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Maria di Nazaret, vergine, madre e sposa - Chiesa Cattolica Italiana

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All’inizio <strong>di</strong> tutte le vie <strong>di</strong> Dio e della corrispondenza della nostra vita alla Suaazione c’è l’ascolto docile, la costante vicinanza all’invisibile Voce: alla scuola <strong>di</strong><strong>Maria</strong> <strong>di</strong> <strong>Nazaret</strong> impariamo il primato della <strong>di</strong>mensione contemplativa della vita, delcontinuo accogliere l’iniziativa del Signore, del lasciarci amare e condurre da Lui,nello sforzo <strong>di</strong> usare intelligenza e cuore per rispondere all’amore con l’amore eavanzare fedelmente nella notte della fede, rischiarando il cammino col ricordo dei“mirabilia Dei” per noi e il suo popolo. Ci chie<strong>di</strong>amo: è Dio il vero protagonista esignore della mia vita, come lo fu per <strong>Maria</strong>? Sono docile alla Sua azione, alla SuaParola, al Suo silenzio? Mi lascio guidare da Lui, me<strong>di</strong>tando quanto mi dà <strong>di</strong> viverealla luce delle Scritture, per <strong>di</strong>scernere la Sua volontà e realizzare con Lui il Suo<strong>di</strong>segno d’amore per me e per quanti mi affida?2. Lo stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. La scena della visitazione mostra quali siano lecaratteristiche dello stile <strong>di</strong> vita della giovane Myriam: ella è capace <strong>di</strong> un amoreattento, concreto, gioioso e tenero. La prima caratteristica dell’agire <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> èl’attenzione: la Madre del Messia ha capito il bisogno della cugina Elisabetta,<strong>di</strong>venuta gravida in età avanzata, e le corre in aiuto. <strong>Maria</strong> non ha aspettato richieste<strong>di</strong> soccorso, non ha avuto bisogno <strong>di</strong> parole: il suo sguardo, nutrito d’amore, hacapito il da farsi al <strong>di</strong> là dei segni, oltre ogni comunicazione verbale. “Ubi amor, ibioculus”: dove c’è l’amore, lì l’occhio vede ciò che nessuno sguardo privo d’amoresaprebbe vedere. È attento chi non si ferma alla misura del dovuto o dello scontato,chi non si sod<strong>di</strong>sfa delle sole buone maniere: l’attenzione vive <strong>di</strong> un movimentosorgivo del cuore, <strong>di</strong> cui può essere veramente artefice solo lo Spirito Santo, inviatoad effondere in noi l’amore del Padre (cf. Rm 5,5).All’attenzione si unisce in <strong>Maria</strong> la concretezza: ella non indulge a sogni <strong>di</strong>bene, ma obbe<strong>di</strong>sce all’urgenza che il suo intelletto d’amore le ha fatto conoscere eagisce <strong>di</strong> conseguenza senza alibi o fughe. L’espressione “in fretta” (v. 39) <strong>di</strong>ce tuttala sollecitu<strong>di</strong>ne e la premura con cui <strong>Maria</strong> concretizza la decisione del cuore <strong>di</strong>andare in aiuto alla Madre <strong>di</strong> Giovanni. Commenta Sant’Ambrogio: “Nescit tardamolimina Spiritus Sancti gratia” - “La grazia dello Spirito non tolleraindugi” (Expositio in Evangelium secundum Lucam, 2,19).! L’agire <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, poi, èpervaso <strong>di</strong> gioia: ella non vive i suoi atti come il compimento <strong>di</strong> un dovere o inottemperanza ad un obbligo impostole dalle circostanze. In lei tutto è gratuità, bene<strong>di</strong>ffusivo <strong>di</strong> sé, generosità vissuta senza calcolo o forzature. Gioia è sentirsi amaticosì profondamente da avvertire l’incontenibile bisogno <strong>di</strong> amare, per corrispondereall’amore ricevuto al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni misura con l’amore donato senza riserve e senzacon<strong>di</strong>zioni.Proprio così tutto in <strong>Maria</strong> si mostra nel segno della tenerezza, propriadell’amore che non crea <strong>di</strong>stanze, che avvicina, anzi, i lontani, facendoli sentireaccolti e li riempie dello stupore e della bellezza <strong>di</strong> scoprirsi oggetto immeritevole <strong>di</strong>gratuità, <strong>di</strong> puro dono. “A che cosa devo che la <strong>madre</strong> del mio Signore venga da me?Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato <strong>di</strong> gioianel mio grembo” (vv. 43s). La tenerezza è dare con gioia suscitando gioia nell’amato,è contagiare libertà e pace: chi non ama con tenerezza, crea <strong>di</strong>pendenze o mantiene3


