13.07.2015 Views

Settimo Giusti (2), Tommaso Martinelli - ANPI - Savona

Settimo Giusti (2), Tommaso Martinelli - ANPI - Savona

Settimo Giusti (2), Tommaso Martinelli - ANPI - Savona

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Per leggere le Note contestualmente al testo, agire con il tasto destro del mouse e scegliere “trova”, impostare nel campo di ricerca (X) - dove X =al n. della nota – quindi con freccette > per trovare il riferimento desiderato e freccetta < per ritornare al testo di lettura.19 Settembre 1944BORGIO VEREZZIIl 19 settembre 1944 Primo Baria (1), <strong>Settimo</strong> <strong>Giusti</strong> (2), <strong>Tommaso</strong> <strong>Martinelli</strong> (3), DavideMonarchi (4), Attilio Monsani (5), Giovanni Ronzoni (6) furono fucilati per diserzione almuro di cinta del cimitero di Borgio Verezzi.Il gruppo lasciò il reparto della divisione San Marco (7) dislocato nella cittadina presso lacolonia Legnano ed entrò nelle fila della colonna GL di Giustenice (8) (da “I volontari dellalibertà della II zona partigiana ligure” di Guido Malandra).Dopo la cattura del comandante Renato Boragine (9), gli ex sanmarchini restarono sullealture nei pressi della cascina Catalana (10). Nel corso di una delle prime offensive SanMarco contro i partigiani, furono arrestati (11) tra Giustenice e Bardineto assieme aGuglielmo Simi (12) e Dario Volpe (13), mentre il loro ex commilitone Mario Muzi (14)scampò alla cattura.Secondo la prassi adottata dal Comando San Marco per contrastare le diserzioni, iprigionieri furono condannati a morte mediante fucilazione.La loro prospettata esecuzione suscitò un’ondata di sdegno tra la popolazione di BorgioVerezzi.Nel libro “Bona né…” Ferruccio Iebole scrive che mentre il gruppo dei condannati siavviava al luogo destinato all’esecuzione collettiva, la madre di un ribelle ColombaNarancio Valentino, incurante del rischio cui sarebbe andata incontro, insultòpesantemente i militi del plotone San Marco. Le parole non riuscirono a evitare la strage,tuttavia fecero presa su alcuni soldati: sul muro contro il quale i disertori furono fucilati siriscontrarono fori di colpi sparati oltre l’altezza d’uomo. Segno evidente che alcuni militi delplotone di esecuzione, rivolgendo più in alto le armi, non spararono sui loro ex compagni.La notizia dell’esecuzione è annotata nel libro“ San Marco…Storia di una divisione ” di Pier Amedeo Baldrati“…19 settembre 1944…Esecuzioni:…3 ex – marò [In realtà i fucilati furono sei] 6°[regg.],Borgio Verezzi”.


(1) Primo BARIA “Primo”Nato a Rapallo (GE) il 14 dicembre 1925, residente a Sarzana.Terminato il periodo di addestramento in Germania, tornò in Italia in forza al 6° reggimentoSan Marco. Disertò dal presidio di Borgio Verezzi e raggiunse la formazione partigiana GLdi Giustenice.Fu fucilato il 19 settembre 1944 al cimitero di Borgio Verezzi e tumulato nel settore SanRocco del cimitero militare di Altare.Elencato tra i caduti della II Brigata Garibaldi, fu riconosciuto partigiano in forza aldistaccamento “Torcello” della III brigata “Briganti”, divisione Garibaldi – Bevilacqua.(2) <strong>Settimo</strong> GIUSTI “ <strong>Settimo</strong> - A”Nato a Pistoia il 26 novembre 1921 abitante a Pistoia.Tornato in Italia dopo il periodo di addestramento a Grafenwohr, disertò dal 6° reggimentofanteria San Marco ed entrò nelle fila della colonna GL di Giustenice.Catturato nei primi giorni di settembre, fu fucilato il 19 dello stesso mese presso il cimiterodi Borgio Verezzi e tumulato nel settore San Rocco del cimitero militare di Altare.Settimio <strong>Giusti</strong>, elencato tra i caduti della II Brigata Garibaldi, fu riconosciuto partigianocombattente del distaccamento “Torcello” della III brigata “Briganti”, divisione Garibaldi –Bevilacqua.(3) <strong>Tommaso</strong> MARTINELLI “ <strong>Tommaso</strong>”Nato a Roma il 14 gennaio 1925, abitante a Roma; di professione facchino.Già soldato del 6° reggimento fanteria San Marco, rientrato in Italia dopo l’addestramentonel campo di Grafenworh, disertò dal presidio di Borgio e aderì alla lotta partigiana nellacolonna GL di Giustenice.Tratto in arresto, fu fucilato il 19 settembre 1944 al cimitero di Borgio Verezzi e tumulatonel settore San Rocco del cimitero militare di Altare.In elenco tra i caduti della II Brigata Garibaldi, fu riconosciuto partigiano combattente neldistaccamento “Torcello” della III brigata “Briganti”, divisione Garibaldi – Bevilacqua.(4) Davide MONARCHI “Davide”Nato a Roma il 29 agosto 1924, abitante a Roma; di professione fornaio.Soldato del 6° reggimento fanteria San Marco dislocato nella riviera ligure di ponente,disertò ed entrò nelle fila della colonna GL di Giustenice.Catturato agli inizi del mese di settembre, fu fucilato il 19 al muro di cinta del cimitero diBorgio Verezzi e tumulato nel settore San Rocco del cimitero militare di Altare.


