Parola di Dio⦠a misura di bambino - Azione Cattolica Bologna
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Laboratorio formazionePapa Giovanni XXIIIcui si è svolto, la visione del Concilio come tentativodella Chiesa <strong>di</strong> porsi a confronto con l’evoluzionedella società (lo chiamano progresso,modernità…).“Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi” èla frase chiave che delinea l’orizzonte del grande<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> salvezza <strong>di</strong> Dio. Per fare questo Egliama talmente l’uomo da mandare il suo Figliounigenito in mezzo a noi ad annunciare la salvezzaeterna. Per questo Gesù Cristo, vero Diofatto uomo, dà la sua vita come riscatto per ipeccati del mondo e suggella la nuova alleanzacon il suo popolo. Ma sta parlando <strong>di</strong> noi! Siamoanche noi il popolo <strong>di</strong> Dio, e il Concilio ce lo ricorda.Forse lo abbiamo <strong>di</strong>menticato, oppurenessuno ce l’ha mai detto con così tanta forza edenergia; oppure, più probabilmente, non abbiamoascoltato, con i nostri occhi coperti <strong>di</strong> alibi,scuse, giustificazioni, inadeguatezza, le nostreorecchie sempre tappate da telefonino e i-pod,la lingua perennemente a contatto con il superfluo,il naso stor<strong>di</strong>to dalla puzza della nostra in<strong>di</strong>fferenza,il tatto confuso dall’assillo degli idoliche ci siamo creati. Probabilmente tutto questoci ha fatto perdere <strong>di</strong> vista il grande progetto <strong>di</strong>Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvi.“Impossibile! Sotto sotto, ci dev’essere un inganno!”.Invece no, è tutto vero. L’inganno derivada questo mondo <strong>di</strong> catene con cui ci siamolegati, e dal quale non riusciamo a staccarci. IlConcilio ancora oggi, dopo 40 anni, con pazienzace lo ricorda: se lo vogliamo possiamo esserenoi il popolo <strong>di</strong> Dio. Abbiamo bisogno solo <strong>di</strong>una me<strong>di</strong>cina: si chiama amore. Prima <strong>di</strong> tuttonei confronti <strong>di</strong> Dio, e poi dei fratelli. Questa èl’unica verità che porta alla vita eterna; quin<strong>di</strong> ilConcilio va inteso come momento <strong>di</strong> grazia ecome occasione, oggi come allora, <strong>di</strong> conversionedel cuore e dello spirito. Per questo cerchiamo<strong>di</strong> valorizzare ancora <strong>di</strong> più l’assemblea liturgicadel popolo <strong>di</strong> Dio, il grande appuntamentocon l’Eucaristia. Ricor<strong>di</strong>amo il precettodell’obbe<strong>di</strong>enza e della comunione con il Papa,con il proprio vescovo e con il proprio parroco;l’obbe<strong>di</strong>enza nell’ottica conciliare <strong>di</strong>venta parteattiva nel grande <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> salvezza dell’uomo;la parola <strong>di</strong> Dio ci può aiutare in questo <strong>di</strong>mostrandociche l’obbe<strong>di</strong>enza è fatta <strong>di</strong> libertà eresponsabilità. Saremo capaci <strong>di</strong> testimoniarel’ere<strong>di</strong>tà del Concilio nelle nostre comunità parrocchiali?Con l’aiuto dello Spirito Santo sicuramentesì!Giovanni MagagniPapa Paolo VIn. 2 | marzo - aprile 2007 | agenda | p. 9
