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Dispense della sesta settimana - Dipartimento di Filosofia

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<strong>Dispense</strong> <strong>di</strong> <strong>Filosofia</strong> del LinguaggioVittorio MoratoVI Settimana1 La <strong>di</strong>fferenza tra usi attributivi ed usi referenzialidelle descrizioni definiteAbbiamo visto che il contrasto tra Frege è Russell è il seguente: per Frege ledescrizioni definite, in tutti i loro usi, sono sempre termini singolari e quin<strong>di</strong>sono espressioni che si denotano (per mezzo del Senso ad esso associato) unoggetto. Per Russell, invece, le descrizioni sono, in tutti i loro usi, sempredelle espressioni quantificazionali e quin<strong>di</strong> non sono mai delle espressioni che siriferiscono ad un oggetto.Il filosofo del linguaggio K. Donnellan (un filosofo ancora in vita, che hainsegnato per molti anni presso l’Università <strong>della</strong> California a Los Angeles)in un articolo intitolato “Riferimento e Descrizioni Definite” (tradotto nellacollettanea a cura <strong>di</strong> A. Bonomi) complica la situazione:Per Donnellan ci sono usi attributivi ed usi referenziali delle descrizionidefinite; la teoria <strong>di</strong> Russell va criticata perchè è in grado <strong>di</strong>riconoscere solo quei contesti in cui utilizziamo la descrizione definitaattributivamente e non quei contesti comunicativi in cui utilizziamole descrizioni referenzialmente.Uso attributivo: un parlante che usa attributivamente una descrizione definitain un’asserzione afferma qualcosa riguardo a qualunque persona ocosa sod<strong>di</strong>sfi una certa con<strong>di</strong>zione. In questo tipo <strong>di</strong> usi (che per Russellerano i soli usi <strong>di</strong> una descrizione definita), la descrizione definita occorreessenzialmente nell’enunciato poichè quel che si intende asserire qualcosariguarda a chiunque o qualunque cosa sod<strong>di</strong>sfi la descrizione.Uso referenziale: un parlante che usa referenzialmente una descrizione definitalo fa per mettere in grado l’u<strong>di</strong>torio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la persona o cosa<strong>di</strong> cui sta parlando. In questo caso la descrizione definita non occorreessenzialmente essa è solo uno strumento per eseguire un certo compito.Per esemplificare la <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> Donnellan, si consideri il seguente esempio:(1) L’assassino <strong>di</strong> Smith è pazzoMa si immagini <strong>di</strong> pronunciarlo in due “scenari” <strong>di</strong>versi:1


Scenario 1: siete un detective e scoprite il corpo <strong>di</strong> Smith barbaramente mutilatoe non avete idea <strong>di</strong> chi l’abbia ucciso. Smith, del resto, era la personapiù amabile del mondo. Questo vi spinge a <strong>di</strong>re “l’assassino <strong>di</strong> Smith èpazzo”.Scenario 2: si supponga che Jones sia stato accusato dell’assassinio <strong>di</strong> Smith esia stato rinviato a giu<strong>di</strong>zio. Immaginiamo che durante il processo, Jonessi comporti in maniera molto nervosa e strana. Riporteremmo questanostra impressione <strong>di</strong>cendo “l’assassino <strong>di</strong> Smith è pazzo”.La tesi <strong>di</strong> Donnellan è che nel primo scenario usiamo la descrizione definita inmaniera attributiva (ossia inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>re qualcosa come “esiste uno ed un soloin<strong>di</strong>viduo che è l’assassino <strong>di</strong> Smith e tale in<strong>di</strong>viduo, chiunque egli sia, è pazzo”),nel secondo scenario usiamo la descrizione definita in maniera referenziale (ossia,inten<strong>di</strong>amo semplicemente richiamare l’attenzione del nostro interlocutore suJones; da notare che il secondo scenario si svolge durante un processo e quin<strong>di</strong>Jones non è stato ancora <strong>di</strong>chiarato ufficialmente l’assassino <strong>di</strong> Smith, duranteil processo è falso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Jones che egli è l’assassino <strong>di</strong> Smith).La <strong>di</strong>fferenza tra i due usi emerge se consideriamo quali sarebbero le conseguenzeper i due usi nel caso si venisse a scoprire che non ci sono assassini <strong>di</strong>Smith perchè Smith si è suicidato:• nel primo scenario visto che non c’è