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Lacrime e record sul Piz Palü - Ardia.ch

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Resoconto di una delle piú lente salite della storia<strong>Lacrime</strong> e <strong>record</strong> <strong>sul</strong> <strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong>Con osservazioni <strong>sul</strong>la psicologia delle guide alpine e <strong>sul</strong> comportamento dei loro clientiPersonaggi:l’autorela sua ragazzal’ufficialel’amico convalescenteuna guida alpinaDI FABRIZIO OTTAVIANIPremessa <strong>sul</strong>le guide alpineIo ammiro moltissimo le guide alpine.Intendo le guide-persone, non i libri.Senza di loro non avrei mai osato salirecime di cui serbo un ricordobellissimo e superarepassaggi <strong>ch</strong>e mi sembravanoimpossibili. Hoimparato molto da loro,non solo vari aspetti tecnicidella montagna, maancor di piú qualcosa dellaloro particolare filosofiariguardo alla vita. I loro silenzi,a volte imbarazzanti,il loro umorismo, la capacità quasi divinatoriadi prevedere con precisionequello <strong>ch</strong>e sarebbe successo poco dopo,hanno lasciato il segno nel mio esserealpino. Voi sarete an<strong>ch</strong>e bravissimi alpinisti,non avrete mai avuto bisogno diLUPO D’ABRUZZOLa nascita di un’ideaCorreva l’agosto di qual<strong>ch</strong>e anno indietronel secolo scorso e non eravamo ancoragiunti in quella parte della nostra età doveNei rifugi di montagna la cena si consuma per tradizione insieme con laguida designata, <strong>ch</strong>e in modo cortese, ma distratto, risponde alle domandedei clienti; le ri<strong>ch</strong>ieste di questi ultimi sono sempre uguali fra loro: il tempodell’indomani, le difficoltà <strong>ch</strong>e si sarebbero incontrate e la necessitàdi andare piano. Lei, la guida, risponde pacatamente, e pensa ad altro.essere accompagnati da una di esse, eppurecredetemi, avete mancato qualcosa.Proprio questa mia ammirazione mipermette di usare in questo scritto unpo’ d’ironia nei loro confronti. E cominciosubito, riportando la definizione <strong>ch</strong>ene dà uno scrittore, anzi un vagabondodella montagna (1). Guide: normalmentesi limitano al noioso portare e riportare,come i cani e i tram, assecondandoil gusto dei clienti. Di relativa utilità perimparare la tecnica dell’andirivieni senzacostrutto. Spesso però si tratta dimaestri camuffati.ognuno dovrebbe calar le vele e raccoglierele sartie (2). In realtà, piú <strong>ch</strong>e di vele,allora si parlava di selle e stivali, per<strong>ch</strong>é leuscite a cavallo erano la nostra praticasportiva principale, intervallate però daqual<strong>ch</strong>e impresa alpinistica; infatti, l’importanteera variare l’attività, cosí da nonannoiarsi, an<strong>ch</strong>e se i progetti in fin deiconti erano sempre modesti, da sportividella domenica. In campo alpino l’annataera iniziata con un quattromila facile, salitoperò con scarponi da sci e rac<strong>ch</strong>ette daneve, quando queste non erano ancora dimoda. La primavera era trascorsa in un’alternanzadi stivali e scarponi, con ascensioniun po’ diverse dalle solite, come il46 VIVERE LA MONTAGNA


LA VETTA DEL PIZ PALÜ.Monte Vettore, la cima maggiore dei MontiSibillini negli Appennini, innevato espazzato da venti gelidi, ai piedi del qualeavevamo pure incontrato volpi e lupi. Purela prima parte dell’estate era volata via veloce,con qual<strong>ch</strong>e quota d’allenamento oltrei tremila metri, sia in Ticino sia in Engadina.E già <strong>ch</strong>e ci trovavamo nella regionegrigionese, per non sprecare il fiatoconquistato, abbiamo deciso di compierela salita di quella montagna magnifica <strong>ch</strong>eè il <strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong>, o come si dice in italiano, il<strong>Piz</strong>zo