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IL CALITRANOperiodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioniSpedizione in abb. postale comma 20/C Legge 662/96 Filiale di FirenzeANNO XVIII - NUMERO 9 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 1998VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANORAFFORZARE LE BASI DELLA FIDUCIALA TENTAZIONE DELLA DISPERAZIONEBisogna abbandonare ogni forma di immobilismo e superare l’incapac<strong>it</strong>à di fare scelte,per dare respiro e concretezza alle nostre parolen un tempo come il nostro, acrimonio-frustrato e frustrante si avverte e siIso,respira, un clima di profonda confusionee smarrimento che prima di essere crisidi fede è essenzialmente crisi di ragionee di pensiero; è turbamento che riguardasoprattutto i grandi valori che hannoispirato per secoli il cammino del nostropopolo e nei quali aveva trovato un<strong>it</strong>à,pur nelle sue metamorfosi, la civiltà dicui siamo eredi.Persuasi, come siamo, che avere unachiara coscienza del proprio tempo nonesiga una complic<strong>it</strong>à con lo stesso, prendiamoavvio dal senso di precarietà e disfiducia, di risentimento e irr<strong>it</strong>azione perl’acclarata carenza delle ist<strong>it</strong>uzioni,appesant<strong>it</strong>e da una mediocre burocraziache costa troppo e non produce nulla;dalle inquietudini e le tensioni di unmondo che cambia velocemente; dallacrescente e sempre più preoccupantedisoccupazione, che viene affrontataancora una volta con provvediment<strong>it</strong>ampone incapaci di rimuovere le causeprofonde del triste fenomeno; da tutti ifurbastri, gli ipocr<strong>it</strong>i, e tutta quella geniadi burattini e saltimbanchi di cui è pienala scena della nostra società; per restareletteralmente allib<strong>it</strong>i di fronte all’allarmentefrequenza di fatti che, alle sogliedel terzo millennio, ci umiliano, ci frustano,offendono gravemente la dign<strong>it</strong>àumana: ci riferiamo ai due gravi episodiavvenuti – fra l’indifferenza generale –presso due scuole elementari <strong>it</strong>aliane,dove due bambine sono state r<strong>it</strong>irate, unaperché ebrea e l’altra salvadoregna, divenuteoggetto di pesante, insopportabileed incivile scherno da parte degli altribambini; e all’altra inqualificabile vicendapresso la scuola di Secondigliano,dove persino i bambini hanno atteggiamentida boss.È evidente che trattandosi di bambininon sono colpevoli, ma sono certamenteil frutto di una distorta e spregiudicataeducazione, anche indirettamenteo inconsapevolmente impart<strong>it</strong>a;è vero che la famiglia è molto cambiatadal secondo dopoguerra, con un mododi vivere i cambiamenti non sempre“consapevole” e dove la costanza dellegame, quando l’affetto viene a mancare,è vissuta come una insopportabileipocrisia; e anche perché non tutti sannoaffrontare i mutamenti e farli diventaremotivo per rinsaldare l’affetto e affrontarerapporti meno squilibrati, più liberie autonomi.Ma questo non può essere un alibiper restare indifferenti di fronte ad unasempre più accentuata recrudescenza difatti che disconoscono alla famiglia quelruolo di protagonista che le appartiene,con la tutela e la promozione del dir<strong>it</strong>todi ciascuno a vivere in condizioni direale dign<strong>it</strong>à personale e sociale.Ci sono, inoltre, chiari sintomipreoccupanti e causa non marginale diun grave crollo morale, perché alle antichepiaghe della miseria, della fame,delle malattie endemiche, della violenza,se ne aggiungono altre, dalle modal<strong>it</strong>àined<strong>it</strong>e e dalle dimensioni inquietanti,come l’inaud<strong>it</strong>a ferocia dei “moderninegrieri” che traghettando – alla streguadi animali, e in condizioni di assolutainciviltà – migliaia di disperati incerca di libertà e di lavoro, non ci pensadue volte a buttare a mare i bambini(anche di pochi mesi) per ricattare igrandi, derubandoli di tutto il loro avere.Non possiamo rischiare l’assuefazionecolpevole alla ripetizione dellepiù gravi violazioni dei dir<strong>it</strong>ti umani,né possiamo condividere le odierne tendenzedi deresponsabilizzazione dell’uomoverso il suo simile, di cui sonosintomi, tra l’altro, il venir meno dellasolidarietà verso i membri più debolidella società – i bambini, gli ammalati,gli immigrati, gli anziani – e l’indifferenzache spesso si registra nei rapporticon gli altri, anche quando sono ingioco valori fondamentali come lalibertà e la pace.Oltre a varie s<strong>it</strong>uazioni di violenza,di odi, di contrapposti interessi, cheinducono gli uomini ad aggredire altriuomini con omicidi, guerre, stragi egenocidi, esiste una profonda crisi dellacultura, che ingenera scetticismo suifondamenti stessi del sapere e dell’eticae rende sempre più difficile cogliere conchiarezza il senso dell’uomo, dei suoidir<strong>it</strong>ti e dei suoi doveri.È perciò necessario, per affrontarele sempre nuove sfide che incontriamosul nostro cammino, ricostruire – conl’ausilio fattivo e fecondo dei giovani– quel tessuto morale e sociale checolmi il pericoloso vuoto di valori chesi è venuto a creare, sicuri che la veralibertà non è indifferenza o abbandono,nei confronti di chi ci vive accanto, maal contrario, promuovere momenti didialogo, di profonda e sincera comunicazione,di costante assunzione diresponsabil<strong>it</strong>à, di condivisione, di valorizzazionedella persona, divenendocosì un dono per l’uman<strong>it</strong>à e una testimonianzacristiana forte che rispetta,perdona, fa ver<strong>it</strong>à, non abbandona nelmomento della prova, riscatta, redime,salva.Infatti, solo chi ha fede vive tutte ledimensioni della propria v<strong>it</strong>a alla lucedella Parola, vigilando attentamente difronte all’insorgere della cultura dell’odioe della morte, con la cultura dellapace che si “costruisce” respingendosul nascere ogni forma di razzismo e diintolleranza e realizzando la civiltà dell’amoree della ver<strong>it</strong>à con l’aperturaall’accoglienza dell’altro, estesa ai rapport<strong>it</strong>ra i popoli, fra le nazioni e le culture.Perciò, bisogna uscire verso tutti gliuomini perché il nostro personaleimpegno fattivo diventi “presenza”nella massa, e per non rischiare dilasciare fuori della porta i più deboli, ipiù bisognosi, i più poveri, occorreridestarlo in coloro nei quali si è spento,rinvigorirlo in coloro che vivononell’indifferenza, farlo scoprire allenuove generazioni, e continuamenterinnovarlo in quelli che tiepidamentevogliono impegnarsi, ma senza sufficienteconvinzione.Raffaele Salvante3


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998XVII FIERA INTERREGIONALEDI CALITRICal<strong>it</strong>ri, 30 agosto 1998. Fiera Interregionale di Cal<strong>it</strong>ri, prima dell’inaugurazione.Anche quest’anno la Fiera di Cal<strong>it</strong>riha potuto contare su una nutr<strong>it</strong>apartecipazione di espos<strong>it</strong>ori che hannooccupato gli stand a disposizione, e suuna vastissima massa di vis<strong>it</strong>atori cheper una intera settimana hanno setacciatoogni angolo della Fiera, tra questianche la nostra persona, interessata piùCal<strong>it</strong>ri, 30 agosto 1998, opera in ferro battuto diPietro Lettieri.che altro, agli stend con prodotti locali.Ci ha colp<strong>it</strong>o il fatto che uno deglistend che ha polarizzato l’interesse e lacurios<strong>it</strong>à di moltissimi vis<strong>it</strong>atori eraquello dove erano esposti prodotti artigianaliin ferro battuto.Dai superbi velieri a vele spiegate,alla maestos<strong>it</strong>à del contadino che ara laterra con la sua materia aggrumata, tormentata,percorsa da rutilanti ed agribagliori, al serafico volto di Padre Piodove senti una med<strong>it</strong>azione più sofferta echiusa, dove la fragil<strong>it</strong>à del corpo contrastacon la durezza del metallo con leluci fredde che esso promana, coi segnigrafici che percorrono la faccia; circola,insomma, in queste opere un’ombra euna luce magnetiche con la sensazioneche sembrano strutturati in abbreviazioniessenziali, “tirati fuori” a colpi di luceda un fondo buio, carico di misterioseallusioni.È lo stand dove espone Pietro Lettieri,originario di Rapone (PZ) ma dacirca trent’anni residente a Cal<strong>it</strong>ri, unartista fatto in casa, perché fin dall’età dicinque anni ha segu<strong>it</strong>o le tecniche paterneche gli hanno trasmesso quel sentireraffinatissimo e preciso, quella passioneper il proprio lavoro che trasmettenelle sue opere con un taglio sempre elegante,sobrio e raffinato ma deciso econsolidato nella sua tecnica.Un artista che non ha avuto la v<strong>it</strong>afacile sotto nessun aspetto, ma che hasaputo e voluto credere nella sua arte,raggiungendo un grado di vera finezza edi provata esperienza che lo hannoimposto all’attenzione di tutti coloro chesono venuti a contatto con i suoi pregevolilavori.Numerose sono state le mostre personalidel Lettieri, a Cal<strong>it</strong>ri nell’80, aFirenze, Monaco di Baviera, Vieste sulGargano, a Roma ha partecipato allamostra il Gladiatore d’oro, classificandosifra i primi cinque, sempre confortatodall’amicizia di personaggi di famacome Celentano, Rivera, L<strong>it</strong>tle Tony,Enzo Tortora (che lo aveva inv<strong>it</strong>ato apartecipare alla trasmissione “Portobello”),Mino Re<strong>it</strong>ano, Piotti ex portiere delMilan e dell’Avellino, che è stato anchetestimone al matrimonio di Lettieri, ToniSantagata ed altri ai quali Pietro ha resogentile omaggio delle proprie opere.Uomo ed artista di grande semplic<strong>it</strong>àed umiltà, ecco, dunque, una personal<strong>it</strong>àartistica unica ed eloquente che sisa dare un messaggio grande e profondocome gli abissi dell’animo umano. Gliuomini, che sanno fare questo sonoveramente pochi.Il CronistaLeone Concetta per la gioia dei suoi gen<strong>it</strong>ori.4


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOCal<strong>it</strong>ri, 6 settembre 1998, sesta Festa dell’Emigrante, organizzata dall’AssociazioneRomana dei Cal<strong>it</strong>rani, con un vivace e variopinto sfolgoriodi costumi e di festa.Cal<strong>it</strong>ri, si è svolta tra il 16 ed il 23 agosto la terza edizione del Torneodi calcetto delle Compagnie, che ha visto la v<strong>it</strong>toria – come ormai diconsueto – della squadra sponsorizzata dal Bar Jolly, che l’ha spuntatasu dodici squadre partecipanti; in alto da sinistra: pres. Michele Cerreta,Roberto Caposela, Vincenzo Bozza, Canio De Nicola, MicheleMaffucci, Giovanni Galgano; in basso da sinistra: Luca Zampaglione,Luca Russo,Vincenzo Di Milia,Antonello Cirminiello.Cal<strong>it</strong>ri, agosto 1998, torneo di calcetto di “Compagnie” la squadra diArtigiani, da sinistra:V<strong>it</strong>o Acocella (faton’), Luciano Del Cogliano (pappanucc’),Canio Galgano (u’ marmista), Giovanni Di Roma (chie, chieppa),e Canio Rainone (u’ f’rnar’).Cal<strong>it</strong>ri 1998, una giornata fra vecchi amici che si sono incontrati adistanza di tempo ( qualcuno di loro si è incontrato dopo 47 anni) dasinistra: Giovanni Gautieri (m’naciegghj’) sta in Belgio,Angelo Lettieri(z’mm’ron’), Angelo Lettieri, cugino del primo (z’mm’ron’), Canio Fastiggi(canchion’), Pietro Caputo (cacapatan’).DALLA SVIZZERAncora una volta i cal<strong>it</strong>rani in Svizzera hanno voluto strabilia-con una festa che, ne siamo convinti, ha sorpreso bene-Arevolmente tutti: iniziata nella tarda serata di sabato 26 settembre,con la cadenza usuale di questi incontri, pian piano si è giuntiall’esaurimento dei posti in sala, e dopo una breve fase introduttivadedicata al rendiconto sull’operato dell’Associazione, si èentrato nel vivo della festa, e accompagnati dall’ottima musica diun ben affiatato complesso è iniziata la cena.Chiamarla “cena” è ingiustamente riduttivo, perché è iniziata unaininterrotta catena di portate annaffiate da ottimo vino della “V’sc’-glieta”, ha davvero fatto meraviglia, non tanto per l’abbondanza e laqual<strong>it</strong>à, quanto per l’enorme lavoro che ha richiesto ad uno sparutogruppo di persone, prevalentemente donne, (Franca, la cuoca –Alfreda – V<strong>it</strong>o – Antonietta – Maria Teresa – Giuseppe – Maria) allequali va tutto il mer<strong>it</strong>o dell’ottima riusc<strong>it</strong>a e alle quali va il sent<strong>it</strong>o edoveroso ringraziamento di tutti, ma in particolar modo del Com<strong>it</strong>atodel Ticino, che esprime il proprio riconoscimento alle signore, checon il loro lavoro hanno dato un contributo fondamentale alla riusc<strong>it</strong>adella festa, che tra danze, canti e portate si è felicemente protratta finverso le ore 3 del mattino di domenica.Come sempre, non è la sola musica, non è il solo mangiare che fala buona riusc<strong>it</strong>a di una festa, ma quello spir<strong>it</strong>o particolare di fraternacomunione, che rinsalda i vincoli di una comune origine.Lugano, 26 settembre 1998. Festa dei Cal<strong>it</strong>rani in Svizzera, da sinistra:V<strong>it</strong>o De Nicola, vice-sindaco V. Fierravanti, Franco e Antonietta Ricciardi,Raffaele Salvante,Antonio Zarrilli, Leonardo Martiniello; sotto:Giuseppe Russo,V. Fatone, Giuseppe Gautieri e C. Fatone.La domenica seguente il direttore del Cal<strong>it</strong>rano, i coniugi Zarrillie i coniugi Martiniello, sono stati osp<strong>it</strong>i della famiglia di Giuseppinae Giovannino Maffucci che in qual<strong>it</strong>à di ormai provetti“anf<strong>it</strong>rioni” hanno offerto un pranzo con i fiocchi.5


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998DALLA GERMANIAGermania, Freiburg, ai coniugi Canio Pastore e Monika Klinger che il14.12.1998 hanno festeggiato le nozze d’argento, giungano i nostri piùsinceri auguri.Germania, Freiburg, a Giovanni Zabatta e Elvira Pecci giungano lenostre felic<strong>it</strong>azioni per i loro 25 anni di matrimonio, festeggiati il01.09.1998.DAL VENEZUELAVenezuela 1964, in piedi da sinistra:Vincenzo Cicoira, Francesco DiGuglielmo, Salvatore Ramundo, Concetta Borea, Pasquale Cicoira,Vincenzo Di Napoli, seduti: Antonio Stanco, Lucia Fastiggi, GiuseppeRamundo, Rosa Tuozzolo, Concetta D’Angola.DAGLI USALa riunione dei Cal<strong>it</strong>rani d’America, dove la famiglia Nicolais è presentefino alla 5ª generazione.Venezuela, 1958 da sinistra: Salvatore Ramundo, che ha costru<strong>it</strong>o questoufficio, Marzial Pereira, Crisalide Linare e Br<strong>it</strong>to.CalendarioCal<strong>it</strong>rano 1999Anche quest’anno l’Associazione Romana deiCal<strong>it</strong>rani ha provveduto a stampare la terza edizionedel Calendario Cal<strong>it</strong>rano; chi è interessatopuò telefonare al n. 06/69.94.06.52 oppurefare un fax alla cortese attenzione del dott.Antonio Cicoira 06/69.92.31.25 chiedendonela spedizione ed accollandosi le spese postali.6