nessuna persona che ha assassinatoSmith, non c’è alcuna persona a cui abbiamo attribuito correttamente lafollia• nel secondo scenario, in cui la descrizione è un mezzo per identificarela persona <strong>di</strong> cui vogliamo parlare è posssibile che l’identificazione abbialuogo anche se nessuno sod<strong>di</strong>sfa la descrizione usata (da notare che ilnostro modo <strong>di</strong> identificare Jones per mezzo <strong>della</strong> descrizione “l’assassino<strong>di</strong> Smith” funzionerebbe anche con chi non con<strong>di</strong>vide con noi l’idea cheJones sia l’assassino <strong>di</strong> Smith).Il caso delle domande Altre caratteristiche <strong>della</strong> <strong>di</strong>stinzione tra usi attributivie referenziali delle descrizioni definite emergono considerando il seguentecaso che non riguarda asserzioni ma domande.Si assuma <strong>di</strong> essere ad un party e chiedersi:(2) Chi è quell’uomo che beve un Martini?si immagini, però, <strong>di</strong> fare questa domanda in due contesti <strong>di</strong>versi:Scenario 1: siete il Presidente <strong>della</strong> Lega degli Astemi e siete stato appena informatoche alla vostra riunione annuale qualcuno sta bevendo un Martini.Voi non avete in mente nessuna persona in particolare ma siete interessatia saperlo perchè, nel caso ve ne sia una, dev’essere espulsa dalla Lega.Scenario 2: alla solita festa <strong>di</strong> amici, vedete delle faccie nuove; in particolare,al tavolo dei tramezzini, vedete un uomo con un bicchiere in mano checontiene un liquido trasparente e volete sapere chi egli sia.2


Nel primo caso la descrizione è utilizzata attributivamente poichè, se nessunosod<strong>di</strong>sfa la descrizione (se nessuno è l’unico in<strong>di</strong>viduo che gode <strong>della</strong> proprietà<strong>di</strong> bere un Martini) non c’è nessuno riguardo a cui la domanda è stata fatta enessuno verrà espulso dalla Lega degli Astemi.Nel secondo caso la descrizione è utilizzata referenzialmente perchè anche sel’uomo che avete in mente avesse un bicchiere con dentro dell’acqua e non delMartini, sareste comunque riusciti ad in<strong>di</strong>viduarlo correttamente; se il vostrointerlocutore sa chi è quell’uomo, vi <strong>di</strong>ce chi è anche se il vostro interlocutoresa che non ha del Martini dentro il bicchiere.In un caso (il secondo scenario) abbiamo fatto una domanda riguardante unacerta persona o cosa anche se nulla sod<strong>di</strong>sfa la descrizione che abbiamo usato,nell’altro caso (il primo scenario) no.Inoltre, nell’uso referenziale (secondo scenario) riusciamo ad evidenziare unapersona rispetto alla quale fare una domanda, anche se non sod<strong>di</strong>sfa una descrizione,nell’uso attributivo, se nulla sod<strong>di</strong>sfa la descrizione non riusciamo arispondere in maniera semplice.Il caso degli or<strong>di</strong>ni Un altro caso in cui la <strong>di</strong>fferenza tra usi attributivi edusi referenziali delle descrizioni è evidente – oltre alle domande e alle asserzioni– è il caso degli or<strong>di</strong>ni. Si consideri il seguente or<strong>di</strong>ne:(3) Portami il libro che è sul tavolo!e si immagini, però, <strong>di</strong> affermarlo in due scenari <strong>di</strong>fferenti:Scenario 1: vi è venuto in mente che una certa citazione <strong>di</strong> Platone è contenutain un libro che vi sembra <strong>di</strong> aver lasciato sul tavolo in salotto. Di fatto,però, non ci sono libri sul tavolo in questione, c’è solo un libro accanto altavolo. Chi dovrebbe eseguire l’or<strong>di</strong>ne, probabilmente, vi porterà il libroaccanto al tavolo.Scenario 2: possedete un tavolo antico sul quale non si dovrebbe appoggiarenulla. Chi dovrebbe eseguire l’or<strong>di</strong>ne non è in grado <strong>di</strong> farlo.Nel primo scenario, la descrizione definita “il libro che è sul tavolo” è usatareferenzialmente, mentre nel secondo scenario è usata attributivamente. Nelprimo caso, la descrizione è solo un mezzo per permettere all’altra persona <strong>di</strong>in<strong>di</strong>viduare il libro giusto; anche se il libro in questione non sod<strong>di</strong>sfa la descrizione,lo scopo comunicativo è comunque raggiunto. Nel secondo caso, non c’èalcun “libro giusto” da in<strong>di</strong>viduare; è quin<strong>di</strong> essenziale l’attributo <strong>di</strong> “essere illibro che si trova sul tavolo”.Quello che ci insegna il caso delle domande e delle risposte è che:Quando in una domanda o in un or<strong>di</strong>ne compare una descrizoneusata attributivamente e non c’è nulla che sod<strong>di</strong>sfa la descrizione,allora alla domanda non si può dare risposta e l’or<strong>di</strong>ne non si puòeseguire.Per Donnellan, l’effetto che fa in un’asserzione utilizzare una descrizionedefinita in maniera attributiva, senza che alcun oggetto sod<strong>di</strong>sfi la sod<strong>di</strong>sfi, èrendere l’asserzione priva <strong>di</strong> valore <strong>di</strong> verità.3


