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Dinamica delle popolazioni di Coturnice Alectoris graeca whitakeri ...

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43Estinzioni locali210-10 2 4 6 8 10 12Giovani (n)Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>Catania<strong>Dinamica</strong> <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong><strong>Coturnice</strong> <strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>nella provincia <strong>di</strong> CataniaRegione SiciliaAssessorato Agricoltura e ForesteRipartizione Faunistico Venatoriaed AmbientaleCatania


<strong>Dinamica</strong> <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong><strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>nella provincia <strong>di</strong> CataniaAssociazione Siciliana Caccia e NaturaOsservatorio Natura s.r.l.Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> CataniaDottorato <strong>di</strong> ricercain Biologia Evoluzionistica


<strong>Dinamica</strong> <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>Domenico Portale (coor<strong>di</strong>namento), Giovanni Leonar<strong>di</strong> (analisi), Stefano Privitera coor<strong>di</strong>natoregruppo volontari <strong>di</strong> Acireale, Vito Liotta coor<strong>di</strong>natore gruppo volontari <strong>di</strong> Adrano, VincenzoRapisarda coor<strong>di</strong>natore gruppo volontari <strong>di</strong> Biancavilla, Danilo Imbarrato coor<strong>di</strong>natore gruppovolontari <strong>di</strong> Catania, Francesco Coco coor<strong>di</strong>natore gruppo volontari <strong>di</strong> Misterbianco, AlessandroMassimino coor<strong>di</strong>natore gruppo volontari <strong>di</strong> S. Giovanni la Punta, Sebastiano Parasiliticoor<strong>di</strong>natore gruppo volontari <strong>di</strong> S. Maria <strong>di</strong> Lico<strong>di</strong>aRa<strong>di</strong>o trackingDomenico Portale e Francesco Coco (coor<strong>di</strong>namento) Prof. Alfredo Petralia (relatore tesi <strong>di</strong> laurea),Giovanni Leonar<strong>di</strong> (co-relatore), Daniela Giannetto e Pablo Cefalù (tesisti), Antonio BrognaAnalisi geneticaProf. Domenico Caruso (coor<strong>di</strong>natore),prof. Salvatore Travali, Antonio Brogna, Maria Cipriano,Elisabetta Scrofani, Francesca Pezzino, Carmen Di Mauro, Giovanni Emmanuele.RingraziamentiIl dott. Carlo Amico, <strong>di</strong>rigente della Ripartizione Faunistico Venatoria e Ambientale <strong>di</strong>Catania e il funzionario <strong>di</strong>rettivo dott. Maurizio Pennisi , il dott. Giovanni Galante dellaRipartizione Faunistico Venatoria <strong>di</strong> Siracusa e il dott. Rosario Grasso, il Sig. FrancescoCoco e l’Azienda Faunistico Venatorio “La Sughereta” (Enna) per aver fornito materialeutile alla ricerca genetica, la <strong>di</strong>rezione del Parco Regionale dell’Etna per la collaborazionefornita durante i censimenti faunistici, il dott. Valter Trocchi (INFS) per l’aiuto sullemetodologie <strong>di</strong> campo e laPolizia Provinciale <strong>di</strong> Catania per aver provveduto allavigilanza dell'area <strong>di</strong> rilascio dei soggetti monitorati con il telerilevamento.


PremessaIl presente stu<strong>di</strong>o nasce dal mio essere “Pirniciaru”. Se la caccia èsicuramente passione, l'essere “Pirniciaru” è qualcosa <strong>di</strong> più. Io non miarrischierò a tentare <strong>di</strong> spiegarlo, non ne sono capace, se qualcuno vorrà, potràde<strong>di</strong>carsi alla lettura <strong>delle</strong> opere <strong>di</strong> alcuni gran<strong>di</strong> esponenti della letteraturamon<strong>di</strong>ale e farsene una vaga idea. Io posso soltanto <strong>di</strong>re che il legame che si creatra “u Pirniciaru” e “a Pirnici” è qualcosa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ssolubile, che dura tutta la vita;per me cominciò all'età <strong>di</strong> otto anni quando assistetti per la prima volta al frullo<strong>di</strong> una brigata <strong>di</strong> coturnici... In provincia <strong>di</strong> Catania l'attività venatoria verso la<strong>Coturnice</strong> siciliana è vietata da <strong>di</strong>versi anni. Comunque, senza una reale econtinua attività <strong>di</strong> monitoraggio è impossibile valutare gli effetti <strong>di</strong> qualsiasiscelta “politica” sulle <strong>popolazioni</strong> e senza una gestione “attiva” è impossibilemigliorare la popolazione laddove ha gravi problemi <strong>di</strong> sopravvivenza(bracconaggio, inquinamento genetico, problemi tossicologici, frammentazionedel territorio, per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> habitat ecc.). In pratica con la conservazione “statica” <strong>di</strong>per se non si può ottenere alcun miglioramento visibile nella consistenzanumerica <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong> esistenti. Preso atto che l'essere “Pirniciaru” escludela possibilità <strong>di</strong> restare osservatore impotente <strong>di</strong> fronte al declino della specie,iniziai, anni fa, una lunga ed intensa battaglia con la burocrazia siciliana perconvincere le Istituzioni Siciliane ad avviare una raccolta <strong>di</strong> dati, puntuale econtinuata, per il tramite <strong>di</strong> censimenti annuali, al fine <strong>di</strong> ottenere le necessarieconoscenze sulla localizzazione e la consistenza numerica della specie,premessa in<strong>di</strong>spensabile a qualsiasi azione <strong>di</strong> conservazione o <strong>di</strong> gestione.Complementare ai censimenti, ma non meno importante, è stato avviato unostu<strong>di</strong>o sulla variabilità genetica della specie. L'esame dei primi dati raccolti ci haincoraggiato ad attuare un innovativo progetto sperimentale volto a valutare lapossibilità <strong>di</strong> poter ricolonizzare alcune aree, in passato occupate dalla<strong>Coturnice</strong> ma oggi <strong>di</strong>sertate dalla specie. I risultati raggiunti ci fanno bensperare che con un impiego <strong>di</strong> risorse tecniche, umane e finanziarie moltolimitato e quin<strong>di</strong> facilmente sostenibile, si possano attuare quelle forme <strong>di</strong>gestione, in<strong>di</strong>spensabili a garantire sul territorio una presenza ottimale <strong>di</strong>questa specie che è fondamentale per il patrimonio faunistico siciliano.Domenico PortaleVice-presidente AssociazioneSiciliana “ Caccia e Natura”3


4<strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>Schiebel, 1934


In<strong>di</strong>cePremessa...........................................................................................31. <strong>Dinamica</strong> <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>......................................................72. Ra<strong>di</strong>o tracking............................................................................253. La ricerca genetica.....................................................................375


1. <strong>Dinamica</strong> <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>IntroduzioneConoscere la <strong>di</strong>stribuzione nel territorio e la consistenza <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong><strong>di</strong> una specie è il primo passo da compiere per poter pianificare successiveazioni <strong>di</strong> controllo o conservazione. Per ottenere un dato atten<strong>di</strong>bile,fondamentale per garantire l'efficacia <strong>di</strong> qualsiasi azione, bisogna cercare <strong>di</strong>ridurre i margini <strong>di</strong> errore insiti nell'operazione <strong>di</strong> censimento. Le tecniche <strong>di</strong>conteggio sono molteplici e vengono costantemente migliorate o confrontatecon altre. Infatti, negli ultimi venti anni la particolare branca dell'ecologiaanimale che si occupa della gestione faunistica (wildlife management) è cresciutain modo esponenziale. Si è, quin<strong>di</strong>, passato da una politica <strong>di</strong> “conservazione”ad una <strong>di</strong> “gestione”. Sebbene fosse più che preve<strong>di</strong>bile l'insufficienza dellasemplice delimitazione <strong>di</strong> aree a vocazione naturale o faunistica per ottenererisultati a me<strong>di</strong>o periodo sulle consistenze <strong>di</strong> popolazione, solo ultimamenteanche in Italia la filosofia della gestione prende piede. Del resto, per potereprogrammare azioni <strong>di</strong> miglioramento o contenimento della fauna bisogna cheesista un background <strong>di</strong> informazioni e si abbia una chiara idea su quali fattorilimitanti è necessario agire. Ovviamente allargando il campo <strong>di</strong> azione dapiccole enclavi territoriali (aree campione, riserve naturali, zone <strong>di</strong>ripopolamento e cattura, aziende faunistiche venatorie, ecc.) a realtà provincialisi necessita <strong>di</strong> ulteriori accorgimenti tecnici.7


