IL CALITRANO N. 24 - Ilcalitrano.it
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ISSN 1720-5638<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioniSpedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di FirenzeANNO XXIII - NUMERO <strong>24</strong> (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2003VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>URGE UN RINNOVAMENTO INTERIOREUNA RITROVATA COSCIENZALe opere della “Pace” nascono dal cuore e si esprimonoparticolarmente in coerente stile di v<strong>it</strong>a e nell’acquisizionedi una sempre maggiore capac<strong>it</strong>à di dialogo, di condivisione, di accoglienza del diverso.Tutti siamo testimoni che oggi la praticadei sacramenti è in crisi e in nomedella personal<strong>it</strong>à e del carattere insost<strong>it</strong>uibiledi ogni persona si contestae si mette in discussione il “sacramento”che si presenta come un r<strong>it</strong>o moraleggiante…e privo d’interesse nellamisura in cui pare distaccato dalla v<strong>it</strong>ae collocato fuori di essa. Questo rifiutodel sacramento, anche se mette in discussione– per una confusione di termini– soltanto gli aspetti esteriori,contiene in se il rifiuto per quel tipo di“Chiesa” nella quale v<strong>it</strong>a di fede e v<strong>it</strong>asociale erano strettamente intrecciatee dove i sacramenti rassomigliavanoassai a r<strong>it</strong>i d’aggregazione sociale.Così punti di riferimento che, persecoli, sembravano immutabili ed incrollabilisono scomparsi; come determinareallora, in questo nostro mondodivenuto incerto ed instabile, la relazionedell’uomo con Dio, e come collocarein essa il posto e il ruolo dei sacramenti?Tutte problematiche di profondospessore che vanno affrontate in mododiverso da come si affrontano i probleminormali, perché la Chiesa non è unasocietà ideologica e non è un part<strong>it</strong>o: isuoi punti di riferimento non sono dichiarazioniprogrammatiche più o menoidealiste, ma sono i sacramenti, attidi Dio ancorati all’esperienza umana.Appare, perciò, necessario ed irrinunciabileche le molteplici istanze (religiose,sociali, finanziarie ecc.) presentioggi nella nostra società, venganoaffrontate attraverso un costume dipubblico dibatt<strong>it</strong>o improntato ad unforte spessore etico, le ragioni di unacomune speranza e l’energia creativacapace di costruire un comune avvenireper tutti in un contesto mondiale socio-pol<strong>it</strong>icoche susc<strong>it</strong>a preoccupazionesoprattutto per quanto concerne la dign<strong>it</strong>àdella persona umana.Occorrerà fare delle scelte precisesui temi da trattare, individuando alcunesfide emergenti, augurandoci chela comun<strong>it</strong>à sociale in se stessa e nellesue componenti, prenda più viva coscienzae assuma più esplic<strong>it</strong>o impegnodi fronte a queste emergenze.Purtroppo a guardarsi intorno e aseguire le polemiche che si svolgono– in modo non sempre decoroso – si hal’impressione che non emergano nèfatti nuovi capaci di mutare il panoramanebioso ed asf<strong>it</strong>tico che ci deprime,nè persone in grado di condurcifuori da questo guado stagnante.I dibatt<strong>it</strong>i sanno di stantìo e soprattuttole persone che a questi dibatt<strong>it</strong>isi dedicano non hanno di certo la staturache sarebbe necessaria ed indispensabilein momenti come questi, ilmer<strong>it</strong>o delle cose viene sopraffatto daldelirio ideologico e dalla furia di fazione.Spegnere le inimicizie e gettare lefondamenta di nuovi patti di pace, sapendoche esiste un rischio che è quellodi cadere nell’equivoco di compiereatti di culto al Signore senza che siacoinvolto il cuore, senza permettere alSignore di entrare veramente nella nostrav<strong>it</strong>a e senza compiere poi il camminodi un<strong>it</strong>à, di speranza e di salvaezza;perché ascoltare significa lasciars<strong>it</strong>rasformare, a poco a poco, fino ad esserecondotti su strade spesso diverseda quelle che avremmo potuto immaginarechiudendoci in noi stessi conuna vera e propria eclissi del sensomorale e con la scarsissima trasmissionedella memoria storica, non per irrigidircio ripiegarci sul passato, bensìper trasmetterne lo spir<strong>it</strong>o, pur nel necessariomutare delle forme, perchénessuno può saggiamente guardareavanti senza confrontarsi seriamentecol proprio passato.Ecco perché oggi si avverte più acutal’esigenza di combattere l’indifferenza,la sfiducia generalizzata nelleist<strong>it</strong>uzioni, il disimpegno, occorre superareuna impostazione statica dellapace e della libertà, per concepirle inmodo dinamico, come conquista cheimpegna tutto l’uomo e tutti gli uomini,in un confronto perenne con la giustiziae nel rispetto costante della libertà persconfiggere quella ragnatela di corruzionein cui risulta prigioniera buonaparte della classe dirigente del paese.Eroismo quotidiano che è il vincerese stessi e dedicarsi agli altri, senzacompromessi e cedimenti nel difficilissimomestiere di essere uomini.Raffaele SalvanteVogliamo ricordarecon il dovutocompianto,gli eroi di NASSIRYAche ci hanno fattoriscoprirei valori dell’ITALIA,nazione liberae democratica3
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003LA XXII FIERA DI CALITRIVETRINA DEL MEZZOGIORNOa XXII Fiera Interregionale di Cal<strong>it</strong>riL (31 agosto-7 settembre 2003) continuaad essere vissuta come un appuntamentoimportante per le zone interne dell’Irpiniae del Mezzogiorno, come strumentoconcreto ed efficace con un ruolo prior<strong>it</strong>arionel rafforzare e spronare la ripresaeconomica dopo un lungo periodo di stasi,dovuta alla congiuntura economicainternazionale.La sua progressiva ed intelligentecresc<strong>it</strong>a ha sicuramente contribu<strong>it</strong>o adeserc<strong>it</strong>are un grande fascino in tutte lefasce di mercato, per l’attenzione al terr<strong>it</strong>orioe la difesa della propria autonomia;un vero e proprio quartiere fioristico,allest<strong>it</strong>o con la collaborazione dellaItalcomes di Barile, è certamente uno deipiù moderni ed attrezzati del Mezzogiorno,in attesa del già deciso raddoppiostrutturale dell’attuale polo espos<strong>it</strong>ivoche – come andiamo dicendo da moltotempo – non può e non deve lim<strong>it</strong>arsi all’eventofieristico dell’estate, ma devenecessariamente allargarsi a molte altreattiv<strong>it</strong>à specializzate durante il corso dell’anno.Né va sottaciuto l’estro, l’inventiva,la personal<strong>it</strong>à e le capac<strong>it</strong>à tecniche d<strong>it</strong>utti gli operatori e in special modo nelcampo dell’artigianato che sta riprendendoun rilancio effettivo per esprimersiai maggiori e più alti livelli, nel campodella meccanica agraria, dei materiali edelle attrezzature per la lavorazione dellaterra, della ceramica antico vanto paesano,e per tutte le altre iniziative.A propos<strong>it</strong>o degli incentivi per coloroche intraprendono una attiv<strong>it</strong>à lavorativavogliano portare all’attenzione delle competentiautor<strong>it</strong>à i cosi’ detti “Contrattid’Area” sorti nel 1999 ma che nel corsod’opera hanno sub<strong>it</strong>o tantissime variazioniche hanno messo in crisi molte Aziende,ma quel che è più grave i finanziamentinon si sono ancora visti con le deleterieconseguenze che si possono immaginare.Di chi e la colpa? Perché? tuttiinterrogativi che chiedono una rispostaimmediata se non si vuole assistere al fallimentodi tanti generosi operatori chehanno avuto il coraggio di iniziare un’attiv<strong>it</strong>àfidandosi delle promesse.L’annunziato “varo” del progetto giàfinanziato di completamento dell’attualequartiere fieristico, impegna l’Ente Eapsaimin modo preciso e categorico a farsiartefice della preparazione di forzeIl senatore Nicola Mancino in vis<strong>it</strong>a alla Fiera.Una panoramica di un angolo della Fiera.qualificate per la “formazione” di quadriper lo sviluppo dei settori marketing edirezione aziendale.P.S.: Mentre eravamo già in stampaci è stato comunicato che per il DistrettoIndustriale di Cal<strong>it</strong>ri è stato approvatouno stanziamento di 25 milionidi euro (circa cinquanta miliardi dilire) per creare infrastrutture, contributialle Aziende e servizi alle Azienze.Il CronistaLa PasticceriaLE DOLCEZZEdi Emilia Maffucciha cambiato indirizzoVia F. Tedesco, 23 - Cal<strong>it</strong>ri (AV)Tel. 0827 303404
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>PIETRO CERRETACALITRI AL FESTIVAL DELLASCIENZA DI GENOVAFestival della Scienza di Genova 23/10-3/11/03. Una piccola vis<strong>it</strong>atrice alle prese con le«ruote quadrate». La guidano Cinzia Senerchia di Cal<strong>it</strong>ri e Bianca Camarca di Bisaccia duealunne dell’ISS Maffucci che hanno fatto da guide ai vis<strong>it</strong>atori.La signorinaMaria Rosa Di MAIOgià diplomata in pianoforte, nellagiornata del 23 ottobre 2003,si è brillantemente diplomatain “composizione”presso il Conservatorio“Giuseppe Verdi” di Milano.Oltre all’esame vero e propriola signorina Maria Rosaha presentato unasua composizione su Cal<strong>it</strong>riche ha riscosso l’applausodella Commissione di esami.Auguri vivissimi ai gen<strong>it</strong>ori Luciae Antonio, alle sorelle Michelinae Marilena, al fratello Lucianoe alla neo dottoressatantissimi auguriper la sua carriera.li exhib<strong>it</strong> scientifici della Mostra in-«Le ruote quadrate», pro-Gterattivadotti dall’ingegno di insegnanti e di artigianidi Cal<strong>it</strong>ri, sono stati presentati dall’AssociazioneScienzaViva nel corso delprimo Festival della Scienza di Genova,che si è svolto dal 23 ottobre al 3 novembre2003. Il successo è stato grandissimo.Più di diecimila sono state lepersone che li hanno vis<strong>it</strong>ati e apprezzati.Oltre ai ragazzi delle scuole genovesi, lecui vis<strong>it</strong>e si sono svolte secondo un f<strong>it</strong>toprogramma di prenotazioni, sono statimigliaia i c<strong>it</strong>tadini comuni a interessarsidella Mostra, molti dei quali provenientida altre c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliane. Ciò è stato resopossibile anche grazie alla bellissimaosp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à offerta dagli organizzatori genovesi,perché le apparecchiature scientifichesono state valorizzate dalla funzional<strong>it</strong>àespos<strong>it</strong>iva di una sala di circa600 mq, all’interno della suggestiva cornicedel Porto Antico, nei locali del Modulo5 dei Magazzini del Cotone.Importante è stato l’apporto dei ragazzidell’ ISS «Maffucci» di Cal<strong>it</strong>ri, aiquali è stato dato il comp<strong>it</strong>o di guidare ivis<strong>it</strong>atori tra gli exhib<strong>it</strong> e di spiegarne ilfunzionamento. Per imparare a svolgerequesto ruolo, essi hanno segu<strong>it</strong>o in precedenzaun corso ad hoc, svolto in orariopomeridiano proprio nel «Maffucci», trala fine di settembre e gli inizi di ottobre.Insieme ad essi ScienzaViva ha coinvoltoanche un gruppo di studenti del LiceoScientifico «Galilei» di Potenza e unodel Liceo «Imbriani» di Avellino, coordinatirispettivamente dai professoriFranco Biscione e Raffaele Satriano diPotenza e dal professore Gaetano Abatedi Avellino, ma originario di Cal<strong>it</strong>ri.I ragazzi dell’ISS di Cal<strong>it</strong>ri, che ne<strong>it</strong>re turni successivi ( dal 23 al 26 ottobre,dal 27 al 30 ottobre e dal 31 ottobre al 3novembre) si sono alternati nel serviziodi guide per i vis<strong>it</strong>atori genovesi sonostati: Mariella Bozza, Francesca Cestone,Fabrizio Iannella, Anna Lucia Di Laura,Federica Troiano, Francesco Zarrilli, MicheleFiordellisi, Giuseppina Russomanno,Manuela Merino, Luciana Cerreta,Maria Guerra, Francesco Laurenziello,Angela Ragazzo, Simona Iannella, RossellaNicolais, Giuseppina Pacella, DomenicoPinto, Anna Cristiano, MichelaPinto, Bianca Maria Camarca, DanieleCassese, V<strong>it</strong>o Ammirati, V<strong>it</strong>o Saverio Cicoira,Marco Prev<strong>it</strong>ero, Silvia L<strong>it</strong>terio,Salvatore Rubinetti, Alessandro Cesta,Antonio Ciano, Riccardo Iannella, GiuseppeMaffucci, Francesca Cianci, CinziaSenerchia, Antonella Gautieri, LuisaCiano. Molti di questi alunni non sonocal<strong>it</strong>rani, ma frequentano l’Ist<strong>it</strong>uto TecnicoCommerciale, il Liceo Scientificoe l’Ist<strong>it</strong>uto d’Arte di Cal<strong>it</strong>ri provenendodai comuni lim<strong>it</strong>rofi.Si sono fatti carico dei numerosi problemiorganizzativi, scientifici, logistici edidattici della trasferta, i professori PietroCerreta e Canio Lelio Toglia, in collaborazionecon i professori Giovanni Melaccio,Maria Rosaria Di Napoli, RoccoDi Napoli e Fulvio Moscar<strong>it</strong>olo.Vanno ricordati, inoltre, i soci diScienzaViva e gli altri collaboratori che,interrompendo in qualche caso le loronormali attiv<strong>it</strong>à di lavoro, hanno forn<strong>it</strong>ole loro esperte competenze per l’allestimentoe di disallestimento della Mostra:Gerardo Del Guercio, Gianni Rauso,Vincenzo Cerreta, Michele Maffucci,Antonio Maffucci, Vincenzo Galgano,Alfonso Cerreta, V<strong>it</strong>antonio Leone.5