Presupposizioni . Il modo <strong>di</strong> trarre la <strong>di</strong>stinzione tra usi attributivi e usireferenziali delle descrizioni definite è stato evidenziato in<strong>di</strong>cando le conseguenzedelle supposizione che nulla sod<strong>di</strong>sfi la descrizione.Un altro modo in cui si può avvalorare la <strong>di</strong>stinzione tra usi attributivi ereferenziali delle descrizioni definite è il seguente:Mentre quando usiamo una descrizione definita in maniera attributivapresupponiamo solamente che ci sia un in<strong>di</strong>viduo qualsiasi chesod<strong>di</strong>sfa univocamente la descrizione, quando usiamo una descrizionein maniera referenziale presupponiamo che ci sia un particolarein<strong>di</strong>viduo che sod<strong>di</strong>sfi la descrizioneQuando affermiamo 1 nello scenario 2 presupponiamo che proprio Jonessia l’assassino <strong>di</strong> Smith. Nel caso affermiamo 1 nello scenario 1 non c’è questapresupposizione; quel che presupponiamo è che ci sia qualcuno (o qualcun altro)che abbia compiuto l’omici<strong>di</strong>o, non che l’abbia compiuto qualcuno in particolare.Nel caso attributivo non abbiamo nessuno in mente.Il fatto che quando utilizziamo una descrizione in maniera attributiva presupponiamoche ci sia un in<strong>di</strong>viduo particolare che la sod<strong>di</strong>sfi, ossia abbiamoin mente qualcuno in particolare prima <strong>di</strong> usare la descrizione fa sì che la descrizionesvolga il suo ruolo comunicativo anche se l’in<strong>di</strong>viduo particolare cheabbiamo in testa, <strong>di</strong> fatto, non sod<strong>di</strong>sfa la descrizione definita.Una morale importante da trarre da queste considerazioni è la seguente:per comprendere quali sono le presupposizioni in gioco nell’interpretazione<strong>di</strong> un enunciato (e quin<strong>di</strong> per capire quel che si <strong>di</strong>ce)l’enunciato da solo non basta. È necessario anche specificare unoscenario, ossia un contesto d’uso.In<strong>di</strong>pendenza dalla credenze. Da quello che è stato detto si potrebbe credereche la <strong>di</strong>stinzione referenziale/attributivo sia dovuta al tipo <strong>di</strong> credenze cheil parlante associa alla descrizione mentre la usa. Si potrebbe credere cioè che:• Una descrizione definita è usata attributivamente se il parlante non crede<strong>di</strong> nessuno in particolare che egli sod<strong>di</strong>sfi la descrizione• Una descrizione definita è usata referenzialmente se il parlante (ancor prima<strong>di</strong> usare la descrizione) crede <strong>di</strong> qualcuno in particolare che egli sod<strong>di</strong>sfila descrizioneBisogna invece notare che: sebbene sia vero che l’uso attributivo o referenziale<strong>di</strong> una descrizione è spesso accompagnato da questa <strong>di</strong>versità delle credenzedel parlante, la <strong>di</strong>stinzione in sè è in<strong>di</strong>pendente dalle credenze.Ciò ha come conseguenza che ci possono essere dei casi in cui:• una descrizione è usata in maniera attributiva ma il parlante ha qualcunoin mente (crede <strong>di</strong> qualcuno in particolare che egli sod<strong>di</strong>sfi la descrizione)• una descrizione è usata in maniera referenziale ma il parlante non credeche la persona che egli ha in mente sod<strong>di</strong>sfi la descrizione.Un caso del primo tipo è il seguente. Si immagini <strong>di</strong> affermare 1 in questoscenario:4