progressività e <strong>di</strong> fiducia nell’Altissimo. Ci chie<strong>di</strong>amo se e come nella nostraresponsabilità <strong>di</strong> testimoni e generatori della vita che viene dall’alto ci sforziamo <strong>di</strong>essere come <strong>Maria</strong> nel suo rapporto con Gesù: vicini con tenerezza a chi ci è affidatoe rispettosi della libertà e del mistero <strong>di</strong> ciascuno; tutto affidando a Dio ed insiemesenza sottrarci ad alcuna delle nostre responsabilità; capaci <strong>di</strong> ascolto verso tutti,senza mai venir meno al dovere <strong>di</strong> testimoniare la verità che solo libera e salva, e cheè Gesù in persona. Come <strong>Maria</strong> davanti al piccolo Gesù, dovremmo sempre staredavanti a chi ci è affidato a pie<strong>di</strong> scalzi, perché è terra santa quella su cui si staquando si vive il rapporto educativo e il ministero della riconciliazione.4. Il servizio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>. <strong>Maria</strong> accompagna Gesù nella vita pubblica, a partiredall’episo<strong>di</strong>o che si colloca al settimo giorno della settimana inaugurale del QuartoVangelo, e che proprio così può considerarsi il compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tutto ciò che verrà: ilsegno <strong>di</strong> Cana. In esso Gesù si manifesta come lo Sposo <strong>di</strong>vino del nuovo popolo <strong>di</strong>Dio, con il quale conclude l’alleanza nuova e definitiva nel suo mistero pasquale. Si èalla svolta decisiva della storia della salvezza e la Madre ha in essa un ruolo, che nona caso l’Evangelista ha voluto evidenziare. È lei a notare il bisogno che si è venuto adeterminare: “Non hanno più vino” (v. 3). Si manifesta ancora una volta l’attenzionetenera e concreta <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>, che presenta al Figlio la necessità degli amici. Nel vino,poi, nominato cinque volte nel racconto (vv. 3.9.10), è possibile riconoscere un segnodei tempi messianici (cf. ad esempio Am 9,13: “dai monti stillerà il vino nuovo ecolerà giù per le colline”), che caratterizzerà il banchetto escatologico (cf. Is 25,6) esarà offerto con gratuità (cf. Is 55,1). Il vino nuovo allieterà il giorno delle nozzeeterne fra il Signore e il suo popolo (cf. Os 2,21-24). In questa luce, il banchettonuziale <strong>di</strong> Cana appare come il segno dell’avvento del tempo promesso, l’oradell’intervento escatologico <strong>di</strong> Dio, che viene a colmare in maniera sovrabbondantel’attesa e trasforma l’acqua della purificazione dei Giudei (acqua della preparazione,del desiderio e dell’invocazione: cf. v. 6) nel vino nuovo del Regno. La lettera dellaLegge è trasformata nel vino dello Spirito! La risposta apparentemente tagliente <strong>di</strong>Gesù: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora” (v. 4) in<strong>di</strong>ca lanovità sorprendente <strong>di</strong> questo passaggio che si compirà a pieno nella Pasqua. Leparole che la Madre rivolge ai servi sono <strong>di</strong> grande importanza: “Qualsiasi cosa vi<strong>di</strong>ca, fatela” (v. 5). Esse evocano il contesto dell’alleanza del Sinai: come il popolodell’antico patto risponde alla rivelazione <strong>di</strong>vina assentendo nella fede - “Quanto ilSignore ha detto, noi lo faremo” (Es 19,8; 24,3.7) -, così <strong>Maria</strong> manifesta la suafiducia incon<strong>di</strong>zionata nel Figlio, che ha appena evocato il mistero della sua “ora”.Ne risulta evidenziata anzitutto la fede della Madre, che si mostra apertaall’impossibile possibilità del segno che il Figlio vorrà compiere. L’invito, poi, cheella rivolge ai “servi” (in<strong>di</strong>cati qui col termine “<strong>di</strong>akónoi”, con cui in 12,26 Giovannidesigna i veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù) mostra il ruolo <strong>di</strong> modello e <strong>madre</strong> nella fede cheella avrà nella comunità dell’alleanza: in <strong>Maria</strong> l’antico patto passa nel nuovo, Israelenella <strong>Chiesa</strong>, la Legge nel Vangelo, per via della sua fede totale e incon<strong>di</strong>zionata nelFiglio, al quale orienta se stessa e gli altri. Nella <strong>Chiesa</strong> nata dalla Pasqua <strong>di</strong> Gesù, laVergine Madre è colei che presenta al Figlio i bisogni dell’attesa e conduce alla fede5