La vali<strong>di</strong>tà <strong>delle</strong> nostre osservazioni è messa a dura prova dal tempo che noispen<strong>di</strong>amo per la raccolta dei dati. È logico attendersi una maggioreatten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> numerose foto rispetto ad una sola, se vogliamo rimanerenell'esempio figurato <strong>di</strong> cui sopra. Si tenta, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> identificare e isolare queifattori locali e/o causali che avvengono ogni anno (maggiori o minori piogge,attività umane ecc.) e provare a focalizzare quelli che si ripetono <strong>di</strong> anno inanno. Per potere far ciò quanti anni sono necessari? La risposta più ovvia è: ilpiù possibile. Rimanendo nel genere <strong>delle</strong> nostra specie target cioè il genere<strong>Alectoris</strong>, le ricerche a lungo termine hanno coperto anche lunghi perio<strong>di</strong> cheiniziano dalla fine del secolo scorso ma anche, più “semplicemente”, decenni.Queste ricerche sono state svolte soprattutto nel Regno Unito ma i risultatipossono essere anche vali<strong>di</strong> per la Sicilia?.Il contesto territoriale, senza volere stressare il concetto, ha una certavalenza sulle specie. L’isolamento <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong> siciliane <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> haportato ad una <strong>di</strong>fferenziazione della specie principale verso una dallecaratteristiche genetiche peculiari. Il dato siciliano, <strong>di</strong> fatto, assume una dupliceimportanza in quanto rappresentativo <strong>di</strong> una realtà Me<strong>di</strong>terranea <strong>di</strong>stinta daquella continentale ed insulare rispetto alla penisola italiana. A questo siaggiunge l’inclusione della sottospecie A. g. <strong>whitakeri</strong> tra le specie prioritarielistate nell’allegato 1 della <strong>di</strong>rettiva.Nonostante la necessità <strong>di</strong> fornire un quadro esaustivo sullo status dellaspecie in Sicilia le conoscenze permangono alquanto frammentate. Questaricerca parte proprio da queste premesse proponendo e sviluppando tre sottoprogetti: 1) <strong>di</strong>namica <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>, 2) caratterizzazione genetica dellaspecie e 3) movimenti locali ed uso dell’habitat <strong>di</strong> singoli in<strong>di</strong>vidui.9


Meto<strong>di</strong>L’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oL’area oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è l’intero territorio della provincia <strong>di</strong> Cataniaall’interno della quale è possibile identificare <strong>di</strong>verse zone principali:• Area della catena settentrionale (monti Nebro<strong>di</strong>). Comprende i comuni <strong>di</strong>:Bronte, Castiglione <strong>di</strong> Sicilia, Maniace, Randazzo (Area n. 8).• Area <strong>delle</strong> colline <strong>di</strong> Mazzarino. Racchiude i comuni <strong>di</strong>: Caltagirone,Mazzarino, Mirabella Imbaccari, San Cono, San Michele <strong>di</strong> Ganzaria.(Area n. 11).• Area <strong>delle</strong> colline della provincia <strong>di</strong> Enna. Comprende i comuni <strong>di</strong>: Bronte,Caltagirone, Castel <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>ca, Mineo, Raddusa, Ramacca, Randazzo.(Area n. 12).• Area del cono vulcanico etneo. Fra i comuni <strong>di</strong>: Belpasso, Biancavilla,Bronte, Castiglione <strong>di</strong> Sicilia, Linguaglossa, Maletto, Milo, Nicolosi,Pedara, Pie<strong>di</strong>monte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, Santa Maria <strong>di</strong>Lico<strong>di</strong>a, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea (Arean. 13).• Area della pianura alluvionale catanese. Racchiude i comuni <strong>di</strong>: Belpasso,Biancavilla, Castel <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>ca, Militello in Val <strong>di</strong> Catania, Mineo, Ramacca.(Area n. 14).• Area <strong>delle</strong> colline <strong>di</strong> Caltagirone. Fra i comuni <strong>di</strong>: Caltagirone, Lico<strong>di</strong>aEubea, Mineo (Area n. 16).• Area dei rilievi e del tavolato ibleo. Comprende i comuni <strong>di</strong>: Grammichele,Lico<strong>di</strong>a Eubea, Mineo, Vizzini (Area n. 17).Su tutto il territorio considerato, seguendo una procedura random, e conl’utilizzo (dal 2004) <strong>di</strong> supporti informatici GIS (MapInfo Professional 7.2,2002), sono state scelte 196 unità <strong>di</strong> gestione, dette “celle”, ognuna <strong>di</strong> un 1 × 1Km (Fig. 1).10


Fig. 1. Mappa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> 196 celle <strong>di</strong> 1 kmq visitate durante icensimenti estivi ed invernali nella provincia <strong>di</strong> Catania.11


Di queste, 99 ricadono all’interno del Parco Regionale dell’Etna e 97 al <strong>di</strong> fuori<strong>di</strong> questo. Tuttavia per il 2005 il numero <strong>delle</strong> celle scelte all’interno del parco èstato inferiore rispetto a quello degli anni precedenti poiché il trend numericorisultava costante nel tempo e all’aumentare del numero <strong>delle</strong> celle noncorrispondeva un miglioramento dell’accuratezza.I censimentiI censimenti della <strong>Coturnice</strong> nella provincia <strong>di</strong> Catania sono iniziati nel2002 ma l'analisi dei risultati è partita solo dal 2003. I dati del primo anno, infatti,sono stati utilizzati per affinare le tecniche <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in modo da creare unmodello standard da applicare <strong>di</strong> anno in anno. Il protocollo da utilizzare pereffettuare i censimenti <strong>delle</strong> coturnici è stato realizzato seguendo le linee guidaconsigliate dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) ed adottate alivello nazionale.Ogni anno sono stati previsti due tipi <strong>di</strong> censimenti da effettuare durantedue stagioni <strong>di</strong>verse:• Censimento primaverile dei riproduttori. Si conta il numero <strong>delle</strong> coppieavvistate o <strong>di</strong> maschi che cantano. Si <strong>di</strong>stingue fra maschi cantori avvistati dasoli, maschi cantori solo u<strong>di</strong>ti e maschi cantori avvistati in coppia. Tutti gliin<strong>di</strong>vidui avvistati soli e che non emettono alcun richiamo vengono considerati<strong>di</strong> sesso indeterminato. Il periodo idoneo per effettuare queste osservazioni èdall’1 al 15 <strong>di</strong> marzo, periodo pre-riproduttivo durante il quale si sono giàformate le coppie. I dati ottenuti da questo tipo <strong>di</strong> censimento sono utiliall’analisi della <strong>di</strong>stribuzione e della densità invernale della specie ma in specialmodo fotografano la popolazione potenzialmente riproduttrice sopravvissutaalla stagione invernale.• Censimento estivo <strong>delle</strong> “brigate”. Si conta il numero <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong> ogni“brigata”. I rilevamenti si effettuano durante il mese <strong>di</strong> agosto, periodo duranteil quale i pulcini sono già in grado <strong>di</strong> volare e la coesione <strong>delle</strong> covate è ancorapiuttosto forte. I dati ottenuti da questo tipo <strong>di</strong> censimento riguardano il numero<strong>di</strong> femmine con ni<strong>di</strong>ata e quello <strong>di</strong> adulti senza piccoli, il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong>pulcini per ni<strong>di</strong>ata e la percentuale <strong>di</strong> giovani nelle <strong>popolazioni</strong> estive. Questotipo <strong>di</strong> censimento, dunque, permette una valutazione del successo riproduttivo<strong>delle</strong> coppie ed è stato utile per avere una misura della densità estiva dellaspecie.12


