storiastoriasapevo dove andare, forse avevoanche un po' paura, ma <strong>di</strong>ssi al ragazzo:«continuiamo lo stesso».Trovammo una specie <strong>di</strong> sentieroche scendeva. «Da qualche parte ciporterà», <strong>di</strong>ssi. Mi sentivo carico<strong>di</strong> responsabilità per via <strong>di</strong> quelcollegamento che non riuscivo adottenere e che era molto importanteperché serviva a portare or<strong>di</strong>nial maggiore Chiaravalle.Continuammo a scendere nellanebbia. Avevo perso quasi tutte lesperanze. Sentimmo nuovamentedelle cannonate, colpi <strong>di</strong> grosso calibroche passavano in alto e chissàdove andavano a finire. Noi eravamosulla <strong>di</strong>rettrice <strong>di</strong> Giannina,per occuparla. II sentiero intantoscendeva, scendeva, e finalmentela nebbia <strong>di</strong>radava. Che sollievo!Poi da lontano, come in un sogno,ci giunge il suono <strong>di</strong> una piccolacampana: «<strong>di</strong>n, <strong>di</strong>n, <strong>di</strong>n» e alloravia verso quel suono. Giù, giù e arriviamoin vista <strong>di</strong> un villaggio.Ero convinto d'essere stato precedutodalla compagnia <strong>Granatieri</strong> ementre mi avvicinavo mi preparavoa dovermi giustificare colmaggiore: «…le tante soste per icollegamenti ... poi ci siamo perdutinella nebbia... ». Ma, congrande sorpresa, nel villaggio nonc'era nessuno, tranne pochi anziani,uomini e donne.Alcune <strong>di</strong> esse avevano un piattoin mano con qualcosa da offrirci.Non ricordo se era pane o altro.Chissà se si trattava <strong>di</strong> un'usanzalocale, per un senso <strong>di</strong> spiccataospitalità che hanno quelle popolazioni,o più semplicemente intendevanotenersi buoni dei soldatiche venivano ad occupare laloro terra? Certo che mi sembravanopieni <strong>di</strong> paura.Io ricordavo qualche parola <strong>di</strong> albanese,li ringraziai e cercai <strong>di</strong>tranquillizzarli, poi chiesi se eranopassati dei soldati italiani.Risposero: «no, non è passato nessuno».«Per la miseria !» <strong>di</strong>ssi almio compagno, «qui abbiamo occupatoil paese da soli !».Là sulla destra c'era un muretto asecco che delimitava i campi, edall'altra parte c'era la montagna,da lassù avevo visto, a circa 300metri, qualche persona muoversi.Improvvisamente sentii degli sparie pallottole che fischiavano intornoa noi. «Qui ci sparano!».Prontamente ci buttammo giù dall'altraparte del muretto, mentregli anziani che ci avevano accoltifuggivano via tutti.Riuscii a vedere da dove eranopartiti i colpi. C'era, non so se unmulo, un cavallo o un asino, vi<strong>di</strong>che stavano caricando una mitragliatricee se ne stavano andando.Evidentemente pensavano chestessero arrivando in forze gli italianie invece c'ero solo io col miocompagno Salvatori che piangevaper la paura dopo quella sventagliata<strong>di</strong> pallottole che picchiavanosul muretto vicinissime anoi. Stemmo nascosti per un po'osservando quegli albanesi o greciche fossero. Per fortuna se ne andarono.Poi vi<strong>di</strong> da lontano, sullostesso sentiero dal quale ero arrivatoio, una fila <strong>di</strong> <strong>Granatieri</strong> che siavvicinavano, col maggiore Chiaravallein testa, che fu molto meravigliato<strong>di</strong> trovarci già lì e dopoaver sentito tutte le mie spiegazioni,concluse: «hai occupato unpaese da solo !».In guerra ho vissuto varie altre avventureveramente dure, e mi fapiacere poterne ricordare anchequalcuna più leggera, tipo questa,conclusasi alla fine in modo quasiumoristico.Testo inviatoci dalsignor Bruno Giaretto,figlio <strong>di</strong> Mario, paracadutistaMedaglia d'Oro al VM <strong>di</strong> El AlameinPasquale SoriaUN SEMPLICE CITTADINO VALOROSOFedeli alla responsabilità <strong>di</strong>conservare ed onorare la memoria<strong>di</strong> quanti hanno datocon il loro eroico comportamentolustro e motivo <strong>di</strong> orgoglio allaSpecialità, siamo portati a soffermarcispesso sulle figure più celebrate,<strong>di</strong> cui ricor<strong>di</strong>amo doverosamentele più significative imprese,tralasciando inevitabilmente il sacrificio<strong>di</strong> tanti che, con altrettantoamor <strong>di</strong> patria ed attaccamentoagli Alamari, hanno pur essi contribuitoall'esaltazione dello spiritogranatieresco.Probabilmente, una delle cause <strong>di</strong>tale mancato «ricordo» va attribuitaal grande numero <strong>di</strong> casi edepiso<strong>di</strong> che dovrebbero esserepresi in considerazione, ma questonon comporta o per lo meno nongiustifica che, almeno a titolo emblematico,non debbano essere ripropostequelle figure <strong>di</strong> semplicicitta<strong>di</strong>ni che hanno affrontato lavita militare per rispondere all'appellodella patria, svolgendo onorevolmenteil servizio loro richiesto<strong>di</strong>stinguendosi per abnegazionee generosità. Sono quin<strong>di</strong>rientrati nella vita civile e poi,come nel caso delle classi più giovani,coinvolte nella prima Guerramon<strong>di</strong>ale e richiamati ancora allearmi per i successivi eventi bellici.A questo riguardo, appare particolarmenteesemplare la figura dell'avvocatogranatiere, Ten. Col.cpl. Pasquale Soria, classe 1897, <strong>di</strong>14
storiaA Insbruck il S. Ten Soria prestava serviziocon le truppe poste a presi<strong>di</strong>o del Tirolo,1919.antica nobiltà <strong>di</strong> origine spagnola,il quale iniziava la sua lunga «parentesi»militare il 24 maggio 1915quale soldato nel reparto volontariciclisti del 10° Reggimento Fanteria,sino al proscioglimento dalservizio volontario, a seguito <strong>di</strong>Or<strong>di</strong>ne del Comando Supremo indata 30 ottobre 1915, per poi essererichiamato in servizio il 28 marzo1916, quando veniva <strong>di</strong> nuovo assegnatoal 10° Reggimento Fanteria,6° Reparto ciclisti.Successivamente, il 5 maggio 1917,veniva ammesso alla Scuola Militare<strong>di</strong> Modena, quale Aspiranteallievo ufficiale, per essere quin<strong>di</strong>assegnato, sempre quale Aspirante,al 1° Rgt. <strong>Granatieri</strong> ed inviatoin zona <strong>di</strong> guerra. Con anzianità21 settembre 1917 otteneva la nominaa Sottotenente.Intervenuta la fine della guerra, rimanevain servizio con vari incarichie vicende, partecipandoanche alla missione del Reggimento<strong>Granatieri</strong> inviato oltralpe,alla fine del 1919, a presi<strong>di</strong>o delTirolo austriaco e nella valleIn Abissinia, il Ten. Soria in macchina con altri colleghi, 1936.dell'Inn.Posto in congedo nel 1920, poté finalmenteaffrontare gli stu<strong>di</strong> universitarie conseguire la laurea ingiurisprudenza, iniziando consuccesso la propria attività professionalesino all'ottobre del 1936,quando fu richiamato alle armicon il grado <strong>di</strong> Tenente ed assegnatoal 1° Rgt. <strong>Granatieri</strong>.Prendeva così partealla campagna d'Africa,con assegnazionenel 1937 primaal Comando dellaDivisione <strong>Granatieri</strong><strong>di</strong> Savoia e successivamentealla XIXBrigata Coloniale <strong>di</strong>stanza ad Ad<strong>di</strong>sAbeba. Capitano conanzianità 1° gennaio1938, in data 14 marzo1940 veniva posto incongedo.Durante la Campagnad'Africa, il TenenteSoria meritò dueCroci al merito <strong>di</strong>Guerra ed un encomiodel Gen. Luigi15