Scenario 3: si supponga che Jones sia processato per l’assassinio <strong>di</strong> Smith e chetutti lo ritengano colpevole; si supponga però che chi afferma “l’assassino<strong>di</strong> Smith è pazzo” non lo faccia riferendosi al comportamento <strong>di</strong> Jones inaula ma perchè ritengo che chiunque abbia ucciso Smith deve’essere statopazzo.Interpretato secondo questo scenario, 1 contiene una descrizione usata attributivamentema colui che la ha utilizzata aveva in mente una persona particolareche la sod<strong>di</strong>sfaceva (ossia Jones).Un caso del secondo tipo è il seguente; si immagini <strong>di</strong> domandare qualcosacome:(4) È nello stu<strong>di</strong>o il re?in cui compare una descrizione definita come “il re”. Si immagini, però, chequesta domanda venga fatta in questo contesto:Scenario 1: il trono è occupato da un uomo che io ritengo sia un usurpatore. Isuoi seguaci, invece, ritengono che egli sia effettivamente il re. Si suppongache io voglia vedere quest’uomo e chieda ai suoi seguaci “dov’è il re?”.Questo è un caso in cui io non credo che ciò a cui intendo riferirmi (l’usurpatore)sod<strong>di</strong>sfi la descrizione (“il re”), tuttavia riesco a riferirmi a lui.Presupposizioni Sia l’uso attributivo che quello referenziale sono usi <strong>di</strong> descrizionidefinite che portano con sè delle presupposizioni. Si noti che per Donnellan,a <strong>di</strong>fferenza che per Frege (si veda le <strong>di</strong>spense du Frege) sono gli usi delleespressioni che hanno delle presupposizioni, non le espressioni in sè.Le presupposizioni associate ai due usi delle descrizioni, comunque, sono<strong>di</strong>verse:• La presupposizione associata all’uso referenziale è che ciò cui si intenderiferirsi sod<strong>di</strong>sfi la descrizione• La presupposizione associata all’uso attributivo è che ci si almeno unin<strong>di</strong>viduo che sod<strong>di</strong>sfi la descrizione.Tale <strong>di</strong>fferenza spiega perchè:• nel caso referenziale è possibile il caso <strong>di</strong> una descrizione errata: nel casoreferenziale la presupposizione deriva dal fatto che una persona cerca <strong>di</strong>descrivere correttamente ciò cui intende riferirsi. In tal caso è possibileche lo scopo <strong>della</strong> comunicazione riesca (attirare l’attenzione su un certoin<strong>di</strong>viduo) anche se l’in<strong>di</strong>viduo in questione non sod<strong>di</strong>sfa la descrizionedefinita in questione.• nel caso attributivo non è possibile il caso <strong>di</strong> una descrizione errata: se unadescrizione è usata attributivamente, il parlante presuppone che sia vera <strong>di</strong>qualcuno, ma se nulla sod<strong>di</strong>sfa la descrizione, lo scopo <strong>della</strong> comunicazionefallisce: se si asserisce qualcosa non si <strong>di</strong>ce qualcosa <strong>di</strong> vero, se si or<strong>di</strong>naqualcosa, l’or<strong>di</strong>ne non può essere eseguito, se si domanda qualcosa alladomanda non si può dare risposta.5


La <strong>di</strong>fferenza tra riferimento e denotazione Si consideri una “variante”del caso <strong>della</strong> descrizione definita “l’uomo che beve il Martini”. Si consideri laseguente asserzione:(5) L’uomo che sta bevendo Martini laggiù è felice questa serae la si interpreti nel seguente scenario, in cui la descrizione definita è usatareferenzialmenteScenario 1: siete alla solita festa <strong>di</strong> amici; al tavolo dei tramezzini, vedeteun uomo con un bicchiere in mano che sembra molto felice; voi credeteche quel che sta bevendo sia Martini ma, <strong>di</strong> fatto, il bicchiere contienesolo acqua. Di fianco a lui, però, girato <strong>di</strong> spalle, c’è un altro uomo,che voi non avete assolutamente notato, che sta <strong>di</strong> fatto bevendo Martini.Quest’uomo sta bevendo Martini perchè, in effetti, è molto triste. Nonci sono altri in<strong>di</strong>vidui “laggiù” (nè, tantomeno, altri in<strong>di</strong>vidui che stannobevendo Martini)Il fatto che una descrizione sia usata referenzialmente o attributivamentenon gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> avere comunque la sua denotazione russelliana.Anche se in questo caso la descrizione definita “l’uomo che sta bevendoMartini” è usata referenzialmente essa è comunque dotata <strong>di</strong> una denotazione.Come sappiamo, per Russell, la denotazione <strong>della</strong> descrizione definita, anchenello scenario immaginato, è l’unico in<strong>di</strong>viduo che sta bevendo Martini; secondoun’analisi strettamente russelliana, quin<strong>di</strong>, la descrizione denota l’uomo girato<strong>di</strong> spalle e che non era nemmeno stato notato.Per l’analisi <strong>di</strong> Russell, quin<strong>di</strong>, quando <strong>di</strong>ciamo 5 nello scenario 1,<strong>di</strong>ciamo qualcosa <strong>di</strong> falso poichè l’unica persona che “laggiù” stabevendo del Martini non è felice. Per come abbiamo descritto lasituazione, con 5 nello scenario 1 stiamo invece parlando <strong>della</strong> personache, <strong>di</strong> fatto, sta bevendo acqua e stiamo <strong>di</strong>cendo una cosa vera(ossia che tale persona è felice). L’analisi <strong>di</strong> Russell assegnerebbe ilfalso a 5 solo sulla base dell’infelicità <strong>di</strong> qualcun altro <strong>di</strong> cui nessunostava parlandoSe nello Scenario 1, la relazione <strong>di</strong> denotazione russelliana collega la descrizionedefinita “l’uomo che beve Martini” all’uomo <strong>di</strong> spalle, allora la relazioneche lega “l’uomo che beve Martini” all’uomo che beve acqua non può essere larelazione <strong>di</strong> denotazione russelliana.Tale relazione sarà una relazione <strong>di</strong>versa, ossia la relazione <strong>di</strong> riferimento.Descrizione usate attributivamente e valore <strong>di</strong> veritàseguente esempio:Si consideri il(6) Suo marito è gentile con leie la si interpreti nel seguente scenario:Scenario: un uomo e una donna camminano lungo il viale, lui le offre il braccioed è molto gentile; la donna però è una zitella e l’uomo che l’accompagnanon è suo marito6


In questo caso le soluzioni potrebbero essere due:• quando affermo 6, riesco a riferirmi (per mezzo <strong>di</strong> “suo marito”) all’uomoche cammina insieme alla donna, ma quello che <strong>di</strong>co non è nè vero nè falso.• quando affermo 6, riesco a riferirmi (per mezzo <strong>di</strong> “suo marito”) all’uomoche cammina insieme alla donna e quello che <strong>di</strong>co è veroPer Donnellan, chi usa un enunciato che contenga una descrizione definitausata referenzialmente può <strong>di</strong>re qualcosa <strong>di</strong> vero anche se la descrizione non siapplica a nulla.Per Donnellan, è necessario <strong>di</strong>stinguere due aspetti:• il fatto che, asserendo 6 ed usando la descrizione “suo marito” referenzialmente,il parlante abbia asserito qualcosa <strong>di</strong> vero su una personaparticolare• il fatto che noi (che sappiamo che quell’uomo non è il marito <strong>della</strong> zitella)non saremmo <strong>di</strong>sposti ad usare le parole del parlante per <strong>di</strong>re la stessacosa.La nostra riluttanza ad usare le parole del primo parlante non sorge, perDonnellan, dal fatto che se le usassimo <strong>di</strong>remmo qualcosa <strong>di</strong> nè vero nè falso;il motivo è completamente <strong>di</strong>verso: se usassimo la descrizione “suo marito” perriferirsi a quell’uomo che è gentile con zitella pur sapendo che quell’uomo nonè suo marito violeremmo la presupposizione secondo cui quando un parlanteusa unua descrizione definita referenzialmente crede che ciò a cui si riferiscesod<strong>di</strong>sfi la descrizione.Una <strong>di</strong>stinzione importante è quin<strong>di</strong> la seguente; quando affermiamo unenunciato <strong>della</strong> forma “il P è F ” dove “il P ” è una descrizione definita:• se “il P ” è usato attributivamente non si può <strong>di</strong>re che affermando “il P èF ” <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> qualcuno o qualcosa che esso è F .• se “il P ” è usato referenzialmente si può <strong>di</strong>re che, affermando “il P è F ”<strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> qualcuno o qualcosa che esso è F , ossia attribuiamo a qualcunoo qualcosa la proprietà <strong>di</strong> essere F .In questo secondo caso, come abbiamo visto, un parlante riusce a <strong>di</strong>re qualcosa<strong>di</strong> qualcuno o qualcosa anche nel caso la persona <strong>di</strong> cui sta parlando, <strong>di</strong>fatto, non è un P (o non è l’unico P ). In questo caso, però, noi possiamo riformulareciò che è stato detto utilizzando una descrizione o un nome opportuni.Così, in 6, se è Jones la persona gentile con la zitella, potremmo <strong>di</strong>re che ilnostro interlocutore (colui che afferma 6) sta <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> Jones che è gentile conquella donna, e questo sembra essere qualcosa <strong>di</strong> vero.7

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