La fase preliminare <strong>di</strong> questo programma <strong>di</strong> censimenti ha riguardato lasud<strong>di</strong>visione dell’area oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in unità <strong>di</strong> gestione da 5.000 oppure10.000 ettari l’una e alla creazione <strong>di</strong> una griglia chilometrica, in scala 1: 25.000,per ogni unità. A ciò è seguito il sorteggio casuale <strong>di</strong> un numero <strong>di</strong> “celle” tale dacoprire almeno il 20% dell’area, all’interno <strong>delle</strong> quali effettuare i rilievi. Ognicella sorteggiata è stata delimitata su cartografia 1: 10.000 e in molti casisud<strong>di</strong>visa in settori più piccoli con confini naturali (Fig. 1).La procedura <strong>di</strong> censimento utilizzata in primavera (con le coppie) e in estate(con le brigate) è la stessa. Le operazioni hanno avuto una durata <strong>di</strong> due ore (dadue ore dopo l'alba, a due ore prima del tramonto) facendo in modo che nellostesso giorno non venissero censite celle contigue. In questo modo, si è evitatoche in<strong>di</strong>vidui che si fossero spostati, perché <strong>di</strong>sturbati dagli operatori, venisserocensiti in più celle contemporaneamente. Le osservazioni sono state effettuateda gruppi <strong>di</strong> operatori (con un solo cane ben addestrato e, all’occorrenza, conl’ausilio <strong>di</strong> richiami registrati) percorrendo l’area campione con tragitti <strong>di</strong>andata e ritorno a <strong>di</strong>verse altitu<strong>di</strong>ni ma sempre partendo dal basso visto che glianimali sono soliti svolazzare in <strong>di</strong>scesa quando si sentono minacciati da terra.In questo modo si tende a minimizzare il rischio <strong>di</strong> doppi conteggi. Durante iltragitto ci si è serviti <strong>di</strong> un canto preregistrato della specie, lanciato in <strong>di</strong>rezionedei quattro punti car<strong>di</strong>nali per aiutare la localizzazione dei maschi cherispondono al richiamo. Nelle celle interne al Parco dell’Etna i censimenti sonostati effettuati senza l’ausilio dei cani. Ad ogni operatore è stata consegnata unamappa <strong>di</strong> settore (supportata anche da una foto aerea della cella) e una schedaper la raccolta dei dati <strong>di</strong> campo (Fig. 2).Ogni scheda contiene:(1) il co<strong>di</strong>ce d'identificazione dell'area <strong>di</strong> campionamento (numero della cella)(2) le <strong>di</strong>mensioni della superficie che è stata oggetto <strong>di</strong> censimento, (che deveessere segnata anche sulla mappa in dotazione)(3) la data e l'ora d'inizio e termine <strong>delle</strong> operazioni(4) le con<strong>di</strong>zioni meteorologiche del luogo (umi<strong>di</strong>tà, vento, temperatura,precipitazioni)(5) il tipo <strong>di</strong> ambiente, la vegetazione presente (es. incolto, coltivo, presenza <strong>di</strong>acqua) e lo stato del terreno (es. roccioso o sabbioso, umido o secco)(6) il numero degli animali osservati specificando quale era il numero <strong>delle</strong>coppie, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui isolati, <strong>di</strong> gruppi, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui presenti in ogni “brigata” (inparticolare dei giovani) e l'età stimata dei pulcini (in giorni).13


REGIONE SICILIANA - ASSESSORATO AGRICOLTURA E FORESTE - UNITA'OPERATIVA N° 59 - RIPARTIZIONE FAUNISTICO VENATORIA - CATANIAScheda Censimento <strong>Coturnice</strong> “A. g. <strong>whitakeri</strong>” in provincia <strong>di</strong> CataniaCompilatore:……………………………… Associazione: ……………….…………………Comune:…………...……….… Unità <strong>di</strong> Gestione:……… Cella:……… Ettari (Ha) 100DATA ………. ORA INIZIO………ORA TERMINE……….. ALTITUDINE …………….CONDIZIONI METEO: Vento (Assente, Debole, Me<strong>di</strong>o, Forte)…………………………….Cielo (In Quarti) ………….Temperatura …………Precipitazioni …………….…………….CONDIZIONI OROGRAFICHE: Grado <strong>di</strong> Acclività…………………………………………CONDIZIONI DEL SUOLO: (Roccioso, Argilloso, Ghiaioso, Me<strong>di</strong>o Impasto, Sabbioso)……………………………CONDIZIONI DI UMIDITA' DEL TERRENO: (Asciutto, Umido, Bagnato, Innevato,Gelato)………………………….TIPO DI AMBIENTE (%): Incolto Roccioso ……., Incolto Erbaceo ……., Bosco…….,Macchia……Seminativo……..., Frutteto……., Oliveto…., Vigneto……., Altro……………n. battitori……. n. osservatori……. razza del cane………………… età del cane….…OSSERVAZIONI DIRETTE DI ESEMPLARI DI COTURNICEtotaleesemplaripercontattooraTipo <strong>di</strong>vegetazionen.coppien.adultisenzaprolen.adulticonprolen.giovanin.esemplariindeterminatietàgiovaniFig. 2. Scheda utilizzata per i censimenti <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> sicula nella provincia <strong>di</strong>Catania.14


Analisi dei datiLe densità me<strong>di</strong>e per cella sono state rappresentate sulla mappa dellaprovincia attraverso la costruzione <strong>delle</strong> cosiddette core areas. Queste ultimeincludono le porzioni <strong>di</strong> territorio dove si presuppone esserci la maggioreprobabilità <strong>di</strong> incontrare una determinata densità. In definitiva, le densità me<strong>di</strong>eottenute durante i cinque anni <strong>di</strong> ricerca (2003 - 2007) sono state sud<strong>di</strong>vise perclassi [adulti: (0 - 1); (1,1 - 2); (2,1 - 3) e giovani: (0 - 1,9); (2 - 4,9); (5 - 6)] esuccessivamente le celle incluse nella medesima classe sono state interpolate traloro. Il calcolo <strong>delle</strong> core areas <strong>di</strong> queste classi <strong>di</strong> densità si è basato sull'uso <strong>di</strong> unafamiglia <strong>di</strong> algoritmi utilizzati nella metodologia denominata LoCoH (LOcalCOnvex for Hull). Questi algoritmi creano <strong>delle</strong> aree convesse attorno ad ognipunto del dataset che poi vengono sommati agli altri creando <strong>delle</strong> curve <strong>di</strong> parivalore, dalla minore alla maggiore. In definitiva il 10% <strong>delle</strong> curve contiene il10% dei punti e il 100% <strong>delle</strong> curve copre l'intero dataset <strong>di</strong> punti. Più piccola èl'area creata dalle curve maggiore è la frequenza <strong>di</strong> trovare le specie cheutilizzano quel territorio.Per questa ricerca abbiamo usato l'algoritmo Fixed k LoCoH (denominato k-NNCH) che produce le curve dal (k - 1) punto più vicino a quello preso in esame.Rispetto agli altri meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> misurazione <strong>delle</strong> densità come il Minimum ConvexPolygon (MCP) e quelli che usano i Kernel density estimate (KDE), LoCoHottiene core areas molto realistiche. La resa è quin<strong>di</strong> molto simile al metodo delFixed Kernel density estimate ampiamente utilizzato negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>otracking.I calcoli sono stati effettuati attraverso la versione web del software LoCoHmesso a <strong>di</strong>sposizione dall'Università <strong>di</strong> Berkley (California, USA;http://locoh.cnr.berkeley.edu/). Nella procedura <strong>di</strong> calcolo, <strong>di</strong> fondamentaleimportanza è il valore attribuito a k che rappresenta il numero minimo <strong>di</strong> puntiche interagiscono con quello preso in considerazione per la costruzione <strong>delle</strong>curve. Ovviamente se a k si associa il numero totale <strong>di</strong> punti a nostra<strong>di</strong>sposizione LoCoH calcolerà curve al 100% quin<strong>di</strong> il cosiddetto MinimumConvex Polygon (MCP). Per questo stu<strong>di</strong>o in cui l'obiettivo finale è quello <strong>di</strong>calcolare in modo più possibile preciso le core areas si è scelto <strong>di</strong> calcolare k comela ra<strong>di</strong>ce quadrata del numero totale <strong>delle</strong> osservazioni. Infine cosi comesupportato dalla letteratura sui Fixed Kernel density estimate, si è deciso <strong>di</strong>mettere in evidenza le core areas utilizzando curve al 50% in confronto con quelleprodotte con l'intero range <strong>di</strong> probabilità (100, 90, 80, 70, 60, 50, 40, 30, 20, 10).15


