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La regolazione economica dei servizi idrici - Iefe - Università Bocconi

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<strong>Iefe</strong>, Università <strong>Bocconi</strong> – <strong>La</strong> <strong>regolazione</strong> <strong>economica</strong> <strong>dei</strong> <strong>servizi</strong> <strong>idrici</strong>indipendente, con funzioni analoghe a quelle del nostro Coviri; ma anche questa blanda innovazione èrimasta congelata; il cambio di governo nel 2002 ne ha decretato l’accantonamento.Nel 2007 è stata tuttavia introdotta, dopo un lungo dibattito, una complessa lista di indicatori diperformance, che comprendono aspetti qualitativi, quantitativi, tecnici e commerciali. L’intento è quello dirafforzare la comparabilità tra le diverse gestioni.In conclusione, si può dire che il sistema francese si è basato storicamente e continua in larga parte abasarsi su una <strong>regolazione</strong> di tipo contrattuale, sull’auto‐<strong>regolazione</strong> da parte delle imprese; il principaleelemento competitivo è rappresentato non tanto dalla concorrenza tra le imprese, quanto piuttosto dallapossibilità per il pubblico di riprendere in mano la gestione, o cambiare tipologia di schema di rapporto conil privato. L’evoluzione del sistema si affida soprattutto a strumenti tesi a favorire una maggiore trasparenzainformativa e un confronto comparativo.2.1.3 GermaniaI <strong>servizi</strong> <strong>idrici</strong> rientrano per dettato costituzionale nel pacchetto di “diritti di cittadinanza” (Daseinvorsorge)cui ogni cittadino deve poter accedere. Questo concetto ha la conseguenza pratica di investire il soggettopubblico della responsabilità di garantire questo diritto.<strong>La</strong> responsabilità di fornire i <strong>servizi</strong> <strong>idrici</strong> spetta ai comuni (16.300, di cui 8.500 nei <strong>La</strong>ender occidentali e7.800 in quelli orientali; i primi con una dimensione media che è circa quadrupla di quella <strong>dei</strong> secondi).Si stima un numero tra 6.500 e 7.500 unità di gestione, anche se l’85% della popolazione è servito da 1.500gestioni. Il livello di frammentazione piuttosto elevato discende da una tradizione di gestione direttapubblica municipale che solo a partire dalla fine degli anni 70 ha iniziato ad ammettere modelli alternativi,in particolare l’adozione di schemi di corporate privatization e coinvolgimento del settore privato.I <strong>servizi</strong> di fognatura e depurazione sono concepiti come responsabilità sovrana e non delegabile da partedel soggetto pubblico – che può avvalersi della collaborazione del settore privato, ma rimanendointeramente responsabile di fronte all’autorità superiore – la distribuzione di acqua potabile ètradizionalmente concepita come un <strong>servizi</strong>o commerciale, nel quale il monopolio del comune si esercita difatto; questo non solo legittima il comune a gestirlo in regime di monopolio, ma rende anche possibileschemi di affidamento a privati che fanno leva sui profitti derivanti dalla gestione. In altre parole, l’esercizioesclusivo di quest’attività si configura come una sorta di imposizione indiretta, che il comune puòmonetizzare sia ottenendo direttamente i profitti, sia attraverso royalties o canoni di concessione pagati dalsoggetto privato (il quale molto spesso, come si vedrà, è una società di capitali pubblica e non una vera epropria impresa privata). Più precisamente, la legge autorizza il comune ad imporre un canone diconcessione in funzione del profitto, per una quota non superiore al 18% di questo. Questo meccanismotrova il suo limite nel divieto di sfruttare la rendita di monopolio, ma lascia comunque aperta la possibilitàanche per i soggetti pubblici di calcolare un “giusto profitto” tra le componenti di costo.Una spinta importante alla trasformazione del settore è venuta dalla riunificazione. Nell’ex DDR i sistemi<strong>idrici</strong> erano per lo più gestiti da enti statali; questi sono stati trasformati in società di capitali,distribuendone le azioni agli enti locali in proporzione alla popolazione servita; queste società sono statesuccessivamente smembrate, cedendo ad ogni comune gli asset corrispondenti al <strong>servizi</strong>o erogato sul25

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