Palú. Anzi, i <strong>Piz</strong>zi Palú, per<strong>ch</strong>é inrealtà le vette sono tre: l’orientale (Ostgipfel),la cima centrale, la piú alta, <strong>ch</strong>emisura 3906 metri, e quella occidentale,<strong>ch</strong>iamata <strong>Piz</strong> Spinas, <strong>ch</strong>e piú <strong>ch</strong>e una vettaè una cresta rocciosa. Approfittando dellapresenza occasionale in valle Engadina diun amico luganese, alto ufficiale dell’esercitoe gran camminatore, abbiamo formatoun gruppetto, di cui faceva parte an<strong>ch</strong>ela fidanzata di <strong>ch</strong>i scrive. Ingaggiatauna guida del posto, abbiamo optato perla traversata da ovest ad est, poi<strong>ch</strong>é io erogià salito una volta per la via normale.All’ultimo momento si è aggiunto un altroamico, <strong>ch</strong>e in realtà esitava molto in questasua decisione: era, infatti, reduce daun problema di salute molto serio e nonera certo <strong>ch</strong>e ce l’avrebbe fatta, oltre anon essere per nulla allenato.La sera nel rifugioMi accingo dunque a narrare quanto avvenutodurante quell’ascensione. Il nostrogruppetto è salito la sera precedente conla funivia alla Diavolezza, <strong>ch</strong>e come bensapete, piú <strong>ch</strong>e un rifugio, è un piccolocentro alpino: stazione della teleferica,grande ristorante self service, cameratecomuni e stanzette piú piccole, <strong>ch</strong>iosco,oltre ad altri edifici non aperti al pubblico.Dalla terrazza del ristorante si gode unpanorama unico delle piú alte cime delleAlpi Reti<strong>ch</strong>e, dove esse si tengono permano per formare davanti agli oc<strong>ch</strong>i deituristi un’arena, un immenso anfiteatro,con una cornice frastagliata e una partecentrale contorta e sofferta, composta dipic<strong>ch</strong>i e crepacci e distese gelate e riflessidel cielo azzurro; partendo dalla sinistraammiriamo Cambrena, <strong>Palü</strong>, Bellavista,Zupò, Argent, Bernina e Morterats<strong>ch</strong>,per non citare <strong>ch</strong>e le cime maggiori. Inrealtà, le medesime vette si scorgono puredal basso, da piú lontano, direttamentedalla strada del Passo del Bernina, dove laloro improvvisa apparizione crea spessoingorghi a causa dei turisti <strong>ch</strong>e fermano iveicoli ai lati della via per rimirarle. Cosída vicino però lo spettacolo è veramenteimpressionante ed è l’aperitivo di quello<strong>ch</strong>e gli alpinisti troveranno la mattina seguente.Nei rifugi di montagna la cena si consumaper tradizione insieme con la guida designata,<strong>ch</strong>e in modo cortese, ma distratto,risponde alle domande dei clienti; le ri<strong>ch</strong>iestedi questi ultimi sono sempreuguali fra loro: il tempo dell’indomani,SULLA CRESTA DEL PIZ SPINAS.VIVERE LA MONTAGNA 47


I BASTIONI DI FORTEZZASBARRANO LA VIA.le difficoltà <strong>ch</strong>e si sarebbero incontrate ela necessità di andare piano. Lei, la guida,risponde pacatamente, e pensa ad altro. Ei clienti insistono con le loro legittime, banaliri<strong>ch</strong>ieste. Bisognerebbe invece parlarloro di vacanze al mare, farle ridere, oppureinteressarle con argomenti concretie materiali, tipo la tariffa delle guide <strong>sul</strong>leMontagne Rocciose o <strong>sul</strong>le Ande, oppureP. Cal<strong>ch</strong>agnP. MandraRosegP. BovalP. Morterats<strong>ch</strong>P. BerninaP. ScerscenP. RosegITALIAMont Pers<strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong>P. ZupòDiavolezzaSasso RossoP. d’ArlasAlpe <strong>Palü</strong>P. VarunaP. MinorLago BiancoP. LagalbForcola di LivignoPassodel BerninaP. Campasc… e già <strong>ch</strong>e ci trovavamo nella regione grigionese, per non sprecare il fiato conquistato,abbiamo deciso di compiere la salita di quella montagna magnifica <strong>ch</strong>e è il <strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong>, o