Temi dell'Antigone recepiti nella cultura - Dipartimento di Storia ...
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ucciderla, perché è lei, in quanto madre <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> loro, ad essere all’origine dei loro mali.Giocasta si rivolge soprattutto a Polinice, che è il vero oltraggiato, perché, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto, la corona è sua.Il confronto <strong>di</strong> Polinice con la madre è assai drammatico: alle ragioni della famiglia, Poliniceoppone quelle dello Stato e dell’onore. Il trono <strong>di</strong> Argo non può sostituire la signoria su Tebe,perché solo quella gli è dovuta. «Della mia grandezza, infine, io voglio essere l’arbitro, / e nonessere affatto re, Signora, o esserlo a giusto titolo; / che mi incoroni il sangue, oppure, se non basta,/voglio chiamare a suo soccorso il mio braccio». Disperata, Giocasta chiede a Polinice <strong>di</strong>conquistarsi con il suo valore un altro trono, se non gli basta regnare alternativamente con il fratello,e <strong>di</strong> lasciare quello <strong>di</strong> Tebe, che da sempre è maledetto, come mostra il destino <strong>di</strong> chi l’ha tenuto.Polinice si <strong>di</strong>chiara desideroso <strong>di</strong> seguire il destino <strong>di</strong> quei «gran<strong>di</strong> infelici», e <strong>di</strong> voler cadere conloro. «Ti risparmierò – replica Eteocle – una caduta così vana» «La tua caduta, credo, precederà lamia», risponde il fratello, che si appella poi agli dei quando Giocasta gli ricorda che Eteocle ègra<strong>di</strong>to al popolo. Giocasta allora li invita ad affrettarsi al duello, ed Eteocle e Polinice escono,Antigone interviene inutilmente per trattenerli, ed allora chiede ad Emone <strong>di</strong> seguirli e <strong>di</strong> tentare lui<strong>di</strong> separarli. Questa scena (IV, 3) è certamente l’apice drammatico della pièce. La prima scenadell’atto V è un monologo <strong>di</strong> Antigone: «Cosa ti aspetta, sfortunata principessa?/ Tua madre èappena morta tra le tue braccia,/non saprai seguire i suoi passi,/ e porre fine, morendo, al tuo tristedestino?/ Ti vuoi conservare per nuovi mali?/ I tuoi fratelli stanno combattendo, niente può salvarli/dalle loro armi crudeli./ Il loro esempio ti spinga a trafiggerti il fianco; / tu sola versi lacrime,/glialtri versano il sangue. /Quale è la fine mortale dei miei mali?/ Dove deve cercar riparo il miodolore?/Devo vivere? Devo morire?/ Mi trattiene un amante, mi chiama una madre./ Nella nottedela tomba la vedo, mi attende./Quel che vuole la ragione, lo nega l’amore,/ e me ne toglie lavoglia. / Vedo tanti che lasciano la luce del sole!/ Ma ahimé! Ci si tiene alla vita,/ quando si tienetanto all’amore./ Si, tu trattieni, amore, la mia anima fuggitiva,/ riconosco la voce del mio vincitore,/la speranza è morta nel mio cuore,/ e tuttavia tu vivi, e vuoi che io viva./Dici che il mio amante miseguirebbe <strong>nella</strong> tomba,/ che io devo conservare la fiamma dei miei giorni,/ per salvare quel cheamo./Emone, ve<strong>di</strong> il potere che l’amore ha su <strong>di</strong> me,/ non vivrò più per me stessa,/ e voglio vivereper te./Se mai hai dubitato della mia fedele fiamma…Ma ecco la funesta notizia del duello».Olimpiade (V, 2) annuncia la morte dei due fratelli, e Antigone <strong>di</strong>chiara – un tratto in senso latosofocleo – <strong>di</strong> amare più Polinice dell’altro. Arriva Creonte (V, 3) e descrive nei dettagli il duelloche è avvenuto, e <strong>di</strong> cui son cadute vittime non solo Polinice ed Eteocle, ma anche Emone, chesperava <strong>di</strong> separarli. Antigone, sconvolta, chiede a Creonte, che ha la consolazione <strong>di</strong> essere<strong>di</strong>ventato re ed acclamato dal popolo, <strong>di</strong> essere lasciata sola, ma Creonte la ferma e le chiede <strong>di</strong>salire con lui sul trono. Antigone è sdegnata, non avrebbe accettato la corona nemmeno dagli dei,ma è un’onta che sia Creonte ad offrirgliela. Creonte risponde cinicamente: «So che quest’altorango non ha niente <strong>di</strong> glorioso/ che possa paragonarsi all’onore <strong>di</strong> offrirlo ai vostri occhi./Miriconosco indegno <strong>di</strong> un così nobile destino,/ma se si può assurgere a questa gloria insigne/se la sipuò meritare per dei fatti famosi/ che bisogna fare, infine, Signora?». Creonte vuole porre il<strong>di</strong>adema ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Antigone, e si <strong>di</strong>chara <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposto a seguire qualsiasi sua <strong>di</strong>sposizione, Antigoneesce, gli <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> attendere. Nel duetto con l’attendente Attalo, Creonte esprime tutta la sua gioia,adesso ha tutto quello che vuole, il trono e Antigone, che è sicuro <strong>di</strong> aver piegato alla propriavolontà, e la per<strong>di</strong>ta dei figli è poca cosa rispetto al suo nuovo stato (V.4). Ma entra Olimpiade(V,5) ad annunciare la morte <strong>di</strong> Antigone, avvenuta con lo stesso pugnale con cui si è uccisaGiocasta. Le ultime parole della principessa sono state per Emone: «Caro Emone, è a te che misacrifico». Creonte allora invoca la morte su <strong>di</strong> sé, grazie alla quale perseguiterà Antigone anchenell’oltretomba, e che è l’epilogo predestinato a lui che è della casa <strong>di</strong> Laio, quin<strong>di</strong> si uccide.Come si capisce anche solo alla lettura <strong>di</strong> questo compen<strong>di</strong>o, gli elementi sofoclei superstiti sonodavvero pochi. Scompare completamente il tema, pure centrale, della sepoltura del fratello Polinice,e resta un blando amore infantile da parte <strong>di</strong> Antigone, più forte che nei confronti <strong>di</strong> Eteocle.Scompare il coro, sostituito da due figure che fanno da spalla a personaggi principali, Olimpiade,