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>DAMIANO PIPINODIVINITÀ NELLE VALLIDEL SELE E DEL TANAGROPrima che il Cristianesimo arrivasse a EboliHomo religiosus non nasce improvvisamentenel Pleol<strong>it</strong>ico superiore,L’quando le espressioni simboliche si fannopiù vicine alla nostra mental<strong>it</strong>à, maaffonda le sue radici nell’esperienza originariadell’Homo sapiens. Intorno ai40mila anni addietro, a partire dalle sepolturedei Naendertalliani, le manifestazionidel simbolismo e del senso religiososi fanno più chiare. Le pratiche funerariedenotano una varietà di r<strong>it</strong>ualicon chiari riferimenti ad una v<strong>it</strong>a ultraterrena.Nell’arte parietale dell’età dellapietra si riscontrano, tra l’altro, raffigurazionidi esseri superiori, di dei, di antenatie di oranti.In tempi più recenti in diverse grottedella Francia, della Svizzera e dell’Italia,nel Salento in particolare, sono state trovatecentinaia di ciottoli e cortici di selceincisi o dipinti, detti di arte mobiliare,nei quali si consideravano trapassate leanime dei defunti. Allo stesso periodo risalgonole statuette femminili in steat<strong>it</strong>eed in osso, dette Veneri. Si tratta dellarappresentazione naturalistica di unadonna nuda, della quale sono evidenziatigli organi di significato magico in funzionedella fecond<strong>it</strong>à, annoverabile tra lepiù alte rappresentazioni artistiche dellapreistoria europea.L’evidente matern<strong>it</strong>à delle Veneri diParab<strong>it</strong>a (LE) pone l’interrogativo se nonsi sia in presenza di un idolo legato alvero e proprio culto della Madre,protettricedella fertil<strong>it</strong>à della terra, dei ciclistagionali, della fecond<strong>it</strong>à degli uomini edegli animali, diffuso fra le prime comun<strong>it</strong>àdi agricoltori e di allevatori del Med<strong>it</strong>erraneo.Questo il sostrato ideologicosu cui nasce e germoglia la “storia sacradegli dei” o “m<strong>it</strong>ologia pagana”, considerataun modello ai comportamentiumani.Si vuole che i primi ab<strong>it</strong>anti sedentaridelle valli del Sele e del Tanagro, ded<strong>it</strong>iall’agricoltura e l’allevamento, giuntiprobabilmente nel corso del V millennioa.C., avvertendo la necess<strong>it</strong>à di unaprotezione si affidassero ai propri defuntie fra essi scegliessero lo “Spir<strong>it</strong>otutelare” dell’antenato m<strong>it</strong>ico. Di questine stilizzavano il volto sulla roccia, inprossim<strong>it</strong>à del proprio insediamento, edin esso concentravano il loro potenziale.In tal senso di dipendenza quel volto stilizzatorivelava una dimensione religiosaunificante, pur non essendo un dio, mentrei membri del clan tenevano nei suoiconfronti un atteggiamento riverente,che si traduceva in comportamenti tradizionali.La prova di quanto detto è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>adal volto umano stilizzato sulla roccia allato della Grotta del Rosario di Contursi,prospiciente il fiume Tanagro. Sino adoggi di volti simili ne sono stati individuatialtri due: uno ad Albano di Lucania(PZ), lungo la sponda sinistra del Basento,l’altro in terr<strong>it</strong>orio di Carlentini (SR).La fede in questa specie di “totem” daparte degli antichi Neol<strong>it</strong>ici fu tale chepresto lo stilizzarono anche sui vasi funerari,evidentemente allo scopo di proteggersianche nell’aldilà. Di detti vasine sono stati trovati in gran quant<strong>it</strong>à nelletombe del Materano, della Puglia edella Sicilia. Questi ultimi vanno sottoil nome della cultura di Stentinello, antichissimocentro scomparso a sud di Siracusa,con la quale la Sicilia stessa entrònel mondo degli agricoltori.I Maiores (antenati)Con l’arrivo in Europa dell’agricoltural’antico asse danubiano perse importanzaed i Balcani, nel corso del II<strong>IL</strong>o Spir<strong>it</strong>o TutelareContursi, grotta del Rosario.7
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003millennio a.C., divennero una zona sottosviluppata.Da qui l’emigrazione diquei gruppi di pastori ed il loro arrivonella nostra penisola dove diedero luogoalla cultura di Rinaldone in Toscana, aquella di Conelle nelle Marche, a quelladi Ortucchio in Abruzzo ed a quella delGaudo alla foce del Sele, in Campania.Durante la prima età del Ferro si sviluppavain Etruria la civiltà Villanoviana,caratterizzata dal r<strong>it</strong>o funebre dell’incenerazione,che ben presto si estese nellavalle Padana, nell’Emilia Romagna enelle Marche. Agli inizi del IX secoloa.C. i Villanoviani giunsero in Campania,come dimostrano le loro sepolturetrovate a Capua, Pontecagnano, Arenosolae Capodifiume presso Paestum e SalaConsilina.Allo stesso tempo altra gente giunsesulla sponda adriatica, in Daunia; risalìil corso dell’Ofanto e superato il valicodella Sella di Conza, discese nella valledel Sele. Era gente di civiltà hallstattiana,caratterizzata dall’uso di seppellire i mortiin tombe a fossa terragna (Fossakultur),che diede luogo alla nota cultura di“Oliveto-Cairano-Cal<strong>it</strong>ri-Bisaccia”. Sianel r<strong>it</strong>o funebre dei Villanoviani che inquello degli Hallstattiani si coglie unaparticolare cura pietosa per i defunti, cheattesta un vero e proprio culto praticato inonore degli stessi, attestato in queste vallidalle urne cinerarie e dalle olle, rispondentiad un concetto sacrale, e dai corredifunebri trovati nelle tombe a fossa terragnain terr<strong>it</strong>orio di Oliveto C<strong>it</strong>ra.In età Orientalizzante, fase artisticaculturale dell’VIII-VII sec. a.C., artigianicorinzi giunsero a Tarquinia portando latradizione statuaria del “compianto funebre”,la cui scena rappresentava e perpetuavale onoranze rese ai “Maiores”(antenati). L’immagine del compianto funebreera data dalla statua di una figuraumana affl<strong>it</strong>ta o visibilmente addolorata,col braccio destro aderente al corpo el’avambraccio piegato verso l’alto e lamano posata aperta sul petto; il bracciosinistro pure aderente al corpo e l’avambracciopiegato sul ventre.Quest’arte statuaria, insieme al cultodei Maiores, si diffuse in Etruria e nelPiceno e, attraverso i contati dei Villanovianie dei Piceni con gli ab<strong>it</strong>anti dell’altavalle del Sele, giunse sin qui comeattesta il tronco di statua f<strong>it</strong>tile acefala,raffigurante il compianto funebre, trovatoin contrada Tavoliere di Contursi.Hera ArgivaDivin<strong>it</strong>à del Panteon greco, il cui culto,originario della c<strong>it</strong>tà di Argo, fu portatoin Italia dai coloni Euboici ed Acheinel corso della fondazione delle c<strong>it</strong>tà chesi dissero Magna Grecia. Intorno al 600 a.C. un gruppo di Achei, provenienti da Sibari,fondarono il santuario dedicato a Herasulla sinistra del Sele, dove r<strong>it</strong>enneroche si potesse effettuare un approdo fluvialee tenere facili rapporti con gli Etruschistanziati sull’altra sponda. Questosantuario svolse molteplici funzioni percui divenne Fano presso gli antichi comeXXXIV Edizione“PREMIO SAN VALENTINO”Concorso Internazionale diLetteraturaIl “Com<strong>it</strong>ato per la Premiazionedi un Messaggio d’Amore”indice la XXXIV edizionedel “Premio San Valentino”,concorso internazionale di poesia,narrativa e saggistica, ed<strong>it</strong>a eined<strong>it</strong>a, in lingua e in vernacolo.La cerimonia di premiazionesi svolgerà a Terni,c<strong>it</strong>tà di San Valentino,durante la “primavera ternana”.Per informazioni rivolgersi(entro il 31 dicembre 2003)alla segreteriadel “Premio San Valentino”(Casella Postale 143 – 05100 Tern<strong>it</strong>el. e fax 0744/42.82.33)http://spazioweb.inwind.<strong>it</strong>/amicidellumbriaE-mail:amicidellumbria@virgilio.<strong>it</strong>poesia@inwind.<strong>it</strong>menzionato da Strabone e da Plinio. Tuttaviadopo non molti secoli scomparvenegli acqu<strong>it</strong>rini del Sele. Fu r<strong>it</strong>rovato nel1933 dagli archeologi Paola ZancaniMontuoro e Umberto Zanotti Biseco.Attraverso gli scavi esegu<strong>it</strong>i dal 1934al 1949 vennero portati alla luce gli edificiprincipali e molto materiale votivo.In segu<strong>it</strong>o vennero fuori l’edificio quadratoed altre strutture funzionali conl’attiv<strong>it</strong>à del santuario. Nell’edificio quadratosi rinvennero circa trecento pesi datelaio dove erano s<strong>it</strong>uati quattro telai aparete: qui le fanciulle dell’aristocrazialocale trascorrevano il tempo di preparazionealle nozze tessendo e ricamandole vesti per la “peplophoria” (cerimoniaannuale della vestizione del simulacro diHera).Dallo stesso edificio quadrato provienela statuetta marmorea della Dea introno con la patera delle offerte in unamano e la melagrana nell’altra; modellodell’unica statua che dalla fine del V sec.a.C. in poi fisserà i canoni dell’Hera pestana,presente in tutte le aree sacre poseidoniatee nei centri dell’entroterra delversante tirrenico. Una di questa statuettein terracotta è stata rivenuta in unatomba della local<strong>it</strong>à Petrolla di Serrad’Arce, frazione di Campagna. Una testinadi altra medesima statuetta è statar<strong>it</strong>rovata fra i ruderi posti sulla spondadestra del Tanagro antistante la Grottadel Rosario di Contursi.Con l’arrivo del Cristianesimo la devozionesi trasforma. Sul colle Calpazio,che domina la piana pestana, ben prestocomparve un culto ancora oggi fortementeradicato dove numerosi sono i segnidella sopravvivenza dell’antico: l’iconografiadella Madonnina seduta introno con bambino e melagrana, venerataa Capaccio Vecchio, si rifà constraordinaria evidenza ai tipi della Herapestana. Inoltre, il r<strong>it</strong>uale della processionecon le devote che recano in dono le“cende” o “cinte” (costruzioni di centoceri su una forma di barca), rimanda aidoni cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da modelli di barche presentinel santuario di Hera a Samo.Altro segno di sopravvivenza del cultodi Hera Argiva è quello della vestizionedel simulacro, ancora oggi praticato inqualche santuario Mariano, ad esempio,quello dell’Incoronata di Foggia, che haluogo il <strong>24</strong> aprile di ogni anno.Ercole, il greco EracleErcole nasce a Tebe, cap<strong>it</strong>ale dellaBeozia, da Alcmena e da Zeus, il qualeper concupire la giovane sposa assunse lesembianze del mar<strong>it</strong>o Anf<strong>it</strong>rione. L’innataintemperanza gli fece uccidere ilmaestro che lo aveva ripreso, per la qualcosa Anf<strong>it</strong>rione lo mandò a badare allemandrie sulle montagne. Come pastoreassunse la clava e l’arco e ben presto sidistinse in imprese valorose, uccidendo illeone di Tespio e sconfiggendo gli Orcomeni.Sposò Megara, figlia del re di Tebe,dalla quale ebbe molti figli e vissetranquillo finché Hera non lo fece impazziree uccise moglie e figli.Tormentato dal rimorso si recò a Delfidove la sacerdotessa Pizia gli ordinò di8
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>recarsi a Tirinto e servire per dodici anniil re Euristeo, per espiare la colpa ed ottenerel’immortal<strong>it</strong>à.Da qui le sue famose“dodici fatiche”, durante le quali sicimentò in altre azioni eroiche. Il m<strong>it</strong>o diErcole era universalmente diffuso in Italiaa simboleggiare la fine di una v<strong>it</strong>aselvaggia e l’inizio della civiltà. Il suoculto venne praticato un po’ ovunque, inparticolare fra le popolazioni ded<strong>it</strong>e allapastorizia, e giunse a Roma per il tram<strong>it</strong>edella Magna Grecia (Crotone, Metaponto,Poseidonia).I Romani gli riconobbero la funzionedi protettore dei commerci e ne custodironoil ricordo nell’Ara massima.Al tempo di Adriano (117-138), venneeffigiato sulle monete con il tipo “HerculesInvictus”. Nei templi a lui dedicatifra gli ex-voto r<strong>it</strong>rovati sono numerosii bronzetti raffiguranti Ercole con laclava e la pelle leonina, nonché i “donari”,cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da cippi piramidali condediche all’eroe o decorati a rilievo dauna clava.Un suo tempio in queste valli potrebbeessere stato quello della local<strong>it</strong>à SanMauro di Buccino, nel quale si rinvenneappunto un cippo piramidale. Ipotesiquesta sostenuta dalla presenza di un altrotempietto trovato a Paestum e dallemetope di età arcaica dell’Heraion di foceSele. Elemento di connessione fraqueste testimonianze del culto di Ercolecon il tempio di Buccino potrebbe essereil bronzetto raffigurante Ercole rinvenutoalla local<strong>it</strong>à Montemagno di Palomonte,datato al IV secolo a.C., che dal 1931 siconserva presso il Museo Provinciale diSalerno.Mef<strong>it</strong>eDai corredi delle tombe di Paestum edi quelle sparse nei terr<strong>it</strong>ori di Eboli,Campagna, Oliveto C<strong>it</strong>ra, Contursi e Palomonte,connotati dal giavellotto, dalcinturone in bronzo e dalla corazza bivalvesann<strong>it</strong>a, non è azzardato riconosceregruppi di guerrieri che, dallo scorciodel VI sec. a.C. alla prima metà del secolosuccessivo, giunsero dal Sannio comemercenari chiamati a prestare la loroopera per Poseidonia, determinando poiil processo di sann<strong>it</strong>izzazione della costatirrenica e l’assoggettamento di Poseidoniaai Lucani.In quel contesto delle divin<strong>it</strong>à, sonovenerati i poteri salutari posti in relazionecon la presenza delle acque. La relativadocumentazione archeologica può esseredefin<strong>it</strong>a nell’amb<strong>it</strong>o della dea Mef<strong>it</strong>e,divin<strong>it</strong>à primaria del Panteon dellagente sann<strong>it</strong>a.Mef<strong>it</strong>e divin<strong>it</strong>à polivalente nelle suediverse accezioni agrarie, ctone e legatealle sorgenti; signora che sta nel mezzocon ruolo di mediatrice fra cielo e terra.Era patrona degli scambi che avvenivanoin occasione di fiere periodiche nell’amb<strong>it</strong>osacrale, s<strong>it</strong>o presso una fonteed al centro di un sistema viario cheuniva più insediamenti.Il culto mef<strong>it</strong>ico, oltre ad Albanella,Roccagloriosa, Capodifiume e Santa Venerepresso Poseidonia, Eboli, Pontecagnanoe Fratte, si diffuse in Lucania dovesoppiantò quello di Giunone, e fra ivari santuari quello di Macchia di Rossanodi Vaglio Basilicata, divenne ilcentro del sistema pol<strong>it</strong>ico religioso deiLucani. Le tracce del culto alla dea Mef<strong>it</strong>enella valle del Sele sono i pendagliin ambra, che si portavano appesi al colloper scongiurare il pericolo dei gas, ivasetti miniaturistici votivi trovati pressole varie sorgenti e le fiere periodiche,che ancora oggi si tengono al PonteMef<strong>it</strong>a e ai Bagni di Contursi, nonchéquella della Piceglia presso la sorgenteSan Sisto di Oliveto C<strong>it</strong>ra.Infine si ricorda un’antica usanza perdisfarsi dei cani, che venivano lasciativicino alla sorgente con una grossa pietralegata al collo: gli animali sacrificaliche si offrivano alle dea Mef<strong>it</strong>e non venivanosgozzati ma fatti accostare al cratereesalante o gas venefici mortali.FaunoI Sann<strong>it</strong>i, nel corso del processo disann<strong>it</strong>izzazione conclusosi presso Capuaintorno al 440 a.C., oltre al cultomef<strong>it</strong>ico introdussero quello dedicato aFauno, divin<strong>it</strong>à della stirpe di Saturno,dio dei campi e dei boschi, protettoredei pascoli, delle greggi e dei pastori,fecondatore degli armenti e simbolodella forza generatrice. Era detto Fatuoo Fatuelus per il suo dono profetico.Dettava i suoi carmi profetici dalprofondo della “Selva Albunea”, dovele popolazioni <strong>it</strong>aliche e gli Enotri invocavanoresponsi nei momenti