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOP. G ERARDO CIOFFARI O. P.Famiglia e beneficenzaa Cal<strong>it</strong>ri fra il ’500 e il ’700I Cicoira e il loro Monte di Pietà1. La famiglia nella storiografia.ella recente storiografia si sta facendo sempre più strada la sen-verso le vicende e la genealogia delle famiglie. Il fattoNsibil<strong>it</strong>ànon nasce soltanto dal desiderio di qualche “discendente” di riandarealla ricerca del suo albero genealogico (fatto di per sé più cheencomiabile), ma anche dalla presa di coscienza che una storia completadi una c<strong>it</strong>tà non è possibile senza gli archivi delle famiglie piùrappresentative. Infatti, oggi la storia è sempre meno sensibile allegrandi battaglie e ai grandi eventi, e sempre più vuole avvicinarsi allav<strong>it</strong>a quotidiana di un popolo.Sol<strong>it</strong>amente, l’indagine sulla propria famiglia è tutt’altro chefacile, sia perché non tutti i libri dei battesimi si sono conservati siaperché questi “antenati” non sono spesso originari del paese stesso.Per cui si creano delle interessanti ramificazioni che portano adallargare la visuale almeno ai paesi lim<strong>it</strong>rofi se non proprio alla Provinciao al capoluogo della regione.In questo studio non voglio procedere all’albero genealogico diuna famiglia cal<strong>it</strong>rana, ma studiarne le vicende nella v<strong>it</strong>a del paese.L’idea mi è venuta leggendo un opuscolo che si trova in una miscellaneagentilmente messami a disposizione dall’amico Elio Pastore.Trattasi di un allegato ad un processo dal t<strong>it</strong>olo: Per Angiolantonio, eReginia Cicoira e suoi fratelli D. Salvatore, e Giuseppe NicolaCicoira. Consigliere Commessario Signor D. Ippol<strong>it</strong>o Porcinari,scr<strong>it</strong>to da Michele Tozzoli e pubblicato a Napoli nel 1772.Non è facile trovare di questi allegati a stampa tanto dettagliati, edato che la famiglia Cicoira è solidamente affermata a Cal<strong>it</strong>ri sin daiprimi del Cinquecento, mi sembra opportuno prenderla come esempiodi una famiglia medio-alta e mettere in rilievo le iniziative e ilmodo di vivere.2. Il ’500: tra cappellanìe e Monti di pietà.Le notizie principali su questa famiglia per quanto riguarda <strong>it</strong>empi più lontani sinora documentati possono trarsi dal mio volumesu Cal<strong>it</strong>ri. Uomini e terre nel Cinquecento, Bari 1996.Il primo Cicoira che abbia (a mia conoscenza) una documentazionestorica è il Salvatore menzionato nei “Cap<strong>it</strong>oli della Baglivadei danni” del 1558 1 . Il 19 giugno di quell’anno firmavano i suddettiCap<strong>it</strong>oli il sindaco Scipione Gatto e i quattro eletti: Ortensio Zampaglione,Donato Russo, Salvatore Cicoira e Leonardo Cialeo (quest’ultimocol segno di croce perché non sapeva scrivere).Gli eletti, nell’organizzazione comunale del tempo, erano un po’quello che sono oggi i consiglieri comunali. Il Salvatore in questioneera dunque uno degli eletti in un momento di notevole cresc<strong>it</strong>a economicadel paese, il che sta a dimostrare che almeno dalla prima metà delCinquecento la sua famiglia si era distinta per spir<strong>it</strong>o d’iniziativa.Documentati sette anni dopo (Sacra Vis<strong>it</strong>a di Alfonso Gesualdodel 1565), ma sicuramente più anziani di Salvatore erano un Ricciardo(variante di Riccardo?) Cicoira e un Cola (Nicola). Il primo èmenzionato a propos<strong>it</strong>o di un legato a favore della Confratern<strong>it</strong>a delNome di Gesù, ed è detto esplic<strong>it</strong>amente quondam (cioè defunto). Illegato, infatti, è curato dagli eredi 2 .Molto probabilmente era allora già morto anche Cola Cicoira,anche se nel 1565 si parlava di suoi terreni confinanti con quelli dellaprincipessa di Venosa in contrada Piano Selvagio. Altri terreni avevaalla Calcara vecchia, oltre a quelli alla Costa della Fontana. Unindizio che anche questo Cola fosse già deceduto è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalfatto che il suo nome è fatto quasi come int<strong>it</strong>olazione del terreno,mentre proprietaria appare una sua erede: La herede de Cola deCicoira possede una terra de tomola circa 25, confine la strata de loPonte, la strata de la Fontana e la strata che va alla Calcara et a loMolino. Forse è lui (ma potrebbe essere anche Ricciardo) il Cicoiramenzionato nello stesso documento per un lasc<strong>it</strong>o: che se dica unamessa cantata per l’anima sua lo anno 3 .Un altro rampollo della famiglia Cicoira era Donato, che ab<strong>it</strong>avamolto probabilmente al Furno de la Pesterola, ed aveva terreni allaValle de Santa Maria oltre che nei pressi de lo Vallicello 4 . Un altroancora è Giovanni Antonio, possessore di una deserta a la Canneta 5 .Ma il Cicoira più autorevole della seconda metà del Cinquecentosembra essere stato Giuseppe. Durante la Vis<strong>it</strong>a del Cardinal Gesualdoegli si presentò insieme a un Giovanni Maffucci come “eletto egovernatore” sia della cappella che della confratern<strong>it</strong>a del Nome diGesù. Nello stesso contesto egli è detto nobile e detentore della cappelladi S. Maria Incoronata nella chiesa di S. Canio. Infatti talecappella è detta de iure patronatus nobilis Ioseph Cicoira et fratrum,e lo stesso Giuseppe esibì la bolla di fondazione della cappellania, lecui rend<strong>it</strong>e principali venivano da terre a li Cap<strong>it</strong>uli 6 .Non vi sono elementi sufficienti per determinare chi fossero ifratelli, ma è probabile che qualcuno degli altri tre noti Cicoira lofosse: Donato (che però potrebbe essere il figlio), Giovanni Antonioo Salvatore.Dopo una v<strong>it</strong>a abbastanza intensa e produttiva Giuseppe, sentendoavvicinarsi la fine o comunque per mettere ordine nelle questioni diered<strong>it</strong>à, il 27 settembre 1564 (o 1594) aveva chiamato il notaio eaveva fatto testamento. Dopo aver nominato eredi i suoi tre figliDonato (stesso di sopra?), Francesco e Mercurio diede disposizioniaffinché diversi beni fossero f<strong>it</strong>tati in modo da ricavare un migliaio diducati l’anno, da non toccarsi per dieci anni, dopo di che sarebbeentrato in funzione un Monte di Pietà. La gestione l’avrebbero avutadue esponenti della famiglia scelti dalla Curia arcivescovile di Conza.Questi però sarebbero stati solo amministratori, in quanto i beneficiarierano rigorosamente stabil<strong>it</strong>i, vale a dire le donne discendenti direttamentedai suddetti figli (e poi quelle dicendenti dai figli dei figli ecosì via) come pure i figli nasc<strong>it</strong>uri dai detti suoi figli et heredi chevorranno studiare in legge o filosofia. In particolare i mar<strong>it</strong>aggi eranocost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da 300 ducati ciascuno alle figlie femine che nasceranno dasuoi figli et heredi, cioè quelle che perverranno a mar<strong>it</strong>o. Quando glieredi morivano senza figli naturali o leg<strong>it</strong>timi, o con figli che morivanoprematuramente in pupillare etate, i mar<strong>it</strong>aggi tornavano al PioMonte. Per gli studenti invece c’era la distinzione fra quelli che studiavanolegge (ai quali andavano 40 ducati l’anno per cinque anni) equelli che studiavano filosofia (40 ducati annui per sette anni) 7 .7


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998“preambolo” sped<strong>it</strong>o alla Curia Arcivescovile di Conza per ottenere,come si è detto, il nulla osta per entrare nell’amministrazione delMonte di Pietà 11 . La cosa è alquanto curiosa, e fu giustamente messain rilievo dai Cicoira di Montemilone. Sembra infatti che Salvatoreebbe Marco quando aveva ancora la non più verde età di 69 anni.Purtroppo non abbiamo gli elementi per illustrare la vicenda di questatarda patern<strong>it</strong>à, ignorando se si fosse sposato tardi, o se la madredi Marco fosse la sua seconda moglie. Certo è che, nello stendere lagenealogia, le generazioni sembravano poche per giustificare unintero secolo. Invece, il particolare della tarda patern<strong>it</strong>à di Salvatore,rende ragione del fatto.4. Il ramo di Venosa e MontemiloneCal<strong>it</strong>ri, 26 aprile 1998, i coniugi Cestone Francesca e Gallucci Vincenzohanno felicemente festeggiato i loro 50 anni di matrimonio. Felic<strong>it</strong>azionivivissime.3. I Cicoira nel SeicentoI discendenti di Giuseppe Cicoira dovettero aver assimilato beneil suo insegnamento, poiché ai primi del Settecento il suddettoMonte di Pietà andava ancora a gonfie vele, tanto da susc<strong>it</strong>are l’interessedi un altro ramo dei Cicoira, quelli di Montemilone. AlcuniCicoira di Montemilone, infatti, presentarono istanza al Sacro Consiglioaffinché fossero riconosciuti quali principali beneficiari delMonte di Pietà, essendo i veri discendenti del famoso Giuseppe,mentre i Cicoira di Cal<strong>it</strong>ri non erano altro che intrusori nella sudettaAmministrazione.Grazie a questa lunga causa possiamo venire ad una buonaconoscenza dell’albero genealogico dei Cicoira.Il Tozzoli, difensore della linea cal<strong>it</strong>rana, fece quindi una ricercae trovò che nel 1608 si sposò una Angiolella Cicoira la quale, perpoter beneficiare del Monte di pietà, dovette produrre tre testimonidei più prossimi quanto a parentela della famiglia Cicoira. Da tutto ilcontesto è chiaro che non si trattava di una discendente diretta, masolo di una discendente ex latere.Dalla stessa carta matrimoniale si evince che Giuseppe aveva unfratello di nome Antonio (il Giovanni Antonio della Vis<strong>it</strong>a?), dal cuifiglio Giovanni 8 nacque un Francesco che nel 1621 nel suo testamentonominava suoi eredi la moglie Perna Rabasca e il figlioLorenzo. La confusione nasceva dunque dall’esistenza agli inizi delSeicento di due Francesco Cicoira, il primo (morto prima del 1608)figlio del fondatore, il secondo (sposatosi nel 1621) figlio di Giovanni,a sua volta figlio di un Antonio, fratello del fondatore 9 .Restando ancora sul Francesco, figlio di Giuseppe, c’è da direche dagli stessi atti del 1608 si evince che al figlio diede il nome diGiuseppe, secondo una tradizione ancora oggi non del tutto scomparsa.Questo Giuseppe junior, probabilmente intorno al 1640 ebbeun figlio cui diede il nome di Salvatore. Dico probabilmente, poichéil Tozzoli , pur riferendosi ad una fede di battesimo e ad un pubblicoregistro, non menziona la data.C’è un indizio che lega questo Giuseppe di Francesco ai Cicoiradi un secolo prima e precisamente a Cola Cicoira (il che attesterebbela fondamentale parentela di tutti i Cicoira sinora menzionati).A propos<strong>it</strong>o di Cola si è detto che aveva delle terre alla Costa dellaFontana. Ora, è proprio lì che si trovava un giorno dell’anno 1659 ildetto Giuseppe quando fu aggred<strong>it</strong>o da certi malandrini e lasciatomorto nella campagna 10 .Da Salvatore, figlio del defunto Giuseppe, nacque intorno al1709 Marco Cicoira, come attestava la fede di battesimo, nonché ilSinora si è incentrata l’attenzione soprattutto su Francesco, figliodel fondatore del Monte di Pietà, e sui suoi discendenti (facili daseguire, avendo avuto egli un solo figlio, e così probabilmente isuoi discendenti fino a tutto il Seicento, e fino a Marco. Ma Francescoera solo uno dei tre figli di Giuseppe. Gli altri due erano Donatoe Mercurio. Quest’ultimo si trasferì ben presto a Venosa, ove ilpadre Giuseppe aveva non poche proprietà. Infatti, nel testamento sidistinguevano i beni di Cal<strong>it</strong>ri da quelli di Venosa.Mercurio volle dare il suo personale contributo al Monte diPietà, dotandolo di ulteriori mille ducati. Quindi apportò delle interessantimodifiche, mantenendo lo scopo precipuo dei mar<strong>it</strong>aggi, maprecisando che dovevano preferirsi le fanciulle povere delle famiglia.Le donne benestanti, invece, potevano accedere ai benefici delMonte solo in caso che il benessere dei Cicoira fosse ugualmentediffuso e non ci fossero donne povere. Anzi, volle aggiungere unapostilla importante. Prevedendo che potessero esserci degli annisenza donne da mar<strong>it</strong>are nell’amb<strong>it</strong>o della famiglia, dispose che nebeneficiassero le orfane di Cal<strong>it</strong>ri, purché siano donne honorate 12 .A Venosa Mercurio svolse una notevole attiv<strong>it</strong>à, ma pare cheavesse un solo figlio a continuare la sua opera. A questo figlio (comeaveva fatto il fratello Francesco a Cal<strong>it</strong>ri) diede il nome di Giuseppe13 . Sia questo Giuseppe di Mercurio († 1620), che il Giuseppe diFrancesco († 1659) ebbero come tutore tale Annibale Zelone diVenosa, il che sta ad indicare che la famiglia continuava a considerarsiun<strong>it</strong>a. Anzi, nel testamento del Giuseppe fondatore del Monte sidice che a Cal<strong>it</strong>ri i Cicoira seminavano poco orzo, in quanto quelloche si produceva a Venosa bastava sia per questa c<strong>it</strong>tà che per Cal<strong>it</strong>ri.È quest’ultimo un particolare interessante per comprendere chel’interesse per le cappelle e le confratern<strong>it</strong>e non faceva dei CicoiraI nonni Teresa e Vincenzo Metallo annunziano la nasc<strong>it</strong>a del loro 1°nipotino, avvenuta a Roma il 19.08.1998, a cui è stato dato il nome diFrancesco Maria, nato da Giancarlo Zarrilli e M.Antonietta Metallo.8


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOdei “clericali”. La loro concezione della v<strong>it</strong>a era impostata piuttostoin termini “aziendali”. Questo dosare la semina in modo razionale,sfruttando l’accordo col ramo dei Cicoira di Venosa, è davvero sintomaticodel classico adagio “minimo sforzo, massimo rendimento”.Si può quindi r<strong>it</strong>enere che i Cicoira non si fossero arricch<strong>it</strong>i perered<strong>it</strong>à o per nobiltà, bensì per spir<strong>it</strong>o imprend<strong>it</strong>oriale.Il Giuseppe di Venosa morì nel 1620, ben 39 anni prima del suoomonimo cugino di Cal<strong>it</strong>ri. Dopo di che (al momento) non abbiamoaltre notizie di questo ramo di diretti discendenti del Giuseppe “fondatore”.Il Tozzoli, infatti, tira fuori soltanto le notizie che possonorivelarsi utili a vincere la causa contro i Cicoira di Montemilone. Percui, dei tre figli di Giuseppe “fondatore” (Donato, Francesco e Mercurio),dà tutta la linea di Francesco, riporta solo poche notizie delfiglio di Mercurio (Giuseppe, † 1620), e nessuna del ramo di Donato.Il ramo di Montemilone non risaliva invece in linea diretta alGiuseppe “fondatore”, bensì al fratello Antonio. Da Antonio eranonati Giovanni e Donato, e mentre di quest’ultimo non si hanno notizie,del primo si conoscono i nomi almeno di tre figli: Nicola, Francescoe Angiolella. A continuare la linea dei Cicoira di Montemilonefu il secondogen<strong>it</strong>o Francesco, che nel 1621, facendo testamento,nominava suoi eredi la moglie Perna Rabasca e il figlio Lorenzo. Edanche qui il Tozzoli si ferma, poiché non ha alcun motivo per contestarela discendenza dei suoi oppos<strong>it</strong>ori dal suddetto Lorenzo. Daun’annotazione laterale manoscr<strong>it</strong>ta, apprendiamo però che questoFrancesco fece testamento nel 1621, ma morì soltanto nel 1633 14 .5. Il Settecento: la crisi della beneficenzaIl buon Giuseppe Cicoira morto verso il 1594 non avrebbe maiimmaginato che il Monte di Pietà da lui fondato avrebbe avuto fortunaresistendo agevolmente per oltre un secolo e mezzo. Durantetutto questo tempo dal fondo da lui ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o poterono attingere quas<strong>it</strong>utte le donne di casa Cicoira.Nel 1727 dovettero sorgere dei problemi nell’amministrazionedel Monte di Pietà, per cui gli amministratori designati dalla CuriaArcivescovile si recarono dal notaio Virgilio Palmieri e gli fecerocopiare ed autenticare il testamento di Giuseppe Cicoira 15 .Intorno all’anno 1750 beneficiari di questo Monte erano i figli diquel Marco nato, come si è detto, intorno al primo decennio delXVIII secolo. Questi erano Salvatore e Giuseppe, che erano anchegli amministratori, il loro fratello Angiolantonio e la sorella Reginia.Ma, quando tutto sembrava procedere pacificamente, ecco che laloro amministrazione venne contestata.Verso il 1760, a Napoli dinanzi al Sacro Consiglio si presentaronoun Carmine, un Giuseppe ed altri Cicoira, affermando di essereloro i veri discendenti di quel Giuseppe Cicoira di Cal<strong>it</strong>ri cheaveva fondato il Monte di Pietà nel 1594, mentre i Cicoira cal<strong>it</strong>ranierano degli “intrusi”. Chiedevano pertanto di privare i Cicoira diCal<strong>it</strong>ri del beneficio e dell’amministrazione del Monte, e di riconoscerlia quelli di Montemilone. Presentarono, a sostegno della lorotesi, una documentazione che dimostrava senza ombra di dubbio laloro discendenza da Francesco Cicoira, che aveva fatto testamentonel 1621, ed essendo questi figlio del fondatore, ecco dimostrato illoro dir<strong>it</strong>to sul Monte.Ovviamente la causa non si concluse lì su due piedi. Furonochiamati anche i Cicoira di Cal<strong>it</strong>ri, e precisamente i due amministratori.Ma questi si dimostrarono incapaci di documentare la lorodiscendenza da Giuseppe “fondatore”, per cui dopo una decinad’anni di dibatt<strong>it</strong>o processuale, i Cicoira di Montemilone la spuntaronoe in data 23 giugno 1772 vinsero la causa con questa sentenza:Xaverium, Paschalem, et Canium, Carminum, et Josephum, Gervasium,et Paschalem, ac Joannam Cicoira esse descendentes aqu(ondam) Josepho Cicoira Terrae Caletri, ac vocatos in Monte,Cal<strong>it</strong>ri, 2 luglio 1998, da sinistra Elisa Mapelli e Maria Teresa Mutti, sietestate per noi una benedizione di Dio; dalla vostra quotidiana testimonianzaabbiamo imparato che “ tutti i credenti in Cristo debbonosentire, come parte integrante della loro fede, la sollec<strong>it</strong>udine apostolica d<strong>it</strong>rasmettere ad altri la gioia e la luce”. Un affettuoso saluto dai bambini edalla popolazione di Cal<strong>it</strong>ri, che non vi dimenticherà mai.Quanto sono belli i passi di coloro che recano un lieto annunzio di bene.(Rom. X,9-18)sive multiplico per eum inst<strong>it</strong>uto; Et proinde Salvator, et JosephCicoira desistant ab amministratione Montis, reddant computa etexhibeant scripturas eidem Monti pertinentes. Salva provisionefacienda super futura Montis praedicti administratione, secuta exhib<strong>it</strong>ioneeorumdem computorum, firmo interim remanente sequestroordinato vigore decreti S. C. fol. 104, et salva provisione faciendarespectu deductorum contra alios reos conventos 16 .I “Montemilone” si presentarono a Cal<strong>it</strong>ri con la suddetta sentenzae la Corte locale procedette al sequestro dei beni del Montetenuti dai Cicoira. Poi, o per ignoranza o per dispetto alla famiglia, siprocedette anche al sequestro dei beni della cappella dell’Incoronata(nella chiesa di S. Canio). Si può ben immaginare quanto durofosse il colpo, sia dal punto di vista finanziario che di umiliazione difronte ai Cal<strong>it</strong>rani, per questa affermata e influente famiglia. Specialmenteper Salvatore, che dovette parlarne a lungo con i confratellidella Confratern<strong>it</strong>a del Purgatorio e Pio Monte dei Morti, cuiapparteneva 17 .Vedendosi estromettere da un fondo così sostanzioso, qual era ilMonte di Pietà, nonché dalla cappellania dell’Incoronata, i Cicoira sirivolsero a Michele Tozzoli, probabilmente il migliore avvocato delpaese 18 . Questi studiò la questione e credette di trovare un validoappiglio nel fatto che dei quattro Cicoira di Cal<strong>it</strong>ri solo due (Salvatoree Giuseppe Nicola) erano stati ascoltati. Consigliò dunque aglialtri due (Angiolantonio e Reginia) di prendere una carrozza e recarsianch’essi a Napoli. La mattina del 14 agosto 1772 i due si presentaronoal Sacro Consiglio ad esporre le loro ragioni.Nel dimostrare la loro discendenza, tuttavia, i due parlarono diGiuseppe il fondatore, del figlio Francesco e del nipote Marco, lorogen<strong>it</strong>ore. Gli oppos<strong>it</strong>ori non ebbero difficoltà a sottolineare la pocaattendibil<strong>it</strong>à di tale albero genealogico, inadatto a coprire 150 anni.Tuttavia il regio Consiglio diede un nuovo termine ai Cicoira diCal<strong>it</strong>ri per documentare le loro ragioni. Fu così che Michele Tozzolisi mise a cercare elementi più concreti al fine di sostanziare la tesidei suoi assist<strong>it</strong>i. Nel dicembre del 1772 pubblicò a Napoli l’allegatosuddetto il cui centro argomentativo consiste nel dire che il FrancescoCicoira del 1621 (cui si richiamavano i Cicoira di Montemilone)era figlio di Giovanni Cicoira, figlio di Antonio, fratello a sua9