Pastorale integrataCon<strong>di</strong>viderele risorseDal 2005 l’Acpromuove uncoor<strong>di</strong>namento trale associazioniparrocchiali <strong>di</strong> unostesso vicariato,secondo lo stiledella “Pastoraleintegrata”.L’esperienzadel vicariato CentroCampo ACR al Falzaregocon le parrocchie del vicariato (2006)Guardarsi intorno e dare unamano per mettere in rete le associazioniparrocchiali. Questaè stata l’idea-guida <strong>di</strong> alcuni“esperimenti <strong>di</strong> pastorale integrata”avviati dall’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong><strong>di</strong>ocesana nel 2005 con l’istituzione<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namenti alivello vicariale, e in particolarenel vicariato Centro. Il camminofin qui percorso è stato ricco,a volte faticoso e a voltegioioso, ma soprattutto compostoda tante strade che s’intrecciano.Il vicariato <strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> Centro,che comprende il territorioracchiuso dalle antiche muracitta<strong>di</strong>ne, presenta unastruttura ecclesiale e demograficaparticolare: numerosissimeparrocchie <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionime<strong>di</strong>o-piccole e a volte moltopiccole, vicine fra loro; rilevanteinvecchiamento del clero,con alcuni casi <strong>di</strong> parrocimolto anziani o malati; presenza<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi monasteri,conventi, chiese non parrocchiali,convitti, istituzioni ecclesiasticheche hanno la lorosede in centro; popolazionecomposta da pochi residenti,in gran parte anziani, e da ungran numero <strong>di</strong> abitanti nonresidenti, per lo più studenti,giovani professionisti o immigratistranieri; coesistenza <strong>di</strong>ricchezza marcata e <strong>di</strong>ffusa consituazioni <strong>di</strong> povertà e a volte <strong>di</strong>abbandono; elevatissima presenza<strong>di</strong> uffici, attività commercialie professionali; grandefacilità <strong>di</strong> trasporti e comunicazionie vicinanza ai servizicentrali <strong>di</strong>ocesani ed ecclesiali.L’<strong>Azione</strong> <strong>Cattolica</strong> è <strong>di</strong>rettamentepresente in 8 parrocchiee conta un totale <strong>di</strong> 200 aderenti,compresi gli iscritti alCentro <strong>di</strong>ocesano (dati aggiornatial 30 settembre 2006); lavita associativa parrocchiale sisvolge in maniera varia, conuna formazione rivolta per lopiù agli adulti e, in alcuni casi,con la partecipazione a percorsie iniziative dell’ACR e deigiovanissimi; è assente quasiovunque la formazione dei giovani,eccetto per il gruppo giovani-adultivicariale guidato dadon Stefano Ottani; parecchigiovani e adulti del vicariatoricoprono incarichi <strong>di</strong>ocesani,nella presidenza, nelle equipeo nelle commissioni.In una situazione così peculiareè apparso urgente avviareun’azione <strong>di</strong> collegamento ecollaborazione fra le varie realtàecclesiali, a partire da alcunenecessità pastorali delle parrocchie.Strumento essenzialee imprescin<strong>di</strong>bile per avviare o<strong>di</strong>ffondere percorsi <strong>di</strong> collaborazioneè il Consiglio pastoralevicariale. Pur non essendovieffettivamente rappresentatetutte le parrocchie del vicariato,esso è un valido strumento<strong>di</strong> comunicazione, scambio <strong>di</strong>idee e <strong>di</strong> richieste e soprattutto<strong>di</strong> conoscenza reciproca. Il vicarioepiscopale, don FrancoCan<strong>di</strong>ni, accoglie con grandefavore le iniziative <strong>di</strong> collaborazionea livello interparrocchialee vicariale. Recentementeè stato costituito, comerichiesto dal nostro arcivesco-p. 10 | agenda | marzo - aprile 2007 | n. 2
Pastorale integratavo nel Piccolo <strong>di</strong>rettorio per lapastorale integrata, l’osservatoriovicariale, con il compito<strong>di</strong> raccogliere i dati dalle parrocchiee descrivere la situazionedella comunità cristiananel territorio. La conoscenzareciproca fra le <strong>di</strong>verse realtàparrocchiali e fra i rispettivimembri, nata in molti casi inseno all’AC e alle esperienze daessa organizzate, è stata premessae “motore” per alcuneiniziative comuni.Innanzitutto, si è avviata unaproficua collaborazione fra glieducatori ACR del vicariato(con un “allargamento” a quelleparrocchie del vicino vicariato<strong>di</strong> <strong>Bologna</strong> Nord