comesi dice in italiano, il <strong>Piz</strong>zo Palú. Anzi, i <strong>Piz</strong>zi Palú, per<strong>ch</strong>é in realtà le vette sono tre: l’orientale(Ostgipfel), la cima centrale, la piú alta, <strong>ch</strong>e misura 3906 metri, e quella occidentale,<strong>ch</strong>iamata <strong>Piz</strong> Spinas, <strong>ch</strong>e piú <strong>ch</strong>e una vetta è una cresta rocciosa.il costo dei mos<strong>ch</strong>ettoni nell’ultimo discount<strong>ch</strong>e loro non conoscono ancora(dei mos<strong>ch</strong>ettoni delle guide scriveremoancora piú avanti). È lo stesso sistema<strong>ch</strong>e bisogna usare quando ci si trova indifficoltà, magari in un paese stranierooppure in un luogo <strong>ch</strong>e incute rispetto,come un ospedale. Volete suscitare l’in-teresse di <strong>ch</strong>i vi devefornire un servizio,tassista, hostess oinfermiera <strong>ch</strong>e sia?Parlategli del salariodei suoi colleghi inSvizzera, delle indennitàcui hanno diritto,delle tariffe miglioridelle loro <strong>ch</strong>e avete potuto conoscerealtrove, e vedrete <strong>ch</strong>e improvvisamentenon sarete piú un numero per loro, unanoiosa pratica da sbrigare e otterrete


maggiore attenzione. Mentre seguivamoquesta regola e parlavamo con lei, laguida aveva lo sguardo assente e solennedegli engadinesi <strong>ch</strong>e si divertono. Èstato allora <strong>ch</strong>e abbiamo incominciatoad avere un paio di dubbi: era la primavolta <strong>ch</strong>e ne vedevamo una presentarsicon i bastoncini telescopici, quelli <strong>ch</strong>eora sono diffusissimi, ma allora eranoancora guardati con un po’ di sospetto.Infatti, gli alpinisti avevano semprespiegato <strong>ch</strong>e <strong>sul</strong> ghiacciaio si usa la piccozza,non certo i bastoni, <strong>ch</strong>e sono inutili,anzi pericolosi. Mah, ci siamo detti,non è piú giovanissimo, la via non è difficilee quindi avrà optato per un po’ piúdi comodità. Certo <strong>ch</strong>e a guardar benesembra quasi <strong>ch</strong>e zoppi<strong>ch</strong>i un po’... Pocopiú tardi abbiamo però avuto un’altraperplessità: non aveva reagito ad unRIPARAZIONI DI FORTUNA SULGHIACCIO ALLE CINQUE DEL MATTINO.gli aiuti non ri<strong>ch</strong>iesti dell’amico dietro dilei, <strong>ch</strong>e con una mano le sollevava lo zaino,alleggerendola, ma an<strong>ch</strong>e sbilanciandola.Parole di stizza e prime lacrime,dettate piú dalla paura <strong>ch</strong>e dall’affronto,hanno cominciato a scorrere tra i partecipanti.Superato però senza ulterioridifficoltà quel passaggio, ci siamo fermatiper uno spuntino provvidenziale, visto<strong>ch</strong>e il tempo era trascorso inesorabile esi cominciava a capire per<strong>ch</strong>é una cordatadi due è piú veloce di una formata dacinque persone. L’ascensione è quindicontinuata <strong>sul</strong> pendio nevoso fino a raggiungerela sella, alla sinistra della qualeinizia la cresta della cima occidentale,ossia il <strong>Piz</strong> Spinas.Questo tratto, pur non essendo particolarmentearduo, presenta qual<strong>ch</strong>e passaggioroccioso, reso a volte un po’ scivolosodalla presenza della neve. Sul filo lacresta è abbastanza sottile, ma offre semprebuone possibilità di procedere. Unalunga cordata <strong>ch</strong>e si snoda su una crestafatta di massi, gendarmi e spaccature nonpermette sempre al primo di osservarequel <strong>ch</strong>e succede in coda: fatto sta <strong>ch</strong>e adun bel momento, in occasione di un riavvicinamentodel gruppo, il penultimo dellafila si è presentato agli altri con un mos<strong>ch</strong>ettonein mano, <strong>ch</strong>e pendeva liberodalla corda. La guida è impallidita di botto,pensando di aver perso per strada uno deiclienti. Ma per fortuna si trattava solo diun’imprudenza