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOEMILIO RICCIARDISANTI E IMMAGINI DI SANTIIN CALITRIcal<strong>it</strong>rani hanno venerato nel corso deiIsecoli numerosi santi: a loro hanno chiestoaiuto e protezione, rivolto preghiere,int<strong>it</strong>olato chiese e cappelle, dedicato statuee processioni. I documenti precedenti alXVI secolo sono scarsissimi, ma è ugualmentepossibile farsi un’idea dei culti piùantichi e dei motivi della devozione peralcuni santi. 1Il culto marianoIl gran numero di chiese e cappelle int<strong>it</strong>olatealla Vergine testimonia la profondadevozione dei cal<strong>it</strong>rani per la VergineMaria, presente sotto i più diversi appellativi:Immacolata Concezione, Madonnadelle Grazie, Madonna dei sette dolori,Assunta, S. Maria di Monserrato, S. Mariadelle Nevi, Madonna del Rosario, MariaSS. del Carmine, Annunziata, Madonna delSoccorso, S. Maria di Costantinopoli, Incoronata.Tale devozione ha origini antichissime,come testimonia il santuario dellaMadonna della Foresta, presso l’abbazia diS. Maria in Elce, risalente al periodo iconoclasta(726-834 d.C.).Alcuni culti, come quello della Madonnadelle Nevi, nella chiesa del castello,quello dell’Assunta e quello dell’Annunziata,risalgono al medioevo, mentre altrisono tipici dell’età moderna, come laMadonna del Carmine, venerata nell’omonimachiesa di Napoli, il cui culto siaffermò con decisione dopo il Giubileo del1500; la Vergine di Costantinopoli, anch’essavenerata in Napoli e invocata durante leepidemie di peste nel 1526 e nel 1575; infinela Madonna del Rosario, culto affermatosidopo la v<strong>it</strong>toria delle armate cristianecontro i turchi a Lepanto (1571) e diffusosoprattutto dai frati domenicani.Particolarmente venerate in Cal<strong>it</strong>ri sonol’Immacolata Concezione e la Madonnadelle Grazie.L’Immacolata ConcezioneGià nel XVI secolo esistevano in Cal<strong>it</strong>rialcuni altari int<strong>it</strong>olati all’Immacolata.Quando, nella seconda metà del XVIIsecolo, questo culto, per opera dei francescanie dei gesu<strong>it</strong>i, si affermò in tutto ilregno di Napoli, alla Vergine Immacolatafurono innalzate chiese e int<strong>it</strong>olate cappelledecorate dai più famosi artisti del tempo.La confratern<strong>it</strong>a cal<strong>it</strong>rana dell’Immacolatafu fondata nel 1710 per opera dialcuni sacerdoti di una congregazionenapoletana e pochi anni dopo iniziò lacostruzione di una chiesa int<strong>it</strong>olata allaVergine 2 .La chiesa attuale, a tre navate, costru<strong>it</strong>adopo il terremoto del 1910 e rifatta più omeno nella stessa forma dopo il 1980, èmolto diversa dalla chiesetta originaria, anavata unica e con due soli altari, innalzatanel 1714 sul sierro di S. Biase. Della fabbricasettecentesca è rimasto solo il portaledell’ingresso centrale, il cui modello sembraessere il portale realizzato nella secondametà del XVII secolo da FrancescoAntonio Picchiatti per la chiesa napoletanadi S. Maria della Pace.La statua dell’Immacolata che si venerain Cal<strong>it</strong>ri segue un modello iconografico cheebbe grande diffusione in età barocca e fuusato da artisti come Cesare Fracanzano,Bernardo Cavallino (in un disegno in collezioneprivata a New York), Guido Reni eJusepe de Ribera (nel quadro dell’altaremaggiore nella chiesa delle Augustinianasdescalzas di Salamanca, del quale si conservanonel museo di S. Martino in Napoli alcunisuggestivi disegni preparatori). Il dipintopiù antico a noi noto fu esegu<strong>it</strong>o da BattistelloCaracciolo intorno al 1627 e si conservanella chiesa di S. Maria Assunta aRoccadaspide, in provincia di Salerno (fig.1).La Madonna delle GrazieMolto antico è anche il culto dellaMadonna delle Grazie, o Madonna del latte,della quale esisteva nella chiesa di S. Antuonouna imago relevata (forse un bassorilievo,o più probabilmente un dipinto su tavolacon le teste e le aureole della Vergine edel Bambino in rilievo) che era oggetto digrande venerazione da parte dei fedeli; unadescrizione del 1565 ricorda il quadro circondatodi offerte votive: Una corona deargento in testa a detta immagine: et unaltrasimilmente de argento in testa all’imaginedi suo figlio quattro para de occhi deargento: dece campanelle de argento: Ottocinti de seta con le manuglie de stagno,cinque anelle de rame, tralle quale ce è unafede de argento 3 . Quando, nel 1739, lachiesa fu ricostru<strong>it</strong>a, alla Vergine del latte fuint<strong>it</strong>olato l’altare maggiore.Intorno al 1820 esisteva una cappellaint<strong>it</strong>olata a S. Maria delle Grazie, sullaquale aveva il giuspatronato la famigliaTozzoli e nel 1866 fu innalzata nei pressidel castello, a spese del sacerdote FrancescoMaffucci, una piccola chiesa con lostesso t<strong>it</strong>olo 4 , crollata dopo il terremotodel 1980, nella quale era conservata la statuadella Vergine che si portava in processioneil 2 luglio.Anche questa statua deriva da unmodello napoletano, che si conserva nellachiesa di S. Maria della Grazie a Toledoin Napoli (fig. 2).In via Pasquale Berrilli, nei pressi delnumero civico 18, è dipinta sul muro unaeffigie della Vergine con la scr<strong>it</strong>ta MariaMater Gratiae, ultima piccola testimonianzadella grande popolar<strong>it</strong>à che ebbe in Cal<strong>it</strong>rila Madonna delle Grazie.S. Lucia e i primi martiriIl culto di alcuni martiri della prima etàcristiana era diffuso in tutta l’Italia meridionale:tra questi S. Lucia, S. Donato e i SS.medici Cosma e Damiano.In Cal<strong>it</strong>ri la devozione per la verginesiracusana Lucia, martirizzata sotto Diocleziano,risale a prima del XVI secolo:nel Cinquecento un altare dell’antichissimachiesa di S. Pietro era int<strong>it</strong>olato a S. Luciae S. Donato.Intorno al 1580 fu costru<strong>it</strong>a alla santauna cappella, nella quale oggi si conservala statua che si porta in processione il 31agosto. 5In età remota furono venerati anche isanti Cosma e Damiano, due gemelli uccisial tempo della persecuzione di Diocleziano,i quali forse furono i primi patroni diCal<strong>it</strong>ri. V<strong>it</strong>o Acocella ricorda che nell’anticachiesa madre, nel coro ligneo s<strong>it</strong>uato allespalle dell’altare maggiore, esisteva una statuettain noce di S. Canio con ai lati duealtre statuette raffiguranti i due santi medici.S. Cosma è ricordato anche in una epigrafesettecentesca murata all’esterno della canonicadella chiesa madre di Cal<strong>it</strong>ri, nellaquale stranamente è associato non a S.11


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998Damiano, bensì a S. Desiderio, uno dei tradizionalicompagni di martirio di S. Gennaro.6Tra i culti più antichi vanno ricordatiquelli per alcuni personaggi biblici vissutiprima di Cristo, come S. Giovanni Battista esuo padre S. Zaccaria. A S. Giovanni Battista,molto venerato in Cal<strong>it</strong>ri, furono int<strong>it</strong>olatidiversi altari nelle chiese c<strong>it</strong>tadine, mentreS. Zaccaria era il nome di un antico casalenei pressi di Castiglione, raccolto intornoa una piccola chiesa int<strong>it</strong>olata al santo.I santi benedettiniIn età altomedievale nei dintorni di Cal<strong>it</strong>riesistevano numerosi insediamenti monastici,tutti osservanti la regola di S. Benedetto.Il più antico era l’abbazia di S. Mariain Elce, fondata agli inizi del IX secolo,verso la fine del periodo iconoclasta. Nell’XIsecolo fu fondata la badia di S. Ippol<strong>it</strong>oin Monticchio, mentre nel XII secolo vi fuuna grande fior<strong>it</strong>ura di monasteri: al di làdell’Ofanto, verso Rapone, sorse S. Mariadei Santi, costru<strong>it</strong>a nel 1131 da S. Guglielmoda Vercelli, il fondatore delle abbazie diMontevergine (1119) e del SS.mo Salvatoreal Goleto (1133); presso Pescopagano fufondata l’abbazia di S. Lorenzo in Tufara(1100), con una piccola grancia rurale int<strong>it</strong>olataa S. Nicola; in direzione di Ruvo fuinnalzato il monastero di S. Tommaso alCerrutolo; a tutti questi vanno aggiunti S.Angelo di Castiglione e S. Pietro in Insula,c<strong>it</strong>ati nella Cronica conzana.I benedettini introdussero la devozioneper S. Benedetto, per S. Egidio, al quale fuint<strong>it</strong>olata una chiesa di Castiglione, e perS. Desiderio, compagno di martirio di S.Gennaro nell’anf<strong>it</strong>eatro di Pozzuoli. S. Desiderioè sepolto nell’abbazia di Montevergine,dove per alcuni secoli furono conservateanche le spoglie di S. Gennaro, r<strong>it</strong>rovate nel1480 e riportate a Napoli nel 1497.Seguì la regola benedettina, per volontàdell’arcivescovo Scipione Gesualdo, ancheil monastero femminile dell’Annunziata,sorto nel XVI secolo per volontà della nobileDrusiana di Landolfo 7 .Al di sotto della cappella rurale diS. Lucia, i versanti della collina in direzionedell’Ofanto mantengono ancora oggi ilnome di coste di S. Benedetto, forse peressere appartenuti in passato a qualchemonastero di quell’ordine.S. Michele, S. Antonio abate e altri cultidel medioevoAll’età altomedievale risale il culto dell’arcangeloMichele, introdotto dai Longobardi,che riconobbero nell’angelo con laspada l’equivalente cristiano delle lorodivin<strong>it</strong>à guerriere.Nel VII secolo, sorse sul promontoriodel Gargano, presso la c<strong>it</strong>tà di Siponto, ilsantuario di S. Michele, uno dei più antichidella cristian<strong>it</strong>à, e ben presto il culto dell’arcangelosi diffuse in tutta l’Italia meridionale,anche nei terr<strong>it</strong>ori bizantini.All’arcangelo Michele furono int<strong>it</strong>olatinumerosi luoghi sacri della Campania, tra iquali il famoso monastero di S. Angelo inFormis e la grotta di S. Michele, presso Olevanosul Tusciano (Sa), che accoglieva alcunimonasteri basiliani.Il santuario di S. Michele sul Gargano,così come la chiesa di S. Michele in Monticchioe la cappella di S. Michele al Boscopresso Rapone, furono meta di frequentipellegrinaggi da parte dei cal<strong>it</strong>rani. All’arcangeloerano int<strong>it</strong>olati un casale pressoCastiglione e la più antica chiesa conosciutadi Cal<strong>it</strong>ri, fondata nel 1333. Allachiesa afferiva la Laical Confratern<strong>it</strong>a delAD ANGELINA PAVESE- Nata SimoneA te, carissima amica, che il 12 ottobre 1998hai celebrato – negli USA dove arrivasti giovinetta– il tuo novantesimo anno, giunganovivissimi gli auguri più sinceri e sent<strong>it</strong>i da<strong>it</strong>uoi nipoti Christopher e Patricia, dai parenti,dagli amici tutti e dalla redazione del Giornale.Il Signore ti protegga e ti benedica.Purgatorio o Pio Monte dei Morti ... erettasotto il t<strong>it</strong>olo di S. Michele Arcangelo, poichéS. Michele era considerato il protettoredegli uomini nel momento della morte el’accompagnatore delle anime nell’aldilà.La devozione per S. Antonio abate, vissutotra il III e il IV secolo d. C., fu promossanel regno di Napoli dall’ordine degli Osp<strong>it</strong>alieri,originari della c<strong>it</strong>tà francese di Vienne egiunti in Italia al segu<strong>it</strong>o dei sovrani di casad’Angiò. Al santo, chiamato dai cal<strong>it</strong>rani S.Antuono, fu innalzata una chiesa con numerosialtari nelle vicinanze della “Porta delBuccolo”. S. Antonio abate era considerato,insieme a S. V<strong>it</strong>o, protettore degli animalidomestici. I religiosi dell’ordine di Viennecuravano, con il lardo dei maiali, gli ammalatidi herpes (Fuoco di S. Antonio).Un altro culto molto diffuso in Cal<strong>it</strong>rifu quello per i santi apostoli, mantenutosivivo fino all’età moderna: a S. Bartolomeoera int<strong>it</strong>olato un altare nella chiesa madre,ai SS. Filippo e Giacomo era dedicata unapiccola chiesa nella Terra, a S. Tommasoera int<strong>it</strong>olata un’abbazia benedettina nellecampagne verso Ruvo, mentre S. Pietro,S. Andrea e S. Marco davano il nome a trepiccoli casali. Inoltre nel Seicento, il 25aprile, si svolgeva una processione in onoredi S. Marco, invocato contro le gelate notturneche nella primavera inoltrata spessocompromettevano i raccolti. Alla fine delXV secolo, dopo una grave epidemia dipeste, le nuove fabbriche religiose furonoint<strong>it</strong>olate ai santi invocati contro il morbo:S. Sebastiano e S. Rocco. Quest’ultimo,originario di Montpellier e vissuto tra ilXIV e il XV secolo, secondo una leggendasarebbe venuto in Irpinia per assistere gliappestati; per questo motivo fu eletto protettoredi molti paesi, tra i quali Lioni, dovegli fu dedicato un santuario.S. V<strong>it</strong>o e i santi ausiliatoriLa v<strong>it</strong>a difficile dei secoli passati, costellatadi guerre, pestilenze e carestie, favorì inCal<strong>it</strong>ri il culto dei santi ausiliatori, affermatosia partire dalla fine del medioevo. I santiausiliatori erano quelli ai quali i fedeli ricorrevanoaffinché intercedessero nelle loronecess<strong>it</strong>à o contro qualche male: ad esempioS. V<strong>it</strong>o era invocato contro la corea (unamalattia nervosa meglio conosciuta colnome popolare di ballo di S. V<strong>it</strong>o), S. Biagiocontro il mal di gola, S. Egidio contro lapazzia, S. Rocco contro la peste, S. Nicoladi Bari contro la carestia e così via.A S. V<strong>it</strong>o era int<strong>it</strong>olato l’altare maggioredella chiesa dell’Immacolata Concezione,costru<strong>it</strong>a nel 1714 per conto di una confratern<strong>it</strong>alaicale che commissionò anchele statue della Vergine e del santo che tuttorasi portano in processione 8 . Altre volteS. V<strong>it</strong>o era venerato come patrono deglianimali domestici e invocato insieme aS. Leonardo, patrono degli agricoltori.Ai santi ausiliatori appartiene ancheS. Caterina d’Alessandria la cui festa, nelmese di novembre, segnava la fine del periododella transumanza e il r<strong>it</strong>orno delle mucchedall’Appennino verso la Puglia.I santi francescaniI francescani del convento di S. Sebastiano,fondato nel 1489 ai piedi dell’ab<strong>it</strong>atodi Cal<strong>it</strong>ri, introdussero la devozioneper i santi dell’ordine. A S. Bernardino daSiena (a Cal<strong>it</strong>ri S. Berardino) nel Cinquecentofu innalzata una cappella fuori dellemura, ampliata nel 1747, mentre a S. Francescod’Assisi furono dedicati alcuni altari,tra cui uno nella chiesa di S. Antuono. AS. Bernardino, fondatore degli Osservanti,dovrebbe essere collegata anche la cappellalaicale int<strong>it</strong>olata al Nome di Gesù, temaricorrente nelle sue predicazioni.Tuttavia il santo francescano più popolareera S. Antonio di Padova, al qualefurono int<strong>it</strong>olati una piccola chiesa, costru<strong>it</strong>anel 1638, e numerosi altari 9 . La devozioneper il santo era diffusa in modouniforme in tutte le classi sociali, dai bracciantifino al feudatario; nel 1695, nellachiesa napoletana di S. Lorenzo Maggiore,il marchese di Cal<strong>it</strong>ri, scampato al terremotoche l’anno precedente aveva stermi-12