RisultatiTrend e crescita <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>Il principale scopo <strong>di</strong> questa ricerca era quello <strong>di</strong> determinare le densitàrelative alle <strong>di</strong>verse <strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> nella Provincia <strong>di</strong> Cataniaunitamente al numero <strong>di</strong> giovani prodotti annualmente. Questi risultati sonogià stati esposti nel resoconto <strong>delle</strong> ricerche svolte tra il 2003 e il 2005. A dati giàpubblicati si sono aggiunti quelli <strong>di</strong> altre due stagioni riproduttive fino al 2007.A questo punto, la massa <strong>delle</strong> informazioni possono essere usate utilmente inmodo statistico per cercare <strong>di</strong> rispondere ad alcune domande fondamentali sultrend <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong> e su quali rischi corrano nell'imme<strong>di</strong>ato futuro.La domanda più importante ai fini della conservazione della specie resta laseguente: le <strong>popolazioni</strong> mostrano un trend negativo ?. Sebbene questo quesitonasca dal bisogno <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre una corretta gestione della specie, la rispostaappare alquanto complessa. Infatti, per poter giungere ad una possibile visonedello status della <strong>Coturnice</strong> nella provincia <strong>di</strong> Catania è necessario quin<strong>di</strong>affrontare e risolvere alcuni quesiti basilari le cui risposte sono in<strong>di</strong>spensabilialla formulazione <strong>di</strong> una ipotesi <strong>di</strong> trend futuro.1 La produttività della popolazionePer potersi definire vitale una popolazione questa deve mostrare unricambio generazionale dovuto alla compensazione <strong>delle</strong> per<strong>di</strong>te con altrettantigiovani nati nella stagione precedente. Questa affermazione premette laconoscenza del numero dei nati nella stagione riproduttiva in corso e quelladegli adulti nel momento in cui inizia la stagione successiva. In tal senso,l'efficacia della produttività è stata considerata tenendo presente per ognuna<strong>delle</strong> unità funzionali (le celle) questi due parametri misurati sul campo.Come si evince dalla figura --- la retta <strong>di</strong> regressione mostra come il numero<strong>di</strong> giovani e <strong>di</strong> adulti sia correlato in modo positivo. Quin<strong>di</strong>, laddove esiste unaalta produzione <strong>di</strong> giovani la cella mostra anche un <strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> coppie <strong>di</strong>adulti. Nello specifico, la presenza <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui pari a due adultirappresenta il punto <strong>di</strong> congiunzione tra situazioni <strong>di</strong>verse riscontrate nellecelle. Infatti, per numeri <strong>di</strong> adulti fino a 3.5 per cella (che rappresentano unnumero ridotto rispetto alla totalità) la produttività tende ad attestarsi su 6giovani per anno.16


Fig. 3. Correlazione positiva tra il numero dei giovani prodotti e il numero <strong>di</strong>adulti per cella.Quin<strong>di</strong>, la presenza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> adulti per cella presenta un limite nonincrementabile da un maggior numero <strong>di</strong> giovani. Questa affermazione<strong>di</strong>mostra, comunque, come all'interno <strong>di</strong> una porzione <strong>di</strong> territorio limitatapossano co-esistere solo un certo numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui. Inoltre, che questo limitesia puramente “spaziale” in quanto le celle, sparse in tutta la provincia, sonoprofondamente eterogenee in quanto hanno caratteristiche ed un mosaicoambientale proprio.2 La stabilità <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>Nel confronto tra le stagioni riproduttive si nota come la me<strong>di</strong>a degli adultiterritoriali osservati all'inizio della riproduzione si sia mantenuto pressochécostante nel tempo (Fig. 4). Ancora una volta, una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> due in<strong>di</strong>vidui percella sembra essere la costante più stabile e con limitate deviazioni. Ciò che variaè, <strong>di</strong> contro, il numero <strong>di</strong> giovani che nel complesso nelle ultime tre stagioni hasubito un leggero calo mentre nella stagione 2003 - 2004 una secca <strong>di</strong>minuzione(Fig. 4). Variazioni, anche cospicue, sono la norma per questa specie in quanto faparte della sua strategia riproduttiva produrre molti giovani affinché si17


Fig. 4. Variazioni temporali del numero dei giovani e degli adulti riproduttorinelle ultime quattro stagioni riproduttive a partire dal 2003.mantenga un numero sufficiente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che raggiungono lo sta<strong>di</strong>o adulto.Quin<strong>di</strong>, se il limite spaziale impone un numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui per cella igiovani in surplus, sottraendo un certo grado <strong>di</strong> mortalità, potrebbero<strong>di</strong>sperdersi in altre celle con bassa densità, laddove esistano <strong>delle</strong> contiguità o<strong>delle</strong> connettività.3 Fenomeni <strong>di</strong> estinzione e ricolonizzazione <strong>delle</strong> celleDai semplici dati <strong>di</strong> censimento si presuppone che ogni anno un certo numero<strong>di</strong> giovani potrebbero <strong>di</strong>sperdersi nei territori circostanti. In tal senso, èpreve<strong>di</strong>bile una serie <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> estinzione e ri-colonizzazione locali dovutiproprio allo spostamento dei giovani ed alla scomparsa degli adulti nelle celle.Dall'analisi dei dati già pubblicati si è visto come nell'area comprendente ilParco dell'Etna esista una notevole continuità tra le <strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong>mentre al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> esso i punti <strong>di</strong> maggior produttività sono <strong>delle</strong> areecircoscritte separate tra loro. In base a questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> connettività i dati percella sono stati <strong>di</strong>visi tra quelli ricadenti nel Parco e quelli esterni.18


Analizzando il trend <strong>di</strong> ogni singola cella durante il periodo preriproduttivosi nota come negli ultimi quattro anni sono occorsi fenomeni <strong>di</strong>“estinzione” (0 in<strong>di</strong>vidui osservati) con durata variabile (da 0 a 4 volte per cella).Ponendo tutti <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> “estinzione” in relazione al numero <strong>di</strong> giovani si notacome la non presenza <strong>di</strong> adulti nasca proprio dal basso numero <strong>di</strong> giovani inzona (Fig. 5 e 6). Questo fenomeno è molto evidente all'interno del Parco dove igiovani possono muoversi molto liberamente e la popolazione è <strong>di</strong>stribuitasenza ampie zone <strong>di</strong> interruzione. Le “estinzioni locali” comprendono celledove il numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> giovani è <strong>di</strong> 3 per cella mentre con 5 non è mai stataosservata la scomparsa degli adulti riproduttori (Fig. 5).La situazione al <strong>di</strong> fuori del Parco appare più complessa. In primo luogo laproduttività massima (5 giovani) non raggiunge quella del Parco (10 giovani).Secondo, laddove esista un consistente numero <strong>di</strong> giovani il loro grado <strong>di</strong><strong>di</strong>spersione potrebbe essere insufficiente a ri-colonizzare aree deserte dallaspecie (Fig. 6). Infatti, solo una piccola parte <strong>delle</strong> celle non ha presentatofenomeni <strong>di</strong> estinzione.Fig. 5. Influenze del numero <strong>di</strong> giovani prodotti nelle celle all’interno del Parcodell’Etna sulle assenze <strong>di</strong> adulti riproduttori dell’anno successivo .19