dell’ultimo, <strong>ch</strong>e si era slegatoper una sua necessità. Vi lascio immaginarei commenti del rude montanaro<strong>ch</strong>e ci conduceva.Superato an<strong>ch</strong>e questo sbandamento, lasalita è continuata, non senza altri inconvenienti:fermo su una cengia stretta edesposta, abbarbicato alla parete con unamano, cercando di rimettere i ramponicon l’altra per il successivo tratto ghiacciato,al sottoscritto è sfuggita la piccozza,caduta rimbalzando <strong>sul</strong>le rocce sottostanpaiodi nostre frasi, <strong>ch</strong>e al contrarioavrebbero dovuto farlo scattare. Ma cisentirà bene, questo signore, dal qualedomani dipenderà la nostra vita? Abbiamocosí deciso di fare una prova, bisbigliandodelle parole: “scusa, pensi <strong>ch</strong>edomani pss pss…” Ebbene, saranno statele birre, il rumore di sottofondo, oppurela sua grande esperienza, fatto sta<strong>ch</strong>e si è districato alla grande dal nostrotranello e ancora oggi non sappiamo se ilnostro dubbio avesse qual<strong>ch</strong>e fondamento.Rassegnati, siamo andati quindi acoricarci, sperando nella buona sorte.A SINISTRA: IL PIZ PALÜ CONIN PRIMO PIANO DIAVOLEZZA.La salita iniziale e la FortezzaL’indomani il tempo era magnifico, il cielonero di quell’ora mattutina era tempestatodi stelle e la luna era un Titanic <strong>ch</strong>eaffondava dentro le onde bian<strong>ch</strong>e deimonti (3). Una volta sistemati l’abbigliamentoe l’attrezzatura, abbiamo intrapresoil primo tratto dell’itinerario, in discesa<strong>sul</strong> ripido sentiero sassoso, giú per lamorena, per portarci <strong>sul</strong> ghiacciaio sottostante.Raggiunto il fondovalle, ci siamolegati in cordata, una cordata lunga, troppolunga, come avremmo capito benpresto. Abbiamo quindi iniziato l’attraversamento,scandendo passi ritmati in quelmare di freddo, pianeggiante e leggermenteincrespato, badando solo <strong>ch</strong>e ilsonno e la poca concentrazione non ci facesseroincespicare. Trascorsi po<strong>ch</strong>i momentisiamo stati arrestati dal primo piccoloinconveniente: è “saltato” un ramponead uno di noi, per<strong>ch</strong>é probabilmenteera mal regolato. Alla luce delle lampadefrontali, con l’aiuto degli attrezzi del coltellino,la guida è riuscita a sistemare ilguaio e abbiamo potuto proseguire, dopouna sosta nonostante tutto abbastanzabreve. Compiuto il superamento delghiacciaio, è iniziata l’ascesa vera e propria,dapprima su nevai obliqui, fra roccetteaffioranti, con le vette lontane <strong>ch</strong>ecominciavano ad indorarsi per i primi raggidel sole, poi su un largo groppone nevoso<strong>ch</strong>e sale, assottigliandosi sempre dipiú, fino ai piedi delle rocce della famigerata(per degli alpinisti della domenicacome noi) Fortezza. Si tratta, infatti, di untratto di cresta rocciosa, <strong>ch</strong>e, come dice ilsuo nome, sbarra la strada verso la zonaalta, dove si trova la forcella <strong>ch</strong>e divide il<strong>Palü</strong> dal Bellavista. In condizioni ottimali ipassaggi sono sostanzialmente semplici,di secondo grado, ma l’esposizione, l’ambiented’alta montagna e soprattutto laneve e il ghiaccio <strong>ch</strong>e a volte si depositanosugli appigli e sugli appoggi ri<strong>ch</strong>iedonouna certa prudenza. La ragazza non apprezzavamolto, su quei passaggi delicati,LA CRESTA CON IL PIZ PALÜ AL CENTRO.VIVERE LA MONTAGNA 49