dove l’ACè presente), che ha permesso <strong>di</strong>organizzare tre tornei nell’anno2005/2006 e <strong>di</strong> partecipareinsieme alle due giorni <strong>di</strong> spiritualitàe ai campi estivi. Attualmentesono in programmaun campo estivo vicariale per leme<strong>di</strong>e organizzato con l’aiuto <strong>di</strong>don Giancarlo Manara, parroco<strong>di</strong> S. Benedetto; la partecipazionecomune fra alcune parrocchiea campi per giovanissimi;la realizzazione a San Giovanniin Monte, da parte <strong>di</strong> 5parrocchie, <strong>di</strong> Estate Ragazzi.2 giorni <strong>di</strong> AvventoPer arrivare a ciò sono statifondamentali, a mio avviso,alcuni fattori: la creazione <strong>di</strong>una rete <strong>di</strong> contatti che ha messogli educatori in grado <strong>di</strong> comunicarsirapidamente necessità,idee, <strong>di</strong>fficoltà e proposte<strong>di</strong> soluzione; la grande <strong>di</strong>sponibilitàe l’entusiasmo deglieducatori che si prestano a organizzarele iniziative e le relativeinformazioni; la vicinanzageografica delle <strong>di</strong>verse parrocchie,per la quale i ragazzi inmolti casi si conoscono già perchéfrequentano le stesse scuole,palestre o compagnie; unospirito <strong>di</strong> “libertà nella comunione”secondo il quale le iniziativevicariali servono <strong>di</strong> supportoper le parrocchie che nehanno bisogno, ma non intendonosostituirsi alle iniziative<strong>di</strong> quelle che riescono a organizzarsida sé.Per quanto riguarda la formazionedegli adolescenti e deigiovani, sono partiti quest’annodue itinerari comuni, promossida 4 parrocchie, ma aperti atutte quelle del vicariato: il primo,per i ragazzi <strong>di</strong> 14-17 anni,è costituito da incontri mensiliin preparazione alla professione<strong>di</strong> fede; il secondo vede incontriformativi bisettimanaliper ragazzi <strong>di</strong> 17-25 anni circa.Entrambi sono guidati da donMassimo D’Abrosca, parroco <strong>di</strong>S. Carlo e incaricato <strong>di</strong>ocesanoper la pastorale giovanile. Inoltre,due parrocchie hanno formatoun unico gruppo giovanissimi,che ha permesso <strong>di</strong> continuarela formazione cristianadopo le me<strong>di</strong>e.Ancora, tra le iniziative intrapresevi è la costituzione <strong>di</strong>due squadre <strong>di</strong> calcetto partecipantiai tornei ANSPI e l’organizzazionedei giochi per legiornate <strong>di</strong>ocesane e vicarialidell’ACR, fino a impegni“occasionali”, come l’organizzazionedello stand vicariale allafesta <strong>di</strong> inizio anno dell’AC, lapreparazione degli interventiper l’assemblea <strong>di</strong>ocesana, lasemplice partecipazione <strong>di</strong> unaparrocchia a feste e iniziativeorganizzate da un’altra, la <strong>di</strong>sponibilità<strong>di</strong> animatori <strong>di</strong> unaparrocchia per l’oratorio <strong>di</strong> u-n’altra e così via. Possono sembrarepiccole cose, ma in realtàsi rivelano fondamentali incontesti piccoli e poco numerosi,dove magari l’intera pastoraledel dopo-cresima gravasulle spalle <strong>di</strong> uno o due educatori,magari con impegni lavorativio familiari…Tutte queste realtà si sommanoad altre iniziative già inessere da tempo fra le parrocchie,ad esempio la collaborazioneper una mensa dei poverio per gruppi formativi, che testimonianola vivacità <strong>di</strong> unvicariato nel quale sono presentitante <strong>di</strong>fficoltà pastorali,ma anche tante risorse umane,spirituali e materiali, che possonofruttare molto <strong>di</strong> più sevengono messe “in rete” e con<strong>di</strong>visefra le <strong>di</strong>verse realtà ecclesialipresenti sul territorio.Elena Bonin. 2 | marzo - aprile 2007 | agenda | p. 11
