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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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canapicchio<br />

della<br />

pennsylvania<br />

Tipo biologico: Tscap<br />

Descrizione: Erba annuale, alta 10-40 cm, con fusto eretto, per lo più in<strong>di</strong>viso. Foglie basali spatolato-oblanceolate, le cauline<br />

piane, <strong>di</strong>ritte, <strong>di</strong> 1-4×0.5-1.5 cm, lanceolato-spatolate, sulla faccia adassiale glabrescenti, tomentose su quella abassiale.<br />

Infiorescenza costituita da capolini (calati<strong>di</strong>) in glomeruli sottesi ciascuno da una foglia bratteale, <strong>di</strong>sposti a formare una sorta<br />

<strong>di</strong> spiga terminale più o meno fogliosa, a volte interrotta inferiormente, lunga circa 4 cm, occupante non più <strong>di</strong> 1/4 della<br />

lunghezza dello scapo; capolini <strong>di</strong> 4-5×4-5 mm; fillari (brattee) imbricati, brunastri, gli esterni ovato-lanceolati, acuminati. Fiori<br />

con corolla tubulosa, 5-dentata, rossastro-porporina all’apice, i periferici femminili, gli interni bisessuali. Acheni (cipsele) lisci,<br />

lunghi 0.4-0.9 mm, mucillaginosi da umi<strong>di</strong>; pappo <strong>di</strong> peli saldati in un anello basale.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: maggio-giugno.<br />

Area d’origine: Nordamerica.<br />

Habitat: Marciapie<strong>di</strong>, margini <strong>di</strong> aiuole, lastricati stradali.<br />

Distribuzione nel territorio: Fascia planiziale, per ora nel settore occidentale. <strong>Milano</strong> (NAT), Pavia (NAT).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita <strong>di</strong> recente comparsa; raccolta per la prima volta in Italia nel 1989 (nel napoletano<br />

e a Massa), in Lombar<strong>di</strong>a nel centro storico <strong>di</strong> Pavia nel 1993 (Soldano, 2000).<br />

Modalità d’introduzione: Accidentale, probabilmente coi flussi turistici.<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Impatto: Irrilevante.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />

Bibliografia: Alessandrini & Galasso, 2008; Soldano, 2000<br />

Famiglia: Asteraceae<br />

Nome scientifico: Gamochaeta pensylvanica (Willd.)<br />

Cabrera<br />

Nome volgare: canapicchio della Pennsylvania<br />

Basionimo: Gnaphalium pensylvanicum Willd.<br />

Sinonimi: Gnaphalium spathulatum Lam., non Burm.f.<br />

topinambur<br />

Tipo biologico: Grhiz<br />

Descrizione: Pianta erbacea perenne a fusti eretti, gregari, alti 1-2 m, ispi<strong>di</strong> nella porzione superiore, inseriti su rizomi segnati<br />

da ingrossamenti fusiformi dello spessore <strong>di</strong> circa 3-5 cm. Foglie superiori alterne, le inferiori più o meno opposte; lamina<br />

verde scuro <strong>di</strong> sopra, ispido-biancastra inferiormente, da ovata a ovato-lanceolata, <strong>di</strong> 10-25×7-15 cm, acuminata, finemente<br />

dentata al margine, con base attenuata in un picciolo alato, lungo ¼ della stessa. Calati<strong>di</strong> del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 4-8 cm, erette; fillari<br />

lunghi quanto l’involucro, più o meno <strong>di</strong>varicati, lanceolati, acuminati, cigliati, verde scuro; ricettacolo convesso; fiori ligulati in<br />

numero <strong>di</strong> 12-15, <strong>di</strong> 30-40×6-9 mm; fiori del <strong>di</strong>sco gialli. Acheni <strong>di</strong> 5-6 mm, glabri o peloso-sericei.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: agosto-ottobre.<br />