IL CLIENTE BEVE, LA GUIDASI SPALMA LA CREMA DA SOLE.ti; fortunatamente essa si è fermata pocosotto di noi ed è toccato ancora una voltaalla santa guida calarsi per il recupero e lariconsegna, effettuata con uno sguardo<strong>ch</strong>e sembrava volerci rimproverare i nostripensieri della sera precedente e leperplessità <strong>sul</strong>la sua efficienza. Eravamoripartiti da po<strong>ch</strong>i momenti, quando è avvenutol’irreparabile, quello <strong>ch</strong>e nessuno inmontagna vorrebbe sentir raccontare, ilfatto <strong>ch</strong>e piú di ogni altro colpisce le guide;le quali sopportano fame, sete, freddo,al limite an<strong>ch</strong>e i clienti, ma non quello:ci siamo lasciati scappare di mano un mos<strong>ch</strong>ettone!Non uno qualsiasi, no, un mos<strong>ch</strong>ettonesuo, della guida. I nostri sguardiaccompagnavano il tintinnio del metallosui sassi, mentre il maledetto aggeggio siallontanava sempre di piú. Voi non aveteidea di cosa signifi<strong>ch</strong>i per una guida perdereun mos<strong>ch</strong>ettone, magari vec<strong>ch</strong>io, pesante,smunto e consunto. Fanno di tuttoper non doverne lasciare uno in parete,nemmeno per una calata indispensabile,figuratevi se un cliente glielo perde. Ilmotivo di questa reazione in realtà non èuna particolare avarizia per una scomparsain fin dei conti modesta, ma un insiemedi fatti <strong>ch</strong>e si concatenano: il grande attaccamento,quasi feticista, alle loro cose,<strong>ch</strong>e deriva dall’origine montanara, abituataa po<strong>ch</strong>i lussi e lavoro duro; poi la scocciaturadi doversene procurare un altro;ma soprattutto il fatto <strong>ch</strong>e le guide nonportano pesi inutili, contano bene il mate-riale, e <strong>ch</strong>e quindi una mancanza di unmos<strong>ch</strong>ettone si sarebbe fatta sentirepiú tardi. E a proposito di tardi, lo eraveramente: erano trascorse molte ore ela cima era ancora un’idea confusa elontana nelle teste dei protagonisti.Nella mia mente è apparsa una scena famosae terribile del vec<strong>ch</strong>issimo film“La tragedia di <strong>Piz</strong>zo Palú” (4), <strong>ch</strong>e narrala storia di un alpinista <strong>ch</strong>e su quellamontagna aveva perso la compagna e<strong>ch</strong>e …. Brrrr, basta visioni!L’arrivo in vettaRipartiti con la coda fra le gambe, eccocidunque arrivare <strong>sul</strong>la cima ovest, il <strong>Piz</strong>Spinas, e quindi scendere rapidamentealla boc<strong>ch</strong>etta <strong>ch</strong>e precede la calotta biancadella vetta principale. L’ultimo tratto ripidoè stato durissimo per l’amico convalescente,reduce com’era da un periodoterribile della sua vita e ormai senza fiato.Ma risaliti lentamente gli ultimi metri <strong>ch</strong>eci separavano dal pianoro sommitale, infinece l’abbiamo fatta, abbiamo raggiuntola nostra meta, dopo la bellezza di ottoore di salita, quando generalmente unacordata di po<strong>ch</strong>e persone ne impiega pocopiú della metà. Ma non importava, l’importanteera esserci. L’emozione e la faticagiocano a volte strani tiri: c’è <strong>ch</strong>i giuntoin vetta si butta a riposare, <strong>ch</strong>i non ha famené sete, <strong>ch</strong>i è agitato e iperattivo. Noipiangevamo. In quella situazione ognunopiangeva per conto suo e per motivi diversi.Piangeva l’amico, <strong>ch</strong>e solo po<strong>ch</strong>i mesiprima non vedeva un futuro nella sua vita,ed ora era lí, a quasi 4000 metri, con degliamici, su quella vetta <strong>ch</strong>e era stata l’inizio,alcuni anni prima, di una discreta carrieraalpinistica. Piangeva la ragazza, vinta dallafatica e dall’emozione, e avrebbe piantoancora piú tardi, per la paura, durante ilritorno. Piangeva il sottoscritto, per il fumonegli oc<strong>ch</strong>i di una sigaretta accesasciaguratamente lí accanto. Piangeva insenso figurato la guida, guardava l’orologioe rinnegava il momento in cui avevaaccettato l’ingaggio da parte di un gruppocosí sconclusionato e lento. L’unico anon piangere era l’ufficiale, <strong>ch</strong>e anzi sidivertiva a quella scena, fumandosi la sospiratasigaretta e causando il pianto delsottoscritto.Le abitudini delle guideIl nostro condottiero sgranoc<strong>ch</strong>iava conconsumata lentezza il suo pezzo di carnesecca. E qui ci vuole un’altra digressione,PRANZO SULLA VETTA DEL PIZ PALÜ.50 VIVERE LA MONTAGNA