dubbi.Una delle più antiche testimonianze delculto al dio Fauno ci è data dall’invocazionedi soccorso fatta da Turno, re deiRutuli, mentre Enea, che lo inseguivaper ucciderlo, cercava di svellere la lanciarimasta infissa nel ceppo di un“oleastro” (ulivo selvatico) sacro a Fauno:“ O Fauno, grida, pietà, se devotofui sempre al vostro culto che i Troianihan profanato, invece, con la guerra”(Virg. En.XII,1163-67).Altra testimonianza ci viene dal poetavenosino Q. Orazio Flacco il quale,liberatosi dall’impronta epicurea, fecer<strong>it</strong>orno alla religione degli antenati, sentendosia proprio agio nella sua campagnasabina, protetto dal dio Fauno. Nondiversamente dovevano sentirsi gli altolocatiab<strong>it</strong>anti della Casa del Fauno diPompei, ove la presenza del pregevolesimulacro conferma la forte venerazioneper questo dio e non soltanto a Pompei.Altra statua in marmo del dio Fauno èstata rinvenuta nel 1841 a Nuceria Alfaterna(l’attuale Nocera Inferiore).Nel 1929 in terr<strong>it</strong>orio di Zuppino,frazione di Sicignano degli Alburni, furinvenuto del vasellame e statuine exvotoprobabilmente appartenenti ad untempio del dio Fauno. La prova certadel culto al dio Fauno, praticato in questevalli in età augustea, è comunquecost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dall’ara votiva in pietra calcarearinvenuta nel Forum di Polla nel1959, sulla quale è riportata la seguentededica:”Marco Giulio e Lucio Rufio ilmistico donano a Fauno”.La flessibile tess<strong>it</strong>ura della teologiapagana ed il senso simbolico dei Numifavorì tutte le interpretazioni. Filosofi epoeti ebbero libero campo di innestarele nazionali tradizioni alle favole greche,per cui il dio Fauno fu assomigliatoa Pan ed ai Satiri e i Sileni del corteggiodi Dionisio (Ovidio, Metamorfosi IV-531), per cui venne talvolta raffiguratoin atteggiamento erotico con le Baccantioppure con in mano il “tirso”, specificoattributo di Dionisio, come ancoraoggi è effigiato sullo stemma comunaledi Contursi.DionisioÈ il dio più complesso di tutta la m<strong>it</strong>ologiagreca sia per le origini orientali,sia per i legami con i culti e m<strong>it</strong>i iniziatici,come i misteri Eleusini, legati allavegetazione e ai suoi r<strong>it</strong>mi, o i misteri dicatattere mistico-filosofico. In effetti s<strong>it</strong>ratta di una divin<strong>it</strong>à dalle valenze misterichedella seduzione, della trasgressionee del disordine sovversivo dovutealla potenza del vino. Roma accolse ilsuo culto considerandolo, come altriculti greci e orientali, una valvola disfogo delle ansie e dei sentimenti religiosi.Ma quando le celebrazioni deiBacchanalia introdussero ubriachezza,del<strong>it</strong>ti e immoral<strong>it</strong>à di ogni sorta lo inibìcol famoso “Senatus consultum de Bacchanalibus”(186 a.C.).A Paestum il culto di Dionisio affiancòquello di Atena. Numerose sonole raffigurazioni di Dionisio e del suocorteggio (Baccanti, Sileni, Satiri, Efebi,Eroti ed Ermafrod<strong>it</strong>i), e degli attri-9
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003buti (il tirso, il flauto e gli otri pieni divino) conosciuti in tutta la ceramica figuratadal VI sec. a.C. In tema di valenzafuneraria nelle stesse raffigurazionicampaiono le uova, simbolo di nasc<strong>it</strong>ae di rinasc<strong>it</strong>a, nonché le Nereidi e iGalli, accompagnatori delle anime deidefunti ed anelli di congiunzione tra ilmondo dei vivi e quello dei morti.Le tracce del culto dionisiaco inqueste valli sono rappresentate: da unamatrice f<strong>it</strong>tile con inciso il volto di unSileno, rinvenuta presso la villa rusticaromana della local<strong>it</strong>à V<strong>it</strong>timose di Buccino;un guscio d’uovo trovato in unatomba di Serra d’Arce, frazione diCampagna, il cui significato ci rimandaalle credenze salvifiche e di rinasc<strong>it</strong>a;un pezzo di marmo, rinvenuto alla local<strong>it</strong>àSaginara di Contursi, su cui è scolp<strong>it</strong>oil volto di una donna che regge undoppio flauto (attributo di Dionisio),potrebbe trattarsi della musa Euterpeche non disdegnava la compagnia delleBaccanti; altro pezzo di marmo, forsepentelico, rinvenuto alla contrada Pianadi Contursi, scolp<strong>it</strong>o su ambedue le facce:sulla faccia anteriore è scolp<strong>it</strong>a latesta di un Sileno e su quella posterioreil volto di una Baccante.MamerteAntica divin<strong>it</strong>à <strong>it</strong>alica che presso tuttii popoli di lingua osca riceveva singolarionori sotto il nome di Mamers, dicui i Romani ne fecero Mavors o Marte.A Mamerte, durante le pubbliche calam<strong>it</strong>à,si sacrificava tutto ciò che nascessein primavera compresi i fanciulli, finchéin tempi di minori barbarie questi,sacrati all’Iddio, sciamavano per altresedi: “Ver Sacrum”. Il suo culto fu l’unicolegame della necessaria concordiapol<strong>it</strong>ica fra gli otto popoli Osci, almenofino alla guerra sociale (90-89 a.C.).Anche il culto di Mamerte fu portatoda queste parti dai guerrieri Sann<strong>it</strong>i, comedimostra il bassorilievo del suo probabilesimulacro scolp<strong>it</strong>o sulla roccia incima alla Costa Palomba del massicciodegli Alburni. Simulacro che raffiguraun guerriero sann<strong>it</strong>a, armato di spada,lancia e scudo, anche se molto danneggiatonel volto e nelle gambe. Poco distantein un grosso spuntone roccioso èstata ricavata una vasca con gocciolatoioche dà l’idea di un’ara pagana.Si direbbe un santuario rupestre asostegno del quale e della venerazionedel dio Mamerte vi sono due bronzetti,rinvenuti il secolo scorso il primo allalocal<strong>it</strong>à Serra d’Arce di Campagna edil secondo al borgo San Rocco di Polla,nei quali si r<strong>it</strong>rova la medesima visioneessenziale della forma e la stessa solid<strong>it</strong>àstruttiva del guerriero di Costa Palomba.Stando agli avvenimenti storici ilsantuario potrebbe essere stato realizzatodai Sann<strong>it</strong>i tra il 341 e 321 a.C.,tempo in cui furono presenti nelle fortezzelucane in virtù dell’alleanza strettacon astuzia nell’imminenza della secondaguerra contro Roma. Il modo inXV EDIZIONEDEL PREMIO NAZIONALEBIENNALE DI POESIA“CITTÀ DI SOLOFRA”Possono concorrere al Premiopoeti di ogni nazional<strong>it</strong>à,ma in lingua <strong>it</strong>aliana con unmassimo di tre poesie per sezione(spillate per gruppo), in sei copie.Per la sezione libro ed<strong>it</strong>o inviaresei copie dell’opera.Le sezioni del concorso sono tre:* Poesia ined<strong>it</strong>a in lingua <strong>it</strong>aliana:“Carmine Troisi”(Scr<strong>it</strong>tore solofrano).* Poesia ed<strong>it</strong>a e ined<strong>it</strong>a innapoletano:“Alfredo Grassi”(Poeta solofrano).* Libro ed<strong>it</strong>o di poesia in lingua<strong>it</strong>aliana,pubblicato negli anni 2002-2004:“Mons. Michele Ricciardelli”(Cr<strong>it</strong>ico letterario solofrano)Non è dovuta nessuna tassadi partecipazione.SCADENZA 6 MARZO 2004.Per ogni altra informazione scrivereo telefonare alla Segreteria delPremio “C<strong>it</strong>tà di Solofra”Via Fratta, 13 - 83029 Solofra (AV)Tel. 0825/58.11.20/59.64.06.cui il guerriero di Costa Palomba vennedanneggiato, anzi sfregiato, ci induce aricercare quei vandali fra gli esecutoridella sincronistica romana, messa in attoal tempo della deduzione della colonialatina di Paestum (273 a.C.).Nei secoli che seguirono la Chiesa,forse per rimanere in linea con la pol<strong>it</strong>icadi Roma, non osò soppiantare questosantuario <strong>it</strong>alico come, invece, fece conquello di Hera Hoplosmia nella valledell’Esaro in Calabria, didicato alla Madonnadelle Armi, e quello di Hera Argivadi Poseidonia, dedicato alla Madonnadel granato nella vicina CapaccioVecchio. Tuttavia il guerriero di CostaPalomba è ancora lassù a guardia delletracce deprimenti di esistenze scomparse,insensibile all’indifferenza della civilesocietà moderna giacché, beatolui…è fatto di pietra!L’arrivo del Cristianesimo a EboliLe testimonianze dell’arrivo delCristianesimo a Eboli, attraverso la valledel Tanagro e mediante la figura deiSanti martiri V<strong>it</strong>o, Modesto e Crescenziarisalgono al tempo delle persecuzionidei prim<strong>it</strong>ivi Cristiani indette daDiocleziano (303-306 d.C.). La tradizionevuole che V<strong>it</strong>o era fanciullo disette anni ed era nato a Mazara del Valloin Sicilia. Essendo già cristiano edavendo operato alcuni miracoli il presideValerio lo fece arrestare e torturare.Ma un Angelo lo liberò ed assieme alpedagogo Modesto e alla nutrice Crescenziasi recò in Lucania dove sembrache la nuova fede stesse meglio attecchendo,come dimostrano i graff<strong>it</strong>tipaleocristiani da noi scoperti in questiultimi anni.La fama del giovane Santo giunse aRoma e l’imperatore Diocleziano lo fecechiamare affinché guarisse il propriofiglio infermo. Dopo che V<strong>it</strong>o lo ebbeguar<strong>it</strong>o, l’imperatore fece ancora unavolta torturare V<strong>it</strong>o siccome si rifiutavadi sacrificare agli dei. L’Angelo del Signorelo liberò di nuovo e con Modestoe Crescenzia r<strong>it</strong>ornò presso il fiume Sele,dove tutti e tre furono chiamati alpremio eterno. La pia donna Florentiaseppellì i loro corpi in “loco dic<strong>it</strong>urMarianus”. Negli atti raccolti dai Gesu<strong>it</strong>iBollandisti si precisa che V<strong>it</strong>o, Modestoe Crescenzia vengono dalla Siciliae “spargono i semi della fede in terrotorioTanagr<strong>it</strong>ano vicino al fiume Sele”.Ed è in terr<strong>it</strong>orio Tanagr<strong>it</strong>ano che,in età costantiniana, fra le prime Diocesisorse quella di Marcellianum nel vallodi Teggiano, la quale r<strong>it</strong>iene il nomeda Marcello I, Pontefice negli anni 308-309, fra gente preparata ad accogliereil Cristianesimo, probabilmente anchesull’effetto del passaggio e dell’esempiodel martire V<strong>it</strong>o.Il toponimo del “locodic<strong>it</strong>ur Marianus” non si è conservato,ma la tradizione popolare da sempre loha individuato nella contrada Santa Ceciliadi Eboli, dove sorge un’antica cappelladedicata a San V<strong>it</strong>o che, sembra,fosse stata costru<strong>it</strong>a per accogliere lespoglie mortali dei Santi V<strong>it</strong>o, Modestoe Crescenzia.10
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>GRUPPI FOLCLORISTICI A CALITRICal<strong>it</strong>ri “Quadriglia” davanti a Cola.l <strong>24</strong> agosto scorso è stato il giorno piùIimportante di tutta l’Estate Cal<strong>it</strong>rana,infatti si è svolto con molto successo il1° Raduno dei Gurppi Folcloristici organizzatodall’Associazione Culturale “iUagliun’ r’ uaffij” . Hanno partecipato aquesta fortunata manifestazione i gruppifolk: “La Naninella” di Rapone, “I Castellani”di Lagopesole, “il GruppoFolk” di Bisaccia e i “ Virtuosi della Tarantella”di Paternopoli.Sono stati proprio questi ultimi adiniziare la giornata che naturalmente si èsvolta all’insegna di balli e canti popolariin costume tradizionale, mentre unvivace ed allegro mercatino ha fatto dacornice all’intera manifestazione. Glistands, allest<strong>it</strong>i apposta per l’occasione,offrivano ai vis<strong>it</strong>atori prodotti tipici artigianal<strong>it</strong>ra cui: ottime ceramiche, piccantisalami, squis<strong>it</strong>i vini, nonché biscotti,dolci e ricami. La sfilata pomeridianadei Gruppi per le strade del paese,è stata solo una anticipazione di quellache sarebbe stata il clou serale, il successopreventivato nei giorni precedentiè stato ampiamente confermato dalla numerosapartecipazione del pubblico cal<strong>it</strong>ranoe non.“I Uagliun’ r’ Uaffij” hanno ballatoprima la quadriglia e poi il laccio dell’amore,a conclusione dell’intera giornata,il famoso cantante montellese AurelioFierro ha salutato i campaesani di Cal<strong>it</strong>ricon qualche canzone napoletana non primadi essersi complimentato per l’ottimaed originale iniziativa. Un gentile ringraziamentova, per l’occasione, al Presidentedell’Associazione, agli osp<strong>it</strong>i intervenuti,ai Uagliun r’ uaffij, nonché ailoro gen<strong>it</strong>ori che hanno lavorato per lariusc<strong>it</strong>a della manifestazione con l’augurioe l’impegno che l’anno prossimo la2° edizione sarà certamente piena di nov<strong>it</strong>àe con osp<strong>it</strong>i importanti.Annamaria MaffucciCONCORSO PERNUOVE COMPAGNIE TEATRALIS. Andrea di Conza, 22 agosto 2003,Teatro Episcopiol 22 agosto 2003, a S.Andrea di Conza,Ipresso il teatro “Episcopio”, l’Associazioneteatrale “<strong>IL</strong> SIPARIO”di Cal<strong>it</strong>ri, ha partecipato alconcorso per nuove CompagnieTeatrali presentando ilrec<strong>it</strong>al “Forza Ven<strong>it</strong>e Gente”conquistando un mer<strong>it</strong>atissimoprimo posto.Il musical in due atti, ispiratoalla v<strong>it</strong>a di San FrancescoD’Assisi, è stato rappresentatomagistralmente da interpretical<strong>it</strong>rani. L’esecuzionedi grande respiro, ha abbracciatoi momenti significatividella v<strong>it</strong>a del santo: lospoglio delle ricchezze, lacontemplazione del creato, ilsacrificio e la morte. La rappresentazioneha coinvolto numerose persone,la Regia è stata curata da Enzo Galgano,i costumi realizzati dalla CooperativaPanterga, le coreografie dirette daLuciana Strollo e RosannaGalgano, tecnico del suonoe delle luci Daniele Iannella.Numerosa è stata la partecipazionedei cal<strong>it</strong>rani cheil 28 e 29 agosto presso ilCentro Sociale “Teresa DiPietro” hanno avuto mododi apprezzare la bravuradella giovane Compagnia.Per la buona riusc<strong>it</strong>adella rappresentazione unringraziamento speciale vaa Maria Di Milia, MariantoniettaPasqualicchio e FilomenaSenerchia.Lucia Maffucci11