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOnato la sua famiglia, offriva a S. Antoniouna lampada d’argento e 100 ducati 10 .Alla presenza francescana, oltre che allemissioni gesu<strong>it</strong>iche, si deve la grandedevozione dei Cal<strong>it</strong>rani per l’ImmacolataConcezione.S. CanioCommentando alcune vis<strong>it</strong>e pastoralicinquecentesche p. Gerardo Cioffari osservache nel XVI secolo il nome Canio eramolto poco diffuso in Cal<strong>it</strong>ri e concludeche per questo motivo «è difficile porre ilpatronato di questo Santo in un periodoanteriore al XV secolo 11 .»La moderna cr<strong>it</strong>ica storica confermal’intuizione di p. Cioffari: secondo la tradizione,S. Canio fu eletto patrono di Cal<strong>it</strong>ridurante il trasporto del corpo del santo daAtella, dove morì e fu sepolto alla fine delV secolo, ad Acerenza, la c<strong>it</strong>tà lucana chelo elesse protettore; tuttavia tale traslazionenon avvenne, come fino a pochi anni fa sipensava, nell’VIII secolo, ma trecento annidopo, nell’XI secolo 12 . È possibile che ladevozione per S. Canio si affermasse inCal<strong>it</strong>ri più tardi, sviluppandosi lentamentee che forse solo nel XVI secolo egli venisseeletto patrono della c<strong>it</strong>tà.I documenti più antichi disponibili sullachiesa madre di Cal<strong>it</strong>ri, int<strong>it</strong>olata a S.Canio, sono posteriori alla ricostruzioneavvenuta tra il 1547 e il 1563, e nulla si sasulla chiesa precedente e sulla sua int<strong>it</strong>olazione.È stato ipotizzato che i primi protettoridi Cal<strong>it</strong>ri siano stati i SS. Cosma eDamiano, ricordati in un’epigrafe settecentesca.La Cronica conzana, scr<strong>it</strong>ta nel 1691,ricorda la presenza nella chiesa madre diCal<strong>it</strong>ri di una statua con le reliquie del protettore13 , raffigurata anche nel manoscr<strong>it</strong>to.Non essendo conosciuta alcuna immagineantica di S. Canio 14 , in età moderna eglivenne rappresentato come un anzianovescovo con la m<strong>it</strong>ria, il pastorale e con lapalma del martirio in mano, come apparenella statua che oggi si porta in processione.Con le stesse sembianze il santo era raffiguratonella statua lignea conservata nellachiesa dell’Annunziata e in un busto argenteo,perduto, esistente fino al secolo scorso eprobabilmente simile alla statua in argentodi S. Erberto conservata fino a pochi anni fanella cattedrale di Conza 15 (fig. 3).S. Gerardo e i padri redentoristiTra i santi venerati in Cal<strong>it</strong>ri si notal’assenza di personaggi dell’età della Controriforma,assenza dovuta probabilmentealla scarsa penetrazione dei nuovi ist<strong>it</strong>utireligiosi (barnab<strong>it</strong>i, scolopi, teatini, vincenzianietc.) ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i all’epoca della Riforma.Fa eccezione S. Gerardo Maiella, ilgiovane religioso appartenente alla Congregazionedel Redentore che visse e morìconsumato dalle privazioni nella casa diMaterdomini di Caposele, dove è sepolto.La congregazione dei redentoristi fufondata nel 1732 da S. Alfonso Maria deLiguori (1696-1787) con lo scopo di compieremissioni nei centri rurali, attiv<strong>it</strong>à praticatain età controriformistica da numerosiist<strong>it</strong>uti religiosi, come i gesu<strong>it</strong>i, i piioperai, i missionari di S. Vincenzo de’Paoli, la Congregazione delle Apostolichemissioni e quella dei padri passionisti,fondata nel 1728 da S. Paolo della Croce.Fu il sacerdote cal<strong>it</strong>rano Francesco Margotta(1699-1764), vicario del card. GiuseppeNicolai, arcivescovo di Conza, a suggeriread Alfonso de Liguori di aprire una casaper i suoi religiosi nelle vicinanze del santuariodi S. Maria di Materdomini, pressoCaposele, donando per la nuova costruzione100 ducati annui. In segu<strong>it</strong>o il p. Margottaaderì alla congregazione redentorista.Sia S. Alfonso (nel 1747) che S.Gerardo vennero a predicare a Cal<strong>it</strong>ridurante le loro periodiche missioni, nelcorso delle quali, oltre ad evangelizzare ilpopolo, componevano le l<strong>it</strong>i e inc<strong>it</strong>avano ipeccatori alla pen<strong>it</strong>enza e alla comunione.Per la sua umiltà e per i miracoli compiutiS. Gerardo fu oggetto di grandissimadevozione in Campania e in tutto il Meridionegià prima della morte, e anche inCal<strong>it</strong>ri il suo culto conobbe una grandediffusione.* * *Una comun<strong>it</strong>à ha bisogno di conoscereil proprio passato e le proprie tradizioni,affinché la sua ident<strong>it</strong>a non si perda. Ladevozione per i santi ha contribu<strong>it</strong>o a formaree rafforzare questa ident<strong>it</strong>à e pianpiano i loro nomi, con i quali i nostri c<strong>it</strong>tadiniper secoli hanno battezzato figli enipoti, ci sono divenuti familiari.Oggi, con la scelta dei nomi di battesimocondizionata dalle mode e dalla televisione,possiamo solo augurarci che i nom<strong>it</strong>radizionali si conservino ancora per lungotempo.NOTE1 Per una panoramica generale sui santi e sulleloro v<strong>it</strong>e cfr. la Bibliotheca Sanctorum, 13 voll., Roma1961-70. Sulla Vergine Maria si veda F.S. MONTORIO,Zodiaco di Maria ovvero le dodici provincie del Regnodi Napoli, Napoli 1715. Sulla storia della Chiesa nell’Italiameridionale cfr. G. GALASSO - C. RUSSO, Per lastoria sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, voll.I, Napoli 1980, e II, Napoli 1982. Sulle chiese di Cal<strong>it</strong>ricfr. V. ACOCELLA, Storia di Cal<strong>it</strong>ri [1946], r.a., Cal<strong>it</strong>ri1984; A. CESTARO, Le diocesi di Conza e di Campagnanell’età della Restaurazione, Roma 1971; G. ACOCELLA,Cal<strong>it</strong>ri. V<strong>it</strong>a di un grosso borgo rurale dell’alta Irpiniadal 1861 al 1971, Cal<strong>it</strong>ri 1977; G. CHIUSANO, La Cronistaconzana, Conza 1983; G. CIOFFARI, Cal<strong>it</strong>ri. Uominie terre nel Cinquecento, Bari 1996; C. DE ROSA,Cal<strong>it</strong>ri negli ultimi tre secoli (Da alcune incisioni, disegnie manoscr<strong>it</strong>ti ined<strong>it</strong>i), in «Samnium», 69 (1996),pp. 315-332; E. RICCIARDI, Antiche chiese di Cal<strong>it</strong>ri,in«Il Cal<strong>it</strong>rano», n.s., 7 (1998), pp. 13-15. Sulle ricorrenzee le tradizioni religiose dei cal<strong>it</strong>rani cfr. T. DI MAIO,Cal<strong>it</strong>ri. Usi, costumi, racconti e canti, Cal<strong>it</strong>ri 1978, eA. BASILE, Vecchio mondo cal<strong>it</strong>rano. Alla riscopertadella civiltà contadina, Cal<strong>it</strong>ri-Avellino 1984, in part. icapp. V e VII.2 Sulla chiesa dell’Immacolata Concezione diCal<strong>it</strong>ri cfr. V. ACOCELLA, Storia di Cal<strong>it</strong>ri... c<strong>it</strong>., pp.100 ss.; G. ACOCELLA, Cal<strong>it</strong>ri. V<strong>it</strong>a di un grosso borgorurale dell’alta Irpinia dal 1861 al 1971, Cal<strong>it</strong>ri1977, pp. 120-121; V.A. CERRETA - G. CIOFFARI (acura di) L’Arciconfratern<strong>it</strong>a dell’Immacolata Concezionedi Cal<strong>it</strong>ri, 2 voll., Bari 1997. Sulla statua cfr.E. RICCIARDI, La statua dell’ Immacolata di Cal<strong>it</strong>ri.Modelli e confronti nel Regno di Napoli, in L’Arciconfratern<strong>it</strong>a...c<strong>it</strong>., I, Studi sulla storia e la regola,Bari 1997, pp. 113-118.3 Riportato in G. CIOFFARI, Cal<strong>it</strong>ri. Uomini eterre... c<strong>it</strong>., p. 93.4 Sulla facciata della chiesa vi è la seguenteiscrizione: HOC SACELLUM / BEATISSIME COE-LORUM REGINAE DICATUM / SUB TITULOGRATIARUM / FRANCISCUS MAFFUCCI PRE-SBYTER / AD EXERCITIUM SUAE CIVIUMQUEPIETATIS / AERE PROPRIO A FUNDAMENTISEREXIT / ANNO DOMINI MDCCCLXVI.5 Sulla processione di S. Lucia, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a nel1955, cfr. A. BASILE, c<strong>it</strong>., p. 372.6 Il testo dell’epigrafe è il seguente: D.O.M. /TEMPLUM HOC SUB S. CANIONIS TUTELA /ET NOMINE / FRANCISCUS NICOLAI / ARCHI-PRAESUL METROPOLITA COMPSANUS / INSANCTOR(UM) MARTYROR(UM) COSMAE ETDESIDERII / HONOREM / AD CLERI POPULI-QUE ITERATAS PRECES / SOLEMNI RITU/DICAVIT / AC ILLUD IN AN(N)IVERSARII DIEVISITANTIBUS / INDULGENTIAE XXXX DIESIMPERTITIIS EST / ANNO D(OMI)NI MDCCXX-VIII DIE XXV APRILIS7 «Nella terra di Cal<strong>it</strong>ri esiste un monastero dimonache sotto il t<strong>it</strong>olo dell’Annunciazione dellabeata Maria, le quali finora non hanno segu<strong>it</strong>o alcunordine o religione, e adesso affermano di viveresecondo la regola di S. Bernardo; ma non hanno enon osservano alcuna regola; l’Arcivescovo vorrebbeportarle ad osservare la regola di S. Benedetto; inquesto monastero si osserva la clausura e vi sono 12monache, che dispongono di proventi adeguati.»(riportato in N. DI GUGLIELMO, L’archidiocesi diConza alla fine del XVI secolo nelle “Relazioni adlimina” dell’arcivescovo Scipione Gesualdo, in ´RassegnaStorica Irpinaª 7 - 10 (1995/II), pp. 457 - 477).Sul monastero dell’Annunziata cfr. C. DE ROSA,Ricerche storiche su Cal<strong>it</strong>ri, Lioni 1975.8 Sulla ricorrenza del 7 settembre, ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a nel1947, cfr. V.A. CERRETA - G. CIOFFARI (a cura di) L’Arciconfratern<strong>it</strong>adell’Immacolata..., c<strong>it</strong>., II, fig. 94.9 La processione di S. Antonio, che si svolge il13 giugno, fu ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a negli anni Venti di questosecolo per volontà dei reduci della grande guerra.10 Napoli, Archivio di Stato, Monasteri soppressi,vol. 1275, ff. non numerati.11 G. CIOFFARI, Cal<strong>it</strong>ri..., c<strong>it</strong>., p. 27.12 Cfr. A. VUOLO, Tradizione letteraria e sviluppocultuale. Il dossier agiografico di Canione diAtella (secc. X-XV), Napoli 1995; si veda anche G.CIOFFARI, S. Canio nelle fonti e nella cr<strong>it</strong>ica storica,in «Il Cal<strong>it</strong>rano», n.s., 5 (1997), pp. 5-10 e in «IlCal<strong>it</strong>rano», n.s., 7 (1998), pp. 5-7.13 Alcuni brani della Cronica conzana, riguardantiCal<strong>it</strong>ri, sono riportati in C. DE ROSA, Cal<strong>it</strong>rinegli ultimi tre secoli ... c<strong>it</strong>., pp. 315-332.14 Un’immagine del santo, perduta, si trovava inun ciclo di mosaici del VI secolo d.C. che decorava labasilica di s. Prisco a Capua. Cfr. V. ACOCELLA, Storia13


