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Giorgio Agamben L'aperto. L'uomo e l'animale - scienzaefilosofia.it

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S&F_n. 7_2012una serie di potenze e facoltà distinte e correlate (nutrizione,sensazione, pensiero)» (p. 22). Se da Aristotele, attraverso isecoli, si giunge a Bichat, troviamo in atto la medesimastrategia, seppure dai contorni mutati: in ogni organismosuperiore è come se convivessero due animali, il primo l’animalexistant au‐dedans coincide con la v<strong>it</strong>a organica, che siestrinseca nella ripetizione ricorsiva e cieca di una serie difunzioni prive di coscienza; il secondo l’animal vivent au‐dehors,si definisce nella relazione col mondo esterno. Naturalmente«nell’uomo questi due animali coab<strong>it</strong>ano ma non coincidono: la v<strong>it</strong>aorganica dell’animale‐di‐dentro comincia nel feto prima di quellaanimale e, nell’invecchiamento e nell’agonia, sopravvive allamorte dell’animale‐di fuori» (p. 23). L’inaugurazione di questafrattura ha determinato conseguenze enormi nella storia dellamedicina moderna e in segu<strong>it</strong>o della biopol<strong>it</strong>ica, poiché ilconcetto di v<strong>it</strong>a vegetativa comincia a coincidere con quello dipatrimonio biologico della nazione, da tenere sotto controllo, daplasmare e modellare. Proprio perché forgiabile, nell’uomo, ladivisione della v<strong>it</strong>a «in vegetale e di relazione, organica eanimale, animale e umana», si delinea come una frontiera mobile. Èproprio grazie alla scissione determinata all’interno dellacategoria della v<strong>it</strong>a, che si può costantemente decidere in mer<strong>it</strong>oa ciò che è umano e a ciò che non lo è: «Solo perché qualcosa comeuna v<strong>it</strong>a animale è stata separata all’interno dell’uomo, soloperché la distanza e la prossim<strong>it</strong>à con l’animale sono statemisurate e riconosciute innanzi tutto nel più intimo e vicino, èpossibile opporre l’uomo agli altri viventi» (p. 24). La questioneè di immensa portata pol<strong>it</strong>ica e mette in discussione l’interacultura occidentale, la nostra tradizione umanistica: essa ha ineffetti sempre pensato l’uomo metafisicamente come l’unionearmoniosa di anima e corpo, bruta materia e sostanza nobile, quasidivina. Bisogna invece imparare, secondo <strong>Agamben</strong> «a pensare l’uomocome ciò che risulta dalla sconnessione di questi due elementi e243

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