Temi dell'Antigone recepiti nella cultura - Dipartimento di Storia ...
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<strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o <strong>di</strong>nastico tra Eteocle e Polinice al centro della trage<strong>di</strong>a. Antigone è la figura femminile sullaquale convergono tutte le «tenerezze e le gelosie degli amanti». Ed infatti lei è gelosa <strong>di</strong> Emone, etuttavia, pur <strong>nella</strong> sua passione, mantiene intatto il suo pudore quando resta sola con lui che <strong>di</strong>ritorno dal campo <strong>di</strong> battaglia le fa profferte amorose. Il linguaggio dei personaggi è quello dellacorte seicentesca, in cui dominano iperboli e giochi retorici. Se in Sofocle Emone si uccide alleginocchia <strong>di</strong> Antigone, qui ipotizza solamente, con le parole tipiche del cavaliere cortese, una sualanguida morte per amore: «Nel tempo triste <strong>di</strong> una crudele assenza, /vi siete augurata che io vi fossifedele? Avete visto in sogno la morte minacciare lontano un amante/ che non può che morire aivostri pie<strong>di</strong>?».Nella pièce <strong>di</strong> Racine, Antigone è la figlia riverente e soccorrevole, che riempie <strong>di</strong> «speranza»l’animo <strong>di</strong> Giocasta, perché «gli dei qualche volta fanno i più gran<strong>di</strong> miracoli»; una volta morto ilfratello Meneceo, crede che «l’oracolo si sia compiuto, il cielo sia sod<strong>di</strong>sfatto», invece i figliriprendono la guerra e Giocasta si uccide. E’ nel V atto, nel <strong>di</strong>lemma <strong>di</strong> Antigone se morire,seguendo le orme della madre, o continuare a vivere per il suo amato, che si ha il passaggio dalpersonaggio della ‘figlia’ a quello della ‘amorosa’ fedele. «Cosa scegli, principessa sfortunata?/Tuamadre è appena morta nelle tue braccia:/non sapresti seguire i suoi passi,/ e porre fine, morendo, altuo triste destino?» «Devo vivere? Devo morire?/Un amante mi trattiene, una madre mi chiama»«Ma ahimé! Che ci si tenga in vita/quando si è legati così fortemente all’amore». La donna sceglie<strong>di</strong> vivere, dunque, solo per il suo amato: «Non vivrò per me stessa/ e voglio vivere per te» - <strong>di</strong>ce adEmone. Perciò l’Antigone <strong>di</strong> Racine – proprio al contrario <strong>di</strong> quella sofoclea – muore dopo che èmorto il suo amato, che è anche la sua ragione <strong>di</strong> vita, ed inoltre muore per conservare intatta lavirtù a cui attenta Creonte, tra le mura del palazzo, per mezzo dello stesso pugnale che aveva usatoGiocasta. L’Antigone <strong>di</strong> Racine, come ha scritto Anna Chiarloni, è una figura priva <strong>di</strong> conflittualità,una «sbia<strong>di</strong>ta dama <strong>di</strong> corte ubbi<strong>di</strong>ente al cerimoniale, confusa dagli eventi e destinata infine amorire» 3 . Non solo – o non tanto – il destino muove i fili <strong>di</strong> questa Antigone, ma anche – o piuttosto– le convenzioni. La passionalità che sarà <strong>di</strong>pinta dal Racine maturo, le forze dell’inconscio,agiscono piuttosto, <strong>nella</strong> Tebaide, <strong>nella</strong> figura <strong>di</strong> Creonte, attratto dalla verginità della figlia <strong>di</strong>E<strong>di</strong>po, e che desidera oscuramente <strong>di</strong>venirne «il re e l’amante».Nella seconda metà del Settecento il <strong>di</strong>alogo con i classici riprende a <strong>di</strong>stanza, per <strong>di</strong>re così, più‘ravvicinata’. Antigone non smette <strong>di</strong> essere presente sulla scena delle corti, per esempio nel 1772alla corte <strong>di</strong> Caterina, imperatrice della Russia, <strong>nella</strong> trage<strong>di</strong>a per musica del poeta <strong>di</strong> corte MarcoColtellini (cantante Tommaso Traetta; il libretto si può leggere in:http://www.librettidopera.it/antigona/antigona.html ). Nel 1776, dopo aver letto la Tebaide <strong>di</strong>Stazio <strong>nella</strong> traduzione del Car<strong>di</strong>nale Cornelio Bentivoglio, Vittorio Alfieri scrive due trage<strong>di</strong>eispirate a quel ciclo, Polinice e Antigone (PDF, p. 95 e 190, con il parere dell’autore). Traendo unanotizia da Igino, Alfieri assegna un ruolo importante ad Argìa, la vedova <strong>di</strong> Polinice, che conAntigone si contende la necessità <strong>di</strong> dare gli onori funebri a quest’ultimo. L’introduzione <strong>di</strong> questafigura testimonia un nuovo interesse per il sentimento coniugale, che si ritrova anche altrove <strong>nella</strong>letteratura europea della fine del Settecento: il matrimonio è visto adesso come legame affettivo enon convenzionale. E’ Argìa, infatti, che apre l’ Antigone <strong>di</strong> Alfieri, sovrapponendosi esostituendosi all’ Antigone sofoclea, giunta segretamente <strong>nella</strong> notte per portare ad Argo, senzaconoscere il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> Creonte, il «cener sacro» <strong>di</strong> Polinice. Davanti ad Antigone, Argìa riven<strong>di</strong>ca ilsuo maggior <strong>di</strong>ritto in quanto sposa; il rapporto coniugale – che in Sofocle non compare affatto – hala precedenza sul vincolo <strong>di</strong> sangue, e perciò si recupera una figura mitologica decisamentesecondaria <strong>nella</strong> tra<strong>di</strong>zione. Le due donne, nel loro primo incontro, costruiscono tra loro un legame<strong>di</strong> ‘sorellanza’, anche se si vedono per la prima volta, basato sul comune amore per il mortoPolinice. Per questo, dopo aver conteso su a chi spettasse il ruolo <strong>di</strong> seppellire Polinice, le duedonne raggiungono un’alleanza, ma il conflitto scoppia <strong>di</strong> nuovo nel momento in cui bisogna3 Anna Chiarloni, Da Sofocle e Brecht. Un’Antigone tedesca e i suoi precedenti, in: Il mito nel teatro tedesco. Stu<strong>di</strong> inonore <strong>di</strong> Maria Fancelli, ***, p. 301.