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VERSO UNA SCUOLA AMICA - Unicef

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<strong>VERSO</strong> <strong>UNA</strong><strong>SCUOLA</strong> <strong>AMICA</strong>DELLE BAMBINE E DEI BAMBINIPer ogni bambinoSalute, Scuola, Uguaglianza, Protezione


questo problema è necessario che si sviluppi una piùampia e coinvolgente cultura della solidarietà e della“cura”.La sinergia tra i programmi Città Amiche e ScuoleAmiche renderà possibile la nascita di nuove attivitàcon l’utilizzazione di competenze diverse, di risorseaggiuntive a quelle che sono disponibili alla singolascuola, di più forti capacità di intervento a livello nonsolo di singolo istituto, ma anche di rete di scuole,di quartiere e di città. Consentirà inoltre di stringererapporti e instaurare più facilmente un dialogo con lefamiglie e con tutti coloro che hanno un ruolo nellavita delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.Dalla sperimentazione alla praticaL’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanziada parte delle Nazioni Unite il 20 novembredel 1989 e la sua successiva ratifica da parte del Governoitaliano nel 1991 con la legge n. 176 costituisconoun momento fondamentale e caratterizzantedell’azione e del ruolo dell’UNICEF nel mondo e inItalia.Questo documento è da allora il punto di riferimentoe di guida prioritario per le scelte operativedell’UNICEF.Su queste basi l’UNICEF Italia costruisce il suorapporto di collaborazione con la scuola italiana,confermato e riconosciuto dal Protocollo di Intesasiglato con il Ministero della Pubblica Istruzione, dalriconoscimento quale ente accreditato alla formazionee dai numerosi Accordi con gli Uffici ScolasticiRegionali.L’UNICEF Italia si propone quindi come agenzia cheaccompagna la Scuola in un percorso di qualitàfondato sull’applicazione dei diritti sanciti dalla Convenzione,mettendo al servizio di operatori scolastici,insegnanti e alunni la sua esperienza e la suaprofessionalità rispettandone pienamente il ruoloautonomo e prioritario.Si tratta di un processo lungo che richiede tempoe competenze e che deve prendere l’avvio dallaConvenzione intesa come strumento attraverso ilquale riuscire a fotografare la realtà, comprenderele priorità e individuare delle strategie d’interventoladdove ve ne sia la necessità.La scuola rappresenta da sempre il luogo privilegiatodove bambini, bambine e adolescenti apprendono,condividono esperienze, si incontrano, studianoe dove trascorrono la maggior parte del loro tempo.Rivestendo un ruolo così importante la scuola deveessere “amica”, vicina cioè alle necessità e ai desideridi tutti coloro che la vivono. Fulcro di una scuolache può essere considerata amica è la qualità dellapartecipazione dei bambini e dei ragazzi all’internodei processi decisionali e delle attività scolastiche.Il percorso Verso una Scuola Amica delle bambinee dei bambini muove i primi passi a partire dall’individuazionedi quelli che sono i bisogni dei bambinie degli adolescenti che vivono la scuola. Perintraprendere questo percorso la proposta didatticadello scorso anno è stata incentrata su attività chemonitorassero l’effettiva applicazione dei diritti dell’infanzianel contesto formativo scolastico.Insieme agli insegnanti e agli alunni abbiamo provatoa individuare quali diritti, dichiarati dalla Convenzione,fossero meno vissuti dai bambini e dagliadolescenti nella loro personale esperienza quotidianaall’interno sia della scuola sia della comunitàche ruota intorno a essa.Pensare a una scuola fatta da chi vive la scuola èstato il punto di partenza del programma Verso una3


Scuola Amica ed è chiaro che essa potrà essere veramenteamica delle bambine e dei bambini quandoriuscirà in ogni ambito a mettere in pratica le normee i principi contenuti nella Convenzione.Il concetto di Scuola Amica è applicabile alle diverserealtà scolastiche ed è un processo concreto chedeve coinvolgere attivamente i bambini e i ragazzi etutti coloro che operano con e per loro.Ma concretamente in cosa consiste una scuola“amica” dei bambini?Senza dubbio è una scuola che accoglie le differenze,che favorisce una partecipazione attiva dei bambinie dei ragazzi e che prende in considerazione leloro opinioni. Inoltre è una scuola in cui la dirigenza,il personale docente e non docente, le famiglie ela comunità intera interagiscono per creare un contestoformativo ed educativo in cui gli alunni vivonopienamente la loro infanzia e adolescenza.Prendendo spunto dal modo di dire “anche il piùlungo cammino inizia sempre con un primo passo’”abbiamo elaborato il documento dei Nove passiverso una scuola amica: strumento necessario percontestualizzare e tradurre i diritti della Convenzioneall’interno del mondo scolastico.È chiaro come la strategia che identifica i Novepassi non rappresenti una rottura con le precedentiesperienze condotte dall’UNICEF – sia a livellonazionale che internazionale – o da altre Organizzazioniche lavorano con il mondo della scuola, ma neinterpreta una naturale evoluzione. Meta ultima delpercorso dei Nove passi è una scuola che non solotuteli e promuova i diritti dell’infanzia e dell’adolescenzama che riconosca i suoi alunni quali realisoggetti di diritto.Gli articoli di riferimento della Convenzione sui diritti dell’infanziaLa Scuola Amica delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi deve garantire il diritto diogni studente a:• Contribuire alle decisioni adottate nella propria scuola (art. 12)• Esprimere la propria opinione sulla scuola che vorrebbe (art. 12)• Partecipare attivamente alla vita scolastica e sociale (art. 13)• Avere accesso all’insegnamento primario, obbligatorio e gratuito (art. 28)• A un’educazione formativa, nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali (art. 29)• Essere incoraggiata/o ad accedere alle varie forme di insegnamento secondario (art. 28)• Essere aiutata/o a crescere (art. 6)• Incontrare gli amici e giocare (art. 31)• Un utilizzo ampio ma sicuro dell’informazione (art. 17)• Crescere nella legalità (artt. 29, 32-33)• Non essere discriminata/o (art. 2)• Essere protetta/o dallo sfruttamento e dalla violenza (artt. 32-38)4