Area d’origine: Nordamerica.<br />

Habitat: Incolti, ripe, greti fluviali.<br />

Distribuzione nel territorio: Diffusa in tutto il territorio, soprattutto in pianura con risalite in ambito collinare. Bergamo (INV),<br />

Brescia (INV), Como (INV), Cremona (NAT), Lecco (INV), Lo<strong>di</strong> (NAT), Monza e Brianza (INV), <strong>Milano</strong> (INV), Mantova (INV), Pavia<br />

(INV), Sondrio (INV), Varese (INV). [H. cfr. decapetalus: Cremona (NAT), Pavia (NAT).]<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta nel secolo XVII. In Lombar<strong>di</strong>a conosciuta almeno dal 1834 come pianta coltivata<br />

(Massara, 1834) e almeno dal 1897 come naturalizzata (Ugolini, 1897).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata, quale soggetto <strong>di</strong> sperimentazione alimentare legata all’economia del periodo<br />

coloniale e <strong>di</strong> interesse ortofloricolo.<br />

Status: Invasiva.<br />

Dannosa: Sì.<br />

Impatto: Deleteria per la bio<strong>di</strong>versità: lungo le sponde fluviali e negli alvei dei fossi forma estese comunità paucispecifiche, che<br />

rimpiazzano le fitocenosi autoctone. È specie inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto <strong>di</strong> monitoraggio,<br />

contenimento o era<strong>di</strong>cazione, allegata alla l.r. 10/2008 della Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: Delle numerose entità perenni <strong>di</strong> Helianthus coltivate in Europa (8 specie e almeno 2 ibri<strong>di</strong>), soltanto H. tuberosus, spesso confuso con H.<br />

decapetalus L. e H. pauciflorus Nutt., si è stabilmente inserito nelle comunità naturali (Řehořek, 1997).<br />

H. ×laetiflorus Pers. è l’ibrido (Heiser, 1960) tra H. tuberosus (fiori del <strong>di</strong>sco gialli, foglie superiori alterne) e H. pauciflorus (fiori del <strong>di</strong>sco marroneporpora,<br />

foglie superiori opposte). È il girasolino più comunemente coltivato nei giar<strong>di</strong>ni, almeno in Inghilterra e si <strong>di</strong>stingue da H. tuberosus per<br />

i seguenti caratteri:<br />

H. ×laetiflorus: rizomi senza tuberi rigonfi; fusto raramente superiore ai 2 m; fillari strettamente appressati al ricettacolo<br />

(spesso, almeno in Inghilterrra, gela prima della fioritura);<br />

H. tuberosus: rizomi con tuberi rigonfi; fusto spesso superiore a 2 m; fillari non o solo lassamente appressati al ricettacolo.<br />

H. pauciflorus (= H. rigidus (Cass.) Desf., = Harpalium rigidum Cass.; girasolino rigido) è conosciuto casuale per le province <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> (Stucchi,<br />

1949), Brescia (Giacomini, 1950) e Bergamo, mentre H. ×laetiflorus è stato osservato casuale nel lecchese (Milena Villa, in verbis 2007).<br />

In questi ultimi anni è stata notata un’altra specie <strong>di</strong> Helianthus naturalizzata lungo il Po (province <strong>di</strong> Pavia e Cremona), simile a H. tubersosus ma<br />

caratterizzata da fillari molto più lunghi dell’involucro. La sua identificazione è ancora in corso: potrebbe corrispondere a H. decapetalus (girasolino<br />

a <strong>di</strong>eci petali), ma a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> questo presenta il fusto ispido e non liscio.<br />

Bibliografia: Giacomini, 1950; Heiser, 1960; Massara, 1834; Řehořek, 1997; Ugolini, 1897<br />

Famiglia: Asteraceae<br />

Nome scientifico: Helianthus tuberosus L.<br />

Nome volgare: topinambur,<br />

girasolino, tartufo <strong>di</strong> canna<br />

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