Osservando attentamente i due grafici si nota, comunque, come doveesistano estinzioni più o meno durature il numero dei giovani sia all'interno delParco che fuori appare pressoché comparabile e me<strong>di</strong>amente intorno a 3in<strong>di</strong>vidui per cella. Si può, quin<strong>di</strong>, ipotizzare che il numero <strong>di</strong> celle dove non visiano estinzioni sia anche in relazione alla vicinanza con altri territori con buoneproduttività ed alta connettività come nel Parco dell'Etna.Fig. 6. Influenze del numero <strong>di</strong> giovani prodotti nelle celle al <strong>di</strong> fuori del Parcodell’Etna sulle assenze <strong>di</strong> adulti riproduttori dell’anno successivo .Distribuzione <strong>delle</strong> densitàCome descritto nella precedente pubblicazione, la <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong><strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> nella provincia <strong>di</strong> Catania mostra una netta<strong>di</strong>seguaglianza tra il comprensorio del Monte Etna ed il resto dei territori neiconfini provinciali.Applicando l’algoritmo k-NNCH è possibile calcolare le aree principalioccupate dalle <strong>di</strong>fferenti classi <strong>di</strong> densità <strong>di</strong> adulti in periodo pre - riproduttivo(0-1; 1-2 e 2-3 in<strong>di</strong>vidui per cella). Le successive figure 7, 8 e 9 mostrano questearee all’interno della mappa della Provincia <strong>di</strong> Catania.20


Fig. 7. Mappa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> aree con maggioranza <strong>di</strong> celle con densità <strong>di</strong>popolazione <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> pari a 0-1 in<strong>di</strong>viduo.21


Fig. 8. Mappa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> aree con maggioranza <strong>di</strong> celle con densità <strong>di</strong>popolazione <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> pari a 1-2 in<strong>di</strong>vidui.22


Fig. 9. Mappa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong> aree con maggioranza <strong>di</strong> celle con densità <strong>di</strong>popolazione <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> pari a 2-3 in<strong>di</strong>vidui.23


Come si evince dalla fig. 20 anche all’interno del Parco dell’Etna vi è un areaa maggiore densità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui localizzata nel versante sud-occidentale. Questo<strong>di</strong>mostra come, pur essendoci una probabile buona connettività tra le<strong>popolazioni</strong>, questa zona rappresenti una sorgente per l’intero comprensorio.Infatti, il successivo passo <strong>di</strong> questa ricerca sarà quello <strong>di</strong> analizzare lecaratteristiche ambientali <strong>delle</strong> celle per comprenderne l’influenza sullaconcentrazione spaziale <strong>delle</strong> <strong>popolazioni</strong>.Le aree più povere <strong>di</strong> Coturnici sono <strong>di</strong>stribuite nelle zone meri<strong>di</strong>onalidella Provincia ed occupano ampie zone <strong>di</strong> territorio. La loro situzione è data,probabilmente, dalla bassa presenza <strong>di</strong> giovani. In stu<strong>di</strong> condotti su altre speciedel genere <strong>Alectoris</strong> si è osservato come l’alta mortalità dei giovani può esserelegata alla secchezza del clima che influisce a sua volta sull’abbondanza <strong>delle</strong>piante e degli insetti. La misura degli effetti in<strong>di</strong>retti sulle <strong>popolazioni</strong> appare uncompito non facile a causa della concomitanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori limitanti.Comunque, le analisi in corso mostrano una certa associazione tra la<strong>di</strong>stribuzione <strong>delle</strong>somme termiche, che influenzano la crescita <strong>delle</strong> piante,come ad esempio le graminacee, e il numero <strong>di</strong> giovani presenti nelle celle.24


2. Il ra<strong>di</strong>o-trackingIntroduzioneAll’interno <strong>di</strong> questa ricerca sono state effettuate le osservazionipreliminari per la messa a punto <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o sulla mobilità <strong>delle</strong> coturniciattraverso l’uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> telerilevamento.Il progetto, promosso dall’ASCN (Associazione Siciliana Caccia e Natura)con il supporto della Ripartizione Faunistico Venatoria ed Ambientale dellaprovincia <strong>di</strong> Catania, ha avuto lo scopo <strong>di</strong> valutare la possibilità <strong>di</strong>ricolonizzazione <strong>di</strong> alcune aree, un tempo occupate dalla <strong>Coturnice</strong> ma oggi<strong>di</strong>sertate dalla specie, attraverso il rilascio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui fondatori prelevati dazone ove il numero degli in<strong>di</strong>vidui risulta stabile.Data la <strong>di</strong>stribuzione e la <strong>di</strong>namica della specie nella provincia <strong>di</strong> Cataniala possibilità <strong>di</strong> potere intervenire attraverso ripopolamenti mirati appare comeuna via da provare sempre che ne esistano le con<strong>di</strong>zioni. La <strong>di</strong>fferenzafondamentale rispetto ad altre proposte si basa non sull’utilizzo <strong>di</strong> animaliallevati in cattività. La possibilità quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> far occupare ad adulti catturati pocoprima della stagione riproduttiva <strong>delle</strong> micro-aree localizzate attraverso lagriglia del censimento. In tal modo, ci si propone <strong>di</strong> espandere i nucleiriproduttivi <strong>delle</strong> aree a bassa densità.25


Non esistono altresi dati dettagliati sulle scelte dell’habitat <strong>delle</strong> coturniciné sui loro spostamenti locali. Appare inverosimile preventivare forme <strong>di</strong>immissione in natura <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui senza conoscere la possibile sorte <strong>di</strong> questianimali. I dati raccolti in questa ricerca potranno fungere da base per la scelta deiluoghi <strong>di</strong> rilascio in base alla densità pre-esistente, dalla composizioneambientale del territorio e dalla presenza <strong>di</strong> porzioni <strong>di</strong> territorio (patches)preferiti dalla specie.Osservazioni preliminari e metodologiaLa scelta <strong>di</strong> utilizzare in<strong>di</strong>vidui nati in natura (e quin<strong>di</strong> totalmente selvatici)porta, sicuramente, numerosi vantaggi visto che questi esemplari sono giàpronti per affrontare la vita selvatica, sapendo benissimo procurarsi il cibo,in<strong>di</strong>viduare i luoghi <strong>di</strong> rifugio più opportuni, riconoscere ed evitare i predatoriusuali. Inoltre, bisogna sottolineare che in Sicilia non esistono allevamenti <strong>di</strong>questa specie, quin<strong>di</strong> bisogna escludere la possibilità <strong>di</strong> effettuareripopolamenti con soggetti <strong>di</strong> allevamento. I risultati ottenuti in questecon<strong>di</strong>zioni creano le basi per una solida conoscenza della specie che saràutilissima per i successivi interventi <strong>di</strong> reintroduzione. Le fasi preventive delprogetto prevedevano l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aree idonee al rilascio <strong>di</strong> soggettiadulti durante il periodo pre-riproduttivo (Fig. 10). Questa fase è stata svolta conestrema cura valutando i dati dei censimenti effettuati, le caratteristiche delterritorio (presenza <strong>di</strong> cibo, acqua e rifugi), la <strong>di</strong>stanza dalle aree <strong>di</strong> cattura el’entità della presenza <strong>di</strong> predatori naturali o del pericolo <strong>di</strong> bracconaggio.La cattura degli in<strong>di</strong>vidui è risultata la fase più impegnativa <strong>di</strong> tutto ilprogetto. Data la sua natura sperimentale, si è escluso, a priori, <strong>di</strong> tentare lacattura <strong>di</strong> un numero cospicuo <strong>di</strong> soggetti, preferendo dare priorità allo stu<strong>di</strong>o<strong>delle</strong> modalità <strong>di</strong> cattura, al fine <strong>di</strong> acquisire, in un tempo relativamente limitato,l'in<strong>di</strong>spensabile bagaglio <strong>di</strong> conoscenze.Le tecniche <strong>di</strong> cattura utilizzate per la <strong>Coturnice</strong> sono state scelte seguendole in<strong>di</strong>cazioni dell'INFS e allo scopo <strong>di</strong> ridurre al minimo l'impatto sui soggetti esulle loro <strong>popolazioni</strong> si è preferito limitarsi alla cattura <strong>di</strong> singoli soggetti pervolta in località <strong>di</strong>verse. Sono state usate reti <strong>di</strong> forma rettangolare dette “reti atratta” o “pro<strong>di</strong>ne” gran<strong>di</strong> 10×2 o 20×2 metri a seconda <strong>delle</strong> <strong>di</strong>mensioni delluogo <strong>di</strong> cattura. Sono stati catturati tre animali (due maschi e una femmina) a<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo l'uno dall'altro. L'avvicinarsi della fine del mese <strong>di</strong> marzo ed ilconseguente rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbare la formazione del nido hanno sconsigliato <strong>di</strong>effettuare ulteriori tentativi.26


