LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano
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morella<br />
farinaccio<br />
Tipo biologico: Hscap<br />
Descrizione: Pianta erbacea perenne, ramosa, con fusti alti fino a 1.2 m, finemente cenerino-pubescenti per corti peli<br />
semplici. Foglie alterne, pelose come i fusti, da ovate a lanceolate, talvolta impercettibilmente lobate, per altro intere al<br />
margine. Fiori in cime umbellate, con corolla stellata a 5 lacinie bianche, acute, larga fino a 2 cm; stami ad antere regolarmente<br />
conniventi. Il frutto è una bacca ovoide, lunga 7-12 mm, purpureo-nerastra e “satinata” a maturità.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: maggio-ottobre.<br />
Area d’origine: Sudamerica sudorientale (Brasile, Paraguay, Uruguay, Argentina).<br />
Habitat: Conurbi e suburbi (pianura), margini <strong>di</strong> boscaglie (collina).<br />
Distribuzione nel territorio: Spora<strong>di</strong>ca nelle fasce planiziale e collinare, invasiva nel varesino. Bergamo (NAT), Brescia (NAT),<br />
Como (NAT), Cremona (NAT), Lo<strong>di</strong> (NAT), <strong>Milano</strong> (NAT), Pavia (NAT), Varese (INV).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, raccolta per la prima volta in Italia nel 1939 in Campania (Fiori, 1940); in seguito riscoperta<br />
da Banfi (1987) per <strong>di</strong>verse regioni. In Lombar<strong>di</strong>a segnalata la prima volta da Banfi & Galasso (2005) e Macchi (2005).<br />
Modalità d’introduzione: Accidentale.<br />
Status: Invasiva.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: Nessuno.<br />
Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />
Note: Questa specie può essere confusa <strong>di</strong> primo acchito con la comune morella (S. nigrum L.), infestante autoctona a sviluppo prevalentemente<br />
tardoestivo, ben <strong>di</strong>stinta per la pelosità mai uniformemente cenerina, per la lamina fogliare subdecorrente da una base tendenzialmente cuneata,<br />
con margini spesso incisi e variamente dentati od ondulati, per le cime fiorifere lasse, corimbose anziché umbellate, per le corolle leggermente<br />
più piccole (<strong>di</strong>ametro eccezionale <strong>di</strong> 18 mm) con lacinie un po’ meno acute e profonde, e per le bacche rotonde o subglobose, perfettamente<br />
nere a maturità.<br />
Bibliografia: Banfi, 1987; Banfi & Galasso, 2005; Bonali et al., 2006a; Fiori, 1940; Macchi, 2005; Zanotti, 2008<br />
Famiglia: Solanaceae<br />
Nome scientifico: Solanum chenopo<strong>di</strong>oides Lam.<br />
Nome volgare: morella farinaccio<br />
Sinonimo: Solanum gracile Dunal, non Sendtn., nom. illeg.<br />
Solanum ottonis Hyl.<br />
Solanum sublobatum Willd. ex Roem. & Schult.<br />
gelsomino<br />
primulino<br />
Tipo biologico: Pscap<br />
Descrizione: Arbusto sempreverde, con fusti ver<strong>di</strong> (frutice), lunghi fino a 5 m; rami dell’anno tetragoni, glabri. Foglie opposte,<br />
trifoliolate, spesso semplici alla base dei rametti; picciolo <strong>di</strong> 0.5-1.5 cm; lamina delle foglie semplici da ellittica a largamente<br />
ovata, talvolta suborbicolare, <strong>di</strong> 3-5×1.5-2.5 cm, subcoriacea; quella dei segmenti delle foglie trifoliolate strettamente ovata,<br />
ovato-lanceolata o strettamente ellittica, cuneata alla base, ottusa e mucronulata all’apice. Il segmento terminale misura 2.5-<br />
6.5×0.5-2.2 cm e alla base decorre in un breve picciolo, mentre i segmenti laterali sono sessili e misurano 1.5-4×0.6-2 cm. Fiori<br />
<strong>di</strong> norma solitari, ascellari, <strong>di</strong> rado terminali, sottesi da brattee fogliacee, obovate o lanceolate; peduncoli <strong>di</strong> 3-8 mm; calice<br />
campanulato a 5-8 lobi; corolla imbutiforme, gialla, larga (<strong>di</strong>am.) fino a 4.5 cm, a 6-8 lobi nel selvatico, doppia nelle piante<br />
coltivate, con tubo <strong>di</strong> 1-1.5 cm. Il frutto è una bacca ellissoidale, verdastra e secca a maturità, con 1-2 semi, lunga 6-8 mm.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: febbraio-maggio.<br />
Area d’origine: Asia orientale (Cina centro-occidentale: province Guizhou, Sichuan, Yunnan).<br />
Habitat: Boscaglie e scoscen<strong>di</strong>menti presso i laghi insubrici (forre e boschi collinari in patria).<br />
Distribuzione nel territorio: Lago <strong>di</strong> Garda, lungo la Gardesana. Brescia (NAT).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia al principio del XX secolo, epoca della moda orientalistica in orticoltura.<br />
Segnalata per la prima volta in Italia e in Lombar<strong>di</strong>a da Banfi & Galasso (2005); in seguito ne è stato precisato l’areale (Galasso<br />
& Ceffali, in stampa). Le prime osservazioni risalgono ai primissimi anni del presente secolo.<br />
Modalità d’introduzione: Deliberata (importazione orticola).<br />
Status: Naturalizzata.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: Lieve rilevanza paesaggistica nel periodo <strong>di</strong> fioritura.<br />
Note: È simile al conterraneo gelsomino <strong>di</strong> San Giuseppe J. nu<strong>di</strong>florum Lindl. (Cina centro-occidentale), da più lungo tempo coltivato in Italia (metà<br />
del XIX secolo), deciduo d’inverno, in fiore da febbraio ad aprile, con fusti sottili, ginestriformi, lungamente ricadenti, angolosi, foglie più piccole e<br />
fiori minori (2-2.5 cm), giallo limone, mai doppi. Questa specie permane negli ex-siti <strong>di</strong> coltivazione (giar<strong>di</strong>ni abbandonati, muretti <strong>di</strong> recinzione<br />
ecc.), ma non tende a naturalizzarsi; osservata casuale qua e là (la prima volta da Giacomini, 1950).<br />
Bibliografia: Banfi & Galasso, 2005; Chang et al., 1996; Galasso & Ceffali, in stampa; Giacomini, 1950<br />
Famiglia: Oleaceae<br />
Nome scientifico: Jasminum mesnyi Hance<br />
Nome volgare: gelsomino primulino<br />
Sinonimo: Jasminum primulinum Hemsl.<br />
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