in Lui, con<strong>di</strong>zione necessaria perché il vino nuovo riempia le giare dell’anticapurificazione. Il servizio <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> è <strong>di</strong> orientarci a Gesù e <strong>di</strong> portarci a compiere laSua volontà. Siamo pronti a rispondere all’invito della donna <strong>Maria</strong>, per metterci anostra volta al servizio degli altri nella maniera più vera e feconda, che è quella <strong>di</strong>introdurli alla fede con la fede vissuta e testimoniata? Sappiamo <strong>di</strong>re con le labbra econ la vita le parole che in<strong>di</strong>cano a ciascuno la strada della libertà e dellarealizzazione più piena, “Qualsiasi cosa vi <strong>di</strong>ca, fatela”?5. <strong>Maria</strong> sotto la Croce. Quanto a Cana è prefigurato e annunciato, viene acompiersi in pienezza nella scena della Madre ai pie<strong>di</strong> della Croce e nelle parolerivolte da Gesù morente a lei e al <strong>di</strong>scepolo che egli ama (Gv 19,25-27): la <strong>madre</strong>viene chiamata da Gesù con l’appellativo “donna” (v. 26), che rimanda aGerusalemme e al popolo eletto. “Donna, ecco tuo figlio!”. <strong>Maria</strong> rappresenta altempo stesso il popolo eletto della prima alleanza e il popolo radunato dal sacrificiopasquale del Cristo. Accanto alla <strong>madre</strong> c’è il <strong>di</strong>scepolo amato (cf. v. 26), simbolo <strong>di</strong>ogni altro <strong>di</strong>scepolo, nel quale, a motivo della fede, si realizza la parola <strong>di</strong> Giovanni14,21: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chiama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Apartire dall’“ora” della croce (cf. v. 27) il <strong>di</strong>scepolo accoglie la <strong>madre</strong> “fra quanto gliè proprio” (“eis tà í<strong>di</strong>a”: v. 27): non si tratta soltanto dell’accoglienza “in casa sua”.L’espressione va riferita al mondo vitale, all’ambiente esistenziale (così, ad esempio,in 1,11, detto <strong>di</strong> Israele in riferimento al Verbo, o in 10,4, detto dei <strong>di</strong>scepoli inriferimento a Gesù): essa sta a <strong>di</strong>re che la Madre entra nel più profondo della vita del<strong>di</strong>scepolo, ne fa ormai parte inseparabilmente, come bene e valore irrinunciabile. Ilrapporto che il Crocifisso stabilisce fra la <strong>madre</strong> e il <strong>di</strong>scepolo appare alloraintensissimo: in quanto la “donna” è figura dell’antico Israele e il <strong>di</strong>scepolo della<strong>Chiesa</strong> credente, il messaggio è che l’antico Israele entra a far parte in modo vitaledel nuovo. La <strong>Chiesa</strong> riconosce in Israele l’antica <strong>madre</strong> che porta al centro del suocuore. In quanto la “donna” rappresenta il popolo dell’era messianica e il <strong>di</strong>scepolo èil tipo <strong>di</strong> ogni singolo credente, la loro reciproca appartenenza sta a <strong>di</strong>re la reciprocaappartenenza fra la <strong>Chiesa</strong> - <strong>madre</strong> e i figli della <strong>Chiesa</strong>: al <strong>di</strong>scepolo la <strong>Chiesa</strong> sta acuore come <strong>madre</strong> amata, bene prezioso affidatogli dal Redentore crocifisso. Infine,in quanto la <strong>madre</strong> è la singola donna concreta, la <strong>madre</strong> <strong>di</strong> Gesù, il testo sembraevidenziare un rapporto privilegiato fra lei ed ogni singolo credente, oltre che fra lei el’intera famiglia del Signore: <strong>Maria</strong> fa parte della <strong>Chiesa</strong> e della vita <strong>di</strong> fede del<strong>di</strong>scepolo come bene prezioso, valore vitale; ma insieme in lei la <strong>Chiesa</strong> e i singolicredenti potranno riconoscere la <strong>madre</strong>, a loro affidata ed a cui sono affidati. Inquesta luce, Giovanni 19,25-27 si rivela testimonianza matura del significato che la<strong>Chiesa</strong> dei martiri e dei pellegrini attribuisce alla Madre del Signore per la sua vitapresente e la sua speranza futura, specialmente nello stare sotto la Croce del Messia,lasciandosi sempre <strong>di</strong> nuovo generare dal “sangue” e dall’“acqua” scaturiti dalcostato del Crocifisso. Mi relaziono così a <strong>Maria</strong>? Riconosco in Lei la Madre cuiGesù mi ha affidato e che mi aiuta a riconoscere Lui nei fratelli e gli altri comefratelli in Lui? Lascio che l’amore a <strong>Maria</strong> nutra in me l’amore alla <strong>Chiesa</strong>?6