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. 23 n.s. – Maggio-Agosto 2003EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDIPER UNA BIOGRAFIA DIPADRE FRANCESCO MARIAMARGOTTA (1699-1764)*a congregazione del Santissimo Redentorefu fondata nel 1731 da Sant’Alfon-Lso Maria de Liguori e nel giro di pochianni, grazie al suo messaggio semplice eschietto, incontrò un notevole successotra gli strati più umili della popolazione esi diffuse in tutto il Regno di Napoli 1 .Tra le figure di spicco dell’ist<strong>it</strong>uto redentoristava annoverato il sacerdote cal<strong>it</strong>ranoFrancesco Maria Margotta, che fucompagno della prima ora di Sant’Alfonsoe che, per la sua condotta esemplare eper la sua dottrina (era laureato in dir<strong>it</strong>tocivile ed ecclesiastico e in gioventù avevaeserc<strong>it</strong>ato l’avvocatura) venne destinato aricoprire incarichi importanti all’internodella congregazione. Padre Margotta ebbefama di piissimo religioso e morì in concettodi sant<strong>it</strong>à; così, per celebrarne la memoria(e forse anche in previsione di unaeventuale causa di beatificazione)Sant’Alfonso ordinò di mettere insiemetutte le testimonianze disponibili sul confratello,che furono trascr<strong>it</strong>te nelle cronacheredentoriste 2 .Nel ricostruire in questo breve saggiola v<strong>it</strong>a del religioso cal<strong>it</strong>rano, si è scelto didare ampio spazio alle deposizioni raccoltenegli antichi manoscr<strong>it</strong>ti, anchequando queste sconfinano nell’apologia,perché, sebbene a volte i fatti rifer<strong>it</strong>i appaianotroppo caricati, i racconti dei biografie le testimonianze di quanti lo conobberodi persona permettono di delinearecon sufficiente chiarezza la personal<strong>it</strong>àdi p. Margotta e di aggiungere allasua biografia particolari finora sconosciuti.La giovinezza* * *Fu don Angelo Gervasi, arciprete diCal<strong>it</strong>ri dal 1765 al 1783, a fornire ai Redentoristii dati anagrafici del loro confratello,r<strong>it</strong>rovando nel registro parrocchiale lafede di battesimo del religioso: “A dì 12febbraro 1699, Francesco Maria Nicola,figlio del dottore Sig. Donato Margotta edella Sig.ra Grazia Urso moglie. L’ha battezzatol’arciprete di Simone, l’ha levato laSig.ra Lucia Lupone; nacque a 10 di dettomese e battezzato a 12 3 ”.Francesco Margotta era di famiglia benestante;i suoi gen<strong>it</strong>ori appartenevano aquel ceto di galantuomini che nel corsodell’Età Moderna, pur senza essere nobili,avevano raggiunto un discreto status economicoe sociale. Il padre, Donato Margotta,era in buoni rapporti con i principiMirelli, feudatari di Cal<strong>it</strong>ri, ed era imparentatocon alcune tra le principali famigliedel paese, come i Berrilli e i Rinaldi; unsuo zio, don Francesco Margotta, era statoarciprete di Cal<strong>it</strong>ri dal 1688 al 1692; lamadre di Francesco, Grazia d’Urso, di diversianni più giovane del mar<strong>it</strong>o, provenivada una ricca famiglia di Nusco.Poco dopo la nasc<strong>it</strong>a del piccolo Francescoil padre morì a Montepeloso (oggiIrsina, in provincia di Matera) “mentreeserc<strong>it</strong>ava la carica di agente in dettac<strong>it</strong>tà 4 ”; così il bimbo fu affidato alle curedello zio paterno, il sacerdote don GiuseppeMargotta.Francesco crebbe nella casa di famiglia,in via Sant’Antuono, una costruzionedi due piani sormontata da una loggiaaperta sul panorama dalla quale il giovane,devoto a Sant’Antonio di Padova,“dalle prime vespere di questo santo facevafare artifici e li faceva sparare 5 ”; letestimonianze concordano nel descriverlocome un ragazzo m<strong>it</strong>e e ubbidiente, che“nello studio era la consolazione de’suoimaestri 6 ”.Ecco la testimonianza del parroco Gervasi,riportata da Kuntz: “Il P. D. FrancescoMargotta (…) finì il corso della scuolanel 1712. Il maestro, che fu D. Giusepped’Alifi, se ne servì per due anni a farsiaiutare in detta scuola, mentre teneva moltiscolari e non poteva arrivare, ed anchese ne servì a dire l’officio divino assaimattina; e poi in questi due anni non facevaaltro che un altarino in sua camera delglorioso S. Antonio di Padova; tanto cheinv<strong>it</strong>ava scolari e altri suoi compagni acantare responsori e l<strong>it</strong>anie (…) Dopoquesti due anni fu mandato dal suo zio inS. Menna a studiare filosofia sotto la disciplinadel dottor D. Giacomo Figurelli,mentre non lo potevan mandare in Napoliper essere stato troppo piccolo. Indi r<strong>it</strong>iratoda S. Menna per essere giunto allisedici anni fu mandato in Napoli a studiareanche filosofia e legge. Dimorò indetta c<strong>it</strong>tade sei anni continui; e perchéera d’età di venti due anni, non poteva(…) dottorarsi, ma s’ottenne con la licenza.Venuto nel 1722 in Cal<strong>it</strong>ri con applausodi tutta la terra, il suo zio e sua madrefecero per otto giorni canti, balli e suoni7 ”. Tuttavia il giovane, di carattere schivoe riservato, preferì non partecipare alle feste,e non è improbabile che già allora med<strong>it</strong>assedi abbracciare la v<strong>it</strong>a consacrata.R<strong>it</strong>ornato in casa e abbandonata la carrieraforense per sovvenire alle necess<strong>it</strong>àfamiliari, Francesco fu nominato consultoredella terra di Cal<strong>it</strong>ri “ed eserc<strong>it</strong>ò taleofficio da nove anni in circa (…); ma fraquesti nove anni non faceva altro che pacificarele discordie ed aiutare li pupilli ele vedove, e tutto lo faceva per car<strong>it</strong>à 8 ”. Lamadre e lo zio confidavano su di lui percurare il patrimonio della famiglia, per cuifu loro costante preoccupazione, fin dall’inizio,trovargli un lavoro adeguato alsuo rango e una moglie “per perpetuare lacasa; tanto più ch’era unico, facoltoso eper le sue rare qual<strong>it</strong>à veniva da moltebramato per isposo 9 ”. Tuttavia il giovanenon mostrava alcun desiderio di ammogliarsie cercava piuttosto di ev<strong>it</strong>are le occasioni,anche se in modo cauto e discreto,per non amareggiare i familiari: “Belle evantaggiose occasioni gli erano presentate.Fra le altre lo zio gli fece cadere sottogli occhi quella di una parente dell’arcipreteCappuccio di Cedogna [Lacedonia],e dopo qualche tempo il povero Francescofu costretto dallo zio di andare insiemecon molti galantuomini a conoscere disoppiatto la sposa. Vi andò e giunto sottola finestra, ove per caso era la signora,per non guardarla e deludere lo zio, finsedi cadere, e passò innanzi 10 ”. Grazie aibuoni uffici dello zio, il principe Imperialilo nominò governatore di Andretta, ma ilgiovane eserc<strong>it</strong>ò il suo nuovo incarico badandopiù alla pietà verso i poveri che agli12
N. 23 n.s. – Maggio-Agosto 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>interessi del principe, procurandosi in questomodo molte inimicizie; e se i cr<strong>it</strong>icipiù benevoli si lim<strong>it</strong>avano a considerareche “quest’anno abbiamo un cappuccinoper governatore 11 ”, qualcun altro gli feceosservare senza troppi complimenti che ilprincipe voleva essere soddisfatto “noncon rosari, ma con doble e zecchini”. Piùvolte per aiutare i poveri non es<strong>it</strong>ò a offriredenaro di tasca sua e così, “vedendo il zioche non solo non lucrava e che rifonderdovevaci il mantenimento, lo richiamò incasa 12 ”.Nel frattempo il giovane aveva conosciutoe scelto come suo direttore spir<strong>it</strong>ualeun santo sacerdote di Bisaccia, donGaetano Giuliani, e, avendo deciso diprendere gli ordini sacri, “non volle maidare consenso ad accasarsi; tanto che lamadre sempre sparlava contro il P. D.Gaetano e diceva che per l’amor del figlionon era passata alle seconde nozzeed aveva perso la sua gioventù, lo trattavacon una mala ciera e sempre sdegnosacontro suo figlio e non si poteva contenere13 ”. Tuttavia l’atteggiamento della donnanon riuscì a smuovere il figlio dal propos<strong>it</strong>odi abbracciare la v<strong>it</strong>a consacrata, comeriferiva un altro testimone, Cesare Pelosi,amico di Margotta fin dalla giovinezza:“Fu così ubbidiente alla madre, la qualedi continuo si doleva di lui, perché tardi sir<strong>it</strong>irava dalla chiesa in casa, che per placarla,quando pubblicamente gli facevainvettive, se l’inginocchiava davanti, lechiedeva perdono per averle dato motivod’inquietarsi, e poi le baciava la mano; ecosì la rasserenava. A tutto sforzo pretesesua madre di dargli moglie e si raccomandavaa me acciò l’avessi indotto adabbracciare tale stato; ma conoscendoaliena da ciò la sua inclinazione, non ebbimai animo di parlargliene 14 ”.Nel 17<strong>24</strong> morì lo zio, che fino a quelmomento aveva curato gli affari della famiglia.Allora la madre raddoppiò le insistenzeper convincere Francesco a sposarsie si accordò per dargli in mogliedonna Anna Maria Berrilli; ma anche questavolta il tentativo non ebbe es<strong>it</strong>o, anzi ilgiovane, vistosi alle strette, trovò finalmenteil coraggio per confessare alla costernatissimadonna che egli era prontoper diventare sacerdote. Fu allora che accadde,secondo quanto riportato nelle cronachedella congregazione, un fatto miracoloso:Francesco si trovò all’improvvisoin fin di v<strong>it</strong>a e la madre, per assicurarglialmeno l’estremo conforto, mandò achiamare a Bisaccia don Gaetano Giuliani;il vecchio sacerdote corse sub<strong>it</strong>o a Cal<strong>it</strong>ri,dove però trovò Francesco già morto;allora si fece promettere dalla madre diFrancesco che se il figlio fosse r<strong>it</strong>ornato inv<strong>it</strong>a ella avrebbe acconsent<strong>it</strong>o a fargliprendere i sacri ordini e, ottenuta la promessa,si mise a pregare e a invocare il Signorefinché il giovane non si riprese. Eccocome p. Alessandro De Risio, uno deiprimi biografi di p. Margotta, racconta ilmiracolo: “Sorpreso da grave inferm<strong>it</strong>à,la misera gen<strong>it</strong>rice vedendone il caso disperato,e volendo dare al figlio un qualchesollievo, mandò a prendere da Bisacciail direttore di lui d. Gaetano Giuliani.Questi, benché vecchio, e nonostante lamolta neve caduta, che rendeva difficilile vie: eamus, disse, et moriamur cum illo.In segu<strong>it</strong>o alle precariecondizioni di salutedell’arciprete don SiroColombo, al quale vanno ipensieri e le preghiere di tutti iparrocchiani, l’arcivescovopadre Salvatore Nunnari diintesa col vescovo di Aversamons. Mario Milano, giàarcivescovo della nostraDiocesi, ho proceduto allanominadi un AmministratoreParrocchiale nella persona didon Maurizio Palmieridi anni 33 della diocesi diAversa che, grazie a Dio, haun numero di sacerdotisuperiore alle necess<strong>it</strong>à.Al nuovo amministratoreparrocchiale va il nostrosincero augurio di buon lavoronella vigna di Cristo.Andò il santo uomo, ma trovò il buonFrancesco morto, e vest<strong>it</strong>o per trasportarsiin chiesa. Allora pieno di confidenzain Dio e rivolto alla dolente madre, le disse:se G. C. ve lo ridona, voi lo donerete aGesù Cristo? L’affl<strong>it</strong>ta gen<strong>it</strong>rice sospeseper poco il suo dolore e rispose: ch’essaera pronta a farne qualunque sacrifizio.Quindi il santo vecchio qual novello Eliseobuttato sul cadavere, non finiva di ripetere:Gesù Cristo mio, io lo voglio perla gloria tua, io lo voglio; questa grazia tela cerca Giuliani, me la devi fare. Ed eccoche a ripetute preghiere fece r<strong>it</strong>orno d.Francesco a novella v<strong>it</strong>a. Tanto fu attestatodal nostro padre d. Girolamo Ferrara,da monsignor Volpe di Nocera, e qualchealtro ne fece fede come di testimoniooculare 15 ”.Tuttavia la guarigione miracolosa diFrancesco Margotta è messa in dubbio daaltri storici della congregazione; nei suoiCommentaria Kuntz mette in dubbio laveridic<strong>it</strong>à dell’episodio, sottolineando cheLandi, l’unico cronista che conobbe dipersona p. Margotta, nel suo manoscr<strong>it</strong>tonon parla mai di questo avvenimento, chepure avrebbe permesso di intraprendereuna causa di beatificazione per il confratellocal<strong>it</strong>rano 16 .Gli anni del sacerdozioL’ultimo incarico da civile FrancescoMargotta lo svolse nell’amministrazionec<strong>it</strong>tadina di Cal<strong>it</strong>ri in qual<strong>it</strong>à di capo eletto(oggi si direbbe assessore). “Compiutol’ufficio di capo eletto, s’ordinò in sacrisnel 1731 e monsignor arcivescovo FrancescoNicolai li diede la porzione intierad’una parte vacata della chiesa della b.a. di D. Francesco (sic, ma Giuseppe)d’Alifi, indi lo fece sub<strong>it</strong>o confessore e sinoal 1748, che si partì alla Congregazionedel SS. Redentore, non fece altro che esserestato Padre spir<strong>it</strong>uale dell’ImmacolataConcezione, congregazione di laici extramoenia. Lui predicava ogni festa, faceval’esercizii spir<strong>it</strong>uali a’detti Fratelli per ottogiorni continui in detta Congregazionenelle feste del S. Natale, faceva la coronellatutti li sabbati e ci predicava (…)Lui non mancava in ogni anno, nella novenadi S. Michele arcangelo, a settembre,fare gli esercizii e si contentava starerinserrato nella chiesa della Concezione esi cibava solamente la sera 17 ”.Tutte le fonti mettono in evidenza lasua morigeratezza di v<strong>it</strong>a e la sever<strong>it</strong>à concui si infliggeva ogni genere di mortificazionifisiche e psicologiche. Le prove didisciplina e di umiltà alle quali si sottoponevadi continuo non gli sembravanomai abbastanza severe; ecco ad esempio latestimonianza della badessa del monasterodi Atella: “Fu sì esatto (…) nella mortificazioneesterna, che in tutto il tempo checonversò con noi, non lo viddimo maiprendere caffè, né rosolio o rinfreschi. Nonvolle mai fuoco; non dormiva mai in letto,ma sempre su la nuda terra, flagellandosiogni notte crudelmente a sangue (…) Nelmangiare era tanto parco che sembravaimpossibile che si mantenesse in v<strong>it</strong>a 18 ”. Ireligiosi della congregazione redentoristache furono in Cal<strong>it</strong>ri per le missioni ricordavanodi avere visto, nell’antica casa diMargotta, “un banco di fabbrica in cucinaove dormir solea, ed un vuoto di fabbricaove in tempo d’inverno intrometteva il capoper ripararsi dal freddo 19 ”. I due r<strong>it</strong>rat-13