(8) Colonna GL di GiusteniceDal libro “ I volontari della Libertà della II zona partigiana ligure” di Guido Malandra siapprende che nell’immediato ponente del Colle del Melogno, nei territori di Giustenice eBardineto, da giugno 1944 fu attiva la colonna GL comandata da Renato Boragine.Tale formazione avrebbe dovuto costituire la matrice di una brigata GL “Col di Nava” fraLiguria occidentale e Piemonte meridionale.Il 31 agosto 1944 nei pressi di Bardineto furono catturati il comandante Boragine e unadecina di volontari; la cascina Catalana che in parte li ospitava venne incendiata e diconseguenza la formazione si sbandò.(9) Renato BORAGINE “ Renato”Nato a Genova il 3 gennaio 1924, abitante a Loano. Orfano di padre, (ufficiale deibersaglieri, decorato con medaglia d’argento) iniziò la carriera militare quale allievoall’Accademia di Modena e nel frattempo s’iscrisse alla facoltà di legge presso l’universitàdi Genova (gli sarà conferita la laurea ad honorem).Dopo l’8 settembre 1943, uscito dall’Accademia per chiusura dei corsi, si diede alla lottapartigiana sull’Appennino ligure nella colonna di Giustenice - divisione Col di Nava edivenne comandante della 10^ brigata G.L.Catturato in combattimento da truppe tedesche il 31 agosto 1944 nei pressi di Bardineto,fu rinchiuso nel carcere di Cairo Montenotte; consapevole del suo destino sul muro dellacella scrisse:“ Ho sempre amato l’Italia, per lei sono pronto a morire. Un italiano che soffreperché non è compreso. Dio, Patria, Famiglia.”Dopo un sommario processo fu condannato a morte e fucilato a Cairo Montenotte il 13settembre 1944.Decorato alla memoria di medaglia d’oro al V.M.“Già allievo dell’Accademia Militare di Modena, fin dai giorni immediatamentesuccessivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, insofferente al gioco tedescoentrava nelle schiere dei volontari della Libertà, diventando in brevecomandante di una brigata partigiana.Accerchiato coi suoi uomini da soverchianti forze nazi-fasciste ed alla fine,dopo l’esaurimento delle munizioni, sopraffatto, veniva riconosciuto dai nemicicomandante della formazione e sottoposto, come tale, a sfibranti interrogatoried atroci torture.Benché consapevole della fine che lo aspettava, nulla, non un solo nome,usciva dalle sue labbra, ma invece la fiera, sempre rinnovata testimonianzadella sua fede, per la quale, al termine, sapeva affrontare con serenità il plotonedi esecuzione.


Fulgido esempio per le generazioni venture, persino per i nemici, che furonocostretti ad ammirare lo stoico comportamento, di ciò che possa l’amore per laPatria e per la Libertà.Cairo Montenotte, 13 settembre 1944”Enrico De Vincenzi “Kid” nel suo libro “O Bella Ciao. Distaccamento Torcello”riferisce l’incontro con Boragine sulle montagne liguri:“…Tury ci informò che a Giustenice si erano ora installati altri partigiani: una ventina di exmilitari comandati da un ufficiale, che avevano abbandonato l’esercito repubblichino.Quando Tury mi descrisse l’ufficiale, un giovane genovese biondo, alto e magro, di nomeRenato, riconobbi subito nella descrizione il mio amico Renato Boragine…L’ufficialegenovese aveva accampato i suoi artiglieri ribelli appena fuori dell’abitato……Sconcertante fu la reazione del tenente Boragine quando gli raccontammo la fine cheaveva fatto la brigata Tom. Renato non volle sentir ragione, respinse ogni nostrosuggerimento, ripetendo che in caso di attacco gli sarebbe stato facile opporre validaresistenza e respingere il nemico. Due giorni più tardi un centinaio fra tedeschi e fascistiprovenienti da Verzi, Pietra e Tovo circondarono Giustenice e i boschi alle spalle delpaese. Renato e il suo plotone, che avevano abbandonato da poco l’accampamento perspostarsi nella zona di Bardineto, quella volta si salvarono per un pelo. Purtroppo, pocotempo dopo caddero in un’imboscata e vennero catturati senza aver potuto sparare uncolpo…”A Renato Boragine furono intitolati:un distaccamento della brigata SAP “Gen. Giuseppe Perotti”;a Genova, sua città natale, una via;a Loano, comune dove risiedeva, una via.(10) cascina CatalanaI partigiani della colonna GL di Giustenice furono in parte ospitati nella cascina Catalanadalla famiglia Goso. I sanmarchini incendiarono la cascina e arrestarono tutti i membri delnucleo familiare con l’accusa di favoreggiamento ai partigiani.I Goso, nei primi giorni del mese di settembre 1944, furono tradotti in carcere a <strong>Savona</strong> edopo una settimana di detenzione deportati in Germania.Giacomo Goso morì il 9 dicembre 1944 Muhldorf; la moglie, Franchelli Luigia, morì nelcampo di Flossenburg in data non accertata.La figlia Armida Goso sopravvisse alla vita del lager; al suo rientro in Italia fu ricoverata incondizioni di salute alquanto precarie all’ospedale di Merano, dove morì il 30 agosto 1945.(11) ArrestatiNel libro “<strong>Savona</strong> Insorge” è riportata un’altra versione.