Pastorale giovanileConvivenza e <strong>di</strong>alogoViaggio nei Balcani per conoscere la realtà localee promuovere l’“Agorà dei giovani del Me<strong>di</strong>terraneo”Dieci giorni in visita nei Balcani per rinsaldarei rapporti con i vescovi e i <strong>di</strong>rettori degli ufficipastorali e promuovere il progetto “Agorà deigiovani del Me<strong>di</strong>terraneo”. Questo lo scopo delviaggio compiuto recentemente da una delegazionedella CEI (Servizio nazionale per la pastoralegiovanile e ufficio per la cooperazione missionariatra le Chiese) e del Centro Giovanni PaoloII <strong>di</strong> Loreto. Sette i paesi visitati: Albania,Macedonia, Kosovo, Serbia, Bosnia ed Erzegovina,Croazia e Slovenia.Un ecumenismo <strong>di</strong>ffuso e la pacifica convivenzatra giovani <strong>di</strong> fe<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse è la prima caratteristicache si nota nei Balcani, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong>un’interpretazione che vede il pluralismo religioso,in quelle terre, causa <strong>di</strong> conflitti sanguinari.In Macedonia, ad esempio, “gli ortodossipartecipano quoti<strong>di</strong>anamente alle attività dellenostre comunità ecclesiali, apprezzano le nostrecerimonie e la liturgia”, ricorda mons. Kiro Stojanov,vescovo <strong>di</strong> Skopje, l’unica <strong>di</strong>ocesi presentenel Paese, dove i cattolici non raggiungononeppure l’1% della popolazione. Nelle parrocchienon è raro vedere giovani delle due confessioniche insieme fanno attività, pregano il rosario,partecipano alla messa e cantano nel coro.La <strong>di</strong>fferenza? “Riguarda solo l’appartenenza auna Chiesa piuttosto che all’altra e il riconoscimentodell’autorità ecclesiastica”.Cattolici, ortodossi e musulmani vivono fiancoa fianco. Tra i casi <strong>di</strong> “buon vicinato”, in Albaniadon Patrizio Santinelli, sacerdote marchigianofidei donum a Bathore, periferia a pochichilometri da Tirana, racconta <strong>di</strong> quando ebbenecessità <strong>di</strong> mettere della ghiaia sulla strada checonduce alla Chiesa. “Eravamo vicini al Natale, ele buche rendevano sconsigliabile percorrerlapure con il fuoristrada. Mi recai dunque ad unacava e chiesi alcuni camion <strong>di</strong> ghiaia. Il padronedella cava, saputo che ero un sacerdote cattolico,mi mandò un suo tecnico per vedere la strada efare i conti dell’occorrente, poi i suoi operai assiemeai materiali. Al momento del pagamento,però, non volle nulla: aveva fatto tutto gratis, inquanto musulmano, in segno <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne perla nostra opera tra la gente albanese”.Reduci da secoli <strong>di</strong> dominazione ottomana e <strong>di</strong>islamizzazione e, in tempi più recenti, dal regimecomunista, nei Balcani la fede cattolica è generalmenteminoritaria – con l’eccezione della Croazia– e con tratti <strong>di</strong>fferenti. Così, se in Albanial’“ateismo <strong>di</strong> Stato” ha portato i fedeli a una <strong>di</strong>ffidenzache ancora oggi faticano a superare, equin<strong>di</strong> a una religiosità devozionistica e intimistica,vissuta nel chiuso delle case, in Macedoniada un minuscolo gruppo <strong>di</strong> cattolici legati al movimentodei focolari è nata l’idea <strong>di</strong> un asilo “perpoter mostrare agli altri i valori cristiani”.In Serbia, invece, “i rapporti tra Stato e Chiesasono trattati in termini <strong>di</strong> sinfonia, e non <strong>di</strong>separazione”, spiega mons. Stanislaw Hocevar,arcivescovo <strong>di</strong> Belgrado e presidente della Conferenzaepiscopale serba. Nel Paese esiste unMinistero per il culto “che appoggia la presenzadella Chiesa nella società” e, a partire dal 2001, èstato introdotto l’insegnamento della religione ap. 12 | agenda | marzo - aprile 2007 | n. 2