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003ti che di lui si conoscono mostrano un uomocalvo, con il volto scarno e gli occhi rivoltial cielo, che stringe il crocifisso alpetto; di fianco, poggiati sul tavolo insiemeai libri, un teschio e la “disciplina”,cioè l’attrezzo con cui i religiosi dell’epocausavano flagellarsi per pen<strong>it</strong>enza.I cronisti inoltre parlano delle tanteopere di car<strong>it</strong>à, per compiere le quali utilizzavail suo patrimonio: “In Cal<strong>it</strong>ri, suapatria, stimato veniva come il padre d<strong>it</strong>utti i miserabili (…) tutti facevano capoda lui, né niuno partivane sconsolato.Nell’inverno ch’ivi è rigido, provvedendosidi panno grossolano, riparava la nud<strong>it</strong>àdi tanti pezzenti”; molto spesso facevabeneficenza in segreto, per provvedereai bisogni di famiglie che egli sapeva esserein difficoltà, e qualcuno, conoscendolo,approf<strong>it</strong>tava della car<strong>it</strong>à che eglieffondeva a piene mani: “In Napoli, essendosiincontrato con un povero nudo esenza camicia in un rigido inverno (…)svestendosi della camicia, giubbone e calzoni,ne rivestì il poveretto. Il fatto fu chequello facendo trafico della nud<strong>it</strong>à, incontrolloanche nudo il dì seguente 20 ”.Se poi vedeva qualcuno bestemmiare“li correva sopra e li metteva la mano inbocca, ed alcune volte pagava lui per nonfarli bestemmiare; e certi per strapparedenari, lo facevano con arte (…) Accadutala morte della madre, si portò alconvento di S. Maria degli Angioli in Atellaper far fare i funerali (…) Al far r<strong>it</strong>orno,in un certo luogo, un vaticale, per esserglicaduto un mulo in mezzo a profondifanghi, perché solo e non poteva far alzareil mulo, bestemmiava”. Il sacerdote,sentendo le imprecazioni del mulattiere,scese immediatamente da cavallo per offrireil suo aiuto, senza badare né al pericoloné al fango; una volta tratto in salvol’animale, p. Margotta “più pieno del mulodi fango se ne r<strong>it</strong>ornò e lasciò consolatoil vaticale, ma dovette alla taverna delpasso di Cal<strong>it</strong>ri asciuttare li panni 21 ”.Altrettanto notevoli erano le umiliazioniche si infliggeva, come quando, entratonella congregazione da novizio (luiche era stato vicario episcopale e rettoredi un seminario), accettò senza mai protestarele mansioni riservate ai nuovi entrati,ai quali toccava svolgere i lavori domesticie servire i confratelli 22 ; o comequando, durante una messa, finse di dimenticarela predica che aveva preparato,poiché r<strong>it</strong>eneva di commettere peccato divan<strong>it</strong>à sfoggiando davanti ad altri la suaeloquenza e la sua cultura 23 .Nei primi anni del sacerdozio p. Margottasvolse il suo apostolato sia in Cal<strong>it</strong>ri,sia nei paesi vicini, come missionario dellacongregazione del p. Pavone (si trattavadegli stessi religiosi che avevano incoraggiatola fondazione della confratern<strong>it</strong>a dell’Immacolatain Cal<strong>it</strong>ri). La sua carrieradi ecclesiastico fu rapida e brillante; pochianni dopo l’ordinazione sacerdotale l’arcivescovoGiuseppe Nicolaj lo nominò rettoredel Seminario di Conza e poi suo vicariogenerale. Durante la vis<strong>it</strong>a pastoraledell’arcivescovo Nicolaj in Calabr<strong>it</strong>to, nel1746, P. Margotta conobbe Sant’AlfonsoMaria de’ Liguori e lo sollec<strong>it</strong>ò, insiemecon altri religiosi, a compiere una missionenella diocesi di Conza, che ebbe luogo nelgennaio 1747; il 7 dicembre dello stessoanno p. Margotta, dopo aver devoluto granparte dei suoi beni per la costruzione dellanuova casa dei redentoristi in Materdominidi Caposele, abbandonò ogni carica edTutto ciò che è nato da Diovince il mondo.(1 Gv. 5, 1-6)entrò da semplice novizio, a 48 anni, nellacongregazione del Redentore <strong>24</strong> .Nel 1749, nel cap<strong>it</strong>olo generale tenutosinella casa redentorista di Ciorani,Margotta fu eletto procuratore generaledella congregazione; nello stesso anno funominato rettore della casa di Materdomini,con l’inarico di occuparsi della costruzionedel nuovo collegio. Nel 1750 sirecò ad Atella per predicare e per discuteredella fondazione di una nuova casa inRionero, ma il progetto, nonostante l’impegnodi Sant’Alfonso e dei suoi confratelli,che tra il 1750 e il 1753 compirononumerose missioni nei paesi della diocesidi Melfi, non andò in porto; il re infatti,sent<strong>it</strong>o il parere negativo espresso dallaRegia Camera sulla nuova fondazione,non concesse ai religiosi il permesso diaprire la casa 25 .Per i suoi incarichi P. Margotta si recavaspesso a Napoli, dove aveva una f<strong>it</strong>tarete di conoscenze nell’ambiente intellettualee religioso del tempo; anche nellacap<strong>it</strong>ale diede prova della sua virtù, e inun caso rivelò capac<strong>it</strong>à profetiche, secondola testimonianza resa da p. Tannoia:“Passando in Napoli per una strada nonsol<strong>it</strong>a, spinto s’intese nel cuore per saliresulla casa di un cavaliere ed ammonirlo.Non potendo resistere all’impulso vi salee, cercando udienza, si scusa dell’ardire efagli presente il lume ricevuto. R<strong>it</strong>rovavasiquello colla coscienza in un graveimbarazzo: si confuse e (…) vedendosiscoperta la piaga (…), mutato sistema, sidiede a Dio. Il fatto fu che né il cavaliereconosceva il P. Margotta, né D. Francescoil cavaliere. Emendato, egli stesso fénoto il fatto 26 .”Nell’estate del 1754 p. Margotta portòcon sé nella cap<strong>it</strong>ale anche il giovane SanGerardo Maiella, che vi operò molti miracoli;fin<strong>it</strong>o il soggiorno in Napoli, i duereligiosi r<strong>it</strong>ornarono a Materdomini 27 e daqui si recarono a Cal<strong>it</strong>ri, dove San Gerardosi fece presto conoscere per le profeziee per i miracoli operati 28 .Gli ultimi anniPiù volte, nell’arco della sua v<strong>it</strong>a,p. Margotta patì per una grave forma didepressione, descr<strong>it</strong>ta da tutti i suoi biografi:“Era uomo di gran sant<strong>it</strong>à, ma siccomeil Signore purifica quelli che ama,soffriva da parecchi anni un vero martirio.Un f<strong>it</strong>to velo gli sottraeva gli splendori disopra, mentre una luce penetrante gli mostravatutte le miserie dell’anima sua: e daquesto derivavano arid<strong>it</strong>à senza fine, scrupolisenza numero, angosce da spezzareil cuore. Quindi era sempre triste, abbattuto,desolato come un’anima del Purgatorio,e faceva compassione a tutti 29 ”. Lecrisi depressive erano profonde e duravanoa lungo, tra la costernazione dei confratelliche assistevano impotenti alla sua sofferenza;in una di queste occasioni, secondoil racconto di p. Nigro, sarebbe stato ilclavicembalo di Sant’Alfonso ad alleviarela sua malinconia: “Stava adunque il p.Margotta talmente oppresso dalla sua ippocondriaed afflizione di spir<strong>it</strong>o che pergiorni stava mutilo, senza dir parola, anchein tempo di ricreazione. Se n’affliggevail P. D. Alfonso; e vedendolo in talestato, che cosa è, gli disse un giorno, nondici una parola. E quello: se mi volete sollevare,cantate, disse, una canzoncina dellaMadonna. E Don Alfonso per consolarloin risposta prese a cantare - Quantoè dolce, o Madre Mia / il tuo nome di Maria- ma cantò con tale unzione di spir<strong>it</strong>oche si uscì dalla ricreazione quella mattinacome se si fosse usc<strong>it</strong>o dalla piùprofonda contemplatione 30 ”.Dalla testimonianza di p. Mazzini sisa che fino al 1756 p. Margotta ebbe almenoquattro lunghe crisi: “la prima, essendoecclesiastico nel secolo, e gli duròcirca sei mesi; la seconda in Caposele,durogli circa due anni e mezzo (…) Laterza durò poco, mentre fratello Gerardocon le sue preghiere la trasferì in sé stesso(…) La quarta nel collegio de’Pagani 31 ”,che durò circa due anni. Quest’ultima fuforse la prova più dura, ma alla finep. Margotta riuscì a venirne fuori, comeracconta il suo biografo De Risio: “Il Signore,che sembrava a Francesco moltolontano, gli era pur troppo vicino. Dopodue anni tornò a mostrare la sua bellafaccia, e a riempirlo tutto di consolazione.14
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>Ricorreva il giorno della Nativ<strong>it</strong>à dellanostra Madre Maria SS., quando eglistando ne’Pagani, si vide allontanato dallatempesta. Correva allora per ogni doveD. Francesco fuori di sé, ripieno dellospir<strong>it</strong>o di Dio. Si portò nel Coro per farsiabbracciare da’ Padri, e congratularsicon essi della pace riacquistata col Signore.Tanto fece, e i buoni Padri, vedendoloin una allegria quasi celeste, non poterononon preconizzare la sua prossimamorte, come infatti avvenne 32 ”.Era da poco stato nominato rettore dellacasa di Sant’Angelo a Cupolo, in provinciadi Benevento, quando, nell’estatedel 1764, trovandosi a Napoli per il suo ufficiodi procuratore della congregazione, p.Margotta si ammalò di colera; l’epidemiaera stata provocata da una grave carestiache aveva colp<strong>it</strong>o il Regno, uccidendo inpochi mesi migliaia di persone. Venuto aconoscenza della malattia e delle gravicondizioni in cui versava p. Margotta,Sant’Alfonso inviò sub<strong>it</strong>o in Napoli alcunireligiosi per assistere il confratello ammalatoe si rivolse a un famoso medico napoletano,il dottor Tommaso Ventapane. Maogni cura si rivelò inutile; dopo una breveagonia, il religioso si spense l’11 agosto epochi giorni dopo i confratelli riuscirono ariportare la salma a Pagani. Ecco la testimonianzadi p. Landi sul seppellimento dip. Margotta:“Morto che fu il P. Margotta (…) sistimò non farlo sepelire in Napoli per nonperdere un sì gran tesoro; ma, perché colàci erano ordini rigorosissimi di non trasportarefuori di c<strong>it</strong>tà i cadaveri, onde tutt<strong>it</strong>emevano d’azzardarsi a dare questopasso, ma ci fu un nostro fratello, chiamatoMattia Fazzano, che anche l’aveva assist<strong>it</strong>o,questo risolutamente disse che si fidavadi trasportarlo al collegio nostro dePagani. Infatti se l’intese con un gabelliereavendolo ben regalato, s’aff<strong>it</strong>tò un buoncarrozzino chiuso con cristalli avanti, lofece venire in tempo di notte, e così lo posedentro assieme con sé ed uscì da Napoli ilP. Margotta già morto. Fu domandato fuorila porta, ma lui animosamente si sepperisolvere e così passò libero per tutte leguardie fino a Nocera; e giunto al nostrocollegio, quando lo videro i padri, tutti siconsolarono; mentre se l’avevano perdutovivo almeno l’avevano acquistato morto.Onde sub<strong>it</strong>o l’esposero con un gran catalettoal pubblico, se li fecero tutte l’esequiecon ufficio e messa cantata, e nel mezzodi detta messa il P. Ferrara (…) li feceuna celebre orazione funebre, dove ci fuun gran concorso di popolo a vedere mortoquesto gran servo di Dio; e tutti dicevano:è morto un Santo, è morto un Santo; ecosì dopo le funzioni fu sepolto con tuttavenerazione nella nostra sepoltura comunenel collegio di Pagani. E speriamo che ilSignore, per sua misericordia, voglia ancoracon prodigi far conoscere in appressoi mer<strong>it</strong>i di questo gran servo di Dio 33 ”.Le parole di p. Landi fanno intuire chei redentoristi prevedevano per il loro confratellouna causa di beatificazione. Nel1858 Alessandro De Risio riportava, nellasua V<strong>it</strong>a di P. Margotta, alcuni fatti miracolosi,come quando a Foggia il sacerdotecal<strong>it</strong>rano “nel meglio della predica a MariaSS. si vide usc<strong>it</strong>o fuori di sé, e quas<strong>it</strong>rasformato levarsi in aria 34 ”; tuttavia sullasant<strong>it</strong>à di p. Margotta il biografo mantenevaun atteggiamento prudente e concludevaaffermando che anche se “più volte sivide in diversi luoghi come Iddio lo favorivacon doni soprannaturali (…) con doloresiam forzati a passarli sotto silenzioper mancanza di documenti 35 ”.Francesco Margotta dunque non fu unsanto; ma di certo egli fu un ottimo religioso,che mise a disposizione del prossimola sua cultura, la sua integr<strong>it</strong>à morale ela sua profonda uman<strong>it</strong>à.NOTE* Questo lavoro, come i due precedenti, non sarebbestato possibile senza la competenza e la cortesiadi p. Giovanni Vicidomini CSSR, che qui ringrazio.1 Sulla diffusione della congregazione redentoristacfr. G. GALASSO, Santi e sant<strong>it</strong>à, in L’altra Europa.Per un’antropologia storica del Mezzogiornod’Italia [1982], II ed., Lecce 1997, pp. 79-143.2 Su p. Francesco Maria Margotta cfr. F. LANDI,Istoria della Congregazione del SS. Redentore,2 tomimss. [1782]; A. M. TANNOIA, Della v<strong>it</strong>a ed ist<strong>it</strong>utodi S. Alfonso Maria de Liguori vescovo di S. Agatadei Goti e fondatore della Congregazione delSS. Redentore libri quattro [1797], ed. cons. Torino1860, lib. II, capp. XXIV-XXV, pp. 130-136; A. DERISIO, V<strong>it</strong>a del P. Margotta, in Croniche della congregazionedel Santissimo redentore fondata daS. Alfonso Liguori, I,Palermo 1858, capp. LV-LX,pp. 329-355; F. KUNTZ, Annales CongregationisSS. Redemptoris,3 volumi mss. [notizie dal 1696 al1737]; ID., Commentaria de v<strong>it</strong>a D. Alphonsi et derebus Congregationis SS. Redemptoris, 11 volumimss. in folio, della fine del XIX secolo, conservatinell’Archivio Generale dei Redentoristi in Roma(copia in Archivio Provincia Napoletana dei PP. Redentoristi- Pagani); Lettere di S. Alfonso Maria de’Liguori (…) pubblicate nel primo centenario dellasua beata morte,I,Corrispondenza generale, Roma1897, lettera 92, pp. 140-142; A. BERTHE, S. AlfonsoMaria de Liguori, I,Firenze 1903, pp. 312-313;S. SCHIAVONE, 12 volumi ms. della prima metà delXIX secolo, Biografie. Materdomini, pp. 182-187(una parte delle Biografie è stata raccolta in un’edizionea stampa curata nel 1933 dallo stesso p. Schiavone).Cfr. anche E. RICCIARDI, La Congregazionedel SS. Redentore a Cal<strong>it</strong>ri (I) - P. Francesco Margottae il culto dell’Immacolata Concezione, in “IlCal<strong>it</strong>rano”, n.s., 22 (2003), pp. 8-13.3 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, f. 195.“L’arciprete di Simone” era don Giuseppe De Simone,parroco di Cal<strong>it</strong>ri dal 1692 al 1702. Nei registriparrocchiali di Cal<strong>it</strong>ri, oltre alla fede di battesimodi Francesco Margotta (Archivio parrocchiale di Cal<strong>it</strong>ri,Registri antichi, IV [1677-1707], f. 30), sonoannotati anche l’atto di matrimonio (31 maggio1694) e gli atti di morte dei gen<strong>it</strong>ori (8 agosto 1699 e9 gennaio 1739).4 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, p. 98.5 Ivi.6 Ivi.7 Ivi.8 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, p. 196.9 Ivi, p. 199.10 A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>., p. 333.11 Ivi, pp. 333-334.12 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, p. 202.13 Ivi, p. 196.14 Ivi, p. 198.15 A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>., pp. 336-337.16 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., III, p. 209.17 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, f. 195.18 Ivi, f. 207.19 Ivi, f. 205. Cfr. Anche A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>.,p. 339.20 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, f. 207.21 Ivi, f. 21122 Cfr. A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>., p. 342.23 Ivi, p. 347.