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Temi dell'Antigone recepiti nella cultura - Dipartimento di Storia ...

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ma ha trasformato il «Wort» in «Schrei». grida il ragazzo che ha fame e protesta – e che subitogrida <strong>di</strong> dolore per le botte ricevute – ; il grido anonimo e collettivo, è commento all’azione,compare <strong>nella</strong> <strong>di</strong>dascalia che apre l’atto secondo, prima che la guar<strong>di</strong>a annunci a Creonte il crimine<strong>di</strong> Antigone; grida Ismene, per manifestare pietà, grida ancora la folla nel furore irrazionale, maanche nel dolore, dopo l’incen<strong>di</strong>o, nel buio profondo: ma urla soprattutto Creonte, alla fine, quandoriconosce <strong>di</strong> essere stato causa <strong>di</strong> orrori e spargimento <strong>di</strong> sanguere, in un urlo che esprime untar<strong>di</strong>vo pentimento e lo sprofondare nel buio della pazzia. Il grido è il segno della maggiore per<strong>di</strong>ta<strong>di</strong> umanità, come <strong>di</strong>ce la stessa Antigone: « Uomo, che gri<strong>di</strong> in fredde sale:/ dov’è la tua pietà? Seipiù povero / <strong>di</strong> noi tutti, perché non sai più piangere»-Hasenclever, dunque, usa le tecniche espressioniste per riscrivere un mito antico, che per la primavolta sulla scena moderna interpreta politicamente. La sua Antigone è una martire, non <strong>di</strong>fendesolo i legami familiari, ma vuole essere l’eroina dell’umanità intera. E’ una figura, tra le tante che sitrovano <strong>nella</strong> letteratura <strong>di</strong> quegli anni, che agisce per ‘re<strong>di</strong>mere’ l’uomo. E’ dunque una figurareligiosa, il cui scopo è svegliare le coscienze: le arringhe <strong>di</strong> Antigone alla folla,infatti, sonoin<strong>di</strong>rettamente rivolte al pubblico in sala. Creonte, figura <strong>di</strong>etro alla quale è facile in<strong>di</strong>viduareGuglielmo II, è un personaggio totalmente negativo. Il dramma vuole <strong>di</strong>re che non esiste ragion <strong>di</strong>stato che giustifichi la strage <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> uomini <strong>nella</strong> guerra. Ma anche la folla non èrappresentata in una luce favorevole: nonostante l’impegno e il sacrificio <strong>di</strong> singoli uomini, checome Antigone sacrificano la loro vita, il popolo non è pronto a vivere in pace. Anche questodramma, come altra lirica espressionista, segna una grande <strong>di</strong>stanza tra i progetti utopistici degliintellettuali e la realtà politica <strong>di</strong> quegli anni. L’Antigone <strong>di</strong> Hasenclever, perciò, non è una figurarivoluzionaria. E dunque, al contrario che <strong>nella</strong> trage<strong>di</strong>a greca, non c’è possibile morale da trarredall’antico mito, ma solo una triste rassegnazione.Friedrich Hölderlin (1799-1802) aveva consegnato alla <strong>cultura</strong> tedesca in una sua traduzione che,pur contenendo molti errori, imputabili poerò soprattutto alla cattiva e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> cui si servì il poeta,restituiva una figura ‘rivoluzionaria’, la cui parola ‘uccide’ perché è parola ‘tragica’, che nelfronteggiarsi con Creonte simboleggiava il cambiamento, il rinnovamento che si oppone alle formestatali sclerotizzate. Antigone per Hölderlin simboleggiava la Rivoluzione e quello che significava<strong>nella</strong> storia umana. Forse questo significato politico, da cogliersi nelle <strong>di</strong>fficilissime Note all’Antigone, che Hölderlin pospose alla sua traduzione, fu colto da Bertolt Brecht, che appena tornatodall’esilio propose proprio l’ Antigone, o meglio: la traduzione <strong>di</strong> Hölderlin rieleborata come unadelle prime messe in scena del dopoguerra tedesco (la prima fu a Chur, Svizzera, 1948). Larielaborazione dell’opera si deve a un incontro casuale con Hans Curjel, intendente nel teatro <strong>di</strong>Chur, a Zurigo, dove Brecht <strong>di</strong> ritorno dall’esilio americano soggiornava in attesa <strong>di</strong> un lavoro. Lascelta cadde sull’ Antigone anche per l’attualità dell’argomento ed anche per dare un ruolo a HeleneWeigel, dopo quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> pausa lavorativa obbligata. Si trattava anche <strong>di</strong> un’operazionelinguisticamente provocatoria: il tedesco, durante i lunghi e bui anni del nazismo, era statodeformato dalla <strong>di</strong>ttatura, piegato ad espressioni burocratiche nuove o a un gergo terribile:proponendo il ritorno ad Hölderlin, cioè ad una lingua <strong>di</strong>fficilissima e lontanissima dal tedescoquoti<strong>di</strong>ano, Bertolt Brecht proponeva anche un rinnovamento estetico rispetto alla barbarie. Inoltreil tema della sepoltura era <strong>di</strong> drammatica attualità nell’ Europa <strong>di</strong> dopoguerra – visto il numeroimmenso dei <strong>di</strong>spersi, e <strong>di</strong> tutti coloro, per prime le vittime dell’ Olocausto, che non avrebbero maipotuto ricevere una tomba. Brecht è dunque alla ricerca <strong>di</strong> una lingua che si <strong>di</strong>stanzi da quellaborghese corrotta dal nazismo, e che sia o elevata, oppure popolare, ma mai rispecchi la ‘borghesia’<strong>nella</strong> quale Brecht sempre identificò il ceto dove la mentalità nazista era nata ed era proliferata.Brecht fondamentamente segue il testo <strong>di</strong> Sofocle, ma le innovazioni sono decisive: innanzitutto èaggiunto un prologo, che è datato Berlino, Aprile1945 (mentre invece per le replica a Greiz, del1951, scrisse un nuovo prologo recitato dall’attore che aveva il ruolo <strong>di</strong> Tiresia, con il quale il

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