Gli autori asseriscono che i disertori furono raggiunti e catturati mentre percorrevano,assieme a una staffetta partigiana, un viottolo di montagna.“…A Borgio, prima preoccupazione dei sei giovani, fu quella di lasciare il reparto.Non era stato facile prendere contatti con i patrioti, ma finalmente vi erano riusciti.Partirono con armi ed equipaggiamento per raggiungere, tra Gorra e Verezzi, il luogo doveavrebbero trovato i partigiani ad aspettarli, ma la loro fuga era stata scoperta quasi subito.Una compagnia di commilitoni li raggiunse…Il comandante del battaglione non era né untenero, né uno che poteva chiudere un occhio: a un fascista del suo grado e della sua fedenon era concesso transigere di fronte alla diserzione! … Così, il 19 settembre 1944, li fecefucilare, presso il muro di cinta del cimitero di Borgio Verezzi”.(12) Guglielmo SIMI “Bruce”Nato a Lucca il 25 maggio 1921, abitante a Lucca.Marò del 6° reggimento fanteria San Marco, disertò per unirsi alla lotta partigiana e neiprimi giorni di agosto 1944 raggiunse la colonna GL di Giustenice.Arrestato all’inizio di settembre, fu fucilato assieme a Dario Volpe il 19 dello stesso mesepresso il cimitero di Loano da militi San Marco (come risulta dall’ufficio di Stato Civile delcomune di Loano cui il Comando di posta comunicò che in data 19 settembre 1944 SimiGuglielmo fu “passato per le armi”).In elenco tra i caduti della II Brigata Garibaldi, fu riconosciuto partigiano combattente nellaIV brigata “ Manin - Cristoni” della divisione “Garibaldi – Bevilacqua”.(13) Dario VOLPE “ Aquila nera”Nato a Garessio (CN) l’8 aprile 1926, residente a Boissano.Già nella colonna G.L. di Giustenice; in seguito, condividendo la scelta della lottapartigiana con il fratello Dante, entrò nelle fila della formazione garibaldina che a metàluglio divenne la II Brigata Garibaldi.Fu arrestato dai sanmarco il 19 settembre 1944 e fucilato al cimitero di Loano.A Dario Volpe furono intitolati:un distaccamento della 3^brigata “Libero Briganti” – divisione “Gin Bevilacqua”;un distaccamento della brigata SAP “Gen. Giuseppe Perotti”.(14) Mario MUZI “ Mario” - “Gimmi”Nato a Camerano (AN) il 27 maggio 1914; disertò dal contingente San Marco per unirsialla colonna GL di Giustenice. Scampò alla cattura nei pressi della cascina Catalana in cuifurono arrestati alcuni suoi ex commilitoni, poi fucilati a Borgio Verezzi.


In seguito allo scioglimento della formazione GL, nell’ottobre ’44 Muzi entrò (con il nome dibattaglia “Gimmi”) nel distaccamento “Guazzotti” della IV brigata Manin – Cristoni,divisione Garibaldi – Bevilacqua.Circa i tempi di cattura e della sua morte le notizie sono discordi, tuttavia la maggior partedegli autori di testi sulla Resistenza savonese sostiene che Mario Muzi sia stato ferito il 26dicembre 1944. Rifugiatosi in una cascina, fu catturato e trasportato all’ospedale SantaCorona di Pietra Ligure, dove il 28 dicembre, anziché rimanere prigioniero dei nazifascisti,preferì togliersi la vita.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!