<strong>24</strong> A.M. TANNOIA, Della v<strong>it</strong>a ed ist<strong>it</strong>uto diS. Alfonso Maria de Liguori…,c<strong>it</strong>., lib. II, cap. XXV,p. 134-135.25 A. SAMPERS, Progetto di fondazione dei Redentoristia Rionero in Vulture c. 1750, in Società eReligione in Basilicata nell’età moderna, Atti delconvegno di Potenza - Matera (25-28 settembre1975), II, Salerno 1977, pp. 703-720.26 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, f. 20527 “Tanti accidenti, e così portentosi, divulgatiper la C<strong>it</strong>tà, [Gerardo] passo non poteva dare fuoridi casa, senza essere mostrato a d<strong>it</strong>o. Ponderandoun tanto applauso il P. Margotta, e temendo che auradi van<strong>it</strong>à non entrasse a t<strong>it</strong>illargli il cuore, risolvettedisfarsene. Ottenne in grazia bensì dal nostroB. Padre Alfonso vederlo s<strong>it</strong>uato nell’altra nostracasa in Caposele: casa prediletta di esso Margotta,perché stabil<strong>it</strong>a coll’opera sua.”(A.M. TANNOIA, V<strong>it</strong>adel servo di Dio Fr. Gerardo Maiella laico dellaCongregazione del SS. Redentore, IV ed., Napoli18<strong>24</strong>, p. 114).28 Sul soggiorno di S. Gerardo in Cal<strong>it</strong>ri cfr.E. RICCIARDI, La Congregazione del SS. Redentore aCal<strong>it</strong>ri (II) - P. Francesco Margotta e S. GerardoMaiella, in “Il Cal<strong>it</strong>rano”, n.s., 23 (2003), pp. 12-15.29 S. SCHIAVONE, Biografie. Materdomini, ff.185-186.30 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VI, f. 43. Lacanzone c<strong>it</strong>ata nel brano non è stata r<strong>it</strong>rovata; cfr. inpropos<strong>it</strong>o P. SATURNO, La tradizione musicale alfonsiana,in Alfonso M. de Liguori e la società civile delsuo tempo, atti del Convegno internazionale per il bicentenariodella morte del santo (1787-1987) Napoli,S, Agata dei Goti, Salerno, Pagani 15-19 maggio1988, a cura di P. GIANNANTONIO,2 voll., Firenze1990, pp. 623-639.31 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VI, 44-45.32 A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>., p. 346. Salvatore Schiavoneriporta nelle sue Biografie anche il r<strong>it</strong>ratto diP. Margotta e il testo dell’epigrafe tombale, che è ilseguente: FRANCISCO MARIA MARGOTTA /DOMO CALETRI / QUI LAUREA UTRIUSQ. IU-RIS INSIGNITUS / FORI HONORES CUM SA-CERDOTII DIGNITATE / COMMUTAVIT / DEINCOMPSANI SEMINARII RECTOR / ET ANTI-STIT VICARIUS GENERALIS / AD CAPITIS SI-LARI COENOBIUM AEDIFICANDUM / CON-S<strong>IL</strong>IA ET PECUNIAM CONTULIT / TANDEMCONGREG. SS. REDEMPT. NOMINE DATO /NASCENTIS ORDINIS DECORI PROXPEXIT /VIXIT ANN. LXV M. VI / OBIIT III ID. AUG.MDCCLXIV (D. Santorelli).33 F. KUNTZ, Commentaria…, c<strong>it</strong>., VII, pp. 91-192.34 A. DE RISIO, op. c<strong>it</strong>., p. 350.35 Ivi, p, 353.15
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003CHI LI RICONOSCE?Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti Voi per riconoscere i personaggi di queste foto esegu<strong>it</strong>e dallostudio Angelo Maria Leone di Cal<strong>it</strong>ri, portano sul retro la data del 7 maggio 1911, la seconda del 20maggio 1911. Chi le riconosce è pregato di farci una telefonata. Grazie!ANNIVERSARI DI MATRIMONIOFirenze, 04.09.2002, Michele Cianci natoda Giovanni e da Carolina Di Muro il16.04.1925 e la consorte signora Gigliola LaPosta nata a Capua da Armando e da GiuseppaLionetti il 03.08.1926 festeggiano, circondatidall’affetto dei figli e dei nipoti, iloro cinquant’anni di matrimonio. Sinceri esent<strong>it</strong>i auguri dalla Redazione.Mariano Comense, 27.12.2003 VincenzoCoppola nato da Giuseppe e da VincenzaZarrilli il 22.07.1956 e Antonietta Lamannanata a S. Andrea di Conza da Leone e daGiuseppina Vigor<strong>it</strong>o il 02.09.1960 festeggianoi loro 27 anni di matrimonio.Auguridai figli Giuseppe e Leo, dai familiari e dallaRedazione.CANADA - Giuseppe Sacino e AntoniettaCianci festeggiano il loro quarantesimo annodi matrimonio; auguri vivissimi dai figli, dai familiari,dagli amici e dalla Redazione.16
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>Cal<strong>it</strong>ri 10.02.1954, gli sposi Maria TeresaZarrilli (zarrigghj’) e Attilio Acocella (andr’ttes’)hanno felicemente festeggiato i 50 annidi matrimonio.Auguri vivissimi dai parenti,dagli amici e dalla Redazione.Cal<strong>it</strong>ri 27/10/2002. Ristorante Gagliano in occasione del festeggiamento delle nozze d’orodei coniugi Salvatore Zabatta (haland’) nato da Giovanni e da Maria Antonia Del Cogliano econiugato il 26.10.1952 con Maria Antonia Rubino nata da Canio e da Grazia Margotta, dasinistra in piedi: Marcella Zabatta, Marina Zabatta, V<strong>it</strong>o Metallo, Alfonso Russomanno(giachess’), Giuseppe Di Maio (palusc’), Canio Russomanno (giachess’), Angela Cerreta (riccarecca), Anna Maria Di Roma (a’ tripolina), Marco Snaider, Luigi Rubino, Rosetta Fierravanti(la marnesa), Maria Francesca Russomanno (giachess’), Maria Grazia Sorrentino, GraziellaZabatta, Lucia Margotta di Vincenzo (stingh’), Rocco Zabatta (March’), dietro: signorGiuseppe di Nocera Inferiore con baffi e barba, Salvatore Zabatta, Canio Metallo(tart’liegghj’); seduti: Maria Antonietta Zabatta, Daniela Cangemi, Mariella Cangemi,Giuseppe Cangemi (il bambino), Michele Gallucci – i festeggiati – Emma Cioffari (pasciut’),Antonella Metallo (la bambina), Michelina Acocella (paloscia), Giuseppina o Giusi Cioffari(la bambina), Salvatore Metallo, Domenico Russomanno (giachess’). Foto NicolaisRICORRENZE VARIECal<strong>it</strong>ri 6 luglio 2003, foto scattata da CanioZarrilli (Foto Flash) in occasione del 75°compleanno di Salvatore Ramundo (detto ElPelon) nato da Giuseppe e da Margher<strong>it</strong>aTrofa il 06.07.1928 in Vico Sotto Concezionen. 20 (oggi 12) alle ore 15 e 20.Auguri vivissimidalla Redazione e ad maiora semper.Cal<strong>it</strong>ri 22 maggio 2003, sulla terrazza dellasignora Serafina Lampariello in via AlfonsoDe Carlo, nel classico costume cal<strong>it</strong>rano lapiccola Pamela Dragone nata in Belgio daLeone e da Serafina Pompeo il 22.08.1997ed ivi residente.Cal<strong>it</strong>ri, 02.12.1936, nel corso V<strong>it</strong>torio EmanueleIII gli sposi Mariangela Cioffari nata daCanio e da Maria Giuseppa Abatel’01.04.1916 e Ferdinando Cella nato daLuigi e da Angela Metallo il 27.01.1913, emigratia Montevideo l’01.10.1959.17
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003Cantù, 13 ottobre 2003, due anni di matrimonio di Michele Maffuccinato a Mariano Comense da Donato e Giovanna Araneo il30.08.1977 e Rosi Ciurleo, da sinistra: Umberto Maffucci, LorenzoMaffucci, Grazia e il piccolo Giuseppe, Maria Maffucci – gli sposi –Donato Maffucci da Savona, Giovanni Maffucci con la moglie RosaIlario napoletana, Michelina Maffucci, Dario Rabagliati, Donato Maffuccie Giovanna Araneo gen<strong>it</strong>ori dello sposo che compiono, felicemente,31 anni di matrimonio.Isole Trem<strong>it</strong>i (FG), 10 agosto 2003, g<strong>it</strong>a turistica da Cal<strong>it</strong>ri, da sinistrain piedi: Nunzia Cozzolino nata ad Ercolano, Enzo Soricelli,Giovanna Di Maio (br’zzill’), Maria Di Napoli (pagghion’/sc’mm’rott’),Michele Tornillo, si vede solo la testa, Michele Codella (temba tosta)con baffi ed occhiali da sole, Michelina Vallario, Patrizia Di Milia,Giuseppe Maffucci (p’ciff’), con occhiali da sole, Giovanni Saldutti, adorso nudo; fila intermedia: Giovanna Maffucci (p’ciff’), CanioScoca (u’ fratiell’) con baffi,Valentina Saldutti, Chiara Codella, GennySoricelli, Alessia Maffucci; in prima fila: Remo Scoca, Maria PiaZollo, Riccardo Maffucci,V<strong>it</strong>torio Saldutti.Coppola Giuseppe nato da Vincenzo e da Antonietta Lamanna, festeggiainsieme al fratello Leo classe 1983, il suo diciottesimo anno.Cantù, il piccolo Donato Maffucci, nato da Antonio e da Cristina Licatail 15.06.1999, con il cavallo e l’asino del nonno Donato (patr’-nett’), con i vecchi tini che 50 anni fa a Cal<strong>it</strong>ri servivano per trasportarele pietre.Cal<strong>it</strong>ri dicembre 1997, cern<strong>it</strong>a delle ulive,V<strong>it</strong>o Russo (ciucc’ carr’ch’ r’sold’) e la moglie Gaetanina Zarrilli (tauron’).30 agosto 1952.Gli sposi Rosa Di Muro,nata da Giuseppe e daMaria Gaetana Cestone il07/09/1930 e deceduta il14/03/2003 e GiuseppeCerreta, nato da Antonioe da Marianna Galgano il21/07/1927 e deceduto il09/01/1986.La figlia Marianninavorrebbe che i suoigen<strong>it</strong>ori venisseroricordati così.18
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>LA NOSTRABIBLIOTECALA GIOSTRA DELLA VITA di Michelangelo Armiento –Libro<strong>it</strong>aliano Ed<strong>it</strong>rice Letteraria Internazionale - Ragusa2003o stesso t<strong>it</strong>olo rivela il propos<strong>it</strong>o di cantare una molteplic<strong>it</strong>àLdi argomenti sostanzialmente fedele ai consueti temi socialie polemici da un lato e lirici e privati dall’altro purdentro un silenzio denso di cose non dette. Una sol<strong>it</strong>udine edun silenzio che lasciano qualche rammarico per un riserboche sembra impedire una più adeguata valutazione dell’uomoe della sua opera.Armiento ha forse voluto offrirci una serie di arguti egarbati, spesso eccentrici e talvolta elegiaci giuochi della v<strong>it</strong>ain chiave a volte di paradossi; il tutto è detto con non comunediscrezione senza puntiglios<strong>it</strong>à, quasi con noncuranza,ma in realtà nel segno e sotto il premere di una persuasioneacuta, che adombra anche una pena recond<strong>it</strong>a, una mestiziascavata del vivere.La ricchezza interiore, il verso prosciugato, l’incontrocon l’elemento emotivo che facilmente attecchisce e trascinai lettori su un piano di completo allineamento e condivisione.Il libro, nato dall’esperienza di contatti quotidiani, con unandamento sciolto e quasi colloquiale, offre numerosi interrogativisenza offrire proposte concrete, ma il lettore chemed<strong>it</strong>i su ciò che l’autore dice, non tarderà ad entrare in familiar<strong>it</strong>àcon la sua terminologia, e aprirsi aunomaticamentealla sua comprensione.UN’ALBA SENZA MEMORIA di V<strong>it</strong>ale Ricciardi by PagineS.R.L. – Roma 1999l nostro conc<strong>it</strong>tadino poeta non è nuovo a questo tipo diIletteratura, ha già pubblicato altre poesie e qui si confermapoeta di intensa interior<strong>it</strong>à, narratore personalissimo, schivo,di eccezionale spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à che gli conferisce un’aura di anticasaggezza. Il tormento di vivere per gli altri, nel bisogno diuscire dalle strettoie del proprio io individuale; l’oscillantebivalenza, con voluta sottile “ambigu<strong>it</strong>à” tra corpo e animaqui è il nucleo dell’ispirazione di questo libro di poesie chevuol dare un senso all’inutil<strong>it</strong>à del vivere, oggi, ricercandonele ragioni o nella storia dell’individuo oppure nel sangueche continua a spargersi nel mondo.Il Sud d’Italia e del mondo in genere si fa metafora di unacondizione esistenziale tenace quanto amara, disperata manon disposta alla resa; il dramma del dolore e della fatica dellasua gente e della sua terra è quello dell’uomo che soffre elotta sotto ogni cielo e in ogni tempo; la crisi è di per sestessa una realtà permanente nella storia umana, è un fattodell’esistenza ed al medesimo tempo una costante della Storia.L’autore abbraccia l’angoscia della v<strong>it</strong>a e l’angoscia dellamorte, il dubbio, il dolore della sol<strong>it</strong>udine e il piacere deisensi, l’odio irragionevole e la inconcepibile malvag<strong>it</strong>à, lamalizia e la tenerezza di un istante, il mistero della sofferenza,dei sogni e delle speranze: un mondo di sentimenti e dipassioni fluttuanti, mutevoli, misteriose.MONSIGNOR MICHELE RICCIARDELLI DA SOLO-FRA (Testimonianze ined<strong>it</strong>e) a cura di Vincenzo D’Alessio– Solofra 2001.l 15 maggio 2000 nella c<strong>it</strong>tadina americana di SommervilleIche l’aveva visto stimatissimo professore univers<strong>it</strong>ario esacerdote torna al Padre la candida anima di mons. MicheleRicciardelli, arricch<strong>it</strong>a dalle tante iniziative a favore dei giovanie di coloro che vengono considerati gli ultimi.Era nato a Solofra (AV) il 9 agosto 1923 da Michele e daMaria Teresa Nocera, la sua infanzia è passata attraversouna v<strong>it</strong>a di sacrifici, aiutava uno zio nell’attiv<strong>it</strong>à di calzolaio,ma gia da allora il suo posto era accanto ai lavoratori delleconcerie contro lo strapotere dei ricchi borghesi.Spesso ricordava con estrema attenzione il primicerio canonicoCarmine Troisi che fu suo primo maestro e cristallinoesempio di sant<strong>it</strong>à e di cultura mentre lui faceva il suo percorsodi chierichetto nella Collegiata di San Michele Arcangelodove riuscì a recuperare le tavole appartenenti ad unorgano del XV secolo, rappresentanti San Giovanni eSant’Antonio da Padova e che oggi sonos esposte accanto all’altaredell’Addolorata.Intanto intraprende gli studi per divenire sacerdote, studiandoa Nocera Inferiore, a Cava dei Tirreni e a Roma dovefinalmente il giorno dell’Immacolata, 8 dicembre 1952, vieneconsacrato dal vescovo americano Claudio Colling, in segu<strong>it</strong>ocompleterà gli studi superiori univers<strong>it</strong>ari a Roma e ildottorato nell’univers<strong>it</strong>à dell’Oregon (USA). Fonda nel 1967la rivista di studi <strong>it</strong>alianistici all’estero “Forum Italicum”ancora oggi in piena attiv<strong>it</strong>à.Credeva fermamente nei giovani, nel riscatto della loroesistenza attraverso la consapevolezza dei ruoli, lo studio, laperseveranza; ha amato grandemente la sua terra d’origine el’ha illustrata con molteplici pubblicazioniha sempre partecipatoalle attiv<strong>it</strong>à culturali realizzate dal 1980 dal GruppoCulturale “F. Guarini” e dal Centro Culturale “Orizzonte2000”, ha aiutato, consigliato, spronato molti autori con prefazioni,suggerimenti, correzioni, presentazioni, viaggi.Fu professore emer<strong>it</strong>o in molte univers<strong>it</strong>à, professore diportoghese, sempre bene accolto ed insign<strong>it</strong>o di molteplici riconoscimenti,dopo il terremoto del 1980 è stato il patrocinatoredella risistemazione della Biblioteca Comunale “RenatoSerra”, promotore di corsi di inglese gratu<strong>it</strong>i e tantissimealtre iniziative.Un uomo, un sacerdote che si è dato tutto a tutti e ha lasciatoun’ered<strong>it</strong>à di affetti e di amore a favore di tutti i giovanidella zona.<strong>IL</strong> MONUMENTALE CARCERE BORBONICO NEL-LA CITTÀ DI MONTEFUSCO presentato dal Comunedi Montefusco in collaborazione con il Gruppo Culturale“F. Guarini” il 13 settembre 2003.gni essere umano nasce libero e la condizione di libertàOsi ama ancora di più quando si vis<strong>it</strong>ano luoghi come ilcarcere . Questo che andiamo vis<strong>it</strong>ando è un carcere realizzatonelle viscere della montagna di Montefusco, nella piantaquadrangolare dell’antica fortificazione longobardo/normanna,poi ampliata dalle dominazioni successive. La vicinanzaal Ducato di Benevento dovette influire molto sullafortificazione della somm<strong>it</strong>à montana che oggi forma l’ab<strong>it</strong>atoed il luogo destinato al carcere.Raggiunta la piazza monumentale accanto alla chiesa madredi S. Giovanni del Vaglio, sul lato sinistro si nota l’in-19