<strong>Lacrime</strong> e <strong>record</strong> <strong>sul</strong> <strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong>SALENDO VERSO FORTEZZA.<strong>sul</strong>le abitudini alimentari delle guide. Lacarne secca era veramente secca, non erauna morbida bresaola; era uno di quei restidel pezzo intero <strong>ch</strong>e solo i montanarisanno dove acquistare a poco prezzo, direttamentedal produttore, ben lontanadai bocconcini <strong>ch</strong>e i negozianti engadinesispacciano a prezzi proibitivi a noi gonzi luganesie milanesi, <strong>ch</strong>e usiamo trascorrerele ferie a Celerina. D’altra parte il comportamentodella nostra guida si accordavaperfettamente con il proverbio siciliano<strong>ch</strong>e ho imparato quest’anno in vacanza,cavaddu spignitusu mori maghiru (5). Dicevoin entrata della filosofia delle guide,ma an<strong>ch</strong>e la loro fisiologia non s<strong>ch</strong>erza.Mistero assoluto: sembra <strong>ch</strong>e in montagnanon bevano mai; quando noi ci siamogià scolati tutti i nostri enormi bottiglioni,quando siamo ormai a secco, con la gola<strong>ch</strong>e sputa spago, loro, con un sorrisobeffardo, ci offrono un sorso dalla lorominuscola borraccia, non ancora vuota.In verità il trucco ci deve essere, probabilmentesi tratta del noto “metodo delcammello”: prima della partenza, già dallasera prima, inzuppano ogni cellula delloro corpo di liquidi vari, secondo la singolapredisposizione alcolica, ma talunian<strong>ch</strong>e di sola acqua. In alto sorseggianocon parsimonia un po’ di tè e <strong>sul</strong>la viadel ritorno soffrono la sete (an<strong>ch</strong>e senon lo ammettono), pregustando perògià la birra fresca del rifugio. An<strong>ch</strong>e peril cibo sono diversi dai clienti. Mangianodi tutto, apprezzano la cucina, persinoquella delle capanne nordalpine, sbocconcellanosaggiamente durante il pasto,non si appesantiscono, e cosí nonhanno mai fame, né caldo, né freddo,quando noi invece continuiamo a mangiuc<strong>ch</strong>iarecioccolato e ad indossare etogliere giac<strong>ch</strong>e e cuffie. Però loro simettono la crema. Lentamente e meticolosamentesi spalmano pomate antisole<strong>sul</strong>la pelle rugosa e ormai già bruciata:si sono accorte an<strong>ch</strong>e loro <strong>ch</strong>e conil sole di questi tempi alla lunga an<strong>ch</strong>e laloro dura scorza ne risentirebbe. An<strong>ch</strong>eil nostro accompagnatore si ungeva enonostante la proverbiale calma dei professionistidi montagna, quasi sovrannaturale,cominciava a preoccuparsi seriamenteper il ritardo. Per<strong>ch</strong>é dovete sapere– e questa è l’ultima mia considerazione<strong>sul</strong>le guide – <strong>ch</strong>e non è vero <strong>ch</strong>eesse fanno alzare i clienti a ore impossibilidell’alba per<strong>ch</strong>é in montagna si partepresto per ragioni di sicurezza; no, il veromotivo è <strong>ch</strong>e sono loro <strong>ch</strong>e devonopartire presto, per poter essere di ritornoa mezzogiorno o poco dopo, ed avercosí il tempo sufficiente per raggiungerela base di partenza della loro prossimagita, solitamente un altro rifugio.Il ritornoMa torniamo alla nostra impresa. Intornoa noi volteggiavano perplessi i grac<strong>ch</strong>i alpini,la cui attività principale è, comescrive il già citato Morelli, di dar fastidioalle aquile, <strong>ch</strong>e però li disprezzano e perevitarli si spingono ancora piú in alto. Eccola ragione per cui in montagna si vedonopiú corvi <strong>ch</strong>e aquile (6). Le lacrimedei partecipanti avevano iniziato ad intaccarepericolosamente la neve della vettapiú di quanto non facesse il buco dell’ozono,quando la guida ha ripreso in manola