NOVE PASSII Nove passi Verso una Scuola Amicadelle bambine e dei bambiniLa Scuola Amica delle bambine e dei bambini è una scuola dove la Convenzione sui dirittidell’infanzia è conosciuta nei suoi contenuti, ma soprattutto dove è messa in pratica evissuta quotidianamente, e per questo bambine/i e ragazze/i ne diventano protagonisti.Per intraprendere il percorso “verso” una Scuola Amica sono stati individuati Nove passi, tappe fondamentaliper il raggiungimento del nostro obiettivo. Ciascun passo traduce i diritti dell’infanzia nella realtà scolasticaprendendo in considerazione molteplici ambiti di intervento, come la qualità delle relazioni tra individuo e collettivitàe la qualità della partecipazione degli alunni nei processi decisionali e nelle attività scolastiche. Temi comele dinamiche dell’apprendimento, gli spazi e i tempi scolastici trovano il loro posto all’interno del cammino Versouna Scuola Amica. Infine un’attenta analisi dell’itinerario seguito permetterà una prima auto-valutazione delpercorso compiuto.Avvicinarsi sempre di più ad una Scuola Amica significa analizzare attentamente ogni passo e metterlo in praticain tutte le sue sfaccettature. Seppur pensati con una logica consequenziale, i Nove passi possono anche esserecompiuti prescindendo dalla loro collocazione formale nel percorso. Tuttavia la reale partecipazione degli studentisarà raggiunta se il percorso verrà completato.NOVE PASSI1. La scuola delle differenze e dellasolidarietà: accoglienza e qualità dellerelazioni sono al centro della vitascolasticaLa Scuola Amica è la scuola interculturale pereccellenza.È una scuola sensibile alle differenze, dove si attuanoi principi di solidarietà e di uguaglianza, eche si impegna a garantire l’effettivo rispetto deidiritti di ogni bambino, senza alcuna distinzionedi genere, religione, provenienza, lingua, opinione,cultura.Deve essere in grado di promuovere azionidi solidarietà, campagne di sensibilizzazione,progetti di sostegno ai Paesi del Sud del mondo,e di riflette sulle condizioni di emarginazione eesclusione del Sud e del Nord del mondo.2. Partecipazione attiva dei bambini:ascoltare le loro opinioni e prenderle inconsiderazione nei processi decisionaliQuesta è l’essenza del processo di costruzionedi una Scuola Amica: informare, coinvolgere ibambini e rispettare le loro opinioni ed esperienzericonoscendoli come soggetti di diritto conpari opportunità. A tal fine sarà necessario unapproccio relazionale basato sull’ascolto attivo,5


NOVE PASSIche si fonda sui seguenti obiettivi: sviluppare unatteggiamento favorevole all’accoglienza delleopinioni diverse; capacità di affrontare i dissensicome occasioni per esercitarsi nella gestione deiconflitti; migliorare la consapevolezza della propriae dell’altrui intelligenza emotiva; sviluppareuna consapevolezza dell’alto grado di complessitàdella realtà in cui viviamo.Gli insegnanti dovrebbero partecipare a unpercorso formativo sui temi dell’ascolto attivo,della partecipazione e dell’esclusione (i comportamentidei bambini non sono immediatamenteleggibili, specialmente in un’ottica multiculturale),e accanto alla formazione dei docenti, siprospettano momenti di formazione rivolti a tutticoloro che lavorano nel mondo della scuola (personalenon docente e amministrativo, famiglie,ecc.). Gruppi di bambini vengono consultati permonitorare l’andamento del processo partecipativo,ma anche per monitorare e allertare la comunitàsu episodi o processi in atto di violazionedei diritti. In questo caso la presenza degli adultiformati e informati si fa decisiva.3. Protagonismo di bambine/i e di ragazze/inell’apprendimentoAl centro delle attività della Scuola Amicac’è il miglioramento degli aspetti legatialla qualità dell’istruzione. Adottare tuttigli strumenti possibili per accrescere lamotivazione e l’interesse (da favorire attraversometodologie come ad esempio il problemsolving), coinvolgere direttamente i bambininell’operatività (con la valorizzazione delladidattica laboratoriale), rinforzare positivamentel’apprendimento, responsabilizzando gli allievi eincentivando il lavoro individuale e di gruppo.Si renderà inoltre necessario sfruttare appienoil rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazionee della comunicazione, senza tralasciare laglobalità dei linguaggi corporei ed espressivi.In una Scuola Amica, l’apprendimento e lacostruzione della conoscenza non sono soltantoprocessi mentali del singolo, ma processi di crescitaglobale della personalità di ciascun allievoe della classe nel suo complesso.4. Lo spazio organizzato a misura deibambiniLo spazio e il tempo sono organizzati e gestiti inmodo che, tramite l’esperienza, le conoscenze ele abilità acquisite dall’alunno si trasformino incompetenze.Nella gestione attiva dello spazio e del tempouna Scuola Amica può affrontare cambiamentisignificativi: la gestione partecipata dello spazioè possibile, interessante e facilmente valutabile.Lo spazio deve evidentemente prevedere luoghicreativi, di gioco, di laboratorio, con quellecondizioni spazio-temporali che favorisconoil formarsi negli allievi delle competenzetrasversali che strutturano e orientano le scelte,gli atteggiamenti, i comportamenti.Le competenze trasversali si acquisiscono sel’attività si svolge in spazi organizzati in modoidoneo, se si concedono tempi adeguati, se cisono le condizioni per una certa autonomia dimovimento, di aggregazione, di spostamento,di articolazione dei tempi di lavoro (il tempo tracoetanei, il tempo dell’ozio, ecc.).Ecco perché un’attenzione architettonica è importante,ma anche una struttura antiquata può6