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003gresso all’attuale Sede Municipale che corrisponde ancheall’ingresso del carcere Borbonico. A venirci incontro è l’areadefin<strong>it</strong>a “vaglio”: luogo deputato all’ora d’aria dei detenuti,dove secondo il cronista storico sac. Palmerino Savoia“giungeva benissimo il vocio della vicina piazza, gli echidelle feste, processioni, cortei e soprattutto l’armonioso suonodelle campane della chiesa di S.Giovanni che quasi sovrastatutto l’insieme del castello”. Sul lato sinistro c’è unapiccola e stretta scala di accesso in pietra squadrata che consentel’ingresso alla pianta superiore del monumento.È questa una lunga corsia rettangolare divisa in camere didiversa ampiezza e diverse condizioni. Alcune di esse, adib<strong>it</strong>ea celle di segregazione, sono anguste e completamenteprive di luce. Altre, meno affl<strong>it</strong>tive, pure nell’atmosfera tenebrosadel complesso, lasciavano ai prigionieri la consolazionedella luce solare che debole filtrava dalle potenti inferriate.Proprio da queste l’unica nota pietosa nell’orroredel carcere: lo stupendo scenario naturale della verde campagnae dei monti lontani. Sulle robuste imposte di legnoancora restano incisi i nomi, date e segni della triste pena diquegli infelici. Per accedere al vano sottostante c’è una piccolascaletta in muratura che, dopo una breve curva, immetteCal<strong>it</strong>ri 1941,Vincenza Gautieri ( m’nacegghia), Lucia Inverso (a’ fr’-stera) moglie a licch’ licch’, deceduta nel corso di quest’anno,AngelaZarrilli (a’ crapara).nell’altro vano più cupo che cost<strong>it</strong>uiva la parte remota delcomplesso di pena.La corsia inferiore è conposta da un’ampia sala a volte avela che scaricano su pilastri in opera mista contornata damattoni e da pietre squadrate ed archi a tutto sesto lungo icorridoi di movimento. Dopo vari interventi oggi sono visibilile murature nel loro corpus. Anche ai lati sono stateaperte delle nicchie che mostrano come la parte settentrionaleè completamente scavata nella roccia viva. In questa vasta salasi aprono delle finestre alte dal suolo e chiuse con robustee triple sbarre di ferro. Il pavimento in ciottoli, le pesanti portee gli elementi in ferro, compreso “il puntale” (grosso anelloin ferro infisso nel suolo o nel muro, al quale veniva immobilizzatoil prigioniero con una catena) sono stati accuratamenteconservati.Il monumento è stato utilizzato come luogo di pena giàdal XVI secolo ma soltanto con i moti per l’Un<strong>it</strong>à d’Italia divienecelebre ed identificato con il sinonimo di “Spielbergdell’Irpinia”. Il primo martire imprigionato tra queste murafu proprio un eccellente Montefuscano: Pirro Giovanni DeLuca (1761-1800) che, per avere parteggiato per la breveRepubblica Partenopea del 1799, fu incarcerato e ivi morì d<strong>it</strong>ifo il 10.gennaio 1800. Pochi anni dopo il 2 febbraio 1852giunsero nel carcere i “ribelli” barone Nicola Nisco di SanGiorgio la Montagna; duca Sigismondo Castromediano ducadi Caballino (Lecce); Carlo Poerio già ministro di FerdinandoII e il conte Michele Pironti da Montoro. La famiglia diquest’ultimo acquistò un’ab<strong>it</strong>azione sulla piazza di Montefuscoper seguire le vicende del congiunto. Dei cinquantadetenuti pol<strong>it</strong>ici molti perirono all’interno del carcere, altrifurono sped<strong>it</strong>i al confino. Le condizioni disagevoli perduraronotanto che il duca Castromediano di Lecce scrive: “Rimastisoli con la nostra desolazione non vi era altro cui appigliarsise non coricarsi su quel suolo a ciottoli. Così facemmo.La notte era diaccia e ventosa, la neve fioccava f<strong>it</strong>tasulle circostanti montagne ed il rovaio impetuoso entravalibero dalle imposte delle finiestre, le quali chi sa da quantianni non erano state curate. Ci corichiamo adunque rimanendovest<strong>it</strong>i e avvoltolati nei mantelli e per non perire indirizz<strong>it</strong>idal freddo e per crearci intorno un’atmosfera tiepida,ci accosttammo ed abbracciammo l’un l’altro da parere unasoloa massa”.Ma per questi malcap<strong>it</strong>ati le pene non finirono lì. Tuttofu fatto per rendere impossibile la loro permanenza nellemura del carcere. Molti perirono ed altri ne uscirono in condizionipietose. Così scrive Nicola Nisco di quella vicenda:“Al Poerio sopravvenne affanno pettorale, al Castromedianobronch<strong>it</strong>e ricorrente, al Pironti spin<strong>it</strong>e, a Stagliano artr<strong>it</strong>e, aSchiavone la perd<strong>it</strong>a di un occhio, a diciassette rilassamentodell’anello inguinale; De Gennaro smarrì la ragione; furonoemottoici Tuzzo, Serafino, Sticco: finirono per etisiaAntonio Ferraro, Alfonso Zeuli e Vincenzo Cavallo; Morironodi colera Mellucci, Cimmino, Pannunzio, Gatto e Torquato”.Oggi vis<strong>it</strong>ando questo luogo eletto a monumento nazionaleviene veramente voglia di apprezzare quell’Un<strong>it</strong>à Nazionaleche è costata l’esistenza di tanta bella gioventù, deiloro ideali e delle loro famiglie. La vis<strong>it</strong>a al Carcere Borbonicodi Montefusco deve suggerire a ciascuno di noi lagiouia di convivere con un così grande passato. Ma anche dicomprendere appieno l’insegnamento che trapela dall’immanesilenzio che si leva da questo monumento dove per secoliè stata costretta la v<strong>it</strong>a e la Libertà di tanti esseri umani.Il monumento è utilizzato attualmente come Sede Municipale,luogo di manifestazioni ed è vis<strong>it</strong>abile ogni giorno.20
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>SOLIDARIETÀ COL GIORNALEDA CALITRIEuro 5: Buscemi Natale – Russo Vincenzo – Siconolfi Anna – Cerreta Ercole – Miele Giovanni– De Nicola Michele – Maffucci Vincenzo Nicola – Germano Michele Antonio – RussoGiovanni, Contrada Cerone – Margotta Mario e Giarla Vincenza – Margotta Donato viaCirconvallazione 97 – Antolino Caterina – Gervasi Giovanna – Lettieri Angelica – PanelliPeppino – Zarrilli V<strong>it</strong>o – Cerreta Lucia – Galgano Pasquale – Lucrezia Raffaele – Pet<strong>it</strong>o Rosa –Galgano Vincenzo – Fierravanti Giovanni.Euro 6: Aristico Lorenzo.Euro 10: Ungherese Lucia – Nappo Antonio – Nannariello Rosanna – Cerreta Mariannina –Acocella Irma – Paolantonio Paolo – Maffucci Emilia – Santoro Angiolina – Zabatta Michele –Gautieri Canio – Calà Pasquale – Galgano Erberto – Cialeo Vincenzo – Di Cosimo Antonio –Iannella Rodolfo – Savanella Concettina - Di Maio Giuseppe, vico Cirminiello 13 – Di MaioVincenzo, via Circonvallazione 69 – Cerreta Alfonso – Cestone Franchino – Basile Aniello –Cestone Giuseppe, via Leonardo Codella 1 – Margotta Quaranta Concetta – LucreziaAntonio, Paludi di P<strong>it</strong>toli – Cerreta Antonio, via Manzoni 5 – Bavosa Carmine, viaCirconvallazione 92 – Bavosa Antonio, via De Chirico 8 – Sperduto Angelomaria – MaffucciVincenzo, via Cerrata 2 – Zabatta Rocco – Fiordellisi Michele Antonio - Tancredi Giuseppe –Cubelli Giovanni – Briuolo Rocco – Cubelli Vincenzo, via Cicoira 25 – De Nicola Giuseppe –Di Maio Antonio, Contrada dei Monti – Tornillo Giuseppe Nicola – Zabatta V<strong>it</strong>o,ContradaGagliano – Cardinale Raffaele – Nivone Felice – Maffucci Vincenzo, via P<strong>it</strong>toli 105 – VallarioCanio Antonio – Zabatta Rosina vedova Galgano – Fierravanti Gaetana – Armiento Canio eRosa – Russo Lucia – Rauseo Angela, via F. Tedesco 98 – Leone Giuseppe – Pastore AntonioRaffaele – Balascio Gerardo – Lettieri Enzo – Maffucci V<strong>it</strong>torio, via A. Del Re 19 – ZabattaRocco, via A. Del Re 19 – Cicoira Nicola – Rabasca V<strong>it</strong>antonio, via Sottop<strong>it</strong>toli 26 – CestoneLeonardo, Contrada Fontana della Noce – Maffucci Giovanni – De Luca Maria – RubinoAntonietta – Cestone Filomena, via A.De Carlo 30 – Metallo Giovanni, Paludi di P<strong>it</strong>toli –Scoca Vincenzo, Contrada Sambuco – Maffucci Edoardo – Pastore Agnese, ContradaCrocepenta – Fastiggi Lucietta – Nicolais Toglia Gaetanina – Di Cairano Canio – StrolloSalvatore, III° Vico P<strong>it</strong>toli 26 – Zarrilli Maria Grazia – Di Cairano Gaetano – Altieri Alessandro– De Nicola Lucia vedova Cianci – Zampaglione Donato – Zampaglione Vincenzo – TogliaGiuseppa vedova Fastiggi, Piazza Michelangelo 10 – Caputo V<strong>it</strong>antonio – Martiniello Michele– Iannece Antonio – Zabatta Domenico – Bozza Vincenzo – Di Cosmo Michele – NicolaisCanio – Stanco Giuseppe Nicola, via De Sanctis 62 – Maffucci Michele, Corso garibaldi 162– Del Re Michele – Stanco Maria Antonia – Armiento Rocco – Gautieri Vincenzo – LucreziaAntonia – Polestra Vincenzo, via F. Tedesco 161 – Di Guglielmo Luigi – Mastrullo Giuseppe –Codella Giuseppe, via Torre 11 – Ziccardi Giuseppe – Colucci Giuseppe – Nivone Antonio –Zabatta Vincenzo, via Macello 12 – Zarrilli Antonio, via G. Verdi 31 – Nivone Salvatore – DiGuglielmo Francesco – Metallo Giovanni – Metallo Giovanni Battista – Di Maio MariaFrancesca Vico I° Largo Croce 2 – Nivone Giuseppe – Rainone Lucia – Cerreta Giovanni –Lucadamo Vincenzo – Fastiggi Giuseppe Via Frucci 85 – Maffucci V<strong>it</strong>torio – Zarrilli Donato,Corso Garibaldi 132 – Di Roma Peppino – Di Milia Vincenzo – Zarrilli Canio – CianciGaetano – Armiento Marianna – Zarrilli Michele – Zarrilli Salvatore – Armiento Michelangelo– Della Badia Pietro – Rosania Antonietta – Germano Michele, via Sottomacello 2 – FatoneCanio – De Rosa Canio – Codella Rosa – Fasano Giovanni – Caputo Anna – Di MaioGiovanni via Sotto Concezione – Tuozzolo V<strong>it</strong>torio.Euro 15: Musano Antonietta – Tuozzolo Rosa Maria e Raffaele – Zarrilli Francesco, via Verdi35 - Nicolais Cristina – Scoca Michele, via Sottop<strong>it</strong>toli 32 – Di Milia Giovanni, via Dante 21 –Iannolillo Giovanni – Cubelli Alessandro – Sicuranza Giovanni – Di Milia Maria – MerolaGiuseppina, via G. Tozzoli 100 – Caputo Giuseppe – Di Milia Pasquale – Bar Zabatta –Maffucci Maria – Calabrese Minichino Lucia – De Rosa Enzo – Armiento Maria Giuseppa – DiMaio Franco – Gervasi Lucia in Caruso – Cestone Gallucci Vincenza – Contino V<strong>it</strong>o Antonio –Di Guglielmo Michele e Vallario Angela – Cialeo Iolanda – Lucrezia Vincenzina – CestoneRicciardi Gaetanina – Fastiggi Giuseppe – Cetta Rosetta – Lampariello Michele – Di MaioVincenzo, via P<strong>it</strong>toli 55 – Nesta Vincenzo – Simone Pasquale, via Torre 27 – Di Milia Antonio– Pastore Raffaele, via Sottoconcezione 21 – Galgano Michele, via Circonvallazione 34 –Corazzelli Francesco – Panelli Armando – Melaccio Gerardo – Di Cairano Francesco eLamorte Gessica – Di Napoli P. Salvatore – Zabatta Salvatore, via F.lli Carola 16 – Di NapoliCanio – Bovio Cosimo – Cerreta MicheleEuro 16: Zarrilli V<strong>it</strong>torio e MichelinaEuro 20: Suore di Gesù Redentore – Zabatta Lucia – Delli Liuni Giulio – Russo Maria inCianci – Cianci Maria Antonia – Tornillo Salvatore – Cicoira Romualdo – Di Muro Leonardo –Di Napoli Antonietta in Del Re – Cirminiello Francesco – Gautieri Cantore Vincenza – LettieriCanio – Russo Canio via S. Lucia – Martiniello Canio FERCAL – Codella V<strong>it</strong>o Corso Garibaldi44 – Paolantonio V<strong>it</strong>o – Cestone Pasquale, Contrada Carcatondo – Di Roma Canio –Ortofrutticolo Cestone Benedetto – Galgano Giovanni, via F. Tedesco 5 – Galgano Francesco,via Ferrovia 3 – Zarrilli Giuseppe, via Sottomacello 12 – Rubino Maria Celeste – Di CeccaRaffaele – Zampaglione Rosa – Tornillo Rosa, via Dante 26 – Capossela Mario – Pet<strong>it</strong>o Mariavedova Sena – Gervasi Rosa – Metallo Fiorina – Di Carlo Michele – Maffucci Angelomaria,Contrada Fico – Cerreta Francesco – Minichino Gerardo – Di Carlo Francesca Campana –Sanacore Salvatore – Metallo Colomba – Cicoira Mario Angelo, via VI° P<strong>it</strong>toli 5 – VallarioLeonardo – Metallo Michele – Di Roma Antonio – Di Maio Michele – Cirminiello V<strong>it</strong>torio –March<strong>it</strong>to V<strong>it</strong>o – Zarrilli Salvatore – Salvante Michele – Gautieri V<strong>it</strong>o e Franca – Lettieri Angelo– Coppola Vincenzo – Di Cecca Giovanni, Corso Garibaldi 142 – Maffucci Michele,Contrada Fontana Della Noce 9 – Vodola Giuseppe – Pinto Orazio – Armiento Assunta –Zabatta V<strong>it</strong>torio – Di Carlo Antonio – Cestone Maria Antonietta, via VI° P<strong>it</strong>toli – Di CosmoMichele, via A. Manzoni 9 – Altieri Alessandro – Ferrara Dora – Di Napoli Francesca – ZarrilliCrescenzo -Euro 25: N.N. – Borea Esterina – Miranda Antonio Pasquale – Zabatta Franca – ImmersoMaria, via Circonvallazione 145 – Piumelli Attilio – Polestra Maria Antonietta – Di NapoliCanio via Angelo Cerrata 12Euro 30: Ricciardi V<strong>it</strong>ale - Maffucci Annamaria – Maffucci Salvatore – Di CeccaAngelomaria – Lucev Donato – Polestra Giovanni – Nigro Giuseppe – Sacino Francesco –Stanco Michele – Russo Center Auto-Moto – Toglia LuigiEuro 50: Armiento Vincenzo MIRA snc – Armiento Giuseppe – Foto Flash - Di CeccaGraziella – Lina Romano in Cerreta – Caruso Salvatore – Girardi Giuseppe – Di Maio Teresa –Lucadamo Ottavio – Maffucci Maria Giuseppina – Pontillo GaetanoDA VARIE LOCALITÀ ITALIANEEuro 5: Russo Michele (Roma) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Di Lisi Giuseppe (Taranto) – GrippaFiorello (Cesano Maderno) – Malevolti Giancarlo (Firenze) – Piccirillo Angelo (Serre) – CianciFrancesca (Roma).Euro 6: Cerreta