Fig.10. Scorcio dell’area <strong>di</strong> rilascio dei soggetti muniti <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ocollare.I soggetti subito dopo la cattura sono stati posti in gran<strong>di</strong> sacchi <strong>di</strong> juta perpermettere loro <strong>di</strong> respirare liberamente e <strong>di</strong> muoversi, senza il pericolo <strong>di</strong>ferirsi. Subito dopo è stato applicato ad ognuno una trasmittente a collare deltipo TW-3 del peso <strong>di</strong> 10 g con frequenza 151 MHz (Biotrack, UK) (Fig.11 e 12).Fig. 11. Esemplare <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> subito dopo l'applicazione della trasmittente acollare.27


Fig. 12. Trasmittente a collare TW-3 (Biotrack, UK).Ogni punto <strong>di</strong> localizzazione dei soggetti viene detto fix ed è identificatoattraverso il metodo della triangolazione.I fixes, riportati su una carta <strong>di</strong>gitalizzata, servono a determinare areeminime <strong>di</strong> spostamento dei singoli in<strong>di</strong>vidui (core areas) attraverso lacostruzione <strong>di</strong> poligoni irregolari (MPC, minimum polygon convex).Il rilevamento <strong>di</strong> un singolo punto <strong>di</strong> localizzazione <strong>di</strong> uno degli animaliprevede prima <strong>di</strong> tutto il rinvenimento del segnale sonoro emesso dallatrasmittente e raccolto dalla ricevente attraverso l’antenna <strong>di</strong> tipo “Yagi” (Fig.13). Dopo <strong>di</strong> che si procede con l'in<strong>di</strong>viduazione della <strong>di</strong>rezione da cui il segnaleproviene, servendosi <strong>di</strong> una bussola. Altro passo consiste nel segnare lecoor<strong>di</strong>nate spaziali del punto da cui si effettua il rilevamento.Tutti questi dati, insieme alla data e all'ora dell'operazione, all'intensità delsegnale emesso dalla trasmittente, ad informazioni sul luogo dal quale sieffettua il rilevamento e al numero identificativo dell'esemplare, sono stateriportate su schede appositamente pre<strong>di</strong>sposte (Fig.14).28


Fig. 13. Ricevente SIKA Biotrack utilizzata per il telerilevamento.Fig. 14. Scheda utilizzata per la raccolta dei fixes degli animali rilasciati.29


La raccolta dei fixes ha avuto inizio nel mese <strong>di</strong> novembre subito dopo lacattura del primo in<strong>di</strong>viduo, un maschio che, dalle <strong>di</strong>mensioni e dallagrandezza dello sperone metatarsale, risultava avere poco più <strong>di</strong> 1 anno.L’animale è stato monitorato con una frequenza giornaliera nelle primesettimane e a giorni alterni nelle settimane successive, tutto in base all’entità deisuoi spostamenti.A due mesi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dal primo, è stato catturato il secondo animale, unagiovane femmina che è stata rilasciata nello stesso luogo del primo. Putroppo,già dal giorno del rilascio della femmina, il segnale emesso dalla trasmittente delmaschio arrivava sempre dallo stesso luogo e dopo pochi giorni il collare è statorinvenuto sul terreno con evidenti segni (impronte <strong>di</strong> denti e residui <strong>di</strong> piumesull’antenna della trasmittente) che lasciano supporre che l’animale sia statoprobabilmente predato da una volpe.Il terzo in<strong>di</strong>viduo, un maschio, è stato catturato a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi giornidalla femmina e rilasciato in vicinanza <strong>di</strong> una brigata locale <strong>di</strong> coturnici alloscopo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le interazioni dell’animale con le <strong>popolazioni</strong> del luogo. Ilcomportamento <strong>di</strong> questo secondo maschio è stato molto <strong>di</strong>verso rispetto aquello del primo. Ciò è dovuto, molto probabilmente al periodo in cui i dueanimali sono stati rilasciati (novembre il primo e gennaio il secondo) oltre cheall’età dei due esemplari (il primo in<strong>di</strong>viduo sembrava più giovane delsecondo). L’animale ha iniziato un’ampia perlustrazione del nuovo ambiente e,dopo appena una settimana dal loro rilascio, anche il secondo esemplare, lafemmina, si trovava nei <strong>di</strong>ntorni.Da quel momento il segnale trasmesso dai due animali ha in<strong>di</strong>cato lavicinanza dei due che hanno continuato a perlustrare il territorio insieme percirca due mesi finché la trasmittente a collare della femmina è stata rinvenuta sulterreno. Le con<strong>di</strong>zioni perfette della trasmittente rendono cre<strong>di</strong>bile che lafemmina abbia perso il collare. Dopo la per<strong>di</strong>ta del segnale della femmina,l’unico esemplare rimasto, il maschio, ha continuato l’esplorazione del territoriotornando, almeno un paio <strong>di</strong> volte, sul luogo dove era stato rilasciato. Ciò èdurato fino al mese <strong>di</strong> aprile ma, nonostante il monitoraggio giornaliero, ilsegnale trasmesso dall'animale, è improvvisamente scomparso.In un primo momento si è pensato ad uno spostamento repentinodell’animale ma, visto che tutta la zona è stata battuta senza che la riceventeriuscisse a captare alcun segnale, non è da escludere un guasto allatrasmittente.30


RisultatiGli spostamentiGli in<strong>di</strong>vidui rilasciati hanno fornito un quadro dei primi spostamentieffettuati successivi alla loro liberazione (Fig. 15). Essendo solo due soggetti (unmaschio - A - ed una femmina - B -) i dati ottenuti devono essere letti in modoscrupoloso. Comunque, entrambi hanno <strong>di</strong>mostrato come esiste unarelativamente ampia area <strong>di</strong> spostamento ma che solo in piccole porzioni <strong>di</strong>territorio (le cosidette core areas) spendono la maggior parte del tempo.La loro sopravvivenza è stata apparentemente breve. La possibilità chepredatori naturali incidano sugli esemplari rilasciati è evidente (primo maschioliberato). Comunque, gli altri due esemplari hanno avuto modo <strong>di</strong> perlustareampiamente il territorio e mostrare <strong>delle</strong> evidenti preferenze ambientali. Latrasmittente della femmina è stata ritrovata sotto il fango <strong>di</strong> un torrente senzanessun evidente segno <strong>di</strong> predazione mentre del secondo maschio è statosemplicemente perso il segnale.Questi soggetti si sono ritrovati in un territorio completamente <strong>di</strong>verso macome osservato più volte hanno con<strong>di</strong>viso parte <strong>delle</strong> loro rispettive core areas.L’utilizzo <strong>di</strong> soggetti tratti in natura per essere liberati in altre aree può essereefficace vista la persistenza nei <strong>di</strong>ntorni del luogo <strong>di</strong> rilascio e della “presunta”aggregazione con latri in<strong>di</strong>vidui in aree favorevoli (rifugio, pastura ecc.). Delresto, i dati <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o tracking in letteratura si riferiscono solo ad in<strong>di</strong>vidui nati incattività. Di contro, questi animali naive pur non essendo stati liberati nel loroterritorio abituale non hanno mostrato comportamenti aberranti. Infatti, i lorospostamenti e comportamenti sono stati congruenti con quelli osservabili innatura.In definitiva, a partire da questa ricerca sperimentale abbiamo constatatocome questi animali abbiano una certa percentuale <strong>di</strong> soppravvivenza esoprattutto che non cambiano i loro moduli comportamentali o non abbianopossibilità <strong>di</strong> utilizzare le risorse dell’ambiente una volta perlustrato ilterritorio. Il passo successivo necessita <strong>di</strong> ulteriori approfon<strong>di</strong>menti. La primadomanda riguarda la scelta dell’area dove rilasciare gli animali. La scelta ègeneralmente basata sulla presenza <strong>di</strong> altri in<strong>di</strong>vidui e su una sommaria analisidel territorio. Sebbene si conoscano le principali preferenze non esistono datiquantitativi sull’uso <strong>delle</strong> singole parcelle <strong>di</strong> territorio (patches).31