NOVE PASSIessere fatta diventare uno spazio vissuto, piacevole,familiare, l’esatto contrario dei non-luoghitra i quali anche la scuola spesso si colloca.5. Il patto formativo costruito con lacollaborazione condivisa delle famiglie edi tutte le componenti scolasticheLa Convenzione sui diritti dell’infanzia riconosceun ruolo chiave alla famiglia, come diretta responsabilenell’offrire ai bambini l’orientamentoe i consigli adeguati all’esercizio dei diritti che glisono riconosciuti (art. 5).È quindi di fondamentale importanza che la famigliae tutte le componenti scolastiche (personaledocente, non docente e amministrativo oltre ai ragazzi,naturalmente) partecipino alla formulazionedi un patto formativo ispirato alla Convenzione.Ogni politica e ogni programma scolastico dovrebberoquindi promuovere la condivisione delleresponsabilità dei genitori, delle famiglie e di tutticoloro che operano a favore dell’infanzia e dell’adolescenza,e riconoscere alle famiglie un ruolorilevante per portare all’interno della scuola quellecompetenze e quei saperi propri del mondo lavorativoformale e informale da esse rappresentato.6. Una strategia cittadina per l’infanziain coordinamento con il programmaCostruire Città Amiche delle bambine e deibambiniAttraverso attività che sono già in corso (comequella delle Città Amiche, le varie attivitàdidattiche dell’UNICEF nelle scuole e i progettilegati alla legge 285/1997 e successivamente alla328/2000) si può migliorare in modo significativola vita degli under 18. La strategia deveprevedere la creazione di un legame profondotra i giovani cittadini, il territorio e l’ambiente,esterno e interno alla scuola, in cui essi vivonocon l’obiettivo di sperimentare concretamente ilprocesso di cittadinanza attiva.La Scuola Amica diventa un luogo aperto alloscambio e al confronto con il proprio territorio,sensibile ai cambiamenti sociali e culturali; unnodo importante di una rete per l’infanzia e l’adolescenzache lavora a fianco delle Associazioni,dei centri sportivi, delle altre scuole e dei centri diaggregazione giovanile (CAG).Affinché la teoria si trasformi in pratica la strategiadovrà essere conosciuta da tutti coloro chene sono coinvolti. Deve essere disponibile perle bambine e i bambini, tradotta in linguaggi eforme appropriate e accessibili per chi lavora cone per loro.7. Una scuola capace di progettareLa Scuola Amica elabora annualmente un progettocoerente e sostenibile per perseguire gliobiettivi dei Nove passi.Perché ciò succeda la scuola saprà individuarein maniera partecipativa i problemi, gli ostacoliche si frappongono al successo formativo degliallievi e ricercare le soluzioni a questi problemi,tenendo conto dei limiti reali e delle possibilitàeffettive del mondo scuola e del contesto in cuiessa opera, compresi i vincoli finanziari.8. Una convenzione pubblica: il Protocollodella Scuola AmicaSi tratta di un documento pubblico della scuola checonsideri e programmi le attività delle Scuole Ami-7NOVE PASSI


NOVE PASSIche, garantisca i diritti dei bambini e permetta losviluppo di buone pratiche in modo non frammentario.Tale protocollo, redatto dalla scuolastessa, avrà la funzione di una “carta di identità”dell’Istituto. La condivisione a tutti i livelli di questoprotocollo, attraverso attività di formazione,sarà un elemento fondamentale per garantirne ilrispetto e l’attuazione.9. Auto-valutazione: un rapporto annualesulla condizione dell’infanzia nellaScuola AmicaLa Scuola Amica attiva un costante controllo dellaqualità della vita scolastica attraverso processidi verifica e valutazione messi in moto dagli insegnanti,con strumenti adeguati e con momenti diverifica insieme agli alunni.Questo processo richiede la stesura di un rapportoannuale che dovrà fotografare la situazioneesistente e misurare i progressi compiuti, nonsenza sottolineare le carenze e le discriminazioniIl rapporto dovrà inoltre essere preparato e pubblicatoin tutte le forme che lo rendano realmenteaccessibile.Per valutare come e quanto una scuola possa caratterizzarsicome Scuola Amica, sono stati individuatidei criteri univoci e valutabili in relazione a ciascunodei Nove passi.Tali criteri permetteranno di valutare l’effettiva applicazionedei principi contenuti nella Convenzione.Il cammino dei Nove passi Verso una Scuola Amicainfatti non può essere avviato se non attraverso unquadro di indicatori qualitativi e quantitativi cheaiutino a comprendere come e quanto in una scuolasiano rispettati i diritti degli under 18.La definizione degli indicatori per sua natura harichiesto il coinvolgimento da parte dell’UNICEF, diesperti nel campo dell’educazione, di coloro chenella società operano con i bambini, delle scuole,delle famiglie e naturalmente dei bambini stessi.Il documento definitivo degli indicatori sarà disponibileper tutte le scuole che intraprenderanno ilpercorso Verso una Scuola Amica.La RETE della partecipazioneSul sito www.unicef.it nell’area Scuolaamica gli insegnanti e i ragazzi che aderirannoal programma Verso una Scuola Amicadelle bambine e dei bambini potrannocondividere i processi e gli stimoli di altricolleghi sul territorio nazionale attraverso unaCommunity.Inoltre nell’area appositamente riservata agliindicatori si potrà accedere al documentoche consentirà di valutare quanto la propriascuola sia veramente amica delle bambine edei bambini.8


Progettazione partecipataUna strategia educativa per costruire una Scuola Amica delle bambine e deibambiniL’UNICEF da diverso tempo ha focalizzato la sua attenzione sul tema della partecipazione dei bambini e deiragazzi, nella considerazione che la vera partita di questa nostra epoca dovrà essere giocata non solo “per”,ma “con” i bambini e gli adolescenti.Questo capitolo si concentra sui processi che coinvolgono concretamente i bambini e i ragazzi nella progettazionee si rivolge in particolare agli educatori che intendono avviare un percorso dove tutti possanopartecipare pienamente alla progettazione di un’attività: uno spazio fisico interno alla scuola, o uno spaziodel territorio fuori dalla scuola, o magari un tempo nella settimana, o un percorso didattico.La progettazione partecipata è un intervento che si propone di migliorare una situazione sociale attraversola sua comprensione, e si fonda su un coinvolgimento attivo di tutti e di ciascuno, sulla base delle loro proposte,idee, desideri e bisogni. Affinché un’attività di progettazione partecipata risulti significativa e coerenterispetto ai Nove passi Verso una Scuola Amica, è necessario rispettare alcuni criteri d’intervento:A loro la scelta: i ragazzi devono esserecoinvolti fin dall’inizio basandosi sulle loroesperienze quotidianeÈ importante partire da ciò che già si conosce perdefinire l’oggetto della propria ricerca-azione:lavorare sull’ambiente conosciuto dai bambini edalle bambine, partendo dai loro racconti e dallaloro personale visione, in modo che possanosentirsi pienamente coinvolti nella modifica dellapropria realtà.Tutti inclusi: ognuno apporta un contributoe ogni contributo è utile al progettoTutti sono soggetti attivi e portatori di proprie idee,bisogni e proposte. Ogni proposta ha pari dignità epotere di incidere sul cambiamento.La progettazione partecipata è un laboratoriocreativo che, attraverso una comunicazione efficacee meccanismi di accesso alle informazioni per tutti,permette a ciascuno di essere pro-attivo. Dà vocealle differenze ed è organizzata in modo da favorirela partecipazione di chi ha “diverse abilità”.Gioco: il risultato dell’attività è serio eimportante, ma si realizza giocando edivertendosiLa progettazione partecipata costruisce un contestoin cui viene attivata la creatività di tutti i soggetticoinvolti. Le modalità per attivare la creativitàsono diverse, dai giochi cooperativi all’uso deidiversi linguaggi (corporeo, mimico, ecc.), dailaboratori esperienziali alle tecniche di training, ecc.Importante è darsi l’occasione di cercare rispostenuove e differenziate.9


