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In questo numero: Concilio Vaticano II 2009-2010 - Diocesi ...

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Febbraio<strong>2010</strong>19Antonio GalatiContinuiamo il percorso all’interno di <strong>questo</strong> AnnoSacerdotale facendoci ancora guidare dall’insegnamentodella Chiesa, anche se per <strong>questo</strong>intervento i suggerimenti proverranno da un attodel Magistero del papa che, a prima vista, difficilmentepermetterebbealcune riflessioni circail sacerdozio ordinato.Il documento inquestione è la LetteraApostolica in forma dimotu proprio “Omniumin mentem” diBenedetto XVI chemuta alcuni canonidel Codice di DirittoCanonico circa i sacramentidell’Ordine edel Matrimonio. Dato il taglio dell’articolo, ci sisoffermerà solo su quelle parti del motu proprioche interessano il sacramento dell’Ordine.Nell’introduzione di <strong>questo</strong> intervento si è notatoche <strong>questo</strong> atto del Magistero sembra che interessipoco a un discorso sull’Anno Sacerdotale,<strong>questo</strong> perché le modifiche apportate interessanoprincipalmente la dottrina intorno al gradodel diaconato, lasciando immutato tutto ciòche il Codice di Diritto Canonico afferma sul sacerdozioordinato. Però, le specificazioni che vengonoapportate ai canoni intorno al grado deldiaconato, indirettamente, permettono anche disottolineare quelle peculiarità del sacerdozio ordinato.Prima dell’intervento di Benedetto XVI i due canoniinteressati dalla modifica, e specialmente ilcan. 1008, affermavano che i ministri sacri sonoconsacrati e destinati a pascere il Popolo di Dio,insegnando, santificando e governando nella personadi Cristo Capo, ognuno secondo il propriogrado (episcopale, presbiterale o diaconale) 1 . Secondoquesta formulazione a tutti i ministri sacri, indipendentementedal grado dell’ordine che hannoricevuto, compete l’esercizio dell’autorità diCristo Capo. Nella nuova formulazione volutadal papa, e che è la necessaria conseguenzadi una modifica apportata al Catechismo dellaChiesa Cattolica da Giovanni Paolo <strong>II</strong> che va nella medesima direzione,invece a tuttii ministri sacri competeil servizio al Popolo di Dio.Servizio che viene poi specificato al canone successivodove, agli originali due paragrafi di cuiera costituito, se ne aggiunge un terzo che specificache solo coloro che hanno ricevuto il sacerdozioministeriale, cioè vescovi e presbiteri, agisconoin persona di Cristo Capo, mentre i diaconi,che condividono con tutti i battezzati il sacerdoziocomune, ma non ricevono dal sacramentodell’Ordine il sacerdozio ministeriale, servono ilPopolo di Dio nella diaconia della liturgia, dellacatechesi e della carità, esprimono, cioè, ilCristo Servo 2 . Da quanto espresso qui sopra circal’intervento del papa possiamo, allora, farealcune brevi considerazionisul sacramentodell’Ordine esui vari modi in cuiesso si esprime. Perprima cosa bisognasubito notare che leespressioni «CristoCapo» e «CristoServo» non voglionoassolutamenteindividuare una dissociazionenellapersonalità del Maestro oppure un cambiamentodi considerazione dei discepoli nei suoi confrontidopo la sua glorificazione, come se ora il Cristoglorificato alla destra del Padre, il Capo della Chiesache è il suo corpo 3 , abbia rinnegato il suo esserestato Servo su questa terra, oppure che i cristianicredano solo nella glorificazione di Gesùe non nel suo previo abbassamento 4 . Dire «CristoCapo» è, quindi, come dire «Cristo Servo», perchésolo uno è Cristo e entrambe le espressionisi riferiscono sempre a Lui.Le due specificazioni di Servo e Capo, però, restanofunzionali perché se da una parte esprimonouna