Giuseppe (Cambiano).Euro 10: Pastore Maria (Fornaci di Barga) – Cerreta Alfonso (Sesto F.no) – Ricciardi Fernando(Conegliano) – Zabatta Canio (Lentate S.S.) – Pignataro Rosa (Contursi Terme) – Cubelli Lucia(Bologna) – Manzoli Ascanio e Flavia (Genova) – Mollica Antonio (Novara) – Margotta Vincenzo(Roma) – Bozza Mario (Genova) – Di Maio Antonio (Rho) – Polestra Pasqualino (Milano) – CodellaPasqualina (Asti) – Di Napoli Alfonso (Bollate) – Cestone Canio (Roma) – Maffucci Edoardo(Moncalieri) – Maffucci Michele (Milano) – Cianci Antonietta (Milano) – Gautieri Giuseppe(Bologna) – Di Milia Canio (Bollate) – Di Napoli Gaetano (Latina) – De Luca Donato (Rapone) – DeNicola Antonio (Grugliasco T.se) – Cubelli Orazio (Portici) – Vallario Giuseppina (Desio) – ZabattaGerardina (Torino) – Caporale Vincenzo (Carpi) – Galgano Canio (Cantù) – Vallario Francesca(Bologna) – Di Cairano Antonio (Guidonia) – Russo Donato (Torino) – Di Cecca Canio (Rimini) –Famiglietti Antonio (Aquilonia) – Maffucci Mario (Lari) – Don Pasquale Rosamilia (Teora) – MaffucciVincenzo (Roma) – Di Guglielmo Emanuela (Parma) – Gargano Oreste (Roma) – Borea Vincenzo(Morrovalle) – Casarin Dirce in Russo (Mestre) – Cestone Canio, via dei Colli Albani – Di NapoliDino (Mariano C.se) – Savanella Nicola (Pontedera) – Di Maio Gaetano (Salerno) – Panelli DeSanctis Lucia (Prato) – Milano Antonia (Torino) – Piccirillo Angelo (Serre) – Toglia Canio(Poggibonsi) – Acocella Ada (Castelfranci) – Della Badia Mariantonia (Montaione) – RabascaBarbara Corcione (Caserta) – Panico Fiorentino e Teresa (Pomigliano D’Arco) – Rabasca Italo(Avellino) – Pignone Michele (Trani) – Di Maio Anna (Quercegrossa) – Dascoli Berardino (Genova)– Della Badia Angelina (Marano) – Cerreta Vincenzo (Carrara)Euro 14: Metallo Rosa Borea (Scandiano)Euro 15: Mucci V<strong>it</strong>o Michele (Sesto S. Giovanni) – Galli Alvaro Immacolata (Capoliveri) –Palmisano Vincenzo (Ostuni) – Metallo Giuseppe (Bagnoli) - Vallario Annamaria (Staggia Senese)– Messina Mario (Ozzano Dell’Emilia) – Lantella Salvatore (Torino) – Cestone Canio (Brescia) –Rossi Rosa (Canino) – Di Cairano Domenico (S.Mauro T.se) – Lucrezia Raffaele (Bollate) – CodellaMichele (Roma) – Di Napoli Rosanna (Bollate) – Germano Giuseppina (Torino) – Rauseo MariaFrancesca (Bologna) – Racioppi Agostino (Castelfiorentino) – Scoca Mauro (Chieti) – AcocellaMarilena (Reggio Emilia) – Nannariello Giuseppe (Milazzo) – Codella Michele (Tirano) –Fierravanti Angela (Melfi) – Fierravanti Nicola (Ponte Tresa) – Fierravanti Pina (Velletri) – GautieriAntonio (Mariano C.se) – Codella Donato (Cermenate) – Scarano Consolato (Lucrezia).Euro 17: Scoca Giuseppe (Bologna)Euro 20: Codella Pasqualino (Cermenate) – Tornillo Filomena (Fogliano di RE) – NicolaisGiuseppe (Carimate) – Melaccio V<strong>it</strong>o (Giussano) – Nicolais Vincenzo (Asti) – Fastiggi Michele(Salerno) – Cubelli V<strong>it</strong>o (Foggia) – Piccolo Giuseppe (Gugliate Fabiasco) – Margotta Di MiliaTeresa (Poggibonsi) – Sabato Cataldo (Bella) – Abate Maria Giuseppa (Varapodio) – GalganoVincenzo (Riccione) – Di Guglielmo Giuseppe (Cascina) – Di Napoli Teresa (Calco) – AcocellaFilippo (Gugliate F.) - Di Napoli Antonio (Rho) – Nannariello Giuseppe (Milano) – RiciglianoPeppino (Giussano) – Del Cogliano Berardino (Salerno) – Di Napoli Teresa ved. Di Maio(Nerviano) – Russo Lucia (Grugliasco) – Bozza Canio (Robecco sul Naviglio) – Nicolais Luigi(Manfredonia) – Toglia Lidia (Roma) – Bifronte Giuseppe (Roma) – Mancino Pasquale (Cerignola) –Galgano Franca (Bergamo) - Acocella Vincenzo (Bologna) – Santoro Domenico (Mariano C.se) –Cestone Antonio (Pavia) – Scoca Donato (Roma) – Rinaldi Canio (Ponte Tresa) – Vallario Angela(Pescopagano) – Russo Roberta (Roma) – Maffucci Giuseppina (Roma) – Maffucci Pietro (Roma) –Farese Raffaele (Conza) - Cestone Gina (Roma) – Zarrilli Vincenza (Cadorago) – GalganoAmedeo (Melfi) – Capozi Bruno (Roma) – Pasqualicchio Angelo (Ponzano Veneto) – CarusoMichele (Cadorago) – Tornillo Lucia (Salerno) – Tetta Antonio (Napoli) – Conte Anna (Villaricca) –Di Maio Franca Maria (Milano) – Della Badia Angelo (Napoli).Euro 25: Cianci Michele (Firenze) – Gnazzo Raffaele (Sala Consilina) – Maffucci Michele(Cassino) – Tornillo Gaetano (Roma) – Zarrilli Angela (Pavia) – Di Maio Michele (Napoli) – MetalloVincenzo (Roma) – Bonucchi Alfonso (Roma) – Rabasca Angelomaria (Cervinara) – AristicoAntonio (Siena) – Buono Marcello (Avellino) – Trofa Enrico (Avellino) – Losasso Rocco (Avellino) –Polestra Vincenzo (Bolzano) – Castagna Maria Teresa (Roma) – Cerreta Giovanna (Prato).Euro 30: Cicoira Ettore (Napoli) – Di Maio V<strong>it</strong>o (Nova M.se) – Messina Giuseppe (Roma) –Galgano Antonio (Poggibonsi) – Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano) – Cestone Mario(Brescia) – Frucci Angelo (Roma) – Vallario Giuseppe (Firenze) – Di Maio V<strong>it</strong>o (Colle V.D’Elsa) –Cianci Michele (Brescia) – Codella Gerardo (Brescia) – Ferrero Cicoira Gina (Roma) – TelloneAntonio (Avellino) – Messina Giuseppe (Roma) – Di Milia Maurizio (Brescia) – Pasolini Italo(Napoli) – Maffucci Michelina (Pisa)Euro 40: Michielon Rodolfo (Casale sul Sile) – Stanco Salvatore (Salerno).Euro 50: Elide Maffucci (Padova) - Tozzoli Elisa (Napoli) – Ungherese Natale (Paderno Dugnano)– Metallo Salvatore (Paderno Dugnano) – Toglia Sergio (Napoli) – Ricciardi Michele (Napoli) –Galgano Antonio (Milano) – Donato Maffucci (Mariano C.se) – Nappi Gaetana (Bergamasco) –Della Valva Francesco (Bollate) – Marra Raffaele (Caserta) – Montagnani Roberto (Figline V.no)DALL’ESTEROBELGIO: Euro 30 Rubino Vincenzo – Euro 20 Scoca V<strong>it</strong>torio – Euro 15 Galgano Antonio – DiCairano Antonio – Euro 25 Melaccio V<strong>it</strong>oFRANCIA: Euro 25 Cestone CanioGERMANIA: Euro 50 Zarrilli Canio - Euro 20 Nicolais Alfredo – Galgano Canio Vincenzo –Di Carlo V<strong>it</strong>torio – Euro 10 Della Valva V<strong>it</strong>oSVIZZERA: Euro 20 Maffucci Canio (Banberga) – Lampariello Ettorina – Euro 15 VallarioPietro – Euro 5 Zarrilli LuciaSVEZIA: Euro 20 Armiento MichelangeloCANADA: Euro 45 Lampariello Michele – Lampariello Pietro – Euro 10 Sacino GiuseppeU.S.A.: $ 100 Frucci Costantino – Euro 40 Frucci Bruno - $ 25 Bongo Robert e Lisabeth –Basile Mary - Fischietti Luise e Gennaro -– Euro 20 Margotta Acocella Antonietta – Raso Margaret– $ 10 Casimiro Mary – Lucrezia JosephineARGENTINA: $ 25 Angelo Buldo e Cioffari Giuseppina - $ 20 Gallucci AntonioBRAS<strong>IL</strong>E: Euro 100 Di Napoli Berardino - Euro 25 Aristico SenerchiaVENEZUELA: Euro 150: Zazzarino Antonio – Euro 100 Di Napoli V<strong>it</strong>o –Euro 70 MelaccioV<strong>it</strong>torio – Euro 50 Di Cairano Gaetano – Euro 25 Codella Antonio – Euro 20 MaffucciBerardino – Pet<strong>it</strong>o Antonio – Tuozzolo Rosetta21
<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003MOVIMENTO DEMOGRAFICOCiro Cerreta19.09.1912 † 19.07.2003Rubrica a cura di Anna RosaniaI dati, relativi al periodo dal 4 marzo 2003 al 26 ottobre 2003,sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Cal<strong>it</strong>ri.NATIDi Maio Giorgio di Antonio e di De Nicola Angela 03.07.2003Metallo Gaetano di Canio e di Di Milia Rosa 22.07.2003Di Cecca Angelo di Luigi e di Cestone Mariella 08.08.2003Tamoudi Omar di Brahim e di Mahdaoui Samira 23.08.2003Gautieri Cinzia di Francesco e di Frieri Antonella 29.08.2003Lucrezia Antonio di Angelo Canio e di Cialeo Angela 07.10.2003Cappiello Giovanna di V<strong>it</strong>o e di Margotta Rosa 14.10.2003Tamoudi Abderrahmare di Alì e di Bouchakour Amina 15.10.2003MATRIMONIDi Roma Agostino e Salvo Susanna 26.04.2003Maffucci Canio Rosario e Fortunato Margher<strong>it</strong>a 21.06.2003Rainone Giuseppe e Gautieri Lucia 02.07.2003Riviello V<strong>it</strong>o e Fastiggi Franca 05.07.2003Di Roma Giovanni e Karliashchuk Anastasìya 10.07.2003Zarrilli V<strong>it</strong>o e Tornillo Maria Rosaria 19.07.2003Sperduto Massimo e Maffucci Vanessa 14.08.2003Mastrodomenico Massimo e Buldo Patrizia 23.08.2003Di Milia Vincenzo e Sapio M. Pia 29.08.2003Zarrilli Paolo e Pentrelli Roberta 30.08.2003Buldo V<strong>it</strong>o e Fortunato Concetta 04.09.2003Pasqualicchio Giuseppe e Frara Maddalena 06.09.2003Sperduto Pasquale Roberto e Galgano Teresa 06.09.2003Lanatà Bruno e Caputo Maddalena 27.09.2003Di Carlo Giuseppe e D’Andrea Giuseppina 30.09.2003MORTIMarch<strong>it</strong>to Giuseppe 03.05.1918 - † 04.03.2003Cioffari Maria Francesca 14.04.1912 - † 25.03.2003Stanco Vincenzo 28.01.1955 - † 08.06.2003Nappo Raffaele 10.10.1942 - † 08.06.2003Maffucci Giovanna 10.04.1917 - † 23.06.2003Ganzi M. Giuseppa 22.08.1913 - † 01.07.2003Abate Vincenzo 05.05.1909 - † 02.07.2003Rinaldi Donato 22.07.1930 - † 05.07.2003Lampariello Michela 09.12.1921 - † 17.07.2003Pinto Antonia 11.06.1932 - † 23.07.2003Salvante Antonia Raffaella 28.09.1906 - † 25.07.2003Maffucci Giuseppe 08.02.19<strong>24</strong> - † 04.08.2003Giorgio Nicola 17.02.1925 - † 15.08.2003Zarrilli Rosa 04.08.1923 - † 18.08.2003Cioffari Michela 18.01.1921 - † 18.08.2003De Nicola Angela 27.08.1940 - † 07.09.2003Calogero Michelina 21.01.1927 - † 17.09.2003Bozza Canio 03.10.1913 - † 12.09.2003Tuozzolo Rosetta 14.01.1944 - † 16.09.2003Acocella Incoronata 21.01.1927 - † 17.09.2003Aru Valentina 03.12.1936 - † 19.09.2003Di Luzio Domenico 01.01.1934 - † 23.09.2003Pet<strong>it</strong>o Antonio 04.05.1926 - † 02.10.2003Di Donato Fortunata 03.07.1909 - † 26.10.2003A PAPÀNegli occhi azzurriLa forza per affrontare le avventure di tuttauna v<strong>it</strong>a,Onestà, dign<strong>it</strong>àAmore per la Famiglia.Nei Racconti,la nostalgia del tempo Antico.Le parole d’Amore per la tua Terra,per la tua Gente,per Cal<strong>it</strong>ri: la creta, l’Ofanto, a’ Maronna,u’Calavarij, u’ puzz’ sal<strong>it</strong>’.Nella sofferenza,I tempi della miseria delle genti nei primi del’900,l’emigrazione di quasi tutta la famiglia,il Cim<strong>it</strong>ero, riposo eterno del caro figliolo,dei cari gen<strong>it</strong>ori e sorella, di tanti amici.Nel Ricordo,con mani abili impastavi ancora cretae, con le d<strong>it</strong>a incrostate e tinte di rosso,affidavipastori, asinelli, otrialle mani emozionate dei tuoi nipotini.Con semplic<strong>it</strong>à compivi il travaso dellaTradizione, del Ricordo:la Storia che fummo, che siamo e che solocosì Saremo.E quelle piccole e minuziose statuineammantavano ogni Natale di dolcezza.Natale,l’ultimo con te non più tardi di pochi mesi fa.Ho ancora nel cuore il tuo sorriso, stanco, masornione e soddisfatto.Con il sorriso mascheravi la conoscenza cheogni giorno,ogni ricorrenza, era un altro Dono di Dio.Ora che l’ultimo Natale insieme è statoconsumato,nelle lacrime annego la rabbia di non potertipiutoccare, di non poterti dire il mio amore.Ah! Il pudore, troppe volte mi ha privatodelle tue forti braccia,delle confidenze mai veramente fatte.Ora, forse uomo anch’io, so quanto tempo hosprecato.Remo Cerreta22
N. <strong>24</strong> n.s. – Settembre-Dicembre 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>REQUIESCANT IN PACEFortunata Di DonatoOliveto C<strong>it</strong>ra - Cal<strong>it</strong>ri03.07.1909 † 26.10.2003I giusti vivono per sempre,la loro ricompensa èpresso il Signore.Antonia RaffaellaSalvante28.09.1906 † 25.07.2003Magnificate il Signorecon me, e insiemeesaltiamo il suo nome.(Salmo 34)Vincenzo Stanco28.01.1955 † 06.06.2003La moglie Assunta,igen<strong>it</strong>ori, i parenti tuttine piangono laimmatura scomparsaCanio Gautieri10.03.1934 † 07.06.2003Salvaci o Signoree concedici le gioiedella v<strong>it</strong>a eterna.Salvatore Di Maio01.02.1915 † 16.05.2003Il tuo ricordo resterà vivo,per sempre, in noi.Nicola Milano10.09.1929 † 22.09.2002La tua famiglia conservanel cuore, sempre conamore, il ricordo di te.Maria Michela Maglione30.03.1918 † 03.10.2001L’anima mia proteggi efammi salva, nè io siaconfusa, perchè in te fidai.(Salmo 25)Maria Teresa Di Cecca23.10.1929 † 06.06.1973Giuseppe Di Cosmo11.08.1922 † 17.09.2002Angela, Lucia, Michele,Giovanna, Maria,Giuseppina, Antonio,nipoti, nuore e generiperchè rimanga vivo illoro ricordoMaria Flavia Zarrilli14.11.1919 † 19.12.2001Emilio Zarrilli03.04.1913 † 15.08.1985Quelli che cercano Dio loloderanno e avranno v<strong>it</strong>ain eterno i loro cuori.(Salmo 22)Antonietta GiulianoIn Iannella23.10.1952 † 15.11.1992Il mar<strong>it</strong>o Vinicio, i figliGiuseppina e Daniele,le sorelle Angela e Luciae il fratello Salvatore laricordano con immutatoamore.Mariantonia Tetta12.07.19<strong>24</strong> † 30.10.1994Angela Tetta08.07.1930 † 29.01.1980Francesca Tetta28.02.1926 † 01.10.1983I figli delle sorelle Tetta,ricordano le loro mamme aquanti le conobberoe le amarono.23
In caso di mancato recap<strong>it</strong>o, si prega di voler rest<strong>it</strong>uire all’Ufficio C.M.P. Firenzeper la riconsegna al m<strong>it</strong>tente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.I MIEI PRIMI...ANTA da sinistra ultima fila: Michele Cerreta (benfigliuol’), Mario Maffucci (v’lat’), Leonardo Cianci (a’ paccìa), Giuseppe Ziccardi (samuel’), Giovanni Polestra (cap’rutt’), GiuseppeGeremia Vallario (b’llin’), Canio Cestone (u’ musc’), V<strong>it</strong>o, Gerardo, Eugenio Cestone (m’calon’), Giovanni Di Carlo (cap’janch’); terza fila: Concetta Margotta (b’zzeffa), Agnese Diasparra (catald’),Angela Metallo (u’ cuot’ch’), Franca Germano (zemmar’), Canio Lopriore (sepp’ giust’), Savino Lombardi (m’ngucc’), Pasquale Rosamilia (sant’andrian’), Luciano Cala’ (bammin’), Salvatore Caruso(gg’lorm’), Francesco Galgano (tottacreta),Antonio Galgano (mbaccator’),V<strong>it</strong>antonio Leone (pista pista), Michele A. Zarrilli (scatozza), Michele Di Carlo (pr’nas’); seconda fila : Maria Bavosa (b’stiuccia),Anna Sena (catarina), Concetta Di Milia (paglier’), Lucia F. Rubino (cap’zappa), Marianna Galgano (sciascion’/ghianna), Anna Maria Vallario (salva salva), Graziella Galgano (bbosch’), Angela Cicoira(c’c’ron’), Angela Gervasi (m’chel’fessa), Giuseppina Tuozzolo (tuozz’l’), Mariantonietta Galgano (mariasaluta); prima fila : Canio Di Guglielmo (m’ron’), Canio Caputo (m’nt’v’rdes’), Rocco Maffucci(cuccion’), G. Gioacchino Nicolais (p’chiuochj’), Michele Galgano (ghianna), Canio Cialeo (nzacca), Pasquale Vigor<strong>it</strong>o (caligrafia),Antonio Zabatta (mart’lana).N.B.: Non compare nella foto, ma ha partecipato alla festa,V<strong>it</strong>o Cestone (tutto musica).