ABFig. 15. Fixes del maschio (A) e della femmina (B) <strong>di</strong> <strong>Coturnice</strong> rilevati dopo illoro rilascio in natura. Le aree in rosso rappresentano i valori al 50% (core areas)quelle in giallo quelle al 100%. I due assi <strong>di</strong> riferimento mostrano i valori <strong>di</strong>latitu<strong>di</strong>ne (Northings) e longitu<strong>di</strong>ne (Eastings).32


Uso del territorioLe aree esplorate ed utilizzate da entrambi gli in<strong>di</strong>vidui liberati sono statesud<strong>di</strong>vise in celle da 100 x 100 metri al fine <strong>di</strong> misurare le percentuali <strong>delle</strong>singole tipologie <strong>di</strong> habitat presenti nel territorio. Sono stati presi inconsiderazione quattro principali tipi <strong>di</strong> habitat (coltivo, coltivo arboreo, incoltoe bosco frammentato) dopo aver effettuato un analisi generale attraverso l'uso<strong>delle</strong> orto foto carte.I dati raccolti sono esposti nelle figure 17 e 18 per la femmina e nelle tabelle19 e 20 per il maschio. In linea con la <strong>di</strong>stribuzione spaziale dei fixes mostrata infig. 15 anche i dati sono stati sud<strong>di</strong>visi <strong>di</strong>fferenziando l'area complessiva <strong>di</strong>utilizzo (MCP al 100%) e quella <strong>di</strong> maggiore uso (core areas al 50%).L'area completa <strong>di</strong> spostamento della femmina include per la maggiorparte territorio incolto (ca. 77%) seguito dal coltivo arboreo (13%) ed infine daidue restanti ambienti. Analizzando la percentuale <strong>di</strong> fixes si nota, comunque,come solo l'incolto venga pienamente utilizzato mentre il coltivo arboreo e ilbosco frammentato si equivalgano ed il coltivo sia preferito a questi ultimi due.Questa tendenza <strong>di</strong>viene evidente all'interno <strong>delle</strong> core areas dove 87% è terrenoincolto pienamente sfruttato e coltivo che copre il restante 10% e il boscoframmentato l'ultimo 5% (Fig. 16).Fig. 16. Comparazione tra le preferenze ambientali della femmina nell’areaMCP 100% e nelle core areas (50%).33


NUMEROCELLE MCP100%PERCENTUALE HABITATMCP 100%NUMEROFIXES MCP100%PERCENTUALE FIXESMCP 100%COLTIVO717.98%511.90%COL. ARB12013.50%24.76%INCOLTO68176.51%3378.57%BOSCO F.182%24.76%TOTALE89042Fig. 17. Percentuali <strong>di</strong> habitat presenti nel MCP al 100% e relativo uso da partedella femmina rilasciata.NUMEROCELLEMCP 50%PERCENTUALE HABITATMCP 50%NUMEROFIXES MCP50%PERCENTUALE FIXES MCP50%COLTIVO910.98%210.53%COL. ARB0000INCOLTO7186.58%1684.21%BOSCO F.22.44%15.26%TOTALE82/89019/42Fig. 18. Percentuali <strong>di</strong> habitat presenti nel MCP al 50% (core areas) e relativo usoda parte della femmina rilasciata.34


NUMEROCELLEMCP 100%PERCENTUALEHABITAT MCP100%NUMEROFIXES MCP100%PERCENTUALE FIXESMCP 100%COLTIVO354.43%36.98%COL. ARB8811.14%613.95%INCOLTO64982.15%3479.07%BOSCO F.182.28%00TOTALE79043Fig. 19. Percentuali <strong>di</strong> habitat presenti nel MCP al 100% e relativo uso da partedel maschio rilasciato .NUMEROCELLEMCP 50%PERCENTUALE HABITATMCP 50%NUMEROFIXES MCP50%PERCENTUALE FIXESMCP 50%COLTIVO812.50%29.52%COL. ARB0000INCOLTO5585.94%1990.48%BOSCO F.11.56%00TOTALE64/79021/43Fig. 20. Percentuali <strong>di</strong> habitat presenti nel MCP al 50% (core areas) e relativo usoda parte del maschio rilasciato.35


Il maschio, a <strong>di</strong>fferenza della femmina, non ha occupato le aree a boscoframmentato ma incrementato la sua presenza nel coltivo arboreo (14%nell'MCP 100%). Nelle sue core areas l'incolto ha superato il 90% dei fixes e ilrestante è stato rilevato nelle aree a coltivo (Fig. 19 e 20).Dal confronto dei due sessi le preferenze ed i bisogni degli in<strong>di</strong>viduirilasciati sono legati agli ambienti incolti ed ai coltivi non arborei (fig. 16 e 21).Nella globalità del territorio esplorato, soprattutto nella fase appena successivaal rilascio, anche le altre tipologie ambientali sono state visitate più o menofrequentemente. Comunque, solo la femmina ha incluso nelle zone stabilmenteoccupate porzioni <strong>di</strong> bosco frammentato (Fig. 16).Fig. 21. Comparazione tra le preferenze ambientali del maschio nell’area MCP100% e nelle core areas (50%).Questi dati, insieme a quelli sulla sopravvivenza degli in<strong>di</strong>vidui,rappresentano un prezioso punto d'appoggio su cui basarsi per il proseguodella ricerca e per le future ricadute gestionali. La possibilità <strong>di</strong> utilizzarein<strong>di</strong>vidui naive per ripopolamenti mirati potrebbe, quin<strong>di</strong>, essere presa inconsiderazione nelle azioni <strong>di</strong> conservazione. Gli in<strong>di</strong>vidui rilasciati hannoavuto un certo margine <strong>di</strong> sopravvivenza. Inoltre, dopo aver perlustrato ilterritorio circostante essi si sono ben “ambientati”. Infatti, il lorocomportamento non è stato assolutamente anomalo ma hanno, <strong>di</strong> contro,mostrato un uso del mosaico ambientale congruente con quello tipico dellaspecie.36


3. La ricerca geneticaVariabilità genetica in <strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>La <strong>Coturnice</strong> <strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> (Aves, Galliformes, Phasianidae ) è <strong>di</strong>stribuita in<strong>di</strong>verse regioni del Paleartico Occidentale; in questo lavoro ci siamo interessatidella sottospecie <strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>, esclusiva della Sicilia. Tale sottospecieè considerata in forte <strong>di</strong>minuzione ormai da anni, a causa soprattutto dellaprogressiva <strong>di</strong>struzione dell'habitat e dell'abbandono dei meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali inagricoltura.Un'ulteriore minaccia è costituita dall'inquinamento genetico dovutoall'immissione sul territorio <strong>di</strong> specie dello stesso genere, che possono ibridarsicon le <strong>popolazioni</strong> autoctone.Verificare l'entità <strong>di</strong> questo fenomeno è uno tra gli obiettivi del presentestu<strong>di</strong>o. Si è quin<strong>di</strong> intrapreso uno stu<strong>di</strong>o sul genoma mitocondriale (mtDNA),La relativa facilità con cui il mtDNA può essere amplificato e sequenziato e lasemplicità della sua organizzazione molecolare, ne hanno fatto un soggettoprivilegiato per stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> evoluzione molecolare e come marcatore <strong>di</strong> processievolutivi a <strong>di</strong>versi livelli, dalle <strong>popolazioni</strong> a taxa filogeneticamente più <strong>di</strong>stanti.Il D-loop (MtDNA CR) è la regione del genoma mitocondriale cheabbiamo preso in considerazione. E' una regione non co<strong>di</strong>ficante e si ritiene che37