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998SE LO CONOSCI,LO… RISPETTIì, è vero, viviamo proprio in un’epo-neroniana; non c’è che dire. LaScacronaca quotidiana è, purtroppo, riccadi episodi raccapriccianti: uxoricidi,infanticidi, uccisioni di gen<strong>it</strong>ori, stupri dimassa, incesti, ecc. Non manca, poi, lasol<strong>it</strong>a violenza razzista eserc<strong>it</strong>ata suqualche malcap<strong>it</strong>ato “reo” di non essere“comun<strong>it</strong>ario”, quasi a voler affermare lanostra presunta superior<strong>it</strong>à… etnica!Insomma, gira e rigira, ci r<strong>it</strong>roviamoa fare i conti con fenomeni che sembravanoappartenere al passato remoto.Dunque, aveva ragione il grandeG.B.Vico, quando parlava di corsi ericorsi storici!Non è ceto per portare una nota dipessimismo, se si cerca di illustrare las<strong>it</strong>uazione attuale, così com’è oggi,drammaticamente voltata al peggio. Imass media, per aggettivare la societàcontemporanea, parlano di “societàcomplessa”, anche se poi fanno poco, oniente, per renderla “semplice”. Anzi,fanno di tutto per alimentare gli aspettideteriori che la caratterizzano: individualismo,rampantismo, qualunquismo,consumismo ecc., ai quali andremo adaggiungere due nostri neologismi: crudelismoe arraffismo. Lo sappiamo: c’èpoco da stare allegri, ma tant’è. “OgniStato ha il governo che si mer<strong>it</strong>a” dicevaun vecchio filosofo e noi, Italiani, ce nesiamo mer<strong>it</strong>ati proprio tanti, se siamoridotti in questo… stato.Le Ferrovie dello Stato funzionanosempre peggio, nonostante Celentano…;la San<strong>it</strong>à conviene chiamarla Malasan<strong>it</strong>à;la Giustizia diventa sempre piùIngiustizia; la Scuola produce tantisomari. L’elenco potrebbe continuareall’infin<strong>it</strong>o, ma per non tediare i lettori èpreferibile stendere un velo pietoso sulsegu<strong>it</strong>o. Siamo un popolo di blateranti,non ci sono dubbi. Parliamo troppo, marealizziamo poco, molto poco, anche sesiamo molto creativi, ricchi di inventivae capac<strong>it</strong>à multiple, che ci hanno resi(almeno in passato) simpatici all’estero.Forse meno retorica e meno demagogia,a tutti i livelli, farebbero beneall’attuale contingenza. Per cominciare,buttiamo nel cestino la cosiddetta “pol<strong>it</strong>icaspettacolo”, che è l’ultima trovatadegli occupanti vecchi e nuovi delnostro Parlamento, per distogliere l’attenzionegenerale dai problemi reali chesi trovano ad affrontare gli Italiani senza“blasone”: disoccupazione, miseria,incertezza per il futuro, tenuta democraticadel Paese, un<strong>it</strong>à nazionale ecc.Riprendendo il tema del razzismo,che si dice che aumenti in proporzionealla crisi economica, occorre ammettereche è vera questa tesi, ma ciò non bastaa spiegare tutto il fenomeno. Ci sono,sicuramente, altre componenti, che concorronoad alimentare questo odio versoil diverso da noi. Esse sono: scarsaconoscenza della geografia, della storia,dell’antropologia nel suo senso piùampio; il mancato studio di una secondalingua, partendo dalle scuole elementari,rappresenta un’altra tessera di questomosaico negativo.Va detto, infatti, che in genere, nellenazioni dove lo studio di una lingua stranierain età congrua (già dai 7 anni) èormai un fatto acquis<strong>it</strong>o, la discriminazionerazziale è molto minore che altrove.Se ne deve essere accorto anche ilnostro Ministro della Pubblica Istruzione,visto che, con proprio decreto (D.M.26/06/1991) ha reso obbligatoria l’introduzionedi una lingua straniera a partiredalla 3a elementare.Con questo provvedimento, la tantobistrattata scuola <strong>it</strong>aliana, dà finalmenteun grosso contributo alla sprovincializzazionedel nostro Bel Paese, fornendocosì una ulteriore possibil<strong>it</strong>à di allargarel’orizzonte delle conoscenze interculturalie di educare alla tolleranza interetnica.La guerra nella ex Yugoslaviadovrebbe insegnarci qualcosa, o no? Inconclusione: se lo conosci… lo rispetti;parliamo del c<strong>it</strong>tadino straniero, naturalmente!Domenico Calderone(da Ruvo del Monte)NLE SUORENELLA STORIA DI CALITRIell’ultima Festa della Famiglia svoltasia Cal<strong>it</strong>ri il 23.05.1998 si èmanifestato un corale, generoso e doverosorimpianto per il lavoro svolto dalleSuore, in modo particolare con la ScuolaMaterna che recentemente ha smesso diessere gest<strong>it</strong>a dalle suore, che da oltreun secolo sono presenti operosamentenel nostro paese.È, infatti, fin dal lontano 1891 che lapresenza delle suore del Patrocinio diSan Giuseppe ha animato ed attuato pregevoliiniziative di assistenza ai fanciulli,alle giovani, alle persone anziane. Lascelta di questa Congregazione la si devecertamente al sacerdote cal<strong>it</strong>rano donLuigi Capossela canonico in Roma, chedi concerto col sindaco del paese donGaetano Margotta e col cav. GiuseppeNicola Berrilli, allora presidente dellaCongrega di Car<strong>it</strong>à, progettarono l’ist<strong>it</strong>uzionedi un “giardino d’infanzia” comeallora si chiamavano gli asili infantili, eusufruendo di un vecchio lasc<strong>it</strong>o dellaN.D. signora Maria Rosa Di Cosmo,fecero venire da Roma una superiora,suor Pia del Nazzareno, con altre tresuore, che furono osp<strong>it</strong>ate nei locali attiguialla Cappella di S. Antonio Abate, diproprietà della famiglia Berrilli, che inun secondo momento acquistò la Cappelladi S. Antonio Abate che divennel’oratorio delle suore.Ben presto, e con il consenso dell’arcivescovoBuglione, nel gennaio 1896 fuist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o un Pio Sodalizio delle “Figlie diMaria” per le giovani, che con la partecipazionedelle suore e sotto la guida deldirettore spir<strong>it</strong>uale don Giuseppe Cestone,con numerose lodevoli e mer<strong>it</strong>evoli iniziativeè rimasto in attiv<strong>it</strong>à fino al 1962.Si può ben pensare quale benedizionedel cielo fu l’arrivo delle suore nel nostropaese prevalentemente agricolo, dove lefamiglie erano costentemente impegnatenel lavoro dei campi, avere un asilo nido,che già allora era dedicato alla “ReginaMargher<strong>it</strong>a”, dove poter lasciare i figli,sapendo che non solo venivano accud<strong>it</strong>icon amore, ma anche venivano iniziatiallo studio, alla preghiera, alla v<strong>it</strong>a civilecon rec<strong>it</strong>e e laboratori vari.Le ragazze, invece, sempre piùnumerose, trovarono nel Pio SodalizioCal<strong>it</strong>ri 1998, la superiora mentre ringrazia ilpubblico dei gen<strong>it</strong>ori.14


Il CALITRANO N. 6 n. s. - Novembre-Dicembre 1998“Figlie di Maria” una sicura guida praticae spir<strong>it</strong>uale per riempire con impegnopersonale lo squallore di un paese chenon aveva nessuna specifica iniziativaper le donne; e questo fu anche l’inizio ela sorgente per tante nuove vocazioni,infatti circa una quarantina di giovani ler<strong>it</strong>roveremo suore nella medesima Congregazionedelle suore, presso le qualioltre ad imparare a ricamare, a cucire, asbrigare le faccende di casa, avevano lapossibil<strong>it</strong>à di frequentare i sacramenti, dipregare di imparare a med<strong>it</strong>are.Nel 1910 un terremoto di estremaviolenza si abbattè su Cal<strong>it</strong>ri provocandoben quaranta morti e numerosi fer<strong>it</strong>i, ele suore, con la superiora suor MariaScolastica di Gesù, riuscirono a lenire ildolore di tantissime famiglie con la preghierae l’insegnamento evangelico, masoprattutto col servizio del prossimo piùbisognoso e debole; nel 1915 dirette dasuor Maria Irene, suor Eufrasia e suorBenedetta le figlie di Maria formaronouna notissima Schola Cantorum, unanov<strong>it</strong>à assoluta per il paeseNel 1932, finalmente, vengono assegnatialle suore nuovi locali nel LargoSan Berardino, con l’adattamento, adopera degli ingegneri Della Badia eToglia, di un immobile di proprietà DelFranco e Carola che aveva osp<strong>it</strong>ato unmolino pastificio, e l’attiv<strong>it</strong>à delle suoresi allarga anche alla mendic<strong>it</strong>à col ricoverodi persone povere e senza alcunaassistenza.Nel 1940 viene affidata alle suoreanche la direzione del refettorio dellanuova Casa dell’ECA e l’apertura dell’asilonido programmato dall’ONMI el’affidamento dei figli delle miet<strong>it</strong>rici cheerano osp<strong>it</strong>ate appunto nella casa dell’E-CA.Negli anni ’50, con l’apertura discuole medie e superiori, le suore esteserola loro attiv<strong>it</strong>à anche alle ragazze chevenivano a studiare in paese, iniziandoun lavoro di vero e proprio conv<strong>it</strong>to.Dopo il trasferimento delle suore conl’Asilo nel palazzo Zampaglione in piazza,si giunge alla cessione, da parte dellaCuria, della Chiesa di S. Michele allesuore, e dopo il lavoro di abbattimentodell’antica e bella chiesa si arriva allainaugurazione dei nuovi locali il 9 settembre1971 con l’intervento dell’ArcivescovoGastone Mojaschi Perrelli, finalmenteuna dimora stabile, nella qualevengono osp<strong>it</strong>ate, segu<strong>it</strong>e e curate le personeanziane.È una storia lodevole quella dellesuore e del loro lavoro semplice, silenzioso,ma decisivo, che è entrato, come linfav<strong>it</strong>ale, nel tessuto sociale del paese; allaSuperiora, a Suor Valentina, Suor Donatae Suor Maria Teresa e a tutte le Suore diCal<strong>it</strong>ri un grazie di cuore da tutti i c<strong>it</strong>tadiniriconoscenti per il lavoro svolto e piùancora per quello che svolgeranno.Il CronistaP.S. Tutte le notizie storiche sonostate tratte dalle ricerche del prof. CarloDIALETTO E CULTURA POPOLAREA CURA DI RAFFAELE SALVANTELA NOTT’ R’ SANT’ ANTONIJEra la sera r’ li rurr’c’ r’ giugn’ r’ lu 1950, ngimma cort’s’nava la banda ra lu ntav’lat’ p’ la festa r’ sant’Antonij , p’ lucors’ s’ facìa lu strusc’, uagliun’ e f’gliol’ passiavan’ ammont’e abbagghj’ ra la chiazza a lu m’n’ment’, chi la t’nia na cient’lira s’ f’ccava ndo lu cafè r’ Toglia o r’ lu Riav’l’ e chi s’accattavanu gg’lat’, chi na birra, chi na gassosa, chi s’accattava r’n’cegghj’ o la cupeta ngimma a r’ bancaregghj’ e chi n’ t’nìasold’ passiava ammont’ e rabbagghj’.Viers’ mezzanott’ f’rnì r’ s’nà la banda e ment’ chi n’stiemm’ r’trann’ frat’ma cucin’ “Zapp’licch’” - accussì s’chiamava r’ stuort’ nom’, (lu possan’ li cumpagn’) ca t’nìa numul’ aut’ quas’ ruj metr’ e igghj’ era si e no nu metr’ e miezz’,e li cumpagn’ ‘u r’cienn’ cum faj a carr’cà lu mul’ ca tu sìquant’ nu zapp’licch’- m’ riss’, fratì, vo v’nì a M’nticch’ ? ‘ur’ciett’ sin’ , mò vagh’ a casa m’ cambj’ e n’ sciam’.Sciett’ a casa, mamma e tata s’eran’ curquat’, ogn’ botachi m’ r’trava tard’ la nott’, cum’ apria la porta mamma auzavala cap’ ra cimma a lu cuscin’, appena trasiett’ ‘u r’ciett’ : ma’aggia sci a leun’ cu C’nzin’ r’ zi Cicc’ ; ij a leun’ scia semp’ emamma m’ riss’ va buon’, acchianaj ngimma a l’anat’, ghiàt’nìa ‘u liett’, m’ cambiaj r’ scarp’, la cammisa e li cauzun’,m’ttiett’ la varda a la ciuccia, m’ p’gliaj l’accetta, e ment’ chistia assenn’ ra la porta arr’và Zapplicch’ cu Martin’ a capezza –accussì sì chiamava lu mul’ r’ frat’ma cucin’- nzemm’r’ cuiggh’ ngera zi Vardin’ “’u pilota” cu la m’letta, na mulafemm’na n’ picca maluasa.Man’ man’ chi camm’navam’ ndo la vianova s’ v’rienn’semp’ cchiù cr’stian’ cu ciucc’ e mul’; arr’varm’ a lu pont’ r’Sant’ Antonij n’ stia asp’ttann’ Pasckal’ r’ c’cchett’ cu luciucc’, la caravana s’ facìa semp’ cchiù longa, arr’varm’ v’cin’a r’ pign’ nn’ret’ a lu tuf’ ng’era na luna chiar’ juorn’, s’ v’rìaquas’ fin’ a Curtin’, s’ s’ntìa nu r’mor’ r’ ciancianeggh’ e campanieggh’quanta cr’stian’ quegghia nott’ sciemm’ a leun’ aM’nticch’, aviemm’ fatt’ tutt’ la stessa p’nzata, chi cantava,chi chiacchiariava cu li cumpagn’, quegghia nott’ p’ la via r’M’nticch’ era cum’ si foss’m’ stat’ nda na fera.Ra Cal<strong>it</strong>r’ p’ arr’và a M’nticch’ ng’ v’lìenn’ cchiù o men’tre or’, ma quegghia nott’ quant’ n’ v’rerm’ arr’vat’; appenapassata l’Aimara n’ f’ccarm’ ndo lu vosch’ e ognun’ piglià lavia soia, nuj camm’narm’ viers’ li Cap’ r’ l’acqua p’ na bonamezz’ora, r’ fogl’ r’ l’alber’ nn’ facienn’ passà la luc’ r’ la luna,ma p’ camm’nà s’ v’rìa bbuon’; arr’varm’ ndov’ Zapp’licch’avìa aucchiat’ ra paricch’ juorn’ nu v’sc’gl<strong>it</strong>’ aut’ dr<strong>it</strong>t’ cum’ nacannela.Sc’nnerm’ ra cavaggh’, amment’ chi ij attaccava r’ v’ttur’,frat’ma cucin’ facìa r’ fr’cceggh’ p’ carr’cà, zi Vardin e Pasckal’un’ ra nu lat’ e un’ ra l’aut’ cu l’accetta accumm’nzarn’ a tagliàlu v’scigl’; abb’lavan’ r’ taccul’ chi era nu piacer’, ropp’ poch’m’nut’ lu v’scigl’ era nterra; tutt’ e quatt’ chi tagliava l’ancun’,chi tr’pp’gghiava e chi spaccava, subb’t’ fec’m’ r’ sarm’,nuj n’ p’gliarm’ r’ megl’ ca era cchiù queggh’ chi r’mas’ nterra,15