La comunità educativa: coinvolgere tutti isoggetti che possono dare un contributoNella progettazione partecipata è fondamentaleindividuare quali soggetti sono attivi o dovrebberoessere coinvolti. Se pensiamo, per esempio, diriprogettare lo spazio mensa della scuola, sarànecessario coinvolgere anche il personale docentee non docente, chi rifornisce il punto ristoro, ecc.Ovvero tutti i soggetti coinvolti nell’oggetto dellanostra ricerca (famiglie, scuole, istituzioni, societàcivile). La progettazione partecipata è un percorsoche si sviluppa e si amplia includendo tutti.Risultati creativi e concreti: cosa ècambiato davvero e in quale direzioneUn progetto partecipato è il risultato di un percorsoma crea a sua volta un cambiamento.I risultati devono poter essere monitorati e valutati.Soprattutto devono poter essere socializzati sia nelpercorso sia nel prodotto.I metodi di lavoro per realizzare la partecipazionesono molti e dipendono dal territorio in esame,dalle finalità, dall’età dei ragazzi.Così dipenderanno dalle risorse e dalle esperienzepregresse della scuola, dal tessuto socialein cui la scuola opera, dall’articolazione e losviluppo dato alle attività previste dal progetto,dall’organizzazione dei laboratori realizzati, dalleforme di comunicazione scelte.Ove vi siano le possibilità, l’attività progettata potràassumere il carattere di una vera e propria ricercaazione.L’importante è che i ragazzi partecipino conun ruolo di protagonisti, maturando la consapevolezzadelle competenze raggiunte.Come organizzare un lavoro diProgettazione partecipata in classe:le fasi di un percorso possibilea) Identificazione del problemaÈ consigliabile partire da ciò che i ragazzi sentonocome privazione o come diritto non garantitoall’interno del contesto scolastico, e uno spaziodi ascolto reciproco delle loro narrazioni puòcostituire un valido inizio.Subito dopo avviene la presa di contattocon l’oggetto della ricerca-azione sceltocollettivamente: il luogo, con la sua storia anchesociale, per come è vissuto dalle esperienzequotidiane dei ragazzi stessi. Cominciare daivissuti dei ragazzi orienterà la ricerca versoqualcosa di vicino ai loro interessi: solo in unsecondo momento si raccoglieranno idee,concetti, progetti. È un momento molto delicatoma può evitare che sia l’insegnante a orientaregli alunni in misura determinante.b) Confronto nel tempo e nello spazioScelto un oggetto di ricerca, sarà interessanteconfrontarlo nel tempo e nello spazio con altrioggetti simili: il cortile della scuola con altricortili scolastici, con altri cortili non scolastici,con un cortile di Luanda o di Rio de Janeiro, conil cortile dei genitori o dei nonni.Questa semplice attività comparativa offre airagazzi una relativizzazione del proprio punto divista e la scoperta di chiavi di lettura altrimentipoco visibili.10


c) Le voci altreUna fase successiva è la ricerca e l’ascolto deipunti di vista di persone che in qualche modofrequentano quello spazio.Particolare cura va presa nel coinvolgere eascoltare da un lato le persone che hannouna posizione sociale debole – le categorie“senza voce” - e dall’altro coloro che vengonoriconosciuti dalla classe come esperti dellequestioni.d) MappaturaA questo punto il gruppo è pronto per dareuna forma alle proprie ricerche: una mappaconcettuale, una cartina, grafici semplici ecreativi possono essere utilizzati allo scopo.Normalmente queste trascrizioni figurative delproblema possono facilitare il sorgere di nuoviconcetti prima ignorati e a evidenziare la naturasistemica dei problemi.Allo stesso tempo però aiutano i ragazzi aidentificare le singole problematiche e fissaredelle priorità di intervento: focalizzarsi su unaprecisa area aiuta a imparare ad affrontare unproblema.e) Interviste e partnershipPrima di procedere può essere divertente edefficace intervistare altre persone per avere moltie diversi punti di vista sulle scelte che sono statefatte (chi intervistiamo? come li scegliamo?).Vengono quindi analizzati i problemi e ifabbisogni attraverso discussioni, feste, mostre,questionari, interviste, e mediante laboratorie giochi di ruolo si esaminano i diversi puntidi vista possibili. I ragazzi possono inventaresemplici giochi di ruolo per dare valore alleposizioni meno condivise, per ragionare attornoai punti di forza delle proposte non selezionate, esui punti di debolezza della proposta scelta.Quindi si approfondisce la conoscenza deipossibili partner locali, dei bisogni e dellepossibili strategie. Individuando le opportunitàdi collaborazione con soggetti pubblici e privatie di attivazione di partenariati territoriali: sievidenziano i conflitti, si coinvolgono enti eistituzioni, si valutano le risorse economiche e sicerca, infine, la soluzione complessivamente piùinteressante.f) L’azioneTutto è pronto per l’azione. La fase di ricerca avràsenz’altro consentito ai ragazzi di individuare nonsolo il campo dell’azione ma anche la direzionedell’intervento.Essersi soffermati con mappe, grafici, cartine,aver ascoltato interviste, averle valutate nellaclasse, sono tutti elementi che renderannol’intervento una logica e facile conseguenza dellafase di studio.Gli interventi potranno quindi essere i piùdiversi: ci sarà chi si è concentrato su un’aula,chi su uno spazio interno o sul cortile, chi saràuscito nel quartiere, in una piazza, in una via, inun parco.Sarà bene ricordare come sia più appassionanteper i ragazzi fare micro progetti fattibili in pochesettimane piuttosto che macro progetti che sisviluppano nei mesi o negli anni, e come i piùpiccoli in genere siano molto più interessati aiprocessi che ai prodotti finali (che dovranno11


