conseguenza possiamo identificare un oggetto come “individuo” diquella classe. E qui “individuo” significa non solo che lo riconosciamotale in quanto è appartenente a una classe, ma anche che è quello cheè, ma poteva essere diversamente. In definitiva: conoscere un individuovuol dire non solo riconoscerlo come membro di una classe, maanche riconoscerlo come contingente. Quello che in esso c’è di necessarioè solo il criterio di appartenenza alla classe, il tratto pertinenteche identifica tutti gli oggetti appartenenti alla classe stessa; ma al dilà di questo tratto pertinente i singoli individui possono configurarsi inun modo o in un altro. In questo senso diciamo che un individuo è un“esempio” di una classe; e qui esempio vale come presentazione <strong>del</strong>tratto distintivo <strong>del</strong>la classe, che però non si esaurisce in quell’unicooggetto. In definitiva, se l’oggetto è contingente proprio rispetto allaclasse, è perché quest’ultima può essere esibita da uno o un altro oggettoche abbia comunque quel tratto pertinente.Nel caso <strong>del</strong>l’opera d’arte le cose vanno diversamente 34 . Non c’èun rapporto famiglia-classe-individuo, ma un rapporto famiglia-individuo.Questo vuol dire che la famiglia, ovvero le somiglianze e le differenze,si danno direttamente in quell’individuo che è l’opera d’arte.Di conseguenza questo “individuo” non è caratterizzato da uno o piùtratti pertinenti che lo identificano come appartenente a una classe, erispetto al quale o ai quali gli elementi materiali, che lo determinano,sono contingenti. Al contrario, nell’opera d’arte quelle determinatezzemateriali sono necessarie ed è con esse che cortocircuitano le somiglianzedi famiglia, ovvero le somiglianze e differenze tra quest’operae le altre opere <strong>del</strong> medesimo autore o di autori diversi, appartenentialla stessa epoca o anche a epoche diverse; inoltre nell’individualità<strong>del</strong>l’opera si danno rapporti di somiglianze e differenze tra il significato,che di volta in volta cogliamo, e una molteplicità di significati chehanno appunto col primo somiglianze di famiglia, ma anche tra quelsignificato e una molteplicità di emozioni, stati d’animo, sensazioni esentimenti.Nell’individualità <strong>del</strong>l’opera d’arte, dunque, cogliamo lo “stile” <strong>del</strong>l’autore,quell’“aria di famiglia” che è nell’opera senza essere <strong>del</strong>l’opera,dal momento che non solo non si esaurisce esclusivamente in quell’opera,ma non è neppure identificabile con uno o un altro degli elementimateriali <strong>del</strong>l’opera stessa; e tuttavia è in quegli elementi materialiche lo sentiamo. Ma in una tale individualità sentiamo pure unamolteplicità di significati e di emozioni che non si escludono tra loro,ma si integrano: non “o” questo “o” quello, bensì “e” questo “e”quello. Il fatto è che le “somiglianze di famiglia”, che cogliamo comeunità nell’opera, sono “prodotte” da questa, o meglio: dai suoi elementimateriali. Sono questi elementi che fanno emergere quelle somiglianze.Così, nel caso <strong>del</strong>l’opera d’arte, le somiglianze di famiglia sono82
nello stesso tempo “prima” e “dopo” rispetto a quegli elementi materiali.Tali elementi infatti pro-ducono qualcosa che è interno a lorostessi e che tuttavia non si lascia mai rendere visibile una volta pertutte. È un prima al quale risaliamo soltanto a partire dal dopo.L’unità <strong>del</strong>le somiglianze di famiglia tra i molteplici significati prodottida quegli elementi materiali è la condizione che rende quei segnirappresentazioni e, nello stesso tempo, è ciò che quei segni rappresentano.L’individualità <strong>del</strong>l’opera è allora non più contingente bensìnecessaria: è proprio e soltanto essa che, attraverso le sue linee, colorio parole, fa emergere qualcosa che pure resta sempre occulto, dandocosì la possibilità a quella individualità di configurarsi in modo semprenuovo e diverso. Per questo l’opera è imprevedibile e, in quanto tale,ci sorprende e ci meraviglia, appunto sempre e di nuovo. Nessun passaggio“logico”, nessuna via ricostruibile razionalmente sussiste traquesta dimensione “occulta” <strong>del</strong>le somiglianze di famiglia e la sua manifestazionevisibile negli elementi materiali <strong>del</strong>l’opera. Nessuna temporalità<strong>del</strong> prima-dopo permette, risolvendo il prima nel dopo, ditogliere il prima, ossia l’occulto, l’“origine”.Tuttavia c’è nell’opera una temporalità, non però nel senso <strong>del</strong>lacontinuità, bensì <strong>del</strong>la discontinuità. Si tratta di una temporalità tuttaaffidata alla “memoria”. È una memoria connessa all’individualità <strong>del</strong>l’operae che rende possibile il configurarsi di questa in una molteplicitàdi rappresentazioni: rinnovata produzione <strong>del</strong>l’origine, dunque,non custodia di qualcosa che è dato una volta per tutte nel passato.Una tale memoria di qualcosa che non può essere rappresentato unavolta per tutte, rende insufficiente una lettura puramente formalistica<strong>del</strong>l’opera stessa. Se l’opera, nella determinatezza dei suoi elementimateriali, ci sorprende e ci meraviglia, è perché nella sua corporeità sidà quell’intreccio di opacità e trasparenza, di invisibile e visibile che,nel rendere interminabile la sua fruizione, costituisce anche la condizione<strong>del</strong>la sua temporalità: di qui appunto la necessità di una «lettura»<strong>del</strong>l’opera stessa. L’ideale <strong>del</strong>l’assoluta trasparenza formale implicitain una lettura formalistica, è invece rifiuto <strong>del</strong>la temporalità.Che l’opera stia in un equilibrio instabile tra opacità e trasparenza,vuol dire allora che essa è insieme temporalità e forma, assenza e presenza.Ed è nella memoria che questo intreccio sussiste e si rinnovacontinuamente. Inoltre il corto-circuito che si dà nell’individualità <strong>del</strong>l’operad’arte tra “famiglia” – vale a dire l’opacità, l’occulto, l’insiemedei significati possibili, tali cioè che non si danno mai una volta pertutte ma soltanto di volta in volta – ed elementi materiali <strong>del</strong>l’operastessa, rende possibile la coesistenza paradossale nell’opera d’arte diindividualità e universalità.83
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