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998ognun’ s’ carr’cava la v’ttura soia, la sarma avìa ess’ azz’mataazz’mata, nun avìa penn’ ne a nu lat’ e ne a l’aut’.La v’ttura r’ carr’cava cu l’occh’, avìa parè bona s’nò lim’lattier’ n’ sf’ttienn’ a nuj chi t’niemm’ lu ciucc’, a l’ut’m’ s’carr’cavan’ pur’ r’ fr’cceggh’, ca si nun sia maj carìa na v’ttura,s’avìa prima scarr’cà, n’aviemma sacrer’ ca nun s’era fattamal’ e carr’cà nata vota.Appena f’rnut’ r’ carr’cà n’abbiarm’ viers’ Cal<strong>it</strong>r’, quann’asserm’ ra lu vosch’ accumm’nzava a fa juorn’, cchiù s’ facìajuorn’ e cchiù s’ v’rìa la caravana r’ ciucc’ e mul’ ca s’allunguava,‘u sol’ n’ luà a lu pont’ r cinch’ luc’.Ropp’ R’fezza a Vota r’ng’negghia a lu lat’ r’ cimma lucarrar’ ng’era nu c’ras’ ianch’, ognun’ chi passava t’rava narama e s’ facìa r’ c’ras’, quann’ eran’ f’rnut’ queggh’ r’ sotta nujuagliun’ acchianavam’ ngimma e prima n’anghiemm’ r’ sacch’e ropp’ n’ r’ m’ttiemm’ mbiett’, a l’ut’m’ lu pov’r’ c’ras’ erar’mast’ tutt’ sckancarat’ e ram’ nterra, sotta avienn’ s’mm’nat’ lacar’segghia chi era pronta p’ ess’ m’tuta, l’aviemma tottastamp’sciata, parìa ca aviemm’ fatt’ l’aria, quann’ scia lu patron’s’ l’avìa p’glià bbuon’ lu r’frisck!…Quann’ arr’varm’ a Curtin’, lu sol’ s’accumm’nzava auzà,p’ totta la costa r’ la Taverna s’ v’rìa na pr’gg’ssion’ r’ ciucc’ emul’ carr’ch’ r’ leun’, a ment’ chi acchianavam’ la costa,appriess’ a r’ v’ttur’ r’mas’ zi Vardin’ e Pasckal’, ij e frat’macucin’ scerm’ a fich’, cert’ ulommar’ eran’ quant’ nu p’con’, p’r’ fa pr’và a zi Vardin’ e Pasckal’ n’ r’ m’tterm’ mbiett’, ind’ a lacammisa ropp’ chi s’era scafazzata ca t’nìa ancora r’ latt’ s’s’mm’vì nu p’rr<strong>it</strong>’ e m’ hrattava semp’ la panza.Arr’varm’ a Cal<strong>it</strong>r’, lu sol’ era aut’ e accumm’nzava a facall’, arr’vaj a casa, scarr’caj la ciuccia, ‘u luaj la varda, ‘um’ttiett’ na bona m’sura r’ vena e fav’, m’ttiett’ a post’ r’ leun’,m’ttiett’ ruj s’cchiett’ r’acqua ndo la callara r’ rama rossa, m’riett’ na lavata e m’ sciett’ a curquà ngimma a l’anat’.Quann’ era ora r’ mangià, mamma m’ chiamà, avìa fatt’r’aurecch’ r’ prieut’, m’auzaj, m’ ch’caj na mezza spasettar’aurecch’ e m’ cruqquaj n’ata vota; la sera jerm’ tutt’ quantanata vota a sent’ la banda e a fa lu strusc’ ngimma cort’. Lanott’ r’ Sant’Antonij avìa fatt’ la hrannaneta a arij s’ren’ nda luvosch’ r’ M’nticch’!...LA NOTTE DI SANT’ANTONIOEra la sera del 12 giugno 1950 in piazza suonava la bandasul palco, per la festa di Sant’Antonio, giovanotti e signorinepasseggiavano su e giù dalla piazza al monumento, chi avevauna cento lire andava al bar Toglia o al Bar Diavolo per comprarsiun gelato, una birra, una gassosa, chi si comprava lenocelline americane o il torrone sulle bancarelle e chi nonaveva soldi passeggiava su e giù.Verso la mezzanotte la banda in piazza terminò di suonare,e mentre stavamo andando via, mio cugino “Zapp’licch’”– così lo avevano soprannominato i compagni, che si meravigliavanocome facesse a caricare il suo mulo che era alto quasidue metri, mentre lui era soltanto un metro e mezzo – mi dissevuoi venire a Monticchio?Gli dissi di si, vado a casa a cambiarmi e ce ne andiamo;andai a casa mia madre e mio padre erano a letto, ogni voltache rientravo tardi la notte, come aprivo la porta, mia madrealzava la testa dal cuscino, appena entrato le dissi che dovevoandare a fare la legna con Vincenzo di zio Ciccio, andavo ab<strong>it</strong>ualmentea legna e mia madre disse che potevo andare.Salii sul ballatoio, dove avevo il letto, mi cambiai le scarpe,la camicia e i pantaloni, misi il basto all’asina, presi la scure ementre uscivo di casa arrivava Zapp’licch’ con Martino così sichiamava il suo mulo, insieme a lui c’era zio Berardino detto“il pilota” con la sua muletta un po’ selvaggia.Man mano che camminavamo nella strada si vedevanosempre più persone con l’asino o il mulo, arrivammo al pontedi Sant’Antonio, dove ci aspettava Pasquale r’ c’cchett’ conl’asino, la carovana si faceva sempre più lunga, arrivammovicino ai pini dietro il tufo c’era una luna chiara che si vedevaquasi fino a Cortino, si sentiva uno scampanio rumoroso, quantagente quella notte che andava a legna a Monticchio, avevamoavuto tutti lo stesso pensiero, e quella notte per la via di Monticchioera come essere in una fiera.Da Cal<strong>it</strong>ri per arrivare a Monticchio ci volevano più omeno tre ore, ma quella notte ci sembrò niente, appena superatal’Aimara ci inoltrarmo nel bosco ed ognuno prese la suastrada, noi andammo verso la local<strong>it</strong>à Capo dell’acqua peruna buona mezz’ora, le foglie degli alberi non facevano passarei raggi della luna, ma per camminare si vedeva bene, arrivammodove Zapp’li’ch’ aveva adocchiato da parecchi giorniun grosso cerro dir<strong>it</strong>to come una candela.Scendemmo da cavallo, e mentre io legavo gli animali miocugino faceva due paletti a forca per caricare gli animali, mentrezio Berardino e Pasquale uno da un lato e uno dall’altro conle scuri cominciarono ad abbattere il cerro, volavano scheggeche era un piacere, dopo pochi minuti il cerro era atterrato,tutti e quattro al lavoro chi tagliava i rami, chi spaccava lalegna e così via. Poi ognuno cominciò a caricave il proprioanimale prendendo la legna migliore, ma era più quella restataa terra; nel caricare l’animale si doveva avere un occhio moltoattento perché il carico non pendesse da qualche lato, altrimentii mulattieri di professione ci avrebbero sbeffeggiato.Per ultimo si trasportarono anche i paletti a forca, perché seper disavventura cascava un animale, bisognava scaricare e poiricaricare la legna; appena terminato di caricare ci avviammoverso Cal<strong>it</strong>ri; usc<strong>it</strong>i dal bosco cominciava a fare giorno e più sivedeva la lunga carovana di asini e muli, il sole spuntò quandoarrivammo al Ponte delle cinque luci.Dopo Rifezza a Votar’ng’negghia al lato sopra il carraroc’era un ciliegio bianco e chiunque passava tirava un ramo eprendeva le ciliegie, e appena terminate noi giovani salivamosopra e prima ci riempivamo le tasche e dopo le mettevamodentro la maglia e così il povero ciliegio restò saccheggiato,sotto avevano seminato la car’segghia che era pronta per esseremietuta, l’avevamo tutta pesticciata, sembrava di aver fatto n’aria,quando il padrone andrà in campagna resterà sbalord<strong>it</strong>o.Quando arrivammo a Cortino, il sole cominciava ad alzarsi,per tutta la costa della Taverna si vedeva una vera processionedi asini e muli carichi di legna, mentre salivamo la costa, dietrogli animali restò zio Berardino e Pasquale, mentre io e miocugino andammo a cogliere fichi grossi quanto un pugno, e perfarli assaggiare a zio Berardino e Pasquale li mettemmo nellamaglia che avevamo ed avendo ancora il latte, una volta schiacciateci provocò un prur<strong>it</strong>o che ci costrinse a grattare continuamentela pancia. Arrivammo a Cal<strong>it</strong>ri che il sole era alto ecominciava a far caldo, arrivai a casa scaricai l’asina, le tolsi ilbasto le misi una abbondante misura di avena, misi a posto lalegna, due secchi d’acqua nella caldaia di rame rosso, mi dettiuna lavata e andai a letto sul ballatoio.All’ora del pranzo mia madre mi chiamò, aveva cucinato leorecchie di preti, mi alzai, ne mangiai mezza spasetta e me netornai a letto. La sera eravamo di nuovo tutti ad ascoltare labanda e a fare lo struscio in piazza. La notte di Sant’Antonioaveva fatto la grandine ad aria serena nel bosco di Monticchio!…Metallo Vincenzo (da Roma)16


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOMOVIMENTO DEMOGRAFICORubrica a cura di Anna RosaniaI dati, relativi al periodo dal 24.06.1998 al 16.10.1998, sono stati rilevatipresso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Cal<strong>it</strong>ri.NATILaurentini Lorenzo di Fabio e di Di Palumbo Emmanuela 25.04.1998Zarrilli Gerardo di Giuseppe e di Metallo Francesca 23.06.1998Lucrezia Mariachiara di Antonio e di Nivone Lucia 27.06.1998Messana Monica di V<strong>it</strong>o e di Caruso Antonietta 29.06.1998Di Muro Noemi di Giuseppe Canio Claudio e diZarrilli Maria Gaetana 29.06.1998Tornillo Emidio di Luigi e di Carafa Vincenza 30.06.1998Cerreta Antonietta di Giuseppe e di Di Milia Patrizia 04.07.1998Stanco Enzo di Giovanni e di Rosania Giovanna 15.07.1998Margotta Mario di Giuseppe e di Di V<strong>it</strong>o Dina Michela 22.07.1998Cestone Lorenzo di Benedetto e di Luongo Margher<strong>it</strong>a 22.07.1998Sansone Salvatore di Michele e di Araneo Rosanna 31.07.1998Maffucci Canio di Michele e di Zarrilli Pierina 12.08.1998Marino Gabriele di Bruno e di Vulcano Adele 14.08.1998Zarrilli Silvia di Giuseppe e di Tancredi Giuseppina 17.08.1998Antonicelli Leonardo di Marco e di Tozzi Lucia 19.08.1998Basile Renato di Francesco e di Di Milia Graziella 24.08.1998Zabatta Yuri di Vincenzo e di Belculfine’Antonietta 01.09.1998Zabatta Mirko di Vincenzo e di Belculfine’Antonietta 01.09.1998Zabatta Luca di Canio e di Di Cecca Vincenzina 04.09.1998Zarrilli Federica di Pasquale e di Lucrezia Enza Maria 07.09.1998Lucrezia Daniele di Luigi e di Caruso Maria 16.09.1998Iannece Chiara di Carmine e di Errico Rosa 18.09.1998Caruso Alessia di Angelo e di Pannisco Armida 20.09.1998Lettieri Daniele di Antonio e di Daniele Nicolina 23.09.1998Maffucci Antonio di Pietro e di Rossi Cecilia 26.09.1998Maffucci Miriam di V<strong>it</strong>o Antonio e di Zarrilli Grazia 27.09.1998Zarrilli Manuela di Giuseppe e di Buldo Lucia 30.09.1998Di Roma Gianluigi di Antonio e di Rosania Gerardina 06.10.1998D’Emilia Maurizio di Pasqualino e di Russo Maria 12.10.1998Barletta Angelo e Fastiggi Luciana 27.06.1998Acocella Michele e Di Cairano Antonella 11.07.1998Rainone Michele e Cesta Teresa 18.07.1998Russo Giovanni e Sperduto Enza 01.08.1998Di Milia Michele e Cianci Giovanna 05.08.1998Stanco Salvatore e Morano M. Antonietta 05.08.1998Angelillo Michele e Stanco M. Concetta 08.08.1998De Nicola Luigi e Galgano Irma Loredana 08.08.1998Pennimpede Gerardo e Margotta Francesca 13.08.1998Zabatta Michele e Kaca Dhorika 13.08.1998Solazzo Antonio e M. Anna Maria 19.08.1998Buldo Vincenzo e Karcini Etleva 20.08.1998MATRIMONIZarra Michele e Cialeo M. Antonietta 22.08.1998Maffucci Franco Mario e Fierravanti Maria 27.08.1998Creddo Walter e Scoca Franca 29.08.1998Cirasella Antonio e Metallo Paola 02.09.1998Zarrilli Luigi Franco e Di Guglielmo Angela 05.09.1998Cestone Antonio e Caruso Antonella 05.09.1998Astone Giosuè e Wegrzyn Elzbieta 09.09.1998De Gianni Michele e Cucciniello Lucia 09.09.1998Rainone Canio e Sibilia Mirella 10.09.1998Cianci Ben<strong>it</strong>o e Caruso Giuseppina 12.09.1998Cicoira Antonio e Galgano Luciana 26.09.1998Visilli Silvio e Metallo Rosetta 03.10.1998Zampaglione Biagio 08.08.1908 – 13.06.1998Di Napoli Lucia 16.06.1907 - 24.06.1998T<strong>it</strong>a Antonio (Ruvo) 08.10.1907 - 30.06.1998Russo Umberto Gerardo 12.08.1939 - 30.06.1998Lucrezia M. Anna 27.10.1904 - 01.07.1998Ungherese V<strong>it</strong>o 25.07.1913 - 02.07.1998Del Cogliano M. Benedetta 28.05.1914 - 03.07.1998Nicolais Luigi 18.10.1936 - 08.09.1998Immerso Pasquale 13.04.1914 - 08.07.1998Ricciardi Lucia Gaetana 27.10.1910 - 09.07.1998De Nicola Rosetta 04.05.1951 - 21.07.1998Codella Michele 16.07.1911 - 23.07.1998Cestone Donato 17.04.1929 - 24.07.1998Cardaci V<strong>it</strong>a 09.07.1917 - 27.07.1998Strollo Orazio 15.04.1933 - 02.08.1998Gambardella Ida 11.08.1907 - 05.08.1998Galgano V<strong>it</strong>o 12.09.1919 - 06.08.1998Armiento V<strong>it</strong>o 01.01.1926 - 14.08.1998Zarrilli M. Giuseppa 22.04.1920 - 22.08.1998Stanco Vincenzo 27.08.1903 - 28.08.1998Cubelli Maria 05.03.1916 - 06.09.1998Di Cairano Antonio 08.09.1940 - 19.09.1998Vallario M. Giuseppa 19.10.1920 - 20.09.1998MORTIFatone Vincenza 12.02.1918 - 24.09.1998Di Maio Leonardo 26.07.1909 - 28.09.1998Maffucci Angela 10.03.1912 - 29.09.1998Maffucci Donato 04.07.1912 - 04.10.1998Fastiggi M. Michela 15.02.1922 - 04.10.1998Santoro Francesco 04.08.1904 - 07.10.1998Cestone Maria 25.04.1907 - 11.10.1998Cestone Giovanni 09.10.1917 - 28.04.1998Germano Vincenza 08.08.1915 - 30.04.1998Di Cairano Lucia 10.12.1908 - 01.05.1998Corazzelli M. Giuseppa 20.04.1911 - 05.05.1998Di Milia M. Filomena 10.01.1920 - 07.05.1998Cubelli Concetta 17.10.1920 - 15.05.1998Nicolais Antonio 23.06.1897 - 15.05.1998Cicoira Angela 22.01.1910 - 17.05.1998Abate Giovanni 25.08.1919 - 18.05.1998Maffucci Giovanni 22.06.1943 - 26.05.1998Ungherese Nicola 01.03.1909 - 01.06.1998Cestone V<strong>it</strong>o 26.09.1909 - 02.06.1998Di Guglielmo Angela 09.08.1910 - 08.06.1998Corazzelli Giuseppe 05.08.1930 - 10.06.1998Tateo Cherubina 10.12.1915 - 17.06.199817