essere trattati come un modo per valorizzare iprocessi, e non viceversa).g) La valutazioneCome ogni progetto, i risultati che si voglionoottenere dovranno avere le caratteristiche della:Fattibilità: i suoi obiettivi possono essereraggiunti attraverso le attività previste, sulla basedelle risorse e del contesto in cui si interviene.Efficacia: attiva il cambiamento.Impatto: la capacità del progetto di risolvere,attraverso gli effetti prodotti dalle diverse attività,i problemi individuati.Sostenibilità: la capacità della comunitàeducativa di riprodurre e consolidare icambiamenti introdotti dal progetto.Il progetto viene valutato sulla base dei risultatieffettivamente conseguiti e descritto nellefasi essenziali del processo (procedura). In talmodo sarà possibile individuare le linee per losviluppo futuro dei processi di progettazione.Efficienza: il rapporto tra risultati concreti erisorse utilizzate.La RETE della partecipazioneNell’area Scuola Amica sul sitowww.unicef.it sarà disponibile unamostra multimediale in cui potranno esseredepositati i lavori elaborati sulla progettazionepartecipata. Questo strumento consentiràun confronto e uno scambio di procedure emetodologie rendendo ancor più efficace larete della partecipazione.12


Strumenti e suggerimenti metodologiciMETAPLANQuesto metodo di facilitazione si basa sulla raccolta di opinioni dei partecipanti, sulla loro organizzazione inblocchi logici fino alla formulazione di piani di azione dove vengono evidenziati i problemi rilevati e le possibilisoluzioni. In quanto tecnica di discussione visualizzata, il metaplan prevede l’utilizzo e la messa a disposizioneper tutti i partecipanti di una serie di materiali di lavoro: rotoli di carta, figure geometriche piane di carta condiversi colori e dimensioni, pennarelli colorati, fogli precostituiti ad esempio con assi cartesiani, reti, schemi adalbero, liste graduate, ecc.Attraverso questi strumenti viene visualizzato tutto il processo di lavoro del gruppo. Il lavoro è articolato inriunioni in plenaria e in sessioni operative nelle quali sotto-gruppi di più piccole dimensioni analizzano aspettispecifici sul tema e propongono idee e soluzioni.Alla definizione del piano d’azione si arriva attraverso una serie di passi:• Il docente o il moderatore esterno spiega il programma di lavoro e definisce gli obiettivi.• I partecipanti sono invitati a esprimere le loro opinioni in merito al tema su cui si lavorerà e ascriverle su dei fogli di carta colorati che saranno attaccati sulle pareti e quindi visibili a tutti.• Successivamente si procederà ad associare le opinioni espresse individualmente in base allaloro affinità e ad aggregare le persone in sotto-gruppi di lavoro i quali avranno il compito dianalizzare, far emergere i problemi, proporre idee, offrire soluzioni relativamente all’aspetto sucui si è scelto di lavorare.• Il lavoro dei sotto-gruppi sarà riportato in riunione plenaria dove si arriverà alla definizione diun piano d’azione che sarà scelto con una votazione.PIANO DI AZIONE (Action Planning)Il Piano di azione è un metodo di progettazione partecipata che può essere utilizzato per individuare i bisogni edefinire i problemi presenti in una scuola o una classe. Presupposto indispensabile è che venga fatto attraversoil contributo di tutti i soggetti interessati, poiché conoscono i disagi, li affrontano quotidianamente e possonoarrivare quindi a formulare le soluzioni adeguate.Tutte le opinioni e idee vengono espresse da ciascun partecipante utilizzando personalmente dei foglietti adesivida attaccare su dei cartelloni.Ci sono alcune regole molto semplici e chiare che devono essere esplicitate all’inizio:• Tutti possono contribuire.• Tutti i punti di vista hanno lo stesso peso o valore.• Tutto quello che è scritto resterà anonimo• Seguire le istruzioni degli insegnanti o di eventuali facilitatori.• Scrivere un’opinione per ogni foglietto adesivo.• Scrivere con grandi lettere e poche parole.Si ricostruisce l’immagine che gli alunni hanno del proprio contesto evidenziando gli aspetti positivi e negativi.Poi si invitano i partecipanti a esprimere delle previsioni sui cambiamenti che interesseranno la scuola e laclasse e sugli effetti attesi, anche qui: sia vantaggiosi che svantaggiosi.L’ Ultima fase che potrebbe definirsi come l’obiettivo conclusivo consiste nell’individuare alcune azioni chepermettano di promuovere gli aspetti positivi e prevenire quelli negativi. Si utilizzano di solito 3 o 4 sessioni dilavoro per definire un piano d’azione.13


APPENDICERacconti di esperienzeNumerose scuole hanno già realizzato attività e progetti aderendo al programma Versouna Scuola Amica.Riportiamo qui di seguito alcune di queste esperienze. Si tratta di percorsi realizzati indiversi contesti educativi sul tema dei diritti che non si limitano soltanto ad analizzare,studiare e promuovere la Convenzione sui diritti dell’infanzia, ma hanno creato lecondizioni affinché i ragazzi potessero viverla e condividerla.Nel raccontare tali esperienze è stata scelta una forma narrativa che desse rilievo aiprocessi e alle relazioni nate durante lo svolgimento di queste iniziative.A Scuola a PiedibusDirezione didattica Quartucciu, Cagliaridi Renata CoronaIl progetto Piedibus (pullman a piedi) è nato comeproposta di Free Cagliari, un’associazione delterritorio, agli insegnanti che lo hanno condiviso conentusiasmo.I bambini sono stati invitati dalle insegnanti a rifletteresulla strada che devono percorrere ogni giornoper arrivare a scuola. La maggior parte dei bambininon ricordava il percorso, se non qualche punto diriferimento. Divisi in piccoli gruppi hanno discussosul perché non ricordassero il percorso. Una delleragioni emersa frequentemente è che il percorso erasempre fatto in macchina e di gran fretta, ciò nonpermetteva loro di memorizzare le strade e conoscereil loro quartiere. Aiutati dagli insegnanti hannolavorato sulle cartine della città e ricostruito i percorsi,mentre un gruppo (composto dai più grandi)curava un sondaggio all’interno di tutta la scuola suipercorsi casa-scuola-casa. Arrivati tutti alla conclu-14


