LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano
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ibisco<br />
palustre<br />
Tipo biologico: Hscap<br />
Descrizione: Pianta erbacea perenne, multiassiale, alta 50-120 cm, con fusti semplici, <strong>di</strong>ritti, cespitosi. Lamina fogliare<br />
subrotonda o largamente ovata, <strong>di</strong> 8-15×4-9 cm, a margine denticolato, spesso inciso in 3 lobi poco profon<strong>di</strong>; pagina inferiore<br />
tomentosa per peli stellati soffici; apice acuminato. Fiori ascellari su peduncoli <strong>di</strong> 4-6 cm; epicalice con circa 11 lacinie lineari;<br />
calice a 5 sepali saldati nella metà prossimale; corolla <strong>di</strong> 5 petali uniformemente rosa, <strong>di</strong> rado bianchi, ricoprentisi ai margini,<br />
lunghi 4-7 cm. Frutto costituito da una capsula a 5 valve, subsferica, larga 1-2 cm; semi reniformi.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: luglio-settembre.<br />
Area d’origine: Nordamerica orientale (dal Massachusetts al North Carolina e, verso ovest, fino all’In<strong>di</strong>ana).<br />
Habitat: Entità <strong>di</strong> habitat palustre, dove cresce soprattutto al margine dei canali e nel canneto.<br />
Distribuzione nel territorio: In Lombar<strong>di</strong>a è naturalizzata unicamente nelle Valli del Mincio (Laghi <strong>di</strong> Mantova) e alla Palude<br />
Brabbia (VA), in quest’ultima stazione anche nella forma a fiori bianchi; casuale nel bergamasco e bresciano. Bergamo (CAS),<br />
Brescia (CAS), Mantova (NAT), Varese (NAT).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia nel secolo XVI. In Lombar<strong>di</strong>a conosciuta già da Cesati (1844) e Bertoloni<br />
(1847) per il mantovano.<br />
Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura).<br />
Status: Naturalizzata.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: Irrilevante sul piano bioecologico, più consistente su quello estetico e paesaggistico.<br />
Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />
Note: L’entità nominale (subsp. moscheutos), <strong>di</strong>stribuita in Virginia, Georgia, Florida, Alabama, Tennessee e Kentucky negli stessi ambienti umi<strong>di</strong>,<br />
pur essa in ven<strong>di</strong>ta nei nostri garden center in cultivar dai fiori spesso giganti, unicolori o bicolori, si <strong>di</strong>stingue per le foglie superiori mai lobate e<br />
per i petali <strong>di</strong> norma bianchi, macchiati <strong>di</strong> porpora alla base. Sebbene Linneo avesse <strong>di</strong>stinto i due taxa a rango specifico, i termini <strong>di</strong> passaggio fra<br />
l’uno e l’altro sono ampiamente rappresentati in natura nei punti <strong>di</strong> contatto degli areali e la maggior parte degli autori americani è oggi propensa<br />
a ritenere che i due morfotipi siano gli estremi geografici della variazione <strong>di</strong> una sola specie.<br />
Bibliografia: Banfi, 1983; Bertoloni, 1847; Bird, 1997; Cesati, 1844<br />
Famiglia: Malvaceae (= Malvaceae subfam. Malvoideae)<br />
Nome scientifico: Hibiscus moscheutos L. subsp. palustris (L.)<br />
R.T.Clausen<br />
Nome volgare: ibisco palustre<br />
Basionimo: Hibiscus palustris L.<br />
Sinonimi: Hibiscus aquaticus DC.<br />
Hibiscus moscheutos L. subsp. roseus (Thore ex Loisel.) P.Fourn.<br />
Hibiscus roseus Thore ex Loisel.<br />
ibisco<br />
vescicoso<br />
Tipo biologico: Tscap<br />
Descrizione: Pianta erbacea annuale, alta 20-40 cm, con fusto gracile, eretto-ascendente. Picciolo fogliare lungo 2-4 cm. Foglie<br />
larghe 3-6 cm, <strong>di</strong>morfe, quelle alla base del fusto orbicolari, le superiori palmate con 3-5 lobi, a loro volta grossolanamente<br />
lobati; pagina superiore della lamina ispida, sparsamente irsuta o glabrescente l’inferiore. Fiori solitari, ascellari; pe<strong>di</strong>celli lunghi<br />
circa. 2.5 cm; epicalice <strong>di</strong> 12 lobi filiformi; calice con 5 lobi triangolari, verdastro, campanulato, membranoso e dopo la fioritura<br />
rigonfio; corolla giallo pallido con centro porpora scuro, <strong>di</strong> 2-3 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro; stami monadelfi (saldati per i filamenti a<br />
formare un tubo che avvolge l’ovario); ovario supero con stilo allungato e stimma capitato. Frutto consistente in una capsula<br />
a 5 valve, oblungo-globosa, larga circa 1 cm, irsuta; semi neri, reniformi.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: agosto-settembre.<br />
Area d’origine: Africa, Asia (temperata e tropicale) ed Europa orientale (dai Balcani alla Russia).<br />
Habitat: Infestante dei campi, soprattutto <strong>di</strong> quelli lasciati temporaneamente incolti, oppure ai margini degli stessi. Pre<strong>di</strong>lige<br />
suolo umido con elevata componente argillosa.<br />
Distribuzione nel territorio: Soprattutto in ambito planiziale, dove è presente in modo molto spora<strong>di</strong>co e incostante, con<br />
popolazioni costituite <strong>di</strong> norma da pochi in<strong>di</strong>vidui. Bergamo (NAT), Brescia (NAT), Cremona (NAT), <strong>Milano</strong> (NAT), Mantova<br />
(NAT), Pavia (NAT), Varese (NAT).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, conosciuta in Italia dall’inizio del Cinquecento; in Lombar<strong>di</strong>a coltivata almeno dal 1531 a<br />
Cremona (Bonali, 2009).<br />
Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura).<br />
Status: Naturalizzata.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: La specie ha un modesto rilievo agroeconomico, perché come infestante è assai contenuta e poco competitiva.<br />
Note: La fioritura è vistosa e intrigante, tuttavia nel suo habitat passa pressoché inosservata.<br />
Bibliografia: Bonali, 2009<br />
Famiglia: Malvaceae (= Malvaceae subfam. Malvoideae)<br />
Nome scientifico: Hibiscus trionum L.<br />
Nome volgare: ibisco vescicoso<br />
Sinonimi: Hibiscus africanus Mill.<br />
Hibiscus hispidus Mill. Hibiscus ternatus Cav.<br />
Hibiscus vesicarius Cav.<br />
Ketmia trionum (L.) Scop.<br />
Trionum annuum Me<strong>di</strong>k.<br />
Trionum trionum (L.) Wooton & Standl., comb. illeg.<br />
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