamarli “bamboccioni” perché rimangono incasa fino ai 30 anni, spostano in avanti il matrimonio (etàmedia 29-32 anni), mentre si riduce il periodo di fecondità delladonna. Sono tutti problemi correlati. Vi prego di leggerel’enciclica Caritas in veritate, dove si dice che se si persegue ilprofitto ad ogni costo e non la dignità del lavoro avremo serieconseguenze. Qui a Bologna Zamagni parla di economia dicondivisione e di comunione. Oggi il mondo va consideratocome un’unica famiglia umana. L’assurdo è che facciamocircolare le merci e poi impediamo alle persone di girare. C’èbisogno di maggiore giustizia nella divisione delle risorse.Nell’organizzazione del lavoro, poi, deve tener conto dellafamiglia e della donna in particolare. Come è possibile favorirela maternità? Oggi con il primo figlio già una fetta di donne èdavanti al bivio della scelta tra maternità e lavoro. Colsecondo figlio, se lo fanno, la donna drasticamente tra lavoro ematernità. Notavo che in Francia gli asili nido sono apertiundici mesi all’anno e per unici ore al giorno. In Italia, puravendo vere eccellenze, ci sono intere regioni carenti su questoservizio. Noi spacciamo per politica familiare il bonus, l’unatantum… questa è una specie di elemosina! Le famiglie con piùfigli sono guardate con distacco a confronto col modellomediatico e irreale di famiglia. Anche in questo bisogna farecultura. È possibile un nuovo modello di economia per ilpaese».5. Finché noia non ci separi: la famiglia e lepolitiche per la vitaCova sotto la cenere il conflitto culturale e politico sui temi eti-7


ci e sensibili. In particolare sulla legge 194 (aborto) sui Pacs e iDico. Lei ha scritto: «In cima alle preoccupazioni dei pubblicipoteri coscienti delle loro responsabilità non possono che esserci lefamiglie "normali", quelle "vere" fondate sul matrimonio…L'Italia sembra volere fargliela pagare cara a quei genitori chefanno più figli. Oltre a punire questi loro ragazzi che, nella vita,nel lavoro e nella società, avranno meno opportunità dei lorocoetanei figli unici. 30 famiglie su 100 con 3 figli sono povere (alSud l'incidenza sfiora il 49%). È facile l'equazione: più figli sifanno, più poveri si diventa. Esattamente l'opposto di quantoavviene in Norvegia, dove avere più bambini corrisponde a untasso di povertà più basso». Lei, ancora, scrive: “c’è il rischio diavere anche nelle chiese (e non solo nella società civile) i noti‘bamboccioni’, mai cresciuti nella fede, mai maturati nellaformazione cristiana”. “In questi ultimi anni l’Italia mostra diessere un paese poco adatto alle nuove generazioni” (FamigliaCristiana, 38/2010)…. «Enea che fugge da Troia in fiammeporta l'anziano padre Anchise sulle spalle e tiene per mano ilgiovane figlio Ascanio. L'Enea del futuro, invece, avrà sullespalle il peso di quattro vecchi genitori e non avrà accanto nessunfiglio che gli assicurerà, un giorno, di portarlo in salvo».Come farci attenti ai problemi, alle attese e agli interessilegittimi che nascono nel mondo vitale della famiglia? Lesembra sia possibile trovare un compromesso tra leculture del nostro paese a riguardo delle convivenze nonfondate sul matrimonio? Cosa può e deve fare la Chiesaper contrastare la cultura che considera irrimediabile larottura di ogni legame e vincolo? E la frattura tra legenerazioni?Don Sciortino: Come premessa, vediamo certo i problemi dellafamiglia (cf, divorzi e separazioni): tanti problemi certo ma lafamiglia non è il problema di questo paese. Anzi è la risorsaignorata, perché anche in un momento di crisi la famiglia si facarico dei giovani senza lavoro, si fa carico dei non abili allavoro e degli anziani. La famiglia è un ammortizzatoresociale, un capitale sociale, che resiste alle I paesi che esconomeglio dalla crisi sono quelli che aiutano in modo strutturarela famiglia. Solo in Italia oggi mettere al mondo un figlio è unascommessa. Ma chi sta pensando al futuro dell’Italia. Nondobbiamo forse invertire la tendenza verso quello che è statochiamato “gelo demografico”? Un paese che si statran<strong>qui</strong>llamente suicidando. Investire sulla famiglia è davveroavere una speranza. per investire ci vogliono soldi veri e nonfinzioni o false promesse. Nello scorso governo ho salutato conpiacere la creazione di un Ministero per la famiglia, subitodegradato a Segretariato da questo governo! Circa il tema delleconvivenze di fatto, penso che la priorità siano le famigliefondate sul matrimonio (più del 90%) e che se si usa troppo iltermine famiglia per ogni tipo di unione alla fine nulla èfamiglia.8


Certo si può poi legiferare a livello di diritti che tutelanosoprattutto la persona.Domande dal pubblico…Don Sciortino: In una battuta dico che oggi è morta la profezianella chiesa. La diplomazia ha preso il posto della profezia. LaChiesa deve ritrovare il coraggio di parlare con libertà…6. Un federalismo della fede: trasformare uno chocin una chanceLa politica, ma anche molti credenti comuni, sembranostrumentalizzare il messaggio cristiano: ci si può batterepubblicamente per salvare Eluana e, nello stesso tempo, diventareindifferenti per un clandestino che muore nel canale di Sicilia?Sembra di vivere in una Italia divisa in due campi: egoisti esolidali. Nel nord molti cattolici vanno in chiesa e votano Bossi…Ho respirato il vento del Concilio, ora mi manca l’aria (donAngelo Casati, prete milanese)… Sembriamo solidali ladomenica ed egoisti il venerdì… Bisogna vincere quella povertàculturale che è il terreno su cui nascono le forme del fanatismofondamentalista… La Lega va all’ultima crociata, propone unamoratoria sine die sulla costruzione di nuove moschee in Italia…Sulle moschee i sondaggi danno ragione ai leghisti… Nel suovolume più recente (Anche voi foste stranieri) parla di una“società arcobaleno”, sottolineando però che il fenomenoimmigrazione non è terreno da lasciare incolto…. Le ombre deicampanili, soprattutto nelle regioni ricche del Nord, sembranoaccorciarsi… L’Obano-mania che imperversa non ha fatto alcunebreccia nel dimostrare il valore dell’incontro tra razze diverse…Chiediamo attenzione alle famiglie, ma nello stesso tempo, nelnome della sicurezza, respingiamo interi nuclei familiari…Lei percepisce cosa si agita in questo momento nellediverse Itali, anche dei diversi cattolicesimi sulterritorio? quali sono le responsabilità della politicalocale di fronte alla nuova cultura della solidarietà?Abbiamo una reale capacità di “fare spazio agli altri”?Quali sono le condizioni di questa crescita culturale?Don Sciortino: Credo che a livello locale si vivono le stessedifficoltà del livello nazionale per quanto riguarda sia il temadell’apertura agli altri che il tema dell’accoglienza. Le chieselocali devo essere più presenti a riguardo dei problemi. Occorretornare a pensare in vista del bene comune. Questo clima dicontrapposizione è devastante e fa vittime. Al di là deiconfronti anche aspri, il rispetto dell’avversario è decisivo e ladiversità deve essere considerata una ricchezza e non un’eresia.9

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