sione che i percorsi erano comunque brevi anche apiedi e che i tempi erano più o meno gli stessi, vistoil traffico nelle ore di “punta”, i bambini insieme alleinsegnanti hanno valutato la possibilità di andare apiedi a scuola tutti insieme. Si sono fatti emergerei punti critici come ad esempio che le strade sonoconcepite più per le macchine che per i pedoni, chei marciapiedi sono inesistenti, insufficienti le striscepedonali pochi i semafori pedonali e, come se nonbastasse, gli zaini sono troppo pesanti per i ragazzi.Ma sono stati valutati anche gli aspetti positivi comel’opportunità di fare una passeggiata tutti insiemeprima di entrare a scuola, conoscere luoghi nascostidel quartiere, mettere in pratica le lezioni di educazionestradale, conoscere e studiare i personaggi a cuisono dedicate vie, piazze e monumenti.Per i Piedibus però erano necessari comunque degli“autisti adulti”. È così che si è deciso di coinvolgerei genitori, a cui i bambini hanno sottoposto unquestionario da loro redatto in classe nei lavori digruppo per coinvolgerli nel progetto. I genitori hannorisposto in massa e con entusiasmo dando la lorodisponibilità due volte al mese per fare da accompagnatoridel Piedibus. Ma le strade restavano comunquepoco percorribili a piedi e i bambini hannochiesto un incontro con l’amministrazione locale perdiscutere del percorso. Il responsabile della percorribilitàstradale durante l’incontro a cui hanno partecipatoalunni, genitori e insegnanti, ha ascoltato conattenzione tutte le richieste dando piena disponibilitàper risolvere i problemi più semplici. Per i casi piùcomplessi lo stesso responsabile si faceva carico dipresentarli al Consiglio comunale affinché ci fosseun impegno per una soluzione più celere possibile.L’amministrazione ha inoltre messo a disposizioneper ogni bambino del Piedibus un giubbino rifrangente,ha esposto per le strade dei cartelli di “fermataPiedibus” e infine ha coinvolto dei vigili urbani perseguire il percorso.Finalmente il Piedibus è partito: il traffico vicinoalle scuole è diminuito, i bambini arrivano a scuolaentusiasti e soddisfatti delle cose che scoprono tuttii giorni nel loro percorso. Ora in classe si discute diun altro piccolo particolare: gli adulti non conosconoo non rispettano il codice della strada, come farglielocapire?La scuola che vorrei, una scuolaper amicaScuola elementare “Collodi” di Sant’Ilario,Reggio Emiliadi Orlando GhirardiLa maestra Maria Grazia mi riceve con grande cordialitàe mi introduce nella sua classe di 24 bambinee bambini e della scuola elementare Collodi aSant’Ilario di Reggio Emilia. Come sempre, il primoimpatto è di grande vivacità e aspettativa da partedella classe che mi mette subito a mio agio. Noto unnumero pressoché uguale di bambini e di bambine,tra loro sei sono di origine straniera. Ci sono tutti gliingredienti per fare insieme un ottima esperienza divita scolastica.Mi presento e chiedo anche a loro di fare altrettantomentre do a ciascuno un adesivo con l’illustrazionedi un bambino che regge un pannello con l’acronimodell’UNICEF, quasi come fosse un nuovo nome daaggiungere al proprio.“Oggi vogliamo imparare insieme un nuovo vocabolo– inizio – molti di voi lo conoscono già, ma lo vogliamocapire fino in fondo. Questo nuovo vocaboloè ‘partecipazione’. Vi chiedo di esprimere attraversoun disegno il significato di questa parola secondo15


voi.” Movimento tra i banchi, veloce collezione difogli, matite, colori, temperini, gomme. In un attimotutti sono chini sul proprio foglio, assistiti qua e làdalla sollecita maestra. Immaginazione e creatività allavoro. I più veloci presto alzano la mano per portareil proprio foglio colorato. Diamo a tutti il tempo necessario.Quindi dico ai ragazzi: “Ora, ognuno di voi,verrà qui davanti alla cattedra, mostrerà alla classe ilsuo disegno e lo spiegherà.”Gli alunni si susseguono orgogliosi del proprio lavoro.Intanto scrivo sulla lavagna i significati di “partecipazione”espressi in ciascun disegno, mettendoun segno vicino a quelli ribaditi. A questo punto, laclasse, conferma la formulazione collettiva condivisadi “partecipazione”. Essa comprende questi aspettiprincipali: “giocare insieme, aiutarsi a fare i compitie nelle difficoltà, andare a fare la spesa con i genitori,intervenire nei discorsi dei genitori e degli adulti ingenere ed essere ascoltati, passare il tempo liberocon amici…”.Gli alunni sono ora consapevoli di quanto importantesia per la loro vita e per la loro crescita averespazi e opportunità di partecipazione. Sono contentie sorpresi quando dico loro che la partecipazione deibambini è riconosciuta e sancita come diritto da undocumento ufficiale loro dedicato: la Convenzionesui diritti dei ragazzi.Dopo una breve presentazione della presentazionee della storia e della Convenzione, propongo aglialunni l’attività “Le categorie dei diritti” tratta dal kitdidattico dell’UNICEF “Nessuno escluso” e chiedoloro di raccogliere tutti insieme i diritti che riteniamofacciano parte del diritto alla “partecipazione”.Da questa attività gli alunni riescono a evidenziareche il diritto alla partecipazione si esprime e si realizzaattraverso il diritto ad avere una propria opinioneed esprimere il proprio parere, il diritto ad essereascoltato, di ricevere, raccogliere e diffondere informazioni,il diritto ad avere degli amici.A questo punto invito gli alunni a riflettere sulla lorovita scolastica e a farsi questa domanda: in quali spazi,tempi, argomenti, attività, modalità si sono sentiticoinvolti, hanno svolto un ruolo da protagonista,è stato chiesto il loro parere, è stata affidata a loroqualche responsabilità. Chiedo loro di mettere periscritto in un foglio la risposta che poi consegnerannoalla maestra e che, se vorranno, potranno leggereai compagni di classe.Il compito crea una qualche perplessità. Il soccorsodella maestra scioglie le domande più varie e leesitazioni. Qualcuno è già pronto con le risposte, altrili seguono a breve. Alla fine appare questo quadro:ai primi posti di “partecipazione” attuata troviamol’attenzione alle lezioni in classe, i giochi durante l’intervallo,le ricerche di gruppo, i compiti fatti assieme16