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998SOLIDARIETÀ COL GIORNALEDA CALITRI10.000: Maffucci Giovanna - Sperduto Giovanni - Cerreta Giuseppe- Galgano Pasquale - Leone Giuseppe - Tancredi Giuseppe- Margotta Michele, Paludi di P<strong>it</strong>toli - Cestone Franchino - RussoGiovanni - Sicuranza Giovanni - Di Roma Giuseppe - Tateo Antonio- Fasulo Sergio - Di Maio Michele - Cestone Michelina - BriuoloAngela - Panelli Peppino - Cerreta Giuseppe - Iannece Antonio- Fatone M. Concetta - Gervasi Benedetta - Bavosa Flavia - DiCecca Giovanna - Ramundo Dante - Metallo V<strong>it</strong>o - MaffucciCanio, Via F. Tedesco 163 - Fasulo V<strong>it</strong>o - Mastrullo Giuseppe -Antolino Caterina - Lo Priore Canio - Di Guglielmo Francesco - DiNapoli Gaetano Via Card. Gesualdo 4 - Giuliano Salvatore - VallarioLorenzo - Di Cairano Lucia - D’Amelio Pietro - Gervasi Giuseppe- Paolantonio Paolo - Caruso Antonia - Zarrilli Antonio,Via II° P<strong>it</strong>toli 5 - Maffucci Angelomaria, Via Concezione 169 -Briuolo Angela.15.000: Maffucci Eduardo - Russo Antonio - Galgano Donato,marmista - Gallucci Carmela - Toglia Michelina - Maffucci V<strong>it</strong>torio- Cerreta Rosa Antonia - Metallo Giovanni - Zabatta Vincenzo, ViaMacello 12 - Racioppi Agostino - Di Maio Giuseppe, Vico Cirminiello13 - Acocella Antonietta - Tornillo Giuseppe Nicola - CialeoIolanda - Metallo Rocco - Caputo Vincenzo - Zarrilli Canio, Via DeSanctis 33 - Sperduto Angelomaria - Cestone Gaetano - Di CeccaAntonia e Paola - Caputo Pietro - Maffucci Canio, Via F. Tedesco163 - Pastore Maria Rosa - Nivone Antonio.20.000: Cianci Maria Antonia - Tuozzolo Donato - ZarrilliCanio - Armiento Orazio - Di Luzio Antonio - Vallario Canio -Cestone Giuseppe, Corso Garibaldi 29 - Miranda PasqualeAntonio - Del Re Michele - Di Cosmo Canio - Cerreta Alfonso -Di Milia Michele - Armiento Maria Giuseppa - Rainone Giuseppe- Gervasi Rosa, Piazza Michelangelo 1 - Maffucci Lorenzo -Del Moro Vincenzo - Fastiggi Giuseppe - Metallo Giovanni,Paludi di P<strong>it</strong>toli - Cubelli Iolanda - De Luca Maria - CerretaFrancesco - Rosania Gaetana - Rubino Antonietta - Zarrilli Canio,Via Libertà 1 - Gallo Gaetano, Carcatondo - Cesta Maria Irene- Galgano Giovanni - Zabatta V<strong>it</strong>o, Via A. Del Re 22 - StancoMaria Antonia - Scoca Vincenzo, Via P<strong>it</strong>toli 86 - Lettieri Angelomaria- Rinaldi Giovanni - Di Maio Lampariello Concettina - DiGuglielmo Angela e Michele - Nivone Giuseppe - Nivone Felice- Codella Francesca - Maffucci Franco Mario - Cianci Alessandro- Maffucci Giuseppe Mario - Immerso Maria - NannarielloMigliorina - Di Milia Maria - Buldo Giovanni - Russo Donato -Martiniello Michele - Cirminiello Angelomaria - Cestone Canio,Vico I ° Marconi 16 - Cerreta Antonio, Via Manzoni 32 - SantoroAngiolina - Salvante Michele - Lucrezia Vincenzina - CianciEnzo - Metallo Colomba - Immerso Lidia - Di Cecca Giovanni -Cirminiello V<strong>it</strong>torio - Russo Maria e Canio - Di Napoli Rocco -Cubelli Vincenzo - Zarrilli Maria Grazia - Fiordellisi Antonio - DiCarlo Antonio - Metallo Giovanni Battista - Capossela Giovanni- Caputo V<strong>it</strong>torio - Margotta Angela in Cantarella - CerretaMaria - Lettieri Pietro - Tuozzolo Rosamaria e Raffaele - SacinoFrancesco - Tateo Angelo - Cirminiello Francesco - Di Milia Pietro- Scoca Vincenzo - Lucadamo Vincenzo - Giarla Angelo - FastiggiAngelo - Acocella Gabriele - Iannella Rodolfo - Cianci Alessandro- Maffucci Antonietta ved. Codella - Rainone Lucia -Cubelli Giuseppe Di Cairano Gaetano - Circolo 78 - Di MuroLeonardo - Margotta Di Maio Francesca - Galgano Umberto -Cialeo Vincenzo - Gautieri Vincenzo - Di Roma Antonio, Via DeChirico - Zabatta Rocco, Via A. Del Re 19 - Margotta QuarantaConcetta - Melaccio Gerardo - De Nicola Giuseppe, Via F. DeSanctis 57 - Cestone Benedetto, Ortofrutta - Di Cosmo Antonio -Di Milia Vincenzo, Montecaruso - Armiento Marianna - MartinielloCanio - Della Badia Vincenzo – Russo Angelo – ZabattaDomenico – Maiello V<strong>it</strong>o – Zarrilli Luigia in Fierravanti.25.000: Armiento Canio - Di Milia Antonio, Via Circonvallazione44 - Zarrilli Donato - Don Vincenzo Cubelli - Cubelli Giovanni - RicciardiGaetanina - Iannolillo Giovanni - Lo Priore Pasquale.30.000: Maffucci V<strong>it</strong>torio - Del Re Nicola - Ramundo Michelina -Vallario Berardino - Stanco Michele - Caruso Salvatore - ZarrilliMichele, Via Verdi 1 - Maffucci Angelomaria, Contrada Fica 4 -Stanco Salvatore - Nicolais Raffaele - Di Milia Maria, Via Manzoni8 - Electron di Maffucci Antonio - Cianci Maria Angelo -Panelli Armando - Gautieri Vincenzo - Paolantonio V<strong>it</strong>o - CerretaMichele - Di Napoli Salvatore Antonio - Di Cecca Angelomaria -Zabatta Vincenzo - Metallo Michele, Via Circonvallazione 119 -Nivone Michele - Zabatta Lucia, Via Manzoni 10 - MartinielloV<strong>it</strong>o, Via P<strong>it</strong>toli - Santamaria Francesco - Sansone Lorenzina -Mucci Luciano - Cestone Francesco - Di Milia V<strong>it</strong>o e Angelo -Gallucci Vincenzo - Gautieri Leonardo - Lampariello Michele -Ricciardi Giuseppe - Cicoira Romualdo - Basile Emma e Aniello -Zabatta V<strong>it</strong>torio - Sagliocco Rosa - Maffucci Franco - NicolaisFrancesco - Di Carlo Felicetta.50.000: Di Napoli Fortunata - Salvante Raffaella - GervasiCanio - Di Maio Teresa - Di Cecca Grazia - Armiento Giuseppe -Lucev Donato - Codella V<strong>it</strong>o - Cicoira Osvaldo - Maffucci Salvatore- Paolantonio Rosa - Lucrezia Luigina - Girardi Giuseppe - DiMaio Luigi - RAS Assicurazioni Cal<strong>it</strong>ri - CISL, Metallo Antonio -N.N. - Toglia Michele - Galgano Giovanni - Metallo Del Re Fiorina- Ferrara Nicolais Dora - Nicolais Angelo Maria - GalganoMaria - Caputo V<strong>it</strong>antonio - CONI SUD - Santeusania Giovanni -Guglielmo Filomena - De Nicola Armando - Fastiggi Giuseppe,Contrada Sambuco - Polestra Vincenzo - Polestra V<strong>it</strong>o - MaffucciGiuseppe, Via M. Cicoira 1.100.000: MIRA di Armiento Vincenzo - N.N. - N.N. - CicoiraEmilio - Gervasi Canio - Polestra Maria.DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE10.000: Codella Michele (Pavona) - Galgano Luigi (Roma) -Maffucci Michele (Novate M.se) - Capozi Bruno (Roma) - CerretaGiuseppe (Cambiano) - Algeri Alba (Retorbido) - MaffucciVincenza (Palma Campania).15.000: Cristiani Michelina (Miradolo Terme) - Zarrilli Lina(Birone di Giussano) - Lucrezia Raffaele (Bollate) - Cestone Giovanni(Pinerolo) - Cestone V<strong>it</strong>o (Ponte Tresa) - Cerreta Ciro (Avellino)- Ricciardi V<strong>it</strong>ale (Portici) - Zabatta Giuseppe (Nova Milanese).20.000: Algeri Alba (Retorbido) - Cerreta Vincenzo (Torino) -Stanco Angela in Forgione (Lentate S.S.) - Caprio Donato (Quarto)- Farina Simone Antonietta (Monza) - Vallario Giuseppe (Grugliasco)- Fastiggi Canio (Caserta) - Leone V<strong>it</strong>o (Bologna) - RussoMichele (Potenza) - Mapelli Elisa (Bergamo) - Mutti Maria Teresa(Bergamo) - Margotta franchino (Olgiate Comasco) - Cubelli Orazio(Portici) - Nannariello Giuseppe (Pozzo di Gotto) - Russo Eleonora(Ventimiglia) - Ruggiero Angela (Giussano) - Di Napoli Vincenzo(Bologna) - Strollo Giuseppe (S. Miniato Basso) - FierravantiPasquale (Torino) - Pennella Giuseppe (Trani) - Miano Mario(Napoli) - Di Napoli Gaetano (Latina) - Scoca Giuseppe (Roma) -Codella Luigina (Poggibonsi) - Margotta Vincenzo (Salerno).25.000: Pasqualicchio Vincenzo (Salerno).30.000: Senerchia Vincenzo (Casalgrande) - Galli Alvaro(Capoliveri) - Mucci V<strong>it</strong>o Michele (Sesto S. Giovanni) - NicolaisRocco (Como) - Nicolais Luigi (Como) - Del Cogliano Berardino(Salerno) - Aristico Antonio (Siena) - Rauseo Maria Francesca(Bologna) - Pastore Franco e Leonardo (Taranto) - Di Cecca Vincenzo(Mariano C.se) - Marra Sigismondo (Milano) - CerretaCanio (Forlì) - Ruggiero Canio (Carugo) - Polidoro Berardino(Ariano Irpino) - Fastiggi Canio (Ponsacco) - Metallo Mauro (Brescia)- Gizzi Nicola (Cambiano) - Cioffari Maria (Novara) - GallucciDonato (Ancona) - Farese Raffaele (Conza della Campania)- Di Marco Antonio (Taranto) - Gautieri Antonio (Mariano C.se) -Tornillo Lucia (Salerno) - Di Napoli Luigi (Latina) - Di Maio Gio-18


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOvanna (Roma) - Cioffari Anna (Genova) - Maffucci Donato(Mariano C.se) - Zarrilli Maria Concetta (Pianopoli).40.000: Fr. Vincenzo Codella (Napoli).50.000: Berti Alessandro (Firenze) - Gori Stefano (Firenze) -Frucci Angelo (Roma) - Nicolais Giuseppina - Cestone Mario(Brescia) - Giuliano Canio (Genova) - Stanco Salvatore (Salerno)- Cianci Michele (Brescia) - Rubino Enza (Mentana) - BuonoMarcello (Avellino) - Cerreta Canio (Firenze) - Di Cairano Enzo(Francavilla a Mare) - Bozza Elvira (Napoli) - Maiello Savino(Roma) - Frucci Liliana (Napoli) - Metallo Cesare (S. Giorgio aCremano) - Cestone Pasquale (Busto Arsizio) - Mancino Lisa ePasquale (Cerignola) - Toglia Sergio (Napoli) - Tornillo Angelomaria(Potenza) - Leone Angelo (Abano Terme) - Di NapoliPasquale (Milano) - Cioffari Raffaele (Milano) - Metallo Vincenzo(Roma) - Di Carlo Alfredo (Avellino) - Bonucchi Alfonso (Roma).60.000: Frasca Vincenzo (Roma) - Di Napoli Pio (Roma) - DiMaio Giuseppe (Besano).100.000: Maffucci Antonio (Poggio a Caiano) - Del CoglianoMaria Michela (Caserta) - Leone Mario (Bari).BELGIO: Rubino Vincenzo 25.000 - Galgano Antonio 25.000- Maloteau Charles 25.000 - Mignone Antonio 20.000 - PannellaLegnaro Maria Rosa 15.000 - Catano Vincenzo 20.000 -Dragone Leone 10.000.FRANCIA: Lucrezia Nicola 50.000.GERMANIA: Salvante Giovanni 50.000 - Zabatta Giovanni20.000 - Gautieri Gaetano DM 50 - Vallario Giovanni 10.000.INGHILTERRA: Galgano Vincenzo 50.000.SVIZZERA: Vallario Pietro 30.000 - Maffucci Giovannino DM20 - Altieri V<strong>it</strong>o 30.000.U.S.A.: Beardell Yane $ 20 - Nicholas Joseph $ 20 - FastiggiMario 50.000 - Frucci Bruno $ 60 - Zazzarino Antonio $ 25 -Monaco Angelina $ 20 - Casimiro Nicolais Maria $ 10 – LucreziaGiuseppina $ 10 – Pavese Angelina $ 90.ARGENTINA: Buldo Angelo $ 20.AUSTRALIA: Di Maio Antonio $ 50 - Di Carlo Filomena $ 40.BRASILE: Di Napoli Berardino $ 20 - Aristico Canio Vincenzo30.000.URUGUAY: Metallo Antonietta 25.000.VENEZUELA: Galgano Michele 150.000 - Di Cairano Gaetano100.000 - Simone Giuseppe 100.000 - Cicoira Vincenzo100.000 - Bozza V<strong>it</strong>o 100.000.DALL’ESTEROChiediamo scusa e comprensioneper qualsiasi involontaria omissioneREQUIESCANT IN PACEV<strong>it</strong>o Zarrilli25.08.1917 - † 05.09.1997La tua scomparsa ci halasciati nello sgomentoI parenti tutti tiricordano con immutatoamore.Giuseppe Del Cogliano19.03.1929 - † 15.09.1997Non l’abbiamo perduto,egli dimora primadi noi nella pace di Dio.(S. Agostino)Maria FrancescaMaffucci16.09.1952 - † 16.12.1997Sei andata via senza dirciniente, ma sei sempre neinostri cuori con tantoamore.Il mar<strong>it</strong>o Mario, i figliGiuseppina, Gennaro,Lucia, Antonietta, Marco,i generi, i nipoti egli amici tutti.Giovanni Abate25.08.1919 - † 18.05.1998Le anime elette godonola gloria del Paradiso.Un ricordo da parte deifamiliari, a tutti coloroche gli vollero bene.Michele Frucci3.02.1936 - † 18.06. 1998È tornato alla casa delPadre, lasciando nellatristezza e nel dolorela moglie Liliana i figliJole e Gianluca i fratelliCostantino e Bruno.Vincenza D’Auria inZarrilli1928 - † 09.11.1995Nel terzo tristissimoanniversario della tuadipart<strong>it</strong>a i parenti tutt<strong>it</strong>i ricordanocon l’amore di sempre.Donato Maffucci4.07.1912 - † 4.10.1998È stato rap<strong>it</strong>o all’amore della famiglia z’R’nat’lu sahr’stan’che dal 1935 fino al terremoto del 1980, insieme alla moglieLucia Pastore ha svolto il lavoro di sagrista presso la chiesadell’Immacolata Concezione.Lo ricordano commossi e con immutato affetto i figliGerardo, Antonio, Rosa, Vincenza, e Giovanni; le nuoreTullia, Teresa e Assunta, il genero Salvatore i nipoti tutti,insieme ai parenti.Mentre eravamo già in stampa ci è giunta, grad<strong>it</strong>issima,l’ultima pubblicazione dell’amico Pompeo Russoniello:Storia del Convento di S. Maria della Consolazione deiFrancescani Riformati a S. Andrea di Conza (1607- 1865)– Edizioni La Ginestra, Avellino 1998.Un bellissimo volume ricco di interessanti notizie e documentirari. Complimenti vivissimi al carissimo Pompeo.19


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 Erbe di Casa Nostra L’AGLIOAlbium Sativa è un’erba che siL’ trova in molti orti; il suo vero nomenon è del tutto noto. Alcuni studiosisostengono che potrebbe essere collegatoal “All” una parola celtica dal significatodi bruciato cioè caldo. Infatti quandosi ingerisce porta tutte queste manifestazionidi ardore dei sensi che puòsusc<strong>it</strong>are; i Romani lo consideravano unortaggio sapor<strong>it</strong>o destinato alla classepovera e piuttosto rustica; al contrario,lungo le sponde del Nilo era consideratoun simbolo divino e si manifestava intutte le sue caratteristiche del potere.Sembra che il re Enrico IV d’Inghilterra,già in età matura lo consumassegiornalmente per mantenersi virile edarzillo; certo la capac<strong>it</strong>à di stimolare ilvigore è una virtù non trascurabileL’aglio viene anche considerato unadelicatezza in Eg<strong>it</strong>to, dove anni fa si insegnavaai bambini d’Israele a cibarsene;cibo caro ai soldati romani, era diventatoun simbolo della v<strong>it</strong>a mil<strong>it</strong>are, idoneo astimolare la resistenza ed il coraggio.L’aglio appartiene alla famiglia delleliliacee, con fiori rosa-violacei, le fogliesono lunghe, piatte e cilindriche. InInghilterra veniva coltivato prima del1540; il nome è di origine anglosassone(garlir) che è una derivazione delle parolespada ed (lac) era considerata la punta.Narra una leggenda di Maomettoche, quando Satana uscì fuori dal giardinodell’Eden dopo la caduta dell’uomo,l’aglio spuntò dopo aver posto il suopiede sinistro e poggiando il destro uscìla cipolla.Questo bulbo aiuta a purificare ilsangue, abbassa la pressione ed è indicatoper tutti coloro che soffrono di reumatismie di artr<strong>it</strong>e. Inoltre, serve comecataplasma per calli, verruche e frizioniche rinvigoriscono il corpo.UN NUOVOGIORNALEn segnale di una matur<strong>it</strong>àUche non vive ai marginidella realtà, ma con coraggio siassume la responsabil<strong>it</strong>à delles<strong>it</strong>uazioni, ci arriva dalla vicinaMonteverde conCOMUNITÀun periodico di informazione edi cultura che certamente porterà– è il nostro più sent<strong>it</strong>o esincero augurio – un contributonotevole al dibatt<strong>it</strong>o dei problemipiù urgenti.E con la ist<strong>it</strong>uzione dellaBIBLIOTECACOMUNALEint<strong>it</strong>olata a “Giuseppe LeonidaCapobianco” eminente figuradi studioso di fama internazionale.CONCORSIXXXI PREMIO NAZIONALELETTERARIOSILARUSAssociazione Silarus e l’omonima rivistaL’ bandiscono il XXXI concorso letteraio,che si divide in tre sezioni: narrativa (raccontie novelle), poesia e saggistica (saggi su personaggi,opere o aspetti originali della letteraturacontemporanea).I lavori dovranno essere ined<strong>it</strong>i. Ogni autorepotrà concorrere per le tre sezioni con un soloracconto (sez. narrativa) con una o due lirichein lingua <strong>it</strong>aliana (sez. poesia) e con un solosaggio cr<strong>it</strong>ico (sez. saggistica). I racconti nondevono superare le sei cartelle dattiloscr<strong>it</strong>te edi saggi dieci. Le poesie devono avere una lunghezzamassima di trenta versi. Si gradiscel’invio del curriculum e di una foto.Non è prevista alcuna tassa di letturaA ciascun premiato delle tre sezioni verràassegnato il “Trofeo Sìlarus”, e medaglie al2° e 3° classificato; i segnalati riceveranno undiploma.Tutti gli elaborati inviati non possono esserepubblicati dai concorrenti su altre riviste finoal 31 dicembre 1999; i manoscr<strong>it</strong>ti, come pureogni altro materiale, non saranno in nessuncaso rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i.I lavori dovranno essere redatti in quattrocopie, n<strong>it</strong>idamente dattiloscr<strong>it</strong>te e singolarmenteordinate e firmate; per qualsiasi altrainformazione il recap<strong>it</strong>o è il seguente: Segreteriadel Premio Sìlarus – Casella Postale317 – 84091 Battipaglia (SA).Termine per l’invio dei lavori è il 31 gennaio1999.XXIX PREMIO DI POESIAFORMICA NERACITTÀ DI PADOVAl Gruppo letterario Formica Nera promuoveIla ventinovesima edizione del concorso dipoesia aperto a tutti gli autori di lingua <strong>it</strong>aliana.Si partecipa con una poesia ined<strong>it</strong>a a temalibero, da far pervenire entro il 5 aprile 1999in cinque copie – di cui soltanto una con nomecognome indirizzo e firma dell’autore. Alprimo classificato verrà assegnata una Targad’oro e ai segnalati medaglie d’oro personalizzate;la giuria – il cui operato è insindacabile– sarà resa nota dopo l’assegnazione deipremi; gli elaborati non si rest<strong>it</strong>uiscono.L’es<strong>it</strong>o del concorso verrà diffuso attraverso iconsueti mezzi di comunicazione; i finalistiriceveranno lettera raccomandata; la segreteriasi riserva la facoltà di pubblicare le poesiefinaliste.Gli elaborati vanno inviati al segretario delconcorso : Luciano Nanni Casella Postale1084 – 35100 Padova.Per informazioni urgenti tel. 049/61.77.37PREMIO CONTEA DI MODICA 1984 - 1999Per il 15° anniversario della fondazionedell’Accademia Internazionaledi Lettere, Scienze e Artia Presidenza Generale Accademica inv<strong>it</strong>aLPoeti, Scr<strong>it</strong>tori, Saggisti, Commediografi eArtisti d’Arte figurative, residenti in Italia eall’Estero a partecipare al premio Internazionale“CONTEA DI MODICA”Il premio è diviso in 4 categorie :Per il partecipante che non risulta iscr<strong>it</strong>to innessun Albo Accademico.Per il partecipante che è già iscr<strong>it</strong>to in qual<strong>it</strong>à diAccademico Associato, con tessera e diploma.Per il partecipante che risulta iscr<strong>it</strong>to nell’Alboin qual<strong>it</strong>à di Acc. Ass. e Accademico di mer<strong>it</strong>o,contessera e due diploma.Per il partecipante che risulta iscr<strong>it</strong>to nell’Alboin qual<strong>it</strong>à di Acc. Ass. Acc. Di Mer<strong>it</strong>o e Acc.D’Onore, con tre diploma e tessere.Scadenza per la presentazione delle opere il 15Febbraio 1999.Per eventuali informazioni rivolgersi allaSegreteria 0932 – 94.19.2820