6. Perseverante nella notte della fede. All’ora terribile della morte del Figlioabbandonato sulla Croce, segue un tempo oscuro, il sabato santo della prostrazione edell’attesa, in cui la tra<strong>di</strong>zione cristiana ha sempre riconosciuto un ruolo unico <strong>di</strong><strong>Maria</strong>, la Vergine Madre <strong>di</strong> Gesù, come attesta il titolo <strong>di</strong> “Sancta <strong>Maria</strong> in Sabbato”.Mentre il Figlio giace morto nel sepolcro, la Madre custo<strong>di</strong>sce in silenzio la fede,abbandonata nelle mani del Dio fedele, che compie le Sue promesse. È perciò anticouso liturgico della <strong>Chiesa</strong> latina consacrare il sabato alla Vergine, quale memoria <strong>di</strong>quel “grande sabato”, nel quale in Lei si raccolse tutta la fede della <strong>Chiesa</strong> edell’umanità, nell’attesa trepida della Risurrezione <strong>di</strong> Cristo. Il sabato santo <strong>di</strong> <strong>Maria</strong>parla in modo eloquente a noi, pellegrini nel grande sabato del tempo, che sfocerànella domenica senza tramonto quando Dio sarà tutto in tutti e il mondo intero sarà lapatria <strong>di</strong> Dio. Nel tempo del silenzio <strong>di</strong> Dio, nello stupore dolente davanti al Diocrocifisso e abbandonato, viene allora da chiederci sull’esempio e con l’intercessione<strong>di</strong> <strong>Maria</strong>: credo veramente in Dio? Mi pongo in ascolto docile e perseverante del Suoprogetto d’amore su <strong>di</strong> me? vivo la gioia del sapermi amato con Cristo e in Lui dalPadre, anche nel tempo della prova e del silenzio <strong>di</strong> Dio? irra<strong>di</strong>o questa gioia? cerco<strong>di</strong> piacere sempre e solo a Dio nella silenziosa eloquenza dei gesti, senza inseguirel’immagine o crearmi maschere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa o <strong>di</strong> evasione? Possa la Vergine Madreaiutarci a rispondere con verità a questi interrogativi ed a vivere, come lei lo havissuto, il primato dell’amore e della fede come caratteristica del <strong>di</strong>scepolo del Figliosuo, il Signore nostro Gesù, nel lungo sabato del tempo, <strong>di</strong> cui il sabato santo è figurae profezia, finché venga a compiersi la grande domenica senza tramonto, nella quale<strong>Maria</strong> è già entrata, anticipando il destino <strong>di</strong> quanti avranno creduto, amato e sperato.7. Aperti con <strong>Maria</strong> alle sorprese del Signore. Chiudo questa me<strong>di</strong>tazione conuna preghiera a <strong>Maria</strong>, perché ottenga a noi pellegrini nella notte del tempo l’aperturaalle sorprese <strong>di</strong> Dio e al loro compimento nella gioia dell’eternità, dove Lei ci hapreceduto, assunta in cielo nella totalità del suo essere:Prega per noi, <strong>Maria</strong>,Regina della notte del tempo e della storia,in cui l’Eterno compì fra noile meraviglie della nostra salvezza!In Te, Vergine accogliente,rifulse l’Amore umileche aveva reso possibileil primo mattino degli esseri.In Te, Vergine dell’ascolto,la fede <strong>di</strong> Abramotoccò il vertice purofra quanti credetteronell’impossibile possibilità <strong>di</strong> Dio.Per il Tuo sì ospitale7


la promessa <strong>di</strong>vina si realizzò in Gesù,l’atteso delle genti:la notte del Tuo grembo verginalefece spazio alla Luce della vita.La notte del Tuo amore maternoaccompagnò i Suoi passifino all’estremo abbandono.La notte della Tua fede umilecon<strong>di</strong>vise l’ora delle tenebre,quando la spada ti trapassò l’animacome i chio<strong>di</strong> il corpo del Tuo Figlio.Il Tuo cuore trafittocustodì nella fedel’attesa innamorata dell’aurora.E fu Pasqua nella storia del mondo:resurrezione della carne amata dell’Amato,gioia e vita rinnovata nel cuore <strong>di</strong> Te, Madre,e dei Tuoi figli, resi tali nel Figlio.Tu sei la Madre dell’amore abbandonato,Tu la Sposa dell’amore vittorioso.Tu, la Regina della notte del Messia!In Te, al compimento <strong>di</strong> quella notte,si offrì la luce dell’aurora:Tu primizia degli amatinel cuore dell’Amato,con Lui nascosta in Dionella Tua carne <strong>di</strong> donna,meraviglioso pegno dell’umanità nuova,riconciliata per sempre nell’amore.Prega per noi, <strong>Maria</strong>,Vergine e Madre delle nostre notti,Sposa e Regina dell’ottavo giornoche in Te risplende e che con Te ci attende.Amen. Alleluia.8

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