ai compagni, gli spettacoli organizzati in occasione dieventi speciali.Merita una citazione speciale quanto scritto da unodi loro: “A me non interessa essere protagonista soloio. Secondo me dovremmo essere tutti protagonisti,per poter dare la parola a tutti, così non ci sarebbeuno che è d’accordo su una cosa e l’altro no. Perquesto, per fare ogni cosa con la scuola e alla scuolami piacerebbe che fossero consultati tutti.” Questaosservazione puntuale e intelligente ci porta spontaneamenteal passo successivo.Dopo aver descritto le esperienze di partecipazionegià vissute dagli alunni nella loro scuola, faccio oraloro questa domanda: in quali momenti, situazioni oquestioni della vita scolastica essi vorrebbero esserepiù protagonisti in futuro, sia con i compagni checon gli insegnanti? A questa domanda chiedo chela classe risponda discutendone in piccoli gruppi,scegliendo solo tre proposte per ogni gruppo. Ognigruppo sceglie il suo rappresentante che riferirà allaclasse. Movimento di sedie e di banchi. Un po’ discompiglio… qualche domanda inevitabile di chiarimento,poi tutto si ricompone e si può iniziare. Unbisbiglio abbastanza rumoroso si diffonde nella classe.Qualche voce sovrasta sulle altre. La discussionerisulta coinvolgente. È necessario un piccolo sforzoper creare un ambiente sufficientemente tranquilloda consentire ai gruppi di lavorare. In ordine dimaggiore consenso avuto, queste sono le proposte/richieste emerse: decidere insieme ai compagni eagli insegnanti quali materie fare ogni giorno; avereun migliore rapporto con i compagni di classe, conoscerlimeglio tutti ed essere da tutti accettata/o neigiochi e nelle attività scolastiche; avere più opportunitàdi intervenire in classe durante le lezioni; averemomenti di colloquio libero, informale e amichevolecon gli insegnanti; programmare e attuare programmipiù ampi di attualità, ad esempio sulle guerre e lapace, sulla libertà e sui diritti delle persone per capiremeglio il passato e il tempo in cui viviamo.Siamo alla conclusione provvisoria del nostro primobreve percorso insieme. Abbiamo appurato e descrittoun tassello importante di una scuola come i bambinila vorrebbero, e non solo loro: una scuola dovepoter partecipare attivamente e responsabimente,una Scuola Amica di insegnanti e alunni!Il linguaggio dei dirittiScuola Media “Tito Minniti”, Napolidi Maria RotunnoIl programma dell’UNICEF “Verso una Scuola Amica”,avviato nell’anno scolastico 2006/07, mi ha permessodi attuare un progetto intitolato “Il linguaggio deidiritti” in tre classi della scuola media che ha visto lapartecipazione attiva di tuttigli allievi compresi i diversamenteabili.Dopo aver esaminato inclasse il poster della ruotadei linguaggi abbiamodeciso insieme di approfondirei nove diritti indicati edi individuare il decimodiritto, quello mancante:il diritto Jolly. L’approfondimentol’abbiamodeterminato grazie alla letturaselezionata degli articolidella Convenzione sui dirittidell’infanzia. Tali articoli,correlati ai diritti di voltain volta esaminati, hanno17


permesso agli allievi di prendere coscienza in primisdell’esistenza della Convenzione, e in un secondomomento dello stato di attuazione della stessa negliambienti a loro familiari.Dopo aver esaminato i nove diritti, i miei alunni hannoconcordato all’unanimità di rappresentarli graficamente,superando anche la difficoltà di non saperben disegnare pur di non scrivere relazioni!Ho proposto loro, poi, la visione del film All theinvisibile children che hanno seguito con molta attenzione,acquisendo una coscienza sempre maggioredei diritti violati dell’infanzia; a ciò ha fatto seguitoun semplice brainstorming. Il nostro percorso èproseguito con l’individuazione del decimo diritto, ildiritto Jolly. Interessante per il team di docenti cheha collaborato al progetto è stata questa fase del lavoro,in quanto gli allievi hanno individuato il dirittomancante con spontaneità, sincerità, fantasia e crudaanalisi della realtà, spaziando dal diritto all’igieneal diritto allo sport. Successivamente abbiamo lettoe commentato ogni diritto Jolly insieme agli autori,proponendoci di sottoporre tale lettura anche ai“grandi che governano il paese”. Dopodiché ci siamoconfrontati per verificare quali dei diritti analizzatinelle precedenti fasi di lavoro fossero violati nelproprio quartiere e nella propria famiglia. Anchegli allievi più reticenti, meno disponibili al dialogoeducativo, hanno partecipato con interesse all’individuazionedel diritto “meno esercitato” negli ambientia loro più vicini. Questo perché le parole “diritto”,“partecipazione”, “solidarietà”, sono state calate nellaloro realtà, quella in cui vivono, assumendo signifi-18