situazione e ha dato l’ordine di ripartire.Ma non faceva i conti con l’insicurezzadella ragazza, impuntatasi per il terrorenel punto piú critico della traversata,ossia <strong>sul</strong> sottilissimo filo della cresta dineve <strong>ch</strong>e collega la vetta principale conl’orientale. In effetti, il passaggio è critico,per<strong>ch</strong>é è una sottilissima lama di nevedura, sia a destra <strong>ch</strong>e a sinistra il pendioprecipita ripido e lo spazio per camminareè poco piú largo degli scarponi.Aggrappata letteralmente allo zaino dellaguida, ad oc<strong>ch</strong>i <strong>ch</strong>iusi, è infine riuscita asuperare il punto avverso e a permettercidi continuare la discesa. Ah, le donne!Certo <strong>ch</strong>e per una fidanzata si fa di tutto,an<strong>ch</strong>e portarla in montagna e sopportarei suoi timori. Con una moglie no, sarebbediverso. Non si ha piú la pazienza, logoratalentamente da troppe discussioni; nep-pure nelle coppie piú fortunate si è conservatatutta quella necessaria mitezza,quasi apostolica, quasi fatata, <strong>ch</strong>e si possedevaai tempi dei primi incontri. In veritàbisogna considerare il fatto <strong>ch</strong>e inmolte coppie è la signora ad essere moltopiú forte e coraggiosa di noi, e allora èlei <strong>ch</strong>e perde la stima e ci tratta con sufficienza.Invece da neoinnamorati è diverso,si vede la realtà in modo differente.D’altronde an<strong>ch</strong>e Byron osservava argutamente“Se Laura fosse stata la mogliedel Petrarca, pensate <strong>ch</strong>e lui avrebbescritto sonetti tutta la vita”…Il tempo intanto passava e superate conprudenza le cornici della cima orientale,il gruppo è sceso verso la spalla del <strong>Palü</strong>e quindi ha proseguito lemme lemme ilrientro, zigzagando fra serac<strong>ch</strong>i enormie crepacci infidi, dove il pendio prendela rincorsa per scivolare fino ai marginidel ghiacciaio. Dopo una gran galoppatafinale <strong>sul</strong>le pietraie verso Diavolezza,siamo giunti giusto in tempo per l’ultimateleferica, applicando alla lettera il famosoparadosso della funivia, già descrittoin un precedente articolo di questarivista (7): piú si è stan<strong>ch</strong>i e piú lentamentesi camminerebbe, piú invece bisognaaffrettarsi per prendere l’ultimacorsa di una funivia, ris<strong>ch</strong>iando, in casodi ritardo, di dover scendere fino a valle,e cosí stancarsi ancor di piú. Una voltaritornati a casa, ci siamo resi conto <strong>ch</strong>eavevamo compiuto una vera impresa storica,avevamo stabilito il nuovo <strong>record</strong> didurata della traversata del <strong>Palü</strong>: dodiciore in tutto, otto per la salita e quattroper la pausa e la discesa. Non male, vero?Questo successo ci riempie ancoraoggi d’orgoglio, ma siamo coscienti <strong>ch</strong>esicuramente un giorno verrà qualcuno,ancor meno allenato di noi, qual<strong>ch</strong>e cordataancora piú lunga e sgangherata, ebatterà il nostro primato. Cosí è la vita,“sic transeat gloria mundi “(8). sNote1) Paolo Morelli, Vademecum per perdersi in montagna, Nottetempo, 2003.2) cfr. Dante, La Divina Commedia, Inferno, canto 28°, verso 79.3) Per dirla come Giorgio Gatti, in “Fuga dall’Africa - in viaggio con i clandestini”,articolo <strong>sul</strong> Corriere della Sera del 24.12.034) Titolo originale “die weisse Hölle vom <strong>Piz</strong> <strong>Palü</strong> ”, di Fanck e Pabst,con Leni Riefenstahl, 19295) Come avrete intuito, “cavallo s<strong>ch</strong>izzinoso muore magro”.6) Paolo Morelli, il già citato Vademecum per perdersi in montagna.7) “Gli struzzi del Basodino”, Vivere la montagna, n° 18, gennaio 2005.8) Traduzione per <strong>ch</strong>i non è dotato per le lingue: “Cosí passa la gloria terrena”.VIVERE LA MONTAGNA 51

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