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Guido Morpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento - SIE - Società ...

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isce infatti alla dinamica trascendentale <strong>del</strong>la Urteilskraft riflettente, esi presenta nella forma di quella che ritengo opportuno chiamare“pseudo-predicazione” (in quanto consistente in un atto che all’apparenzasi limita ad attribuire un predicato al soggetto proposizionale,ossia all’oggetto di cui si sta facendo esperienza, mentre invece esprimeuna situazione esperienziale anzitutto soggettuale, nel cui perimetrosemmai è possibile inscrivere predicazioni oggettuali), ovvero “predicazionecatacretica” (in quanto consistente in un atto che risulta predicativosolo per catacrési, cioè in assenza <strong>del</strong>la possibilità di far assumereuna struttura proposizionale diversa e propriamente adeguata alladinamica esperienziale che comunque vi trova una espressione). Nona caso il concetto espresso da <strong>Morpurgo</strong> con riferimento a Hume affioraripetutamente nel testo <strong>del</strong>la terza Critica, come accade paridigmaticamentenel § 6, ove Kant scrive che chi esprime giudizi di gustoparla «<strong>del</strong> bello come se la bellezza fosse una proprietà <strong>del</strong>l’oggetto eil giudizio fosse logico (costituendo mediante concetti <strong>del</strong>l’oggetto unaconoscenza <strong>del</strong> medesimo), per quanto esso sia solo un giudizio esteticoe contenga solo un riferimento <strong>del</strong>la rappresentazione <strong>del</strong>l’oggettoal soggetto» – tenendo presente che qui il riferimento soggettuale èriferimento a una situazione d’esperienza piuttosto che a stati psichiciindividuati, ossia al «gioco <strong>del</strong>le facoltà» anziché al rapporto tra lorocontenuti determinati.3. La questione <strong>del</strong>la predicazione catacretica è ricca di ombre e disfumature, e investe lo statuto di una nozione “virtuale” – o meramente“operativa”, poiché fatalmente sottratta alla eventualità <strong>del</strong>la tematizzazionediretta – qual è quella di bellezza. E nel pensiero di <strong>Morpurgo</strong>,così attento alle logiche <strong>del</strong>la degradazione e <strong>del</strong>la ossificazione<strong>del</strong>le operatività noetiche in rigidi schemi prescrittivi, si incontranotracce consistenti di un possibile discorso sullo statuto teoretico peculiaredi questa e di altre indeterminatezze concettuali che risultanoefficaci a misura che ne venga rispettata la mera fungenza. Tuttaviarisalire la prospettiva speculativa di <strong>Morpurgo</strong> da questo versante certonon sarebbe breve, né agevole. Qui sarà allora sufficiente notarecome proprio la radicalizzazione kantiana di quel che viene scorto anchein Hume sottolinei alcune implicazioni <strong>del</strong>la continuità tra gustoe giudizio più volte ribadita da <strong>Morpurgo</strong>. Nella enunciazione <strong>del</strong> giudizioè come se trovasse una pur precaria saturazione la situazionecolta nel e mediante il gusto, situazione che risulta intrinsecamenteambigua poiché basata contemporaneamente su un sentimento di necessità(ciò che ispira la scelta è come se prescrivesse la propria preferibilità)e sulla constatazione di un deficit di riferimento oggettuale chedi per sé rischierebbe di sfociare nell’arbitrarietà. Insistendo sul riferimentoa Kant si chiarisce allora il nesso tra il fatto che il giudizio di68

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