IL CALITRANO N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998LA NOSTRABIBLIOTECAL’ARCICONFRATERNITA DELL’IMMACOLATA CON-CEZIONE DI CALITRI di AA.VV. a cura di P.GerardoCioffari e V<strong>it</strong>o Alfredo Cerreta – Centro StudiNicolaiani, Bari 1997.n occasione del 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotaleIdel Padre Spir<strong>it</strong>uale della Congrega dell’Immacolata Concezione,don Vincenzo Cubelli, il Priore in carica fino al 1997, ilprof. V<strong>it</strong>o Alfredo Cerreta, ed i Confratelli tutti hanno voluto chefossero ripubblicate le Regole della Confratern<strong>it</strong>a, approvate conReal Decreto di Carlo III di Borbone a Napoli nel 1759. Ciòavviene ad un secolo esatto dalla loro prima pubblicazione del1887 a cura dell’allora Priore Luigi Cerrata. La redazione dell’opera,in due volumi, è stata curata dal Padre domenicano GerardoGioffari, teologo, storico e filologo di ecccezionale bravura ecompetenze.Nel primo volume, “Studi sulla storia e sulla Regola”, PadreGerardo ci presenta le Regole della Confratern<strong>it</strong>a oltre che nellaloro versione documentaria integrale, anche inser<strong>it</strong>e nel loropreciso contesto storico pazientemente ricostru<strong>it</strong>o, insieme allastoria di Cal<strong>it</strong>ri e della Concezione dopo il terremoto del 1910.Il prof. V<strong>it</strong>o Alfredo Cerreta invece ci descrive arch<strong>it</strong>ettonicamentela suddetta chiesa, fornendoci una dettagliata e preziosissimatestimonianza di come era il sacro edificio prima di esseredistrutto dal terremoto del 1980. Il culto dell’Immacolata Concezionea Cal<strong>it</strong>ri ha radici profondissime, la Madonna Immacolataè un po’ la mamma di tutti i cal<strong>it</strong>rani, “… la v<strong>it</strong>a, la guida, laforza… l’assistenza…” di coloro che lasciavano e lasciano Cal<strong>it</strong>ricon le lacrime agli occhi, invocata nei momenti difficili, tuttele rendiamo grazie con entusiasmo nei momenti di gioia.Lo spir<strong>it</strong>odi chi accolse la vergine Immacolata nel proprio cuore nel’700 è rimasto immutato nel corso dei secoli, come testimonianole antichissime tradizioni religiose a Cal<strong>it</strong>ri nella preparazione alNatale, alla Pasqua, nelle processioni, nel culto dei defunti, di cuila Congrega è sempre stata particolare promotrice, insieme conaltre associazioni religiose ancora oggi operanti, ed altre purtropponon più esistenti, come le “Figlie di Maria”, o la “Congregazionedel Pio Monte dei Morti” di san Michele.Portavoce dei nostri comuni sentimenti presso l’Al<strong>it</strong>are dell’immacolataConcezione, guida spir<strong>it</strong>uale della Congrega negliultimi 51 anni, è don Vincenzo Cubelli, instancabile nel suoministero sacerdotale, vicino a tutti, esperto conosc<strong>it</strong>ore dell’animoumano che ha sempre saputo “…come rivolgersi agliuomini; sapeva come essi andavano presi, adottando un insegnamentoche non era mai paludato, ma sempre eminentementepratico…” facendosi sempre capire da tutti, “dall’anzianoche veniva alla Congrega, al letterato professionista”.Protagonista delle entusiasmanti prediche della Settimana santa,modello di coloro che a Cal<strong>it</strong>ri hanno ricevuto la vocazione religiosae sacerdotale, è a lui dedicato il secondo volume dell’opera,attraverso le affettuose testimonianze di ex Priori, confratelli,ex alunni e conoscenti, che con i loro contributi ci aiutano aconoscerlo meglio e ad apprezzare sempre il suo insegnamento.Antonio NicolaisLA CAPPELLA DI SAN VITO “EXTRA MOENIA” APOSTIGLIONE di Adriano Caffaro – QuaderniArci Postiglione, Salerno 1997, p 16interesse di tale cappella, che il Caffaro introduce conL’ l’immediato apporto di fonti documentarie ined<strong>it</strong>e dell’ArchivioDiocesano di Teggiano, c’introduce in una sfera diculto che riflette il diretto rapporto tra il fedele ed il santo dacui egli si attende un concreto aiuto nei suoi bisogni, fiduciosodi sue particolari virtù che nel caso specifico consistono nellaprotezione degli animali, con cui si viveva fino ad alcunidecenni orsono in simbiosi e la cui esistenza garantiva lasopravvivenza in una tipica società agropastorale.Confermando quanto già scr<strong>it</strong>to dallo Ebner (1982) in relazioneal documento del 12 luglio 1580, una delle prime vis<strong>it</strong>epastorali dopo il Concilio di Trento, essa è descr<strong>it</strong>ta nel successivodocumento del 1623 dal quale apprendiamo anche ilnome dl suo Cappellano e beneficiario, Francesco del Mercato,dell’illustre famiglia di Laureana. Migliorato lo stato dell’altare,sub<strong>it</strong>o dopo, mancandovi l’indispensabile “pietra sacra”,la cappella aumenta progressivamente d’importanza, annettendosila cappella di S. Maria Maddalena, non pervenutaci, eda metà del 700 rimpinguato con vari beni ed amministrata dalnapoletano Marco Del Duca.Tali dati ricavati da documentiined<strong>it</strong>i dell’Archivio di Stato di Napoli, quali il catasto conciariodi Postiglione, di recente studiato da Anna Costantino(Salerno 1997) e dall’”istromento” del 1759 del Ranucci,notaio della Regia Corte, quanto all’apprezzo di Postiglione,pubblicato dal Conforti nel fascicolo de “Il Postiglione” (a.X, n.11, giugno 1998), notiamo non solo l’ubicazione, lungo lastrada che porta ai Molini, oggetto di uno studio della Villanova,apparso sul “Postiglione” (a. III, 4 giugno 1991) ma anchelo stato sempre più di abbandono, in cui la cappella versa nelcorso dell’800, quando è curata da Giorgio Giorleo, canonicodella diocesi di Umbriatico, in Calabria, e dopo la sua morte,già avvenuta nel 1835, dal parente Giuseppe, tanto che dopo gliultimi ripristini è defin<strong>it</strong>ivamente abbandonata, finché di recente,non è stata oggetto di un ultimo restauro interessante, l’oliosu tela sovrastante l’altare e raffigurante S. Maria del Carmine,S. V<strong>it</strong>o e la Maddalena (Ranucci 1759, ora Conforti 1998, p.72), poi solo con S. V<strong>it</strong>o, accompagnato dal consueto cane ereggente la palma del martirio ed a sinistra la Maddalena che èaggrappata alla Croce, cui si appoggiano tre angeli, dipinto“dal signore Antonio della Bruna” e datato al 1760 (inventaridel sacerdote, poi arciprete Don Nicola Zurlo, anni a811 ea823).Al di là di errori di proporzione tra le figure, è da rilevarecon il Caffaro che la tematica certamente è stata ispiratadal comm<strong>it</strong>tente.L’intervento è da considerare uno degli esempi della ripresaeconomica ed artistica del 700, anche se gli stucchi tardobarocchidell’epoca non piaceranno al vescovo di CapaccioMichele barone (1837).Quanto all’artista, anche se non compreso nei repertori ufficiali,gli studi di storia locale possono illuminare sulla suaprovenienza: difatti Giovanni Maiese, trattando delle famigliepresenti nel luogo in un suo manoscr<strong>it</strong>to, ed<strong>it</strong>o a cura di LuigiRossi nel 1983, ed int<strong>it</strong>olato “Storia di Vallo Lucano e dei suoidintorni”, si sofferma brevemente sui “Labruna” scrivendo che“Pietro della Bruna era p<strong>it</strong>tore, dipinse il S. Giuseppe nellaCappella de Laurentiis nel 1766” (p.381).Tale famiglia, presentein Pattano, frazione di Vallo, se un Giovanni Labruna diLuigi risulta caduto nella guerra 1915-18, da quella frazionesembra derivare, se nel 1848 Antonio e Francescantonio Labru-22


N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANOna “del Comune di Vallo” sono inquis<strong>it</strong>i dalla Gran Corte Criminaledi Salerno per aver arrecato danni a proprietari di fondiex demaniali della badia di Pattano, tra cui il signor Nicola“Mainente” (p. 268).Antonio CapanoS. ANDREA DI CONZA Strutture materiali e socioculturali tra origini e continu<strong>it</strong>à – I° L’antica Chiesadi S. Andrea Apostolo e la Chiesa dell’ImmacolataConcezione – di Arcangelo Bellino – EdizioniAssoPromoS “Vincenzo Scalzullo” S.Andrea di Conza - 1998uesto libro vede la luce, dopo tanti anni di ricerca pazien-minuziosa, e, se permettete, ispirata; infatti, ci troviamoQte,di fronte alla prima parte di un lungo lavoro complesso, articolatoe approfond<strong>it</strong>o, ricco di “prove”, di notizie, di intuizioniche fanno luce sul passato e, al tempo stesso, compongono unquadro organico delle vicende, degli uomini, dei monumentiche affollarono la nostra realtà antica.Il lavoro è dedicato all’antica chiesa di S. Andrea, patrono dellacomun<strong>it</strong>à; nessuno ne ha mai messo in dubbio l’esistenza, nessunoha mai negato che fosse la chiesa delle origini, l’ident<strong>it</strong>àstessa del paese; spesso, però, si è genericamente r<strong>it</strong>enuto che laprima chiesa dell’Apostolo sorgesse nel luogo dove attualmente s<strong>it</strong>rova la parrocchiale (sotto il t<strong>it</strong>olo di S. Domenico) e si è accred<strong>it</strong>atala convinzione di una continu<strong>it</strong>à diretta e cronologica tra idue edifici di culto. Invece, le notizie raccolte inducono a benaltra conclusione: la chiesa di S. Andrea, un tempo anche chiesamadre, va identificata con quella che ancora oggi ricordiamocome “ chiesa della Congrega dell’Immacolata Concezione; persecoli simbolo della rinasc<strong>it</strong>a, puntualmente ricostru<strong>it</strong>a dalla c<strong>it</strong>tadinanzadopo ogni calam<strong>it</strong>à naturale, è stata demol<strong>it</strong>a in segu<strong>it</strong>oal sisma del 23 novembre 1980 e… forse cancellata per sempre.Di Arcangelo Bellino apprezziamo, inoltre, la scorrevoleesposizione, la chiarezza, la impostazione generale dell’opera,destinata a lasciare un segno di vero arricchimento culturale.(dalla Presentazione)VIAGGIO NEL FUTURO e Questione Meridionalea cura di Gabriele Giorgio e Antonio Tenore-Tipol<strong>it</strong>ografia F.lli Pannisco Cal<strong>it</strong>ri – Marzo 1998a pubblicazione contiene una raccolta di articoli e documenti– a più voci – che vogliono contribuire a far conosce-Lre la storia della linea ferroviaria Avellino – Rocchetta S. Antoniodella quale è stato celebrato il primo centenario della soffertanasc<strong>it</strong>a, e a non disperdere la testimonianza di speranze edi proposte, di lotte e di impegni delle nostre popolazioni:impegni di ieri e di oggi, che hanno dato prestigio alla provinciaper il riscatto del meridione, per l’unificazione pol<strong>it</strong>ica delPaese, prima, ed economico-sociale dopo; per il riequilibrio,ancora oggi impellente, fra aree più deboli ed aree più progred<strong>it</strong>e,zone interne e fascia costiera.Il treno, strenuamente difeso, resta un simbolo nella nostraarea di un avvenire migliore e meno incerto, anche se deve correrepiù sped<strong>it</strong>amente per tenere il passo di altri mezzi di trasporto,e sviluppare intermodal<strong>it</strong>à sinergiche per un servizioveramente compet<strong>it</strong>ivo nel trasporto dei lavoratori, turisti, studentie prodotti fin<strong>it</strong>i o semilavorati.(Dalla presentazione)I DOMENICANI A RICIGLIANO di Giovanni DiCapua – Con il patrocinio del Comune di Ricigliano– Lancusi (SA) 1998i fronte a un tema di fatto lim<strong>it</strong>ato e lim<strong>it</strong>ante, il ricercatorecorre inev<strong>it</strong>abilmente il rischio di scadere nella più tr<strong>it</strong>aDe scontata storia locale o, al massimo, nel “racconto” esaltantee agiografico, per quanto nutr<strong>it</strong>o di sincero affetto e di “car<strong>it</strong>àdel natìo loco”. Sentimenti , questi, di cui non difetta certaGiovanni Di Capua, altrimenti non si sarebbe da tempo cimentatocon successo nella ricostruzione delle patrie memorie;ma, per fortuna sua – e della repubblica degli studiosi – egli èmolto di più che un amante della propria terra, egli è soprattuttoun amante della ricerca, della cultura e perfino dell’erudizione,ma con quella grinta in più derivantegli dall’aver sopportatoper anni il giogo di un impiego che gli ha tolto tempoed energie, destinabili a più gratificanti attiv<strong>it</strong>à dello spir<strong>it</strong>o.L’Autore ha svolto un’amorosa, pignolissima azione di ricercad’archivio e di calcamento del terreno, esemplata fra l’altro contestimonianze fotografiche di propria mano, senza le quali sisarebbe persa per sempre la memoria visiva del manufattoindagato. Gli fa onore, per di più, l’aver impostato il suo scr<strong>it</strong>toin termini aperti, in modo da consentire a successivi studios<strong>it</strong>utti gli approfondimenti possibili, anche in settori collateralidel sapere : mi riferisco, tanto per esemplificare, ad alcuniinteressanti spunti interpretativi e alle opportun<strong>it</strong>à che la trascrizionedei documenti offre a chi volesse ricostruire la storiadel paesaggio agrario, del popolamento e dello spopolamento.Credo che i cultori di storia terr<strong>it</strong>oriale – e i Riciglianesi in particolare– debbano essere grati a Giovanni Di Capua per questocontributo filiale, ma non provinciale, che egli ha dato al recuperoconosc<strong>it</strong>ivo di uno spezzone del comune passato: perquanto gli riguarda, egli ha già vinto la sua personale “guerraillustre contro il tempo” e, forse, anche un po’ contro i tempi…Vincenzo Aversano (dell’Univers<strong>it</strong>à di Salerno)V<strong>it</strong>a Cal<strong>it</strong>ranaNei tre anni di v<strong>it</strong>a dell’attuale Amministrazione Comunale, econ precisione fino al 30 settembre 1998, sono stati distribu<strong>it</strong>i 5 miliardidi nuovi contributi, più 2 miliardi per stati di avanzamento ed adeguamenti.Il Piano Finanziario comunale, già approvato dal ConsiglioComunale prevede di spendere altri 3 miliardi, che erano già in cassanella precedente amministrazione, previa autorizzazione del Ministero,e con questi miliardi si pensa di ricoprire l’intera ricostruzione. Nel mese di settembre il prof. Michele Cicoira, Presidedell’ist<strong>it</strong>uto Tecnico Commerciale “A. M. Maffucci”, del LiceoScientifico e dell’Ist<strong>it</strong>uto d’Arte di Cal<strong>it</strong>ri, dopo lunghi anni diservizio, profusi con generoso, profondo e disinteressato impegno afavore di tanti giovani, ma in particolare, negli ultimi anni a pro dellagioventù cal<strong>it</strong>rana, ha lasciato la scuola per raggiunti lim<strong>it</strong>i di servizio.A lui, profondamente riconoscenti e grati, vogliamo tributare –anche a nome dell’intera c<strong>it</strong>tadinanza – il nostro doveroso, sincero esent<strong>it</strong>o ringraziamento. Al nuovo preside prof. Antonio Moccia diAvellino, proveniente dall’ist<strong>it</strong>uto Tecnico Commerciale di Ariano Irpino,con un ricco bagaglio di esperienze pedagogiche e direttive all’internodell’Amministarazione del Ministero della Pubblica istruzione, vada ilnostro più sincero benvenuto, con l’augurio di buon lavoro.23


Cal<strong>it</strong>ri 1907 circa, da sinistra seduti : Francesco Ricciardi (19.12.1866 – 18.09.1929) – Filomena Frasca Ricciardi (23.06.1840 – 12.06.1918) – V<strong>it</strong>ale Ricciardi, di circa 7 anni (19.01.1900 – 15.03.1954) – V<strong>it</strong>ale Ricciardi(25.01.1825 – 18.04.1914) – Filomena Cerreta Fastiggi (01.08.1836 – 05.08.1919) in piedi, da sinistra: Maria Michela Ricciardi Fastiggi (22.10.1858 – 22.03.1942) – Concetta Iannolillo Ricciardi (1885 – 1911)prima moglie di Giovanni – Giovanni Ricciardi (16.05.1876 – 25.04.1946) – Angelarosa Ricciardi Abate (22.09.1869 – 10.1960). (Per gentile concessione del signor Frank Ricciardi da Dobbs Ferry U.S.A.)In caso di mancato recap<strong>it</strong>o si prega rispedire al m<strong>it</strong>tente che si impegna ad accollarsi le spese postali.

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