distinzione che è solo di ragione nellefunzioni di Cristo preso nella sua unica personalità,dall’altra esprimono una distinzione cheè ontologica sul piano umano tra i diaconi e isacerdoti ordinati nel loro agire in persona Christi.Anzi, questa differenza tra ciò che compete aCristo in quanto tale e il modo in cui <strong>questo</strong> interventodel Signore si esprime nella storia dell’uomoe della Chiesa terrestre attraverso i suoi ministri,ci permette di fare un’ulteriore riflessione,a partire dall’evento della Vita-Morte-Risurrezionedel Maestro.Se si guarda alla storia di Cristo narrata dai Vangelie si ascolta l’insegnamento degli Apostoli neglialtri testi del Nuovo Testamento si può notareche «quel Gesù, che “fu fatto di poco inferioreIl sacerdote ordinato ricevela missione e la facoltà di agirenella persona di Cristo Capo«Quel Gesù, che “fu fatto di pocoinferiore agli angeli”, lo vediamo oracoronato di gloria e di onore a causadella morte che ha sofferto» (Eb 2, 9).agli angeli”, lo vediamo ora coronato di gloria edi onore a causa della morte che ha sofferto» 5 .<strong>In</strong> altre parole: è il suo farsi Servo, la sua obbedienzafino alla morte in croce in favore dell’uomoche lo ha reso, per volontà del Padre, Signore 6e Capo del suo corpo che è la Chiesa 7 . Da ciòsi può notare che Cristo è insieme Servo e Caponon solo perché Cristo è uno, ma anche perchénon si comprenderebbe, nell’ottica del Vangeloe della volontà divina, Cristo come Capo se nonlo si considera prima come Servo. Ora, applicando<strong>questo</strong> ai suoi ministri, sacerdoti e diaconi,per comprendere pienamente cosa significache il sacerdote agisce in persona di CristoCapo bisogna anche guardare al ministero diaconaleche agisce in persona di Cristo Servo.Detto in altro modo: l’autorità di guide della Chiesache compete, in vario modo, ai sacerdotirichiede anche una collaborazione attiva con idiaconi che sono chiamati sacramentalmente aincarnare nella storia lo stesso Cristo, facendonetrasparire la sua attività di servizio all’uomo singolarmentepreso e all’umanità tutta. Il sacerdote,allora, traspare non come il factotum di Dioche assomma a sé tutta l’attività sacramentalee di pastorale, ma come colui che è in grado dicollaborare con chi gli è accanto e, come il capoper il corpo, riesce a tenere unita e a coordinarela vita della comunità a cui è inviato come presbiteroo come vescovo.Concludendo, queste precisazioni e specificazionifatte da Benedetto XVI all’interno della legislazionecanonica ci permettono, allora, di fissarelo sguardo sul ministero sacerdotale ordinato eda <strong>questo</strong> scorgere lo stesso Cristo nella suafunzione di sostenere e guidare la Chiesa. Granderesponsabilità e anche grande vocazione, allora,per i sacerdoti: essi sono chiamati, come discepolifedeli, a conformarsi a Cristo, perché Egliparli e agisca attraverso di loro non solo in manierastraordinaria durante l’attività sacramentale,ma anche attraverso gli stessi gesti e le stesseattività quotidiane di ogni sacerdote che, nellasua vita privata come in quella pubblica, fattadi relazione con gli altri fedeli, con il presbiterioe con il Vescovo, deve fare come Cristostesso fece, così da poter riattualizzare nell’oggidella storia le stesse azioni e le stesse paroledel Maestro.1Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1008-1009.2Cfr. Lettera apostolica in forma di motu proprio “Omnium in mentem”del Sommo Pontefice Benedetto XVI con la quale vengono mutate alcunenorme del codice di diritto canonico, art. 1-2.3Cfr. Col 1, 24.4Cfr. Gv 13, 1-11 e Fil 2, 7.5Eb 2, 9.6Cfr. Fil 2, 8-9.7Cfr. Col 1, 24.

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