H17 1 aacacttttt ttaaccaaac tcccctacct agtgtacccc ccctttcccc cccaggggggAdrano .......... .......... .......... .......... .......... ..........Troina .......... .......... .......... .......... .......... ..........Carlentini.......... .......... .......... .......... .......... ..........Museale .......... .......... .......... .......... .......... ..........Ibrido c.tcg..g.. c.c.a.t.cg ggaa.a..ac tt.t.ttaa. .aaac..... ta.cta.t.t61 gtacactatg cataatcgtg catatattta tatgccccat atatatgata gcggtaatat.......... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... ..........acc.c.cc.t tccccc.ca. gggggg.ac. ctatg.at.a tcg.gcatat atttat..gc121 atatgtatac gtactaaacc cattatatgt atacggacat aacaacatta gccccatttc.......... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... ..........cccatatata tg.tagcggt a..atatatg tatac.tac. ..acc..... ta.g..cacg181 tcccaacccc atattatgca agcttacagg acatacacgt aacttacaac ctattactct.......... ...c...... .......... .......... ...c...... .................... ...c...... .......... .......... ...c...... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... ..........ga.at.a.aa cat.agcc.c .tt.ct.cca ..cccatatc .tg.atacct ac.ggt.ata241 ctcctccccc cccaagacac ctaatatatg aatggttaca ggacatactt ctacattcat.......... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .........c .......... .................... ...g...... .......... .......... ......g... ...........a.a.gg.tt ..a.cctat. actt.c.tct cccccccca. ..cacctaa. ...tgaatgg301 ggtcttccac atttggttat gccagtcgta tcagatggat ttattgatcg tacacctcac.a........ .......... .......... .......... .......... ...........a........ .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... ..........tca.aggaca tac.cc.aca ttt.tggtac ..cacatctg g.ta..cca. .cgtatcaga361 gagagatcag caacccctgc ccgtaatgta cttcatgact agcttcaggc ccattctttc.......... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... .................... .......... .......... .......... .......... ..........tgg.tt.att g.t.gtaca. .tcacga.ag a.cacca..c cctgc.t.ta atg.a..cca421 cccctacacc........................................tga...gcttFig. 22. Confronto tra le sequenze nucleoti<strong>di</strong>che dei campioni denominati“Adrano”, “Troina” e “Carlentini”, del soggetto museale e del presunto ibridocon la sequenza <strong>di</strong> riferimento in GenBank.38


contenga i segnali per l' inizio <strong>di</strong> replicazione della molecola. Questa regioneconsta nell'<strong>Alectoris</strong> <strong>graeca</strong> <strong>di</strong> 1151bp. Il D-loop è la porzione maggiormentevariabile dell'mtDNA sia in termini <strong>di</strong> sostituzioni nucleoti<strong>di</strong>che, breviinserzioni/delezioni, sia per quanto attiene al numero variabile <strong>di</strong> tandemrepeat. Analisi comparative hanno <strong>di</strong>mostrato che tale regione può essere <strong>di</strong>visain tre domini: un primo ed un terzo (periferici) ipervariabili ed un secondo(centrale) altamente conservato.Al fine <strong>di</strong> monitorare la variabilità genetica <strong>delle</strong> sotto<strong>popolazioni</strong> dell'areacampione si è scelto <strong>di</strong> sequenziare le due regioni periferiche (I e III) altamentevariabili. Questa analisi è stata eseguita su 26 in<strong>di</strong>vidui provenienti da <strong>di</strong>verselocalità della Sicilia orientale; soltanto in 3 casi (località Troina, Adrano eCarlentini) abbiamo riscontrato variazioni, tutte riguardanti il I dominio,rispetto all'aplotipo maggiormente ricorrente presente in letteratura (Fig. 22). Inparticolare l'aplotipo “Troina” è stato accertato su 4 in<strong>di</strong>vidui appartenenti anuclei riproduttivi <strong>di</strong>fferenti ed a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> una stagione riproduttiva.In due casi invece abbiamo riscontrato aplotipi riconducibili a due speciealloctone: A. rufa e A. chukar. Ed in particolare per l'in<strong>di</strong>viduo presentante unaplotipo <strong>di</strong> A. chukar ci è stato possibile riscontrare la <strong>di</strong>scordanza con i trattimorfologici che erano invece quelli tipici della A. <strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong>. In questo casoquin<strong>di</strong> con ogni probabilità ci siamo trovati davanti ad un fenomeno <strong>di</strong>ibridazione (Fig. 23).Fig. 23. Particolare del capo dell’esemplare ibrido.39


Abbiamo inoltre intrapreso lo stu<strong>di</strong>o sul DNA <strong>di</strong> alcuni in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> A.<strong>graeca</strong> <strong>whitakeri</strong> tassidermizzati risalenti agli ultimi anni '50 e quin<strong>di</strong> privi delrischio <strong>di</strong> inquinamento genetico al fine <strong>di</strong> avere un confronto con gli in<strong>di</strong>viduiattualmente presenti sul territorio siciliano.L'acido nucleico è stato estratto da piccolissimi frammenti del tarso, a talescopo sono stati utilizzati <strong>di</strong>versi protocolli per confrontarne l'efficienza, quellimanuali hanno dato i migliori risultati. In seguito è stata eseguita la reazione <strong>di</strong>amplificazione (PCR) ed è stato verificato il risultato me<strong>di</strong>ante corsaelettroforetica su gel <strong>di</strong> agarosio all'1% in presenza <strong>di</strong> eti<strong>di</strong>o bromuro econseguente analisi al laser scanner Typhoon Trio (Fig. 24).Fig. 24. Elettroforesi su gel <strong>di</strong> agarosio all'1% dei prodotti <strong>di</strong> amplificazionerelativi alla regione del genoma mitocondriale <strong>di</strong> uno degli esemplari musealida noi stu<strong>di</strong>ati.Il prodotto <strong>di</strong> amplificazione è stato sequenziato <strong>di</strong>rettamente ma a causadella scarsa qualità del campione <strong>di</strong> partenza la sequenza ottenuta è leggibilesolo in parte. Quin<strong>di</strong> sono state messe a punto le opportune tecniche <strong>di</strong>clonaggio del frammento <strong>di</strong> interesse, per ovviare a questo inconvenientedovuto, con ogni probabilità, all'elevato grado <strong>di</strong> frammentazione del campione<strong>di</strong> partenza.40


Si è quin<strong>di</strong> proceduto al sequenziamemento e la sequenza ottenutapresenta due sostituzioni nucleoti<strong>di</strong>che rispetto a quella <strong>di</strong> riferimento (Figure22 e 25). Questo dato conferma dunque l'unicità della coturnice siciliana el'importanza quin<strong>di</strong>, della salvaguar<strong>di</strong>a <strong>delle</strong> sempre più sparute <strong>popolazioni</strong> <strong>di</strong>questa specie, presenti sul nostro territorio.Fig. 25. Dendrogramma raffigurante la <strong>di</strong>stanza genetica esistente tra <strong>di</strong>versiaplotipi <strong>di</strong> coturnice siciliana presenti in banca dati (GenBank). La freccia rossain<strong>di</strong>ca l'aplotipo museale da noi descritto.41


ealizzazione a cura <strong>di</strong>:Via Gabriello Carnazza, 2795129 Cataniatel. 0349 36 95 541fax 095 7110485email: areleo@yahoo.com

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