cati e connotati più concreti. Per la prima volta questiragazzi hanno percepito la scuola “amica”, chiedendomidi proseguire tale progetto, ma ormai eravamogiunti a maggio, occorreva raccogliere e assemblarel’intero lavoro. Per un’ora alla settimana, per circa seimesi, hanno accantonato anche le proprie intemperanzee inquietudini, per dare origine a momenti diampia riflessione che li ha resi coscienti dei propridiritti e ha consentito a me e alle mie colleghe diosservarli sotto una luce diversa, sono apparsi piùindifesi di quanto il loro abituale atteggiamento vuolfar intendere.L’ultima fase di tale percorso è stata determinatadalla presentazione del lavoro sui diritti, da parte dialcuni allievi, a tutti i compagni e docenti della scuola,durante la mostra di fine anno scolastico e allapresenza del Dirigente scolastico. Qualcuno di loroha già dichiarato che da “grande” vuol fare il volontarioper l’UNICEF!Scuola in pediatria1° circolo didattico, ModenaAzienda Ospedaliero Universitaria di ModenaUnità Complessa di PediatriaProf. Fiorella Balli Direttore Unità Complessa di PediatriaLa scuola ospedaliera è il reale riconoscimento deidiritti sanciti dalla Costituzione e dalle normative chetutelano la solidarietà a favore dei più deboli.Il diritto alla salute, in senso lato e non solo strettamente“terapeutico”, si riferisce al significato dibenessere globale che comprenda gli aspetti psicologicie affettivo relazionali del bambino.Ecco perché il diritto all’istruzione, al gioco, allasocialità e all’assistenza sono inalienabili e lo sono amaggior ragione per i bambini malati che non devonointerrompere il loro naturale processo di crescita.Uno dei punti di forza della nostra scuola è sicuramentela tessitura di relazioni costruite sulla retedi solidarietà, sia all’interno che all’esterno dellastruttura ospedaliera e conseguentemente quello dicoordinamento e collaborazione con tutti gli operatori,gli enti e le associazioni di volontariato che operanoper i bambini della pediatria e dell’oncoematologiapediatrica. Abbiamo pensato di realizzare unascuola in ospedale per garantire il diritto allo studiodei bambini, anche come metodologia di supportoe sostegno del cosiddetto “ritorno alla normalità”dopo un trauma.È chiaro quanto siano importanti il gioco e lo studioper la ripresa dei piccoli pazienti.Dunque la scuola in reparto è pensata come unascuola aperta al confronto, al dialogo, all’interazionefra le diverse figure professionali e di volontariato.L’abbiamo realizzata grazie a un gruppo di lavoro checoopera con la preoccupazione comune del benesserepsico-fisico del bambino malato e della suafamiglia.Questa scuola che si realizza non dentro un edificioscolastico ma nella struttura ospedaliera, rivede emodifica il proprio operato e il ruolo stesso degliinsegnanti. Loro per primi imparano a operare all’internodi due cornici: flessibilità e discontinuità, divenendomediatori tra scuola dentro e fuori l’ospedale,facilitatori di relazioni all’interno e all’esterno dellaclinica pediatrica e supporto emotivo alle famiglie.In questo modo la scuola diventa “speciale” nonnell’accezione del termine legata al non comune, nonnormale ma in quella di speciale nel senso qualitativo.È una scuola di qualità. La scuola in ospedalenon gode esclusivamente dello spazio fisico dell’aulae dei banchi ma si allarga anche allo spazio circostan-19


te, permea tra i letti e i comodini, tra gli infermieri ei dottori e spesso qualche camice bianco si colora ditempere e acquarelli.Le attività musicali e le rappresentazioni teatrali conpupazzi realizzati dagli alunni-pazienti, il serviziodi prestito di libri e giochi tra le stanze di degenza,responsabilizza e motiva i piccoli pazienti agevolandoanche il rapporto con le famiglie che affrontano la malattiadei figli anche con il sostegno di psicologi.Grazie a Teodora, la biblioteca della divisione di Pediatriache mette a disposizione circa un migliaio traromanzi, poesie, fumetti, CD rom per bambini e guidedi puericultura per i genitori, abbiamo attivato unprogetto di lettura nelle stanze. Nati per leggere è unprogetto internazionale che favorisce la lettura ad altavoce da parte dei genitori ai bambini fin dalla primissimaetà.È stato possibile realizzare la nostra scuola in ospedalegrazie alla collaborazione fra le scuole di appartenenzadel bambino, il Circolo Didattico del territorio,altre scuole ospedaliere, molte associazioni e soprattuttol’Azienda ospedaliera stessa.Tutto questo dimostra come i principi stabiliti dallaConvenzione sui diritti dell’infanzia debbano e possanotrovare concretezza in un ambito scolasticodel tutto particolare, quello dell’ospedale, affinché ilriconoscimento dei diritti dei bambini e delle bambinesi realizzi in qualsiasi situazioni essi si trovino.La RETE della partecipazionePer consentire un confronto e una riflessione alivello nazionale circa le esperienze di qualitàin ambito educativo, l’area Scuola amica delsito www.unicef.it ospiterà altri esempi di“buone pratiche” come quelle qui riportate.20


IndiceVerso una Scuola Amica delle bambine e dei bambini .................................................................................... p. 1L’UNICEF per i diritti dei bambini e degli adolescenti................................................................................. p. 1Il programma Verso una Scuola Amica delle bambine e dei bambini ...................................................... p. 1La Scuola Amica nell’ambito dei programmi dell’UNICEF......................................................................... p. 2Dalla sperimentazione alla pratica ............................................................................................................... p. 3I Nove passi Verso una Scuola Amica delle bambine e dei bambini............................................................... p. 5Progettazione partecipata ................................................................................................................................... p. 9Come organizzare un lavoro di Progettazione partecipata in classe: le fasi di un percorso possibile ... p. 10APPENDICE Racconti di esperienze ................................................................................................................... p. 1422


La Scuola Amica delle bambine e dei bambini è una scuola dove la Convenzione sui diritti dell’infanzia è conosciutanei suoi contenuti, ma soprattutto dove è messa in pratica e vissuta quotidianamente.Per intraprendere il percorso “verso” una Scuola Amica sono stati individuati Nove passi: tappe fondamentali peril raggiungimento dell’obiettivo. Ciascun passo traduce i diritti dell’infanzia nella realtà scolastica prendendo inconsiderazione molteplici ambiti di intervento, come la qualità delle relazioni tra individuo e collettività e la qualitàdella partecipazione degli alunni nei processi decisionali e nelle attività scolastiche.L’UNICEF Italia con questa agile pubblicazione propone un percorso di qualità fondato sull’applicazione dei dirittisanciti dalla Convenzione, mettendo al servizio di operatori scolastici, insegnanti e alunni la sua esperienza e la suaprofessionalità rispettandone pienamente il ruolo autonomo e prioritario.Per ogni bambino24Salute, Scuola, Uguaglianza, Protezione

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